tag:blogger.com,1999:blog-11171863466687335252024-03-13T13:29:40.231+01:00[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.comBlogger1157125tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-69194939659973630202018-11-07T20:50:00.001+01:002018-11-07T20:50:20.721+01:00"I formidabili Frank", Michael Frank - Lo sguardo che cambia il tempo...E' stato pubblicato un nuovo post sul nuovo blog per <a href="https://letturesconclusionate.com/2018/11/06/i-formidabili-frank-michael-frank-lo-sguardo-che-cambia-il-tempo/" target="_blank">"I formidabili Frank" di Michael Frank</a>.<br />
Buone letture,<br />
Simona Scravaglieri<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-75676022728597496912018-11-06T17:42:00.000+01:002018-11-06T17:42:00.464+01:00"7-7-2007", Antonio Manzini - Tutto il mondo... #MarcoGiallini #6E' uscito un nuovo post sul nuovo sito di LettureSconclusionate relativo alla serie di libri di Antonio Manzini e lo trovate qui: <a href="https://letturesconclusionate.com/2018/11/05/7-7-2007-antonio-manzini-tutto-il-mondo-marcogiallini-6/" target="_blank">"7-7-2007", Antonio Manzini - Tutto il mondo...</a><div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-21848768560128559342018-11-05T09:24:00.003+01:002018-11-05T09:24:52.926+01:00"I pregiudizi di Dio", Luca Poldelmengo - Di quella volta in cui vennero demoliti i miei pregiudizi...E' uscito un nuovo post, nel nuovo sito sul libro <a href="https://letturesconclusionate.com/2018/11/02/i-pregiudizi-di-dio-luca-poldemengo-di-quella-volta-in-cui-vennero-demoliti-i-miei-pregiudizi/" target="_blank">"I pregiudizi di Dio" di Luca Poldelmengo</a><br />
Buon inizio di settimana,<br />
Simona Scravaglieri<br />
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https://letturesconclusionate.com/2018/10/25/era-di-maggio-antonio-manzini-il-duello-della-resa-finale-marco-giallini-5/<br />
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Buone letture!<br />
Simona Scravaglieri<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-23147984095298484492018-10-19T15:17:00.002+02:002018-10-19T15:49:04.154+02:00"Non è stagione", Antonio Manzini - La storia nera della cronaca nera... #MarcoGiallini #4<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8k8XxtJIFCSISOjfTNhSwypJiudGi3P1T2Ijw_JP9pEVwN3ndLt3KLB_HYec53LzlFwI2wlHBlWkxyE3damb8MBRJcJz3p5ynlYB1HR4OvVd0QnH9HOjOQCN4HFtFsa26_AgGkJRQHuar/s1600/aostabanner.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="302" data-original-width="900" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8k8XxtJIFCSISOjfTNhSwypJiudGi3P1T2Ijw_JP9pEVwN3ndLt3KLB_HYec53LzlFwI2wlHBlWkxyE3damb8MBRJcJz3p5ynlYB1HR4OvVd0QnH9HOjOQCN4HFtFsa26_AgGkJRQHuar/s400/aostabanner.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="http://www.mangialibri.com/libri/era-di-maggio-0" target="_blank">Mangialibri</a></td></tr>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><i style="font-family: "Times New Roman";"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Messaggio di informazione: a seguito delle modifiche mal gestite di Google, che continuano a complicarmi la vita, ho deciso alla fine di traslocare. LettureSconclusionate migra verso lidi, si spera con una migliore assistenza, più stabili e ricomincia con addirittura un dominio tutto suo. Il trasloco avverrà nel mese di Ottobre ma ci sono già quasi tutti i pezzi qui riportati e lo trovate qui:</span><a href="https://letturesconclusionate.com/" style="font-family: georgia, "times new roman", serif;" target="_blank">letturesconclusionate.com</a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> </span></i></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span><!-- wp:paragraph -->
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">E nulla. A me, le correzioni, quando tocca riscrivere un post veramente bello, non riescono bene. Quindi ricominciamo: quando a settembre vi avevo detto che avevo fatto i compiti leggendo nel giro di poco tempo tutti i romanzi/racconti legati alla prima stagione di Rocco Schiavone, ho inconsapevolmente mentito. Me ne sono accorta la scorsa settimana mentre scrivevo questo post: mi era sfuggito "Era di Maggio". Il problema è dato dal fatto che se sulla carta i due romanzi sono molto legati, nella trasposizione televisiva lo sono ancora di più dando vita a tre episodi di particolare tensione, che un po' ribaltano l'effetto dei libri da cui sono tratti. Così ho dovuto scindere le considerazioni fatte in quell'ambito in due post separati.</span><br />
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Come di consueto l'inizio è un momento di presentazione: ci sono due loschi tipi che sono su un furgone e stanno percorrendo una stradina che costeggia la montagna. Chiacchierano, uno è italiano e l'altro rumeno, parlano animatamente di qualcuno da chiamare ma una distrazione fatale mette fine alla conversazione e alla loro vita. Buio. Siamo ad Aosta in questura, c'è una chiamata della polizia stradale che chiede supporto perché c'è stato un incidente con due morti e il problema non sarebbe quello, ma che il furgone è di proprietà dell'italiano che lo guidava, ma la targa no. Non ci sono evidenze di altri illeciti ma bisogna indagare anche se all'apparenza i due facevano lavori saltuari, come ad esempio lavorare per un ristorante campano con degli orari strani. Buio. L'indagine si è un po' arenata, anche se Rocco ha potuto fare l'ennesimo dispetto a D'Intino e al suo collega amico inviandoli con una chiave a cercare la porta giusta di Aosta che sveli quale sia l'ultimo domicilio del rumeno, ma non c'è pace per il vicequestore che, nel bel mezzo di una cena a casa veramente venuta male, sente suonare il citofono di casa a sera tarda. È quell'ingegnere amico di Nora e della sua amica Anna ed è venuto con la figlia preoccupatissima per la sua amica del cuore che sembra svanita nel nulla. Lui, l'ingegnere, è stato a casa della ragazza e i genitori gli sono sembrati strani, hanno detto che l'hanno mandata dalla nonna, ma quando mai una diciassettenne va dalla nonna senza il telefono o tenendolo sempre spento? E, alle dieci di sera, al vice questore Rocco Schiavone, di stanza ad Aosta da settembre, piove l'ennesima rottura di coglioni, ovvero un sospetto rapimento.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Nella precedente revisione avevo scritto che questo, nell'insieme dei libri e racconti che ha scritto fino al 2015, è davvero l'inizio di una serie, seppure con un'abile mossa da attempato scrittore riesca a scrivere due romanzi autoconclusivi. Il trucco sta nel puntare a quello che di solito non si vede nei libri gialli; di solito c'è il fattaccio, o viene raccontato, un'indagine che porta chi investiga a girare come una trottola o a passare lunghi momenti di riflessione mentre la vita ne interrompe in continuazione il filo conduttore, la risoluzione e l'arresto. Possono esserci anche riflessioni a monte o a margine o anche alla fine, ma il momento di quella storia è una slabbratura della quotidianità che, a fine storia tende a ricompattarsi. È raro invece, almeno per la mia esperienza di lettrice, che si prosegua con l'istruttoria del caso per il giudizio. In questo caso non è proprio un'istruttoria, più che altro una serie di strascichi di un caso a correlare i due romanzi dando la possibilità a Manzini di creare quasi in simultanea sei casi in una volta sola. È un po' come lavorare in prospettiva, non solo perché a volte delle cose in un singolo pezzo non possono coesistere pena l'appesantimento dell'insieme generale o la confusione di ruoli e personaggi, ma anche perché stavolta l'impianto è sicuramente più complesso e articolato dei casi precedenti: intervengono fattori come la criminalità organizzata di stampo mafioso, il galeotto ex terrorista, le banche, il crimine dei colletti bianchi che sono tutti fatto che, esauriti in 300 pagine, avrebbero fatto pensare ad uno scrittore alle prime armi.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Invece Manzini conosce bene il tema, la collusione, i sotterfugi, i mezzi con i quali una mafia agisce in maniera diversa dalle altre viene trattato da persona che non sceglie a caso le 'ndrine al posto della camorra, ad esempio, eppure non cede alla tentazione di mischiare i ruoli e confondere un po' i suoi lettori. Schiavone parla di 'ndrangheta, c'è un ristorante un po' strano denominato Posillipo, con un proprietario strano che si ingegna a parlare campano ma è siciliano. Ma quel che viene a galla alla fine è una buona ricostruzione delle tecniche di collusione già utilizzate e non più così sommerse dopo tutta una serie di inchieste. Nel 2015 a Milano c'è stata l'Expo e già più di anno prima si commentavano le infiltrazioni nelle maglie della gestione degli appalti proprio delle 'ndrine.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Quello che invece si trascura di mettere in evidenza è il momento in cui si creano le condizioni perché l'infiltrazione sia possibile e "Non è stagione", seppur nei limiti di un libro di genere, ne è una buona ricostruzione, per nulla pesante ma articolata e ritmata che punta il dito proprio su una attività che vive di parcellizzazione di micro mosse, tutte apparentemente indipendenti fra loro, magari ignare delle altre co-presenze che agiscono per un progetto più grande. Ben curata l'indagine sul rapimento, si muove al millimetro con un vice questore che ogni tanto cede il posto alla nostalgia come al suo solito, ma che non dimentica di ricordare a collaboratori e lettori che cosa bisogna tenere presente e a cosa bisogna rispondere e, in questo caso, non è tanto chi abbia rapito la ragazzina quanto il perché.</span><br />
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Meglio il libro o la serie? Stavolta, come accennato, meglio il libro anche se guardando insieme i due lavori, la trasposizione in tre episodi da più spazio per trattare i tre grandi temi, di cui uno è personale, che invece nei libri hanno comunque visibilità ma con un ritmo totalmente diverso.<br />Del libro di oggi si perde quella voce fuori dal coro, che irrompe in mezzo alla storia. Si capisce che viene da lontano, si percepisce l'odio e anche la follia di un uomo che vive per un unico scopo rispondendo alle leggi di un onore deviato e malato. <br />La storia che lo riguarda si intravvede tra le maglie di quella principale e spunta fuori all'improvviso senza alcuna logica rendendo perfettamente l'idea della contemporaneità di eventi in luoghi diversi e ha un che di soluzione teatrale ed è davvero ben riuscita.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br />Nella trasposizione televisiva tutte le sfumature che riguardano l'indagine e che sono costruite secondo una connessione logica invece devono essere selezionate a favore di scene aggiunte e/o decurtate. E nel selezionale la connessione logica si perde un po' e quindi, se fai come me che ho visto prima la serie e poi ho letto i libri ti ritrovi a dire "Ah ecco perché!". Non è un bene, ma se guardi la serie tutta di seguito o con più interruzioni pubblicitarie non te ne accorgi subito.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Cambiano anche i pesi, nonostante lo svolgimento sia in tutta sostanza il medesimo, il ruolo di Rocco si arricchisce e si caratterizza a scapito di questa voce fuori campo che non c'è più ma che si materializza nel momento meno atteso. Cliffhanger all'italiana, che grazie alla clemenza della programmazione ha permesso di non attendere due anni per sapere come sarebbe andato a finire... o meglio lo ha fatto, ma con uno stile, per fortuna nostra, decisamente più elegante.</span><br />
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Marco Giallini. In questo ruolo ha già dato tanto, ma in questo caso si trova a dover far conto su un personaggio che in questo caso non ha altri personaggi di, diciamo, "appoggio". C'è Marina, Italo, D'Intino, Anna, ma nessuno di quelli che lo affiancano è in questa situazione una possibilità per cambiare per essere un altro Rocco Schiavone rispetto a quello che è il vice questore. Quindi la tensione delle indagini, la sovrapposizione delle stesse e il disvelamento dei meccanismi sono tutto quello che deve portare a casa. Poteva venire fuori un'episodio alla Montalbano e invece grazie al puntuale ripescaggio di quelle frasi da grande verità, grazie al ritmo dato alla sceneggiatura, i confronti continui vanno a regalare ai telespettatori un Rocco ancora diverso. È uno che vive l'indagine come l'attore dice di vivere il ruolo: in totale immersione per il tempo dell'indagine, che deve ricercare nei ricordi e nelle sensazioni i motivi per i quali determinati indizi o risultanze non sono così come dovrebbero essere e via dicendo.</span><br />
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Rimane un lavorone di sceneggiatura che ha costretto l'autore e chi l'ha coadiuvato a mettere mano su una vicenda alquanto complessa cercando di tenere in piedi un sistema di tracce che fosse inattaccabile come poi alla fine risulta. La coerenza delle figure rappresentate e degli atteggiamenti tenuti, finanche alla raffinatezza di alcuni dialoghi che imitano quelli di determinati ambienti, ne fanno un lavoro davvero completo che dietro ha una pianificazione articolata e precisa.<br />
Però una cosa la devo dire: la scena dell'intrusione con il vecchio guardiano in pensione, a video, mi è molto mancata. </span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /> Buone letture,<br /> Simona Scravaglieri</span><br />
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Gli altri articoli del percorso:</span></div>
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<ul style="-webkit-text-stroke-width: 0px; color: black; font-family: Times; font-size: medium; font-style: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; font-weight: 400; letter-spacing: normal; orphans: 2; text-align: start; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">
<li>#0 <a href="http://letturesconclusionate.blogspot.com/2018/05/cronaca-della-nascita-di-un-percorso-di.html">Cronaca della nascita di un percorso di lettura nella casa sconclusionata... #BlogNotesMaggio</a></li>
<li>#1 <a href="http://letturesconclusionate.blogspot.com/2018/09/pista-nera-antonio-manzini-leroe.html">"Pista nera", Antonio Manzini - L'eroe antieroe e la distopia del noir.... #MarcoGiallini</a></li>
<li><a href="https://letturesconclusionate.blogspot.com/2018/09/la-costola-di-adamo-antonio-manzini-il.html">"La costola di Adamo", Antonio Manzini - Il delitto perfetto... #MarcoGiallini #2</a></li>
<li>"<a href="https://letturesconclusionate.blogspot.com/2018/10/castore-e-polluce-e-lanello-mancante.html" target="_blank">Castore e polluce" e "L'anello mancante", Antonio Manzini - La denuncia in giallo... #MarcoGiallini #3</a></li>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Non è Stagione</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Antonio Manzini</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Sellerio Editori Palermo, ed. 2015</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Collana "La memoria"</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Prezzo 14,00€</span><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbBnqoRMRmrpmgfdnu1FDPmjSleX4s9PuAjLUuE_jmBPghYxcR22ZhX3w092TKY9eSpAIjfDaoBMARWnp-goJr_3VFhnGYwpq5LsY7DH4cF72mNwdm7oE_3iHPORzzph-Q9NcV-RVwB84e/s1600/51AzQG2afpL._SX356_BO1%252C204%252C203%252C200_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbBnqoRMRmrpmgfdnu1FDPmjSleX4s9PuAjLUuE_jmBPghYxcR22ZhX3w092TKY9eSpAIjfDaoBMARWnp-goJr_3VFhnGYwpq5LsY7DH4cF72mNwdm7oE_3iHPORzzph-Q9NcV-RVwB84e/s400/51AzQG2afpL._SX356_BO1%252C204%252C203%252C200_.jpg" width="286" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="https://sellerio.it/it/" target="_blank">Sellerio.it</a></td></tr>
</tbody></table>
<ul style="-webkit-text-stroke-width: 0px; color: black; font-family: Times; font-size: medium; font-style: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; font-weight: 400; letter-spacing: normal; orphans: 2; text-align: start; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px;"></ul>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-31924627597837029712018-10-03T15:41:00.003+02:002018-10-04T09:18:33.892+02:00"Castore e polluce" e "L'anello mancante", Antonio Manzini - La denuncia in giallo... #MarcoGiallini #3<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZqBImhnbe9oSY0v6paSf1EcqCUkwrPzz_j37WhTNMyYd7Hmg9nb5LfFz2e-uSN011grvRzRjT63RwB6VSWKe04W7mmyOoSaFxUbYR8WHnyQXMFzpqM68wERz6Z1UFoNlC00UW0wj2dFgW/s1600/700394c5460EDNmainroccoschiavone1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="394" data-original-width="700" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZqBImhnbe9oSY0v6paSf1EcqCUkwrPzz_j37WhTNMyYd7Hmg9nb5LfFz2e-uSN011grvRzRjT63RwB6VSWKe04W7mmyOoSaFxUbYR8WHnyQXMFzpqM68wERz6Z1UFoNlC00UW0wj2dFgW/s400/700394c5460EDNmainroccoschiavone1.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="http://www.terninrete.it/Notizie-di-Terni/ascolti-tv-vince-rocco-schiavone-vice-questore-con-sentimento-371017" target="_blank">Terni in rete</a></td></tr>
</tbody></table>
<i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></i><i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Messaggio di informazione: a seguito delle modifiche mal gestite di Google, che continuano a complicarmi la vita, ho deciso alla fine di traslocare. LettureSconclusionate migra verso lidi, si spera con una migliore assistenza, più stabili e ricomincia con addirittura un dominio tutto suo. Il trasloco avverrà nel mese di Ottobre ma ci sono già quasi tutti i pezzi qui riportati e lo trovate qui:</span><a href="https://letturesconclusionate.com/" style="font-family: georgia, "times new roman", serif;" target="_blank">letturesconclusionate.com</a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> </span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">Simona Scravaglieri</i></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"></span></div>
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<i style="font-family: georgia, "times new roman", serif;"><br /></i></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"></span><br />
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Il problema vero sapete qual è? È che Schiavone non sia stato concepito come Giallini, l'attore infatti non era nei pensieri dell'autore, ma che Giallini ci stia come in un guanto dentro. E così, anche quando quelli che sono i testi originali, un po’ lo mettono da parte, lui comunque rimane rilevante e, manco a dirlo, irriverente. Siamo alla terza puntata della serie dedicata a #MarcoGiallini e Antonio Manzini - ci credevate voi che sarei stata così puntuale? io no!- e ai gialli scritti e poi sceneggiati da quest’ultimo. La puntata è associata a due racconti del 2015, usciti in due raccolte diverse rispettivamente “Castore e Polluce” in “Turisti in giallo” e “L’anello mancante” ne “La crisi in giallo”, e non credo che Manzini abbia pensato che l'amalgama che ne è risultata accoppiandoli sarebbe riuscita così naturalmente conservando, però, le caratteristiche peculiari di ogni storia, anzi valorizzandole in una sorta di contrapposizione. Lo dice anche il vice questore verso la fine dell’episodio mentre parla, con fare paterno, ad una Caterina commossa che riesce a malapena a dire che “non è giusto” e le chiede che cosa non sia giusto: che ci sia gente che nonostante abbia tanti soldi voglia accaparrarsi anche quelli degli altri, o che la società si dimentichi di chi per una vita ha lavorato e che oggi non riesce a sopravvivere. E' in questa frase che si può racchiudere tutto il senso dell'episodio costruito abilmente da Manzini perché qui la forma della discussione e dello sguardo sulla società si fa più evidente e mirato grazie anche al tema di fondo delle raccolte a cui i racconti appartengono.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Da un lato infatti, nella raccolta “Turisti in giallo” - che vi anticipo già di non aver letto in toto perché, santa Sellerio ha previsto un e-book solo per il racconto di Manzini-, la storia di “Castore e Polluce” parte con una vacanza del tutto particolare: siamo in alta montagna e dal rifugio in alta quota stanno uscendo tre alpinisti, sono tre architetti, soci del medesimo studio, che si sono presi una meritata pausa per festeggiare la vincita di un appalto che porterà a tutti un sacco di soldi. Merito del lavoro di gruppo, anche con la collaborazione di Ludovico, il più giovane dei tre, quello che si impunta sempre quando si fanno le cose solo per far contenta la committenza. Ludovico ci tiene all'aderenza allo spirito architettonico che ha sposato per la vita. Ha anche un altro difetto, ha sempre la gomma in bocca e, infatti, mentre escono dal rifugio, dopo una foto di rito, la prima cosa che fa, prima di rimettersi i guanti per ripararsi dal freddo, è prendere e offrire una gomma da masticare. Ma in alta montagna il tempo cambia presto e siccome la fase principale di questa vacanza di festa è portare anche il novellino dello studio alla conquista del Polluce, i tre si incamminano. Nel contempo, e qui siamo nel secondo racconto “L’anello mancante” che è inserito in una raccolta che invece ho letto completamente – “La crisi in giallo”-, non c’è una sola crisi, ma più di una. La morte di un illustre cittadino di Aosta scatena una serie di situazioni che portano ad una débâcle totale: la scoperta di un cadavere nella tomba e sulla bara della donna amata da Brionati, l'illustre di cui sopra, e con la quale aveva il desiderio di ricongiungersi almeno nell'eterno sonno, la corona di fiori che Rocco ordina per non andare al funerale che lo mette in ulteriore difficoltà con Nora che lo vede uscire dal fioraio e con la quale ha già avuto una violenta lite, la soluzione del caso che lo pone nuovamente in quella posizione di giudice prima che Vice Questore.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Che poi a dirla tutta, nel redigere tutti questi post e a fare le pulci a Manzini, io non sono molto d’accordo con il giudice Baldi che tiene a sottolineare al Vice Questore che il suo ruolo non è quello di giudice. Perché in fondo anche nel rilevare un atto illecito, comunque, si diventa giudici, nel prendere in considerazione lo svolgimento e le eventuali attenuanti che lo hanno scatenato. Sì, nell'idea di Baldi c’è che, queste valutazioni, possano essere accettabili solo nel giudizio in aula, ma Manzini riesce comunque a farti venire il dubbio che non sempre quel che succede sia roba da tribunale. Comunque apriamo una piccola digressione – piccola lo prometto!- sulla raccolta che ho letto, "La crisi in giallo": ci sono tanti autori e ottime prove, alcune forse un po’ lunghe altre un po' meno coinvolgenti, ma a me oltre Manzini, sono piaciuti Gaetano Savatteri, Francesco Recami. Questa lettura non prevista mi ha dato modo di capire perché con Malvaldi non vado d'accordo, o almeno di formulare un'ipotesi, i suoi nonnetti, le chiacchiere da bar fatte sui casi che sconvolgono la cittadina sono per me un vero e proprio rumore di fondo, per una che come me che non ha letto null'altro su quel mondo. In un romanzo magari si può fare, in un racconto forse sono eccessivi.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">“L’anello mancante” è una vera e propria denuncia sociale e contrappone già così due mondi: quello ricco e quello dei nuovi poveri. I nuovi poveri sono quelli per i quali il loro status è un atto di colpevolezza dello stato: sono quelli che hanno lavorato per una vita e che, nonostante tutto, ora percepiscono una pensione da fame. E’ un campanello d’allarme che spesso si ignora sperando che quel momento per noi non arrivi mai e che invece è sempre una realtà dietro l’angolo, anche dentro il caseggiato davanti cui, magari, distrattamente passiamo ogni mattina. E la povertà alza un’altra cortina di silenzi come succedeva anche per la violenza domestica.</span><br />
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Ed è qui che Manzini diventa Schiavone, non si sostituisce a Baldi ma a qualcuno più su che renda almeno in parte giustizia dove non c'è. La famiglia che si contrappone ai poveri di cui sopra è un gruppo completamente sfasciato: il figlio che non ha visto la madre che rare volte e attaccata al braccio di uomini che non erano suo padre, che odia anche dopo la morte perché gli ha tolto quel bersaglio contro cui puntare tutta la sua rabbia. Un padre lontano e poi morto anche lui. L'unico superstite rimane lui, un uomo non più giovane, in compagnia di un gatto pieno di rancore e solo. Per contro il lato povero della storia è unito anche oltre la morte e la rosa bianca ne è il simbolo: "si può vivere anche senza speranza, ma nella morte la dignità la dobbiamo pur avere" dice la donna ad uno Schiavone che fatica a rimanere saldo nel suo ruolo. Credo che sia la scena, sia nel libro che nella puntata e forse nella serie, più forte e intensa.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Per contro in "Castore e Polluce", che è il racconto che si contrappone alla denuncia de "L'anello mancante", la questione è molto più facile da gestire, il problema è dimostrare il modo in cui si siano svolti i fatti e il movente che ha generato l'irreparabile gesto. Non c'è un attimo di dubbio e come di consueto ogni omicidio o presunto tale ha un particolare squadrato rispetto l'immagine generale, sul Polluce manca un orologio e nel cimitero di Aosta manca un anello. Sottile ma decisamente raffinato il riferimento al mito classico: Castore e Polluce erano considerati da greci e romani come gli dei del soccorso, ma erano anche quei due fratelli inseparabili che, quando uno muore, l'altro che al padre di poter rinunciare al dono dell'immortalità per poter raggiungere il fratello. In questo caso non ci sono fratelli ma una simbiosi di opportunità fra due dei tre personaggi.</span><br />
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Meglio i racconti o la puntata? Mettiamola così, il lavoro fatto da Manzini per amalgamare i due racconti insieme è magistrale, le contrapposizioni sono evidenti, la formula di raccontarli in simultanea è vincente e le battute dei racconti, nella quasi totalità riportate in sceneggiatura sembrano nate proprio per essere pronunciate prima che scritte. Mi rimane solo un dubbio sul numero di pensioni del secondo racconto: c'è una coppia di domestici presentati come tali, c'è un custode andato in pensione e una sola pensione riconosciuta, quando dovrebbero essere due. Ma mi si potrebbe obiettare che non tutti ti pagano i contributi, e io potrei anche accettarlo ma, in tutta l'attenzione maniacale di Manzini, la non specifica mi squadra il quadro generale e mi sento un po' Schiavone anche io. Quindi, non avrei mai creduto di scriverlo, questa volta meglio la puntata anche se, e bisogna specificarlo, la mancanza di spazio per la vicenda personale di Schiavone e Nora, l'ho gradita nei racconti perché non lo mette in condizione di gestire una situazione di disturbo.</span><br />
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Giallini vs Schiavone. Quando all'inizio della recensione dicevo che Giallini nei panni di Schiavone ci sta benissimo è perché, in particolare in questo episodio, mette in luce tutti quei particolari che nell'immaginario di ogni romano, e forse anche non, appartengono ad uno cresciuto nel rione, Trastevere o Nomentano non ha importanza, e che sono sfumature ma che rendono il personaggio rotondo, veritiero. Tra queste, a parte la gestione delle milioni di sigarette e canne con il suo particolare modo di fumare, c'è l'andatura un po' da ragazzotto figo - non mi viene un termine più altolocato perdonatemi! -, c'è un mood generale romano più persistente in parole, tradotte da Italo, in azioni, i confronti con i sottoposti stupidi, in confronti quello con Caterina dove c'è un contatto, un abbraccio e un bacio paterno, che di solito al Nord non è così marcato e poco discreto.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Sicuramente il lato drammatico delle vicende le gestisce in scioltezza, ma in particolare il confronto comico con D'Intino è davvero irresistibile. Ed è un peccato che D'Intino non stia un granché simpatico manco al suo creatore: da buon abruzzese è di coccio e non è mai sceso a patti con Manzini, mai si è svelato per la sua storia personale e lo scrittore non ha gradito, tanto che in un paio di presentazioni, de "La costola di Adamo", sentenziava, fra le risate generali, che per questo motivo avrebbe volentieri fatto fuori D'Intino vendicandosi dello sgarbo.</span><br />
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Detto questo, credo che recupererò anche la raccolta che non ho letto, giusto per onor di completezza, ma, per oggi, vi metto però i riferimenti di quello di cui vi ho parlato.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Buone letture,</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Simona Scravaglieri </span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Gli altri post di questa serie:</span></div>
<ul><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">
<li style="text-align: justify;">#0 <a href="http://letturesconclusionate.blogspot.com/2018/05/cronaca-della-nascita-di-un-percorso-di.html" target="_blank">Cronaca della nascita di un percorso di lettura nella casa sconclusionata... #BlogNotesMaggio</a></li>
<li style="text-align: justify;">#1 <a href="http://letturesconclusionate.blogspot.com/2018/09/pista-nera-antonio-manzini-leroe.html" target="_blank">"Pista nera", Antonio Manzini - L'eroe antieroe e la distopia del noir.... #MarcoGiallini</a></li>
<li style="text-align: justify;"><a href="https://letturesconclusionate.blogspot.com/2018/09/la-costola-di-adamo-antonio-manzini-il.html" target="_blank">"La costola di Adamo", Antonio Manzini - Il delitto perfetto... #MarcoGiallini #2</a></li>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Castore e Polluce</span><br />
