mercoledì 29 settembre 2010

Sandokan.Storia di camorra. Nanni Balestrini - Storie di potere e sopraffazioni


E' tutto strano. Una sintassi grammaticale e di punteggiatura inesistente. Una serie di tradizioni lontane talmente tanto dalle mie abitudini da sembrare illusorie. Un mondo fatto di regole. Ma sono regole non scritte. Chi guardare, chi salutare, capire tempestivamente quando essere rispettoso con uno e quando invece lo devi essere per l'altro. E sopratutto capire perché e quando e quale tipo di democrazia serva visto che, in Terra di lavoro, nemmeno il duce riuscì a debellare la camorra.

Fughiamo il primo dubbio. Lo stile imita in tutto e per tutto lo scorrere dei pensieri. Quindi non c'e' punteggiatura ma l'intercalare tra un pensiero e un altro e' individuato sia dalle maiuscole che dalla separazione in paragrafi. E' anche un comodo dizionario, perche' ci sono le spiegazioni di alcuni modi di dire come ad esempio "Telecapèra" che significa chiacchiere di paese (la capèra e' la parrucchiera quindi il luogo dove piu' facilmente si apprendono le chiacchiere di paese) .

Ma il motivo per il quale questo libro prendera' il massimo dei voti è sicuramente riposto nel fatto che, al di la della storia dell'ascesa e discesa di Bardellino al potere, ti spiega il perche' la gente pensi e viva cosi'. Tradizioni, usi e costumi sono tutti qui. Un esempio su tutti. Lo scandalo dell'Aima. Per chi come me ne ha letto dai libri, la domanda sorge spontanea "Per fare tutti questi soldi dovevano avere un mucchio di cose da buttare, ma se dicono di aver avuto mai molto dall'agricoltura com'e' che poi sono riusciti a sviluppare un business cosi' grande?"
La risposta ce la fornisce direttamente Balestrini ed e' di una semplicita' disarmante:
"[...]
tu hai quattordici quindi anni pensi di fare qualcosa di buono per la tua famiglia e quindi vai a lavorare con tuo padre lavori durante l'estate in campagna vedi maturare la frutta le pesche le pere le curi fai tutti i lavori innaffiare potare ti fai un culo ma poi si deve buttare via tutto si deve portare la frutta al macero perche' non si riesce piu' a venderla il prezzo e' troppo basso oppure le richieste che fanno le aziende che ritirano la frutta per fare conserve sono esagerate perche' pretendono le mele o pesche perfette come fossero dipinte quindi diventa anche faticoso dover scegliere e buttare gli scarti per cui conviene raccogliere tutto e buttare via tutto insieme [...]"
E ancora continua:
"[...] quindi quando hai finito di lavorare carichi il raccolto della giornata che va buttato lo carichi sul trattore e ti incammini verso il centro di raccolta gia' a dieci km di distanza cominci a sentire la sua puzza orribile pero' spesso quando arrivi il macero ' gia' chiuso arrivi e parcheggi perche' non e' che vai lì ti affacci e poi te ne torni a casa no tu passi là la notte sul trattore nella puzza e il giorno dopo la mattina il macero apre alle otto e mezza tu mettiamo sei il decimo della fila però non ti spieghi perchè quando aprono i cancelli invece di entrare il primo poi il secondo poi il terzo della fila vedi che arrivano da non si sa dove dei trattori con dei rimorchi enormi e passano superando la fila senza guardare in faccia nessuno[...]

il fatto e' che quando arrivi tu a scaricare la tua frutta da un chilo e diventato trecento grammi perche' sotto il sole perde tutto il liquido evapora e diventa una poltiglia schifosa[...]
poi quando arrivi a scaricare e hai visto tutta questa gente che si fa i cazzi loro capita pure che tu involontariamente metti le ruote di dietro del trattore sulla bachina per pesare e allora tutti gridano dicendo che devi farti piu' avanti perche' devi pesare solo il rimorchio che cazzo vuoi fare vuoi imbrogliare vuoi fregare lo stato quindi tu dopo aver aspettato 5 giorni dopo aver visto tutti quei trattori passarti davanti dopo averli visti scaricare pietra legna ferro averli visti fare i comodi loro poi vieni anche insultato umiliato e non hai nemmeno il coraggio di dire ma che cazzo state dicendo e così arrivi là scarichi la tua schifezza e te ne torni al frutteto dove nel frattempo molta roba e' caduta quindi devi caricarla e tornare al macero[...]"

La spiegazione? semplice l'AIMA assegnava ad ogni macero un tot di volumi a quintale da smaltire oltre a quella soglia non venivano piu' effettuati i rimborsi.E questa e' solo una di milioni di immagini di vita reale vista dagli occhi disincatitati di ragazzo vissuto *protetto* il piu' possibile da questa gentaglia. Solo che, come lui stesso asserisce, non si può non conoscere, anche se non vuoi, perche', tuo malgrado, ti capitera' sempre di conoscere qualcuno che ad un certo punto entrera' nel clan o che fa affari con loro o che sara' da loro vessato.

Nello specifico, nonostante il nome che porta il libro, si analizza il periodo che va dall'ascesa al potere fino al declino e all'uccisione di Bardellino. Bardellino, uomo di umili origini, faceva il carrozziere e fu introdotto nel mondo della camorra (quella extraurbana) dalla famiglia dei Nuvoletta. Il clan dei Nuvoletta e' sempre stato un clan molto particolare perche' erano gli unici ad avere strettissimi rapporti con "cosa nostra", avevano ricevuto il "battesimo" del clan siciliano e cosi' vi introdussero anche Bardellino.
Sandokan, Bidognetti, Iovine Mario (non quello oggi latitante che si chiama Antonio), De falco non erano altro che gregari e killer cresciuti all'ombra dell'uomo da cui prenderanno l'intelligenza criminale da applicare nell'evoluzione della camorra casalese ma che poi porteranno il loro capo alla morte.
Quello che spesso si evince dai libri di camorra e' proprio una specie di cerchio che si chiude, quando il boss si sradica dalle origini o ne viene sradicato, perche' preferisce stare all'estero o ci sta per seguire i traffici o perche' viene arrestato il suo potere si annulla quasi e se non ha gregari abbastanza forti e rispettati cominciano le lotte intestine che vedono l'eliminazione diretta dei concorrenti al titolo di nuovo "leader". In tutto questo non vi e' una gran novita'. Anche Ernesto Serao parlava di questo fenomeno (pero' riguardo alla camorra napoletana) del periodo della seconda meta dell'800; diceva infatti che vi erano grandi gerarchie da passare per diventare qualcuno che contava e così quando si liberavano posti al livello superiore aumentavano gli omicidi per dimostrare di poter salire di considerazione. Ma nel momento in cui bisognava dichiarare un leader c'era sempre un tavolo di capi che si riuniva e alla fine ne decretava uno. Situazioni come quella casalese avvenivano solo in momenti di grandi retate come quelle fatte a ridosso dell'unione d'Italia.
Per la camorra casalese invece pare non essere propriamente cosi'. I gruppi ci sono, perche' a camorra e' una organizzazione orizzontale anche se, poi, risale ad un unico leader nel periodo di gestione bardelliniana. La differenza sostanziale, risiede nel fatto che In questo periodo l'organizzazione ingloba persone che a loro volta, man mano, portano familiari amici e conoscenti; ma costoro vengono impiegati solo come faccendieri o come "muschilli" che tradotto dovrebbe essere moscerini e in pratica sono gli spioni. I personaggi su cui invece si fa sempre affidamento sono i killer di provata esperienza e gli affiliati minori vengono presi in carica solo nel momento in cui i killer o sono morti, o sono in galera o stanno collaborando con la giustizia.
Anche questo e' uno dei vari aspetti trattati nel libro (non il confronto con Serao, chiaramente) . Si parla di omicidi, affiliazioni, di un paese diffidente che cede alla possibilità di ritrovarsi improvvisamente ricco dopo secoli di povertà; ricchezza che non durerà anzi che verrà pagata con il sangue versato nella ricerca dell'affermazione di potere di uno solo Sandokan.

