domenica 31 maggio 2015

L'ha detto... Milton Friedman



Fonte: Don Curzio Nitoglia

I governi non imparano mai. Solo le persone imparano. 
 Milton Friedman

venerdì 29 maggio 2015

"Forse qui potrei vivere...", Valeria Fraccari - Cercando la luce...

Fonte: Foto Community

Ci sono autori che hanno un particolare talento nel descrivere il limbo che circonda la persone quando sono nei momenti più bui delle loro esistenze. Valeria Fraccari è una di queste. Sinceramente quando avevo letto la presentazione di questo libro e quella della casa editrice, Biblion Edizioni, non riuscivo a trovare il nesso; leggendo "Forse qui potrei vivere..." alla fine ho capito perché sta nel loro catalogo. Valeria Fraccari riesce nella sua descrizione a rappresentare il baratro in cui si cade in alcune occasioni quando le difese della persona crollano, ma riesce ancor meglio a far sentire ai suoi lettori le sensazioni di spaesamento e di perdizione che si provano nelle malattie correlate o simili alla depressione. Il problema non è tanto che questo stato ci appartenga improvvisamente o che sappiamo da dove ha origine. Il problema iniziale è riconoscerlo. Ma in un mondo frenetico e scadenzato nel suo passaggio dagli impegni e non dallo scorrere delle lancette, all'uomo moderno non rimangono mezzi per riconoscerlo e quindi sapere come porvi rimedio.

Quindi la storia di Irene Corti, professoressa di un liceo, madre single che ha appena visto la figlia andare a vivere da sola, donna che ha sempre vissuto di parole e degli sguardi interessati dei suoi allievi ad un certo punto, ed è l'inizio della narrazione, si spezza totalmente. Il libro comincia infatti dalla metà della storia per percorrere la discesa verso gli inferi e poi tornare a questo momento che è il possibile punto di non ritorno. Di qui, da quella professoressa attorniata da una classe allibita, che la vede riversa sulla scrivania, con i pugni stretti e incapace di reagire, le strade sono due o l'annullamento o la ricerca della luce.

Andare verso la luce vuol dire non solo reagire, ma avere intorno persone che, anche non volendo riescono, anche inconsapevolmente, a penetrare attraverso l'oscurità che ci pervade per mostrarci che non tutto è perduto, ma vuol dire anche riconoscere, e solo a questo punto sarà giusto farlo, il motivo scatenante questo stato di cose. 

Ce ne sono molti nella vita di Irene, ma c'è un unico punto di rottura, di cui nessuno s'è accorto, anche perché non conosce la motivazione. Ha anche un nome e un viso e si chiama Silvia, che l'anno prima, quando tutto è cominciato, ha deciso di togliersi la vita buttandosi da una finestra a scuola. Nessuno sa perché, nessuno può darsi pace, nemmeno Irene Corti. Ma lei è sempre stata un punto di riferimento per i suoi studenti, anche se non è simpatica come il professore di matematica. 


Come spesso avviene in libri che esplorano temi così complicati, il punto non è la fine, la redenzione. Il punto è il viaggio, quello di andata e di ritorno che occupa la maggior parte dell'attenzione della scrittrice. I gradi di separazione dalla realtà improvvisamente diventata stretta e quelli di riavvicinamento al mondo stesso. In questo percorso la Fraccari descrive a tutto tondo la vita di Irene fino a quel momento che insieme al viaggio, restituisce al lettore un'immagine chiara della protagonista e un'empatia con la sua situazione. Il confronto stesso fra la vita da studentessa di Irene con la vita dei suoi studenti ci rende l'immagine della "solitudine" che si prova non solo per la differenza di ruolo ma sopratutto per il continuo riproporsi della nostalgia di quello che si è perso nel momento in cui si era dall'altro lato della cattedra. Questa riflessione che compare qui e lì nella trama, che diventa una visione che mano a mano di raffina, componendosi man mano che si racimolano pezzi, conversazioni, occhi, rivelazioni ci permette di esplorare un luogo che appartiene a tutti. L'adolescenza.

Ieri sera parlavo con una amica che mi raccontava la paura di crescere, oggi scrivo di Irene che, come me, è passata dall'altro lato, da quello di chi è andato oltre la crisi del "non voglio crescere". Ma il percorso di Irene è stato diverso dal mio, perché lei sceglie di crescere molto prima del dovuto e forse, quella gravidanza inaspettata nel periodo universitario è stata la sua opportunità per farlo; la vita di questa professoressa è sempre stata a compartimenti stagni, ogni occasione per sfuggire a ciò che non piace è un'opportunità per chiudere con tutto e tutti quelli che fanno parte di un momento della nostra vita. Scelta che presenta il suo conto alla fine perché poi ci affezioniamo profondamente a persone o alle cose che per loro natura e storia ad un certo punto, rompono le nostre certezze. In una situazione normale questo comunque ci colpisce, ma nella situazione fragile di Irene diventa un baratro che, sommato al gesto incomprensibile di Silvia, si apre nel mondo che la nostra professoressa di è creata pezzo per pezzo.

Ci sono tanti temi in questo libro, i più presenti sono per la maggior parte relativi al buio di questo percorso dati anche dall'impossibilità delle persone che vivono questa situazione di comunicare cosa le tormenta. Ma sebbene saremmo tutti naturalmente portati a stabilire che la difficoltà di capirsi è il punto di partenza di tutto questo, Valeria Fraccari attraverso le sue ricostruzioni nitide ci fa capire che forse non è così.
Sono tutte descrizioni tangibili, talmente tanto da, come detto, coinvolgere i lettori che vi si avvicinano. Così, io che pensavo che ci avrei messo un nonnulla a leggerlo, ci ho messo un po' ma alla fine mi è piaciuto questo viaggio negli abissi nella mente e delle emozioni umane.
E' un libro serio e non fermatevi alla storia d'amore di due ragazzi che è completamente marginale, andate oltre e leggetelo con attenzione.

