domenica 30 settembre 2012

L'ha detto...Milton Friedman

"La città ideale" di Piero Della Francesca
immagine presa da qui




Molta gente vorrebbe che il governo proteggesse il consumatore. Un problema molto più urgente è che il consumatore deve proteggersi dal governo. 
Milton Friedman

mercoledì 26 settembre 2012

[Dal libro che sto leggendo] Atti innaturali, pratiche innominabili


Immagine presa da qui


Con questo libro torniamo all'inizio de '900 americano, più o meno anni '30-'50, quindi quasi contemporanei di Bukowsky che invece inizia la sua carriera negli anni '20. Lo stile è similare per alcuni racconti di Donald Barthelme, ma la resa è diversa. Mentre leggerete questo pezzo calatevi in uno stato in cui la scrittura diviene il mezzo per entrare nel personaggio. Sono anni in cui il '900 cerca di distaccarsi dalla letteratura classica e questo ne è un ottimo esempio, potrete entrare nelle fobie e nei mondi di coloro che hanno una malattia di mente. Quel mondo è popolato da personaggi che la mente rende reali anche nelle azioni pertanto l'illusione diventa torturatrice e fa veramente male oppure quel giornale che tanto ci piace scrive notizie che solo noi riusciamo a leggere. E' la magia delle parole che rende possibile, anzi tangibile, questi mondi solitamente a noi inaccessibili, ma pochi scrittori con una formidabile padronanza dei vocaboli riescono a fare questo tipo di letteratura. Scrittura che non è per forza accettabile supinamente, nel senso che non ci deve piacere per forza, ma deve essere recepita come una forma d'arte come un quadro perchè proprio nel senso di rappresentazione viene concepita. L'unico limite di queste forme di linguaggio sperimentale sta nella traduzione e nella tradizione. La prima perchè alcune volte gli scritti perdono nella trasposizione in un'altra lingua proprio per questa loro particolarità dove l'effetto è dovuto alla selezione dei vocaboli e delle figure metaforiche. E proprio le figure metaforiche, appartenenti ai modi di dire di un determinato paese possono apparire a chi legge, ma è di altri luoghi, alcune visioni un po' incomprensibili... ma provare a superare la barriera è sempre un bell'obiettivo sfidante! 
Buone letture,
Simona

