Certe persone parlano soltanto perché pensano che il rumore sia più sopportabile del silenzio.
Margaret Halsey
[..] E' abbastanza curioso che questa cospirazione su scala nazionale** per compiacere un nostro alleato si verifichi in un ambito di autentica tolleranza intellettuale. Non ci viene infatti permesso di criticare il governo sovietico, mentre siamo ragionevolmente liberi di criticare il nostro. Quasi nessuno pubblicherebbe un attacco contro Stalin, ma non si rischia niente attaccando Churchill almeno su libri e periodici. In questa guerra durata cinque anni, due o tre dei quali li abbiamo trascorsi combattendo per la sopravvivenza nazionale, sono stati pubblicati senza alcuna interferenza moltissimi libri, opuscoli, articoli in cui si auspicava una pace di compromesso. [..]
Il servilismo con cui, a partire dal 1941, la maggioranza degli intellettuali inglesi ha ingollato e riproposto la propaganda russa sarebbe del tutto stupefacente, se una cosa simile non fosse già accaduta in molte altre occasioni.[..][..] Un solo esempio: la BBC ha celebrato il venticinquesimo anniversario dell'Armata Rossa senza fare il minimo accenno a Trockij. Sarebbe stato altrettanto preciso commemorare la battaglia di Trafalgar senza nominare Nelson; ma questo non ha suscitò alcuna protesta da parte dell'intelligecija inglese. Nelle lotte interne dei vari paesi occupati, la stampa britannica si e' schierata quasi senza eccezione dalla parte delle fazioni sostenute dai russi, calunniando quelle rivali e sopprimendo spesso a tal fine delle prove rilevanti.[..]
[..] Per esempio, Trockij aveva scritto una biografia si Stalin poco prima di morire. Si puo' immaginare che il libro non fosse immune da pregiudizi, ma ovviamente era vendibile. Un editore americano aveva preso accordi per la pubblicazione e il volume era già in corso di stampa (credo che fossero state inviate le copie-saggio per le recensioni); ma poi la Russia è entrata in guerra e il libro e' stato immediatamente ritirato. Su quest'episodio non e' m ai apparsa una parola sulla stampa britannica, anche se l'esistenza di un libro del genere e la sua soppressione erano chiaramente notizie degne di un libro del genere.E' importante distinguere fra la censura che l'intelligencija inglese s'impone volontariamente e quella che a volte può essere imposta da gruppi di pressione.[..]
Ma torniamo al mio libro. La reazione della maggior parte degli intellettuali inglesi nei suoi confronti sarà molto semplice: "Non andava pubblicato". Naturalmente, i recensori che conoscono l'arte della denigrazione non lo attaccheranno su basi politiche bensì su basi letterarie. Diranno che si tratta di un libro monotono e stupido, di uno scadaloso spreco di carta.Possono anche aver ragione , ma chiaramente questo e' solo un aspetto del problema.[..]Il problema in discussione è molto semplice: "qualsiasi opinione, quantunque (e perche' no?) stupida, ha diritto di udienza oppure no?". Se presentate la questione in questi termini, quasi tutti gli intellettuali inglesi sentiranno di dover rispondere affermativamente. Ma se date alla domanda una forma concreta , chiedendo: "E anche un attacco a Stalin ha diritto d'udienza?", la maggior parte delle risposte saranno negative. In questo caso, infatti, si registra una sfida all'ortodossia corrente, e quindi il principio della libertà di parola cessa di esistere. Ora, quando si pretende libertà di parola e di stampa non si sta chiedendo una libertà assoluta. Un qualche grado di censura deve sempre esistere, o almeno continuerà ad esistere fintanto che ci saranno società organizzate. Ma la libertà, come ha detto Rosa Luxemburg, è "libertà per gli altri". E' lo stesso principio contento nelle celebri parole di Voltaire: "Detesto ciò che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo". Ammesso che la libertà intellettuale, che è senza dubbio uno dei segni distintivi della civiltà occidentale abbia un significato, tale significato è che chiunque deve avere diritto di dire o stampare ciò che ritiene vero, purchè così facendo non danneggi inequivocabilmente il resto della comunità.[..]