E' probabilmente un libro da non leggere una unica volta, ma forse piu' di una, magari a distanza di tempo per vedere se le sfumature che si percepiscono sono sempre le medesime. Aggiungo anche che concordo con Roberto Saviano nel momento in cui dice che dopo questo libro ti rimarranno nelle orecchie le urla strazianti delle civette crocifisse alle porte. Non so se solo per l'immagini o per voler metaforicamente allontanare il male da me.

Nota di colore:

Anche a causa di questo libro come anche per quello di Roberto Saviano fu chiesto lo spostamento in corte d'appello del processo Spartacus nel 2008 ( qui un articolo di qualche giorno dopo del 17/3/2008).
In quel processo di questo libro non si cito' il nome ma rientro' nel mucchio delle pubblicazioni reputate ostili (la sua diffusione era stata fermata gia' nel 2004), ma vennero citati direttamente come personaggi che potevano influenzare e rendere ostile il clima in cui si svolgeva il processo di appello Roberto Saviano ( Gomorra), Rosaria Capacchione (per i numerosi articoli sul mattino di Napoli) giudici attivi nel periodo bardelliniano e post bardelliniano presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere come Raffale Cantone.

Sandokan
Storia di Camorra
DeriveApprodi Editore, ed 2009
prezzo 14,00€


domenica 26 settembre 2010

Vaticano SpA- documentario Current su Gianluigi Nuzzi

Lui e' Gianluigi Nuzzi e questo e' un libro che per un periodo e' stato in vista sugli a scaffali ma che non ha mai avuto una grossa pubblicita'. Quindi o andavi in libreria o difficilmente avresti saputo dell'esistenza di questo testo.
Lo stesso autore e' stato anche ospite al "Festival dei libri e della letteratura" a Roma a Marzo 2010 e ha partecipato ad una tavola rotonda di come si costruiscono i libri d'inchiesta.

Se siete curiosi di quel che dice della costruzione del suo libro, il podcast di questa tavola rotonda del 27/3/2010 lo trovate qui:

http://www.auditorium.com/podcasts/4969268/podcast.xml




I dettagli del libro di cui si parla:

Vaticano SpA
Gianluigi Nuzzi
Chiarelettere Editore, Ed 2009
Collana "Principio Attivo"
Prezzo 15,00

Non e' inserito nel tag "Da leggere prima o poi..." perche' il testo ce l'ho e quindi sono piu' che certa che lo leggero' ;)

venerdì 24 settembre 2010

[Dal libro che sto leggendo] Sandokan. Una storia di camorra



"[..]
la macchina nel nostro paese è sempre stato un simbolo che testimonia lo status sociale e quindi il clan ha sempre dedicato molta attenzione alla macchina come simbolo del potere e della ricchezza che ha accumulato e nel periodo d'oro del clan Bardellino il nostro era il paese con la più alta percentuale di Mercedes per abitanti di tutta Europa tutte macchine nuovissime appena uscite perché appena un nuovo modello veniva prodotto in Germania dopo una settimana circolava gia' qui pagavano qualsiasi cosa per farle arrivare subito qui per essere i primi a averlo e la macchina e' pure importante oltre che come simbolo è importante perche' in un paesino piccolo come il nostroo con una macchina che ti fa la ronda sei in grado di ontrolare tutto il territorio in meno di dieci minuti ioe' puoi avere sempre sotto gli occhi tutto quello che succede e intervenire immediatamente quando e' necessario
[..]"


Sandokan
Una storia di camorra
Nanni Balestrini
DeriveApprodi Editore, Ed. 2009
Prezzo 14,00€


mercoledì 22 settembre 2010

"Scampia Trip. Restare e (R)esistere a Scampia." AAVV - Forme...

Aggiungo qui un'informazione che non avevo inserito:
tutto il ricavato dalla vendita di questo libro va completamente in beneficenza per finanziare le attività di recupero scolastico progetto attivo dallo scorso anno. Pertanto, se dovete fare una regalo o cercate qualcosa di nuovo da leggere, questa e' una buona occasione di coniugare un buon libro,buona musica e buone azioni.


IAC/InterActiveCorp Headquarters building in New York -Frank O. Gehry

Quadrato, cerchio, triangolo, rombo... Sono forme. Anche l'insieme ha una sua forma non definita perché, come citano i testi di matematica proprio all'inizio, "l'insieme e' un concetto primitivo" e anche le forme qui raccontate appartengono a "concetti primitivi" che dovrebbero essere insiti naturalmente nel pensiero, nell'animo e nel comportamento umano.
Quel che traspare da questo libro e' quello che noi inconsciamente vediamo giornalmente nelle nostre periferie ma cui non diamo peso perché disabituati, forse meglio anestetizzati, a "guardare" veramente cio' che ci circonda. E così, come un cieco deve per forza avvalersi degli altri sensi per comprendere la realtà toccandola, annusandola, ascoltandola e assaporandola, gli autori di questo libro e del CD ci fanno fare questo percorso tattile facendoci sfiorare le varie forme del "fare periferia" e dell'essere orgogliosi di appartenervi, non prescindendo dalla realtà ma assumendola come punto di partenza.
Così nel genere che più mi appartiene, ovvero quello visuale, potrei definire la corrente che percorre questo libro come "decostruttivista" movimento prettamente architettonico ma che in questo caso serve e spiega forse in un'unica parola questo "insieme di forme" racchiuse in questo libro.