Dopotutto conoscere significa anche immagazzinare e saper riconoscere all'occorrenza. Imparare a capire cosa possa passare nella mente degli altri, imparare ad avvicinarsi o anche a cercare aiuto. Un bel libro, scritto bene e molto sentito.
Consigliato, veramente di cuore. E fossi in voi, darei pure un occhio al catalogo della Biblion Edizioni.
Buone letture,
Simona


Forse qui potrei vivere...

Valeria Fraccari
Biblion Edizioni, ed. 2014
Collana "Fronde Sparte"
Prezzo 12,00€



Fonte: LettureSconclusionate

mercoledì 27 maggio 2015

#NonSonoSòle il ritorno...



Fonte Pagina fan #NonSonoSòle



Pensavate che ce ne fossimo dimenticati eh? E invece no! Torna Invece con la seconda edizione la giornata delle sòle e dei lettori in cui, questi ultimi, potranno dire quello che non è piaciuto loro delle proprie letture! Se non avete seguito la prima edizione e la mini edizione fatta per "Letti di notte", vi spiego come è nata e come funziona.

"Non sono sòle" nasce un pomeriggio uggioso e noioso in cui su Twitter si discorreva con Francesca Schipa, Marina Vitale (entrambe di Diletti&Riletti) e Pino Sabatelli (I fiori del peggio) su che fine far fare ai libri che non ci sono piaciuti. Uno potrebbe dire "Semplice! Li abbandoni e li dai via!". Ecco, chi è lettore da tanti anni lo sa, per uno che legge è sempre molto difficile abbandonare qualsiasi libro! Per cui ci siamo inventati questa giornata dove ai lettori e ai blogger verrà richiesto di venire in libreria, nello specifico anche quest'anno siamo ospiti della "Libreria Pallotta" a Piazzale Ponte Milvio 21,  portare massimo tre libri che non sono piaciuti e lasciarli sulla ormai mitica sedia degli scambi. Durante il pomeriggio, si comincia dalle 16:00, chi vorrà potrà andare alla sedia delle sòle a sbirciare se, in cambio delle proprie sòle c'è qualcosa di interessante da scambiare con il proprio libro!

Durante la giornata potrete dire la vostra, spiegando perché quel particolare libro non vi è piaciuto e contestualmente anche case editrici e scrittori vi racconteranno ironicamente perché non comprarli. E' una giornata tutta al contrario, dove i lettori hanno la parola e possono e devono poter dire la propria in totale libertà. In più, una cosa che non avevamo programmato lo scorso anno, ma che è molto piaciuta sia ai lettori che ai blogger:  una tavola rotonda, quasi ellittica, perché è aperta veramente a tutti, su un libro che si legge insieme prima della giornata in cui si tiene "Non Sono Sòle", ovvero il 6 Giugno - ma sono brava ad inserire tutte le info fra le frasi o no? -, in cui si parla del libro che si è letto. Lo scorso anno è venuto fuori per caso ed era "Stoner" (qui recensito due volte: lettura e rilettura), in questo incontro discuteremo di quello scelto con una votazione ed è "Cassandra al matrimonio" di Dorothy Baker. Non è necessario averlo letto per essere ammessi alla discussione ma, se volete provare l'esperienza, vi assicuro che non ve ne pentirete, oltretutto è anche un bel libro! Se poi non siete d'accordo ne possiamo sempre discuterne come è successo lo scorso anno con Stoner. 

Per farvi un'idea di come sia andata lo scorso anno ecco il resoconto fatto dell'edizione dello scorso anno " #NonSonoSòle o sì? Cronaca di una giornata diversamente culturale... 
Tra i partecipanti di quest'anno annoveriamo Fazi Editore che si presenterà con Isabella Pedicini autrice di "Ricette Umorali. Il bis" (Fazi Editore, Prezzo 14,00€) e Giulio Perrone con il libro "L'esatto contrario" (Rizzoli Editore, Prezzo 18,50€) e, per l'occasione, "sconsiglierà"  anche il suo catalogo perché è anche un editore (Giulio Perrone Editore), Marco Parlato "Tiroide" (Gorilla sapiens, 11,00€) e Massimo Eternauta - che ha partecipato alla raccolta di racconti- "Intanto, da qualche parte nello spazio..." (Gorilla Sapiens, 13,00€) a rappresentanza della casa editrice Gorilla Sapiens, Con "Vita, Morte e miracoli" (Baldini&Castoldi, 10,90€) torna anche Roberto Mandracchia, Sandro Settimj con "Per quanto mi riguarda sono sempre innamorato" (Mondadori Editore, Prezzo 16,00€), Sandro Bonvissuto con "Dentro" (Einaudi Editore, Prezzo 17,50), Paolo Foschi con "Omicidio al Giro" ( E/O Edizioni, Prezzo 14,50) e altri di cui stiamo aspettando la conferma.
AGGIORNAMENTO: Agli autori citati si aggiungono: 
Massimo Torre con "Chi ha paura di pulcinella?" (E/O Edizioni, Prezzo 15,00€), Francesco Leto con "Il cielo resta quello" (Frassinelli edizioni, 15,00€) e, gradito ritorno, Francesco Balletta con "Morto a 3/4" (Bookme De Agostini, prezzo 12,90).
Ma mi preme comunicare a tutti i romani, che la dovrebbero conoscere - altrimenti nun so' romani -, che sarà presente anche la mitica Gaja Cenciarelli autrice e traduttrice che, speriamo, voglia presentarci il suo bellissimo ultimo libro "Roma" (20090 Editoria e comunicazione, prezzo 9,00€).