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Antonio Manzini</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Sellerio Editori Palermo, Ed. 2017 (solo ebook)</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Prezzo 2,99€</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">La crisi in Giallo</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Antonio Manzini</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">, Nicola Fantini, Laura Pariani, Dominique Manotti, Francesco Recami e Gaetano Savatteri</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Sellerio Editori Palermo, Ed. 2015</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Collana "La memoria"</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Prezzo 14,00€</span></div>
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgm7PKUOxYd9e311vPTh2enJiMdsxP7ymyxW2rgsWH_1q6wzCM_zXfIJ1eKswYT8D9iQwAjqFsm_oliL-B104fhROvcQ3N1s4wQnjiJfopqRNQD2miF0Yc7VhMVScNOOFH-EIq2l4hGltyk/s1600/6982-3.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="313" data-original-width="224" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgm7PKUOxYd9e311vPTh2enJiMdsxP7ymyxW2rgsWH_1q6wzCM_zXfIJ1eKswYT8D9iQwAjqFsm_oliL-B104fhROvcQ3N1s4wQnjiJfopqRNQD2miF0Yc7VhMVScNOOFH-EIq2l4hGltyk/s320/6982-3.jpg" width="228" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="https://sellerio.it/it/" target="_blank">Sellerio</a></td></tr>
</tbody></table>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_BkBd8f77pD04OD2mYu0GK7Jf1l9d7MiMrS3n8L652xLR2cdAg4NT4eqy3ZDX9KsSDOpsj_kRostXwPlgySPMZsXdicImNYyQ44e1u6PXqRLgSbJPcUlU2H-CsQ4NHj1rO-PN_xcUYO8e/s1600/9788838933615_0_0_4200_75.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1143" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_BkBd8f77pD04OD2mYu0GK7Jf1l9d7MiMrS3n8L652xLR2cdAg4NT4eqy3ZDX9KsSDOpsj_kRostXwPlgySPMZsXdicImNYyQ44e1u6PXqRLgSbJPcUlU2H-CsQ4NHj1rO-PN_xcUYO8e/s320/9788838933615_0_0_4200_75.jpg" width="228" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="https://sellerio.it/it/" target="_blank">Sellerio</a></td></tr>
</tbody></table>
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<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-12682461171964922372018-09-30T11:39:00.001+02:002018-09-30T12:55:44.019+02:00"Caterina", Vincenzo Zonno - L'annichilimento dell'eccesso...<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-BWDcmxiRSAKpKA9cyP12xseVTbfHdfPu-gJj6Du6XFAmDPSVzQDoqM7JsLEQzPAJyxhc7j1NLjSLc-Hzz_3v1zgrVYwiTqku4b6VvPjBpQe8GO9-Ipimky4poEt46TUMZq9p7Gl2rb4H/s1600/circo-1024x576.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="1024" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-BWDcmxiRSAKpKA9cyP12xseVTbfHdfPu-gJj6Du6XFAmDPSVzQDoqM7JsLEQzPAJyxhc7j1NLjSLc-Hzz_3v1zgrVYwiTqku4b6VvPjBpQe8GO9-Ipimky4poEt46TUMZq9p7Gl2rb4H/s400/circo-1024x576.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="https://www.loschermo.it/lucca-per-lambiente-un-anno-senza-circo-a-lucca/" target="_blank">Lo schermo.it</a></td></tr>
</tbody></table>
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<i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Messaggio di informazione: a seguito delle modifiche mal gestite di Google, che continuano a complicarmi la vita, ho deciso alla fine di traslocare. LettureSconclusionate migra verso lidi, si spera con una migliore assistenza, più stabili e ricomincia con addirittura un dominio tutto suo. Il trasloco avverrà nel mese di Ottobre ma ci sono già quasi tutti i pezzi qui riportati e lo trovate qui:</span><a href="https://letturesconclusionate.com/" style="font-family: georgia, "times new roman", serif;" target="_blank">letturesconclusionate.com</a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> </span></i></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"></span><br />
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><i>Simona Scravaglieri</i></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Questa è una delle recensioni che non mi piace scrivere perché io ho già letto questo autore, in un altro libro che continuo a consigliare a chiunque mi capiti a tiro, ma questa volta purtroppo non è andato tutto per il verso giusto. Caterina è un romanzo composito con tinte un po' gotiche e un po' horror, che ha un'idea di fondo geniale. Si costruisce su una serie di fotografie, di quelle in bianco e nero, un po' sbiadite e particolarmente grottesche, avete presente? Lo scorrere della storia sembra andare verso una meta e, invece, all'improvviso tutto quello che sembra in un modo non è più tutto quel che è. Il problema è la scrittura, questa volta, scelta per questo tipo di immagini; troppe parole per montare su una storia che non ha bisogno di un gran linguaggio, la bellezza sta nel meccanismo, ma si perde inesorabilmente sotto il peso delle tante, troppe parole che a volte sono anche un po' troppo retoriche.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Siamo su un carro, nella penombra si scorge una ragazzina. Fuori non si vede poi molto e il carro che la trasporta è pieno di rumori, le pareti e il pavimento scricchiolano sotto l'ondeggiare del carro sul terreno sconnesso. Caterina non vede l'ora di arrivare, i rumori le danno il mal di testa, sono ore che deve andare in bagno ed è stanca. Una radura finalmente si trova, si decide di non proseguire e di accamparsi e, intanto, scopriamo che ci sono più carri e che Caterina lavora in un circo. Non è ancora troppo brava a fare quel che vorrebbe e così il suo impiego è più come tuttofare che come circense. Sua madre sì che era un'artista ma poi è morta e Caterina è finita nel circo dove lavorava che è gestito dal suo ex amante.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Normale storia di ragazzina senza arte e ne parte che si riscatta? Sì e anche no, non sta a me raccontarvela, ma già dal primo tintinnio di stoviglie si sente che c'è qualcosa che non va, di oscuro e che ti si appiccica addosso fino alla fine del libro.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">La storia c'è come detto, è frammentata composta di inquadrature in cui bosco, radura, i rumori e gli animali, nonché la musica e il vociare delle maestranze si percepiscono distintamente. Non è raccontata a spezzoni, ma i punti cardine, in cui quella che dovrebbe essere una una storia lineare dovrebbe passare per avere una svolta decisiva, sono così grandi e pieni di colori da far sembrare i punti di congiunzione fra uno e l'altro molto più piccoli di quel che dovrebbero essere.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Il risultato è il ritmo che non viene da un alternarsi di velocità nella scrittura ma proprio dal susseguirsi dei quadri. Ci sono boschi rigogliosi, c'è il senso di comunità strana, diverso da quello che noi percepiamo come tale, perché si sta insieme per sopravvivenza e non per comunanza; c'è anche un che di grettezza che si assocerebbe ad un circo che non se la passa poi benissimo. Ci personaggi che si intravvedono attraverso la fitta boscaglia, a volte si percepiscono solo e questo non fa che aumentare quel soffocante sentire che c'è qualcosa che non va e la gestione con quadri che rappresentano i punti di snodo, con questo ambiente ci va a nozze. Non ci sono distrazioni esterne, Zonno ha tutto lì e gioca tutto lì, gli echi del mondo lontano, che immagini ma non vedi, sono completamente assenti se non contiamo i ricordi di Caterina. In un crescendo dosato arriva al clou con una buona gestione dei ritmi e dei tempi per poi finire in maniera totalmente inaspettata, come un cerino che ha fatto la fiammata ma si spegne subito. Il suo lavoro al dunque l'ha fatto, ma ti ha lasciato lì a sorpresa.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Cosa c'è che non va quindi? La scrittura. Seguitemi che è un po' complicato da spiegare.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">È una gran storia, ha tutti i meccanismi dell'horror con questo senso di maligno che ti aleggia intorno, ma è come guardare un film di genere, la protagonista è lì davanti alla porta, urla come un'indemoniata, lei lo sa che succede ha letto il copione, noi intuiamo che se sei andata in un posto così qualcosa dovrà pur succedere e abbiamo già le nostre idee sul fatto che di sicuro la scema aprirà la porta e sarà la fine, e pure quel che sta dietro la porta, di qualsiasi natura esso sia, sa quel che succederà, perché ha tutta l'intenzione a far sì che succeda e ha letto il copione... vi siete stufati? Vi è passato l'attimo d'ansia perché aspettate che io arrivi al punto? Ecco quel che succede!</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Il punto in cui molti scrittori sbagliano è che ci sono storie nate per avere una narrativa minimalista, perché tutta la forza dell'insieme non sta nel vocabolo che si sceglie ma nel meccanismo che si muove. Ogni aggiunta, ogni ricciolo magari in un aggettivo fuori luogo stride, ti disturba e distrae. Così perdi l'attimo perché stai lì a cercare di capire se tutto questo descrivere o riversare vocaboli che si sovrappongano precluda a qualcosa di grandioso e quel che si para di fronte, ovvero il meccanismo nudo e crudo, ne viene annichilito perché non sembra all'altezza delle aspettative.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Si perde quindi il senso perchè linguaggio scelto e meccanismo delle situazioni percorrono due binari in opposte direzioni e non hanno nulla in comune fra loro. Crea confusione e anche un po' di frustrazione in chi, come me, ha già letto Zonno e sa perfettamente che c'è talento in quella maledettissima penna. Ma questo è il caso classico in cui lo scrittore trova la sua nemesi in un buon editor, che questa volta non è stato al suo ruolo evidentemente. Si sente che era una storia che andava rivista con un occhio esterno che è avulso dall'affezione al proprio scritto. Avere un occhio esterno è pernicioso, lo so, ho due amici che leggono le rare volte che scrivo qualcosa e solitamente uno dei due è l'editor cattivo che mi continua a scrivere "Taglia!", "Taglia!" per poi, quando la storia è ridotta all'osso dirmi, "Uhm, mi sa che manca qualcosa!" (è ancora vivo perché gli voglio bene, sebbene abbia rischiato un paio di volte di non rivedere l'alba!), però avere una persona così ti da la misura di come viene percepito quello che tu non vedi. In questa ampollosità si annidano una serie di errori che potrei dire di leggerezza, ci sono delle frasi che galleggiano o che si ripetono, ci sono termini che sembrano fuori luogo il significato è corretto per l'azione, ma il vocabolo è avulso dal tono generale dello scritto.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Ripeto, è un vero peccato, ho rimandato questa recensione a lungo perché avevo promesso di scriverla, ma mi scoccia parecchio farla. Per me, il lavoro migliore di Vincenzo è e rimane <a href="https://letturesconclusionate.com/2016/06/23/non-e-un-vento-amico-vincenzo-zonno-dellimportanza-dellambientazione/" target="_blank">Non è un vento amico</a> e io continuerò a consigliarlo a chiunque mi capiti a tiro e Zonno rimane sempre un gran maestro nel creare le ambientazioni giuste per le giuste storie.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Buone letture,</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Simona Scravaglieri </span><br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Caterina</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Vincenzo Zonno</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Watson Edizioni, Ed. 2018</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Collana "Ombre"</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Prezzo 14,00€</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGgBNi2YWnRZgFiT1cyTMfhlAW4A5wmVIPkvSlP2uXqZbxspVukuxKnnPYYiLiCWX_vv-88i3gUWh6xYe6deAUJmFHXPYZvN4mj0GZvBKF77r0uAVqQv7Wko6ao_WF5MQv8Mub-oAvdNnt/s1600/IMG_20180930_112150.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGgBNi2YWnRZgFiT1cyTMfhlAW4A5wmVIPkvSlP2uXqZbxspVukuxKnnPYYiLiCWX_vv-88i3gUWh6xYe6deAUJmFHXPYZvN4mj0GZvBKF77r0uAVqQv7Wko6ao_WF5MQv8Mub-oAvdNnt/s640/IMG_20180930_112150.jpg" width="480" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: LettureSconclusionate</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-46157996460093506892018-09-29T16:08:00.000+02:002018-09-30T17:04:32.352+02:00"La costola di Adamo", Antonio Manzini - Il delitto perfetto... #MarcoGiallini #2<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmmrSd5x9svSVDQLMIa7Am6zNdPB6nRcOKjn9VevdRcREbnU7tuppzVcva5SI7q0sAHoFMrzQdSJYm2cWGb_bCNT9hDC4Hwin3UWLkZr0rEz4jWQF-ne9la15p3bS99upMCYfTQzdRHly-/s1600/Antonio+Manzini-2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="525" data-original-width="1000" height="210" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmmrSd5x9svSVDQLMIa7Am6zNdPB6nRcOKjn9VevdRcREbnU7tuppzVcva5SI7q0sAHoFMrzQdSJYm2cWGb_bCNT9hDC4Hwin3UWLkZr0rEz4jWQF-ne9la15p3bS99upMCYfTQzdRHly-/s400/Antonio+Manzini-2.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="http://www.foggiatoday.it/eventi/antonio-manzini-rocco-schiavone-cineporto-foggia.html" target="_blank">Foggia Today</a></td></tr>
</tbody></table>
<div>
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<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Messaggio di informazione: a seguito delle modifiche mal gestite di Google, che continuano a complicarmi la vita, ho deciso alla fine di traslocare. LettureSconclusionate migra verso lidi, si spera con una migliore assistenza, più stabili e ricomincia con addirittura un dominio tutto suo. Il trasloco avverrà nel mese di Ottobre ma ci sono già quasi tutti i pezzi qui riportati e lo trovate qui:</span><a href="https://letturesconclusionate.com/" style="font-family: georgia, "times new roman", serif;" target="_blank">letturesconclusionate.com</a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> </span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><i>Simona Scravaglieri</i></span></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"></span><br />
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<span style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">Nel post precedente avrei voluto inserire questa foto, ma purtroppo il libro che ha fra le mani è quello di oggi e quindi ho dovuto soprassedere. Qui Manzini sembra molto rassicurante e l'immagine che da di sé è in contrasto, invece, con quello che si trova ad affrontare il suo protagonista nella storia che ci apprestiamo ad analizzare. Spicca anche un altro aspetto di Schiavone, il suo protagonista, e il fare sottile ed elegante dell'autore gli regala, nelle presentazioni che mi è capitato di trovare in rete - e che giuro cercherò di inserirvi prossimamente-, un grande apprezzamento proprio dal pubblico femminile. </span></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Il libro di oggi parla di donne, di violenze domestiche e della solitudine che ne deriva; si occupa anche di immigrazione e di forme di integrazione che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e non ci soffermiamo nemmeno a considerare. Parla anche un po' dell'autore, attraverso l'amore per i libri e la lettura, ma anche molto della generazione degli anni sessanta e di uomini che guardano al mondo ancora con fare gentile, anche se non sempre, all'apparenza, "gentile" è il primo aggettivo che ti fanno venire in mente.</span></div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">In questa storia ci sono tre donne protagoniste tutte con storie personali diverse: c'è Ester la vittima, la sua amica libraria e la domestica di Ester della bielorussia. Sono tre donne molto diverse che entrano in contatto per motivi diversi ma che hanno ampio spazio in questo romanzo.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Irina è in Italia da qualche anno e fa la domestica, il suo compagno è un musulmano che viene da un luogo completamente opposto a quello in cui lei è vissuta, lui ha un banco di frutta e verdura al mercato. Insieme vorrebbero costruirsi un futuro insieme, e in parte hanno già cominciato convivendo, ma non si possono sposare. La religione glielo impedisce; i parenti di entrambi non gradirebbero la rinuncia al credo religioso in favore dell'amore. Irina, una mattina come tante apre questa storia. Sta andando a casa di Ester in bicicletta anche se c'è ancora neve ai bordi della strada. Arriva, parcheggia, sale ed entra in casa. Il caos regna sovrano in salotto, ma è in cucina che Irina capisce che non è frutto di una litigata o di una festa e corre fuori spaventatissima urlando che ci sono i ladri. È un maresciallo dei carabinieri a venirle, suo malgrado, in aiuto, chiamando la polizia e attendendo l'arrivo delle forze dell'ordine.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Quando Schiavone entra i ladri non ci sono, ma nello studio c'è Ester che pare essersi impiccata. "Pare", perché in effetti ci sono alcune incongruenze in questo suicidio e Schiavone se ne accorge dopo un po'. Non ci mette tanto perché da subito sente che c'è qualcosa che non va e mentre cammina verso un bar, nel libro, o mentre aspetta l'arrivo della scientifica con Fumagalli (il medico legale) nel film ripercorre in continuazione quei pochi secondi della scoperta del corpo ossessivamente. Il punto è il cortocircuito e sarà quello che si domanderà e ci domanderà praticamente per tutto il libro.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">C'è anche l'amica di Ester, ma la sua storia la dovete scoprire da soli.</span></div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">Una delle cose che chiedono più spesso a Manzini, se non contiamo la curiosità su cosa e quanto ci sia dell'autore nel vice questore, è se, prima o poi, Schiavone si innamorerà di nuovo. Io mi aspetto sempre che, stufo di sentirselo chiedere, prima o poi risponda alla maniera della protagonista della serie di video di </span><a href="https://www.youtube.com/watch?v=UUc8fRZi5BY" style="font-family: georgia, "times new roman", serif;" target="_blank">Educazione cinica</a><span style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">. Ma lui non è il tipo ed educazione vuole che si sia disposti e disponibili verso i propri lettori anche quando ti verrebbe da chiedere: </span><i style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">ma di tutto il giallo costruito ad arte, di tutte le declinazioni noir inserite in incastri perfetti, dello sguardo al sociale così profondo e che cerca di tirare fuori le emozioni dietro la cortina di omertà e silenzi, lei, davvero sente solo la mancanza dell'attimo rosa?</i><span style="font-family: georgia, "times new roman", serif;"> Che poi, nota di colore, a quanto pare è </span><i style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">Il Problema</i><span style="font-family: georgia, "times new roman", serif;"> di buona parte dei giallisti, thrilleristi e scrittori noir italiani contemporanei a quanto pare.</span></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"></span><br />
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">In fondo la situazione del protagonista è proprio quel riferimento di base che permette di confrontare quello che dovrebbe essere normalità, ovvero il rapporto tra due persone che si amano, con quanto di brutto si possa nascondere oltre la porta di casa. Mettere Schiavone in condizione di vivere una normalità diversa e reale lo esporrebbe ai soliti litigi, perché non c'è, perché non ha risposto al telefono, non ha fatto la spesa e via dicendo, situazioni che smorzerebbero in buona parte la forza del personaggio. Quindi questa necessità di romanticismo è un po' tanto fuori luogo (magari poi scopro che l'ha fatto ed è riuscito nell'impresa di non deludere le mie aspettative e quelle delle lettrici succitate!).</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Anche se poi Rocco ha comunque delle storie disastrose, che evidentemente sono l'ennesimo metro di misura per poter osservare un uomo che sopravvive in un mondo che non gli appartiene più; con Nora, la donna che frequenta ad Aosta, è scostante, assente e distante. Identifica persino il rimanere a dormire con lei come appendere il cappello. C'è solo in quell'unico attimo di appartenenza nel sesso, ma per la restante parte del tempo rifugge da una donna che pensa di ricoprire nella sua vita un ruolo diverso da quello dell'amante. </span></div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">A far da contraltare arriva il caso di Ester, suicida, che sembra essersi ritirata da un po' dal mondo. Se uno fa la somma di lei si sa poco, sia chiudendo il libro che alla fine del film. Sai che è sposata, è una donna che ancora non ha raggiunto la mezza età. Si aggiunge anche quell'amica libraia che svela quanto amasse leggere e della sua passione per i gialli, che le avevano fatto venire la voglia di scrivere un libro con un delitto perfetto, e quale dolore sia stato il suo ritiro dal gruppo di lettura per un marito geloso. A far da contorno a tutto ciò, c'è Irina, che venuta dalla fredda Bielorussia ha trovato non solo il lavoro in Italia ma anche l'amore. I due sono presenti il giusto ma non sono tanto visibili, nel libro però esce la semplicità della loro vita, una normalità strappata alla loro provenienza e alle convenienze religiose; la loro casa è povera ma pulita ma il loro amore si esplicita nel tenersi per mano in alcune scene del filmato. Il figlio di lui è un poco di buono, le sue amicizie sono ancor meno raccomandabili e non lo è perché figlio di uno straniero ma come un ragazzo qualunque che nell'età dell'adolescenza ha un rifiuto verso quello che vive e che sceglie di percorrere la strada sbagliata; lo sguardo attento di Schiavone capisce al volo la situazione ma non si sofferma più del consentito, dopotutto è un giallo che richiede indagini. </span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Ma è lo sguardo alla storia di Ester che mette a nudo le debolezze che Schiavone nasconde a tutti, l'attenzione verso il gentil sesso, il senso di sconfitta per la mancata prevenzione di un sopruso domestico, quel pugno dato a punizione di quelle botte inferte da un marito che si dichiara "educatore" della propria compagna di vita, è qui che, come donna, ti senti un po' vendicata sebbene l'atteggiamento sia più virile di quanto certe femministe "accetterebbero". Non è così marcato ed è veramente interessante vedere questo apparente contrasto fra la concezione dei rapporti universali, una donna non si tocca e va rispettata, con un senso di poco rispetto percepito da Nora ma non compreso da Rocco. Nora non sembra sapere di Marina, il marito di Ester non sa di quel che scrive la moglie, l'amica libraia non sa se si può fidare del vicequestore e c'è qualcosa che rimane sospeso nelle loro chiacchierate e quest'ultimo come al solito sente il peso degli incastri recependolo e dichiarandolo come l'ennesima rottura di coglioni.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Meglio il libro o la puntata? Entrambi, se in "Pista nera" era un problema di indizi, che nella trasposizione televisiva si smarrivano in mezzo a tante occorrenze che passano tutte insieme e quindi per poter cogliere la raffinatezza dell'incastro e dell'orchestrazione dell'omicidio te lo dovevi leggere e/o guardare più volte, qui invece l'incastro perfetto è ben visibile ma più complesso diventa carpire l'atteggiamento del protagonista. Se l'altra volta la dicotomia era il vicequestore diviso fra legalità e illegalità, qui il rapporto con il mondo femminile, la questione sociale del rispetto del ruolo femminile su tutti i piani fisico, spirituale e morale fa, all'apparenza, a cazzotti sul comportamento di Schiavone ed è più chiaro solo ed esclusivamente se si tiene in considerazione il ruolo di Nora come amante. D'altronde lo Schiavone virile, con un'immagine ben precisa della donna in testa, lo avevamo già visto in precedenza quando in un interrogatorio si scontra con chi seppur donna, e benché incinta, ha potuto progettare un crimine violento senza pari. Perché se da un uomo tanta ferocia si può associare, anche se non puoi capirla, il sapere che una donna possa solo pensarlo è un peso che Schiavone non riesce ad accettare. Ed è uno spirito che io associo alla generazione della decade precedente alla mia. Me lo ha fatto ricordare un libro, tra i milioni visto che mi piace complicarmi la vita da lettrice, che ho al momento sottomano: </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">"<i>La nuova generazione perduta</i>" (David Leavitt, </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">trad. Delfina Vezzoli, </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Mondadori, 1998). E' una raccolta di saggi dell'autore, e nel primo di questi, che da il nome alla raccolta, del 1985 racconta un'immagine della generazione degli anni sessanta che mi ha un po' ricordato una serie di persone che conosco e che a quella decade appartengono. Un po' a dire che se sei nato negli anni sessanta sei un con un piede nel passato e un altro nel futuro e la tua formazione passata è stata forte e non sbiadita. Per quanto tu possa dover rincorrere la tecnologia che hai visto nascere con il Commodore 64, tu hai qualcosa che le generazioni successive hanno perso: delle radici certe e solide; è da qui che parti, che contesti, cui rifiuti l'apparenza e persino l'identificazione. E' chiaro che sono diversi i nostri attuali cinquantenni da quelli americani, ma non perché da noi tutto veniva percepito diversamente o arrivava più tardi, ma proprio perché gravava questo pesante retaggio culturale.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Una nota di folclore la possiamo svelare però: nell'episodio, ma nessun riferimento nel libro, ad un certo punto il vice questore si ritrova davanti la libreria personale di Ester, molto fornita, visto che anche il marito conferma che fosse una grande lettrice e quale libro esce fuori? L'amica geniale di Elena Ferrante (Edizioni E/O), che io non ho letto ma che amici che lo hanno fatto mi confermano riportare qualche caso di violenza domestica. Ebbene sì, aderenti fino all'ultimo, al tono della storia.</span></div>
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<span style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">E Giallini? Giallini ha recentemente (Agosto) rilasciato un'intervista all'ennesima giornalista - che non ritroverò mai!- che lo ha raggiunto nel luogo di vacanza e, a una domanda che non ricordo, ha dato una risposta lapidaria che mi è rimasta impressa e che, riassunta in breve, corrispondeva a: la vita dei personaggi che interpreta nasce sul set e finisce con la chiusura delle riprese. Lui non porta mai il lavoro a casa o oltre la lavorazione del film. Mi è rimasta particolarmente impressa non perché non me lo aspettassi ma spiegherebbe il perché, quando gli domandano ogni volta se gli è piaciuto interpretare questo o quel ruolo e cosa pensa abbia in comune con il personaggio o se si rispecchia in quel tipo di vita, lui abbia un secondo di tentennamento, assuma un'espressione corrucciata e poi dia una risposta, che molto spesso si racchiude con sì o no - molti più no che sì-, e con qualche frase a commento. Sembra così estraneo al ruolo di cui si parla, come se fosse uno che è stato tirato dentro mentre passava fuori per la strada a parlare di una cosa che non gli appartenga. Invece è un'evidenza del distacco avvenuto da quel ruolo, e la distanza dalle fasi del set e della lavorazione alla messa in onda, non siano sempre d'aiuto almeno a questo attore. </span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Nei panni di Rocco ci sta benissimo, Rocco è anch'egli degli anni 60, come anche Manzini. Hanno visto le stesse cose, hanno probabilmente giocato agli stessi giochi e magari storpiato l'italiano creando o attribuendo nuovi significati alle parole. Questo gli permette quindi di mantenere quel piglio che ben ricorda, quel passo sfacciato e leggermente ondulato, da ex spaccone educato e cresciuto, quello sguardo ad un mondo che solo per età sembra allontanarsi dalla giovinezza ma che fa a cazzotti con la tua testa che ancora ragiona come un trentenne. E' divertente vederlo con uno sguardo paterno a volte e divertito in altre quando prende in giro Italo e trova la sua nemesi con Massimo Reale, il cui atteggiamento, prima ancora che il testo della sceneggiatura a lui destinato, è perfettamente in linea con quello del vicequestore. Strafottenza che non è solo quella del toscanaccio ad Aosta, ma anche quella del tramezzino all'obitorio, l'attaccamento ad un grembiule che sembra suggerire uno sgozzamento in una camera, dove c'è i corpo di Ester sterilizzata e pulita, che porta sempre.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">C'è del cameratismo inaspettato fra i due nel prendere in giro Italo, ma si percepisce più nei consigli di Fumagalli a Schiavone, non richiesti, su come si dovrebbe vivere, parlare e accettare una vita possibile lì, in quella città fredda. </span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Gli altri post di questa serie:</span></div>
<ul><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">
<li style="text-align: justify;">#0 <a href="http://letturesconclusionate.blogspot.com/2018/05/cronaca-della-nascita-di-un-percorso-di.html" target="_blank">Cronaca della nascita di un percorso di lettura nella casa sconclusionata... #BlogNotesMaggio</a></li>
<li style="text-align: justify;">#1 <a href="http://letturesconclusionate.blogspot.com/2018/09/pista-nera-antonio-manzini-leroe.html" target="_blank">"Pista nera", Antonio Manzini - L'eroe antieroe e la distopia del noir.... #MarcoGiallini</a></li>
</span></ul>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Buone letture,</span></div>
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<span style="font-family: georgia, "times new roman", serif; text-align: justify;">Simona Scravaglieri</span><br />
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">La costola di Adamo</span></div>
<span style="font-family: georgia, "times new roman", serif; text-align: justify;">Antonio Manzini</span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Sellerio Editori Palermo, ed. 2014</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Collana "La memoria"</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Prezzo 14,00€</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXEBH-o2slmXDBifxahX1_S-yMqAEUB1secQkdAzpW-XfgT6FjSuYMkjiaEPQNXYu2K0ft2Hw8NjRaDOdmYEroSoKCdPHRHcaytkJPUeuKidik_eguQ4A62YLQoXOnrD7D38emGU0YzC6m/s1600/3794-3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXEBH-o2slmXDBifxahX1_S-yMqAEUB1secQkdAzpW-XfgT6FjSuYMkjiaEPQNXYu2K0ft2Hw8NjRaDOdmYEroSoKCdPHRHcaytkJPUeuKidik_eguQ4A62YLQoXOnrD7D38emGU0YzC6m/s400/3794-3.jpg" width="286" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="https://sellerio.it/it/catalogo/Costola-Adamo/Manzini/7240" target="_blank">Sellerio</a></td></tr>