Andando su Wikipedia questa e' la spiegazione delle caratteristiche di questo movimento nato nel 1988:
Il decostruttivismo è un movimento architettonico spesso contrapposto al movimento postmoderno.
I suoi metodi, in reazione al razionalismo architettonico, vogliono de-costruire ciò che è costruito. [...]
[...]un'architettura "senza geometria" (la geometria euclidea), piani ed assi, con la mancanza di quelle strutture e particolari architettonici, che sono sempre stati visti come parte integrante di quest'arte. Una non architettura, quindi, che si avvolgeva e svolgeva su sé stessa con l'evidenza e la plasticità dei suoi volumi. La sintesi di ciò è una nuova visione dell'ambiente costruito e dello spazio architettonico, dove è il caos, se così si può dire, l'elemento ordinatore. Le opere decostruttiviste sono caratterizzate da una geometria instabile con forme pure e disarticolate e decomposte, costituite da frammenti, volumi deformati, tagli, asimmetrie e un'assenza di canoni estetici tradizionali. I metodi del decostruttivismo sono indirizzati a "de-costruire" ciò che è costruito, una destrutturazione delle linee dritte che si inclinano senza una precisa necessità. Siamo davanti a un'architettura dove ordine e disordine convivono.[...]

E in effetti, quel che viene qui raccontato e' proprio questo. Partendo da una base, che non e' delle migliori (ma che è comune a tutte le periferie del mondo) a Scampia i movimenti di esistenza e resistenza hanno non solo proliferato, producendo innumerevoli frutti di cui oggi molti visibili, ma hanno altresì, man mano, inglobato la realtà' in cui vivono de-costruendola e ricostruendola e restituendola in forme nuove.
Quali solo le forme di Scampia? Luce, fede, valori, famiglia, musica, amicizia, integrazione, colori, tradizione, arte, fotografia, scrittura, ecologia non necessariamente in questa sequenza.

Parliamo del libro in sé. E' una raccolta di racconti. Disomogenea quanto serve, per dare a tutti i narratori la possibilità di raccontare la propria visione della vita di quartiere, e omogenea quanto basta nelle conclusioni di ogni testo.
Il cambiamento parte dal contatto di anime, di pensieri, opinioni o di affinità. E il contatto rimane l'unico agire che permette la variazione e l'evoluzione della vita.
Potrei raccontarveli uno ad uno, ma sarebbe piu' lungo del semplice consigliarvi di acquistarlo o farvelo prestare per immergerci il naso almeno 5 minuti e sinceramente credo che difficilmente lo lascerete andare. Anche cosi' l'intervento di commento non si riesce ad esaurire in due parole. Preferisco dividerlo in blocchi per cercare di spiegare, almeno, che tipo di racconti vi troverete a fronteggiare.

Blocco 1 - La "base" di partenza
La base non e’ solo un'unica realtà di Scampia. A Napoli si chiamano camorristi, a Palermo sono mafiosi, a Roma non so nemmeno come si chiamino e via dicendo. Ma un fatto e’ certo dove l’istituzione toglie ogni speranza il male prende il sopravvento e questo avviene in qualsiasi luogo del mondo.
Questo blocco racchiude solo i tre primi racconti. Segnano il punto di partenza. Periferie “dormitorio” e il degrado, abbandono sono elementi che sgretolano anche l’animo piu’ forte e che impediscono che questo possa avere altre soluzioni di scelta di vita. Però anche toccando il fondo o andandosene i personaggi di queste storie hanno sempre quel piccolo accenno di umanità che fa sempre sperare che quel che e’ fatto si possa recuperare.

Blocco 2 - il "percorso del cambiamento"
Se la base del tuo vissuto e', non per tua scelta, di basso livello hai due alternative.
Rimani o te ne vai.
L'evoluzione di queste scelte e' la decisione di come vivere.
Da un lato o dall'altro del confine della legalità.
Questo blocco di racconti parla appunto del cammino, non sempre dritto e nemmeno tanto semplice che ha creato una serie di "percorsi" di cambiamento o di accettazione o soltanto di conferma.
Non vi starò a nascondere che questo e' il blocco che mi e' piaciuto di più, non solo perché conosco le storie di alcuni di quelli di cui si parla qui o chi le ha scritte, ma principalmente perché io, quel percorso, lo conosco e l'ho visto. L'obiettivo del percorso che ho avuto la possibilità di osservare non partiva da un panorama di droga o di illegalità e nemmeno da un disagio, ma e' il medesimo cammino che si fa per una rinascita. Che questa avvenga con la morte o solo con il cambiamento di stile di vita poco conta.
Questo blocco contiene 9 racconti. Alcuni di questi mi rimarranno nel cuore per la storia in se e anche per lo stile narrativo. E di 9 ve ne segnalo 5 in particolare: 3 storie reali 1 favola e una condivisione di visione.
Le storie reali sono di Ciro Corona, Davide Cerullo e Daniele Sanzone.
Mentre la storia di Cerullo e' un racconto diretto e asciutto, perché non servono tanti fronzoli da aggiungere al suo tortuoso percorso, quelli di Corona e Sanzone usano per sottolineare ogni momento di cambiamento nelle varie situazioni una sorta di ritornello.
E se la storia di Davide difficilmente sara' dimenticata, un po' per la bellezza con cui e' raccontata che ispira una innata condivisione empatica per quest'uomo che ha saputo cambiare radicalmente la sua vita mettendosi a totale disposizione degli altri, nel caso di Swarz (Sanzone) e dell'ex camorrista Torre (Corona) oltre a due storie scritte con dovizia di particolari ma estremamente scorrevoli rimarranno cmq impressi queste domande e affermazioni che sembrano scandire la vita di questi due uomini diversi che cambiano per motivi differenti (nel primo caso e' una affermazione "solo odio sulla terra" nel secondo una domanda/risposta "Ma tu ci credi in Dio?""Il vero problema e' se Lui crede in noi!") il primo per amore e il secondo per la scoperta della fede.
Sono storie raccontate in modo diretto e sincero, non nascondendo l'attrattiva della vita più semplice e pericolosa della malavita in confronto al cammino più complicato e duro della legalità. E quindi grazie a questo continuo confronto di due mondi il "percorso di cambiamento" assume una dimensione più profonda e significativa.
E anche la bellissima e amara favola Rosario Esposito La Rossa credo lungamente mi ronzerà nella testa con i moniti dell'architetto "E Basta".
Menzione speciale per il "Don" che da uomo di fede diventa all'occorrenza uomo estremamente pratico nella sua quotidianità trovando nei giovani di cui si circonda terreno fertile per continuare a portare avanti la sua esperienza di vita umana prima ancora che pastorale. L'orgoglio e la passione che quest'uomo di fede trasmette con le sue parole e' coinvolgente ed e' visibile dalle parole e dai comportamenti di coloro che gli sono intorno e che ogni tanto frequento "virtualmente" e che un pò mi fanno invidiare, in maniera benevola, questo "senso di appartenenza ad un disegno più grande" così tangibile.

