domenica 29 gennaio 2012

Empreintes : Daniel Pennac

Mi ero quasi scordata di aver messo da parte questo video per voi, ed eccolo qui con il ritardo di circa 6 mesi da quando l'ho visto io. Bello e interessante, anche se temo non tutti lo capiranno al volo è in francese purtroppo. E' un documentario improntato sulla figura di Daniel Pennac, la trasmissione si chiama "Impronte" e secondo me è da vedere. Buona visione e buone letture!

venerdì 27 gennaio 2012

"Se fossi fuoco arderei Firenze", Vanni Santoni - Storie in un viaggio particolare...


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Descrivere questo libro non è un'operazione molto semplice. Innanzitutto perché si tratta di un viaggio, ma uno molto particolare, perché è un viaggio che si svolge senza partire. Infatti inizia con un arrivo e così finisce, svolgendosi per le strade di Firenze che sempre portano poi al Duomo volando da un personaggio all'altro solo con un contatto, anche non fisico, ma solo visivo. Se vi state chiedendo che cosa ho bevuto stamattina, vi rispondo: "Solo caffè e acqua!". 

Questo testo, edito da Laterza nella collana "Contromano", ha veramente un approccio interessante. Solitamente infatti si legge una storia con la certezza che se c'e' un inizio, che può cominciare dalla prima pagina o essere slittato da qualche anticipo su quello che genera il finale (quest'ultima è la scelta solitamente usata nei thriller degli anni 2000), c'e' anche una fine mentre qui il racconto è circolare e l'inizio non è solo quel che sembra. Non c'e' l'interesse a tenervi appesi in suspance e non vi sono morti ammazzati o cose spericolate. Qui va in scena la vita, quella di Firenze, ma non con la spennellata di poesia e di arte bensì con il necessario bagno di autenticità che regala a queste righe un'insperata luce.

Giorno e notte si confondono e scorrono e anche la consecutio temporis è serva dello svolgersi degli avvenimenti e dei pensieri dei protagonisti.  Non è infatti il tempo a gestire il ritmo del racconto, ma lo spostamento fra una attività e l'altra che sembra portare ad una azione futura che invece si svolge al passato. Come fa? E' questa la cosa bella, non ve lo posso dire!!! Però lo fa e anche bene e riesce in tutto questo, tra un palazzo descritto nei particolari e un inno al lampredotto, ad essere credibile e soprattutto coerente. Note di particolare pregio è un amore dichiarato per la propria città che ricorda molto Ruggero Cappuccio e la sua lirica affezione a Napoli (in "Fuoco su Napoli") e lo spericolato ma ben riuscito "nonsense" di Vittoria a. in "Un peso sul petto".
Ora, se da un lato il cerchio della vita si svolge o diparte, torna o arriva a Firenze, le descrizioni sono accurate ma non pesanti e nemmeno "allungate". Sarebbe stato immensamente più semplice per l'autore farlo, invece sceglie di coltivare, scremandoli verso la fine, tutta una serie di personaggi e, i principali, li scoprirete solo nelle ultime righe. E' infatti uno di quei classici libri da leggere fino in fondo, non per scoprire come va a finire, ma per capire che cosa si sta leggendo e il gioco devo ammettere che è più che divertente. 

Chiaramente essendo piccino, ma vi assicuro che converrete con me che dietro c'e' un immane lavoro per far sembrare coerenti tutte le caratterizzazioni, si legge in un soffio anche se a me c'è voluto di più, a causa dello studio, ma vale veramente la pena. E' letteratura contemporanea (forse uno dei pochi esempi se parliamo di evoluzioni di generi), pertanto richiede la partecipazione del lettore attiva, che non significa che vi dovete costruire il libro da soli, ma solo che dovete essere attenti nel leggere pena perdervi le sfumature o dover tornare indietro per ricordare. Come consiglio sempre agli amici che non capiscono i quadri contemporanei, "mettetevi davanti, chiudete gli occhi e svuotate la mente, quando siete pronti riaprite gli occhi e la prima sensazione che vi darà il quadro è il titolo che voi avreste dato all'opera!"... fatelo anche in questo caso e vi assicuro che non ve ne pentirete!