Ma oltre agli scrittori e alle case editrici e ai librai (agguerritissimi sulle discussioni dei libri!), troverete anche tanti blogger e lettori conosciuti sulla rete e tra questi cito, ma non sono tutti e quindi il post verrà aggiornato, anche Irene di Librangolo Acuto, Sara Cappai di 40 Secondi, Maria di Cuonzo oltre a me, Francesca, Marina e Pino e tanti altri ancora (se venite lasciatemi i vostri blog che li aggiungo nel post).

Contestualmente è stato lanciato un concorso fotografico (nulla di trascendentale!) che è correlato alla lettura comune che stiamo facendo su "Cassandra al matrimonio" che vi linko perché altrimenti questo post diverrà lungo come la Treccani: "Sorelle, nevrosi e matrimonio - Il concorso fotografico di #NonSonoSòle". So perfettamente che cosa state pensando... ma potreste vincere dei libri e non serve che le foto siano proprio del vostro matrimonio, siate creativi!!

Sappiamo che potreste essere lontani da Roma, ma, qualora voleste far sapere la vostra sulle sòle, potete inviare una mail con oggetto "Messaggio in bottiglia #nonsonosòle" oppure su Fb sulla pagina fan di Non sono sòle e noi lo leggeremo per voi, oppure se volete essere informati su quel che succede, e siete su Twitter, potete seguire @casalettori alla quale ogni blogger invierà stati di aggiornamento per tenervi informati e quelli dei blogger coinvolti! Per coloro che seguono Facebook le pagine fan, nel mio caso il profilo personale, replicheranno quanto detto su Twitter - siamo bravi eh? pure noi a volte ci stupiamo di ciò!-.

In ultimo e non meno importante NonSonoSòle sarà anche una raccolta di libri, non scolastici, ma libri di narrativa e anche saggi - quel che vi pare-. Lo scorso anno i libri lasciati sono andati a finire alla biblioteca del carcere di Rebibbia, grazie al sollecito interessamento di Sara Cappai, quest'anno finiranno al reparto di Day-Hospital di Ematologia dell'Addolorata. Chi frequenta da un po' questo blog, sa perfettamente che io sono stata in cura presso il reparto di ematologia e tutt'ora sono seguita dai medici, ma io sono stata fortunata perché la mia malattia, seppur bastarda - eh quando ce vò ce vò!-, non mi costringe a fare chemioterapie. C'è chi invece le fa e grazie a gruppi di volontari potrebbe usufruire dei libri di una piccola libreria che però è veramente troppo piccola e davvero mal assortita. Pertanto se avete un libro che volete donare per una buona causa, questa mi sembra veramente ottima, andrò personalmente a consegnarli e a lasciare un segno del passaggio di NonSonoSòle. Un libro magari non toglierà loro il dolore, ma sicuramente li aiuterà a distrarsi un po' nelle attese per le terapie ed è la prima volta che vedo nei reparti tanta gente leggere, quindi saranno sicuramente utilizzati!

Questa è la libreria che dobbiamo rimpinguare: 



Fonte: LettureSconclusionate



Quindi l'appuntamento è:


6 Giugno 2015
Libreria Bar Pallotta
Piazzale Ponte Milvio, 21
Roma
Dalle ore 16:00 ad oltranza
Libro che portiamo già letto per la discussione comune
"Cassandra al matrimonio" Dorothy Baker
Portatevi le sòle, ne rideremo insieme!


Buone letture,
Simona Scravaglieri

p.s. Se mi sono dimenticata qualcuno, fatemelo sapere! E' l'una del mattino e fatico pure a capire chi sono io! 


domenica 24 maggio 2015

L'ha detto... Elias Canetti

Fonte SweetDevil


Il progresso ha i suoi svantaggi: di tanto in tanto esplode. 

 Elias Canetti

venerdì 22 maggio 2015

"19 Dicembre '43", Donato Cutolo - La logica dell'abbandono e della speranza...


Fonte: La valle dell'eco

Forse aspettare a recensirlo per cause esterne, come il viaggio a Torino, mi ha aiutato a focalizzare qualche aspetto in più di questo bellissimo piccolo romanzo. Come avevo scritto nell'anteprima è un romanzo breve, o racconto lungo che dir si voglia, e fulminante. In poche pagine ti ritrovi al centro della scena scartando tutti i preamboli e le descrizioni inutili che sono tanto care agli scrittori ampollosi. Tecnica molto usata nei romanzi contemporanei che qui assume fattezze nuove perché la storia che Donato Cutolo sceglie di raccontare fa appello ad un fatto veramente accaduto.

Ettore è cresciuto con uno zio e non si ricorda i suoi genitori che lo hanno affidato alle sue cure quando partirono in cerca di fortuna in America. Nel tempo anche quest'ultimo lo abbandona, ma a causa di una malattia, ma nel frattempo gli ha insegnato un mestiere e gli ha fatto vivere una vita povera ma felice. Ettore ha anche un amico, Giorgio, che con la sorella ha visto portar via dai fascisti il padre, comunista convinto. Giorgio vive questa mancanza come un'eredità, è lui a dover diffondere le idee ed è lui, che in vece del padre, deve realizzare il grande sogno di liberazione e di svolta per tutti.
Poi c'è Ada, la donna che Ettore ama infinitamente e appassionatamente, è una sarta sopraffina che però deve abbandonare il suo lavoro d'élite perché girare per le strade e soprattutto scendere in città dal paese è diventato pericoloso.
Poi un giorno una retata per un'uccisione di un fascista genera un attacco, case che scoppiano e infine il buio. Da qui parte la storia.

Perché logica dell'abbandono? Semplice perché come potete vedere tutto parte da abbandoni, dei genitori o di un lavoro non importa, c'è una privazione. E questa privazione, della libertà o dell'affetto si traduce micidialmente in successivi abbandoni che causano altri dolori. E' una piramide il cui culmine termina in un soffio che lascia al lettore la speranza. E la speranza è presente in tutto il libro, come avviene all'inizio quando il libro si apre con una bellissima lettera di un figlio ad un padre che non ha mai conosciuto e che è silente senza motivo e quindi doppiamente assente. La speranza nasce dall'amore che nasce spontaneo e inaspettato fra due persone molto diverse fra loro, che si alimenta al lume di candela, con baci e abbracci, dietro le persiane oscurate. E' un amore sentito e tacitamente approvato da chi circonda i due amanti, eppure la certezza di un'assenza basta a separare i due innamorati.