3° blocco che potrei definire "l'alternativa"
L'alternativa e':
-uno stile di vita
-condivisione
-coesione
-analisi proattiva
-sintesi nella messa in opera.
E' uno "stile di vita" nella misura in cui si cambia la propria prospettiva. E' come mettersi un paio di occhiali colorati. L'ambiente circostante assume aspetti differenti a seconda di colori che si utilizzano. Se io comincio a far mio un nuovo concetto e' più semplice cambiare stile di vita.
E' "condivisione". Quel che da molti racconti viene fuori e' che in periferia, come anche nei paesotti, la tua vita non e' tua ma affare di tutti. Se tu vivi bene, questo si rifletterà sui tuoi vicini e sui loro vicini e via dicendo contagiando tutta la rete di presenze. Pertanto l'intervento, di qualsiasi natura esso sia, e' affar di tutti e se e' vero quel che il Don dice che il silenzio del bene e' assordante rispetto al rumore del male, quel che le associazioni nate e cresciute in questo territorio si propongono di fare e' non solo il rumore, ma anche la sua amplificazione all'infinito.
"Coesione". Altro aspetto che colpisce e' che tutte le persone che operano in questa periferia, officina di talenti ed arte, sono tutte legate le une alle altre pur influendo nella realtà, in maniera e con obiettivi differenti. La filosofia qui non e' quello di uniformare gli interventi ma di non disperdere le energie e pertanto tutti gli obiettivi di associazioni , singoli e istituzioni di fede non sono altro che tasselli di un disegno piu' grande.
"Analisi proattiva". L'analisi che si fa nel terrirtorio non è mirata a trovare il colpevole ma a valutare lo stato di fatto per poter avere le basi per pianificare gli interventi. E' qui che l'idea diviene innovativa per necessita'. Dove la politica territoriale e nazionale fallisce, l'unica alternativa e' quella di partire da una analisi che prescinda dalle istituzioni e che restituisca i punti da cui partire per cominciare a lavorare. Ed e' proattiva, perche' non aspetta il caso, ma e' una ricerca e un controllo ciclico di forze e di opinioni che continuano ad interrogarsi sugli effetti del loro operato e sulle migliorie da apportare ai vari progetti.
"Sintesi nella messa in opera del cambiamento" se l'istituzione non può essere coinvolta, l'espressione del cambiamento deve essere mirata e precisa e non avendo più la necessita' della burocrazia, l'attività si sintetizza in minori passaggi per la sua realizzazione.

A questi racconti seguono i colori della musica degli A67. Un mix di musicalita' e di pensieri e parole che sono veramente da ascoltare. Gli A67 non sono un gruppo che si propone come quelle Boy-band che devono per forza essere appetibili al grande pubblico. Questo perche' la ricerca nei testi e nelle musiche parte da progetti, non commerciali, ma piu' votati ad una ricerca evolutiva del mix sonoro e tradizionale della cultura in cui sono cresciuti, senza scadere nella retorica della band di periferia malfamata. Cosi' accanto testi come "Chi me sape" o forse la piu' conosciuta "A camorra song' io" prendono posto nuovi adattamenti, per me decisamente riusciti, del "Don Raffae'" di De Andrè e "Io non mi sento italiano" di Gaber.

Ultimo, ma non meno importante, e' il video che mostra quel che il libro racconta. Nomi persone, artisti, protagonisti e la periferia di cui si parla. E, alla fine, ti accorgi che tutto quel che ti e' stato proposto dai mass media e dalle cronache dei telegiornali non e' altro che una minima parte della Scampia qui rappresentata.

Se pensate di prendere questo libro per sentirvi raccontare di storie di camorra vi confermo che non ne troverete ma vi consiglio caldamente di leggerlo. Non tanto per conoscerne gli autori, ma per leggere l'altra vita di Scampia quella che e' silente, che e' fatta di mani che si allungano per aiutare a rialzarsi, di famiglie e amici, di fede e integrazione e di cultura che si esplicita in molteplici forme.
Che dire di piu'? Quest'anno, mi sa che a carnevale andro' proprio a vedere la sfilata a Scampia.

Scampia Trip
Restare e (R)Esistere a Scampia.
Con CD

Racconti di: De Cataldo , Braucci, Sanzone, Corona, Cerullo, Esposito La Rossa, Valletti, Emma, Ferulano, Pierro, Varriale, Verde, Vicario, Zoppoli, Malinconico, Bifulco, Manganiello.
Nel CD:
Le canzoni degli A67 (Sanzone-voce, Verdicchio- sax e tastiere, Cangiano- chitarre, Ciccarelli-basso, Esposito-Batteria e in un brano la partecipazione di Daniele Sepe)
Il video di Pingitore, con i contributi di artisti e autori del libro.

Ad Est dell'equatore Editore, Ed 2010
Collana Extras
Prezzo 13.00€





domenica 19 settembre 2010

venerdì 17 settembre 2010

Scoiattoli SpA. Storie di noci e di leadership. Stephen Denning - Quando l'approccio e' tutto.





...come esporre un'idea in maniera tale che sia per forza appetibile al nostro uditorio?... intanto ci vuole che cio' che abbiamo da dire sia una cosa di cui siamo veramente convinti e poi ci vuole un approccio psicologico al proprio uditorio che permetta non solo di farne capire la grandezza o l'opportunità,ma che possa prospettare agli ignari spettatori le prospettive della soluzione proposta. il tutto condito con una bella storia di scoiattoli e di noci che ci accompagna tra una riflessione a l'altra. Come già detto per un altro libro manageriale, la soluzione dell'approccio non e' uguale per tutti, quindi non ci sono soluzioni uniche per ogni approccio. chiaramente non e' destinato alla attenzione solo dei manager...ma di chiunque voglia sperimentare cose nuove..

Scoiattoli SpA. Storie di noci e di leadership
Stephen Denning
Etas Editore, Ed. 2005
Prezzo 14,00€



mercoledì 15 settembre 2010

"Amori (S)cacciati." di Ottaviani, Bolognino,Marcolongo, Grilli Leonulli,Gabbriellini - Proverbi e letteratura











"Agli amanti e ai cacciatori, per un piacer mille dolori."
Questo libro e' una sfida fra scrittori. Hanno tutti un unico denominatore comune un proverbio ovvero quello sopra citato e direi che il risultato e' ampiamente positivo.
Non sono storie correlate fra loro, percui questa e' da considerarsi a tutti gli effetti una raccolta di racconti. E' appunto per la mancata organicita' di contenuti che, pobabilmente e' meglio commentarli uno ad uno.