Buone letture,
Simona

Se fossi fuoco, arderei Firenze
Vanni Santoni
Laterza Editore, ed. 2011
Collana "Contromano"
Prezzo 10,00€



mercoledì 25 gennaio 2012

[Dal libro che sto leggendo] Jane Austen Book Club

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Come già detto in nella relativa recensione, questo libro lascia proprio il tempo che trova e la dichiarazione c'è proprio dall'inizio. Si è vero che un autore è diverso a seconda del lettore che lo tiene a sé caro, ma è altresì vero che esistono valori oggettivi e riconosciuti dai quali il lettore stesso non deve prescindere. Ora io pensavo che non mi sarebbe mai capitato di leggere "ha scritto romanzi meravigliosi sull'amore e il corteggiamento" perché è estremamente riduttivo per l'opera di questa autrice, in più come già detto la Austen è solo un pretesto per scrivere questo libro ma, sulle basi delle descrizioni che si fanno della scrittrice, sarebbe stato meglio scegliere una differente, magari veramente del filone romantico.
Un libro da leggere? Non saprei, so che mi piacerebbe sapere che ne pensano altri che lo hanno letto. Frattanto vi inserisco la prima pagina del prologo,
Buone letture,
Simona 


Prologo 

Ciascuno di noi ha la sua Jane Austen privata. 
La Austen di Jocelyn ha scritto romanzi meravigliosi sull'amore e il corteggiamento, ma non si è mai sposata. Il club del libro fu un'idea di Jocelyn e fu lei a scegliere personalmente i soci. Venivano più idee a lei in una sola mattinata che a tutte noi in una settimana, e aveva anche più energia. E' essenziale reintrodurre regolarmente la Austen nella vostra vita, diceva, e lasciare che si guardi attorno. Sospettammo che avesse un secondo fine, ma chi mai avrebbe potuto servirsi di Jane Austen per uno scopo malvagio? 
La Austen di Bernadette era una genio della comicità.  suoi personaggi, i sui  dialoghi erano spontaneamente divertenti, non come le battute di Shakespeare che ti facevano ridere solo perché erano sue e in fondo glielo dovevi.

Bernadette era a socia più anziana, aveva compiuto sessantasette anni. Di recente ci aveva comunicato ufficialmente la sua decisione di lasciarsi andare. "Non mi guardo più allo specchio", ci aveva confidato. "Peccato non averci pensato anni fa..." 
"Come un vampiro", aveva aggiunto, e quando disse così ci chiedemmo come facevano i vampiri a sembrare sempre così azzimati. Secondo noi avrebbero dovuto assomigliare di più a Bernadette.

Una volta, al supermercato, Prudie l'aveva vista in ciabatte e con i capelli sparati sulla fronte come se non si fosse nemmeno pettinata. Stava comprando fagioli di soia surgelati e capperi in quantità e altri prodotti di cui non poteva certa avere una necessità immediata. 
Il libro preferito di Bernadette era Orgoglio e pregiudizio; aveva detto a Jocelyn  che probabilmente era il prediletto da tutti e lei consigliava di iniziare da lì. Ma dopo trentadue anni di matrimonio il marito di Sylvia le aveva appena chiesto il divorzio, e la notizia era così recente e delicata che Jocelyn non voleva propinarle quel tipo sexy del signor Darcy. "inizieremo da Emma" aveva risposto Jocelyn "Perché dopo averlo letto a nessuno è mai venuta voglia di sposarsi".