Questo giornale qui 

Anche oggi la ragazzina se ne viene danzando ostinata col suo uncinetto azzurro acciaio col suo uncinetto. Lei sa che teoricamente non posso alzarmi da questa sedia e mi punge, qua e là, tanto per farmi urlare, la graziosa ragazzina che abita da qualche parte in fondo all'isolato. Una volta l'ho rimproverata aspramente dicendo "no! per l'amor di Dio che gusto c'e' a farmi gridare così?" Lei portava un vestito stampato color azzurro Morte di Beethoven e scarpine bianche che la mamma aveva pulito ben bene col bianchetto prima di mezzogiorno tanto erano belle e bianche (le scarpe). A occhio e croce doveva avere undici anni. L'uncinetto impugnato e proteso come una spada, disse "tortura è la risposta vecchio pappamolla, tortura è il nome del gioco che sto imparando in condizioni di laboratorio. La tortura è studio appropriato ai bambini della mia età classe e reddito medio e tu non conti in ogni caso tu sei finito vecchio sporcaccione che non sai neppure alzarti da quella sedia sgangherata". Mi sistemò con quelle parole  che avrei fatto molto volentieri a meno di sentire per belle che fossero e anche messe insieme con tanta proprietà. Odio star qui su questa sedia in questa casa calda e verde grazie alla Presidenza Sociale. Ma sapete quant'è piccola? La ragazzina colpì di nuovo questa volta infilzando la coscia esile e disse "sappiamo esattamente quant'è piccola e anche che sono soldi buttati via perchè non crepi vecchio sporcaccione a cosa servi eh?" Allora le spiegai di questo giornale spruzzato qui e là di rare bugie e di fotografie dalle didascalie inesatte messe ungo una vita fatta di illusioni e di qualche momento divertente. Mi vantai dicendo "sappiamo come dare un pizzicotto proprio là dove i nervi si concentrano sotto la pelle per cui i bravi cittadini fanno certi salti come quei sogni dove si apre di colpo una porta  e si vedono là sorpresi in flagrante..." Ma in quel momento mi resi conto che i suoi sogni sono composti in maniera molto diversa per cui non li possiamo leggere poi insieme. Le tirai un vaso di marmellata ( di ribes) centrandola in pieno sulla rotula e lei fuggì via ululando ma se dovessero venire a protestare io ho tutti i segni delle punzecchiate a parziale scusante. La graziosa ragazzina che abita da qualche parte in fondo all'isolato.
La ragione per cui mi piace leggere questo giornale qui, questo che ho in mano, è che mi piace cosa dice. E' il mio preferito. E mi farebbe proprio molto piacere se lo poteste leggere anche voi. Ma non potete. Però qualcuno sì che può. Arriva per posta. Un po' di tempo fa lo do a un tizio, glielo metto in mano e gli dico "dacci un'occhiata". Lui ci diede un'occhiata poi un'altra occhiata ma non riuscì a vederci proprio niente di straordinario in questo giornale qui, non riuscì a vederci. E dice "e allora?" Be' naturalmente ero anche io nel ramo dei giornali una volta durante la depressione. Ci si divertiva allora. Quel tipo a cui ho dato il giornale un po' di tempo fa perché ci desse un'occhiata, quello che ha detto " e allora?" è uno istruito legge roba buona fa viaggi a destra e a sinistra beve forte più che altro gin parla ai delfini click click click click. E' professore di etnologia all'Università di Calfornia a Davis. Proprio per niente babbeo ma però non riuscì a vederci niente di straordinario in questo giornale. Gli dissi guarda a pagina 2 quella storia sulla fiera delle ragazze brutte dove la ragazze brutte si vendon proprio tutte. Ma lui disse "alla mia pagina 2 questo giornale parla della CEE"

Questo pezzo è tratto da:

Atti innaturali, pratiche innominabili
Donald Barthelme
Minimum Fax Editore, Ed 2005 
Collana "Minimum Classics"
Prezzo 10,00€

mercoledì 19 settembre 2012

Pseudo vacanze...

Immagine Letture Sconclusionate

Come anticipato nel post di venerdì, da mercoledì sarò fuori dal mondo e fuori dalla rete, causa colecisti ribelle. Pertanto essendo ricoverata non potrò nè scrivere e nè aggiornare ulteriormente il blog. Però sono organizzata, parte di questi libri verrà con me e parte invece resterà ad attendermi a casa di mia madre dove farò la convalescenza. Chissà se riesco  a finire il tomone di Infinite Jest appena iniziato!
Pertanto a parte il post di domenica che era già stato programmato, ci rileggiamo settimana prossima!
Buone letture buona settimana a tutti!
Simona


domenica 16 settembre 2012

Simonetta Agnello Hornby:"Il ritorno del gusto" - Festivaletteratura 2012

"Il gusto", scriveva Brillat-Savarin, "è ancora quello fra i nostri sensi, che ci procura il maggior numero di godimenti"...questa è l'introduzione al video scritta sotto questo video, e che è la frase attorno alla quale ruota questa presentazione, relativo all'ultimo Festival della letteratura di Mantova tenutosi qualche settimana fa. Sembra più una presentazione da "Libri come" di Roma di quella serie "Come scrivo...". E' una presentazione interessante e anche simpatica.
Buone letture e buona domenica,
Simona


Il libro di cui si  parla è:

La cucina del buon gusto.
Simonetta Agnello Hornby
Feltrinelli editore, ed. 2012
Collana: "Varia"
Prezzo 16,00€

venerdì 14 settembre 2012

L'inzio della fine...