</tbody></table>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"></span><br />
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<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-75972269225439410772018-09-19T13:01:00.001+02:002018-10-04T14:38:45.649+02:00"Pista nera", Antonio Manzini - L'eroe antieroe e la distopia del noir.... #MarcoGiallini<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOVZR3mc9brBre3Q25A8-59lQ3Gv4Jcgwj3HGV3yvuZvp9QP-NXY9K1XXEe5AOsL3Xy0-_B89XTRxB7cHihWSARyPamIVbjDw3vfmfRNm-AUpqaBggO1_gRuS1VgaSFxstm6jbe2mDw33c/s1600/roccoschiavone.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="661" data-original-width="1206" height="218" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOVZR3mc9brBre3Q25A8-59lQ3Gv4Jcgwj3HGV3yvuZvp9QP-NXY9K1XXEe5AOsL3Xy0-_B89XTRxB7cHihWSARyPamIVbjDw3vfmfRNm-AUpqaBggO1_gRuS1VgaSFxstm6jbe2mDw33c/s400/roccoschiavone.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px;">Isabella Ragonese e Marco Giallini</td></tr>
</tbody></table>
<i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></i>
<i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">"Al terzo episodio, sapevo che l'attore era Marco Giallini, al quarto che la serie è tratta dai gialli di <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Manzini">Antonio Manzini</a>, al quinto mi hanno detto che i gialli in questione dovevano essere sei, al sesto ho scoperto da <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Manzini">Wikipedia</a> che sono in effetti 18 tra romanzi e racconti (Manzini ma quanto scrivi? Perdindirindina!) e che volevo leggerli. In particolare, Manzini mi scuserà, vorrei capire se e quanto la trasposizione televisiva e il libro scritto corrispondano perché nel primo caso esce decisamente tanto l'attore principale e se fossero così costruiti mi piacerebbe capire quanto il Rocco Schiavone di Giallini corrisponda all'idea di Manzini e quanto invece ci sia di suo."</span></i></div>
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<i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: x-small;"><a href="http://letturesconclusionate.blogspot.com/2018/05/cronaca-della-nascita-di-un-percorso-di.html" target="_blank">(Cronaca della nascita di un percorso di lettura nella casa sconclusionata... #BlogNotesMaggio per il #MaggiodeiLibri - Maggio 2018)</a></span></i></div>
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<i><br /></i></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Iniziava da qui l'idea di un percorso di lettura accennato a Maggio, che poi amor di precisione più che di lettura si tratta di un percorso multimediale visto che #MarcoGiallini è un attore, anche se in passato ha scritto anche qualche articolo per <a href="http://www.ridersmagazine.it/" target="_blank">Riders</a>. E così ripartiamo da qui e proprio da quell'episodio che mi aveva convinto a leggere Manzini. I compiti a casa io li ho fatti seguendo la scaletta degli episodi della serie TV, sceneggiati dall'autore stesso coadiuvato da </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Maurizio Careddu.</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> </span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">"Pista nera" (Sellerio, 2013) è il primo romanzo in assoluto della serie che in linea temporale è stato anticipato da un racconto ("L'accattone" raccolta "Capodanno in giallo", Sellerio, 2012), per vedere la presa sul pubblico - come ammette Manzini in un'intervista- ma scritto successivamente al romanzo citato.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Quello che ho scoperto leggendo Manzini è che è uno scrittore fuori dai soliti schemi, con il suo amore per la parola e per la sonorità del testo, che è precisissimo riguardo la terminologia medica - in alcuni casi sfiora la pedanteria, tanto da farmelo immaginare un po' ipocondriaco - che ha un talento per intessere le trame del giallo classico talmente spiccato da non dover nascondere nulla ai propri lettori riguardo le indagini. I casi narrati nel ciclo non hanno bisogno di abbellimenti: sono e nascono complessi come lo sono in generale quelli reali da cui, Manzini, in una serata al MAXXI con De Giovanni e Robecchi, dice di attingere per ispirazione; se una costante c'è nel "Manzini-style" è che colui che commette il male ("il reato" è sempre un limite verbale nella cosmologia manziniana che non permette di guardare alla realtà dell'atto nel suo complesso) è sempre l'insospettabile, anche se losco. Per costruire quel singolo atto, il colpevole deve crearsi una rete di normalità, rivestirsi di abitudine e finanche calarsi o vivere nella normalità più brutale e anonima ai più. Un omicidio, un furto, la rapina e via dicendo, si ammantano di tutti quegli aspetti del male che noi riconosciamo nella normalità come altro, come fato (povertà, malattia, solitudine etc) oppure la necessità che giustifica il gesto (l'ingiustizia sociale, la vendetta per un torto subito). Solo in un caso l'autore fa ricorso ad un reato che ricade nel classico di genere, anche se, nella combinazione dei due racconti che costituiscono l'architettura della puntata, non rinuncia ad affiancargliene un altro di contrappeso e di denuncia verso una sostanziale "dimenticanza" sociale della società civile e delle istituzioni. </span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Dopo tutto questo, anche con l'aiuto di interviste e convegni che sono disponibili in rete, ho scoperto che Rocco Schiavone è un po' da considerarsi come un grande puzzle, che racchiude le caratteristiche abitudinarie di molti e che proprio per questo starebbe antipatico a tanti; ma all'autore tutta questa architettura non basta per avere un personaggio verosimile, così gli crea attorno un'atmosfera distopica che mina tutte le sue possibili certezze: la moglie, le donne, gli amici, i collaboratori, la città. Tutti questi pilastri, in cui un uomo normale alle strette cercherebbe un rifugio certo, crollano uno ad uno, costringendo un uomo che viveva sospeso fra legalità, senso della giustizia e illegalità a doversi mettere in discussione e alla prova ancora una volta. </span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">"Pista nera" non è un lavoro distopico intendiamoci, è un giallo in piena regola con una marcata vena noir. La distopia sta solo nella creazione del personaggio e della situazione in cui lasciarlo muovere come una cavia.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Prendi un uomo che di suo è poco "sociale" ma che ha una moglie che ama alla follia e degli amici che conosce fin da ragazzino. Come ammette anche il vicequestore nei suoi pensieri, nello scorrere del libro, nella sua Trastevere degli anni '60 si giocava a guardie e ladri e da grandi si potevano scegliere solo due strade. Se i suoi amici hanno scelto quelle illegali, Rocco ha intrapreso la professione più comoda: quella della guardia che conosce da vicino il mondo dei ladri. E questa è una delle caratteristiche che Manzini riuscirà, nel corso dei romanzi e dei racconti che ho letto, a sfruttare con una certa nonchalance dando l'opportunità a Rocco Schiavone di far vedere ai suoi lettori entrambi i lati della barricata anche nel corso delle sue investigazioni.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Dicevamo, prendi un uomo e allontana o fai sparire i suoi punti cardinali, quelli che danno peso e certezza alla sua vita, portalo al punto più basso della rovina personale e lavorativa con una serie di situazioni create da lui e altre che sono completamente indipendenti o forse derivate. Un uomo che improvvisamente si trova solo che per giunta viene mandato a mille e più km da ciò che conosce, uno che ha già stabilito che la sua vita è finita il 7 luglio del 2007 e che si trova a dover ricominciare un qualcosa che non dovrebbe esserci più. Rocco è in quel punto che, nel genere distopico, è l'inizio dopo la rovina e da dove i personaggi sopravvissuti devono ripartire per ricreare una qualsivoglia normalità che deve essere diversa da quella che ha portato alla distruzione che stanno subendo. Ma Schiavone è recalcitrante proprio perché, come detto, parte da sconfitto. Non si tira indietro a quel che gli capita, ma è deciso a dimostrare tutto il suo risentito dissenso in parte materialmente (le Clark e il Loden in mezzo alla neve), in parte in azioni (il rifiuto di arredare la casa in affitto, di farci entrare gli estranei e anche gli amici e di dare al barman di Aosta qualsiasi possibilità di ricordargli che oramai è di casa chiedendo "Il solito dottore?") e infine con un sarcasmo, in alcuni punti diventa cinismo, per nulla nascosto verso le figure a cui si deve affiancare (il giudice, il questore, D'Intino).</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">L'indagine. Su una pista di servizio per i gatti delle nevi, uno di questi mostri meccanici passa su quello che a tutti gli effetti è il cadavere di un uomo. L'uomo è irriconoscibile e senza documenti, il gattista è sconvolto ed è uno alle prime armi e giura di non aver visto passare nessuno davanti a lui mentre scendeva. Manca un guanto e il vicequestore, sotto gli occhi dei suoi nuovi collaboratori perplessi, osserva cose che loro non vedono e non capiscono. Si presenta il giudice Baldi che nemmeno è arrivato e già minaccia il suo nuovo collaboratore dicendo che "sa di lui abbastanza" e gli intima di chiudere il caso al più presto, dentro i limiti previsti dalla legge. Già questo, in termini di tempo e di spazio, regala al lettore e al telespettatore il quadro generale di quello che si troverà davanti: un giudice umorale, un vicequestore un po' cretino che gira con le clarck e il Loden sulla neve e cui piace vendicarsi, nei toni delle risposte, di coloro che si presentano come gradassi. </span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Ma la domanda rimane una: un uomo nel buio, su una pista di servizio innevata a 1.500 metri di altezza che ci faceva? E perché manca un guanto? Gli indizi nel libro vengono tutti seguiti e presentati con dovizia di particolari, vengono commentate azioni e i tempi, su cui Rocco invita, di volta in volta, a riflettere i collaboratori, il giudice e anche il questore, nonché i suoi lettori. Indagine che si concluderà in perfetta coerenza con il percorso fatto per risolverla: ogni tassello avrà il suo posto e la sua spiegazione senza doverne dare una completa alla Poirot o alla Sherlock Holmes alla fine. Questo perché Rocco è umano, è un uomo di mezz'età che non ha bisogno e non vuole le luci della ribalta; a lui non interessa vincere sul "male" ma fare giustizia, anche se questa rivela spesso la bassezza delle ragioni che si usano come giustificazione per gli atti più biechi.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">A margine di questa storia c'è anche un'altra vicenda che vede coinvolto l'amico più caro di Roma, Seba. È l'ago della bilancia che permette al protagonista di farsi percepire come uno di noi, anche agendo ai limiti della legalità: un carico dalla Germania, materiale da requisire per poi dire "abbiamo avuto una soffiata". Poi una scoperta e la decisione da giudice armato non di "Giustizia" ma solo di "senso della giustizia personale". Ma questa storia ve la dovete svolgere da soli. Come dice Manzini, si è fatto un gran parlare della personale preghiera laica di Schiavone in TV, mettendosi a contestare un vicequestore che si fa le canne appena arrivato in ufficio, ma nessuno si è preoccupato di dire nulla della sua carriera parallela. Ecco in questo ha ragione, perché quell'aspetto, che divide la vita e il pensiero di un uomo normale da quella di un rappresentante delle forze dell'ordine che la legge non la deve solo applicare ma conoscere a memoria grazie ai suoi studi, è quello che regala al personaggio la verosimiglianza rendendolo davvero reale. L'uomo, quello comune contesta molto spesso i limiti della Giustizia, non sul piano filosofico o quello qualunquista di Baldi, e in questo contesto non è l'uomo ma il vice questore</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> che deroga</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> alla Giustizia, uguale per tutti ma proprio per questo mai giusta per nessuno, </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">in favore di un "senso di giustizia" che, come dice Baldi in un'altra occasione, lo fa calare nelle vesti di colui che decide solo in base a convinzioni personali, condivisibili ma non per questo eticamente giuste. E, strano a dirsi, queste vicende sono un'ulteriore finestra nella distopia personale di Schiavone e quella ancora più grande della sfera sociale. Sono quegli scorci che ce lo rendono più vicino, proprio perché soddisfano il nostro senso di giustizia ma che dimostrano anche il nostro naturale limite nel guardare alle cose: il malaffare non è mai uguale per tutti come non lo è la nostra percezione della giustizia fatta. Siamo naturalmente portati a fare una selezione del reato e di chi lo commette, non in base alla gravità dello stesso ma al nostro "senso di giustizia" limitato al nostro personale sentire e questo rappresenta, in tutto e per tutto, la sconfitta sociale che viviamo ogni giorno quando giudichiamo come azione giusta anche un illecito. È un po' come pensare al povero che non ha nulla da mangiare che ruba una mela da dare ai figli e confrontarlo con il ricco che sottrae soldi allo stato: entrambi sono crimini equipollenti perché sono furti. Ma la natura umana rifugge dalla logica inoppugnabile della Giustizia e ci porta a guardare alla necessità del povero e alla futilità del ricco. Lo sguardo di Manzini è quello dell'intellettuale classico, quello di una volta, che sa che non è nel suo ruolo giudicare ma sta a lui alzare l'asticella della riflessione e della discussione. </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">È un discorso scomodo, concediamolo, ma ci permette di misurarci su un terreno complesso e capire a quanta della libertà e della civiltà di cui ci vantiamo siamo disposti a rinunciare per il nostro senso di giustizia che non necessariamente è equanime.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Nè Manzini e né Giallini sono Rocco Schiavone. Di Giallini, Manzini, in un'intervista dice che, prima di averlo segnalato fra i possibili protagonisti, ne sapeva poco. Giallini in un'altra ammette che i libri li ha letti dopo che gli hanno parlato del personaggio e che ha deciso di accettare il ruolo e, in un'altra occasione, dice di aver sentito quel personaggio molto suo.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">A Schiavone, Manzini, ha regalato di suo solo la scala delle "Rotture di coglioni" che è una sua graduatoria che si continua a riempire di nuove voci. Giallini, invece, a Schiavone regala la rotondità di una interpretazione che lo rappresenta in tutte le sue sfumature e che diventa più ricca nei suoi momenti bui. Sono quelli che Rocco condivide con la sua Marina, la donna che ama e con la quale vuole ritrovare quel calore e quella serenità perduti al netto del mondo che lo circonda. Sono momenti fatti di gesti, di movimenti, di sguardi nella quotidianità che però non cedono il passo a stucchevolezze di sorta (grazie Antonio!), la divisione fra i due c'è, e c'è un motivo che in questo libro è accennata e nella serie invece si svela nel secondo episodio, ma non è questo che li limita. Il rapporto tra Marina e Rocco è quello di una coppia consolidata e complice, in cui il bacio o la parolina dolce non sono qualificanti come dimostrazioni d'amore. La vera dimostrazione di amore è quella di non voler rompere l'idillio di quei rari momenti insieme, contaminandoli con il male esterno che logora e insudicia la vita fuori, come nel gesto della scena finale di "Pista nera" in cui un insofferente Rocco non vuole dire a sua moglie cosa non va nell'aver risolto un caso: si alza dalla posizione in cui stava dormendo sul divano accanto a lei, si sistema seduto e quando lei insiste, lui si sporge senza un fiato verso il tavolino davanti, la macchina da presa lo inquadra mentre allunga un braccio per prendere una sigaretta e nel contempo incassa la testa nelle spalle e arrotola come un gatto la schiena, mentre la accende. Un modo fisico per dire "non mi costringere a dirlo, parliamo d'altro!". Una sequenza più da teatro che da cinema, perché non prevede parlato e non è l'espressione del volto dell'attore che comanda, quanto l'utilizzo che lui fa della sua fisicità, in quello spazio ristretto, per esprimere una malessere e il derivante peso di portarlo come un fardello dietro ogni giorno che passa. </span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">A teatro tu non sempre sei davanti, non vedi distintamente la faccia dell'attore, ne scorgi i lineamenti grazie al trucco teatrale che contrasta l'appiattimento delle luci forti di scena: a farla da padrone sono il tono della voce e la fisicità che sottolinea le parole, i gesti, la situazione. Ecco, la scena appena descritta, costruita a dovere con una inquadratura grande come un divano a due posti, la posizione degli attori che quasi si incrociano ma non si toccano, Giallini si sistema ma Isabella Ragonese (Marina) non deve spostare il ginocchio a testimonianza che non sono in contatto, si nutre di movenze appena accennate ma che sono tutta eredità del mondo teatrale. Lei domanda ma non si propende, a sottolineare la distanza, rimane ferma persino quando insiste, quasi non possa superare la linea del cuscino nero ricamato su cui lui poco prima poggiava la testa e che è rimasto lì, in una posizione quasi innaturale ma non casca.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Lo Schiavone di Manzini e quello di Giallini si assomigliano? Diciamo che si completano. Nel passaggio da libro a serie Tv, Rocco perde qualche pensiero espresso in maniera forse un po' brutale (sono pochi però) e qualche sberla di troppo. Giallini lo completa svolgendolo in tutta la sua "romanità" e accentua la dicotomia fra quello che poteva diventare e quello che è. Quello che è il Rocco della serie TV, complice sicuramente la mano di Manzini, è un uomo più verosimigliante perché mantiene le sue caratteristiche di borgata di quartiere povero, ma dimostra la contaminazione subita dalla cultura acquisita nel corso degli studi (l'ennesima dicotomia fra quello che sente di essere e quello che invece è), per cui laddove necessario e solo in estrema ratio e per motivi d'indagine, per esempio, scende a "livello sberla" ma non eccede, come invece nel libro fa. Il confronto con Seba, che nel libro è solo fisico (quest'ultimo viene descritto come un omaccione, quasi un orso, il suo corrispettivo filmico non è così corpulento ma conserva questo spirito rude ma molto più umanizzato e accattivante), sullo schermo diventa il metro con il quale misurare la strada fatta per separarli che però non è bastata a scalzare l'amore amicale. E Rocco vive una profonda dicotomia fra un passato cui appartiene ma che, al contempo, non gli appartiene </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">più.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Meglio la puntata o il libro? Entrambi. Libro e film, o chiamatelo come vi pare, si integrano coprendo alcune sfumature che singolarmente le penalizzano. La profondità dell'indagine viene fuori se la puntata la vedi con attenzione più volte, perché alcuni particolari, nell'incrociarsi degli eventi, non sono così evidenti, per cui in alcuni punti sei distratto e la spiegazione finale un po' galleggia. Il libro ti permette di apprezzare la finezza dell'intuito dell'autore che incastra una situazione perfetta in una trama che, su una ragnatela di indizi che collegati con la giusta sequenza, ha una solidità difficilmente attaccabile e che non richiede ulteriori spiegazioni.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Della carriera di Manzini, di quella di Giallini, che da il nome al percorso, delle altre "notiziole" di contorno alla serie e al rapporto dei citati con Schiavone ne riparleremo di volta in volta. Strano a dirsi per me che sapevo praticamente nulla su tutti e tre, ma tra interviste, conferenze, articoli ci sono mille sfumature che ridefiniscono l'immagine generale e che è difficile sintetizzare se non con il rischio di sembrare pedanti o peggio dei "fan sfegatati" ovvero il corrispettivo, se esiste, del nerd nel mondo della fantascienza. Il percorso non nasce per ingigantire un mito, che in parte già c'è ed è composto di un seguito corposo per entrambi, ma per capire quali siano i meccanismi che lo rendono caro ad un pubblico trasversale, tra lettori e non lettori, anziani e giovani e di estrazione sociale e culturale differente. La forchetta del gradimento è talmente ampia che io davvero ho glissato Manzini scientemente pensando il solito "caso letterario", cosa che invece a conti fatti non è, o se lo sembra, utilizza questo suo potere per continuare a fare la differenza non soltanto con l'impegno verso il sociale, inserendone i temi scottanti nelle sue trame, ma anche non scendendo a patti con una forma narrativa semplice, ricercando una formula invece più ricercata che si nutre anche della parola sconosciuta o desueta proposta in maniera da non essere di fastidio anche a chi non vuole sentirsi in difficoltà.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Però un paio di note di folklore possiamo aggiungerle anche qui:</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">- riguardo il libro: Manzini, in una presentazione dice che "Pista nera" nasce proprio a Champoluc, in una gita fatta con la sorella e il marito. Avevano perso la funivia per risalire al rifugio che li avrebbe ospitati e quindi hanno dovuto risalire con il gatto delle nevi e in quella occasione Manzini si domandò " e se passiamo sopra una persona?". In un'altra presentazione integra la storia dicendo che dopo questo pensiero, l'ispirazione è stata così forte da aver passato l'intera settimana di vacanza a scrivere invece che a sciare.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">- riguardo la serie: Ogni volta che si chiede a Manzini dell'insana cocciutaggine di Schiavone nel continuare ad indossare Clark e Loden se lo si osserva bene a lui viene da ridere sotto i baffi che non ha. In una delle tante presentazioni di libri si capisce il perché quando spiega che, all'inizio delle riprese televisive, alle due di notte il telefono squillava e quando rispondeva una voce (di Giallini) esclamava solo "Manzini! Mortacci tua!" e buttava giù. Riguardo il Loden in particolare invece ha una risposta più articolata: è un accessorio che in montagna è un cappotto primaverile ma per uno che è sempre vissuto a Roma e il massimo dell'altitudine frequentata è Monte Mario (300 mt) è naturale considerarlo un cappotto invernale. Questo la dice molto sui pezzi che hanno composto il grande puzzle che è Schiavone.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Sperando che non siate morti di inedia, vi do appuntamento al prossimo libro per questo percorso. I libri che compongono la prima stagione sono quattro romanzi e due racconti. Per chi non lo sapesse, la prima stagione di Rocco Schiavone che sta andando in replica in questa settimana da fine agosto è visibile su <a href="https://www.raiplay.it/" target="_blank">RaiPlay</a> e su <a href="https://www.primevideo.com/" target="_blank">Prime Video</a> di Amazon (disponibile per i clienti Prime).</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Buone letture e buona visione,</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Simona Scravaglieri </span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Pista nera</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Antonio Manzini</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Sellerio editore Palermo, ed. 2013</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Collana "La memoria"</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Prezzo 13,00€</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Ebook 8,99€</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_VokOXRouNCHxjI1kzBnOxWf1eYtoTHhjP5CBer8TXgc-mVPSpFbMkhpm5DW3uMH5yczYfmNYQ8jyxthlvPukJO5qAEaJNZT_DNWUjOvdzCfnY5PzDBW6GYtiMFWrGEOitzssSu6JFyQr/s1600/71QEwqVc46L.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1131" data-original-width="823" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_VokOXRouNCHxjI1kzBnOxWf1eYtoTHhjP5CBer8TXgc-mVPSpFbMkhpm5DW3uMH5yczYfmNYQ8jyxthlvPukJO5qAEaJNZT_DNWUjOvdzCfnY5PzDBW6GYtiMFWrGEOitzssSu6JFyQr/s400/71QEwqVc46L.jpg" width="290" /></a></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-14959686765982347222018-09-14T16:22:00.000+02:002018-09-14T16:36:09.087+02:00"Il segreto di Bruto", Raffaele Alliegro - Mai stata nella Roma antica così bene...<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2bTZuCGo8SciIEH_4aOKg4lOS2y4JFoJFYDyBGcASbSl7FxEAZvMqGJ9Y43U6YiTLBMTUQGX2Cuppr04oTkvVRfldHds1_oJF_CYO5SawIJlRmQo7ImFibU7tvbYYGh8oTr4JgqHP0yVp/s1600/Lucio-Giunio-Bruto-716x2601-716x260.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="260" data-original-width="716" height="145" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2bTZuCGo8SciIEH_4aOKg4lOS2y4JFoJFYDyBGcASbSl7FxEAZvMqGJ9Y43U6YiTLBMTUQGX2Cuppr04oTkvVRfldHds1_oJF_CYO5SawIJlRmQo7ImFibU7tvbYYGh8oTr4JgqHP0yVp/s400/Lucio-Giunio-Bruto-716x2601-716x260.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Lucio Giuno Bruto<br />
Fonte: <a href="http://www.bbtivoli.com/la-villa-di-bruto-a-tivoli/" target="_blank">BBTivoli</a></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<br /></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Non è che io non mi sia mai innamorata di un personaggio di un libro in vita mia, Darcy è nel mio cuore da sempre con la sua sconclusionata dichiarazione d'amore ad una Bennet, ma difficilmente, davvero tanto difficilmente, ho provato una certa ammirazione per un uomo, realmente esistito disegnato con i tratti di una narrativa da romanzo e non da saggio, che in maniera così evidente spicca per il suo acume e la sua leadership. Un uomo cui guardare con rispetto, anche se non sempre è facile, e attraverso la cui storia Alliegro ricostruisce la forza, il coraggio, l'etica e la vita di un'intera civiltà ai tempi che precludono ad una nuova alba per la civiltà romana. La storia di oggi è storia vera, passata attraverso il ricordo collettivo, arricchita di miti e leggende e raccontata in una maniera particolarmente scorrevole e che però, nonostante questo, mantiene tutto il suo fascino e la sua attrazione anche quando ti spiega perché l'anello di matrimonio andava sull'anulare di una mano rispetto all'altra. Ecco, se non siete mai stati dei fan della storia di Roma, troppa gente con nomi strani, date che si rincorrono che 'sti romani non sapevano mai star fermi e chi più ne ha più ne metta, sappiate che non lo sono mai stata anche io, anzi, io manco mi ricordo i sette re di Roma (ecco mo' l'ho detto, che liberazione!). Però Traquinio il Superbo, dopo questo libro, credo che lo ricorderò finché campo perché è un lavoro talmente coinvolgente da valere la pena di consigliarlo a tutti quelli come me, non perché gli altri non apprezzerebbero, ma non darebbero altrettanta soddisfazione di quella che può regalare chi parte un po' prevenuto.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Alliegro, sappilo, se vuoi scrivermi le vite degli altri sei re di Roma, io ti leggerò molto volentieri! </span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Bruto, il protagonista di questa storia non ha solo un segreto nella sua vita qui descritta ma ne colleziona parecchi, sebbene uno di questi sia decisamente pesante. È il nipote di Tarquinio il Superbo, cui lo zio ha ucciso praticamente tutta la famiglia salvando solo lui perché ritenuto un po' tardo. Bruto, quindi verrà allevato da una fidata serva della madre che lo crescerà con tutti quei principi che uno del suo rango deve avere e conoscere ma sarà anche colei che gli insegnerà a salvarsi ogni giorno la vita, fingendosi sempre quello che gli altri hanno sempre pensato di lui. Andrà quindi a vivere con lo zio al sedicesimo anno d'età e partirà poi per le guerre che lui deciderà di fare con i popoli confinanti con Roma.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Il limite di Tarquinio è la forza di Bruto, il primo è un etrusco, troppo pieno di sé per allevare una stirpe al comando, troppo attaccato al divino da lasciarsi guidare da profezie vacue e mai precise e non tempestivo nel cogliere e comprendere quel che il destino gli ha riservato. Bruto per contro è un romano pratico, semplice e diretto; segue un percorso già scritto, anche se lui non lo sa, un cammino che lo porterà al disvelamento delle sue doti di condottiero e leader, ad innamorarsi di Vitellia e a cercare il favore dello zio in battaglia per raggiungere lo scopo finale: liberare Roma dal dominio etrusco.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Se fosse un film, probabilmente questo libro verrebbe presentato come un giallo atipico in cui il punto di vista della giustizia non sta nell'indagine, ma nella mano dell'assassino. In effetti, come ci si aspetterebbe da ogni resoconto della vita dell'epoca, vivere una vita tranquilla e arrivare alla fine naturale era uno sport davvero estremo per i romani. Questa storia non fa eccezione, il vero mistero sta nelle rivelazioni della sibilla di cui si accenna, ma non abbastanza, e che ti fanno immaginare la donna descrivere anni molto più lontani di quelli di cui si parla una sera in un abbassamento di difese di Bruto poco prima dell'ultima battaglia. Quello che è in suo potere di fare, per il bene superiore della città di Roma, seppur brutale, verrà portato a compimento senza indugio, a testa alta. Bruto è il degno rappresentante di ideali e di quella lealtà che noi non potremo mai più vedere, perché seppure confusa fra mito e realtà, non corrisponde al nostro modo di guardare alla cosa pubblica. Eppure, la narrazione di Alliegro è talmente avvincente che non ti rimane indifferente nessuna delle scelte fatte dai protagonisti di questi fatti, anche se lontane dal nostro modo contemporaneo di affrontare le questioni.