Il libro da cui è tratto è:


Jane Austen Book Club 
Karin Fowler 
Neri Pozza Editore, ed. 2005 
Collana "I narratori delle tavole" 
Prezzo 16,00€

domenica 22 gennaio 2012

L'ha detto...Stanislaw Jerzy Lec


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Tutto è illusione. Compresa la frase precedente.

Stanislaw Jerzy Lec

venerdì 20 gennaio 2012

[Dal libro che sto leggendo] L’insegnante di astinenza sessuale

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Di questo libro ho scelto di segnalarvi l’inizio senza tagli o altro. Il motivo è dato dal fatto che è un bel testo e che secondo me andrebbe letto tutto. Tom Perrotta, che alcuni chiamano il Cecov americano ( ho scoperto che lo dicono un pò a tutti, quindi non fa poi così tanto testo se paritetica associazione viene effettuata anche per Bukowski!) è stato definito il Nick Hornby d’America, definizione che, a mio avviso, gli calza meglio.
Se deciderete di comperarlo sappiate che è un libro che si ama o si odia non ci sono mezze misure; questo perché è un autore contemporaneo e perché l’argomento che tratta è relativamente recente anni 70-80 ma le battaglie d cui si narra non appartengono al nostro vissuto. Per la spiegazione di ciò vi rimando alla recensione del libro stesso,
buone letture,
Simona
Per la prima lezione del nuovo corso di Educazione sessuale, Ruth Ramsey indossò una gonna color verde lime, un top nero attillato e scarpe scollate con i tacchi a spillo, un abbigliamento accattivante che di norma non avrebbe sfoggiato neanche ad un appuntamento -non che ne avesse molti appuntamenti, da qualche tempo- men che mai al lavoro. Era un piccolo atto di ribellione il suo, un modo per dichiarare a sé stessa -e a chiunque fosse interessato- che non era disposta a prender parte alla farsa che si sarebbe svolta più tardi quel mattino, alla seconda ora del corso di Salute e igiene.

Mentre andava alla sala riunioni, si fermò in biblioteca per consegnare il cappuccino senza grassi aggiunti che come sempre aveva preso per Randall, l’addetto alle consultazioni, il suo compare caffeinomane che le restituiva il favore occupandosi della sortita di mezzogiorno da Starbuks. Il loro legame era nato diversi anni addietro dal comune disgusto per il caffè offerto nella sala professori, quello che Randall definiva soavemente “Piscio riscaldato alla Maxwell” nonché dalla comune disponibilità a spendere cifre improponibili pur di evitarlo.
Randall tenne gli occhi incollati allo schermo del computer mentre lei gli si avvicinava. A un estraneo sarebbe potuto sembrare un informatico impegnato sin dalle prime ore del mattino in un’importante ricerca, ma Ruth sapeva che in realtà stava battendo eBayin cerca delle vecchie miniature della Hasbro, impresa nella quale si cimentava diverse volte al giorno. Il compagno di Randall, Gregory, era un affermato mediatore immobiliare e un artista part-time che costruiva elaborati plastici con i soldati che combatterono nella Resistenza francese, pupazzetti sempre più introvabili il cui malinconico aspetto gallico era elegantemente accentuato da berretto e maglione nero a collo alto.
Nella sua ultima opera, Gregory aveva minuziosamente riprodotto un café parigino del 1946, con una decina di militari francesi tutti uguali che si scambiavano sguardi profondi tra i tavolini con le tovaglie a scacchi rossi, minuscole Galuoises fatte a mano incollate alle dita di plastica.
“Grazie a Dio” mormorò Randall quando Ruth gli piazzò il bicchiere di carta sulla scrivania.
“Stavo per entrare in coma”
“Trovato qualcosa?”
“Solo qualche soldato della fanteria russa. Nuovi di zecca un cazzo.” Randall distolse lo sguardo dallo schermo e, a scoppio ritardato, sgranò gli occhi alla vista dell’abbigliamento di Ruth. “Mi sorprende che tua madre ti abbia lasciate uscire di casa conciata così”
“E’ il mio nuovo look”. Ruth si mise in posa, spinse un’anca fuori e succhiò in dentro le guance come una modella. “Ti piace?” 