Immagine presa da qui


Buio. Chissà dove sono. C'è uno strano silenzio con uno sciabordio di liquidi di fondo. In generale non si sta male, si sta bene, non ci sono grossi sobbalzi, mi sento avviluppato, quasi protetto. Eppure non sapere dove sono, e sopratutto non sapere da dove vengo, mi mette l'ansia perchè, in fondo, tutto deve avere un'origne come anche una fine e, cominciare ad avere una coscienza di sè, sentirsi entità occupante uno spazio ti fa porre di queste domande. Eppure, questo luogo ristretto che occupo non mi dispiace, dopotutto, se non sai dove sei, uno spazio vitale seppur non troppo ampio, ti permette di dire che il tuo mondo lo conosci, l'hai toccato tutto, ne conosci ogni anfratto e quindi la cosa non ti potrà rivelare sorprese, nè belle ma neanche brutte. È quello, è limitato ma sempre meglio di nulla. Ma se potessi anche sapere dove sono e perché sono qui, non guasterebbe affatto. Mi piacerebbe, in particolare, sapere il perchè un lato di questo spazio è morbido quasi accogliente e ogni volta che il liquido, in cui sono in parte immerso, mi sospinge in quel punto è come se mi avvolgesse delicatamente mentre l'altro lato a volte sembra più duro. In più, negli ultimi tempi, o io sono cresciuto a dismisura o qualcosa è cambiato perchè, lo spazio, mi sembra che si sia ristretto. Anzi sembra quasi minuscolo. A ben pensarci, all'inizio tutte le pareti del mio mondo erano morbide e io potevo muovermi un po' in tutte le direzioni agevolmente. Bei tempi quelli! Mi piaceva rimbalzare da una parte all'altra finchè non mi girava tutto e quando ero stanco mi fermavo vicino ad una parete per capire che c'era al di là del mio mondo.
Tum, tum, tum, tum... Rumori che si ripetono con cadenza ritmata sempre dello stesso tipo, ma alcune volte più velocemente a volte più lentamente. Mi sono più volte domandato se al di là ci fosse qualcun altro che faceva rumore per verificare se, in questo buio persistente ci fossero altri. Ed era in quel momento che ricominciavo a rimbalzare e il mio mondo si cominciava a comprimere ed espandersi ma non ne trovavo l'uscita.
Un giorno ero lì che rotolavo e ad un certo punto sono incappato in una buca e ho pensato "ecco la via all'esterno! Una via di fuga!"; ho provato ad entrare ma sembrava più piccola di me, ho continuato a provare lo stesso, mi giravo a destra e a sinistra e all'improvviso mi sono bloccato, ho focalizzato un solo pensiero: "Sto evadendo da quel che conosco, ma se poi di là c'è il nulla? O qualcosa di peggio del mio mondo piccolo e caldo? E se poi quel "tum tum" non fosse di un mio simile e io mi perdessi? Come farei a ritrovare la strada di casa? Come potrei ritornare alla mia vita troppo solitaria ma in fondo tranquilla e sicura?".
È a quel punto che mi sono fermato, non ho avuto il coraggio di abbandonare quel che conoscevo. Non volevo più saperne di ciò che avevo fuori. Dopotutto il signor Tum tum tum poteva anche lui venirmi a cercare, perchè dovevo esser io a fare il primo passo? Non gli avrei negato spazio nel mio mondo, sono ospitale.

Il tempo è passato, e anche tanto. Il signor Tum tum, continua a farsi sentire e quindi sono certo che non si sia mosso il rumore sembra sempre lontano. Pertanto non è lui che sento premermi addosso. Con la restizione dello spazio anche il mio mondo sembra vivere di vita propria e ogni tanto si comprime e mi toglie il respiro. Ad un certo punto ho avuto il pensiero che vicino a me qualcuno ci fosse; perchè quando mi sento muovere dal liquido che ho sotto, e che nel tempo è cresciuto o forse lo spazio s'è ristretto, o quando rimbalzo sulla parete, che non è più morbida ed elastica come una volta in tutti i punti, trovo che la parte dura abbia una consistenza indurita ma anche arrotondata come quella che io sento appartenere a me stesso. Come detto la sensazione non è spiacevole. Il mio mondo lo conosco e non ho nessuna intenzione di lasciarlo vivrò e morirò qua anche se so, che così facendo, il signor Tum tum tum non l'incontrerò mai. Deve essere un tipo tutto d'un pezzo visto che in continuazione produce questo rumore e ora che sono quasi sempre adagiato a ridosso della parete morbida lo sento praticamente ogni secondo con una costanza che è da ammirare. Anche lui non ha avuto, probabilmente, il coraggio di staccarsi da suo mondo per esplorare, visto che il rumore sembra arrivare sempre dallo stesso punto.