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">È un lavoro imponente reso in maniera leggera,se così si può dire, una moderna epopea che seguendo il mito che Tito Livio e poi Ovidio spargono attorno alla vita di Lucio Giuno Bruto, riporta in auge un eroe lontano nel tempo, e anche nella memoria, e lo investe delle medesime responsabilità che aveva nel passato, cogliendo l'opportunità di raccontarla alla maniera contemporanea e di usarla come spunto per raccontare di una civiltà che a noi è sempre stata resocontata per compartimenti stagni: letteratura, storia, architettura, storia dell'arte, filosofia, grammatica, matematica. La fusione di tutti questi comparti ci regala uno spaccato della vita, del pensiero, delle abitudini e delle profonde differenze di grandi civiltà come i romani, gli etruschi e, a latere, anche dei greci. Le rovine diventano di nuovo edifici, acquedotti, la sala del senato, le case in cui vediamo muoversi uomini affaccendati nella loro quotidianità, così tanto lontana dalla nostra e curiosa ai nostri occhi. Sentiamo il vociare dei servi, le urla dei venditori del mercato o il fruscio delle tende che nascondono all'occhio e all'orecchio indiscreto le preveggenze, le insurrezioni, le vendette, la liberazione. A volte ci si riesce e a volte no, ma a noi non importa, perché come invisibili fantasmi seguiamo il percorso che ci indica l'autore passando per le strade, correndo per i campi, anche quelli di battaglia; noi vediamo e sentiamo tutto.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Io non so se sono riuscita a regalarvi, anche una minima parte, della bellezza di questo lavoro, che ho cominciato a leggere con la curiosità di una che si domanda che cosa mi si possa dire di più sulla storia romana, a cui io di solito guardo solo per l'architettura e l'arte, e che invece mi sono ritrovata a seguire con passione. Un lavoro singolare e particolare, tratteggiato con maestria e corredato di tutte quelle informazioni atte a capire in che mondo ci si muove, sentito fino all'ultima parola nelle descrizioni dell'ultimo sguardo di Lucrezia, l'invidia dei tre cugini, il dolore di Collatino e l'onore talmente sentito per la "res publica" da mettere a morte perfino i propri figli. Ogni momento è carico di quel patos tanto caro agli antichi, ma reso in una maniera </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">elegante e scorrevole</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> con una scrittura che non cede alla retorica ma che mantiene un ritmo vivace e costante dall'inizio alla fine.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Un lavoro davvero imperdibile.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Buone letture,</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Simona Scravaglieri</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Il segreto di Bruto</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Raffaele Alliegro</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Edizioni Spartaco, ed. 2018</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Collana "Dissensi"</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Prezzo 14,00€</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgp-WymYUdvA9ERCg53_tFFYhTZEeP3GDOUz-Z3O7EpfDwTaV9VbNJcDk8P43RUZ9s6g6Y7WuPHyE9XR_trrG4S_K4mS_0Uje8SUa9UnQB8hLfZ0R7_7ocajNXL6jPEbpI0Hxtv-srnOopH/s1600/39509791_1957632664300393_5370697603958702080_o.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1080" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgp-WymYUdvA9ERCg53_tFFYhTZEeP3GDOUz-Z3O7EpfDwTaV9VbNJcDk8P43RUZ9s6g6Y7WuPHyE9XR_trrG4S_K4mS_0Uje8SUa9UnQB8hLfZ0R7_7ocajNXL6jPEbpI0Hxtv-srnOopH/s400/39509791_1957632664300393_5370697603958702080_o.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: LettureSconclusionate</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-20594149501279756092018-09-05T13:38:00.001+02:002018-09-05T13:40:50.326+02:00"La pattinatrice sul mare", Paolo Foschi - Lo sportivo che scrive e quello che indaga...<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUcuZ7P8rbeK8uU-DnE_1QEP2YiMedp6mzrnd6uQsV-9ohpbOJl5evOWAhTNlZI93DsuEDZcWOQfYVFRlPYs09IXeXCf5Hpyfdp-xKLjBf6e46AUdhhyphenhyphenzuHpoNBjLzraQlua5zL7KPS9JR/s1600/paolo-foschi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="960" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUcuZ7P8rbeK8uU-DnE_1QEP2YiMedp6mzrnd6uQsV-9ohpbOJl5evOWAhTNlZI93DsuEDZcWOQfYVFRlPYs09IXeXCf5Hpyfdp-xKLjBf6e46AUdhhyphenhyphenzuHpoNBjLzraQlua5zL7KPS9JR/s400/paolo-foschi.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Paolo Foschi<br />
Fonte: <a href="http://www.radiocorsaweb.it/foschi-utilizzo-i-crimini-sportivi-come-pretesto-per-affrontare-le-problematiche-e-tematiche-legate-alla-societa-odierna/" target="_blank">Radio Corsa Web</a></td></tr>
</tbody></table>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Quest'anno mi trovo a dovermi cospargere il capo di cenere con molti autori, come Manzini o come Foschi. Nel primo caso pensavo fosse tutt'altro modo e genere di scrittura e farò ammenda in seguito, nel caso di Paolo invece ero informatissima sulle uscite e la tipologia di libri che scriveva e sebbene li abbia in parte acquistati per me li ho anche, altrettanto spesso, regalati ad altri, con il risultato che uno dei miei fratelli è un suo accanito fan e io ancora non sapevo effettivamente moltissimo di Igor se non delle sue indagini. In sostanza quindi non l'ho aggirato come ho fatto per altri, ma in quel periodo ero attirata da altri generi e quindi l'ho accantonato. Quest'estate, complice l'uscita dalla mia lunga crisi del lettore, quella del nuovo libro della serie di Igor Attila e la voglia di sanare le "pendenze" con tanti autori che ho conosciuto nel tempo, ho cominciato proprio da lui. Paolo Foschi, per chi non lo conoscesse è uno scrittore e anche un giornalista sportivo, nonché egli stesso un grande sportivo. Quello di cui parliamo oggi, non è un libro che rimane prettamente nel genere del "giallo", ha i piedi in due scarpe, perché occhieggia al romanzo, complice il fatto che Igor Attila è una serie, e non un lavoro singolo, e che con il tempo le vicende dell'ispettore Attila sono diventate parte integrante anche di una vita di squadra, quella che coordina, e che si occupa di, nel senso più ampio della definizione, "crimini sportivi". </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">In questa puntata della serie, che a supporto di chi come me non l'ha letto mai si può affrontare anche senza seguire la sequenza di uscita dei libri sin qui pubblicati, Igor Attila è in un momento della sua vita un po' particolare. La vita privata ha subito un cambiamento a cui non ha ancora capito se si sentiva pronto e questo influisce anche nel suo approccio nella quotidianità del lavoro. A questo si aggiunge la notizia che una pattinatrice italiana, candidata a rappresentare il nostro paese nelle olimpiadi della Corea ha ricevuto minacce di morte. Ora, stando al classico giallo, qui già ci sarebbe di che parlarne e per il diretto interessato, ovvero Igor, anche abbastanza da indagare. La pattinatrice è famosa e quindi è naturale che ci sia molta invidia. Ma l'autore ha deciso di complicargli ulteriormente la vita e la nostra pattinatrice, fa anche la modella e ha deciso di firmare un contratto con una società russa poco apprezzata, per allenarsi su una piattaforma petrolifera sita nel mare del sud Italia e ha dato il permesso per essere filmata 24 ore su 24, come forma di ulteriore promozione. Questo comporta che l'indagine dovrà spartirla con il gruppo giudicato più frivolo tra quelli in circolazione, lascio a voi indovinare quale, e che debba tenere conto anche di tutte quelle organizzazioni ambientaliste che abbiano da ridire sulle concessioni per l'estrazione e la lavorazione del petrolio, nonché evitare di mettere le indagini in pubblica piazza in TV.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Se io fossi stata Igor, probabilmente sarei uscita dalle pagine di testo e avrei mischiato tutti i tasti della tastiera dell'autore per ripicca a tanta complicazione, ma evidentemente il nostro eroe è abituato a situazioni del genere e quindi ne uscirà con stile. Com'è leggere Paolo Foschi allora? Rilassante. Era da tempo che non mi divertivo così, perché Foschi non cede alla serietà della situazione ed è ben cosciente di come e perché Igor abbia attecchito sui suoi affezionati lettori. Igor piace molto perché potrebbe essere quello che condivide con te il pianerottolo è brusco, sportivo, ha una vita molto riservata ma porta con se anche quelli che noi chiameremmo difetti. E' uno facile alle emozioni, uno che vorrebbe menare la prima della classe, ma che si scoccia sempre a dover tenere d'occhio gli ultimi, ha dei pregiudizi ma ammette l'errore quando viene smentito, vive anche nel ricordo di quello di cui è stato ingiustamente defraudato, a volte se lo ripete anche più volte. Tutto questo dona umanità e verosimiglianza in un'epoca dove l'ispettore che sa tutto lui ha un po' scocciato.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">La storia fila anche se gli incastri sono tanti e si alternano a situazioni comiche una più divertente dell'altra ed è questa, secondo me, la parte che rende più vividi i personaggi, proprio perché è composta di tanti botta e risposta che sembrano trascrivere un linguaggio parlato, tralasciando la bella scrittura ingessata, e lasciando lo spazio ad un umorismo che scorre naturalmente senza mai perdere il suo ritmo. Questo metodo rende la storia fluida e regala ai momenti di tensione o di indagine un naturale risalto rispetto al resto in cui si inserisce.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Per me ha i piedi in due scarpe, perché la storia personale del protagonista è equipollente all'indagine in corso. Avrebbe potuto essere una debacle, perché Foschi si muove sul filo di lana: anche un minimo sbilanciamento può rovinare l'effetto generale. Ma l'idea funziona, gli indizi sono tanti, alcuni sbagliati e altri no, proprio per mantenere quest'aura di verisimiglianza. Come non accade in molti gialli, l'indizio viene nascosto o anche messo in vista ma sempre quello giusto giusto, in questo caso invece si sceglie di mettere sul tavolo da gioco praticamente tutto e come, in un'indagine che si rispetti, bisogna man mano scartare quello che non ci interessa. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Come dicevo non è necessario leggere la sequenza dei gialli originali, perché con altrettanta naturalezza, Foschi inserisce qui e lì le informazioni, in mancanza delle quali Igor sembrerebbe ben strano, ma, conoscendo il tipo - l'autore e non il protagonista- ha fatto una selezione in maniera tale che Ogni libro porti comunque al lettore informazioni nuove. L'altra scelta che ho sempre apprezzato di Foschi è quella di non fossilizzarsi su un solo sport e quindi in ogni libro troverete una disciplina diversa.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Vi avrei potuto dire che è un ottimo libro da ombrellone e invece no, è un ottimo divertissement, che è come le ciliegie: ne mangi una, poi un'altra e alla fine hai finito la ciotola. Ecco le storie di Foschi sembrano fatte così, una tira l'altra, per rimanere in questo mondo divertente e divertito che si trova ad operare in un dietro le quinte fosco e dipinto di giallo. Libro piaciuto e consigliatissimo, anche a chi non è propriamente amante del genere investigativo. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Buone letture,</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Simona Scravaglieri</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">La pattinatrice sul mare</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Paolo Foschi</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Giulio Perrone Editore, Ed. 2018</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Collana "Hinc"</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Prezzo 15,00€</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAqXiFDnnxK8UEpua3MYxi8xiuMYLH2QAQgTIXhRYKWgDRjwzPtb5xno2wzwByP_6qY7brZXqHou3i1QBWJsQIyfOCYhGrb9XhsOD8qLd0_NeBRbN0jlX-_VYwzOzUbgsPYobD9LXQSQ6F/s1600/foschi+la+pattinatrice+sul+mare.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1293" data-original-width="772" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAqXiFDnnxK8UEpua3MYxi8xiuMYLH2QAQgTIXhRYKWgDRjwzPtb5xno2wzwByP_6qY7brZXqHou3i1QBWJsQIyfOCYhGrb9XhsOD8qLd0_NeBRbN0jlX-_VYwzOzUbgsPYobD9LXQSQ6F/s640/foschi+la+pattinatrice+sul+mare.png" width="379" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: LettureSconclusionate</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-65058804661143160272018-08-29T16:22:00.000+02:002018-08-29T17:25:54.042+02:00"Catania non guarda il mare", Daniele Zito - Architettura e anima urbana in Sicilia...<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqdJN-dRhxZBOSBxXw009zMnwv2_pwUjLNaD0_EV2CEFk5EE1do_2b8Gm1J_CA7KVxSKNpt3bnhgxg58mdFGrg7UQaLgeFCPAzx8icE7pl9wJz1DMr11X78X6wMfFaCfEUQSizZQOmMVyI/s1600/esperienza-erasmus-a-catania-italia-f7342f33011ed2cacdfe45a3e95a01ac.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="1280" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqdJN-dRhxZBOSBxXw009zMnwv2_pwUjLNaD0_EV2CEFk5EE1do_2b8Gm1J_CA7KVxSKNpt3bnhgxg58mdFGrg7UQaLgeFCPAzx8icE7pl9wJz1DMr11X78X6wMfFaCfEUQSizZQOmMVyI/s400/esperienza-erasmus-a-catania-italia-f7342f33011ed2cacdfe45a3e95a01ac.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="https://erasmusu.com/it/erasmus-catania/erasmus-esperienze/esperienza-erasmus-a-catania-italia-581460" target="_blank">Erasmus</a></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Ora, io ero convintissima di sì, dopo questo libro non posso che confermarlo: Catania non guarda il mare. Ma la spiegazione, del perché non lo faccia, non ve la darò non perché sia complessa ma solo ed esclusivamente perché è una cosa che si scopre man mano, passando di quartiere in quartiere. È un libro arrivato a sorpresa, che è stato una sorpresa e una rivelazione e che mi ha convinto che prima o poi, io, Catania, la devo per forza vedere. Quella di oggi è una via di mezzo fra una cronaca di un viaggio e una vera e propria spedizione alla ricerca di quella anima cittadina che, se sei un semplice turista, non vedresti mai senza una mano attenta, e del luogo, che ti indichi a cosa e come guardare. Daniele Zito è la guida d'eccezione, quella non convenzionale, che mischia quelli che sono i luoghi comuni sui siciliani, spesso oggetto di monologhi di molti comici, e li riporta ad una dimensione più reale e veritiera. </span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Questo percorso che si fa, a cui fanno da introduzione un paio di capitoli anche divertenti per far acclimatare il lettore nel nuovo contesto, seguendo un filo conduttore che trasforma il viaggio da una semplice visita a una discesa nell'anima del contesto urbano che costituisce materialmente Catania.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">La città, intesa come insieme materico architettonico, perde il suo senso fisico. L'architettura non è più rappresentativa di un insieme di edifici ma, bella o brutta o anche antica o moderna, trova la sua ragion d'esistere nelle componenti dell'anima urbana a cui essa stessa appartiene e in cui è stata concepita: storia, folklore, credenza religiosa o popolare, musica, usanze e persone e la cucina. Tutte queste diverse compagini affiancate ai luoghi creatisi fra un edificio e l'altro, mai chiusi definitivamente, parlano a chi sa ascoltare e costituiscono l'anima di un mondo che ha vissuto periodi di rinascita e di declino senza mai lasciare il passo alla dannazione ma che, con tutta quella saggezza tipica dei siciliani, guarda sempre al domani. Perché domani potrebbe essere diverso oppure uguale, ma è sempre un futuro possibile. Potrei finire il mio racconto qui senza aggiungere altro, perché già credo di aver detto molto, ma mi preme sottolineare altre due cose.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Sebbene infatti si tratti di un testo di pregio che mescola tutte le anime della città senza soluzione di continuità, in questo lavoro non si lascia mai il passo alla lagnanza o all'elegia, non è retorico e tanto meno noioso; Zito ti tira letteralmente per la giacchetta, ti fa segno da lontano quando ti stai perdendo nella folla che festeggia la santa, ti stringe il braccio nelle zone dove è meglio non girare con il naso all'insù , che non è raccomandabile, e ti indica dove ti sei macchiato quando ti fermi al baracchino dove ti ha portato a scoprire le delizie cittadine, magari ti schernisce anche un po'.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Una scelta di un modo di raccontare che avrebbe, in un momento come questo, potuto non aiutare, ma che</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">ben modulata</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">, invece, gli permette di dare ritmo alla narrazione che in un contesto del genere non ha picchi ma che necessita comunque di tenere viva l'attenzione del lettore.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">A questo si aggiunge questa mescolanza di odori immagini e sensazioni, che ti sballottano fra passato e presente che rendono ogni visita che si sussegue un quadro a sé stante: da un lato questo gli permettere di mescolare storia personale con storia collettiva e dall'altro permette al lettore di diventare esso stesso partecipe di quella storia collettiva.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Quando chiudi il libro, alla fin fine, Catania, è anche un po' tua; ne riconosci i colori e anche tu non guardi più il mare certo che di quelle immagini, che sono in parte riportate fisicamente a commento del testo- a metà e alla fine del libro- e di quei racconti, sei stato anche tu veramente protagonista. Non puoi empaticamente non partecipare alla passione, mai eccessiva, di Zito per il suo mondo che all'inizio quasi non comprendi; sembra solo un libro divertente e divertito all'inizio un po' come quelle guide che per guadagnarsi il favore dei turisti fanno battute simpatiche a raffica. Ma è proprio in quei capitoli divertenti che l'autore snocciola i numeri e in parte le sue intenzioni. Istruzioni che potrebbero essere noiose e che invece così messe ti predispongono a guardare oltre; ma te ne accorgi alla fine del viaggio e non all'inizio, quando sei di nuovo all'aeroporto e quasi vorresti tornare indietro a Catania.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Ripeto, questo libro è stata una sorpresa inaspettata, ma da conoscitrice della collana Contromano di Laterza è perfettamente pertinente alla collana stessa mixando narrazione e saggistica ed entrando a pieno diritto in un discorso innovativo che guarda al contesto fisico come parte integrante di un contesto sociale molto più ampio e sfaccettato. Esperienze come queste sono quantomai rare e altrettanto splendide. Questo sicuramente è un libro da leggere, indipendentemente dalla destinazione proprio perché racconta un qualcosa che parla di un "noi" e che ci permette così di imparare a guardare anche al contesto che viviamo noi con occhi diversi. Come sempre, non poteva che essere un Laterza.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Buone letture,</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Simona Scravaglieri </span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Catania non guarda il mare</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Daniele Zito</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Laterza, ed. 2018</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Collana "Contromano"</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Prezzo 13,00€</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaJX4D25LtvxJf6zh9Sx_sBM0K-YrXLXnGFhh6DP-jhGCt-DplXI-dJyhzgexcfmALc5nau_Si9M13RFdN8VsIDg7Ku6o_9j3WfK0k5mnsklR8EmiI2_SBJ0mxMVMJcVJ3D9njqAyDGCzS/s1600/IMG_20180829_161034.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiaJX4D25LtvxJf6zh9Sx_sBM0K-YrXLXnGFhh6DP-jhGCt-DplXI-dJyhzgexcfmALc5nau_Si9M13RFdN8VsIDg7Ku6o_9j3WfK0k5mnsklR8EmiI2_SBJ0mxMVMJcVJ3D9njqAyDGCzS/s640/IMG_20180829_161034.jpg" width="480" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: LettureSconclusionate</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-75387487325074205242018-08-10T13:12:00.000+02:002018-08-10T13:26:28.922+02:00"Oro rosso. Fragole, pomodori, molestie e sfruttamento nel Mediterraneo", Stefania Prandi - I gironi dell'inferno dello sfruttamento femminile per una fragola...<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJOz0uqXvHWSay9CKdzItS-NvErlH8wnAmXeND-IzVNX-DccFn3OjJXLg3rhildMXSWrDQYv27LNAfKl0Bnd4INvQrY34yv0K_SnfMXIr_fexerr4mlRx2ojLJGWh9Ci64jLqHruKzxj0i/s1600/caporalato2-kwj-835x437%2540IlSole24Ore-Web.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="208" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJOz0uqXvHWSay9CKdzItS-NvErlH8wnAmXeND-IzVNX-DccFn3OjJXLg3rhildMXSWrDQYv27LNAfKl0Bnd4INvQrY34yv0K_SnfMXIr_fexerr4mlRx2ojLJGWh9Ci64jLqHruKzxj0i/s400/caporalato2-kwj-835x437%2540IlSole24Ore-Web.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="http://www.be-aware.it/category/cronaca/page/2/" target="_blank">Be Aware</a></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Avevo terminato questa recensione dicendo "La </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">cosa che un po' mi spiace è che questo libro, interessante e ben scritto, dubito che a parte me, per interessi pregressi personali, e gli operatori del settore verrà letto da molti altri, nonostante sia fatto per essere un saggio divulgativo. E' scorrevole e facile da seguire nel suo percorso di indagine, anche se lo ammetto, a me ha lasciato il magone." </span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Avrei preferito doverla ritoccare per l'inchiesta di FanPage o l'articolo interessante di Terrelibere.org che vi inserisco in fondo invece che per tutte le notizie degli ultimi giorni. Forse, Stefania Prandi, a questo punto, una speranza ce l'ha. Il libro di oggi parla di numeri e lavoratori sfruttati, attraversa l'asse Spagna, Italia, Marocco seguendo una via nuova quella della produzione agricola, portando coraggiosamente alla luce non solo le condizioni dei braccianti provenienti dai flussi migratori ma soffermandosi sulla particolare condizione femminile che è l'ultimo gradino di una scala pericolosa di disumanità.</span><br />
<br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Si parte dalla Spagna andalusa, dal regno delle fragole e dei frutti di bosco mettendo in correlazione i dati di un'industria fiorente come quella della frutta con quelli dei flussi migratori controllati, provenienti dal Marocco e da altri paesi proprio per la raccolta della frutta. A parlare sono donne terrorizzate e reticenti che hanno due grandi motivazioni per non farlo: sono donne provenienti da pesi dove lo stupro è sinonimo di donna lasciva (figuriamoci un figlio senza padre) e dal fatto che, se riconosciute, non verranno più chiamate a lavorare e non potranno così mantenere le loro famiglie. </span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Si passa per la Sicilia e la Puglia dove il caporalato è la componente meno in vista. Non che non ci sia, ci spiega la Prandi, ma tutto il comparto si è dovuto riorganizzare a seguito di un'inchiesta seguita al caso di una bracciante italiana, sfruttata e portata ad una lenta morte correlata al livello di sfruttamento che subiva. Si chiamava Paola Clemente e dopo il giudizio del Giugno del 2017 sono state riscritte le regole di ingaggio e di contratto in maniera profondamente diversa aggiungendo la minaccia, solo minaccia pare, dei continui controlli ; le aziende, come di dicevo, si sono dovute riorganizzare (fatta la legge trovato l'inganno si dice non a caso) per potersi garantire la sopravvivenza in un comparto che vive di produzione con i prezzi continuamente al ribasso (<a href="https://www.youtube.com/watch?v=_HwSSSY61y8" target="_blank">qui il corto a lei dedicato</a>).</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Si termina il viaggio in Marocco dove la situazione è identica se non peggiore rispetto alle altre realtà presentate. Qui la religione musulmana non è una qualcosa che viene da fuori eppure le donne subiscono tutti i trattamenti che hanno altrove con l'aggravante che la paura di parlare e di non potersi mantenere diventa ancora peggiore in una società che condanna chi non è allineato alle leggi sacre e in un mondo in cui gli uomini sono difficilmente visti come colpevoli. Anche qui esiste lo sfruttamento dei flussi migratori, anche qui la produzione della frutta per i paesi del nord europa significa massimo produzione al minimo prezzo, ottenuta sulle spalle degli ultimi.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Buona parte delle donne che qui sono intervistate hanno detto no ai loro aguzzini e lo hanno fatto a discapito della loro stessa sopravvivenza. Dire no, ad un uomo che ti vuole sfruttare prima nei campi e poi a letto significa subire giornate di punizione in cui non puoi lavorare e quindi non vieni pagata, il licenziamento e la diceria fra padroni che non sei una buona lavoratrice, il fatto di non essere richiamata o di essere malmenata. A tutto questo si aggiunge la profonda solitudine di non poter dire che si subisce e di non poter avere alcun tipo di aiuto e si traduce in un grande inferno dove la donna è preferita agli uomini nei campi, ufficialmente perché più agile e più delicata con la merce che maneggia, ma in realtà solo perché la si paga meno degli uomini. In più una donna può essere sottomessa a forza di urla e maltrattamenti, lavora come un uomo ma si lamenta di meno ed è un'ottima compagnia da avere nel letto con il ricatto.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Le donne che parlano con la Prandi appartengo a flussi migratori diversi fra loro, dall'Africa al Marocco e la Turchia, dalla Romania a tutti quei paesi in cui la sopravvivenza è come vincere alla lotteria. Non hanno molte scelte le ragazze e le madri che si mettono in viaggio per garantire e garantirsi qualche mese di pace in casa. Sanno perfettamente quando partono quello che le aspetta, anche se hanno un livello di scolarizzazione basso o anche nullo. Quello che non conoscono sono i diritti che avrebbero nei contesti in cui arrivano, almeno in Spagna e in Italia, ma hanno la certezza che dimostrare quello che subiscono al momento in cui lo subiscono è impossibile ma necessario per ottenere giustizia e che quindi, questa strada non è percorribile.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Ti lascia davvero il magone leggere di queste storie, perché queste donne vivono in condizioni disperate, esposte in continuazione a diserbanti e pesticidi, fatte dormire in luoghi fetidi e trattate peggio degli animali e pare che a questa dannazione non ci sia mai fine. Ogni girone di questo inferno è corredato puntualmente di numeri, supportato da studi e ricerche che sono puntualmente citati ma che non rendono lo scorrere della pagine più lento e complesso. Questo perché, strano a dirsi, qui di complesso non c'è proprio nulla. È tutto molto semplice: donna, lavoro sottopagato e sesso gratis. Non c'è umanità in questa spirale, ci sono mogli che voltano la testa, donne che appartengono allo stesso inferno che, per non essere messe nella condizione di dover accettare delle avances non richieste, ti immolano al posto loro, ci sono soldi restituiti al datore di lavoro su una busta paga di facciata per accordi firmati prima di ottenere il lavoro.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">In tutta questa semplicità il magone non ti viene come donna ma come essere umano.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Ed è forse in postfazione che la Prandi rovina un po' questo perfetto reportage, spiegando che ha deciso di scrivere a seguito del caso </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Weinstein e del movimento #MeToo che ha avuto poca solidarietà dalle donne e in generale. Ecco mettere in correlazione Asia Argento e queste donne ha una piccola falla: Asia Argento è una donna istruita che avrebbe perso la carriera di attrice, ma avrebbe comunque potuto lavorare altrove, queste donne molto spesso non possono nemmeno firmarsi, perché non hanno istruzione, e se perdono il lavoro non mangiano mettendo a rischio la propria sopravvivenza eppure, come molte di loro le raccontano, hanno detto no, sapendo che cosa avrebbe comportato. È qui che il paragone stride, quando vieni malmenata e stuprata sotto un albero da un padrone, o dentro una stanzetta di un edificio fatiscente da un caporale, quando sai che quell'estate potresti essere costretta a subire più di un aborto per non far sapere che cosa ti è successo.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">A parte questo difetto un lavoro davvero complesso e interessante che dovrebbe essere conosciuto non solo da coloro che cercando il riscatto femminile ma anche dagli uomini, perché quello che queste donne ci insegnano è che molto semplice spiegare la loro condizione con una economia globale che richiede in continuazione produzioni a basso costo per soddisfare una spirale economica che vede un impoverimento generale molto più complesso. Non basta una legge contro lo sfruttamento o contro la convinzione che una lavoratrice è una tua proprietà su quale hai diritti che in una società civile si pensano cancellati da secoli, ma serve una complessa macchina che ripensi alle regole economiche in generale che metta in correlazione l'andamento del mercato con tutti gli impatti che si riversano sulla filiera. Serve una legge più snella che permetta la raccolta delle denunce e faciliti le indagini ma che al contempo impedisca a chi solo vuole farne un'opportunità di facili guadagni la possibilità di screditare tutte le denunce veritiere. Perché ancora oggi è così. Servirebbe anche che le battaglie che nascono su giusti sentimenti di iniquità e sopraffazione non dimenticassero le loro origini e i motivi per cui nascono evitando contrasti, atteggiamenti e guerre che non garantiscono la buona luce sotto cui sono nate. Bisognerebbe rimanere umani, come diceva un Arrigoni, e capire che la forza del cambiamento arriva dalla compattezza e non dalla divisione a semplice scopo di visibilità personale.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Davvero un bel reportage che bisognerebbe avere in casa e continuare a sfogliare di tanto in tanto, per non dimenticare, anche al supermercato...</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Per approfondimenti vi invito a leggere:</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Un articolo del <a href="https://www.terrelibere.org/italia-spagna-cibo-di-plastica-e-marocchine-ribelli/?utm_source=sendinblue&utm_campaign=Cibo_di_plastica_Le_braccianti_marocchine_si_ribellano&utm_medium=email" target="_blank">Blog di TerreLibere. org</a> grazie al quale sono venuta a conoscenza della pubblicazione</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><a href="https://www.facebook.com/agora.fanpage.it/videos/1952974375003133/UzpfSTE0OTg2NjM2MTc6MTAyMTYxNTM1ODA1MDEwOTg/?q=fanpage" target="_blank">Il video di FanPage sui retroscena del lavoro e l'accoglienza che vivono in alcune zone d'Italia gli immigrati</a></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Buone letture,</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Simona Scravaglieri</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Oro Rosso</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Fragole, pomodori, molestie e sfruttamento nel Mediterraneo</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Stefania Prandi</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Settenove Edizioni, ed. 2018</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Collana "Lo scellino"</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Prezzo 14,00€</span><br />