Carnevale, amanti e cacciatori.
Autore: Massimiliano Ottaviani

Piu' che un racconto e' un flashback emotivo. Il racconto e' brevissimo ma altrettanto intenso. E non te ne aspetti le conclusioni. Ricorda molto quei racconti noir dove ciò che sembra non e' mai cio' che in realta' e'. E purtroppo la brevita' del testo non mi permette dir altro che e' talmente scritto bene che quando arrivi in fondo...e' un po' come ti avessero rubato un pezzo di racconto...ne vorresti sicuramente sapere di piu'.


Quando un proverbio la dice lunga.
Autore: Gianpaolo Marcolongo

Ecco qui mi sono ritrovata a dover dire che forse e' esageratamente lunga. Non e' spiacevole, ma estremamente allungato il finale. Io non avrei messo tutti i diari e gli appunti del blog e forse, avrei tolto qualche particolare di contorno che risultava dissonante. Klaus nell'attesa del momento fatale, ripercorre la sua vita che e' veramente cominciata nel momento in cui ha incontrato la sua amata. Quindi le immagini si susseguono secondo un ritmo e una sequenza non temporale ma dettata dai pensieri. Pertanto laddove siano troppo articolati, portano alla confusione il lettore. E invece il momento clou della storia si risolve in una rocambolesca azione che ha bisogno di un epilogo per chiarire cosa sia realmente successo. Io invece avrei dato piu' descrizioni nell'azione finale e avrei evitato l'epilogo, alcune descrizioni inutili al compimento della storia, ne avrei inserito qualcuna di quelle che mette nei vari diari e avrei tagliato tutti i diari e il blog che sembrano che l'autore voglia ancora trascinare la storia.

Ricordi
Autore: Massimo Bolognino

Anche qui lo sforzo e' lodevole, solo che risulta troppo ripetitivo. In questo caso si entra nello spirito di un malato di mente. Quello che genericamente rovina il pezzo e' la conclusione. io non l'avrei messa, o meglio avrei cercato di far rimanere sospesa la storia. Il protagonista in un passato recente, si e' innamorato e ha avuto una relazione con la moglie del proprio capo. la storia finisce con un omicidio. Il malato di mente viene ricoverato in un manicomio e comincia una sorta di diario in cui racconta delle sue sedute con lo psicologo e delle conclusioni cui arriva volta per volta. Teoricamente, a parte alcune ripetizioni da attribuirsi alla malattia che il medico sostiene lo affligga, in qui la storia regge. Il problema della sua conclusione, cui non posso accennare se non in via del tutto vaga per ovvi motivi, non regge e da l'impressione che l'autore si sia spinto cosi' in la da non sapere come chiudere la propria storia e che quindi abbia scelto la via piu' semplice. La donna descritta nei tempi non risponde assolutamente ad alcun canone di donna dei tempi passati ma solo a stereotipi "romantici". Pertanto forse sarebbe stato piu' facile troncarla al suo culmine mettendo pochissimi riferimenti alla soluzione del caso. In questo modo chi legge ha una unica alternativa prodursi il finale che piu' gli aggrada ma con il gusto di aver avuto in mano tutti gli indizi. Magari, come detto a proposito del primo racconto avresti il desiderio di aver avuto un altro pezzetto di racconto in mano, ma saresti comunque molto soddisfatto di quel che hai letto.

Invisibili
Autore: Barbara Grilli Leonulli

Magistrale. Non ha necessita' di essere attraente. Ha la giusta dose di dolore, di voglia di rivalsa, di speranze disattese e rispecchia in tutto e per tutto il rapporto fra donne e nella fattispecie fra madri e figlie. E' un gracconto di grandissima sensibilita' su un tema sempre attuale, ovvero i maltrattamenti fra le mura domestiche. Sono loro gli invisibili, quelli che subiscono. Il tema non e' proprio semplicissimo da svolgere, ma l'autrice riesce a far sentire al suo lettore il senso di inadeguatezza e di immensa solitudine che si prova quando si subisce un abuso. Non ci sono leggi, ne amici e ne parenti nel momento che subisci un torto cosi' grande. Non esiste nessuno oltre al tuo dolore. E in questo Barbara ha pienamente centrato il suo obiettivo.

Connections
Autore: Tommaso Gabbriellini

Altro pezzo che mi e' particolarmente piaciuto. In primis perche' l'autore si diverte a sperimentare un nuovo genere di narrazione. Invece di svolgere la storia in senso temporale come dovrebbe accadere o scegliere la forma in voga negli ultimi anni di mettere un pezzo che prepara alla conclusione e poi cominciare dall'inizio, Tommaso sceglie di descrivere le situazioni come flashback emotivi da quello conclusivo via via fino al prologo. Lo fa con uno stile asciutto, perche' la storia richiede questo tipo di rapporto fra pensieri e mondo che li circonda. Tutti i flashback sono tra loro interconnessi dalla motivazione che spinge a generare il gesto dell'assassinio, tranne il primo che e' l'ultimo descritto. Teoricamente ci sarebbe, ma l'autore sembra volutamente lasciar sospesa tutta la storia che genera la richiesta del primo omicidio. Pero' lo scritto scorre, mi e' rimasto un solo piccolo dubbio (voluto o no dall'autore non si sa) sull'identità' dell'ultima uccisa (la prima raccontata) e la prima non uccisa (nell'ultima connessione) e mi piace questo stile che devo ammettere penso sia complicatissimo da gestire per l'autore ma di grande resa per il lettore.

Tirate le somme questa sfida letteraria di cui sono stata felice spettatrice in catena di lettura mi e' decisamente piaciuta e speri vivamente che l'esperienza si ripeta o di poter leggere qualcos'altro di questi autori nuovi che ci hanno messo tutta la loro passione a scrivere questi pezzi che ho molto apprezzato.

Amori (S)cacciati
di Ottaviani, Bolognino,Marcolongo, Grilli Leonulli,Gabbriellini
Editore Lulu.com, ed 2010
Prezzo 7,50€




domenica 12 settembre 2010

Faust, Goethe

Un libro sempre attuale..piu' che "Da leggere prima o poi" in questo caso e' "Da rileggere prima o poi"... sarebbe interessante vedere il video di cui si parla qui. (Per chi lo vede via FB, purtroppo i contenuti sono visibili solo dalla pagina del blog)


Qualche assaggio di questo testo che probabilmente e' stato ispiratore anche de "Il maestro e Margherita" di Bulgakov e di molti racconti di Gustaw Herling.