L’insegnante di astinenza sessuale
Tom Perrotta
E/O edizioni, ed. 2009
Collana Tascabili E/O
Prezzo 9,00€

mercoledì 18 gennaio 2012

"I milanesi ammazzano al sabato", Giorgio Scerbanenco - Ed è subito giallo...

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Devo ammettere che io Scerbanenco fino a quest'estate proprio non sapevo chi fosse, eppure ricordo vagamente di aver visto almeno un film ispirato ad uno che, oggi, scopro essere uno dei suoi romanzi. Facciamo un pò il punto della biografia di questo autore. È figlio di padre ucraino e madre italiana e nasce nel 1911 a Kiev e morirà nel 1969 a Milano. In Italia arriva da giovane e rimasto orfano presto è costretto ad abbandonare le scuole alle elementari per potersi mantenere. Fa una miriade di lavori, finché non approda all'editoria dapprima come correttore di bozze e piano piano di afferma come giornalista e successivamente scrittore.


È una storia italiana come tante altre ma con una differenza rispetto a tutte, che se ne sente il sapore nei suoi scritti. Essendo scrittore di altri tempi questo autore ha tutta una sua personalissima accortezza e sottigliezza nella descrizione dei suoi personaggi e la applica anche al protagonista in questo libro, che se non vado errata è l'ultimo di una serie di 4 libri dedicati al suo personaggio Duca Lamberti, pubblicato nel 1969, e che non avrà successivi sviluppi perché è l'anno in cui Scerbanenco muore. Nonostante tutto e proprio per questa sua caratterizzazione di personaggi e trame, Scerbanenco, viene riscoperto ad ondate, prima negli anni '70 poi a metà degli anni novanta e infine lo scorso anno, periodo in cui furono ripubblicati alcuni suoi lavori.

Leggere di Duca Lamberti è un pò come vedere muoversi il padre dell'ispettore Montalbano (Garzanti lo mette in una collana Thriller ma è un giallo a tutti gli effetti), con una differenza sostanziale, ovvero che questo libro anticipa anche quel che sarà la nuova tendenza "il Noir" che, oggi, ha tanta fortuna motivo che ne giustifica la sua necessaria e intelligente ripubblicazione. Il personaggio principale è quindi un'ispettore della polizia, con alle spalle una grande delusione di una radiazione dall'ordine dei medici, che ha una compagna che non si decide a sposare e che a volte ricopre il ruolo di amante, di moglie e amica, nonché autista quando si tratta di fare operazioni che non diano nell'occhio. Si muove in una Milano degli anni sessanta, quella raffigurata in bianco e nero e spesso avvolta da una fitta nebbia, quella città che ospitava quei casermoni dalle tonalità beigioline che erano tutti quadrati  con enormi portoni che introducevano alle corti dove tra un ballatoio e l'altro si svolgeva la vera vita dei milanesi. Il bar alla mattina, il lavoro, l'aperitivo o l'ultimo bicchierino prima di tornare a casa, il tiggì e poi a letto per ricominciare un'altro giorno da depennare da quelli che mancavano alle ferie.