Oggi è più antipatico del solito, continuo a sentire il mio mondo contrarsi e ho quasi la certezza di non essere più solo. La contrazione mi spinge verso l'interno del mio mondo e mi accorgo che ci sono tante entità come me che si strisciano addosso quasi rotolando una sull'altra. Ho provato a spingere un po' qui e là, facendo di testa mia quando la situazione si stabilizzava, ma nulla è successo nemmeno un rumore. Solo caldi rotolamenti di un corpo sull'altro. Le contrazioni sono durate parecchio e sono giorni che avvengono. Nonostante questo, il signor Tum tum tum, continua imperterrito il suo rumore e io mi sento sempre più stretto da queste entità che sembrano continuare a moltiplicarsi. Ma non hanno altro posto dove andare? Si sarà sparsa la voce che qui si sta meglio e che questo liquido in fondo, anche se, a volte, diminuisce o aumenta è piacevole da sentire? Con tutto questo affollamento lo sciabordio non c'è più, ma ad ogni contrazione il liquido si insinua fra le fenditure fra un corpo, a me estraneo, e l'altro per trovare spazio da occupare.

Sono passati mesi, nessuna contrazione di rilievo. Almeno come quella di tempo fa, dove il restringimento faceva si che la situazione divenisse quasi claustofobica. Lo spazio è veramente sempre di meno. Non posso più nemmeno cercare la via d'uscita, il buco che avevo trovato, per arrivare al signor Tum tum tum perchè non c'è spazio per muoversi. Ho anche rischiato di rimanere schiacciato al tempo delle "grandi contrazioni" perchè fra una contrazione e l'altra sono stato quasi risucchiato fra i corpi silenti dei miei consimili e ho rischiato di non ritrovare più la mia parete morbida. Ero disperato al solo pensiero di perderla, poi è arrivata una contrazione più forte delle altre e io che preso dalla paura dell'ignoto mi sono ritrovato a spingere all'impazzata per farmi spazio -anche se non ero certo che la direzione fosse quella giusta-, mi sono ritretto il più che potevo e voilà la mia parete morbida era ancora lì, che mi attendeva. Fu in quel momento che decisi che qualsiasi cosa sarebbe successa non mi sarei più staccato da lei... Ma oggi, dopo tanti mesi è avvenuta una cosa nuova. Ad un certo punto, al di là della mia parete ho visto una luce. Era lontana, ci ho messo un po' a focalizzarla...c'era un oggetto rigido che si avventurava a fatica, divincolandosi fra chissà cosa. E la luce sembrava avvicinarsi e diventare sempre più forte. Mi sono detto: "Ecco il signor Tum tum tum è arrivato!". Ma poi, mi sono reso conto che il suono c'era ancora e, per di più, sembrava lontano come al solito. Poi mi sono accorto che fuori le entità rigide erano due, no, tre si erano tre di cui una produceva questo strano fascio di luce, ero curioso, volevo vedere che sarebbe successo.
Avevo anche un po' di paura, dopotutto mi ero ripromesso di non uscire, ma sinceramente, ora, avevo la voglia di scoprire chi era fuori dalla parete, cosa voleva magari vedere se erano più socievoli dei miei inebetiti compagni di mondo.