E poi c'è la speranza del cambiamento, la voglia di aiutare la speranza di libertà attraverso azioni concrete, il senso della giustizia che morde il freno anche grazie alla giovane età di Giorgio che non si rassegna alla tensione e oppressione della realtà. Questa dualità si rincorre per tutto il libro, garantendo una continua tensione fino alla fine, intervallata soltanto dalla saggezza popolare di qualche personaggio che spunta quasi a frenare la velocità che porterebbe immediatamente ad un finale certe. La qualità più grande di Cutolo in questo libro è la precisione nell'unica scena completamente descrittiva che si trova propri all'inizio, in cui Ettore è sommerso dalle macerie. La sensazione claustrofobica, la presa di coscienza, questo parto in cui l'uomo si libera di questo grembo che lo trattiene e lo opprime è forse la scena più vivida e forte che io abbia letto negli ultimi tempi.
Non è una novità, e non perché io conosca l'autore - come in effetti non è-, bensì perché Cutolo è campano e vive in una realtà regionale in cui la formazione allo "svisceramento" della realtà e la "decostruzione" dell'emozione al fine di riconoscerla e descriverla è una pratica abituale e rituale. Come Cappuccio, ne "il fuoco su Napoli", scrive "Napoli ha un rapporto strano con gli spiriti" e io questo concetto lo posso tranquillamente ampliare a tutto il panorama regionale.

Il "rapporto con gli spiriti" che tanto affascinava anche Herling si traduce in una straordinaria capacità di rendere quel realismo narrativo, che in altri frangenti o in altri periodi veniva raggiunto con altri espedienti narrativi - a mio avviso- non così d'impatto come in questo caso, e che accompagnata al talento per la scrittura si traduce in un piccolo capolavoro come quello che vi ho presentato oggi.
A Maria di Scratchbook ho detto che per "leggere un libro campano devo entrare nel mood" e in effetti è proprio così, quando vi avvicinate alla letteratura campana, dovete lasciare alla porta le vostre convinzioni e quello che fino ad oggi vi hanno insegnato, lasciandovi portare per mano dall'autore nell'ade degli spiriti, sarà lui ad indicarvi quello giusto e a raccontarvi, in maniera del tutto diversa da quello che avete conosciuto sino ad oggi, la sua storia.
E ve lo dice una che campana non è.

Buone letture,
Simona Scravaglieri


19 Dicembre '43
Donato Cutolo
Zona Editore, ed. 2014
Cd di colonna sonora di Fausto Mesolella e Daniele Sepe
con la voce di Paolo Rossi
Prezzo 15,00€


Fonte: LettureSconclusionate


mercoledì 20 maggio 2015

#SalTo15, giorni di ordinaria follia...

Fonte: Storify - A_Marson
Ho visto un documentario che riguarda il film di questa foto, ma ero troppo stanca dopo il salone di Torino per poter tener da conto tutte le informazioni e quindi credo che mi toccherà guardarlo nuovamente. In sostanza l'autore, Rodney Asher, ne "Gli enigmi di Kubrik" sosteneva che dietro alcune scene di questo film ci sono riferimenti del fatto che il regista, protagonista del lavoro, abbia realizzato il filmato dell'allunaggio e che in altri punti ci sia stata una specie di dichiarazione di autonomia rispetto a King, che è l'autore del testo da cui è tratto il film, tant'è che lo stesso King disse che il filmato era una porcheria. Se dovessimo fare un parallelo potremmo svelare i segreti dell'organizzazione del salone.

- Eureka! Finalmente i blogger hanno la possibilità di accreditarsi! 
Verità: I blogger pagano e vengono trattati più o meno come gli altri acquirenti, così chi veniva da lontano e stava per più di una giornata faceva la maratona della presenza in piedi perché nei vari padiglioni, fatta eccezione di quello per i ragazzi che non ho visto, ho contato ben 10 coppie di panche da due sedute l'una... altrimenti c'era il posto per terra, magari fuori sotto il sole a picco o la pioggia battente!

- Bisogna dar atto che il salone ha ospitato tutti i grandi e i piccoli editori senza disparità! 
Verità: ho visto cose che voi umani nemmeno potete immaginare. Gente che si piazzava agli angoli degli stand a fare cose veramente strane millantando il permesso dell'organizzazione, impedendo ai visitatori di visitare i piccoli stand.

- Una realtà più umana al salone quest'anno, nessun senso di soffocamento! 
Verità: molte meno persone anche perché il costo dei biglietti è lievitato, come quello dei panini da venerdì a sabato, e per fare lo stesso abbonamento dei blogger per 5 giorni ci volevano ben 25€! E nonostante questo, i furti non sono stati di meno ma più eclatanti: il personale dello stand di H Edizioni si è ritrovato senza l'incasso di un'intera giornata, libri spariti agli stand e altri sottratti alla sottoscritta.

Tutto da buttare? No, nonostante l'organizzazione del salone sia stata, come di consueto, snob e abbia remato contro, è stato un bell'evento grazie agli editori e non agli organizzatori. Come al solito spicca la piccola e media editoria, che si trova mescolata a stand di ogni genere - da quelli di cucina alle incisioni su penna e finanche alla loggia massonica -. Sconti, editori prontissimi a parlare del loro lavoro e delle loro scelte editoriali, uffici stampa curiosi e disponibili nei riguardi dei blogger che ascoltano con interesse anche se sono stravolti dall'atmosfera rutilante. Fra i big spiccano, lo stand di Adelphi invariato nella forma ma aggiornato con le nuove uscite riportate in gigantografie sulle pareti, il colorato e ordinato stand Marsilio-Sonzogno nonostante l'assalto dei lettori, e Rizzoli- Bur-Bompiani sempre invaso di lettori dove non si riesce nemmeno a camminare.  
Tantissimi eventi come al solito, per la maggior parte impossibili da seguire, se non relegati in stanze chiuse, per il rumore assordante dei padiglioni lingottiani che li ospitano. In tutto questo però alla fine si riesce a fare buoni acquisti anche senza troppa fatica.

