Fonte: MyOpera |
Anche questa recensione mi ha dato più di un grattacapo perché è facilmente mal interpretabile, ma è un problema in cui sono incorsa già in passato così correrò questo rischio ugualmente. E' una storia vera, quindi non può avere una definizione di "bello" o "brutto"; una vita è una vita, punto e basta. Così per inoltrarci nei meandri di questo scritto dobbiamo però scindere due aspetti principali: da un lato c'è la storia e dall'altro lo stile in cui è scritta. Cominciamo con la storia che, in fondo, è la componente più facile da smarcare.
Per chi non lo sapesse Malala è oggi praticamente un'adolescente famosa in Pakistan ma anche nel mondo. Da quando era piccola, grazie anche al supporto della famiglia, questa ragazzina coraggiosa rivendica il proprio diritto allo studio in un paese in cui ,dal 2009, la forte presenza di talebani aveva imposto il divieto alle bambine del diritto allo studio. Malala ha rilasciato interviste, è stata filmata e ha tenuto un blog a distanza per una grande testata giornalistica e questo l'ha esposta, più di tante altre ragazze, ad un pericolo che si pensava rimanesse solo una minaccia. Invece nel 2012, il pulmino che la sta riportando a casa dalla scuola viene improvvisamente fermato, sale un uomo chiedendo chi sia Malala e quasi non aspetta risposta ma spara ferendola gravemente e colpendo anche due sue compagne. Il libro è una trascrizione puntuale di 14 anni di vita in questa situazione, che vede la fede musulmana sempre interpretata e declinata in maniera volutamente sbagliata e ottusa contando sull'ignoranza delle masse. Una cosa assai comune anche per i cristiani, pertanto non è una novità.
Quello che emerge, però, in maniera abbastanza evidente è che Malala ha avuto l'opportunità di vivere in una famiglia molto particolare e che, nonostante tutto, è riuscita ad essere più moderna di quanto si possa pensare di riuscire vivendo nelle montagne del Swat dove anche l'energia elettrica è un vero lusso. quindi se da un lato ha dell'eccezionale il coraggio di una bambina di opporsi al mondo oscuro disegnato per lei dai grandi, dall'altro lato dobbiamo tenere conto che il padre ha cresciuto, indirizzato e formato i propri figli verso una visione della vita non occidentale ma sicuramente più contemporanea. A questo si aggiunga anche che per una Malala che studia ce ne sono milioni di altre che vengono date in spose molto prima della crescita o anche bambine che sono costrette a fare lavori pesanti o vengono uccise. Quindi la battaglia di Malala ci ricorda che nella richiesta al mondo intero di poter studiare si racchiude non solo questo ma anche il diritto ad arrivare all'età adulta e a poter pensare di testa propria. Questo non prescinde dalla religione ma ne è compendio indipendentemente dal credo che si professi.
E' bello anche sapere che una ragazzina possa raccontarci di trovare svago e divertimento aprendo un libro a noi, che siamo abituati a cercare cose più effimere come vuoti talk show o peggio real che creano nuovi personaggi strapagati ma con molto poco da proporci.
Se tutto si riducesse a questo probabilmente questo libro, nelle mie librerie, lo trovereste codificato con ben 5 stelle su 5 di votazione. Invece oggi ne ha solo 3, indice di un libro bello ma non bellissimo e la motivazione è legata solo alla stesura di questa biografia.
Quando iniziai questo blog mi capitò fra le mani un libro veramente molto bello e intenso dove Fabio Geda - "Nel mare ci sono i coccodrilli", Fabio Geda B.C. Dalai Editore, prezzo 16,00€ - prendeva e trascriveva la testimonianza di un giovane pakistano (non mi chiedete di dirvi il nome perchè non saprei trascriverlo!) arrivato dopo mille peripezie in Italia. Anche lì il giovane in questione ambiva ad una istruzione. La differenza nei due libri non sta nella voglia di conoscere e di costruire una vita diversa dei due ragazzi e nemmeno nelle esperienze della vita ma nel lavoro di chi trascrive questi libri. Se Geda punta l'attenzione nella storia senza facilitare i pietismi fini a se stessi ma mostrandoci quel lumicino cui, questo piccolo eroe, si è sempre riferito con coraggio per attraversare mezzo mondo e arrivare a Torino, Christina Lamb, invece trascrive tutto o forse fa un editing molto leggero o peggio troppo adulto. Il risultato è un po' destabilizzante. A parte la Malala che si batte per i suoi diritti di cui non si può non condividere gli obiettivi ne viene fuori una seconda che ha un approccio più politico e studiato e che rende l'altra un qualcosa di selezionato perché- lo so pare brutto scriverlo ma non trovo altri paragoni! - "vende". Attenzione non sto dicendo che non sia reale ciò che è accaduto, sto solo dicendo che con questo secondo aspetto, che esce prepotentemente ad un certo punto del libro, la storia reale sembra limata non dal ricordo di una giovane che sente la mancanza dei suoi luoghi d'origine bensì da una studiata mossa politica.
Probabilmente il fine di sollevare l'opinione mondiale contro chi, alle soglie del 2014, ancora pensa che una donna valga meno di un cane e pretende che la gente viva come prima del medioevo, richiede anche questo ma, girando per i vari social dei lettori, soprattutto nei commenti stranieri la mia non è la sola osservazione di questo tipo mossa contro questo lavoro.
A chi m'ha chiesto com'è questo libro ho risposto che è sempre complicato raccontare di questi libri che viaggiano comunque sempre sul filo del rasoio delle nostre coscienze: se ispirano pietismo, che si esaurisce nel tempo della lettura del libro, entreranno nella pila degli amati al momento e subito dimenticati e se, invece, convincono al dissenso questo è solitamente effimero perché non esprimibile sul posto e quindi senza alcun valore. Il valore del libro è comunque dato dalla possibilità di visitare un paese che non è più una meta turistica sicura perché ancora oggetto di scorribande talebane e, non meno importante, dal potersi mettere nei panni di persone di cui pensiamo di conoscere usi e costumi e che invece probabilmente non conosciamo affatto.
Un libro scritto fitto fitto, pieno di descrizioni e anche dell'amore per l'istruzione di tutta una famiglia che vive oggi fuori dal Pakistan, in Inghilterra, ma continua a rimanere pakistana perché crede veramente nelle possibilità del popolo del Pakistan molto più di quanto anche quest'ultimo creda in se stesso. E' stata quindi, comunque, una lettura interessante.
Buone letture,
Simona Scravaglieri
Io sono Malala
Malala Yousafzai
Con Christina Lamb
Garzanti Libri Editore per Corriere della Sera*,
ed speciale 2013 Prezzo 12,90€
*L'edizione speciale cui si fa riferimento in questo pezzo è acquistabile solo sul Corriere Store
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