<style type="text/css">
p.p1 {margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; font: 12.0px Helvetica; color: #454545}
</style>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzt0gXXbd4B3vw3-T5VDBlIPriafHdlGocWKemH3aSolvhrGK3evS7JWKpywDtizLFw2Ws_MpHtyJqTICQKYiDpYF1kKmYUfpgYymSeueGanGGpBxrDqHzKf9I4gFNtPJx-0mxXTbaIYm7/s1600/0-1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzt0gXXbd4B3vw3-T5VDBlIPriafHdlGocWKemH3aSolvhrGK3evS7JWKpywDtizLFw2Ws_MpHtyJqTICQKYiDpYF1kKmYUfpgYymSeueGanGGpBxrDqHzKf9I4gFNtPJx-0mxXTbaIYm7/s400/0-1.jpg" width="300" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: LettureSconclusionate</td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-84503981910628302422018-08-03T14:24:00.001+02:002018-08-03T16:02:15.532+02:00"Tabù", Giordano Teodoldi - L'anfora, il tempio e i cocci...<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjx_mXqozJk8Z9fxH3d6n8_1z90B3WFc-IdYe-UzkVajav5QnB4S8i1YWNC9qWFYCs0ykiIdPJ4E3SNJ4BuokK8t5x1BOaj55V03DYDVIVDkJHvAHhUhvXNBARD0dG4RSphUvZmRvT77wti/s1600/932375760-612x612.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="482" data-original-width="612" height="315" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjx_mXqozJk8Z9fxH3d6n8_1z90B3WFc-IdYe-UzkVajav5QnB4S8i1YWNC9qWFYCs0ykiIdPJ4E3SNJ4BuokK8t5x1BOaj55V03DYDVIVDkJHvAHhUhvXNBARD0dG4RSphUvZmRvT77wti/s400/932375760-612x612.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="https://www.gettyimages.it/detail/fotografie-di-cronaca/temple-of-minerva-medica-rome-italy-photograph-fotografie-di-cronaca/932375760#/temple-of-minerva-medica-rome-italy-photograph-from-istituto-italiano-picture-id932375760" target="_blank">GettyImages</a></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Di solito quando mi appresto a parlare di un libro, tendo a focalizzare l'immagine che mi ricorda la storia o anche il modo di narrare. Nel caso di "Tabù" di Tedoldi, al di là dell'abile suggerimento della Tunuè in copertina della turritella, a me vengono in mente due posti di Roma antica: il cosiddetto <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Tempio_di_Minerva_Medica" target="_blank">Tempio di Minerva Medica</a> e il "<a href="http://www.turismoroma.it/cosa-fare/monte-dei-cocci" target="_blank">monte dei cocci</a>" di Testaccio. Tra i due luoghi ci sono circa 5 km di distanza e leggere "Tabù" è stato un po' come fare una lunga passeggiata in un passato recente, in una generazione e in una serie di tabù. E visto che la storia è complessa ed è altrettanto complesso spiegarla, soprattutto senza togliere il gusto della scoperta al lettore, bisogna affrontare tutto questo percorso con il cipiglio del turista che, non solo guarda e fotografa, ma anche un po' si informa.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Il tabù di Tedoldi ha inizio in un momento qualsiasi della vita di Piero. Non è un ragazzino, ma nemmeno un attempato signore, è un bell'uomo e insegnante di Filosofia in un liceo, che ha un unico cruccio: Emilia. Lei non è altro che la moglie del suo migliore amico che, poco prima di sposarsi con Domenico, ha avuto un attimo di debolezza e lo ha cercato</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> per sanare le sue paure. E' stata quell'unica volta che, vuoi per la situazione </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">strana</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> o vuoi per il feeling che c'era nell'aria fra i due, che in Piero è nata la necessità di averla a tutti i costi. Lei, messa di fronte al corteggiamento, si è defilata il giorno dopo e lui è tornato alla sua routine di amante di Dolly, focosa spagnola, compagna di Marco che sa di essere tradito ma che non ce la fa a lasciarla.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Insomma la storia inizia così con una serie di tabù violati: lui e la voglia della moglie dell'amico, lei e la paura di legarsi all'amico e l'altra che tradisce lui con uno che lui conosce. I tabù non finiscono qui, ma con il passare del tempo si ingigantiscono o si riducono fino ad un punto in cui tutta la situazione cambia e cambia il ruolo degli attori stessi all'interno dei tabù violati.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Perché quindi partire dal Tempio di Minerva Medica? Perché nella mia memoria di studente di architettura, con quel monumento mi sono imbattuta in una tecnica costruttiva delle cupole che non conoscevo: le anfore laterizie. Nel testo che avevo in mano si diceva che alla base della cupola, oggi mancante, si poteva vedere la tecnica costruttiva per la quale la curvatura veniva fatta grazie alle anfore laterizie infilate una nell'altra e poi ricoperte. Ecco la trama di questo libro si nutre di tre file di anfore infilate una nell'altra in salita: i tabù, l'etica e la filosofia. In questo frangente i tabù sembrano ingigantirsi man mano che si sale verso l'alto, l'etica è quella cosa che in parte ferma o dissuade dal proseguire sulla strada del tabù violato e la filosofia è invece il mezzo per capire. Ci sono un sacco di riflessioni sul rapporto, sulla differenza tra appartenesi o possedersi o anche sulle motivazioni dell'esigenza di confessarsi. Ma in una cupola l'arco sale e, prima o poi, deve scendere così all'apice della trama tutta la situazione cambia, compresa la voce narrante. Tutto si trasforma, praticamente si semplifica e filosoficamente si complica.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Le tre costole discendenti non sono identiche alle precedenti: quel che si vede non è più quello che prima era certo. La voce narrante diventa più raffinata, la filosofia assorbe anche quella componente insita nelle generazioni italiane fino agli anni '80, in cui la fede cattolica è un'imposizione ed è parte integrante del filtro attraverso cui si guarda al mondo. Le questioni si complicano perché l'etica non è accompagnata dall'analisi filosofica laica, avulsa da tutto il retaggio cattolico che porta con sé una miriade di regole e altrettante scappatoie ipocrite. Così una morte violenta condannabile secondo il senso laico, potrebbe non esserlo ora in funzione della motivazione che ha istigato il gesto di chi ha commesso il reato.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">In questo mondo nato in modo anomalo e che continua in un modo altrettanto anomalo, si arriva ad una fine insperata, per certi versi insoddisfacente. Questo perché da una costruzione così complessa uno si aspetterebbe ben altro e invece il classico colpo di scena c'è già stato e la contrazione delle azioni, da parte dell'ingresso di nuovi attori o del ritorno di quelli che non ci dovrebbero essere, fa apparire a volte la situazione confusa e le scelte insensate. Tutto quello che era chiaro diviene più opaco, le spiegazioni sono di convenienza e non eticamente e filosoficamente ponderate. E' come se in quel punto di massima estensione della cupola la discesa sia la specchio della salita. Quello che era a sinistra ora è a destra, e via dicendo. </span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Perché il Monte dei cocci allora? Perché di anfora, in anfora e di tabù violato in tabù violato si costruisce questo monte dei cocci dove l'immagine di un gruppo di persone appartenenti ad una classe borghese, con una storia borghese all'apparenza e ipocrita in segreto, si sgretola. L'opacità delle situazioni, l'ampollosità quasi vuota della narrazione, la comodità dell'adattamento di regole alla bisogna e della creazione di giustificazioni opinabili, corrispondono un po' ad una discesa negli inferi terreni dove tutti i sentimenti che c'erano nella prima parte, giustificabili o no, scemano lasciando il posto a necessità più grevi e terrene. I personaggi minori quasi spariscono, quelli predominanti invece degenerano velocemente. Quindi quel finale che sembra insoddisfacente è invece perfettamente pertinente a questa parabola discendente e diventa l'ingresso ad un cimitero che raccoglie le spoglie di una storia sociale e familiare fallimentare e deviata in cui il fallimento non è rappresentato dalla violazione del tabù, ma da come è stato vissuto il tabù stesso. Si può scegliere di vivere un tabù in piena libertà ma solo ricreando una nuova serie di regole che nascano su quella decisione oppure ci si ritroverà a violare quelle del mondo che definisce quella situazione proprio come una cosa condannabile; nessuno dirà che quest'ultima sia una strada preclusa, ma il risultato quasi certo è l'isolamento e l'annientamento di chi lo vive e di chi gli sta accanto.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Sono rimasta più volte perplessa, non lo nascondo, leggendo questo libro. In parte perché proprio lo stile di scrittura, seppur non modernissimo, è uno di quelli che potrei definire da "comfort-zone". Il problema era che la costruzione di cui abbiamo parlato oggi, la vedi solo a lavoro ultimato e quindi per tutto il romanzo segui un po' alla cieca i personaggi senza sapere benissimo dove stiate andando. In più la gestione della contrapposizione tra apparenza e realtà ti fa sentire ad un certo punto un po' tradito perché arriva sostanzialmente tardi e senza anticipazioni. Non è piacevole ma è funzionale a dividere le costole che salgono da quelle che scendono.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">E' un libro indubbiamente un po' macchinoso dove in alcuni punti avrei gradito un po' di leggerezza in alcune riflessioni o dialoghi, ma che mi è piaciuto.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Non è di certo un libro da ombrellone ma è un lavoro che richiede attenzione. E' come quando vai a visitare una città, se la vuoi vivere fino in fondo, non vai a giocare al parco dei divertimenti ma sistematicamente studi e utilizzi i percorsi più adatti a vedere il più possibile della zona. Ecco Teodoldi e il suo Tabù va preso così, come una città da visitare e come un luogo che potrebbe sparire e quindi necessita di tutta la tua attenzione. Attenzione di cui ti ripagherà sicuramente, come ha fatto con me.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Buone letture,</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Simona Scravaglieri</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Tabù </span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Giordano Tedoldi</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Tunué, Ed. 2017</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Collana "Romanzi"</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Prezzo 14,90€</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"></span><br />
<blockquote class="instagram-media" data-instgrm-captioned="" data-instgrm-permalink="https://www.instagram.com/p/BlPqKTLlZeo/?utm_source=ig_embed" data-instgrm-version="9" style="background: #fff; border-radius: 3px; border: 0; box-shadow: 0 0 1px 0 rgba(0 , 0 , 0 , 0.5) , 0 1px 10px 0 rgba(0 , 0 , 0 , 0.15); margin: 1px; max-width: 540px; min-width: 326px; padding: 0; width: 99.375%;">
<div style="padding: 8px;">
<div style="background: #F8F8F8; line-height: 0; margin-top: 40px; padding: 50.0% 0; text-align: center; width: 100%;">
<div style="background: url(data:image/png; display: block; height: 44px; margin: 0 auto -44px; position: relative; top: -22px; width: 44px;">
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<div style="margin: 8px 0 0 0; padding: 0 4px;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><a href="https://www.instagram.com/p/BlPqKTLlZeo/?utm_source=ig_embed" style="color: black; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14px; font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 17px; text-decoration: none; word-wrap: break-word;" target="_blank">Un altro libro di quelli che "fammi vedere come inizia". Devo cominciare ad imparare a leggere le sinossi che tanto odio o alla fine mi ritroverò con 50 libri aperti contemporaneamente... Questo è un libro @tunue . . . . . . . #books #bookstagram #nowreading</a></span></div>
<div style="color: #c9c8cd; font-family: Arial,sans-serif; font-size: 14px; line-height: 17px; margin-bottom: 0; margin-top: 8px; overflow: hidden; padding: 8px 0 7px; text-align: center; text-overflow: ellipsis; white-space: nowrap;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Un post condiviso da <a href="https://www.instagram.com/leggendolibri/?utm_source=ig_embed" style="color: #c9c8cd; font-family: Arial,sans-serif; font-size: 14px; font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 17px;" target="_blank"> Simona Scravaglieri</a> (@leggendolibri) in data: <time datetime="2018-07-15T07:54:51+00:00" style="font-family: Arial,sans-serif; font-size: 14px; line-height: 17px;">Lug 15, 2018 at 12:54 PDT</time></span></div>
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<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-20788361693827012232018-07-25T13:35:00.003+02:002018-07-26T13:10:15.970+02:00"Il grido", Luciano Funetta - Il grido diverso...<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjp2eTLOABohyphenhyphencpCeUd_BGZBTSHKv8G77yCByWG_8Fls9k8TlqWmnWnHVBLkx-7tzX13Y9EfU43FK6fsx0h77sHV46YhipTJTGn8NDkciM4ggh09ssnaTsp4J-tq4h0B1c46B8Am7fLJdsv/s1600/dt_welcomefuture-310x174.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="174" data-original-width="310" height="224" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjp2eTLOABohyphenhyphencpCeUd_BGZBTSHKv8G77yCByWG_8Fls9k8TlqWmnWnHVBLkx-7tzX13Y9EfU43FK6fsx0h77sHV46YhipTJTGn8NDkciM4ggh09ssnaTsp4J-tq4h0B1c46B8Am7fLJdsv/s400/dt_welcomefuture-310x174.jpeg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="http://www.tides.it/wordpress/tag/distopia/" target="_blank">Tides</a></td></tr>
</tbody></table>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Diversità e libertà sono i concetti base affrontati in questo libro e passano per un percorso inconsueto. In una società senza tempo e senza luogo, dove anche il singolo ha acquisito lo status agognato di essere un individuo la sorpresa è che nulla è cambiato, anzi peggio, il raggiungimento dell'obiettivo ha consentito la spersonalizzazione del gruppo e la creazione di una nuova massa che lo è per assonanza di genere e non per appartenere ad un obiettivo comune. La storia di oggi è quasi l'opposto di quel che rappresentano le teorie precedenti ma si inserisce lo stesso nel filone distopico con un ulteriore valore aggiunto: una narrazione minimalista, che non cede alle facili descrizioni inutili, ma che riesce a coinvolgere il lettore dalla prima all'ultima pagina lasciandolo con il fiato sospeso.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Intendiamoci non ha un finale aperto, è ben definito, ma la tensione che costruisce Funetta, con l'abile intessere personaggi, situazioni e ricordi, cresce in maniera costante fino allo zenit in cui tutto scompare dietro una quinta. Tu sai che significa, non serve dirlo, ma il fiato corto rimane.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Essendo altri i temi, il posto in cui ci si ritrova all'apertura de "Il grido" è un luogo come tanti e in un tempo come tanti. Lena è una ragazza che non ha più sorprese: passato e futuro sono chiari e visibili e l'unica possibile variante è un biglietto della lotteria che potrebbe aprire un qualcosa che nessuno sa in un mondo che nessuno conosce. Ma a Lena non interessa. Vissuta con la carità delle Dame, cresciuta e formata per diventare un perfetto ingranaggio di una macchina che non rivela sorprese, incuriosita dalla figura di Stephan che è il marito dell'amica recentemente morta, Lena non ha bisogno di sperare perché quello che vuole è rimasto in un orto anni prima in una sera qualunque. E quello che vuole è qualcosa che non può avere o ritrovare se non capendo che cosa sia e dove trovarlo.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Questa è la storia di Lena e di come ha trovato il modo per ritrovare la sua libertà. La storia di un punto rosso in un mare di punti grigi.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Ma "il grido" poi c'è? Ce ne sono tante di grida qui dentro. Il concetto è che se gridano tutti è come se si stesse tutti in silenzio. L'individualità del singolo, diventa sinonimo di anaffettività, solitudine e perdizione e la società disegnata da Funetta in questo frangente è perfettamente verosimile. E' divisa in due: gli ultimi e quelli dopo, il resto non c'è, o meglio si vocifera che ci sia ma ci è precluso. In un contesto così asfissiante, in cui sono negati tutti i riferimenti possibili che possano renderci, almeno in parte, comodo questo viaggio, come potrebbero essere spazio e tempo, qualsiasi gesto fuori dal comune è destabilizzante non tanto per un possibile controllore, perché dai tempi dei Lager e Gulag il controllore non serve più, ma per la comunità. Così Lena vive perfetta simbiosi tra il mondo degli ultimi e quelli che lo sono più degli ultimi, perché ironicamente non appartiene a nessuno dei due. Lena è avulsa dalla massa per la sua curiosità verso Stephen, per il suo fastidio nei confronti di Tito, nella sua voglia di rivalsa per Duilio e anche per la compassione per ogni ultimo degli ultimi che incontra per strada. </span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Il percorso di Lena, fra le macerie di un mondo che non è, passa per giardini abbandonati, per foreste e cimiteri virtuali alla ricerca di una risposta che richiede che si guardi ad un passato e un futuro già scritti per essere compresa appieno. E' una risposta scomoda e anche coraggiosa. In questo Funetta accompagna la sua protagonista senza interferire, la segue negli spazi presenti e passati come farebbe uno spettatore al cinema, le lascia lo spazio per provare a creare un senso di caldo con Stephen e la lascia mangiare nelle varie taverne della città. Lena così arriva quasi per caso al finale del grido e, combinando questa "casualità" con una voce narrativa forte ma non ingombrante, si costruisce un finale certo ma più d'impatto del previsto. Il grido, che prima apparteneva ad un coro di voci di cui non era parte se non come mero imitatore, si trasforma e diventa il grido di un silenzio che ha trovato una risposta.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">E forse la voce narrativa, la scelta di essere anch'esso spettatore e non essere sempre presente nella vita di Lena è l'aspetto più affascinate di questo libro. Funetta sembra vivere le stesse ansie, la curiosità e anche lo stupore che vivono i suoi lettori, donando alla voce di questo libro un vibrato che affascina. Lettore e scrittore non possono che entrare in sintonia e lasciarsi con un piccolo rammarico.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Questo libro era finito nella mia wishlist perché nominato spesso da persone che seguo, ma non ero molto convinta di aver fatto la scelta giusta selezionandolo. E invece, nonostante dell'autore sapessi praticamente nulla, è stata una scelta felice. E' un raffinato cameo in un mondo culturale italiano troppo affezionato all'idea della bella scrittura per domandarsi se "la bella scrittura" non faccia a pugni con il genere che sta percorrendo. Ecco, lo stile ricorda un approccio americano, che si nutre di qualche frase, passatemi il termine, "epica" sparsa qui e lì, ma per il resto è asciutta e minimalista. Con questo espediente Funetta si può permettere di evitare di indulgere in lunghissime descrizioni perché nel minimalismo quello che hai attorno si presenta da sé senza bisogno di orpelli. </span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Avviene anche per una particolare scena collettiva di "oblio" in cui l'opulenza della natura di un giardino abbandonato contribuisce a rendere ancora più intricato un viaggio di per se molto meno complesso. Le immagini di una mente sotto stupefacenti si mescolano con quelle reali del contesto costruendo un articolato viaggio al di fuori delle coscienze che assomiglia non poco alle immagini degli uomini che si buttano dai palazzi di quella visione dei personaggi di Wallace in quella calda serata preparata in un appartamento in un palazzo tutto a vetri per l'ultimo sballo. Sono due stili completamente differenti quelli degli autori citati, ma hanno in comune la capacità di captare il lettore e catapultarlo in situazioni che magari non vivrà mai in prima persona, ma che così gli rimarranno sempre come esperienze fatte.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Sono immensamente soddisfatta di questo acquisto e lo consiglio a chi voglia uscire come Lena dalle strade certe e stra-battute da molti. Non importa che uno sia un fan delle storie distopiche o no, perché la distopia è sempre stato il modo più semplice per riflettere sul presente. E in questo la storia funettiana ne è un perfetto esempio.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Buone letture,</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Simona Scravaglieri</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Il grido</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Luciano Funetta</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Chiarelettere Edizioni, Ed. 2018</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Collana "Narrazioni"</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Prezzo 16,00€</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"></span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
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<blockquote class="instagram-media" data-instgrm-captioned="" data-instgrm-permalink="https://www.instagram.com/p/BlOb1u3lBnh/" data-instgrm-version="9" style="background: #fff; border-radius: 3px; border: 0; box-shadow: 0 0 1px 0 rgba(0 , 0 , 0 , 0.5) , 0 1px 10px 0 rgba(0 , 0 , 0 , 0.15); margin: 1px; max-width: 540px; min-width: 326px; padding: 0; width: 99.375%;">
<div style="padding: 8px;">
<div style="background: #F8F8F8; line-height: 0; margin-top: 40px; padding: 50.0% 0; text-align: center; width: 100%;">
<div style="background: url(data:image/png; display: block; height: 44px; margin: 0 auto -44px; position: relative; top: -22px; width: 44px;">
</div>
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<div style="margin: 8px 0 0 0; padding: 0 4px;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><a href="https://www.instagram.com/p/BlOb1u3lBnh/" style="color: black; font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14px; font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 17px; text-decoration: none; word-wrap: break-word;" target="_blank">L'ho aperto per vedere come iniziava... E sono a metà... Io amo questo libro! Ci sono lavori come questi che sono nati per attaccartisi addosso e non lasciarti più. Funetta #forever è un libro @chiarelettere . . . . . . #book #nowreading #booklover #libridaleggere #distopia</a></span></div>
<div style="color: #c9c8cd; font-family: Arial,sans-serif; font-size: 14px; line-height: 17px; margin-bottom: 0; margin-top: 8px; overflow: hidden; padding: 8px 0 7px; text-align: center; text-overflow: ellipsis; white-space: nowrap;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Un post condiviso da <a href="https://www.instagram.com/leggendolibri/" style="color: #c9c8cd; font-family: Arial,sans-serif; font-size: 14px; font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 17px;" target="_blank"> Simona Scravaglieri</a> (@leggendolibri) in data: <time datetime="2018-07-14T20:30:28+00:00" style="font-family: Arial,sans-serif; font-size: 14px; line-height: 17px;">Lug 14, 2018 at 1:30 PDT</time></span></div>
</div>
</blockquote>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-31650826642612571112018-07-20T13:29:00.002+02:002018-07-20T13:29:49.362+02:00"Giorni tranquilli a Clichy", Henry Miller - Più nero che bianco...<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmLRZKjZLskDbJstqPBKGCWiVoVJKD0JYIEXfCcWDlSRoZRpYqugDdY4kO8OZtwuTyx7wzLMuZLMswMLJavG548U0UgEBuBND9c-5H3aKRhV2Bw_ZzlxgCvnDoq6GKQQffzurPycpfCwkz/s1600/e5f262c8a974943ed2f32f461ab08df4--old-paris-paris-.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="255" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmLRZKjZLskDbJstqPBKGCWiVoVJKD0JYIEXfCcWDlSRoZRpYqugDdY4kO8OZtwuTyx7wzLMuZLMswMLJavG548U0UgEBuBND9c-5H3aKRhV2Bw_ZzlxgCvnDoq6GKQQffzurPycpfCwkz/s400/e5f262c8a974943ed2f32f461ab08df4--old-paris-paris-.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="https://www.pinterest.it/britomart49/old-montmartre/" target="_blank">Pinterest</a></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il libro di oggi è uno dei regali di compleanno, graditissimi peraltro, che ho ricevuto per il compleanno di quest'anno e si inserisce perfettamente in un percorso di lettura a zig zag che seguo da anni - sei per la precisione - relativo al primo novecento francese che tanto ha dato, nelle varie discipline artistiche dalla scrittura alla nascente arte filmica, alla cultura mondiale successiva. Tutti andavano a Parigi e Parigi era il crocevia per tutti e il punto di riferimento per vivere le nuove tendenze culturali. È qui che Henry Miller ambienta intorno al 1924 un paio di racconti lunghi raccolti nel libro "Giorni tranquilli a Clichy" ambientato nei vicoli di Montmartre fra quelle stradine strette e tortuose che si nascondono dietro i boulevard nei cui bar si raggruppavano artisti spiantati in cerca di fortuna e di amore e prostitute in cerca di spiantati facoltosi da spennare.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">È una Parigi decisamente differente da quella raccontata dalla Monnier, la Beach e la Sterne, ma anche dalla Cohen (nel suo excursus parigino in Un incontro casuale) è quello che avviene quando le serrande delle librerie si abbassano per la chiusura e i salotti culturali finiscono e gli artisti tornano verso le loro case.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Joey e Carl sono due scrittori, il primo è americano, l'altro si foraggia lavorando per un giornale. E queste storie raccontano le loro scorribande amorose e alcoliche nelle fredde nottate parigine fra l'umanità di ogni genere che rinasce al calar del sole popolando le strade, i bar e i ristoranti della città. Perdizione, amori futili e ricerca di quella scintilla che possa farli scrivere "Il Romanzo" che li porterà alla fama.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;">Non c'è altro che possa dirvi se non che a commento della storia compaiono numerosissime immagini di Brassaï in bianco e nero che sono davvero intense.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;">Il libro è stato scritto nel 1940 quando Miller tornò dal suo soggiorno parigino in America ed evidentemente la "metafora" è una cosa che non interessa l'autore. quello che c'è qui è più una lunga galleria di quadri di mostri in cui l'umanità mettendo in mostra il peggio di se mostra anche la propria vulnerabilità quasi fosse l'unica cosa vera che ci contraddistingue e ci rende più veri. Le donne che si alternano fra lenzuola e pranzi sono perdute e sono vinte. Alcune hanno scelto la vita che fanno perchè non hanno alternative e altre hanno rinunciato a combattere per cercare un amore perché la sopravvivenza viene prima.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Le scene si seguono una via l'altra e nemmeno l'accenno frequente allo scolo o ad altre malattie veneree ferma l'attenzione dell'autore fra questi due fronti, chi ha e chi chiede, si ferma.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ha solo un attimo di tentennamento su immagini di donne che stanno pericolosamente camminando oltre il confine degli ultimi. EÈ un po' come se il guardare in faccia queste donne di cui non riesce a decifrare nemmeno un secondo di pensiero gli permettesse di guardare un "oltre" che può conoscere solo chi muore.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Mi sono interrogata perché questo androne dell'inferno io lo trovi mille volte meglio de "Il factotum" e la risposta è articolata e non legata al percorso di lettura che sto seguendo in maniera discontinua. L'androne dell'inferno di Miller non mi fa sentire presa in giro. Bukowski ha un modo di scrivere che invece mi fa sentire l'ennesima allocca che è finita nella rete di coloro che finanzieranno la prossima bevuta e le prossime immagini sconce che decreteranno come capolavori. Per Miller l'atto sessuale, ripetuto, ricercato è l'ennesima morte. Una morte temporanea che però svuota il corpo di quell'anima pesante che l'artista si porta dietro lontano da casa. La coscienza si alleggerisce ed è di nuovo pronta ad affrontare un'altra giornata come se fosse appena atterrata in terra straniera. L'atto è confuso e volutamente greve e breve proprio perché, in fondo, è solo un tramite.