Questo è quello che ho visto e quello che ho comperato? Al salone sono andata con Irene (@LibrangoloAcuto) e prima di partire mi aveva proposto di adottare una casa editrice come faccio solitamente a Roma. Per chi non sapesse di questa abitudine "adottare una casa editrice" significa fermarsi da un editore che non si conosce e farsi un'idea della sua offerta scegliendo infine uno o più titoli da leggere e di cui parlare nel blog. Ecco, quest'anno ne ho adottata più di una, qualcuna la conoscevo già altre invece sono state una completa novità.

Adelphi
A pranzo con Orson - Conversazioni tra Henry Jaglom e Orson Welles 
E come potevo rinunciare a questo libro? Ecco, non ci ho nemmeno provato ho anche abbracciato il lato dello stand dove c'era la gigantografia. Amo i libri dove la gente si racconta attraverso le conversazioni e non avrei saputo dirgli di no!

Casa Sirio Edizioni
Raffles, E.W. Hornung 
Questa è una casa editrice adottata, in questo caso l'input inconsapevole è arrivato da "La Leggivendola". Non li conoscevo proprio, ma la presentazione di questo libro è stata così appassionata che non ho potuto fare a meno di prenderlo!

Dentiblù Edizioni
Eciclopedia Treggatti- Sopravvivere al proprio gatto, Felina's
Libro-fumetto già finito e adorato, magari costicchiava un po' 9,90€ per 48 pagine, ma le situazioni ivi riportate sono veramente veritiere! L'unica che non si applica a me e ad Oscar è il letto dove, visto che dormendo mi muovo spesso, chi dorme male è solo il gatto e non io!

Edizioni Giuntina
I Middlestein, Jami Attemberg
Non temere  non sperare, Yehoshua Kenaz
Loro sono una semi-adozione, li conosco già e ho letto due loro libri che qui però non sono recensiti. Ho conosciuto questa casa editrice tramite i racconti entusiasti di Giusy Meister de La biblioteca d'Israele e mi sono lasciata tentare. Le ragazze allo stand sono state  particolarmente precise nella descrizione dei libri e non solo li ho comprati una volta ma due, visto che la prima coppia mi è stata rubata. Potrei dire che i titoli Giuntina vanno proprio a ruba!

Gorilla Sapiens Edizioni
Lascia stare il la maggiore che lo ha già usato Beethoven, Alessandro Sesto
É l'autore di "Moby Dick e altri racconti" e, per quanto mi riguarda, è un vero genio. Non potrei mai stare tranquilla sapendo che c'è un suo libro in giro che io non ho. Allo stato di fatto li ho entrambi e questo l'ho già iniziato e promette di essere all'altezza, se non superiore al precedente. Ne riparleremo nella recensione!

Homo Scrivens
Enciclopedia degli scrittori inesistenti, AA.VV
Casa Editrice, anzi per meglio dirla "Progetto editoriale" adottato. Da quello che mi hanno detto sono un gruppo di scrittori che si sono messi insieme per un progetto che si chiama "Homo scrivens". Hanno veramente tanti titoli ma questo, probabilmente per il titolo strano, ha attirato immediatamente la mia attenzione. Poi ho scoperto che di autori ce ne sono un'infinità ma dalle prime righe sembra essere un lavoro interessante!

Il Saggiatore
Liberal, Paolo Sortino
Sortino invece è l'autore di Elisabeth, caso letterario di qualche anno fa. Era da un po' che stava scrivendo ed è uscito da poco con "Il saggiatore" e visto che ancora non ho trovato il tempo di leggere il suo primo lavoro, ho deciso di prendere almeno questo per cominciare.

Jo March Literary agency
Vecchi e nuovi amici e nuovi amori - immaginario seguito dei romanzi di Jane Austen, Sybil G. Brinton
Jane Austen- I luoghi e gli amici, Costance Hill
Gli Innamorati di Sylvia, Elisabet Gaskell
Casa editrice adottata, stavolta tutta merito/colpa di LibrangoloAcuto. Per il mondo di Jane Austen, chi mi conosce sa perfettamente che non potevo lasciarli andare, l'ultimo invece mi attirava per il titolo et voilà preso! É anche vero che, come nel caso di Giuntina, che sono una feticista da rilegatura ed entrambe le case editrici fanno, in questo senso, i migliori libri che ho preso!

Terre di Mezzo Editore
Un'intervista inedita, David Foster Wallace
In viaggio con Kapuścinski - Dialogo sull'arte di partire, Andrea Semplici
La prima frase è sempre la più difficile, Wislawa Szymborska
Non è un mistero per chi mi segue che io stia leggendo Infinite Jest, ero curiosa e  Wislawa Szymborska l'ho conosciuta grazie alla "fatina della lettura" - non mi chiedete chi sia perché non ve lo dirò! - il terzo invece era a costo zero se ne prendevo due e l'ho scelto per il titolo - Ma va? Che novità! -.

Oltre a tutto ciò ho potuto conoscere un sacco di persone con cui abitualmente parlo e con le quali ci si riesce a vedere con difficoltà - tra i quali in particolare Holden & Company, Scratchbook, Peek a Book  e Librinvaligia e mi scuso per chi non ho citato ma stasera dormo in piedi!) ed è stato veramente interessante principalmente perché non c'è un vero momento di incontro per i blogger che permetta loro di fare il punto dello stato dell'arte della categoria. Facciamo sempre un po' tutto a seconda delle possibilità e della buona volontà di ognuno. Ma la possibilità di parlare di libri e letteratura per quattro giorni di filato, senza remore e senza i limiti imposti dall'organizzazione di ogni social sono sempre un bel momento di crescita.