E invece...è stato un attimo. Si è sentito un rumore netto, non l'avevo mai sentito uno così! Ho sentito il mondo muoversi, quasi stesse camminando, anzi strisciando. Si contraeva e si riallargava, ma non erano le solite contrazioni. E l'entità esterna continuava a tirare, e tirava e il signor Tum tum tum era sempre più lontano. Preso dalla paura ho cominciato a cercate di rimbalzare ma non c'era spazio, maledetti compagni inerti e silenti! Non vedete che sta succedendo?La luce era oramai lontana e il mio mondo era tornato oscuro, ma si continuava a muovere trascinato da chissà chi. Mi è salita l'ansia, ho cominciato a sentire che venivo attirato fuori, ma fuori dove? Un restringimento e la brutta sensazione di sentirsi tirati anche a costo di sentirci soffocare. Panico! "No! Lasciateci nel nostro mondo! Riportateci indietro! Ma cosa state facendo!" mi sono ritrovato a pensare.
Ad un certo punto ho sentito un unico rumore "Ploff!!" una intensissima luce accecante. Ho avuto un secondo per vedere i miei consimili e quella è stata l'alba della mia fine. Avevo visto la luce per morire lontano dal luogo dove ero nato.
Le ultime cose che ho sentito erano dei suoni nuovi. Venivano dall'esterno ma non sono sicuro se fossero un nuovo codice del signor Tum tum tum o altro.
" Abbiamo rimosso la colecisti con tutti calcoli, ora chiudiamo e rimandiamo al più presto la signora in corsia e poi a casa!"

Tutto questo per dire che probabilmente la settimana a venire non posterò perchè la qui presente lettrice sconclusionata verrà ricoverata, appunto per rimuovere la colecisti. E quindi essendo impossibilitata a scrivere per motivi probabilmente di salute ma più facilmente materni (mia madre mi requisirà tutto l'hardware, oh cielo!!!) dovrò arrendermi all'evidenza di non poter pubblicare come di consueto. Non avevo un modo particolare per comunicarvi tutto ciò ma codesta idea balzana mi è venuta in mente oggi (giovedì) mentre tornavo in macchina verso casa di mia madre ( che sento già mugugnare dicendo "Ma questa è anche casa tua!!", lo so mamma lo so!). In più, questa soluzione, mi permette di consegnare al mio caro amico Felizberto il mio compito per le vacanze, anche se, inteso non nel senso che lui gli aveva dato. Mi aveva chiesto di scrivere di un viaggio che non ho mai fatto ma che avrei voluto fare. Ecco Feliz, tesoro, non voglio diventare un calcolo della colecisti di alcuno e nemmeno fare un viaggio verso morte certa, ammesso che i calcoli vivano di vita propria... Ma sempre di un viaggio si tratta!

Ogni riferimento, nella storia, a fatti o a calcoli conosciuti è puramente casuale!:D

Buone letture,
spero di non avervi annoiato troppo,
Simona




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mercoledì 12 settembre 2012

[Dal libro che sto leggendo] Cose che bisognerebbe sapere...

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Quali sono le cose che bisognerebbe sapere? Sono tante, ma spesso come sottolinea questo libro, sono quelle che già conosciamo ma che non sappiamo guardare con la dovuta attenzione. Il surreale dialogo che qui vi inserisco è quello del primo racconto ma tutti quelli, inseriti in questa raccolta, hanno un valore particolare estrapolando, dalle situazioni che ogni giorno fanno parte della nostra vita, i valori che rendono questa esistenza cara ad ognuno di noi, quasi un modo per ricordarci che la grandezza non sta nei grandi gesti ma nelle quotidiane piccole cose e azioni. Quest'estate mi è capitato di leggere più di un titolo di MinimumFax e ho riscoperto la curiosità verso autori del '900 che spesso e volentieri rimango di "nicchia" rispetto al grande pubblico, ma che invece dovrebbero essere letti con una attenzione curiosa non solo verso quel che è il "significante" che affiora dalle trame ma anche e sopratutto perché rappresentanti di nuovi metodi di comunicazione ora visiva e ora emozionale. A vario titolo hanno contribuito alla mutazione del concetto di confronto con il mondo e con il lettore e hanno partecipato, o partecipano tutt'ora, alla costruzione del romanzo o del racconto nella sua accezione contemporanea. Guardare con curiosità e interesse a questi scrittori e a quel che hanno da dire, non può che migliorare la nostra percezione del presente e il modo per rappresentalo.
Buone letture,
Simona


La lezione cinese
Sto camminando, tengo in mano un piccolo monitor, guardo il puntino verde muoversi come il segnale di ritorno di un aereo, il lampeggiare del radar di una nave. Sto cercando. Sono un avvistatore di sottomarini. Sono un controllore di volo che si sforza di mantenere ogni cosa alla giusta distanza. Sono perso. Un uomo sbuca dal buio sul marciapiede. "Caduto l'aereo?", mi chiede. 

