venerdì 9 febbraio 2018

"L'estate degli inganni", Roberto Perrone - Quando le tue convinzioni vengono messe alla prova...

Fonte:Comune di San Giorgio (Pistoia)

Devo ammettere che quando mia madre mi ha portato questo libro avevo pensato di leggerlo più in là. Poi, visto il periodo di letture varie e, a volte, un po' impegnate, ho deciso di dare uno sguardo al primo capitolo e di lì non l'ho lasciato più finché non l'ho finito. È un libro interessante per come è costruito l'intreccio delle varie situazioni e che permette di svagarsi e rilassarsi con la formula del classico giallo. Un autore italiano che proprio non conoscevo ma che si è rivelato una piacevole scoperta. In più, pur leggendo parecchia narrativa italiana contemporanea mi accorgo sempre che, in questo genere - ovvero il giallo -, i libri che ho all'attivo sono davvero pochi. Indagando sul perché potrei dire che in parte risiede nel fatto che i gialli nostrani tendono spesso ad essere troppo aderenti a tematiche nostra che non trovo particolarmente rilassanti (politica, stragi, prima Repubblica) e di solito in questo caso prediligo i classici ai contemporanei. Il classico ha dalla sua il fatto di puntare a situazioni reali o inventate che si riferiscono a fatti storici da cui ho un approccio ad una certa distanza naturalmente perché li marco come fatti storici; con i contemporanei è più complesso, l'eco di fatti conosciuti o sentiti mi impedisce di distaccarmi poco dalla realtà per cedere il passo alla trama fantastica. L'altro motivo è che sono pochi gli autori del genere a cui mi affido ciecamente, ma non saprei spiegare il motivo. 
Il libro di oggi fa parte di una serie dedicata al colonnello Annibale Canessa ma che, per nostra fortuna, non necessita di essere letto in una particolare sequenza. È auto-concludente e rimane in correlazione con i precedenti grazie a qualche leggero, o accennato fate voi, riferimento che non ne guasta l'assetto generale ma che serve a spiegare le relazioni fra i protagonisti che compongono il, chiamiamolo, cast della storia.

Annibale Canessa è un colonnello di una certa età - non sono riuscita a capire quanti anni abbia! Non è un pupo insomma!-, in pensione precoce, con una giovane fidanzata, Carla, che fa la giornalista. Ha una famiglia composta dalla cognata, vedova di suo fratello Napoleone, e da sua figlia. Collabora saltuariamente con la procura per la quale segue anche qualche caso laddove gli venga richiesto; ha un passato nell'antiterrorismo ma è da tutti apprezzato per il cipiglio e l'attenzione, nonché la sua sete di giustizia, che gli permettono di chiudere i casi sempre con successo. Repetto è il suo ex collega, congedato anche lui, e che si trova coinvolto nel caso che sconvolge l'amico proprio ad inizio libro. È appena tornato da Israele dove si trovava in vacanza con cognata e nipote e, l'ultimo giorno, ha avuto un contatto con il Mossad entrando in possesso di uno strano fascicolo. "Strano" perché riguarda un caso chiuso da anni e nello specifico la strage della stazione di Torino avvenuta trent'anni prima. Caso chiuso quasi subito; "quasi" perché "la giustizia deve fare il suo corso", in Italia si traduce in "tempi lunghissimi". Il fascicolo non solo mette in discussione i "perché" della strage ma anche e soprattutto evidenzia che i colpevoli che sono in prigione siano estranei almeno a quell'avvenimento e che l'impianto, su cui si basavano le prove, è stato volutamente inquinato o peggio che il giudizio sia stato pilotato. Ma da chi? E chi l'ha commesso? Il primo viaggio è alla volta dell'Austria e di lì il baratro si apre e, per non rimanerne inghiottiti, l'unica cosa da fare è risolvere l'enigma. 

Per il mio modo di vedere questo libro ha molti punti di forza e uno solo di debolezza che però non limita le potenzialità della storia e il brivido del giallo. La debolezza, che un po' fa pensare che chi scrive abbia - come in effetti è- un passato da giornalista, e fa si che, trattandosi di un giallo che tange anche la politica, in alcuni punti, per spiegare le linee che connettono i fatti riguardanti trent'anni prima del presente della storia, rallenta indulgendo sulle figure chiave un po' più di quanto non faccia con il presente e i protagonisti del momento. Sono capitoli che aiutano le svolte che permettono all'indagine di andare avanti e quindi sono necessari, ma a volte troppo lunghi rispetto agli altri. I punti di forza sono rappresentati dalla prosa sciolta, informale e in alcuni punti quasi confidenziale; sembra quasi di sentire la voce dell'autore, che non si palesa mai direttamente con il suo lettore, sussurrare suggerimenti che possano aiutare a capire gli umori di Canessa o le percezioni su lui di quelli che gli satellitano accanto. Cosi Carla, Repetto, il Vampa - non è che vi possa spiegare tutto, lo conoscerete leggendo il libro - diventano reali non grazie alle loro descrizioni ma grazie agli scambi di battute o ai confronti con il colonnello investigatore.

Non c'era molta certezza che mi piacesse un lavoro del genere con i presupposti esposti all'inizio di questa recensione, eppure, nonostante sia ancora convinta di quanto su detto in questo caso il libro mi è piaciuto, forse per come l'autore stesso gestisce i rimandi con possibili reali avvenimenti. La storia è di fantasia, ma gioca su quelle che sono le nostre emozioni remote riguardo fatti o situazioni attraverso parole o situazioni chiave: politica, terrorismo, indagini internazionali e via dicendo. La storia diventa verosimile grazie al suo rimandare e ricalcare eventi noti ai più: una strage alla stazione, le revisioni degli atti di altre indagini, lo spione, l'hacker, il Mossad, diventano le chiavi conosciute nella realtà su cui costruire una serie di delitti internazionali, che vedono coinvolta un'intera nazione che, come dice uno dei cattivi, "è pronta a sopportare tutto, tranne la verità". Questo espediente permette a Perrone di evitare di soffermarsi in grandi descrizioni, contando sull'empatia del lettore, e concentrarsi sull'indagine e sui continui ostacoli che i suoi personaggi si trovano volta per volta a dover fronteggiare. Ne esce fuori una storia piacevole e intrigate. Il ritmo, a parte per i capitoli riguardanti il passato, è un crescendo che ci accompagna verso un finale difficile da anticipare ma che non rimane sospeso. Quindi è stata una grande soddisfazione leggere un lavoro così costruito e che consiglio con una certa convinzione. Se avessi letto la sinossi mi sarei fatta qualche scrupolo per le mie convinzioni personali e invece, in fondo, è andata bene così. Avanti con gli italiani allora! 

Buone letture,
Simona Scravaglieri

L'estate degli inganni
Roberto Perrone
Rizzoli, ed. 2018
Collana "Nero Rizzoli"
Prezzo 19,50€


Fonte: LettureSconclusionate




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