Buone letture,
Simona Scravaglieri



Poster allo stand Lindau Edizioni
Foto LettureSconclusionate




domenica 17 maggio 2015

L'ha detto... Anton Cechov



Fonte: Italian district


La buona educazione non sta nel non versare la salsa sulla tovaglia, ma nel non mostrare di accorgersi se un altro lo fa. 
 Anton Cechov

mercoledì 13 maggio 2015

[Dal libro che sto leggendo] Villa Tarantola


Sovraccoperta dell'edizione del 1968
Club degli Editori, Arnoldo Mondadori Editore



Qualche anno fa mi riproposi di leggere tutti i libri del Premio Strega rigorosamente in ordine di vittoria. Questo in parte era dovuto alla necessità di colmare le lacune sui libri premiati e dall'altra, forse la maggiore delle due, era per capire come si evolveva non solo il gusto del salotto letterario fondato dalla Bellonci e da suo marito ma anche la letteratura italiana in genere. Progetto non abbandonato ma accantonato nella necessitò di reperire il titolo vincitore nel 1948 ovvero Villa Tarantola di Vincenzo Cardarelli. Ora se il primo anno il premio andò ad un "romanzo per caso" come "Tempo di uccidere"di Ennio Flaiano pubblicato da Longanesi il secondo anno va ad un libro delle Edizione della Meridiana.

Libro reperito e solo ultimamente letto, insieme a Paola (èorachetifaiquestoblog!) che è storicamente l'unica folle che mi segue in queste imprese altrettanto folli. Lei lo ha reperito in biblioteca e ci siamo trovate di fronte a quello che non ci aspettavamo. Il libro vincitore della seconda edizione dello strega è al contempo una raccolta di racconti e un romanzo. E' anche un'autobiografia dove Cardarelli poeta ma anche maestro di prosa ripercorre il suo periodo giovanile. Ha tutto un che di sussurrato, di condiviso intimamente, non ci sono picchi ma solo racconti, a volte un po' confusi, altre pieni di divagazioni, dove l'autore riprende in mani i fili della vita passata rendendo al tempo stesso un ritratto di una vita solitaria ma vissuta con passione e un quadro della vita che si viveva molto prima del '48.

Muore a 72 anni, ma Bigiaretti, nella prefazione ci dice che l'artista muore "metaforicamente" prima quando si dissolve la sua arte a causa della malattia che lo colpisce presto verso i 50 anni e che lo rende sempre più solo e infine povero. E' un bellissimo libro come non ne leggevo da anni.
Ma ne riparleremo più articolatamente nella recensione.

Frattanto vi informo che venerdì non ci saranno pubblicazioni visto che sono al Salone del libro.
Qualora vogliate incontrarmi potete contattarmi sugli account sociali segnalati nell'apposita sezione,
Buone letture,
Simona Scravaglieri 



Villa Tarantola 
Fin da ragazzo ho amato le distanze e la solitudine. Uscire dalle porte del mio paese e guardarlo dal di fuori, come qualche cosa di perduto, era uno dei miei più abituali diletti. Piacere e terrore mi portavano in certi luoghi romiti, sacri alla morte, a cui però non pensavo se non per quel tanto che m'impediva d'inoltrarmi troppo in un così pauroso reame. Uscito da Porta Clementina, dove comincia la via del cimitero e delle tombe etrusche, la mia evasione, di solito, s'arrestava pochi passi più in là. Di rado mi spingevo fino a quella strana, disabitatissima villa, chiamata Villa Tarantola, che vede già il camposanto ed era allora per me un sito misterioso, enigmatico, evocante, nel suo nome, i velenosi ragni che danno il ballo di San Vito. Di là da una siepe di bosso si vedeva, attraverso il cancello, un corretto viale di elci bassi e ombrosi, e iù in fondo una casina moderna e rossiccia, a terrazza , sovrastata dalla ruota metallica d'una pompa a vento. Il piccolo e ombreggiato edificio , somigliante più ad un mulino che a una casa di abitazione, copriva l'orizzonte, che in quel punto è vastissimo. Le sue persiane color cenere apparivano costantemente chiuse come il cancello cui mi affacciavo. Né mai mi avvenne di udire voci o scorgere anima viva curiosando là dentro. L'aspetto di questa solitaria villetta era irreprensibile e il terrore o piuttosto lo stupore che m'ispirava, tutte le volte che io ficcassi il naso fra quelle sbarre, d'una qualità ben nota ai lettori d'Edgardo Pôe.
Villa Tarantola non è che un nome al mio paese: il nome d'una località sprovvista, per ragioni facili a capirsi, di qualsiasi attrattiva. Pochi sanno o si domandano a chi appartenne in origine e come costui potè avere l'idea di costruirla in una regione così visibilmente riservata alla morte. Perché si chiami villa, dato che non ci abita nessuno. E come si potrebbe abitare da quelle parti? Perché quella siepe civettuola, quel viale, se non servono probabilmente che a mascherare un comune podere?
Questo familiare mistero sono arrivato a chiarirlo qualche anno addietro, ragionando con un vecchio artigiano del mio paese, e ciò che ho saputo intorno alle origini di Villa Tarantola, mi ha fatto molto piacere perché dimostra, in fin dei conti, come i miei stupori di fanciullo non fossero del tutto ingiustificati. Non c'è mai stato a Tarquinia un pazzo cui sorridesse la prospettiva d'un soggiorno campestre in certi luoghi, a quell'epoca, e nessun àugure, certo, avrebbe autorizzato, in altri tempi, una simile fantasia.
Villa tarantola è il portato di una impresa archeologica mal riuscita, il ripiego d'un deluso cercatore d'oro etrusco, che aveva comprato il campo nella speranza di scoprirvi chissà quale tesoro. Se non che, di gran lunga meno fortunato di altri miei concittadini ai quali avvenne, anche a caso, di fare incontri memorabili nel sottosuolo tarquiniese, imbattendosi fra l'altro più d'una volta, in guerrieri armati e dormenti su letti di pietra, che, percossi dall'aria, si dissolvevano in pochi secondi come se fossero offesi da quelle violazioni; pare che il brav'uomo, nel suo magro possedimenti, non riuscisse a trovare se non due o tre tombe saccheggiatissime, contenenti alcuni sarcofaghi vuoti, di nenfro, che si vedono ancora oggi allineati lungo il viale che ho detto e sono per avventura quanto di più vivo e parlante si riscontri nell'inanimata villetta.
da ultimo, poiché non gli sarebbe stato facile disfarsi d'una proprietà squalificata archeologicamente e di poco pregio dal lato agricolo, decise di servirsene a  scopi voluttuari ed estetici. Il cercatore di antichità s'improvvisò giardiniere come s'era improvvisato archeologo.