È quasi notte; in alto il cielo è ancora azzurro, ma qui giù è scuro. 

"Stavo giusto portando fuori il cane", dice. Annuisco. Del cane nemmeno l'ombra. 
"Lei non è di queste parti, vero?" 
"Originariamente no" ,dico. "Adesso però stiamo sulla Maple" . 
"Tierney", dice l'uomo. "John Tierney". 
"Harris", dico. "Geordie Harris". 
"Benvenuto nel quartiere. Benvenuto in città". Indica il mio schermo; sembra che il puntino abbia smesso di spostarsi. 
"Speravo tanto che fosse un giocattolo: un telecomando", mi fa. "Speravo di divertirmi un po'. Sta pilotando una macchinina o una barchetta qui vicino?" 
"È un chip", lo interrompo io. "Un monitor per il posizionamento globale. Sto cercando mia suocera". 
Si sente grattare in un ligustro lì vicino e un inconfondibile odore di merda di cane si leva nell' aria come fumo. 
"Bravo, bello", dice Tierney."Non gli piace fare le sue cose in pubblico. Non posso dargli torto: se mi costringessero a fare la cacca all' aperto mi nasconderei anch' io nei cespugli". 
Tierney: mi suona come tiranno. Tirannia, tormento, tortura inflittami per il mio sistema di posizionamento, per mia suocera dispersa. 
"Non è un giocattolo", gli dico, abbassando lo sguardo sul puntino verde lampeggiante. Un labrador giallo viene fuori dai cespugli e Tierney gli riaggancia il guinzaglio al collare. 
"Andiamo, bello", dice Tierney, battendosi la mano sulla gamba. 
"In bocca al lupo" , mi urla, tirando il cane lungo la strada. 
Il cellulare attaccato alla mia cintura si mette a suonare. 
"Chi era quello?", chiede Susan. "Lo conosci?" 
"Era uno sconosciuto, un perfetto sconosciuto, che cercava un compagno di giochi". 
Do un occhiata allo schermo. 
"Sembra che non si stia spostando, adesso". 
"Hai l'antenna alzata?", mi chiede Susan. C'è una pausa. La sento parlare con Kate. "Guarda papà. Guarda papà di là dalla strada, fai ciao a papà con la mano. Kate ti sta facendo ciao", mi dice. 
Guardo la Volvo nera accostata col motore acceso dall'altra parte della strada. Con la mano libera saluto anch'io. 
"Ecco papà", dice Susan, passando il telefono a Kate. 
"Cosa stai facendo, papà?", mi chiede Kate. Ha un tono come scocciato, stranamente accusatorio per una bambina di tre anni. 
"Sto cercando la nonna". 
"Pure io", Kate ridacchia. 
"Passami la mamma" . 
"Neanche per sogno", dice Kate. 
"Ciao, Kate". "Che c'è di nuovo?", mi fa Kate -è l'ultima espressione che ha imparato. 
"Ciao ciao", le dico, e metto giù. Lascio il marciapiede e balzo tra le case, attraverso il sentiero d'erba che separa il cortile di un uomo da quello di un altro. Una spia, un ladro, un intruso furtivo, tiro fuori dalla giacca la mia torcia elettrica e l'accendo. Lo stretto fascio di luce coglie di sorpresa verande e falciatrici e tavoli da picnic. A chiamarla ho paura, temo di attirare l'attenzione. Più avanti c'è un campo da basket, uno scivolo, una vasca di sabbia, ed eccola lì, alla luce della torcia la vedo volare come un'apparizione. I capelli neri al vento, le mani che stringono delicatamente le catenelle dell'altalena come fossero redini. La colgo a mezz'aria. Slancia le gambe in dentro e in fuori. Tengo la luce puntata su di lei: va e viene. 
"Sto volando", dice, librandosi nella notte. Mi avvicino ancora, per costringerla a fermarsi. 
"Ha fatto un buon volo, signora Ha?" 
"Gradevole" . 
"Hanno anche fatto vedere un film?" Scende piano dall'altalena e mi guarda come fossi pazzo. Dà un' occhiata all' aggeggio che ho in mano. 
"Non è un giocattolo" , dice la signora Ha, prendendomi a braccetto. La riporto a casa attraverso il bosco. 
"Cosa c'è per cena, Georgie?", mi chiede. E io sento l'invisibile eco della voce di Susan che la corregge: non è Georgie, è Geordie. 
"A lei cosa andrebbe, signora Ha?" In lontananza, un grassone sta pigiato contro una porta a vetri scorrevole e ci guarda, il suo alito appanna il vetro. Susan è al computer, a disegnare. Sta facendo una mappa, una griglia del vicinato. Ci sta dando qualcosa su cui basarci in futuro: delle coordinate.