Assolutamente da non perdere!

venerdì 10 settembre 2010

"Vish Puri e il caso della domestica scomparsa", Tarquin Hall - Indiano ma in puro stile inglese!





Quando ci sono di mezzo gli inglesi tutto puo' accadere. E questo ne e' una lampante dimostrazione! Intanto, premettiamo, che Tarquin Hall che, dallo stile, farebbe pensare ad un austero signore attempato e' del 1969 quindi ancora molto giovane. Pero' ha trascorso in qualita' di giornalista parecchio tempo all'estero e in particolare ha viaggiato molto in Asia e in Africa. Pertanto le sue descrizioni sono estremamente attinenti al luogo in cui sono ambientate.
Poi si puo' dire che a dispetto dei soli due titoli pubblicati in Italia (tutti e due legati al personaggio Vish Puri) ha gia' ottenuto una buona fama non solo grazie ai suoi documentari ma anche ad altri titoli.

Passiamo al libro vero e proprio.E' un giallo. E' molto divertente. E' ambientato in India a Delhi che viene descritta esattamente nella sua immagine che spesso vediamo nei reportage ad essa dedicati. Vish Puri e' un detective privato, proprietario e amministratore delegato della "Investigatori privatissimi Ltd" e con il passatempo di dare soprannomi a tutti. Cosi' vi capitera' di seguire lo svolgere del giallo nelle azioni di "Crema da viso" donna affasciante e cattura maschi infedeli o soffrire con "Freno a mano" mentre va in macchina, rispettando i limiti di velocita', come il suo Boss si aspetta dal suo autista. E cosi' via dicendo.
L'unica cosa che stupisce e mi lascia vivamente interdetta e' l'ostinazione dell'autore nel mettere in bocca ai suoi personaggi il paragone fra il detective e il personaggio di Conan Doyle, Sherlock Holmes, quando egli e', invece, quasi la fotocopia di Poirot .
Le caratteristiche che questi tre personaggi hanno in comune sono:
-una spiccata stima delle proprie capacita';
-una propensione verso la soluzione che si svela solo dopo aver riassunto tutta la storia e sempre alla fine;
-l'osservazione dei particolari e la deduzione delle informazioni.
Mentre fra Poirot e Vish Puri c'e' l'attenzione fino al parossismo ai piccoli particolari estetici (i baffi impomatati, il vestiario, la camminata e anche la corporatura) il forte attaccamento all'abitudine e alle regole.
Quindi, per queste motivazioni, io paragonerei Hall ad un novello Christie piu' che a Ser Doyle.

Per il resto la storia scorre piacevolmente fra prove e indizi e piccoli colpi di scena. Tra l'affetto della moglie e l'invadenza di "mammina" (non e' un mio commento ironico ma viene chiamata proprio cosi' dall'autore!) il protagonista porta a casa tutti i casi a lui assegnati anche se non tutti gli indizi vengono messi a disposizione del lettore che quindi non puo' competere con Vish Puri per la soluzione del caso. Comunque l'intreccio rimane credibile e ben architettato e quindi estremamente accattivante.

Diciamo che per un libro scelto molto piu' per il formato estetico esterno attraente e dai colori sgargianti che per la pubblicita' che poi ha avuto o perche' ne conoscessi l'autore credo decisamente che mi sia andata di lusso. Se poi invece ci soffermiamo sull'aspetto interno, a dispetto del prezzo del fatto che sia un testo a copertina rigida, risulta scadente nella stampa. Nel caso della mia copia ci sono molte pagine in cui il colore dei caratteri e' sbiadito e se fosse stato un libro in edizione economica non avrei avuto nulla a che ridire. Ma le caratteristiche esterne del volume, la collana e il prezzo dovevano essere garanzia di tutt'altro. Pertanto consiglio a chi lo vorra' leggere di non ordinarlo per la consegna a casa ma di acquistarlo in libreria visionando prima la copia che intende acquistare.



Vish Puri e il caso della domestica scomparsa.
Tarquin Hall
Mondadori editore, ed. 2009
Collana Omnibus stranieri
Prezzo 18,50€






mercoledì 8 settembre 2010

[Dal libro che sto leggendo] "La quarta Vologda"




"[..]
Ritengo di essere un narratore dall'età di dieci anni, e un poeta a partire dai quaranta. La prosa e' restituzione immediata, è l'immediata risposta ad avvenimenti esterni, l'immediata assimilazione e rielaborazione di quanto si e' visto, ed è la consegna di una formula, la necessità quotidiana di rilasciare una formula nuova e ancora sconosciuta. La prosa è la formula del corpo e, nel contempo, dell'anima.
La poesia è sopratutto destino, è il risultato di una lunga resistenza spirituale, risultato e al tempo stesso mezzo per resistere- la fiamma che si sprigiona dall'attrito con le roccie, le più compatte e profonde. La poesia è anche esperienza - un'eperienza personale, la piu' personale che ci sia- ed è la via da noi scoperta per affermare tale esperienza: la necessita' irrefrenabile di esprimere in modo durevole qualche cosa di importante, che magari è tale soltanto per noi.
Molto approssimativi, sopratutto nella nostra anima, sono i confini tra prosa e poesia. Molto spesso la prosa sfocia in poesia, e la poesia in prosa.Io ho cominciato dai versi, dal mugolio che accompagna il dondolarsi ritmico dello sciamano - ma era soltanto una prosa sciamanica ritmata, nel migliore dei casi il verso libero del Padre Nostro.Allora non capivo he la poesia costituisce un mondo a sé, che può iniziare da una canzone per giungere a toccare vette di Shakespeare e Goethe, e che non c'e' arina rodionovna che possa arrestarne lo sviluppo. Il suo cammino e' irreversibile. [..]
[..] Anche la prosa richiede ritmicità, e senza ritmo non esiste. Ma la scrittura come aspetto peculiare di una restituzione immediata per la quale ho trovato un procedimento mio proprio, personale, di frenatura e fissaggio - e in effetti il processo dello scrivere consiste proprio in un'azione di frenatura esercitata sul mondo esterno [..]"

La quarta Vologda
Varlam Salamov
Adelphi Editore, ed.2001
Prezzo 15,41€


venerdì 3 settembre 2010

"Don Ildebrando e altri racconti", Gustaw Herling - I mali del nostro tempo






Come gia' detto in precedenza Herling e' una specie di ricercatore. Cerca il male nelle sue piu' varie declinazioni e nelle piu' svariate situazioni. Non e' una ricerca malata. Assume la parvenza di curiosita' volta a spiegarsi cosa succede, a comprenderne i meccanismi e a vedere le evoluzioni.
Come aveva anticipato nel suo libro "Conversazioni sul Male" i suoi racconti essendo descritti in prima persona e occupandosi di vicende che prendono sovente spunto dalla realtà recente (questi sono di vari periodi che vanno dal '65 agli anni '90) spesso confondono il lettore che fatica a capire dove la realta' e' reale e dove invece e' artificiosamente abbellita al fine di dare un senso alla storia.

