domenica 30 gennaio 2011

"Il verdetto", Valeria Parrella per Rai Cultura

Questo e' quasi il finale di questo libro. Nonostante il titolo, il verdetto non c'e'. C'è Clitemnestra, donna campana volitiva e appassionata che, sedotta dal suo Agamennone ancora giovanissima, si ritrova da adulta a lavare il suo onore e a contrastare la legge non scritta che vorrebbe le donne devote verso il proprio uomo "nonostante tutto". Agamennone è uomo di camorra; ma, nonostante questo, il libro non e' assimilabile agli scritti di camorra.
Questo testo e' un atto unico ed e' un monologo di una donna che fino all'ultimo non ha bisogno di verdetti, perche' sa di aver agito nel giusto, ma che sarà per tutta la vita colei che vivrà nel ricordo del piu' grande amore della sua vita cui lei ha deciso di toglierla.


Il verdetto.
Valeria Parrella
Bompiani Editore, Ed. 2007
Collana "Assaggi"
Prezzo 11,00€

venerdì 28 gennaio 2011

"Che fine ha fatto Mr. Y?", Scarlett Thomas - E' tutta una questione di mente...




Siamo in Inghilterra. Inverno, freddo, neve. Tutta piena di inglesi affaccendati e di corsa e perche' no anche un po' particolari. Gli ingredienti ci sono tutti. Metteteci una studentessa/ giornalista/ borsista universitaria. Metteteci anche che e' appassionata di teorie che mirano a dare una spiegazione logica alla teoria del caos e dell'esistenza senza dover per forza essere supportate dalla dimostrazione scientifica. Metteteci anche un libro, scritto in un passato nemmeno tanto lontano, che pare avere la soluzione per la scoperta dell'io piu' nascosto dell'essere unamo che e' la mente e avrete gli ingredienti di questo romanzo.

La storia e' abbastanza semplice: Ariel studentessa e borsista e piccola giornalista ,per pagarsi gli studi, vive a Londra in un panorama molto David Copperfield in una casa molto fredda piccola e malandata perche' di meglio non si puo' permettere. E' stata ad un convegno su un autore che le interessa per la sua tesi "Lumas" che pare aver scritto fra i tanti un libro introvabile e su cui pende il sospetto che sia un testo maledetto e che si chiama "Che fine ha fatto Mr Y?". Tutti coloro che sono entrati in contatto con questo testo e lo hanno letto sono alla fine morti, in circostanze misteriose, di inedia e prima di morire hanno assunto atteggiamenti quantomai strani.

Non e' un giallo ne tantomeno un thriller, ma un semplice romanzo da leggere per conoscere l'andamento di quella letteratura contemporanea che solitamente deve attendere di divenire famosa ad un pubblico quantomai trasversale per poter essere presa seriamente in considerazione. Scarlett Thomas in questo lavoro ci ha messo una gran dose di pazienza e di lavoro per la citazione delle varie teorie che corrono da Derrida a Heinstein; e se il percorso inizia dalla filosofia e finisce alla fisica non ve ne stupite perche' ne vedrete molti di accostamenti del genere. Non e' un capolavoro di libro e non ne ha nemmeno la pretesa. Non ha nulla di eccezionale da comunicare e la morale di questa storia e' solo una semplice domanda, posta nel medesimo modo in cui viene posta nel titolo del libro: quanto è lecito poter entrare nella mente altrui?

Nonostante la costruzione del libro sia ben architettata, l'incastro di piu' storie che si svolgono in tempi differenti sia gestito in maniera magistrale (e lo sottolineo perche' e' stata veramente bravissima a tenere in piedi tutti i vari personaggi umani e non) questo testo difetta nella sovraesposizione delle teorie che servono, non sempre in questa totale esplicitazione, alla storia stessa. Pertanto nlle varie elucubrazioni della studentessa Ariel Manto (il cui nome e cognome è un anagramma di I am not real, "non sono reale" non e' geniale?) finiscono, in alcuni punti, a rallentare talmente la storia da farne perdere il ritmo del racconto.
Sono stata parecchio indecisa su che tipo di giudizio dare a questo libro, ma sopratutto se dire se mi sia piaciuto o no. Beh dopo tanto pensare si mi e' piaciuto perche' amo i libri che mi danno da pensare e che mi propongono un'alternativa alla realtà vigente (sono i libri che io definisco "quelli del "e se invece fosse cosi'?" o piu' semplicemente "genere Matrix" ), ma allo stesso tempo so benissimo che non e' un libro che si possa regalare, a meno che non siate sicuri che il destinatario ami la scrittrice, perche' e' di un genere talmente particolare da rischiare che il dono non venga apprezzato.
Pero', se vi ho abbastanza incuriosito, mi piacerebbe sapere, se lo leggerete, che cosa ne pensate!


Che fine ha fatto Mr Y?
Scarlett Thomas
Newton Compton Editore, ed 2010
Prezzo formato standard 6,90€
Prezzo Ebook 4,99€


mercoledì 26 gennaio 2011

[Dal libro che sto leggendo] "Il giovane Holden"


Il museo...