Ed è proprio in un ambiente come questo che vive la vittima su cui l'ispettore Lamberti si ritrova ad indagare e il padre di questa bellissima ragazza minorata scomparsa che lo va a supplicare vive una vita, come quella sopra descritta, in una solitudine che traspira dignità anche quando il dolore è troppo grande da sopportare, talmente tanto, da richiedere che anche un uomo pianga per il grande torto che gli è stato fatto. È quella "Dignità" di altri tempi, non sbandierata al mondo come avviene troppo spesso oggi, che non appartiene ai milanesi soltanto ma a tutti quelli che costruiscono la vita minuto per minuto, giorno dopo giorno. Coloro che non hanno molto da perdere ma, quel poco che hanno, lo trattano come un vero tesoro e se anche, all'esterno, questo può apparire sinonimo di "solitudine" loro sanno che a questa parola, la loro vita non appartiene, perché chi è "solo" non ha alternativa, e loro invece una, seppur piccola, per esperienza sanno comunque trovarla. È la chiacchierata fatta al bar o anche la compera del giornale con l'inevitabile scambio di pareri sul tempo e sull'attualità. Sono piccoli momenti ma che permettono contatti con l'esterno senza che questo contagi gli equilibri che si è faticosamente messi in piedi per pura sopravvivenza. Ed è proprio dalla sua quotidianità che invece viene colpito questo padre è lei che genera e che si incontra in tutte le fasi dell'indagine. Come avviene per le persone che non colpiscono e che quindi si perdono nello sguardo sfuggevole che dirige i nostri passi frettolosi per le città nei nostri spostamenti, la quotidianità raccontata da Scerbanenco è qualcosa che fa scenografia sbiadita, almeno al primo sguardo. E' fatta di persone e di gesti, di mestieri e di sesso a pagamento nascosti dal velo dell'abitudine non fanno più notizia, ma questo non vuol dire che non ci siano. 

Scerbanenco è, in questo racconto, l'occhio acuto di chi riesce a trovare le parole per descrivere scampoli di dignità che non ci sono quasi più  con una discrezione che non vuole essere pietismo, ma compassione e anche discrezione riguardo le sofferenze. Lo sguardo che avvolge la realtà in cui si svolge la realtà non nasconde, ma descrive senza fa sentire la presenza dell'autore che è lì ad accompagnare con voce sussurrata il lettore nelle varie indagini, soffermandosi non solo sui risultati delle stesse ma sulle persone e sugli effetti delle azioni che si svolgono dietro queste anime provate da una vita mai facile. 

Un autore dolce-amaro nello stile e probabilmente anche nel pensiero che trova in questa scelta "di genere", il giallo appunto, lo spazio per esprimersi anche attraverso i suoi personaggi. Credo che Scerbanenco sia da leggere così almeno per chi ama i generi del giallo e del noir, tenendo bene a mente che il lontano ricordo di Montalbano, che invece conosciamo sin troppo bene a causa dei numerosi libri e delle serie televisive, non ci deve far associare i due stili che invece rimangono completamente distinti perché dietro ci sono esperienze differenti e non solo firme diverse. 

Buone letture,
Simona


I milanesi ammazzano al sabato
Giorgio Scerbanenco
Garzanti Editore, Ed 1999
Collana "Gli elefanti. Thriller" (n.b. tutto è meno che un thriller!)
Prezzo 9,50





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domenica 15 gennaio 2012

Gustatevi Assaggi Letterari-Speciale Più Libri Più Liberi 2011

Loro sono "quelli che" da due anni raccontano alla Sicilia e alla rete del mondo della cultura e di libri. Io li avevo postati per la prima volta una domenica di più di un anno fa e oggi li riposto per chi di nuovo passa di qui in cerca di novità.
Dei tre ne conosco due Marco e Diana, che ho avuto occasione di incontrare proprio a "Più libri più liberi", ed è anche per questo che ho deciso di pubblicare questa puntata e non l'ultima. Ogni venerdì una puntata nuova che vale la pena di vedere e che non si ripete mai con recensioni, interviste e presentazioni e devo ammettere che è un piacere sapere che in rete si può fare la differenza e che si possono ottenere risultati così. Non porta via più di 5-10 minuti, ma al suo interno troverete sempre un sacco di informazioni.
Quindi buona visione e buone letture,
Simona