In effetti quel che non si sa di tutti questi racconti, e non solo quelli di questa raccolta, e' che sono tutti frutto di una unica raccolta intitolata "Diario scritto di notte" che solo in Polonia fu pubblicato nella sua versione originale. Negli altri paesi, sfruttando logiche editoriali aderenti ai mercati nazionali, sono state suddivise in piu' libri fra loro non necessariamente dipendenti.
Ogni racconto, infatti, vive di vita propria. Nasce in un luogo, si sviluppa nell'arco di tempi a volte lunghissimi e si conclude quasi sempre con le riflessioni dell'autore ad epilogo naturale della storia. Pero' lo stile di scrittura, che cmq e' quello un po' intimo del diario confonde, interessa ed esplica le riflessioni dell'autore. Come ad esempio nel racconto del "Ferragosto Romano" si perde l'interesse per quali siano le conclusioni di una inchiesta sul perche' la gente si suicidi fra il 15 e il 16 di Agosto (la cosa mi fa un po' sorridere perche' non meno di qualche settimana fa ho finito un libro della Vargas "Scorre la Senna" dove, in un periodo non ben definito, in un giallo un po' noir e un po' metafisico come vengono definiti i racconti di questa raccolta, si sostenva che il malessere che spingeva la gente a suicidarsi si presentava invece a Natale) e invece risulta piu' interessante capire le conclusioni dello scrittore cui arriva riportando un pezzo del diario scritto negli anni '70 formando cosi' una storia nella storia.

Non v'e' mai una conclusione definitiva. I racconti non terminano mai con una chiusura definitiva. Ed e' proprio lui che lo spiega nel testo citato in precedenza:
"Ad un certo momento devo abbandonare il mio protagonista, ma non ho intenzione di farlo morire (in questo caso parlava specificatamente del Don Ildebrando), poiche' ritengo possibile il suo ingresso in un'altra dimensione. Percio' lo lascio semplicemente svanire, convinto dell'esistenza di un'altra realta', alla quale forse accede." E cosi' accade per quasi tutti i suoi racconti dove non c'e' sparizione ma c'e' la morte fisica del protagonista (non significa che sia per forza triste la storia ma e' solo che sovente si svolgono nell'arco di una vita!) lascia cmq aperta uno spiraglio su un'altra dimensione dove forse il protagonista trovera' finalmente la pace.

E' per questo che all'introduzione di questi racconti si trova la definizione di "gialli metafisici".

Don Ildebrando

E' la storia di un un chirurgo, discendente di antica casata, che ha una "strana passione per il male". Discende da un ebreo, Don Ildebrando appunto, che, ai tempi dell'inquisizione, aveva gia' abbandonato la sua religione per il cattolicesimo e viene, nella Spagna di allora, accusato di eretismo con la supposizione che tale scelta non sia dettata dalla reale fede ma solo da ragioni di opportunità. Subendo torture inaudite e non giustificate, allo scopo di ottenere una confessione non veritiera, viene pervaso della medesima cattiveria dei suoi torturatori che ucciderà con uno sguardo. Scappa in Italia per mettere in salvo la famiglia, sparira' al fine lasciando tutto in mano ai propri figli. E' da questa discendenza che Don Fausto (vi ricorda il Faust? Sì c'e' qualche analogia ;)) che entrera' in contatto con questo stato di possessione o pervasione. Non c'e' una spiegazione diretta di quel che succede ma e' decisamente evidente dalle descrizioni di cio' che avviene intorno a lui. Gli amici che si ammalano, le atmosfere cupe, le visioni. Il resto lo lascio leggere a voi.

Polvere. La caduta della casa di Loris.

Anche qui si parla di un male. Ma mentre quello precedente ha radici lontane nel tempo e si puo' arrivare a pensare che sia genetico, qui il male ha forme differenti. E quella sensazione di vuoto che si prova quando si pensa che a noi manchi qualcosa. Loris e sua moglie sono innamoratissimi. Hanno amici comuni e si vedono in continuazione con loro. Il filo della storia qui si svolge sulla falsariga di una storia di Edgar A. Poe (come in precedenza c'erano i riferimenti del "Faust" e de "Il maestro e Margherita"). E' un po' il racconto della trasposizione di un nucleo familiare in un'altra dimensione. Nasce una figlia sorda. Questa cresce e man mano, si rende conto di non avere qualcosa è coccolata dai genitori che si sentono in colpa per questo suo handicap e, invece di lottare per la sopravvivenza, comincia ad isolarsi dal mondo; quando sembra vi siano cambiamenti nel suo rapporto col mondo inesorabilmente scivola negli abissi della droga.
In questa storia i dolori della mancanza di qualcosa sono evidentissimi ed estremamente vicini all'umano agire. Quando senti che ti manca qualcosa che pensi sia tua di diritto diventi egoista o laddove non ne hai la forza ti abbandoni accasciandoti su te stesso.
Non c'e' giudizio sul modo di agire dei protagonisti, c'e' solo la profonda partecipazione di un uomo che vede uno sgretolarsi di una casa che in questo caso e' la migliore metafora per descrivere un nucleo familiare.

Ex Voto

In questo racconto invece si affronta il male fisico della possessione(?). Ambientata fra la provincia e Salerno stessa narra di alcuni ex Voto donati in una chiesetta di paese. Come spesso avviene in Italia, allora come oggi, le realta' piccole che non hanno grandi introiti sono destinate a venire chiuse. Tra gli Ex voto ce n'e' uno di una ragazzina fatto in maniera del tutto particolare: un medaglione. La chiesa chiude e quindi gli ex voto vengono restituiti ai proprietari che ne vogliano rientrare in possesso e in questa occasione e' possibile allo scrittore vedere la persona per cui tale voto di ringraziamento venne, in precedenza, offerto.
Viene narrato il dramma di questa bimba oggetto di plurime supposizioni che pero' non trovano una spiegazione definitiva. Di definitivo c'e' solo l'operazione cui viene sottoposta.
E quel che sembra suggerire lo scrittore e' che, non sempre, la medicina tradizionale e' in grado di dare risposte giuste ma solo definitive.
Essendo un racconto molto breve dare piu' dettagli, potrebbe rovinarne la bellezza. Pertanto mi fermo qui.