Questo pezzo è tratto da:

Cose che bisognerebbe sapere
A. M. Homes
Minimum Fax Editore, Ed. 2003
Collana "Sotterranei"
Prezzo 13,00€

domenica 9 settembre 2012

L'ha detto... Fran Lebowitz

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Il pensiero originale è come il peccato originale: entrambi sono accaduti, prima che tu nascessi, a persone che non hai assolutamente incontrato. 
Fran Lebowitz


venerdì 7 settembre 2012

"Vertigo", Ahmed Mourad - Dall'oriente sconosciuto...


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Quando comprerete questo thriller, fatevi un favore, sedetevi e dedicategli il tempo che serve per leggerlo. E' un lavoro ben fatto ambientato al Cairo e lo scrittore è un egiziano. Cominciamo con il dire che non riconoscerete in questo libro i canoni tradizionali occidentali che ci fanno distinguere un testo da altri come appartenente alla sua categoria dei thriller, ma lo stile c'e' e ci sono anche la storia, i protagonisti ed è coerente dall'inizio alla fine, ricorda lo stile di Robert Harris in Gostwhriter, ma con una presentazione di ampio respiro, dei protagonisti e dell'ambiente che li circonda, per poter entrare nella storia. Chiaramente, non vi introdurrà alla ricerca di Graal e oggettini vari che dovrebbero decretare la fine del mondo e nemmeno ci saranno ufo che scenderanno dal cielo. Ci sarà una semplice, ma al contempo complicata, storia di collusioni fra stato e una ristretta cerchia di "eletti" che si spartiscono soldi e potere a danno della popolazione. Vi ricorda qualcosa? Ecco, Marsilio ha anche scelto il momento giusto per pubblicarlo, è uscito infatti il 4 Luglio e ha tutte le carte in regola per poter diventare un filone molto seguito, non necessariamente per il tema ma per lo stile.

Questo perchè, come ci ricorda questo bel lavoro, non è necessario attingere da leggende e affini per fare un buon lavoro e nemmeno che lo scrittore di muova fra il mondo delle armi e affini per creare effetti pantagruelici all'americana, creare suspence ma, come in questo caso, basta una semplice foto.
La storia infatti inizia con un fotografo squattrinato, che si divide fra la religione musulmana più ortodossa che rifiuta la riproduzione delle immagini e un lavoro che non lo soddisfa completamente. Una notte, nell'albergo dove lavora, viene richiesto che il grande ristorante, che si trova in cima all'edificio, il Bar Vertigo, venga chiuso al pubblico perchè stanno arrivando due personaggi importanti che devono discutere di alcune questioni lontano da orecchie e sguardi indiscreti. L'incontro avviene, ma succede qualcos'altro che dovrebbe destabilizzare la politica e il paese cui appartiene e invece segue il silenzio, rimangono delle immagini, che forse non sono solo quelle di cui si conosce l'esistenza ma... quel che segue sta a voi scoprirlo! Non penserete che io vi dica tutto!