venerdì 13 gennaio 2012

[Dal libro che sto leggendo] Sangue di cane

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Libro controverso e cocciuto che non si lascia leggere facilmente ma che sa dare comunque soddisfazioni. E' il dialogo in un lungo atto unico di una donna che tira le somme di una storia vissuta fino in fondo con un polacco alcolizzato da cui avrà un figlio, Grzegorz.
Nonostante l'autrice sia siciliana con origini umbre, il testo ha una sapore dei testi dell'area slava della letteratura ed è per questo che ho scelto un pezzo che sta a 3/4 del libro. Non è un libro malvagio, ma non ha un incipit che sia propriamente un invito alla lettura, è una sfida, come è una sfida la vita che decide di vivere l'eroina di questo libro, come è una sfida voler andare avanti "nonostante tutto". "Nonostante tutto, cosa??" direte voi! Leggete il libro, accettate la sfida e come ricompensa scoprirete il "cosa". 
Buone letture,
Simona


[...]I sensi di colpa mi davano il benvenuto non appena mettevo piede in casa dei miei genitori. 

Trovai il silenzio, e non Grzegorz sulle braccia di mia madre. Dormivano tutti, tirai un sospiro, altrimenti sarebbero state discussioni. Il bambino era un bambolotto, pieno di pieghe, il viso tondo e i sottili capelli di neonato che ancora non erano caduti, biondi come fili di grano. La sua testolina cosparsa di crosta lattea mostrava la peluria della nuova zazzerina, più scura, devo dire, e infatti oggi il bimbo ha i capelli del mio stesso colore, forse poco più chiari, e non del tuo riflesso ambrato.
Dormiva a pancia sotto, senza succhiotto, non lo volle mai, non lo accettò nemmeno al suo primo vagito.
Indipendente e testardo, simile, nel bene, a quel che potresti essere, se solo volessi.
Non lo allattavo più perché oramai aveva superato il primo anno di età e non era il caso, mi disse il pediatra. Avevo ripreso a fumare, sempre nervosa e sottopeso, non era il caso, riconobbe il pediatra.
Il mio sonno non era mai veramente sonno, non c'erano incubi, e non c'erano sogni. C'era il niente, una specie di percezione inconsapevole mi proteggeva in fase REM e in ogni passaggio fino al mio risveglio. E il mio risveglio era sovente anticipato da un boato, il mio cuore con il battito impazzito.
L'amica psicologa ha detto: "Era l'albore del tuo disturbo d'ansia, dovevi provvedere in tempo". Appunto, in tempo. E chi ne aveva?
Mi alzavo con le mani che tremavano, senza salivazione, un macigno sullo stomaco. Prendevo Grzegorz e la tenerezza mi assaliva dolorosamente mista a rimpianto per qualcosa che sconoscevo, la gioia della famiglia, una piccola chiesa che avrebbe santificato. Grzegorz mi accorsi che aveva imparato la sua prima parola: "Ainia". Un miscuglio di mamma e nonna, perchè così era. Mamma era nonna. Nonna era mamma, la stessa persona. 
Io dov'ero? Con Slawek, ero con Slawek. [...]


Il libro da cui è tratto questo pezzo è:
Sangue di cane
Veronica Tomassini
Laurana Editore, ed 2011
Collana "Rimmel"
Prezzo 16,00€

mercoledì 11 gennaio 2012

"Jane austen book club", Karin Fowler - Conoscenze superficiali...

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La storia fra me e questo libro è alquanto strana, il titolo lo conoscevo perchè tempo addietro l'avevo visto in una libreria, poi quest'estate, già conscia che sotto c'era probabilmente una fregatura e complice l'abbattimento dei prezzi del 40% di Amazon l'ho acquistato. Chiaramente il santo protettore della lettura ha fatto si che l'ordine rimanesse sospeso per mesi (era probabilmente un messaggio dall'alto!), nonostante il libro fosse disponibile, ed è forse lì che avrei dovuto lasciar fare al destino. Invece io, cocciuta, ho voluto far da me, ho sollecitato e in un batter di ciglia il libro mi è stato consegnato. Gli indizi c'erano tutti, mi sono detta dopo, il problema è che non li avevo focalizzati come tali.