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">In questo modo l'umanità di chi riversa e di chi prende si perde dentro la notte e si confonde con il buio nella speranza che il giorno non arrivi presto ad illuminare le miserie degli androni delle case.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Ha anche una qualità questo libro, che pochi imitatori sanno cogliere. È scritto in maniera scorrevole, evita la pedanteria, e ha un ritmo ben preciso ma mai disuguale. È davvero come se stessi camminando e ti capitasse di vedere una scena dietro l'altra senza fermarti. Ti permette di scrutare nei bar, nei ristoranti e nelle strade senza che quel che succede modifichi la tua traiettoria sensuale o personale, ma che ti rimanga solo come esperienza, quella di aver visto quel che si nasconde nell'ombra.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Un libro davvero bello e piacevole, per quel che si può, da leggere.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Buone letture,</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Simona Scravaglieri</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Giorni Tranquilli a Clichy</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Henry Miller</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Adelphi Edizioni, ed. 2018</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Traduzione a cura di </span><span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;">Katia Bagnoli</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;">Collana "Piccola Biblioteca Adelphi"</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;">Prezzo 18,00€</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><br /></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9HW0OyCjK2qCJlBhmVDwVZB8FxwNyx4ozQxx8zBDHPXMw94KzYJFwHm-GLBjhzh3knKs7KFBm4XsFmMbugFzOzzvZ-X4S3ggWpx3WosBbSIniqPAMvBlTeA3oI62954XV29n4_sc7MgP-/s1600/0.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9HW0OyCjK2qCJlBhmVDwVZB8FxwNyx4ozQxx8zBDHPXMw94KzYJFwHm-GLBjhzh3knKs7KFBm4XsFmMbugFzOzzvZ-X4S3ggWpx3WosBbSIniqPAMvBlTeA3oI62954XV29n4_sc7MgP-/s400/0.jpg" width="300" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: LettureSconclusionate</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-16714249125684029132018-07-18T12:15:00.000+02:002018-07-18T14:17:32.349+02:00"Dopo il diluvio", Leonardo Malaguti - Malaguti il burattinaio...<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzEsN2tYhS9q1dPAsde4BHSda3iooeG0H_EPbp-HP79qgQFNB9fc5ySJXg022IVu6pSFzSiSdPUburvb3RbvGhTAUxFB41UWhBgGXq47cm1RqHaZdABO3N0FOiWClZg7viPsGe7QisJI2a/s1600/umano_post-umano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="295" data-original-width="784" height="150" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzEsN2tYhS9q1dPAsde4BHSda3iooeG0H_EPbp-HP79qgQFNB9fc5ySJXg022IVu6pSFzSiSdPUburvb3RbvGhTAUxFB41UWhBgGXq47cm1RqHaZdABO3N0FOiWClZg7viPsGe7QisJI2a/s400/umano_post-umano.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="http://serenoregis.org/evento/umano-post-umano-apocalissi-e-distopie-nelle-narrazioni-seriali/" target="_blank">SerenoRegis</a></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Questa è l'ultima versione che mi concedo di fare a commento del libro di cui parleremo oggi. Il problema è trovare il modo giusto per spiegare che la storia di cui parliamo non si ferma al suo aspetto divertente e ben scritto. La distopia immaginata da Malaguti ha anche un risvolto strutturato e complesso e mi ricorda distintamente parti di lavori di autori che leggo e che amo alla follia. C'è Ballard, Schmitt e Perrotta e sono tre scrittori in cui la distopia non è il primo genere che tu gli assoceresti. Così anche per Malaguti, cui un genere solo sta stretto, non sottolineare questo suo lato profondamente lucido di raccontare la deriva del nostro mondo attraverso un luogo fantastico, con la leggerezza quasi della fiaba, sarebbe un vero delitto. Ed è dannatamente difficile farlo, non solo per il rischio di spoiler ma anche per quello di andare fuori tema.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">In un luogo, senza tempo e senza definizione, che sappiamo unicamente essere all'interno di una conca, sorge un paesino circondato dai campi. Data la struttura del luogo, quando arriva il diluvio è una grandissima disgrazia, perché se si ottura l'unica fognatura, il paese si allaga, le persone rischiano la vita, le provviste si perdono e via dicendo. Ed è proprio quel che succede all'inizio di questa storia: in una calda giornata prima cade una goccia, poi due e alla fine comincia a scendere il diluvio, che porta via case, persone e cose. Questa volta però è diverso perché l'acqua dopo giorni non accenna a voler diminuire, il sindaco è sparito e nessuno dei consiglieri sa cosa fare. Su indicazione del vecchio prete di paese viene sturata la fognatura e, ad acque ritirate, il risultato di questo disastro, oltre ai danni alle cose, porta con sé anche tre morti, di cui uno assassinato.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">E mentre la popolazione cerca di ritrovare una parvenza di normalità, nell'ombra si muovono le indagini e si progettano pericolosi scherzi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">La struttura di questa storia è talmente semplice che solo un vero scrittore poteva narrarla così bene. La distopia, come ho già scritto nelle milioni di versioni di questa recensione, è quella situazione in cui parlare di qualcosa di fantastico o di un futuro possibile o impossibile, ti permette di sviscerare le crepe del tuo presente ed è molto probabilmente per questo motivo che io amo particolarmente questo genere. La situazione base è quella che la nostra società vive giornalmente: insiemi sparsi di persone divisi per nazionalità, regione e città vivono a titolo vario insieme. A seconda di quel che ci unisce diventiamo isole sempre più piccole o più grandi a seconda dell'età, del lavoro, del pensiero. Ci raggruppiamo come studenti o come lavoratori, o come semplici nuclei familiari che man mano diminuiscono dando vita a nuovi gruppi: insomma ci sono tantissimi insiemi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Ma, da oramai un decennio a questa parte, internet ha preso piede ovunque e internet è un paese unico per tutti. Ha annullato le differenze, ma ci ha reso più soli e più vulnerabili, in un luogo virtuale in cui sentiamo di dover prendere una posizione su qualsiasi cosa. </span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">La parte più pregiata di questo lavoro, sta nel descrivere le fasi in cui la civiltà perde il suo essere civile e quali siano, non tanto le conseguenze, ma le giustificazioni che ci diamo. Malaguti crea infatti la situazione perfetta in cui l'isolamento dal mondo fa si che questo luogo possa essere messo sotto stress senza alcuna via di uscita. Mette in campo anche una serie di fattori scatenanti: il diluvio, la morte di un bambino, l'omicidio, la scomparsa di un contadino. Gli ingredienti ci sono tutti, compresa l'immagine di una democrazia e di una dottrina ipocrita. Prende un gruppo di individui che vivono potenzialmente in pace - ognuno ha il suo lavoro, le sue faccende e questo permette una pace di facciata- e, in questa situazione "pacifica", aggiunge i fattori che potrebbero scatenare sommosse (senzatetto, prostitute, pedofilia, corruzione e via dicendo) e ci svela una cosa cui non facciamo caso: che se ben ci si pensa queste cose, quando la vita del singolo va bene e non è turbata nulla, nonostante eticamente ci dovrebbero far andare fuori dai gangheri diventano contesto.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Per far sì che questo contesto diventi stringente o che si punti il dito, bisogna portare singoli, gruppi familiari, società e democrazie sull'orlo di un precipizio dove non ci sono soldi, cibo, case. Lì e solo lì la civiltà svela di non essere cambiata dei tempi primitivi e diventa furia cieca. I ragazzini non sono più tali, i genitori porterebbero alla ghigliottina pure il vicino di casa, l'etica di ciò che è giusto e ciò che non lo è si modifica. Il senso di giustizia prevale sulla giustizia. Attenzione il senso di giustizia è visto come un sentimento individuale, la giustizia è qualcosa di oggettivo e che non guarda all'opportunità del singolo; la giustizia non è mai tale e uguale per tutti.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">All'acme della situazione creata, la folla vendicatrice e misfatti perpetrati spariscono in un attimo. La nostra società, come nei tempi antichi, soddisfatta la propria sete di vendetta e non si interroga su quel che è successo, la colpa è sempre di qualcun altro e perché il nostro senso di giustizia giustifica tutto. La distopia non deve fornire risposte, ma come in ogni disciplina del genere deve stimolare una riflessione, e Malaguti ci riesce perfettamente. Lo fa inquadrando bene la società nelle sue dinamiche sociali normali, come avrebbe fatto <a href="http://letturesconclusionate.blogspot.com/2011/01/il-condominio-james-g-ballard-40-piani.html" target="_blank">Ballard</a>, crea delle quinte naturali e osserva in maniera quasi maniacale quel che succede nei punti cruciali, come <a href="http://letturesconclusionate.blogspot.com/2014/06/la-giostra-del-piacere-eric-emmanuel.html" target="_blank">Schmitt ne "La giostra del piacere"</a> e infine, ma non per ultimo, distribuisce i suoi personaggi su un tavolo da gioco creando solo situazioni per seguire le loro scelte individuali e di gruppo come fa <a href="http://letturesconclusionate.blogspot.com/2016/08/intrigo-scolastico-tom-perrotta.html" target="_blank">Tom Perrotta</a>. Lo stile è divertente e il tono a volte ironico e in altre no, fornisce ulteriore movimento ad una storia già di suo ritmata. E', come avviene per tutti gli scrittori che Exòrma ha selezionato per </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">questa</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">particolarissima collana, una storia che puoi leggere a mo di favola oppure guardando ai significanti, rimane comunque, in entrambi i casi, un lavoro appagante anche se decisamente complesso da raccontare. </span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Buone letture,</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Simona Scravaglieri</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Dopo il diluvio</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Leonardo Malaguti</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Exòrma Edizioni, Ed. 2018</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Collana "quisiscrivemale"</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Prezzo 14,90€</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvK1wHZ3dWiy8zM_JoNy8NxSfux0hzHc18lBh3qmi_EcTJw4WsYAx5DUDkrvWEzf13gPTGuUoIj4vco36D0AfRZpmdFerdkl8sDT7-iUIUsjj8PjC77rgpo1peXh89Hj1YmtiBEHOdxvzV/s1600/51qT%252BoV-GmL._SX321_BO1%252C204%252C203%252C200_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="499" data-original-width="323" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvK1wHZ3dWiy8zM_JoNy8NxSfux0hzHc18lBh3qmi_EcTJw4WsYAx5DUDkrvWEzf13gPTGuUoIj4vco36D0AfRZpmdFerdkl8sDT7-iUIUsjj8PjC77rgpo1peXh89Hj1YmtiBEHOdxvzV/s400/51qT%252BoV-GmL._SX321_BO1%252C204%252C203%252C200_.jpg" width="258" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="http://www.exormaedizioni.com/" target="_blank">Exòrma Edizioni</a></td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-48300691976157380962018-07-07T13:41:00.002+02:002018-07-07T13:57:36.032+02:00"Un pomeriggio di un piastrellista", Lars Gustafsson - La straordinaria bellezza dell'imperfetta vita di un piastrellista...<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2bGWeufsYyfFFsub6vPmA-umObzOj8wTbEo_RsJtFVqOWqusPIEd54m14uuubWUxd1K72edb0pKo1lFTZMSzTEulYs8jKYWkbHgI64afLxsHZoeItvPVmCDto14l4jpNuX5X0MVX8UXlz/s1600/images.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="183" data-original-width="275" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2bGWeufsYyfFFsub6vPmA-umObzOj8wTbEo_RsJtFVqOWqusPIEd54m14uuubWUxd1K72edb0pKo1lFTZMSzTEulYs8jKYWkbHgI64afLxsHZoeItvPVmCDto14l4jpNuX5X0MVX8UXlz/s400/images.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="https://it.depositphotos.com/117042220/stock-photo-white-tiles-wall.html" target="_blank">Depositphotos</a></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">È dallo scorso anno che vado dietro a questo libro che è uscito, credo, in contemporanea con un altro di cui mi ero appassionata e che poi ho comprato che è Miraggio 1938 - di cui peraltro ero convinta di aver già scritto la recensione e invece devo farlo ancora (è la grande dannazione di leggere ebook non li hai fisicamente ingombranti nello scaffale dei libri da recensire!). Il fattore comune fra i due è che, dalle premesse della sinossi, sono entrambi titoli "mainagioia" e invece alla fine, si rivelano più solari di quanto uno si aspetterebbe. Nel caso di Gustafsson c'è anche una particolarità in più: questo lavoro si può accostare per svolgimento a "<a href="http://letturesconclusionate.blogspot.com/2012/08/la-citta-degli-angeli-christa-wolf-il.html" target="_blank">La città degli angeli</a>" della Wolf, a "<a href="http://letturesconclusionate.blogspot.com/2013/11/il-sale-jean-baptiste-del-amo-la.html" target="_blank">Il sale</a>" di Del Amo e anche a "<a href="http://letturesconclusionate.blogspot.com/2014/11/the-white-family-maggie-gee-i-gradi-di.html" target="_blank">The White family</a>", ma supera quell'ostacolo che blocca tanti lettori della pesantezza e del ristagno delle situazioni, che ne permette l'assimilazione dell'esperienza, sedimentandosi nel suo lettore con un altro espediente decisamente riuscito ma che ovviamente non vi dirò perché situato alla fine del libro.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Il nostro protagonista è un anziano piastrellista che, come nella migliore tradizione dei libri di questo genere, è vedovo, ha perso il figlio, vive ai margini della società in una villetta trasandata, è solo e arrotonda con lavoretti in nero. L'azione inizia con una telefonata in cui un conoscente lo informa che c'è l'opportunità di un lavoretto in un villino in ristrutturazione: c'è da piastrellare inizialmente un bagno e una cucina, poi, quando l'affittuario del piano di sopra se ne andrà, ci sarà altro lavoro. Torsten accetta subito e segna l'indirizzo. Dopo la fatica di alzarsi, di cercare del materiale per ottimizzare il ricavo del lavoro, il nostro piastrellista si incammina. La casa è grande e bella, è vuota e ancora in costruzione, è in alcune parti con le finestre libere e quindi illuminata e in altre buia a causa dei cartoni a protezione dei vetri.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">La storia narra di un pomeriggio qualunque in un giorno qualunque nella periferia bene di Uppsala in Svezia e di come un lavoro semplice e monotono possa essere interrotto da personaggi anche inesistenti, segnalati da un bigliettino, e da situazioni surreali, un po' come la vita di ognuno di noi, che a volte procede spedita e a volte rallenta per i casi della vita.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Non sono stata completamente esaustiva all'inizio, perché c'è un'altra caratteristica che differenzia questo lavoro dai precedenti ed è la scrittura. Gustafsson sembra scrivere, tra il divertito e l'incuriosito, seguendo il suo protagonista da vicino con lo stesso stupore di chi legge. Ne esce fuori un racconto lungo scorrevole, godibile e per alcuni tratti anche divertente. Dall'altro lato la metafora di una vita che nasce, cresce e si sviluppa, rappresentata dalla casa in costruzione è decisamente chiara. All'alba dei nostri giorni siamo come quella casa, quel che vediamo è quel che viviamo e quel che è in buio sono ambiti a noi inaccessibili finché non finiremo di costruire il nostro futuro che poi diventerà il nostro passato. Quindi in questa storia c'è un inizio che si confronta con una fine, quella di Torsten, uomo che si avvia alla fine di una vita vissuta, non sta a noi dire bene o male, e che la ripercorre saltellano di qui e lì nelle stanze della sua esistenza senza un nesso logico o soluzione di continuità. Il confronto nasce e cresce mentre la parete, inizialmente costruita male e parzialmente buttata giù dal piastrellista, piano piano viene ritirata sù. Un lavoro ripetitivo, che viene naturalmente fuori dalle mani di un esperto piastrellista diventa un lavoro automatico e l'automatismo da che mondo e mondo, permette alla mente di spaziare.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Nonostante Torsten non abbia avuto una vita facile e nonostante il fatto che non gli sia stato proprio risparmiato nulla del lato oscuro delle relazioni o delle mancanze, non si guarda indietro con dolore. Torsten guarda a ciò che ha vissuto con la stessa nostalgia che avrebbe una madre a guardare la stanza del figlio oramai cresciuto che è andato a vivere da un'altra parte. I ricordi si ammassano, brutto o belli non importa, ma fanno parte di un vissuto solido, umano e del tutto personale e non ripetibile in altre vite. Il suo tornare ai primi amori, al primo lavoro, sorvolare con un accenno al figlio e alla moglie, alle difficoltà incontrate formano un quadro che per nulla assomiglia ad una dolorosa elaborazione del lutto e, invece, restituiscono un quadro di uno uomo che prende atto di aver fatto e vissuto cercando di essere l'uomo che voleva essere anche se non sempre ci è riuscito. È un uomo di bassa estrazione, che non ha potuto o voluto studiare ma che nella vita ha imparato ad andare oltre di dictat di chi dice di sapere; Torsten ha imparato che per sapere devi conoscere.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">È un libro talmente bello da avermi convinto a cercare altri lavori di questo scrittore perché, come detto, nonostante le premesse da mainagioia è un libro solare e che ti lascia una speranza: se non tradisci te stesso, la tua storia, anche se non va per il verso giusto, sarà sempre la tua storia e tu non potrai che guardarla che con nostalgia e non con dolore, apprezzando ciò che hai avuto e non rimpiangendo ciò che non c'è. Il punto non è vivere per essere qui anche se non ci siamo più, il punto è vivere per non sprecare la possibilità di aver vissuto e questa è l'eredità più bella che uno scrittore può lasciare al suo lettore indipendentemente alla fine del suo libro. La metafora della casa che si costruisce piano piano e di tutti gli accidenti che possono incorrere in una giornata che è come una vita è geniale e la scrittura di ampio respiro, scorrevole e mai ristagnante con un connubio talmente micidiale che alla fine, quando le pagine stanno per finire, già lo starete rimpiangendo.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">A questo devo aggiungere una nota del tutto personale: c'è una postfazione di Trevi alla fine che fa una riflessione che guarda a questo lavoro, probabilmente lui conosce Gustafsson molto meglio di me, in modo completamente diverso dal mio. La mia ricostruzione di questa storia è data dal fatto che leggendo il libro prima se fosse stato come la descrive lui, probabilmente io non guarderei a Torsten con la nostalgia di quelle con il sapore buono. Il suo pensiero di questo lavoro si fonda su presupposti diversi che inquadrano il personaggio in una sorta di rimpianto per una vita che non è andata come avrebbe dovuto e, a mio favore c'è, che appunto in questo genere di lavori, come quelli citati, la pesantezza che ferma tanti lettori, è data appunto da questa sorta di rimorso o senso di tradimento da parte della vita stessa dei suoi protagonisti che qui è totalmente mancante. In quel caso i ricorsi riaffiorano sparsi ma con una logica, che qui manca: Torsten guarda alla sua vita in maniera disordinata, aprendo le stanze della sua casa in maniera del tutto casuale seguendo l'estro del momento non è alla ricerca di qualcosa, è solo dettato dalla semplice curiosità di un uomo semplice, che guarda altrettanto con semplicità attorno a sé. Torsten ci tiene a ribadire più volte che il suo lavoro è ben fatto perchè lui sa farlo, perché sa come fare fughe perfette e questa affermazione continua non è rimpianto ma una vera affermazione di uno che sa che ha fatto tutto a regola d'arte, come da lui ci si sarebbe aspettati.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Ci sono anche parti di questa postfazione in cui concordiamo come: il finale che è una vera genialata, passatemi il termine che non mi viene altro in mente, e la critica, decisamente poco velata, ad una società, come quella Svedese, inquadrata, organizzata che viene spesso presentata come il modo per raggiungere il successo individuale che invece nasconde un grande lato oscuro. Per chi è impossibilitato, dalla vita o dalle situazioni, ad attenersi ai rigidi dettami e alle regole rimane una vita al margine non solo della società ma anche della vita stessa. E questa osservazione latente in buona parte di questa storia è un vero macigno più che una semplice riflessione, che rivela in maniera netta e chiara i limiti di un mondo che da sempre viene descritto come una macchina perfetta. </span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Io questo libro l'ho proprio amato e rimarrà con me come tutti gli altri citati in calce a questa riflessione e sono contenta di non aver desistito dalla convinzione che avrebbe comunque dovuto essere mio, perché è stato un viaggio davvero imperdibile. Un libro davvero consigliato a chi vuole leggere una storia davvero straordinaria nella sua straordinaria semplicità.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Buone letture,</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Simona Scravaglieri</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Un pomeriggio di un piastrellista</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Lars Gustafsson</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Iperborea, ed. 2017</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Traduzione a cura di Carmen Giorgetti Cima</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Postfazione di Emanuele Trevi</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Collana "Luci"</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Prezzo 15,00€</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgN3UIGXh9QF3uhFFAbk7pRzMc9B8wy2f2sY4rsFRoLEt5xplRSV5X8rKLXAly-ikk_IeogQpRb1GrE3etNifjqagM4Zrex_ZJM9LakyQ0k1xwyZLjDartvvvAi6PD4icVaTqXxEN3sWqhS/s1600/un+pomeriggio+di+un+piastrellista+letturesconclusionate.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="725" data-original-width="544" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgN3UIGXh9QF3uhFFAbk7pRzMc9B8wy2f2sY4rsFRoLEt5xplRSV5X8rKLXAly-ikk_IeogQpRb1GrE3etNifjqagM4Zrex_ZJM9LakyQ0k1xwyZLjDartvvvAi6PD4icVaTqXxEN3sWqhS/s640/un+pomeriggio+di+un+piastrellista+letturesconclusionate.jpg" width="480" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: LettureSconclusionate</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-83039607716892296112018-07-05T13:52:00.000+02:002018-07-05T13:52:06.381+02:00"Un nastro color lavanda", Heather Burch - Da leggere ad occhi chiusi...<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8LfLkIshLVZ9METP9dXTC5ljrPObyOLACNjO9yWzbHBS_6w6JDu3Vora0rN4_Qs5ndZMkgG27eqycpj3jLa9GQJ1OzxYIebeHKQdBkNRbHpYDXMgKxilNB39Ss36CIPvWQJePLIPn4s90/s1600/read-1342499_960_720.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="679" data-original-width="960" height="282" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8LfLkIshLVZ9METP9dXTC5ljrPObyOLACNjO9yWzbHBS_6w6JDu3Vora0rN4_Qs5ndZMkgG27eqycpj3jLa9GQJ1OzxYIebeHKQdBkNRbHpYDXMgKxilNB39Ss36CIPvWQJePLIPn4s90/s400/read-1342499_960_720.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="http://www.deeplay.it/breve-guida-alla-lettura-un-testo/">Deejay.it</a></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Tutti libri belli in questo blog eh? Invece no, anche la sottoscritta prende ogni tanto qualche sòla (definizione romana che individua la "fregatura") a volte lo faccio inconsapevolmente, come avvenne per <a href="http://letturesconclusionate.blogspot.com/2016/05/maestra-lisa-hilton-il-diavolo-veste.html" target="_blank">Maestra</a>, a volte consapevolmente come per il libro di oggi: Un nastro color lavanda. Per me comprarlo era un modo per avere una lettura leggera, leggerissima anzi, mentre ero a letto con un mal di testa da guiness dei primati. Significa che non ho una grande attenzione e che devo interrompere la lettura in continuazione ed è per questo motivo che, forse, sarò infinitamente più gentile, di quanto sarei potuta essere, se lo avessi letto nel pieno delle mie possibilità. Ok è un auto-pubblicato di <span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif; text-align: start;">AmazonCrossing</span>, va bene, qualcuno di buona volontà lo ha anche tradotto. Va bene tutto. Ma questo libro, anche per la categoria in cui nasce, è una vera porcheria.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">La storia si può sintetizzare con una lei e un lui. Lei è bella (come sbagliarsi?), è triste, è di recente divorziata perché lui l'ha tradita e lasciata e si è appena trasferita sulla costa perché sogna di fare colazione davanti alla magnificenza dell'Oceano. Lui (quello del posto), è bello, è alto e abbronzato, è un po' un mutante visto che un minuto prima è longilineo e poi basta che lo bagni l'acqua e gli spuntano muscoli che lo rendono ancora più bello, ha una passione per le gambe delle donne, lavora in una banca di provincia e vive con suo nonno. Il nonno è uno con gli occhi azzurri, che fa amicizia pure con le maniglie delle porte, è un giardiniere eccezionale (che non ha un giardino, ma un orto e un'oasi tropicale insieme).</span></div>
<div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Lei è appena arrivata </span><span style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">nel paesino di provincia</span><span style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">, ha comprato una vecchia casa malandata e, seppur non abbia mai piantato un chiodo, decide di ristrutturarla. Intravede lui in banca, ma non si incrociano. Ma un giorno lei trova delle lettere in soffitta e le legge e si innamora di colui che scrive e decide di indagare per sapere chi fossero lui e lei. Colui che scriveva era in Europa all'epoca della seconda guerra mondiale. Nemmeno ve lo dico come continua perché confido nel vostro intuito!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: georgia, "times new roman", serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Posso anche capire che il mio modo di vedere al mondo femminile, che forse non è definibile femminismo, sia una concezione completamente personale e che quindi, accingendomi a scrivere quello che sto per dire, posso essere tacciata di essere oltranzista, ma, e ci tengo a sottolinearlo, io ho letto i veri romanzi rosa della tradizione italiana, di colei che riuscì a farsi apprezzare per certi versi anche da D'Annunzio che l'aiutò a trovare lo pseudonimo. E' vero, qui la scrittrice credo sia americana, è anche da considerare che magari ha letto una valanga di libri simili e ha pensato di aver avuto l'ideona. Ma si è dilungata parecchio, perché la sua, chiamiamola, eroina è una donna da denuncia, che non guarda in faccia a niente e nessuno, si impiccia e prende decisioni sulla vita altrui e che per i continui errori e figuracce che fa viene in continuazione scusata. Chiunque le satelliti intorno, dal futuro "eletto" al nonno, l'amica, il vicino di casa e via dicendo è solo una comparsa per dire: "Va tutto bene, anche se mi hai asfaltato in giardino che mi era costato milioni di dollari, non c'è problema è colpa mia e non tua!".</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">E' sbagliata di base l'idea della donna che lasciata a sé stessa, deve rompere le scatole al mondo ed essere scusata perché, poverina, è divorziata!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">E la cosa che notavo, anche qualche tempo fa quando incappai ne "La signora dei funerali", gli uomini non esistono più. Sono solo un tramite per mettere un'altra tacca sulla lista delle priorità. Non hanno spina dorsale, o scusano tutti all'infinito. Bastano un seno e due gambe e fanno tutto. Ma dov'è che l'uomo è stato declassato ad essere non pensante? Qual è il momento in cui, siccome si tratta di romanticherie, gli uomini hanno la stessa consistenza bidimensionale di un poster? </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">In questo, al netto degli errori e delle metafore che manco vi cito, che questo "libro" si rivela una vera porcheria. In una coppia si è in due, indipendentemente da caratteri dominanti o no, e invece nella concezione moderna, dei romance ma anche degli young adult, esiste la donna, il resto è contesto.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">A questo si può accostare solo lo svarione in cui da una barca si arriva a terra ferma davanti ad uno specchio. Non si sa come siano tornati a terra o che sia successo nel frattempo; sembra solo che l'autrice dopo averla tirata per le lunghe per più di metà libro, avendo avuto l'occasione di far a lui chiedere a lei di uscire non vedesse l'ora, più dei diretti interessati, e abbia deciso di parlare di quello fregandosene della storia che fin lì si svolgeva. Tutto quello che voi vi aspettate da un libro del genere succederà... lei con i tacchi a spillo sul pontile sgangherato, lei che cade su lui e lui la salva... lui che lava più sé stesso che la barca, lui figherrimo in completo da ufficio e lui ancora più figherrimo con i jeans sempre molto stretti (che detta fra noi: ma perché devono sempre avere questi jeans aderentissimi? a me più che star lì a guardare cose verrebbe da dire "mangiato troppo eh???" oppure "hai sbagliato candeggio!!"). </span><span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;">La perdita di un co-primario, la perdita di un contesto reale che non debba sempre facilitare le cose, la totale mancanza di un criterio nel gestire le quantità dei casi da presentare</span><span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"> e non strafare, nel non limitarsi a farli sembrare "Vorrei fare un porno con te, ma devo andare avanti ancora 100 pagine!" penalizza qualsiasi romanzo rosa o altro rendendolo di bassa qualità. Non è solo perché sia un autopubblicato, perché se lo è e lo è così, e come tale viene letto, è perché l'evidenza di quello che si trova in giro e che va per la maggiore, di editoria tradizionale, è questo! Possibile che non si possa fare la differenza magari guardando indietro?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;">A quanto pare no, non è possibile. Che non era un libro dove buttare 0,99€ come ho fatto io perché era in offerta s'era capito già, vero? Diciamo che per questi lavori, autopubblicati o no non importa, è meglio aver adottato il termine americano e non "romanzo rosa" giusto per non accostarli con ben altri esempi. Volete sognare? Volete andare in un mondo in cui uomini e donne riescono a raccontarvi una storia? Volete davvero sapere l'essenza del rosa quale è? L'ha descritta Aldo Busi, in un bellissimo libro pubblicato qualche anno fa:<a href="http://letturesconclusionate.blogspot.com/2011/03/lamore-e-una-budella-gentile-aldo-busi.html" target="_blank"> L'amore è una budella gentile</a>. Nessuno si innamorerà se non voi, magari con una lacrimuccia e con una bella risata... Un libro, vero, scritto da un bravo autore che vi stupirà, come lo ha fatto con me. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;">Buone letture,</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;">Simona Scravaglieri</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;">Un nastro color lavanda</span></div>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><div style="text-align: justify;">