Come accennavo all'inizio, la differenza fra questo libro e altri patinati thriller, da fascetta che inneggia al "best seller che nemmeno è uscito e già si stava ristampando" è questa aura di autenticità. È come se Indiana Jones e suoi successori oggi informatici, che cercano indizi nelle leggende mitiche, per un attimo fossero evaporati lasciando spazio ad un racconto franco e alla ricerca di una suspence che non è generata da effetti speciali o non tangibili e verificabili ai più ma è frutto del gioco forza fra autore, che centellina le informazioni, e lettore che cerca la soluzione prima che la parola fine sia messa da chi scrive.
Insomma io l'ho trovato magnifico, l'ho letto tutto d'un fiato e, devo ammettere, se avessi avuto notizia di altri titoli del medesimo scrittore, sarei uscita di casa per andarli a comperare.

Buone letture a tutti,
Simona

Vertigo
Ahmed Mourad
Marsilio Editore, Ed. 2012
Collana "Farfalle"
Prezzo 18,00€




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mercoledì 5 settembre 2012

[Dal libro che sto leggendo] Cupo tempo gentile

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Inizia con una visione "Gentile" che è brutalmente interrotta dal un anticipo del cupo. Detto fatto titolo e libro sembrano noti l'uno per l'altro, ma il primo è un verso di una poesia dell'autore.
Questo raffronto fra due mondi così opposti fra loro, prosegue per tutto questo bellissimo testo e ci accompagna, in un quantomai realistico viaggio temporale, nell'Umbria a cavallo tra gli anni 1967 e '68. Vi sembrerà di vedere questo mondo che non si sa guardare e che "sceglie" il modello di riferimento fra quelli che conosce di meno. Vi sorprenderete anche a dare ragione ad Andrea, magari non per Gozzano, ma per il suo sguardo indagatore dell'animo umano e di quello della protesta.
Un libro scorrevole piacevole da leggere che ho adorato.
Buone letture,
Simona  


Uno


Il vento veniva giù dalla vetta e si rompeva contro le immense vetrate dell'aula posta sopra il grande giardino che dicembre aveva spogliato d'ogni verde.
Solo qualche minuscola palma estranea e livida dentro il freddo d'Appennino.
Il professor Sensi parlava di Gozzano, sì di quella poesia sul ghiaccio dove lui non s'avventura e quell'altra lo prende in giro.
"C'è ben altro a Torino adesso, altro che le poesie di Gozzano, hanno occupato l'università".
La matricola dalla testa nera e ricciuta ghignava contento: "Tra poco finiranno tutte queste stronzate e si passerà a cose molto più serie".
Ma ad Andrea Gozzano piaceva molto:"Non mi sembra che la poesia sia proprio una stronzata".
"Cazzo, con tutto quello che c'è da fare, cambiare questo cazzo d'università e non solo, chi se ne frega d'uno che non va sul ghiaccio ai primi del Novecento".
Andrea non rispose, a lui le lezioni di Sensi piacevano e non aveva così fretta di cambiare l'università e la società; magari, però, quello aveva un po' ragione: l'università era vecchia e la società pure, una scossa gli andava data. Senza perdere Gozzano però, la poesia doveva rimanere importante anche nel futuro.
Adesso la lezione era finita, gli studenti ammassati nei corridoi, anche davanti ai bagni. E uno alto e magro, dall'accento un po' settentrionale e sì anche un po'... come si fa a dire senza diventare retrogrado, meglio un 'reazionario'? Sì, un po' dell'altra sponda, seduto a cavalcioni su un tavolo cominciò il suo comizio:"A Milano di sono mossi, a Pisa preparano cose grosse, Torino l'hanno occupata poco fa... e noi, in questo buco del culo del mondo, che facciamo, cosa aspettiamo? Dobbiamo occupare subito, e gestire noi l'università, e i professori possono entrare solo se accettano le nostre condizioni".
Che Urbino fosse il buco del culo del mondo, quello ad Andrea non andava proprio giù... poi l'altro da dove veniva? Da Cinisello Balsamo? Figuriamoci... però l'allampanato riusciva convincente e chiamava ognuno alla lotta. 

Questo pezzo è tratto da:

Cupo tempo gentile
Umberto Piersanti
Marcos Y Marcos, ed 2012
Prezzo 18,00€

domenica 2 settembre 2012

L'ha detto... Aldous Huxley



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Le parole possono essere paragonate ai raggi X; se si usano a dovere, attraversano ogni cosa. Leggi, e ti trapassano. 

 Aldous Huxley
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