A parte le solite frasette civettuole che dicono che zia Jane ne sarebbe stata "felice", c'era una copertina tutta rosa che credo molto poco a lei congeniale. E infatti, le premesse non sono state deluse o lo sono state, a seconda di come lo si guardi. Ed è un peccato, perchè andando a memoria questo Neri Pozza è della stessa collana di New York 1916 che invece è, e rimane, un libro, a mio avviso, assolutamente imperdibile! La trama è anche abbastanza semplice 5 donne e un uomo si riuniscono per dar vita ad un circolo di lettura solo di opere austeniane, il motivo scatenante non è solo che tutte le donne hanno una passione per zia Jane, ma anche che una di loro sta vivendo le prime fasi del divorzio. L'uomo? Legge di fantascienza, ma lascio scoprire a voi perchè sta lì. La storia c'è, e si intreccia presentando capitolo per capitolo ogni volta uno dei componenti del gruppo. 
Anche i temi della contemporaneità, come avviene per tutti i libri americani che si fondano su periodi attuali, ci sono: lesbismo, solitudine, il rapporto di coppia, i matrimoni plurimi, divorzio, tradimento, il mondo dei single e via dicendo... E allora cosa c'è che non va? Semplice! Ha usato il movente errato per dirigere la storia! 

Questo libro non è in alcun modo attinenente la sfera di Jane Austen, che entra nei commenti come fosse una Barbara Taylor Bradford, riducendo i pensieri delle componenti compiaciute di aver scelto un siffatto alto riferimento, che però si materializzano al pubblico come un gruppo di casalinghe annoiate e scopiazzanti quel che, loro, immaginano siano i riti e le usanze dell'europa dell'800. Forse è proprio lo scopiazzamento che denuncia la vacuità delle situazioni. E se da un lato tutti gli aforismi dei grandi su zia Jane, che sono situati alla fine del libro, rendono almeno interessante l'aver perso tempo a leggere ( sia lode e gloria a Neri Pozza) tutto il resto si ferma nella sfera del "dimenticabile" non perché sia brutto, ma perchè non ha uno scopo ben preciso e si pone solo come lo scorrere delle pagine, parole, situazioni e ancora parole. Scorrere che è senza un fine logico anzi ce l'ha, ma è solo un fine romantico, niente di più sbagliato o superficiale per testimoniare la mancata conoscenza dei libri di Jane Austen ed è il medesimo motivo che fa si che la maggior parte dei libri che si ispirano ai suoi testi siano visibilmente artefatti. Questo perché si parte dalla superficie e non dal motivo scatenante. Nonostante la Austen abbia cominciato relativamente da giovane a scrivere e per puro passatempo e passione il motivo scatenante non è quello *amoroso* ma *polemico*. La Austen infatti non narra un periodo che lei vive ma fa riferimento spesso e volentieri ad un periodo anteriore svincolando la propria narrativa dalla possibile messa all'indice del periodo e trova proprio nell'epoca cui fa riferimento la possibilità di rincarare questi quadri sarcastici di donne *nate per sposarsi* senza altra via d'uscita. Donne che rinunciano a se stesse e alla volontà di essere *nonostante tutto* e di dire ciò che pensano senza limitarsi a frasi di convenienza.

Un testo come questo avrebbe potuto avere milioni di riferimenti e invece a rappresentare un gruppo di donne insoddisfatte, insicure, tradite o vedove per cause esterne o solo per propria imposizione personale si trova proprio colei che ne avrebbe dipinto un quadro canzonatorio. In più come dicevo i commenti ai testi sono quantomai sterili e non hanno alcuna notizia che faccia capire al lettore che siano andate oltre la lettura superficiale del testo, insomma fanno proprio quello che un bookclub non dovrebbe fare ovvero evitare di sviscerare le storie e le situazioni, perché in fondo il club, i libri e altro sono solo il pretesto per presentare la storia. Che dire, mi dicono che il film sia meglio del libro, sinceramente non ne ho la più pallida idea e se mai lo vedrò ve ne renderò debita recensione, per ora mi limito a non apprezzare il testo. E' un vero peccato.