Heather Burch</div>
</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">AmazonCrossing, ed. 2016</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Traduzione a cura di Gloria Fassi</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Prezzo 9,99€</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiK7ov1guHZKvb1RVLqKvhduHxwTiWmhpWHU2ad5Zn1lb3oIpD1erygiQhv-egWOPOrjdpa58FJyH7ya5yHxi0e6eY0J5K5J6ZDppme6UK-NXZbZga1VtN2X7yhg7ii4D1Hbk5OwfGkqNqO/s1600/51SpX00aQXL.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="333" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiK7ov1guHZKvb1RVLqKvhduHxwTiWmhpWHU2ad5Zn1lb3oIpD1erygiQhv-egWOPOrjdpa58FJyH7ya5yHxi0e6eY0J5K5J6ZDppme6UK-NXZbZga1VtN2X7yhg7ii4D1Hbk5OwfGkqNqO/s400/51SpX00aQXL.jpg" width="266" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: Amazon.it</td></tr>
</tbody></table>
<div>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-80271502075604296222018-07-01T11:46:00.003+02:002018-07-03T13:55:15.412+02:00"Guasti", Giorgia Tribuiani - Sottomissione volontaria...<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmLHeQO7OFcsehkkyUhWS8Qgq7BMrESF893FkNDJ40RfYnggVLlRUy1y77QqGYGpJbRi4V09OVtVOU-hTalKt-wg125rM-9wAAX4xsTQFY6DAumCu79rrterdeAtpvN7-l84YYmSY6IJ-k/s1600/type_specimen_vintage_grunge_serifs_sans_serif_fracture_serif_stressed_letters-944569.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="275" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmLHeQO7OFcsehkkyUhWS8Qgq7BMrESF893FkNDJ40RfYnggVLlRUy1y77QqGYGpJbRi4V09OVtVOU-hTalKt-wg125rM-9wAAX4xsTQFY6DAumCu79rrterdeAtpvN7-l84YYmSY6IJ-k/s400/type_specimen_vintage_grunge_serifs_sans_serif_fracture_serif_stressed_letters-944569.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="https://pxhere.com/it/photo/944569" target="_blank">pxhere.com</a></td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">E' la decima volta che riscrivo questa recensione. È la dannazione dei libri che ti sono piaciuti talmente tanto che nessuno dei resoconti che scrivo e riscrivo sembra adeguato. Anche questo è un guasto, perché io è una settimana che tento di spiegare al mondo delle mie amicizie perché dovrebbero leggerlo e," è bello", non sembra una definizione che lo racchiuda perfettamente, anzi, gli sta stretta come quelle magliette che dopo il lavaggio si sono ristrette al punto tale da farti venire il dubbio che non siano mai state della tua taglia. Ecco, "Guasti" è un libro piccino che però avrebbe una taglia extralarge, perché in un piccolo spazio tocca temi di un certo peso, in una ambientazione a dir poco drammatica, ma che viene narrato in una maniera così accattivante che tu non gli puoi rimanere indifferente. È come vedere una pièce teatrale da un punto di vista inconsueto: invece di essere uno spettatore fermo in poltrona, tu, sei al contempo dentro la testa della protagonista e fuori. Non ti è permesso sederti, perché nelle mostre non è mai permesso sedersi è previsto solo che tu guardi e scorri. Ed è proprio quello che Giada non riesce a fare: i suoi guasti non le permettono di scorrere, la fermano in una sala.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Contestualizziamo: Roma, mostra di plastilinazione artistica, ovvero una mostra di corpi umani, o di loro parti, che sono stati trattati con una tecnica che li rende rigidi, inodori e anche eterni. I corpi perdono la pelle, ma si sceglie, a volte, di metterli in posa come stessero ancora facendo il lavoro che facevano in vita. C'è ad esempio una ballerina, chissà in che posizione l'hanno messa? Ma questo non è per noi interessante, quanto una "rappresentazione" viva di una delle sale al piano di sopra. L'autrice non lo dice, ma da come si svolgono i fatti sembra che la sala in questione sia una di quelle a fine giro. Quelle in cui arrivi all'ultimo e il tuo occhio oramai si è abituato a quello che all'inizio lo stupiva. In questa sala ci sono una teca con quattro polmoni che testimoniano gli stadi dell'inquinamento da fumo, un'entrata da un'altra sala, un'uscita da cui si intravedono le scale e magari un simbolo dei bagni. C'è anche uno di questi corpi, colto nell'attimo in cui sta per fotografare qualcosa, e una donna. È lì dall'apertura e rimarrà tutti i giorni della mostra. È Giada e sta ampliando il concetto di arte portandolo ad un livello superiore. Lei e l'uomo congelato nell'atto di fotografare hanno un rapporto, anzi lo avevano. Una storia seria, lei ne sembra convinta, anche se non si sono mai sposati. Ed è forse qui quello che sembra il guasto principale: lei, quando lui è morto, non ha avuto nessuna delle eredità che l'avrebbero lasciata andare, perché lui se n'è andato ma c'è. E lei è ancora una sua proprietà, come la foto sull'altalena. Non ha avuto una lapide su cui piangere e che segnasse, con la sua chiusura, la fine di qualcosa da rimpiangere e a cui pensare con nostalgia. Lui non c'è, ma c'è è lì e lei è ancora sua.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Ma allora perché "Guasti" e non "Guasto"? Semplice, perché come spesso succede il guasto che ci ferma, è quello finale che deriva da altri precedenti. I guasti, nella cosmologia tutta particolare di questa storia, non ti fermano ma deviano la natura delle persone e la via che si percorre, ti adatti e diventi una persona diversa a seconda dei percorsi che ti trovi a fare e alle persone che incontri e con le quali hai un rapporto. L'elevazione a potenza di questa storia sta appunto qui. Una coppia di due persone una congelata e l'altra viva e vegeta, che non si possono dire addio ma che non possono stare insieme. Sono anche due persone che vivono un rapporto in buona parte malato, lei preferisce lo stato di gregario sotto la luce di lui e lui, in un atto di leggerezza, toglie a lei l'unica eredità vera. È nello scorrere delle giornate di mostra che si svolge questa storia che potenzialmente è ferma lì e se uno va a guardare nelle sfumature, Giada, non è mai dal lato dello spettatore bensì del mostrato. È come se entrambi fossero in mostra e la gente che passa è solo una scusa per interrompere i momenti di introspezione troppo violenti. In questo inferno in cui Giada si è ritrovata non c'è pace perché nel confronto non c'è risposta e così questa Analisi che scava sempre più in profondità, di guasto in guasto, risalendo alle origini è un percorso lento ma inesorabile.</span><br />
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Ma non significa solo questo, lo stare entrambi in vetrina. Va oltre, è la definizione di una volontà; due innamorati si guarderebbero negli occhi, un gregario e il suo riferimento no. È il gregario che guarda il leader e non il contrario. In questa storia che Giada fatica a lasciar andare l'idea dell'amore ha colorato la sopraffazione emotiva e l'ammirazione trasformando un rapporto già nato "rotto" in una convivenza di facciata. Ma è solo quando il leader smette di rispondere che Giada si trova di fronte una libertà che stenta a riconoscere e seguire. Questo perché i gradi di sottomissione hanno costituito gli strati che sono serviti a modellarsi in funzione di quello che Giada pensava ci si aspettasse da lei. E l'ideale a cui si spingeva era proprio quello che odiava di più: una foto.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">È una sottomissione volontaria, mai richiesta ma che ha sentito di dovere, e' l'ennesimo dramma ma anche comodo. Perché in questa sottomissione la nostra protagonista ha potuto trovare un porto sicuro, un'accettazione facile da raggiungere perchè è un'accettazione che si ottiene con atteggiamenti e comportamenti chiari, definibili.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Nel momento in cui cessa l'intercalare di un dialogo, la sicurezza di una presenza, il porto sicuro scompare e ci si ritrova a doversi confrontare con il mondo in cerca di un nuovo porto, di una nuova sicurezza. È a questo punto che i gradi della separazione dalla libertà diventano infidi e perversi: nelle persone che hanno una reale difficoltà di rapportarsi con gli altri e di riconoscere i comportamenti codificati che ci garantiscano l'accettazione il mondo è davvero un posto difficile e per chi si ritrova a doverci rifare i conti è un po' come tornare bambini e imparare a camminare. Sapere di chi fidarsi, imparare a contare sulle persone non aspettandosi che queste si comportino esattamente come vogliamo noi e via dicendo sono questioni con le quali facciamo i conti tutti i giorni. L'umana necessità di aggregazione cozza sempre contro l'individualità sfacciata nel singolo. </span><br />
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Dopo tutta questa riflessione, a me viene una domanda che verrebbe a chiunque: perché pubblicare un libro così d'impatto, e in un certo senso, di peso in una stagione da ombrellone. Ecco, questo non è propriamente un libro da ombrellone, perché dopo che lo hai letto, fatichi a regalarlo al vicino, anche se non puoi resistere dal consigliarglielo. Perché questo lavoro, nonostante ci trasformi in quello che racconta - il libro è la statua e il lettore che se ne innamora la protagonista, e con lo stesso cipiglio della statua anche il libro ci tiene un po' a distanza- è scritto nella stessa tensione e ritmo degli umori della protagonista. In questa narrazione che passa dal pensiero alla parola detta senza soluzione di continuità, avviluppa il lettore in una spirale perversa da cui quando si riemerge si rimane con il fiato in gola. Ti verrebbe da dire che magari avrebbe potuto allungarsi un po' sul finale o narrare che succede dopo ma, poi, fermandoti, ti renderai che è perfetto così, perché come è nato narrando di un fotografo congelato nell'attimo di fotografare, il finale così pensato e scritto è una foto, è quell'attimo che il fotografo stesso, se fosse stato in vita, avrebbe voluto fermare.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">E una foto, da che mondo e mondo, e come dice anche Giada non racconta il prima e il dopo di chi sei, ma solo quel secondo, perfetto e irripetibile e lo ferma a memoria futura.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">È sicuramente per questo che il libro non lo cederete.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Un libro davvero consigliatissimo.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Buone letture,</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Simona Scravaglieri</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Guasti</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Giorgia Tribuiani</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Voland Edizioni, ed. 2018</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Collana "Amazzoni"</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Prezzo 14,00€</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGbv36qCxB7ekvE08FbgaLY_wRFvo3Jy6E-2MSmBKlSVXWOaaBLa3ZxhoHFtI3oAFu0UgkntCb_HPKhxXkV0GUbBjlK8KEJ3RJARLOAj6t8YMRmLHm0_d5si3Ec5j4LYHGu0yqBAROo8CM/s1600/IMG_20180630_132439.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGbv36qCxB7ekvE08FbgaLY_wRFvo3Jy6E-2MSmBKlSVXWOaaBLa3ZxhoHFtI3oAFu0UgkntCb_HPKhxXkV0GUbBjlK8KEJ3RJARLOAj6t8YMRmLHm0_d5si3Ec5j4LYHGu0yqBAROo8CM/s640/IMG_20180630_132439.jpg" width="480" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: LettureSconclusionate</td></tr>
</tbody></table>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-12909808847661547192018-06-22T12:27:00.000+02:002018-06-22T12:27:10.614+02:00"Paesaggi contaminati", Martin Pollack - Per non dimenticare...<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_9iaIkot8xfmbk3GAbGBAkazPc2IhMiIckcbev18KaSKUdclqgwjt1Hlas7p4kNxIzAGpExc2XgitaF5LBe5F1JgucCtAaqmxUMR42I_gfrZczssQkqgdpmzQjzQLHDqWXs8NhqlBq0F1/s1600/memories.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="278" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_9iaIkot8xfmbk3GAbGBAkazPc2IhMiIckcbev18KaSKUdclqgwjt1Hlas7p4kNxIzAGpExc2XgitaF5LBe5F1JgucCtAaqmxUMR42I_gfrZczssQkqgdpmzQjzQLHDqWXs8NhqlBq0F1/s400/memories.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="http://www.sechaber.com.tr/anilarimiz-dunden-kalan-en-degerli-anlarimiz/" target="_blank">Sechaber</a></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Questo saggio, potenzialmente rovinerà la vostra voglia di guardare fuori dalla finestra, ma per noi non dovrebbe comunque essere una novità. È un tema che abbiamo affrontato più volte nella storia contemporanea passata quella dei paesaggi contaminati sia dalla mafia che quelli che hanno visto la morte di partigiani e di fascisti. Oggi parliamo di ricordi cancellati, fa il paio con il libro di Taibo di mercoledì e giuro che non è un accoppiamento voluto, e del valore reale dell'identità che stiamo perdendo. Quando ad inizio anno avevamo parlato della cancellazione totale dalla cartina geografica e culturale dei popoli artici, credo di aver scritto che non ce ne siamo accorti perché queste storie appartengono a luoghi remoti di cui noi non sappiamo pressoché nulla. Succede la stessa cosa qui, ma in un'evoluzione di quello che è il saggio di Meschiari. Nel mondo di <a href="http://letturesconclusionate.blogspot.com/2018/04/artico-nero-matteo-meschiari-e.html" target="_blank">Artico Nero</a> il punto è la scoperta di nuovi territori e la necessità di cancellare o spostare gli indigeni del luogo senza premurarsi degli impatti. Nel saggio di Pollack, ambientato nel periodo dell'ultima guerra invece non c'è la necessità di popolare o sfruttare la natura incontaminata, ma la contaminazione derivante dalla cancellazione antisemita o partigiana.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Il punto è che, al netto dell'ideologia, l'ultima guerra ha decretato un cambiamento radicale. Siamo passati dai mondi in cui grandi quantità di uomini dovevano esserci per tenere a bada grandi numeri di prigionieri a prigioni dove pochi uomini guardano una moltitudine di prigionieri. È una realtà che non si verifica solo in Europa, ma anche nei Gulag o in Sud America con i desaparecidos. E se questa è una, passatemi il termine, "innovazione", pessima, delle strategie di guerra, l'uomo è rimasto ancestralmente legato al bisogno di prevaricazione fisica. Con uno che è già arreso questo non può avvenire e quindi si comincia con l'eliminazione diretta dei prigionieri fino al nascondere il frutto di questo insensato omicidio. E' l'ennesima prevaricazione quella di seppellire i corpi in luoghi nascosti e non documentati, quasi per essere certi che quei corpi non li potrà reclamare nessuno. Spirale omicida e di odio che contagia anche i liberatori o i contestatori.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Pollack all'interno di questo saggio racconta di un sacco di paesaggi, in cui l'immagine idilliaca è sporcata dal dubbio o dalla certezza che sotto l'erba, gli alberi, i campi si nascondano milioni di corpi la cui decomposizione non ha ancora cancellato totalmente le tracce di chi erano. Sottolinea con una certa forza anche che la necessità di prevaricare e di non documentare potrebbe essere anche la certezza del non essere individuati come colpevoli, anche se la storia e le immagini rimaste dimostrano che la logica del trofeo, anche in una sola istantanea contagiò molti assassini. </span><span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;">Ma sottolinea che questo è un mondo circolare, che per alcuni versi assomiglia a quello che <a href="http://letturesconclusionate.blogspot.com/2010/07/visera-varlam-salamov-pensieri-e.html" target="_blank">Salamov descrive per i Gulag in "Visera</a>", chi oggi è prevaricatore, l'indomani si ritrova esso stesso vittima, E sebbene sia un concetto primitivo da comprendere, come dire che chi offende, prima o poi, troverà qualcuno più forte di lui che lo prevaricherà, qui il concetto assume un significato più ampio. In un mondo che si nutre della cancellazione sistematica del ricordo, per bene o male non ci interessa,</span><span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"> creiamo la condizione di nuovi modelli di prevaricazione e di dittatura, che verranno rimpiazzati a loro volta da modelli successivi a cancellazione avvenuta.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">È un libello interessante di 140 pagine scarse che è suddiviso in tre capitoli. Sono approfondimenti similari e quindi ne sembrano capitoli ma, in alcuni punti, si ripetono lasciando pensare che siano stati costruiti autonomamente e in tempi diversi. La ripetizione non guasta ma riguarda l'esperienza personale dell'autore, figlio e nipote di nazionalisti antisemiti, che cerca, nella sua ansia di ricostruire un paesaggio di fosse e di sepolture nascoste, di dare un volto e una storia a quelle che sono state vittime di un conflitto devastante per l'Europa.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Un lavoro decisamente consigliato, non racconta dell'orrore dell'uccisione ma di quello della cancellazione. Lo fa in uno stile scorrevole e discorsivo che si lascia leggere con facilità.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Buone letture,</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Simona Scravaglieri</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Paesaggi contaminati</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Per una nuova mappa della memoria in europa</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Martin Pollack</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Keller Editore, ed. 2017</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Traduzione a cura di Melissa Maggioni</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Collana "Razione K"</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Prezzo 14,00€ </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsN4djbt9d5QFcPGMW5WhfXoTasFWQL77mfJguvvu2MUd3nw-JlRuhjZjF7422krwbomIGo1EFVBVw2HtuOGda4ZhKdhbtD54VMMORIP0qVU8Nz5Xp3CZyK92T1pHDlzdO-YkyOmNFeHpU/s1600/IMG_20180617_094440.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsN4djbt9d5QFcPGMW5WhfXoTasFWQL77mfJguvvu2MUd3nw-JlRuhjZjF7422krwbomIGo1EFVBVw2HtuOGda4ZhKdhbtD54VMMORIP0qVU8Nz5Xp3CZyK92T1pHDlzdO-YkyOmNFeHpU/s400/IMG_20180617_094440.jpg" width="300" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: LettureSconclusionate</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-57978770352106227812018-06-20T14:30:00.000+02:002018-06-20T14:30:18.656+02:00"Redenzione", Paco Ignacio Taibo II - La Libertà senza Storia non vale nulla...<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgh4OMhnqQTyZgb4-J05Zqpki85WzVMZx7_iU6C29WYh9nZBG2-b0JvkV_BHD70wr8xS6eS6ZYSiT-nPH-_Sda21Yn-q-D5xV-W7quwVh1Z3Y5h74fnHzsTduL_VDdO3RpSjOsmg6IC_zON/s1600/Uomo-che-rompe-il-recinto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="779" data-original-width="917" height="338" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgh4OMhnqQTyZgb4-J05Zqpki85WzVMZx7_iU6C29WYh9nZBG2-b0JvkV_BHD70wr8xS6eS6ZYSiT-nPH-_Sda21Yn-q-D5xV-W7quwVh1Z3Y5h74fnHzsTduL_VDdO3RpSjOsmg6IC_zON/s400/Uomo-che-rompe-il-recinto.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="http://www.recreaction.it/liberazione-e-liberta/" target="_blank">Recreaction</a></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Altro titolo che mi ha accompagnata a Maggio, oltre a quello di Tricoli che doveva uscire venerdì e invece è stato pubblicato sabato, è quello di Paco Ignacio Taibo II, che per comodità della qui semplice lettrice chiameremo solo Paco altrimenti ci metto mezz'ora a scriverlo. La "redenzione" di cui si parla oggi è cosa potenzialmente breve, sono 123 pagine,con dei capitoli altrettanto brevi, ma, come avviene per il precedente libro "<a href="https://letturesconclusionate.blogspot.com/2017/06/lombra-delle-ombre-paco-igniacio-taibo.html" target="_blank">L'ombra dell'ombra</a>", è un libello denso e anche un tanto malinconico che nasconde fra le sue pagine delle descrizioni bellissime di Napoli e una serie di considerazioni che sembrano avulse dal personaggio che le pronuncia e più appartenenti a chi, per lui, le trascrive. Paco, alla presentazione a Roma dice che per scrivere questo libro ci ha messo 15 anni, e lo fa scrivere anche in calce al testo, spiegando agli spettatori ammaliati di Casetta Rossa, che solo per lui ho visto avvolta nel silenzio più totale, che il motivo è legato al fatto che è stato difficile tirarla fuori al personaggio principale perché non era una storia che si poteva narrare partendo semplicemente dall'inizio.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">E in effetti è così, il racconto che ci si para davanti comincia sia in Messico e sia a Napoli in due tempi distinti, l'inizio e la fine del '900. In mezzo c'è Lucio Doria, l'ennesimo nome cambiato; di certo c'è che ha 93 anni, che ama la musica classica e che ha visto la storia del novecento tra i paesaggi e sotto il sole messicano. È napoletano e lì sta ritornando per la prima e ultima redenzione. Lucio, con un altro nome e anche con altri occhi, era stato fra quelli che erano sbarcati in Messico sotto dittatura di inizio '900. In virtù di uno scambio culturale, viene data ai contadini emigrati dall'Europa terra, semi, animali e armi per poter coltivare delle terre che sono state sottratte agli indios. Peccato che chi li accoglie non sappia che quel gruppo di italiani appena sbarcato non abbia mai visto un campo da coltivazione e, nemmeno, che abbia una visione completamente diversa della vita. Tra loro ci sono artisti, filosofi, poeti, ragazzini e un prete fuori dal comune. La Storia a volte, anzi sempre, non va come uno si aspetta che vada e per quanto tu possa pianificare, c'è sempre quell'insignificante dettaglio che cambia la natura delle cose e degli eventi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Non saprei dire il perché mi capitino sempre queste storie che sembrano leggere e che invece nascondono grandi massime. O, meglio, so perché ho comprato questo libro, ovvero il suo autore, ma non so perché guardando alle recensioni degli ultimi tempi pare che io legga solo di questo genere di lavori. </span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">In questo caso la Storia di cui si parla, fa da sfondo e da crocevia per i personaggi e le vicende qui narrate; l'autore che l'ha scritta è una sorta di romanziere aggiuntivo che si inserisce in un contesto già articolato piazzando qui e lì dei pensieri come una sorta di testamento diretto a coloro che leggeranno. Il "non permettere che ci dimentichino" raccomandato dai prigionieri dei Gulag degli stranieri ad Herling sembrano identici alle richieste che, i personaggi, fanno a Lucio Doria .</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">E il male che qui si narra è come il, passatemi il termine, "culo" del governatore che dichiara ai giocatori se in mano lui abbia una pessima serie di carte. È il male</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> di una dittatura che, anche in questo caso, come nel precedente libro, pur di conservare il proprio diritto al sopruso, non è in grado di guardare a quello che decreterà la sua fine. Lo dice direttamente l'autore "Perché da buon porfirista, sapeva che i poveri erano necessari, soprattutto per guardare i ricchi da lontano". Ed è lo stesso male di cui tutte le dittature si nutrono nel perpetrare l'annientamento delle comunità e delle culture preesistenti.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
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<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">E' una storia surreale quella di Redenzione dove, in un mondo blindato arriva l'utopia della libertà e dove, una volta ottenuta, questo valore, si svuota del suo significato perché non esiste più chi ha combattuto per ottenerla. E' un messaggio chiaro che ti appare quando il quadro è completo. Ed è proprio in quel momento che la redenzione cessa di appartenere solo a Doria e diventa di tutti dando un senso anche alla necessità della conservazione della Storia stessa in maniera organizzata e con uno sguardo serio, al netto delle proprie convinzioni. Perché la Storia, filtrata da una revisione non avulsa dal coinvolgimento personale di chi c'era o ne ha sentito parlare, cessa di essere tale e diventa chiacchiera, cambia di stato, di significato e anche di morale. Doria passeggia per Napoli e sopra la sua testa si rincorrono le chiacchiere fra una stesa di bucato e una sigaretta accesa sul terrazzo. Le donne che commentano e trainano la storia dove si potrebbe arenare, hanno bisogno del continuo confronto fra loro per non deviarla definitivamente dal vero svolgimento dei fatti e così le chiacchiere si sovrappongono una sull'altra, divergono colorendosi di piccole cattiverie come se l'autore del libro avesse il suo bel daffare a tenere a bada il suo coro.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Probabilmente è proprio questo che mi piace di Paco. Lo scorso anno diceva che è necessario rimanere distanti dai personaggi e che lui non si riflette mai in nessuno di loro. Ecco, mentre l'altra volta storcevo un po' il naso perché pensavo che almeno un personaggio gli somigliasse, in questo lavoro finalmente vedo quello che lui dice con tanta forza. Sembra proprio di vedere Lucio Doria che storce il naso le poche volte in cui si intravede l'autore e le sentenze-testamento di cui sopra; queste ultime sono dei castoni visibilissimi e sono così perfetti da rendere necessario persino a me, che non lo faccio da anni, di sottolinearli (a matita!) e di trascriverli in un punto dove io possa ritrovarli spesso.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Un altro bel libro che veramente si lascia leggere bene. Non costa tanto, ma solo per come è scritto è davvero un piccolo gioiello.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Buone letture,</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Simona Scravaglieri</span><br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_hl3ivwGc-qZCfIKsXChdbmzI3BVf0QfzrGPYsfx67XfQ3iCF-wodZol6ilrPYYyL-sfs4fYqSGnSf7FnlXjWl2dnMCszA7JcEFPwar3IlDBiR2SCqrFlYF-Teem9oei8eJDY13cAWE-t/s1600/IMG_20180507_165957.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1440" data-original-width="1080" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_hl3ivwGc-qZCfIKsXChdbmzI3BVf0QfzrGPYsfx67XfQ3iCF-wodZol6ilrPYYyL-sfs4fYqSGnSf7FnlXjWl2dnMCszA7JcEFPwar3IlDBiR2SCqrFlYF-Teem9oei8eJDY13cAWE-t/s640/IMG_20180507_165957.jpg" width="480" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: LettureSconclusionate</td></tr>
</tbody></table>
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<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-9814079695384950392018-06-16T09:50:00.001+02:002018-06-17T13:41:40.402+02:00"Lo scemo di guerra e l'eroe di cartone", Alberto Maria Tricoli - La guerra degli ultimi...<div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKybx_nxIAAznvN0sMGT1h2ePu6vFknpE8fd6VSxTXBZXxHYOLvdEbq2pGoyj7svvHfIu-kKNfyZ38NzrCdjhozBDX-RoTa1YqaxtKUcl_VXAnONg2CU1HfEz2Xa_kpU__gr5gDNUGwOpG/s1600/Comune-della-Sicilia-Sant-Alfio-piazza-duomo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKybx_nxIAAznvN0sMGT1h2ePu6vFknpE8fd6VSxTXBZXxHYOLvdEbq2pGoyj7svvHfIu-kKNfyZ38NzrCdjhozBDX-RoTa1YqaxtKUcl_VXAnONg2CU1HfEz2Xa_kpU__gr5gDNUGwOpG/s400/Comune-della-Sicilia-Sant-Alfio-piazza-duomo.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Comune di Sant'Alfio<br />