Questo pezzo è tratto da:

Villa Tarantola
Vincenzo Cardarelli
Arnoldo Mondarori Editore, ed, 1968
Collana " I grandi premi letterari italiani: I PREMI STREGA"
Collana diretta da Maria Bellonci
Prezzo per le edizioni del '68 tra i 7€ e i 25€

domenica 10 maggio 2015

L'ha detto... Helen Keller

Fonte: Fiscooggi


Se il tempo che sprechiamo ad anelare al frutto aureo e perfetto, lo utilizzassimo per impegnarci a farlo crescere, otterremo la felicità, la dovremo ottenere. È garantito dalle leggi dell'universo. E se l'impegno richiedesse un qualche castigo o rinuncia, allora il frutto sarà reso ancora più dolce da questo tocco di santità. 

 Helen Keller

venerdì 8 maggio 2015

"Lo Sturangoscia", Davide Predosin e Carlo Sperduti - Magie da laboratorio letterario...



Predosin e Sperduti
Fonte: Canale Gorilla Sapiens Youtube


C'è un segreto nascosto in questo libro, ma di solito si scopre quando lo hai finito. L'oggetto per il quale ha inizio tutto questo c'è, ma non è più come prima. Questa storia inizia per caso; un po' perché se Vasca non avesse atteso invano l'arrivo dello sturangoscia e , successivamente scritto a Trincavella per sapere dove fosse finito, non avrebbe saputo che era stato rubato e un po' perché le lettere nascono un po' per scherzo in un carteggio, che rasenta l'assurdo e il comico, che viene scambiato fra due prolifici autori della Gorilla Sapiens. Ecco, se non li avete mai visti, Predosin e Sperduti sono due gemelli (solo di anima e non di aspetto) separati alla nascita e si completano talmente tanto da far pensare che questa ipotesi sia del tutto plausibile. Li si distingue solo per la dizione, in entrambi perfetta ma in uno dei due con la cadenza tipica del luogo di provenienza.

Quindi Vasca e Trincavella e tutti i loro amici e nemici vengono fuori per scherzo e di lettera in lettera si presentano e stringono o rinsaldano rapporti senza soluzione di continuità. Vasca è un solitario inventore che appena trova qualcuno a tiro è felice di poterlo travolgere con la sua parlantina, Trincavella è impegnatissimo in una associazione segreta e quasi massonica dove è d'uso travestirsi per filosofeggiare, e la filosofia lo porta a calarsi in una lingua che, per essere compresa, richiede un lungo periodo di studio. Poi ci sono i cattivi che sono come il titolo di un famoso scritto di Pirandello "Uno, nessuno e centomila" - ma solo il titolo eh! - e c'è l'investigatore cui la ricerca dell'oggetto rapinato cambia totalmente la vita. Se non fosse perché all'inizio della prima lettera c'è scritto l'anno di riferimento, a parte qualche piccolo indizio, non riuscireste a capire in che periodo siete.

All'apparenza quindi sembrerebbe un lavoro un po' disarticolato, tanti personaggi, storie personali molto diverse fra loro che si incrociano fra le righe di lettere scritte nella maniera di altri tempi, che riportano date riferite alla metà degli anni '80, e hanno come unico motivo principale disquisire di uno strano oggetto che dovrebbe togliere le varie tipologie di angosce che potrebbero tormentarci in vita; state pensando ad un lavoro caotico, vero? Ecco, sono erta che parrà strano, ma non è così. Lo scorrere delle lettere scambiate garantiscono alla storia un fil rouge che ci accompagna e non ci fa perdere di vista la trama principale. A questo si aggiunge che l'utilizzo di un linguaggio formale, che rimanda a periodi antecedenti al 1985, che sottolinea anche l'età dei nostri protagonisti e lo stesso stratagemma viene utilizzato in altre modalità per darci indirettamente altri indizi sugli implicati nella vicenda.
Pertanto tutto ciò che sapremo sul personaggio creato da uno degli autori ci verrà svelato nelle risposte dell'altro alla sua missiva.

Come detto nell'assaggio del libro che vi avevo dato la scorsa settimana questo lavoro è veramente la dimostrazione che si può giocare non solo con le parole ma anche con gli stili letterari. Giocare è una parola leggera in questo caso, perché nella fucina di talenti di Gorilla Sapiens si va ben oltre, il laboratorio e la piccola famiglia che si è creata dietro fra autori ed editore garantisce l'ampia libertà di sperimentazione individuale e di gruppo. E questo ne è un ottimo esempio, non solo del talento di Sperduti e Predosin di gestire il genere epistolare, come anche il semplice racconto o il piccolo romanzo. Non si tratta di scrivere solo per farsi leggere, ma per esplorare insieme nuove forme di narrazione in cui solitamente non è facile incappare; il tutto gestito con il fare divertito di due autori che un bel dì decisero di scriversi, impersonando personaggi di fantasia e costruendo una trama lettera per lettera senza pianificare nulla prima. 

