Fonte: Il mio Battle Field |
Ci sono libri nati per raccontare delle storie, ce ne sono per imparare delle cose, quelli per far emozionare e quelli che invece, come quello di oggi, nascono per sollevare una questione. Non che se ne debba creare una discussione o farne un'arma di battaglia, sono come dei piccoli pezzi di un puzzle che potrebbero non servire al quadro generale, ma se ci sono rendono più nitida l'immagine. In questi mesi di libri così me ne sono capitati due: "Il fondamentalista riluttante" (sì lo so, mi sono dimenticata la recensione ma poi recupero tranquilli!) e questo "Esecuzioni a distanza". Il punto non è tanto indignarsi, che con i tempi che corrono riesce facile a tutti, ma prendere in considerazione la questione ed elaborarla; questo perché negli ultimi anni, l'indignazione è uno strumento a tempo della serie "Mi indigno per questo!", poi arriva un'altra notizia di cui indignarsi e dimentichiamo la precedente. Le informazioni contenute in questo libretto non le useremo mai in maniera cosciente, forse nemmeno ricorderemo di averle lette finché, un giorno, ci ritroveremo a capire quell'uomo, definito cecchino, che magari è finito sul notiziario per una qualsiasi cosa, e che ci farà affiorare l'informazione che ci farà guardare alla persona o alla notizia con occhi diversi. Magari ci indigneremo anche, ma saremo più consapevoli di cosa succede dai due lati della barricata. È stato scritto per questo e con questo intento va letto.
All'interno ci sono due saggi, uno su un tiratore scelto e uno sulla guerra con i droni. Potrebbe pure ambientarla in un campo di broccoli, l'importante è scindere il luogo e guardare alla reazione e all'informazione nuda e cruda: uccidere non è una cosa da uomini ma qualora fosse annullato il fattore umano, uccidere sarebbe una cosa da un uomo solo.
Nel momento in cui diventiamo sconosciuti numeri o immagini, come dentro un videogioco, uccidere è facile e per alcuni divertente. Ma cosa succede quando lo fai per professione? Langewiesche, raccontandoci la storia di Crane ci dice che fino al giorno della pazza nella macchina che metteva a repentaglio la sua vita e quella dei poliziotti, sparare, era una questioni di angolazioni, vento, misure e mira. Dopo ci si abitua, ci si da una regola per non farsi troppe domande, ma il ricordo di ogni singola vita persa rimane anche se, il tiratore scelto era il futuro della guerra avveniristica di anni fa. Oggi per contro, si fa la guerra in Afghanistan uscendo di casa, prendendo l'autostrada, magari facendo anche qualche fila. Un caffè in caffetteria aziendale e poi via, alla propria scrivania a pilotare un drone distante migliaia di km per organizzare un attacco. Oggi lo si pilota, domani farà tutto da solo, ma oggi non siamo ancora mentalmente preparati a lasciar fare a lui, un po' come la metropolitana che deve avere il conducente che ci fa stare tranquilli.
Due facce della stessa medaglia: l'annientamento del nemico. Con risultati all'apparenza simili: a volte vinci e a volte perdi. Ma quando tutto finisce e i corpi si ammassano, la domanda rimane: come continuare ad andare avanti, come spiegare agli altri che cosa significa alzarsi alla mattina per andare a togliere una vita? Per Crane è una pura questione di tecnica; non pensa alla vittima fino all'ultimo minuto. Per lui è una pura questione di distanze, geometrie e venti. Che poi è la stessa cosa che avviene mentre si guidano i droni e sarà quello che succederà quando i droni stessi si guideranno da soli. La differenza è che nell'uomo non può esistere il gelo. È la coscienza che tradisce e costa, in termini di soldi, anche se poi non manca l'obiettivo finale. Il problema è che, per contro, l'annullamento del fattore umano fa sì che la spersonalizzazione dell'obiettivo e la variante umana che ci permette di trovare soluzioni diverse anche all'ultimo momento, trasforma l'obiettivo in qualcosa di inumano e, in virtù di questo, facilmente eliminabile. Sembra di ragionare su un futuro come quelli ipotizzati da tanti libri e film distopici, eppure questo futuro è dietro l'angolo.
Potremo impedirlo? No. Potremo conviverci? Nemmeno. Lo dovremo subire. Ma possiamo guardare con altri occhi chi lo fa. Magari non giustificheremo del tutto l'azione con il suo risultato, ma sapremo che, se c'è stato un uomo dall'altro lato del mirino, forse per un secondo netto ha pensato di sbagliare mira. Non cambierà poi il risultato, non ci consolerà anche se ci dice che obbediva ad un ordine, ma non saremo noi a dover scendere a patti giornalmente con questo ricordo. Un bel libro, sentito e ben scritto, si legge veramente con poco, ma che lascia il segno.
Buone letture,
Simona Scravaglieri
Esecuzioni a distanza
William Langewiesche
Adelphi Edizioni, ed. 2011
Traduzione di Matteo Codignola
Collana "Biblioteca Minima"
Prezzo 7,00
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