Suor Strega

Anche questo e' un racconto molto breve. Il male che qui viene descritto e' quello della disobbedienza. Puoi essere devota ma al tempo stesso irriverente. E la tua natura puo' anche non minare la mitezza d'animo che hai dentro, ma puo' celarla. Suor strega da mite donna di paese aveva preso i voti. Non li mantiene. Ma non per questo si sente meno suora. E' un'altro tipo di fede, che pero' viene tenuta viva con i sotterfugi a ridosso del camposanto, scoperto fra le due guerre, delle vittime della pestilenza del 1836. E' in questo racconto che si stenta piu' di tutti (forse insieme anche a quello sul madrigale funebre e quello sull'anno giubilare) a carpire dove inizi la realtà e dove essa venga asservita ai favori e agli obiettivi della storia. Si parla di una Italia del primo dopoguerra che ha uno stretto rapporto con la morte e con le tradizioni. Si parla di questo camposanto, costituito di enormi quantita' di corpi accatastati e buttati in fosse comuni. Si descrive altresi' una sorta di fobia collettiva di uomini e donne che pensano che tenendo in casa un teschio o baciandone uno si possa avere una fortuna insperata.
Se questo panorama descritto fosse reale ci sarebbe un evidente parallelismo con le usanze che oggi condanniamo degli immigrati africani che popolano la provincia di Caserta e Napoli che credono nel sacrificio di una vita, nei loro paesi di provenienza e spesso umano, quale mezzo per ingraziarsi la sorte con queste credenze popolari che ci misero anni a sgonfiarsi.
Guardandola da questo punto di vista, la storia non e' piu' cosi' dedicata alla descrizione di una suora mancata, ma piu' del male della follia collettiva che oggi reputa una valore una credenza e domani lo ricerca in una persona per poi passare alla successiva soluzione. E analizzandola cosi', sembra piu' attuale di quanto non si pensi con la sua rappresentazione di una societa' che non ha voglia di soffermarsi sui significati preferendo a questi il piu' veloce giudizio d'immagine effimera e poco durevole.

Ferragosto. Racconto romano

Come dicevo poco piu' sopra, questo racconto ne racchiude un altro al suo interno. E al contempo pare che quello principale sia una scusa per citare una riflessione veloce scritta nel 1972 nel suo diario e poterne trarre le conclusioni.
Siamo a Ferragosto, uno qualsiasi, ma in una citta' ben definita: Roma. C'e' una stazione di polizia dove ci si prepara alla notte che, piu' delle altre durante l'anno, e' la notte dei suicidi. Vengono trattati dei casi. In ognuno le conclusioni possono essere "il malessere di vivere" o "la solitudine", "l'incomprensione" o il "dolore" per un amore o per un passato particolarmente travagliato. Viene istituita una commissione che dovrebbe stabilire il perche', nonostante queste sensazioni ci accompagnino per tutta la vita, la voglia di chiudere i conti con una vita apparentemente tranquilla ma con nascosti grandi dolori sembri avere la meglio il giorno di Ferragosto. Sara' perche' a citta' improvvisamente si svuota? Il caldo? A parte le conclusioni della commissione, l'autore mette le proprie riflessioni sull'argomento prendendo, appunto, spunto da una serie di appunti scritti in un viaggio fatto in precedenza nella capitale. E nonostante sia solitamente restio a dare soluzioni, sembra che in questo caso dia la sua conclusione attraverso il racconto della sua esperienza in quella occasione. E' un racconto introspettivo e molto sentito. A volte sembra che il raccontare questi differenti omicidi sia scusa valida per raccontare le proprie interiori sofferenze.

Giubileo, Anno Santo

Anno 2000. Alla fine del 1999 il papa Giovanni Paolo proclama non solo il Giubileo, ma anche la celebrazione dell'Anno Santo. E' un racconto molto particolare. Sono cose che ho visto, e in questo racconto piu' che negli altri, fatico a capire dove il racconto corrisponde alla realta' e dove invece sia stato abbellito.
Un papa sofferente, causa una caduta nella via Crucis del '99. Una folla di pellegrini che piomba a Roma, messa a dura prova, in occasione delle celebrazioni. Si parla di un papa che risponde alle descrizioni che sono sempre state fatte di lui. Delle preoccupazioni e delle mancate partenze di quell'anno, dovute ad attacchi di guerra e a questioni strettamente fisiche dovute all'eta'. Eppure, questo papa non rinuncia ai propri "doveri" e nonostante i dolori compare per dire la sua e invitare gli uomini di buona volontà ad essere piu' condiscendenti e votati all'amore verso Dio e verso gli altri. Il racconto, in questo caso scorre quasi senza riflessioni dell'autore, ed e' per questo che tutto sembra straordinariamente verosimile e all'ultimo, sembra sostituire una possibile riflessione con una unica immagine del santo padre. Come per gli altri e' talmente breve che raccontarne anche piu' di quel che ho scritto, ne rovinerebbe l'effetto.

Madrigale funebre

Nonostante il titolo qui si parla di amore. Di vari tipi di amore. Quello che va oltre il luogo e oltre il tempo, quello amicale e quello matrimoniale. Si parla anche di convenzioni che condannano a decisioni drastiche chi le deve rispettare e della definizione di vittima o carnefice.
Tutto questo prende lo spunto da delle composizioni di Carlo Gesualdo principe di Venosa. Una vita travagliata, passata a mettere in musica testi anche di Tommaso d'Aquino.
Si cita anche una scrittrice russa di cui vi parlero' in un'altra recensione, non perche' non voglia farlo, ma perche', quando ripete sovente questi riferimenti come avviene per costei in questo racconto, vuol dire che nei testi ci sono gli spunti per la ricostruzione di questa storia e per le riflessioni ad essa connessa. Non conoscendola ma avendo ricevuto in dono qualche testo sarà mia cura leggerli ed eventualmente riportare i riferimenti a questo testo.
La storia e' piccola e veloce e quindi non posso dire poi molto di piu'. Il male qui raccontato e' quello di amore che non si puo' svolgere. Perche' i protagonisti non vivono lo stesso periodo storico. E' il dolore di una separazione. E' anche la necessita' di capire e carpire messaggi che non si sentono compresi appieno.

Questo e' quanto. E' un libro che vale sicuramente la pena di leggere sia con l'attenzione delle indicazioni dell'autore e sia a ruota libera. In ogni caso la lettura sara' piacevole e interessante. e, come citato anche in prefazione da Francesco M. Cataluccio, la bellezza di questi racconti e' che hanno una propria indipendenza quindi non necessariamente devono essere letti nella sequenza proposta e non sono ne propedeutici e ne dipendenti da altre informazioni. Ironicamente si potrebbe anche non sapere chi e' Herling e apprezzarlo lo stesso pienamente!

N.B. e' una vecchia edizione non piu' ristampata pertanto e' da cercare solo all'usato.

Don Ildebrando e altri racconti.
Gustaw Herling
Feltrinelli editore, ed 1999
prezzo (usato) 8,00€





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