Ah, dimenticavo! Lo sturangoscia c'è eccome, ma non vi voglio svelare dove sia e come sia fatto oggi. ma sono certissima che lo troverete da soli!

Veramente un libro imperdibile!
Buone letture,
Simona


Lo sturangoscia
Davide Predosin, Carlo Sperduti
Gorilla Sapiens Edizioni, Ed. 2015
Prefazione Alessandro Sesto
Illustrazioni di Elisa Macellari
Collana "Scarto"


Prezzo 10,50€

Fonte: LettureSconclusionate

mercoledì 6 maggio 2015

[Dal libro che sto leggendo] Qui forse potrei vivere


Fonte: The RockaBilly Socialite

Oggi, tutti a scuola con Valeria Fraccari! Nonostante la scuola entri a pieno titolo in questo libro, che sto ancora leggendo - so perfettamente di essere in ritardo, non me lo ricordate! -, il tema principale delle prime 60 pagine è la vita di Irene, professoressa di lettere in una scuola superiore che sta vivendo un momento di passaggio in cui la diaspora degli affetti, l'amica che si è sposata e la figlia che va a vivere da sopra, fanno riaffiorare una Irene che era stata accantonata quando era rimasta incinta, mentre era all'università, nel momento in cui aveva deciso di tenersi la bambina e di andare via di casa.

Non che Irene fosse molto socievole prima, la sua timidezza la frena negli affetti e il suo rifugio è quel mondo di parole che diventa  prima consolatorio e poi lavoro. Un giorno però anche le parole non sembrano più bastare a colmare questo grande vuoto che da qualche tempo sembra far parte di lei e da qui, parte il romanzo.

E' un libro interessante, sicuramente si può ben capire, come è successo per Giulia Alberico, che dietro c'è la mano di una scrittrice e di una professoressa ma, ancora di più di una donna. La scrittura scorre e le emozioni di Irene prendono mano a mano forma davanti ai nostri occhi attraverso descrizioni minuziose ma mai pedanti. Un lavoro veramente interessante di cui riparleremo nella recensione. Nel frattempo vi posto un assaggio del primo capitolo...giusto per sbirciare un po' lo stile!
Buone letture,
Simona Scravaglieri


Erano tutti in piedi.
Aspettavano un gesto che li autorizzasse ad uscire dall'aula.
- Possiamo andare? - aveva cautamente domandato un ragazzo.
La combinazione di impazienza e imbarazzo che Irene aveva avvertito in quelle due parole le aveva fatto aprire gli occhi e guardare l'orologio: l'ultima ora era finita da quasi dieci minuti.
Aveva annuito senza alzare lo sguardo; passando davanti alla cattedra, una ragazza l'aveva salutata sottovoce.
- Mi spiace -  aveva detto Irene, quando orami in classe non c'era più nessuno.
Una bidella si era affacciata alla porta: voleva sapere se aveva bisogno di qual cosa, di un bicchiere d'acqua, o che facesse chiamare qualcuno, magari un taxi per tornare a casa. I ragazzi le avevano riferito che non stava bene.
Non era niente - l'aveva rassicurata Irene alzandosi e raccogliendo i libri sparsi sulla cattedra - solo stanchezza.
- Vada a casa, prof e si riposi -  aveva detto la bidella e , mentre se ne andava ciabattando, aveva scosso la testa in un gesto che a Irene era sembrato di disapprovazione. dal corridoio le aveva augurato buona domenica, con una intonazione interrogativa nella voce, come se non lo credesse possibile.
Appena  era stata sicura di essere sola, Irene si era seduta di nuovo.
Un formicolio nelle mani e nelle braccia le faceva bruciare la pelle e la testa le pesava sul collo; avrebbe voluto appoggiarla sulla cattedra e chiudere ancora gli occhi, solo per qualche minuto, ma si era fatta forza e si era alzata.
Uscendo dall'aula si era resa conto che ormai se ne erano andati tutti, doveva sbrigarsi.
Era salita al pano di sopra, in aula professori, per mettere vi i libri e il registro: il calore della stanza fino a poco prima affollata stagnava nell'odore di chiuso e di carta.
Aveva aperto la finestra e si era affacciata: in cortile un gruppo di studenti si affollava intorno a un professore di francese, un collega gentile dai modi goffi e miti, che i ragazzi prendevano sempre un po' in giro sapendo che lui li avrebbe lasciati fare. Irene aveva provato una fitta di nostalgia per quella confidenza leggera.
Il cielo scuro e pesante di pioggia era stato elettrizzato da un lampo: studenti e professori che ancora si attardavano in cortile si erano dileguato in un attimo; le ultime a uscire erano state due ragazze che si erano salutate abbracciandosi strette prima di correre fuori.
Lo fanno sempre, aveva pensato Irene.
Ogni volta che si salutano, le ragazze si abbracciano e si baciano come per un addio.

Questo pezzo è tratto da:

Qui forse potrei vivere
Valeria Fraccari
Biblion Edizioni, ed 2014
Collana "Fronde sparte"
prezzo 12,00€

domenica 3 maggio 2015

L'ha detto... Hermann Hesse


Fonte Uniferpi


Il nostro compito quali esseri umani consiste nel compiere, all'interno della nostra propria, unica, personale esistenza, un passo in avanti sulla strada che dalla bestia porta all'uomo. 

 Hermann Hesse


venerdì 1 maggio 2015

1° Maggio

Fonte: Perle d'amore

Oggi ho deciso di far festa anche io, giusto per concedermi un attimo di fermo. Buon primo Maggio e buone letture.
Simona Scravaglieri

La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature.  
Franklin Delano Roosevelt
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