Fonte: <a href="https://www.typicalsicily.it/sicilia/Elenco/comune-della-sicilia-s-alfio/" target="_blank">Tipycal Sicily</a></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Io lo so che quando rileggo le recensioni finisce sempre male, non sono arrivata nemmeno alla seconda riga, ho dato due volte il tasto a capo e ricomincio da zero. Succede. Perché in questo caso devo fare una premessa: in fondo al libro di oggi, troverete una puntuale descrizione della metafora su cui è costruito questo viaggio duplice, ma io ammetto, seppur d'accordo sul momento, io però l'ho vissuto al buio e in tutt'altro modo ed è così che scelgo di raccontarvelo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Il libro di oggi è un puntualissimo ritratto di un'epoca, di cui tutti oggi paventano il ritorno senza nemmeno conoscerla bene, che fa da sfondo ad un modo fantastico ma con tutte le caratteristiche della realtà che narra di una comunità, quella siciliana, prima ancora di quella del Sud Italia. In questo palcoscenico ideale, ambientato in un paese di fantasia e in particolare nella sua piazza, muovono i passi e partono tutte le storie di cui sentirete narrare in queste pagine e che sanno perfettamente che tutto quello che ha inizio in un luogo, nello stesso posto, troverà la sua naturale fine.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">C'è una piazza, abbiamo detto, è tutta nuova e ben fatta ma manca la statua della Madonna. Questo non dovrebbe essere un problema, ma per un mondo in cui superstizione e religione spesso si fondono, questo è invece importantissimo; è come se il paese non avesse più protezione e, nei tempi di cui si narra, la protezione divina fa la differenza. Le voci che tu sentirai in questo libro viaggiano fra stradine piccole, si rincorrono una con l'altra come le folate di vento e cercano una via d'uscita più ampia in cui disperdersi come i campi che circondano Vazzaria. Da qui partiranno Liberto e Calogero uno per onor di patria e l'altro per onor di amicizia. Si conoscono sin da ragazzini e come un padre Calogero parte con la voglia di proteggere l'amico, mentre quest'ultimo, seppur rassicurato dalla sua presenza, è focalizzato verso obiettivi diversi: la patria, l'onore e l'amore. Insieme sono al fronte in Africa e insieme cercano di sopravvivere in attesa dell'arrivo dei nazisti a supporto e aiuto. Parallelamente c'è anche un viaggio di ritorno, verso Vazzaria che si svolge anche in tempi diversi che vede Niria e un nugolo di uomini che cercano un luogo sicuro in cui rifugiarsi cercando di sfuggire ai nazisti e contemporaneamente al fuoco alleato.</span></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"></span><br />
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Sono due storie che vanno in direzioni diverse e contrarie, ma sono storie "umane" in cui natura e uomo sono dalla stessa parte in un estremo atto di conservazione contro gli invasori alleati o no. Dolore, solitudine, mistero, paura, ironia, stupore, divertimento sono tutte emozioni che vivrete in queste pagine e che, come le storie di cui sopra, si presentano contrapposte e comunque verosimili, pagina dopo pagina, rendendo i protagonisti, eroi di carta oppure no, reali, tangibili e soprattutto umani. Non c'è giustizia nella guerra, da nessuno dei due lati della barricata, non c'è onore nell'uccidere qualcun altro, non c'è speranza in ideali di carta. Ma in un mondo come quello della guerra, l'onore, la giustizia e la speranza viene data dai singoli che, al netto delle fazioni o delle casualità, fanno la differenza nel piccolo momento in cui hanno l'opportunità di essere eroi. Azioni che non conosceremo, di cui non sapremo nulla perché rimaste nei campi di battaglia e cancellate dai morti o dallo straziante rientro dei feriti o dei prigionieri.</span></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Quali sono quindi i fattori di forza in una storia dalle tinte così contorte e complesse? Che sono storie semplici, leggere, nel loro trattare temi forti; le pagine scorrono senza soluzione di continuità e i paradossi allentano le tensioni eccessive o lo fanno le battute dei personaggi qui e lì, forti di quella ironia tutta siciliana e di paese che sa rendere anche la situazione più al limite in fondo sopportabile o almeno gestibile perché sempre, che la Madonna ci sia o no in piazza, la provvidenza c'è. E anche per quelli che lasceremo la provvidenza ci sarà, perché ricordiamoci che è sempre una questione di punti di vista, come avviene anche all'osteria di paese in cui le storie si raccontano e cambiano morale a seconda della fede politica di chi le racconta. Un'altro fattore di forza è che ci ricorda che, indipendentemente dal colore delle camice, la guerra non la fanno quelli che stanno in alto, quelli che la storia relega al ruolo di famosi e che ricorda agli alunni a fine anno. Questa è una storia fatta di piccoli atti eroici e proprio per questo, nonostante quelli che lasceremo indietro, alla fine ci lascerà un buon sapore in bocca.</span></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">A questo, oltre la ricostruzione storica così precisa, si aggiungono momenti di ironia in cui il carattere cervantesco pervade ogni storia, anche quella che gli assomiglia di meno. Facendo perno su quelle verità che poco si raccontano, sugli uomini del sud, poveri, sui quali l'Italia ha contato per mandarli in prima linea, poco formati ed equipaggiati, affamati e insicuri, armati solo di armi della prima guerra mondiale e di pessime frasi d'incitamento, Tricoli amplifica quello che fu l'onore che li distinse agli occhi degli inglesi. In questo spazio c'è un saggio recensito che racconta dello stesso onore in frangenti diversi ed è quello di Andrea Santangelo "<a href="https://letturesconclusionate.blogspot.com/2013/04/operazione-comapss-andrea-santangelo-la.html" target="_blank">Operazione Compass. La Caporetto del deserto</a>" (Salerno Editore) ed è straordinario ritrovare le descrizioni di uno storico che diventano quasi reali tra le righe di un romanzo scritto in altri tempi. Uomini che in fondo erano gli ultimi e mai trattati come eroi che fino all'ultimo fiato combattevano per una patria che li aveva affamati e lasciati soli.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">E nel crescendo che dall'inizio si comincia a gonfiare, l'apice arriva poco prima della fine. Perché prima? Semplicemente perché, in fondo a questa storia non importa raccontarvi di guerra ma degli uomini, dei loro viaggi e delle loro solitudini. Vuole parlarvi del momento in cui anche un gesto come assicurarsi che l'accendino ci sia, può essere un modo per dirsi che va tutto bene e che a casa si tornerà presto. Ci sono viaggi che nascono per piacere e altri che ci sono imposti, ma l'avere ben chiaro dove si vuole tornare è sempre un buon modo per rimanere vivi, fisicamente o oppure no, non importa.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Un libro dannatamente bello quanto complicato da raccontare senza fare spoiler ma sicuramente da leggere. E regge le distanze bene perché nel rutilante mondo del "IL maggio dei libri" me lo sono portato in ogni dove nella speranza di avere cinque minuti per finirlo. Inutile dire che li ho avuti molto dopo ma, in fondo, è meglio così non me lo sarei gustato così bene.</span></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">
</span><br />
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Buone letture,</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Simona Scravaglieri</span></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"></span><br />
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"></span><br />
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Lo scemo di guerra e l'eroe di cartone</span></div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">
<div style="text-align: justify;">
Alberto Maria Tricoli</div>
<div style="text-align: justify;">
Edizioni Spartaco, ed. 2018</div>
<div style="text-align: justify;">
Collana "Dissensi"</div>
<div style="text-align: justify;">
Prezzo 10,00€</div>
</span></div>
<div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhoGwqPpzy_2pAI75fMBdNoUaadyGihv4FFDjiHo8UqBqqeCufnStrVP48yHgu4u39aUo0Y27Elbpw9GuC2smMOjNXjaqqEz5MLU2JhrLxH51yzPe81NcHai8xk7Pj8JbA-vc67s9PONFRn/s1600/IMG_20180509_135958_resized_20180509_020314691.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhoGwqPpzy_2pAI75fMBdNoUaadyGihv4FFDjiHo8UqBqqeCufnStrVP48yHgu4u39aUo0Y27Elbpw9GuC2smMOjNXjaqqEz5MLU2JhrLxH51yzPe81NcHai8xk7Pj8JbA-vc67s9PONFRn/s400/IMG_20180509_135958_resized_20180509_020314691.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: Letture Sconclusionate</td></tr>
</tbody></table>
<div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-25188450182184955742018-06-13T13:00:00.000+02:002018-06-13T16:36:34.030+02:00"Il Canaro", Luca Moretti - Delle mille sfumature dell'onore... <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizFhyHzwihzCucrL0K1TRQ0sUsxaO6Rjiqcwz2b4-IU4cMPNxJA9U7n9sfZcvTRkQpjiRMqZDsBI2-mJT0-OPapUg_e_gH8h3HhdXj8sWgMZfkBAHokhX3_VZLlzdd3aaQMibEGtmFj99-/s1600/canaro-1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="889" data-original-width="1280" height="277" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizFhyHzwihzCucrL0K1TRQ0sUsxaO6Rjiqcwz2b4-IU4cMPNxJA9U7n9sfZcvTRkQpjiRMqZDsBI2-mJT0-OPapUg_e_gH8h3HhdXj8sWgMZfkBAHokhX3_VZLlzdd3aaQMibEGtmFj99-/s400/canaro-1.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: <a href="http://www.scenacriminis.com/istantanee-da-un-delitto/pietro-de-negri-il-canaro-della-magliana/attachment/canaro-1/" target="_blank">Scena Criminis</a></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Per quelli che mi conoscono la lettura della storia del "Canaro" non deriva direttamente da percorso multimediale postato qualche settimana fa su <a href="https://letturesconclusionate.blogspot.com/2018/05/cronaca-della-nascita-di-un-percorso-di.html" target="_blank">Marco Giallini</a>, anche se tange almeno per il luogo e per una citazione di <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Giuseppucci" target="_blank">Franco Giuseppucci</a> -alias "il negro"- della banda della Magliana (cosa che ho scoperto peraltro ieri sera prima di leggerne il nome nella storia di cui parliamo oggi guardando del tutto casualmente, uno <a href="https://www.youtube.com/watch?v=coS2RetCKbA" target="_blank">speciale di La7 su Massimo Carminati</a>). Io, al Canaro, ci sono arrivata grazie al mio libraio, della <a href="https://it-it.facebook.com/Adeialibri/" target="_blank">Libreria Adeia</a>, che ha tolto il segnalibro dal libro che stava leggendo e me lo ha porto dicendo "Lo devi leggere!". </span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">L'ho acquistato con la promessa di leggerlo al più presto e dal 19 Maggio l'ho aperto questa settimana. </span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Della fine degli anni '80 io ho pochi ricordi, il più forte è quello dell'87: ricordo mia madre che, inspiegabilmente si presenta a scuola verso le dieci per riportarmi a casa. Ricordo la fatica di cercare un modo per spiegare a me e a mio fratello che c'era stato un assalto ad un portavalori e che, nello scontro a fuoco con i rapinatori, erano morti due carabinieri, uno dei quali faceva di cognome "Scravaglieri". E siccome all'epoca quando facevano le radiocronache non erano così specifici nel dire il nome, non si chiamava come mio padre, il lavoro, mio padre non faceva il carabiniere e tantomeno lavorava nei dintorni della Portuense. L'ansia dei miei era concentrata a tranquillizzarci e a tutelarci. Quindi io, del Canaro, il Pugile e altro non sapevo proprio nulla. E con questo spirito, ovvero la mera curiosità, ho aperto questo libello di RedStarPress di 123 pagine che, per questioni di vicende, non sono esattamente una passeggiata di salute.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Contestualizziamo. Siamo nel quartiere della Magliana, una sorta di inferno, quello da cui nascono tutti i quartieri popolari fatti di gente che viene un po' a dovunque. Un collega di ufficio mi ha spiegato che i primi progetti risalgono dallo sgombro massivo fatto per aprire la strada che va dal Colosseo all'Eur, per il quale, le case venivano buttate giù e la gente veniva messa in alberghi, rossi per chi avrebbe avuto al più presto un nuovo alloggio e gialli per chi sarebbe stato in attesa un po' di più. Poi era venuto il fascismo, poi la guerra, poi il boom economico e alla fine l'arrivo dei palazzinari. </span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Quello che prima dietro aveva un progetto, divenne poi luogo di sfruttamento e di deriva sia dei romani che cercavano un'altra vita e sia di chi arrivava senza arte e né parte a Roma e finiva comunque lì in cerca di un alloggio di fortuna. Dalla Magliana, una volta entrato, pare sia difficile uscire. È come fosse un grande paese dove tutti si conoscono e sanno che fa uno o l'altro ma tacciono, non tanto per senso di omertà ma di sopravvivenza. Il Canaro arriva in questo mondo da adolescente. Studia lavora, si fa persino assumere in Enel e conquista quella che sarà sua moglie e l'amore di tutta la vita. Vivono insieme e si sposano. Ma lui ha un caratteraccio, è un uomo mite e tranquillo, ma che scatta facilmente. Non gli piacciono le prediche e i soprusi. Quando finalmente trova la sua definizione, nel negozio di toeletta per cani, il Canaro ha fatto tutta una serie di furti per trovare i soldi per aprire l'esercizio commerciale ma il suo lavoro impara a farlo talmente bene che la gente comincia ad andare a portare cani con piacere. È con la comparsa del Pugile, il suo continuo sfottò, la violenza che il Canaro incamera rabbia cui non da sfogo per amore della sua famiglia. Ha un segreto, lui e la droga si conoscono quel tanto che gli basta a rimanere tranquillo e mai troppo per non dare nell'occhio neppure a sua moglie. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Ma alla fine non ce la fa più. E la sua vendetta si consuma mettendo fine alla vita del suo aguzzino. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">C'è anche molto altro in questo libro ma questo ve lo dovete leggere da voi. Per quanto mi riguarda però questo avoro non avrà un'alta votazione perché ha due pecche evidenti. E' vero, è narrato in prima persona e l'autore ci tiene a far dire più e più volte che in carcere il Canaro ha letto molto e in parte ha anche studiato grazie al "Professore" che lo ha anche istigato a scrivere come unica forma per capire a fondo quel che ha fatto e venirci a patti. Ma la forma in cui è scritto questo libro a tratti gli dona una voce troppo elevata, quasi poetica, che stride non poco con il modo con cui il Canaro si racconta. Si vede che non è scritta per essere raccontata in prima persona e questa dicotomia rimane dalla prima all'ultima pagina. La seconda pecca è invece nell'unico capitolo che racconta della violenza. Il Canaro fa più dichiarazioni davanti a chi lo arresta, sotto evidente effetto degli stupefacenti, e a queste ne aggiunge una serie successiva che risente delle evidenze che gli sottopongono magistrati e avvocati in cui le 7 ore di sevizie, che sono tanto piaciute ai giornalisti, si ridimensionano all'esame autoptico in un'ora circa. Il capitolo in questione è dedicato alla prima versione ed è talmente pedante nella descrizione dei particolari da vanificare quello che sembra essere, fino a quel capitolo, l'obiettivo dell'autore di questo libro, ovvero una "storia di una vendetta". La storia della vendetta si perde nella violenza e ai più non rimarrà uno spaccato di due vite dannate e rotte che si incontrano e da cui uno ne esce morto, cosa che fino a quel punto, è chiara, evidente e ben documentata, ma rimarrà solo la violenza. Nemmeno tutte le fasi della vicenda processuale riescono a bilanciare quel capitolo, che ha una forza a sé talmente pesante da rimanerti negli occhi per parecchio.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">E questo è un peccato, perché se l'esempio di Gomorra (il libro e non il film o serie o altro) ha insegnato qualcosa, è evidente che qui, quell'insegnamento è andato perduto e si è tornato al sensazionalismo di cui si fa condanna nella seconda parte del libro. Ti rimane solo un capitolo di pura violenza.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Ha tuttavia dei punti di forza che si trovano nella ricerca delle radici di dannazione di queste due vite: il Canaro non è un santo, ma nemmeno un carnefice. Nasce e cresce in una condizione disagiata senza esempi autoritari che ne forgino il carattere e che limino gli spigoli. In un contesto diverso, in una famiglia diversa e presente, con un'adeguata formazione scolastica avrebbe sicuramente saputo opporre altri mezzi alla vendetta nuda e cruda e non avrebbe pensato a sé stesso con orrore mentre veniva attaccato davanti alla propria figlia, ma avrebbe pensato con orrore all'impossibilità di proteggerla. Sono sfumature, ma sono quelle in cui di percepisce un senso dell'onore, anche se non di tipo mafioso, deviato in cui "l'onore" del padre deve essere rispettato davanti agli occhi della propria prole ed è dello stesso stampo dell'onore che si combatte nelle beghe di quartiere fra bande o allo stadio.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Stesso trattamento di attenzione è anche dedicato nel presentare il Pugile, al netto delle molteplici dichiarazioni della madre. Un ragazzo che era compromesso non tanto dalla sua dipendenza ma dalla sua necessità di essere riconosciuto come un uomo da rispettare. E il suo onore lo cerca nei simboli di un'era che, come Pasolini diceva nelle sue riflessioni sui cambiamenti sociali italiani, si piegava ai modelli americani insinuandosi nello strato della borghesia e creando modelli cui bisognava appartenere per farsi riconoscere socialmente (Scritti Corsari, Garzanti). Anche l'onore del Pugile è un onore malato e sbagliato, che si fonda sulla continua esigenza di essere, e non si limita solo al possedere oggetti ma anche nel consumare le droghe della borghesia, ed è un onore che ha bisogno di tanti soldi per essere mantenuto in vita. </span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">In questa ricostruzione quindi non si prescinde dai loro lati buoni e non si scende in un facile pietismo sulle ragioni di uno o dell'altro. Si rimane equidistanti analizzando i fattori che hanno contribuito alla creazione di un evento che ha a lungo diviso l'opinione pubblica e anche la giustizia, in particolare sul come "porsi" di fronte alla questione e sulle eventuali attenuanti di cui tener presente.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">L'altro pregio è dato dalla ricostruzione di un ambiente, come quello della Magliana, non solo nei suoi palazzoni ma anche nel vero e proprio contesto in cui si muovono i protagonisti di questa storia. Il senso di un mondo della fine del '900 che oggi sembra lontano anni luce dal nostro e che però viveva secondo dinamiche che ancora oggi sono in uso e che si ripetono dalla notte dei tempi. La conoscenza, la necessità di dare un nomignolo per sapere sempre di chi si sta parlando, l'anonimato e la necessità dello scoop a tutti i costi, la pressione dell'opinione pubblica e l'utilizzo della macchina dei media per dare e avere vendetta. Tutto questo è reso perfettamente, ogni personaggio viene spiegato nelle sue caratteristiche principali come vengono spiegate le sue azioni e i suoi comportamenti.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Libro da leggere, dunque? Sì, tenendo conto del capitolo in questione che si può spizzicare saltando le descrizioni più truci almeno per chi non riesce a sopportare in scioltezza la violenza, e avendo ben presente per tutto il libro che "Storia di una vendetta" non è guardare solo alla violenza ma a come nasce e quello che poi pregiudica la scelta stessa di vendicarsi.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">E' sicuramente una storia da conoscere, al di là dei trafiletti sensazionalistici, e alle ricostruzioni filmiche, che per gli stessi motivi degli articoli dell'epoca, potrebbero non avere gli stessi approfondimenti sociali e culturali che qui, invece, vengono perfettamente spiegati.</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Buone letture,</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Simona Scravaglieri</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">IL CANARO</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Magliana 1988: storia di una vendetta</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Luca Moretti</span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">RedStarPress, Ed . 2018</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Collana "Tutte le strade"</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Prezzo 13,00€ </span></div>
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<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeYIShJiRzqvKrdbldaCDu-_XJFbeVi1f30V4bdI50-H6avFfBe00UzweV7uaCVi9Eoee28wef1WUrVzUTD14HC2QqycojLo2UA9Lp2U0u1cGqjf26JLxB5fRdQHlDhX9QM-PXm8uQ02HV/s1600/il+canaro+luca+moretti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="678" data-original-width="509" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeYIShJiRzqvKrdbldaCDu-_XJFbeVi1f30V4bdI50-H6avFfBe00UzweV7uaCVi9Eoee28wef1WUrVzUTD14HC2QqycojLo2UA9Lp2U0u1cGqjf26JLxB5fRdQHlDhX9QM-PXm8uQ02HV/s640/il+canaro+luca+moretti.jpg" width="480" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: LettureSconclusionate</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1117186346668733525.post-45137197510065510782018-06-08T13:55:00.000+02:002018-06-08T13:55:30.373+02:00"La Dora dei miei sogni", Massimo Torre - Una delizia...<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijrn_KjYaZZJUAD-Mo7FgtwEzA_qPzoMU1YX17uePblSaJGYLXiUXs5UFAMIvOvImyClfg3XKhCTR8CqYhXbnUveTecYaZs_ui5TdeM4Cl2UpzlRCWZSVIjUpjdbwUHmHMo7MtswNqx3kU/s1600/_DSC6593.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="427" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijrn_KjYaZZJUAD-Mo7FgtwEzA_qPzoMU1YX17uePblSaJGYLXiUXs5UFAMIvOvImyClfg3XKhCTR8CqYhXbnUveTecYaZs_ui5TdeM4Cl2UpzlRCWZSVIjUpjdbwUHmHMo7MtswNqx3kU/s400/_DSC6593.jpeg" width="266" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Massimo Torre<br />Fonte: <a href="https://www.criticaletteraria.org/2018/04/massimo-torre-la-dora-dei-miei-sogni-intervista.html" target="_blank">Critica Letteraria</a></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Non credo sia possibile dire quante volte </span><span style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">Mauro Sardonico</span><span style="font-family: georgia, "times new roman", serif;"> abbia invocato il nome di Dora in questa vicenda. Ma una cosa è certa: Massimo Torre, che è l'autore del libro di cui parliamo oggi, la magia l'ha fatta un'altra volta. Ha creato una deliziosa ed elegante commedia, inserendola in una tragedia, circondandola di tutta quella ironia partenopea necessaria per raccontare un giallo fuori dal comune che reggesse dalla prima all'ultima pagina. La "delizia" nasce da questo continuo passaggio fra realtà e sogno, fra l'incastro di situazioni surreali che suggeriscono la realtà e di quelle che in realtà sembrano quasi dei sogni. Non sai mai dove sei, ma sai che non sei da solo e devi solo capire quale sia la natura di ciò che ti fa compagnia. L'esperimento riesce grazie all'ironia, che pervade in ogni dove, e al sapiente utilizzo degli spazi nella rappresentazione scenica descritta dall'autore. </span><br />
<span style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">Mettiamo un po' di ordine.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">C'è un assicuratore che si chiama Mauro Sardonico. In passato ha fatto anche l'attore ma, oppresso da dicerie e maldicenze messe in giro da qualche -mi si passi il termine perché ci sta- "scostumato", Mauro ha dovuto lasciare tutto per trasferirsi e non esser più oggetto di sguardi malevoli. È tornato da un po' ed è molto apprezzato dalla società per cui lavora. Lo è di più da qualche tempo, ovvero da quando si è inventato un'insolita polizza sulla vita. È vero, all'inizio l'Algido, il suo capo, non è che l'avesse capita così bene, anzi pure più su di lui erano un po' perplessi. Va bene, è vero, erano perplessi pure i possibili assicurati, ma poi Monica Pellizzaro, una cliente e anche una amica, aveva deciso che sì, valeva la pena sottoscriverla. Dopo di lei erano venuti molti altri e gli introiti della società avevano fatto sorridere molti lassù al vertice. Ma non è questo il punto.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Il punto è che un bel giorno Monica viene ammazzata. Eh, signora mia, son cose che succedono! Ma se i morti diventano due assicurati, poi quattro e via dicendo... la casualità comincia un po' a stare stretta e se poi gli indizi trovati sulle scene del crimine sembrano tutti ricondurre all'assicuratore, ecco che i problemi si fanno seri.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Ma Mauro non se ne fa cruccio, forse perché non se ne accorge proprio, anzi lo sa ma gli importa poco, perché lui si è innamorato alla cassa del supermercato con il commento di una nonnetta infame e impicciona che si infila ovunque nei suoi sogni, per disturbare i suoi incontri con Dora, la sua adorata Dora!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">E poi non vi racconto altro che ve lo dovete leggere da soli!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Quello che ho apprezzato in precedenza della scrittura di Massimo Torre qui, a quanto pare, trova la sua massima espressione. E' un autore in grado di gestire un numero elevato di personaggi senza perderne nemmeno uno. Ognuno fa parte del quadro generale e ognuno è visibile. Torre, infatti, immagina e descrive la scena come un vero regista inquadrandola in spazi che visualizza e fa visualizzare con quinte scenografiche di palazzi oppure oniriche con la nebbia oppure costituite di persone. Questo non solo gli permette di dar risalto all'azione ma anche a chi compare in scena in quel momento. Ma la situazione diventa ancora più </span><span style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">interessante se questo gioco di inquadrature si svolge su due piani ovvero uno reale e uno sognato. Come un perfetto puparo, nel momento un cui è in scena, prende e riprende le sue creazioni usandole e rimettendole al loro esatto posto così da avere tutto sotto controllo.</span><br />
<span style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">C'è una storia complessa e sarebbe stato facile svolgerla quasi tutta in mondi bui, dopotutto è un giallo ma, come fece per Pulcinella, Massimo si avvale della piazza dove va in scena la vicenda per arricchirla di ulteriori particolari. Con lui la storia privata non esiste, perché nei luoghi di cui parla una vita è sempre affare della comunità. Così Sardonico lo conoscono tutti, magari non se lo ricordano nel suo passato chiacchierato, ma oggi sanno tutto. </span><span style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">E in un mondo dove tutti sanno è difficile riuscire a gestire un mistero. La scoperta di questo o quel morto passa di bocca in bocca, sembra quasi di sentire i commenti al bar con il giornale del paese. </span><br />
<span style="font-family: georgia, "times new roman", serif;"><br /></span>
<span style="font-family: georgia, times new roman, serif;">A questo si aggiunge una corposa costruzione di fantasia, che per quanto mi riguarda, trova il suo apice nel carcere trasparente che solo per come è costruito, meriterebbe un libro a parte; sarebbe un libro distopico che probabilmente porterebbe ad una nuova concezione dell'impatto e del valore, nonché dell'idea che fa da deterrente, della pena detentiva. In ogni particolare vero, ovvero corrispondente alla realtà, o inventato (sogno), Mauro Sardonico, con la spintarella di Dora e con qualche intuizione o grazie all'avvocatessa, alla fine trova una ragione e un motivo d'essere, e vi assicuro che Torre da solo non si è reso la vita facile! Sardonico è un uomo è profondamente umano e normale. E' l'uomo della porta accanto, quello che tutte le mattine esce vestito di tutto punto per andare in ufficio. E' anche un bel tipo, ma lui sogna altro e in quello si perde non desiderando nessuna di quelle che invece vorrebbero essere considerate. Fino a quella notte, in sogno, alla cassa. Dora per contro, sembra un po' la donna idealizzata. E' pratica, è scevra da quella che per molti uomini è la connaturata e molto femminile propensione alla facile arrabbiatura; lei vede, riferisce e spinge e nel caso si arrabbia per stimolare il suo amato a risolvere una situazione che gli sta sfuggendo di mano. </span><br />
<span style="font-family: georgia, times new roman, serif;"><br /></span>
<span style="font-family: georgia, times new roman, serif;">Il giallo c'è e dubito che qualcuno arriverà a risolverlo prima dell'ultima pagina scoprendo chi è l'assassino ma, tranquilli, vi divertirete così tanto stando dietro a quest'uomo, a cui ne capitano una dietro l'altra, che arriverete alla fine senza aver avuto bisogno di cercare indizi, che in parte sono in bella vista... ma voi eravate impegnati a ridere e non ve ne siete accorti.</span><br />
<span style="font-family: georgia, times new roman, serif;">Un libro davvero godibilissimo, con un pizzico di follia, che sarebbe un peccato perdere.</span><br />
<span style="font-family: georgia, times new roman, serif;">Buone letture,</span><br />
<span style="font-family: georgia, times new roman, serif;">Simona Scravaglieri</span><br />
<span style="font-family: georgia, times new roman, serif;"><br /></span>
<span style="font-family: georgia, times new roman, serif;">La Dora dei miei sogni</span><br />
<span style="font-family: georgia, times new roman, serif;">Massimo Torre</span><br />
<span style="font-family: georgia, times new roman, serif;">Giulio Perrone Editore, ed 2018</span><br />
<span style="font-family: georgia, times new roman, serif;">Collana "Hinc"</span><br />
<span style="font-family: georgia, times new roman, serif;">Prezzo 16,00€</span><br />
<span style="font-family: georgia, times new roman, serif;"><br /></span>
<span style="font-family: georgia, times new roman, serif;"><br /></span>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigudCsMq9AnEwqUE1DWEnK6TuOC_IsySrs_CWq45Tqe3QhRent3jU5sEcIrMepNWHhWIN7xrrGksZ5lZ-2tDYX2BOOwbM8ZAdKAg2iwfpQi8bDGGgbC4CzKdwfKa7mDe-Y437kr_BIaoif/s1600/IMG_20180608_134405.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1378" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigudCsMq9AnEwqUE1DWEnK6TuOC_IsySrs_CWq45Tqe3QhRent3jU5sEcIrMepNWHhWIN7xrrGksZ5lZ-2tDYX2BOOwbM8ZAdKAg2iwfpQi8bDGGgbC4CzKdwfKa7mDe-Y437kr_BIaoif/s640/IMG_20180608_134405.jpg" width="550" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: LettureSconclusionate</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: georgia, times new roman, serif;"><br /></span>
<br /></div>
<div class="blogger-post-footer">[...] Non domandarci la formula che mondi possa aprirti [...]
http://letturesconclusionate.blogspot.com/</div>Simona Scravaglierihttp://www.blogger.com/profile/03069473118345534386noreply@blogger.com2