Buone letture,
Simona


Jane Austen Book Club 
Karin Fowler 
Neri Pozza Editore, ed. 2005 
Collana "I narratori delle tavole" 
Prezzo 16,00€ 






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domenica 8 gennaio 2012

L'ha detto...Mark Twain


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Poche cose sono più dure da sopportare del fastidio di un buon esempio.

Mark Twain

mercoledì 4 gennaio 2012

[Dal libro che sto leggendo] Factotum

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Di questo libro, quel che segue è solo l’inizio, ma in fondo non c’è molto altro. C’è chi osanna questo autore e chi, come me, ha ben chiaro perché non lo conosceva. Nel mio caso la spiegazione è molto semplice, è autoreferenziale ed è un tipo di scrittura che si limita ad essere diario di una vita vissuta solo per il sesso, le donne e il bere e, quasi dimenticavo, la droga. Non c’è altro. Non rispecchia un’epoca, perché si limita a descrivere solo quel che vede o pensa, ora offuscato dai fumi alcolici ora no, il protagonista e quindi la valenza di tali scritti, per il mio personale gusto lascia veramente il tempo che trova. Non è nemmeno catalogabile come “letteratura d’intrattenimento” perché io vi riporto solo il primo capitolo, dopo è una parabola discendente e termina come inizia con un nulla di fatto. E’ probabile che io, non sia oggettiva, e infatti questi miei pensieri sono denunciati come tali, ma da un autore mi aspetto che abbia qualcosa da dirmi, se così non è vuol dire che lo scritto è paritetico a quello che potrebbero far tutti narrando la propria giornata. Rimarrò sempre interessata alle ragioni di chi lo ammira perché, per me, rimangono un mistero...
Buone letture,
Simona 
Arrivai a New Orleans sotto la pioggia alle cinque del mattino. Mi fermai alla stazione degli autobus per un po' la gente mi deprimeva tanto che presi a valigia, uscii nella pioggia e cominciai a camminare. Non sapevo dove fossero le pensioni, ove fosse il quartiere povero. Avevo una valigia di cartone che cadeva a pezzi. Una volta era stata nera ma il nero si era scrostato e sotto si vedeva il cartone giallo. Avevo cercato di rimediare spalmando di lucido nero il cartone scoperto. Ma mentre camminavo la pioggia lavava via il lucido  mi feci due belle strisce nere sulle gambe dei pantaloni passano la valigia da una mano all’altra.
Be’, era una città nuova, forse mi avrebbe portato fortuna.
Smise di piovere e uscì il sole. Ero nel quartiere nero. Continuai a camminare lentamente.
“Ehi, povero bianco!”
Misi giù la valigia. C’era una mulatta seduta sui gradini della veranda. Dondolava lentamente le gambe. Non era niente male.
“Ehi, ciao povero bianco!”
“La vuoi un po’ di fica, povero bianco?”
Non dissi niente. Restai lì a guardarla.
Mi rideva in faccia. Teneva le gambe incrociate in alto e dondolava i piedi. Aveva un bel paio di gambe, portava i tacchi alti, dondolava i piedi e rideva. Presi la valigia e svoltai su per il vialetto. Vidi la tendina d una delle finestre alla mia sinistra spostarsi leggermente. Dietro c’era la faccia nera di un uomo. Assomigliava a Jersey Joe Wolcott. Indietreggiai lungo il vialetto fino al marciapiede. La risata della mulatta mi seguì giù per la strada.
Factotum
Chales Bukowsky
TEA Edizioni, ed. 2011
Collana “TEA Due”
Prezzo 8,00€
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