Se dovessi citare un testo a giustificazione della mia scelta, indicherei il verso di Milton:"secondo le note leggi dell'antica libertà"La parola antica accentua il fatto che la libertà intellettuale è una tradizione profondamente radicata, senza la quale è improbabile che esisterebbe la nostra cultura specificatamente occidentale. E' una tradizione alla quale molti dei nostri intellettuali stanno visibilmente voltando le spalle.[..]Se la libertà significa qualcosa, significa diritto di dire alla gente cio' che non vuole sentirsi dire. L'uomo di strada accetta ancora vagamente tale dottrina e si comporta di conseguenza. Nel nostro Paese -[..]-sono i liberali ad aver paura della libertà e sono gli intellettuali a voler infangare l'intelletto. E' per attirare l'attenzione su questo problema che ho scritto questa prefazione.
-"Perché sei rimasta qui nonna?"-"Perché anche se fossi andata da un'altra parte sei rimasta qui. Ci sono posti dove uno sta sempre, da prima di nascere. E in questi posti si rimane, dovunque si vada. Si rimane anche dopo morti, anche se nessuno se ne accorge. Luce mia, c'e' stato un momento in cui Napoli aveva confidenza con la vita. Una grande confidenza. Era una specie di soavità, una leggerezza sfottuta di vivere e allo stesso tempo desiderosa di vivere. Si capiva da un fazzolettino colorato che sbuffava dal taschino di una giacca, si capiva dalla sorveglianza ironica e meccanica di un ventaglio, oppure si capiva dal tremito di un bastone di canna impuntato dai signori che passeggiavano tra i passi perduti di Toledo a fare i rabdomanti dell'inquietudine.""Vedi, era un mondo capace di curarsi dei piccoli rituali dell'esistere, perche' non aveva fiducia in quelli grandi, quelli storici, quelli definitivi insomma. Napoli non ha mai creduto ai finali e quando lo ha fatto è stato per saggezza, diciamo per una finzione superiore. Questo sfizio greco di campare dipendeva dal fatto che la città aveva una frequentazione privilegiata con la morte, con la morte e tutti i suoi simili""Sai l'unica cosa che ti consente di distinguere fra le conoscenze e le amicizie e' indiscrezione. E Napoli con la morte e' sempre stata indiscreta, perchè Napoli con la morte, aveva fatto un'amicizia antica. La maggior parte delle indiscrezioni arrivava dai fantasmi e questi fantasmi venivano da tutte le categorie sociali."[..][..]" Platone dice che quando dopo una morte violenta l'anima e' costretta a separarsi dal corpo, allora torna sul luogo della fine, torna a corteggiare il ricordo della propria fine con un'ostinazione speciale."[..][..]" il piacere di assistere all'apparizione è sempre accompagnato dalla paura di assistere all'apparizione stessa. Ed e' qui, in questo corto circuito del desiderio e del timore, che nascono le forme piu' alte dell'emozione. Qualche volta i fantasmi possono essere morti, ma altre volte possono essere vivi. Fantasma puo' essere un'intera storia che torna, in cui le voci reclamano un diritto, un verità[..]"
[..]Mai buongiorno e buonasera, buon anno. Mai grazie. Mai una parola, mai il bisogno di dire una parola. Muti, lontani. Una famiglia di sasso, pietrificata, chiusa in uno spessore inaccessibile. Tentiamo ogni giorno di ucciderci, di uccidere. Non parliamo tra di noi, non ci guardiamo neppure. Dal momento che siamo visti, non possiamo guardare. guardare significa avere curiosità verso, nei riguardi di, significa abbassarsi. E' sempre disonorevole, non c'è nessuno che valga uno sguardo. Ogni conversazione è bandita, questo sopratutto rivela la nostra vergogna e il nostro orgoglio, odiamo ogni comunanza, familiare o di altro tipo, la consideriamo degradante. Ci unisce la vergogna essenziale di dover vivere la vita, vergogna dovuta alla parte più profonda della nostra storia, all'essere tutti e tre figli di quell'onesta creatura che la società ha assassinato. Facciamo parte della società che ha ridotto mia madre alla disperazione. Per quel che è stato fatto a lei, così dolce, così fiduciosa, odiamo la vita e ci odiamo.[..]