"[..] La cosa migliore in quel museo era però che tutto stava sempre allo stesso posto. Nessuno si muoveva. Potevi andarci centomila volte, e quell'esquimese aveva sempre appena finito di prendere quei due pesci, gli uccelli stavano ancora andando verso il sud, i cervi stavano ancora abbeverandosi a quella fonte, con le loro belle corna e le belle, esili zampe, e quella sqaw col petto nudo stava ancora tessendo la stessa coperta. Nessuno era mai diverso. L'unico a essere diverso eri tu. Non e' che fossi molto più grande né niente di simile. Non era proprio questo. Era solo che eri diverso, ecco tutto. Stavolta avevi addosso il soprabito, magari. Oppure il bambino che era stato vicino a te l'ultima volta si era preso la scarlattina e ora avevi un altro compagno. Oppure non era la signorina Aigletinger ad accompagnare la scolaresca ma una supplente. Oppure avevi sentito papà e mamma che litigavano come due forsennati nella stanza da bagno. O per strada eri appena passato vicino a una di quelle pozzanghere dove la benzina fa l'arcobaleno. Voglio dire, eri diverso per una ragione o per l'altra [..]"


Il giovane Holden
J.D. Salinger
Einaudi Editore, Ed. 2008
Collana "Super ET"
Prezzo 12,00€

domenica 23 gennaio 2011

L'ha detto..M.Twain





Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta mettendo le scarpe.

M.Twain

venerdì 21 gennaio 2011

"Il condominio", James G. Ballard - 40 piani di società...




Non è il primo libro che leggo di questo autore ma è sostanzialmente differente dal precedente (che trovate qui "Un gioco da bambini") nella rappresentazione, ma non nell'oggetto che tanto interessa Ballard. Se infatti, nel precedente, la riflessione sul comportamento umano - inteso come l'evoluzione dei rapporti umani - passava per un giallo qui quelli che vengono presentati sono comportamenti legati a differenti status sociali. Potrei anche spingermi a definirla come una versione contemporanea de "La fattoria degli animali" di Orwell. Ma mentre Orwell e' più interessato agli effetti che ha sulla massa chi gestisce il potere Ballard, invece, pone il suo sguardo fra i vari ranghi e partendo dalla massa ne analizza la naturale necessità di autodefinizione.

La storia si svolge in un condominio come suggerisce semplicemente il titolo. Siamo in una città americana e lo spazio è una questione commerciale quindi alle abitazioni basse si preferiscono i grattacieli che hanno dalla loro la potenzialità di occupare poco spazio come superficie ma massimizzano i ricavi con la moltiplicazione dei piani e delle unità abitative in altezza. Quel che invece non cambia, rispetto ai condomini composti di pochissime unità abitative, è la gestione, molto spesso difficile, della convivenza.
E cosi' 40 piani di grattacielo divengono ben presto la rappresentazione metaforica della convivenza di piu' classi sociali suddivise in tre grandi categorie e separate da piani di servizio dove chi ha meno sta ai piani bassi, parcheggia lontano e ospita fra le sue file famiglie con bambini e passatempi di basso livello come le hostess/escort; c'e' il ceto medio che non è ne carne e ne pesce, vorrebbe avere di piu', ma in fondo e' rappresentativo di una classe in crisi di identità con i mezzi migliori rispetto a coloro che sono piu' in basso della gerarchia sociale ma con una inaccettabile impossibilità di infilarsi nelle maglie e nei meccanismi della "società buona" che abita gli ultimi piani di questo particolare condominio e che, nella sua vita normale, sfrutta la voglia di rivalsa di chi vorrebbe entrare nelle sue fila e contemporaneamente nasconde la sua mancanza di contenuti circondandosi di begli oggetti, feste e cani.

L'analisi di Ballard non si ferma alla rappresentazione delle varie categorie, ma va ben oltre e dopo averle suddivise in piani (1°-25° il basso ceto dal 26° -35° il ceto medio e dal 36° al 40° il ceto ricco) ne racconta le caratteristiche e l'estenuante lotta di classe volta al miglioramento. Una lotta che ha inizio quasi per caso con l'uccisione di un cane nella piscina comune del 10° piano. Di avvisaglie già ce n'erano state perche', come in un qualsiasi condominio, ci sono le incomprensioni; fra famiglie con bambini e coloro che invece non ne hanno, fra single che hanno una vita quantomai movimentata dettata dai ritmi di una gestione della vita che comprende come unica preoccupazione solo se stessi ma che al contempo cozza pesantemente con i ritmi delle famiglie che hanno orari ed esigenze ben differenti. Su queste basi e pensando al cambiamento che comporta la formazione di una famiglia nella visione della prospettiva di vita degli uomini, è lampante che lo scontro non avviene solo verticalmente sul piano del miglioramento all'interno della gerarchia sociale, ma anche sulla diversità dei valori che si pretendono comuni in modalità orizzontale.
Ora, cosa succederebbe se la lotta di classe avesse luogo non piu' su un piano ipotetico e politico, ma andasse oltre e si dovesse invece gestire fisicamente in uno spazio di 40 piani? Questo non posso dirvelo se non rovinandovi la lettura del libro, cosa che non ho alcuna intenzione di fare.

Pertanto mi limito a darvi solo indicazioni di massima su questa lettura che oltretutto mi fu suggerita da una amica di Milano che si chiama Monica. Il fatto che non si tratti di un giallo rende questo libro meno scorrevole rispetto a quello precedentemente presentato. Questo perchè, nell'interesse dell'autore, non trova spazio la necessità di motivare l'uccisione di questo o quel personaggio ma piuttosto quella di rappresentare le insofferenze di ogni ceto e ipotizzare l'involuzione di un sistema che si regge, in equilibrio quantomai precario, sui desideri dell'uomo di migliorare il proprio spazio occupato all'interno della società.
Non e' un giallo ma nemmeno un romanzo, per caratteristiche di scrittura e di rappresentazione puo' essere paragonato solo ad un racconto lungo piu' dell'usuale. E' un testo che potremmo dire filosofico-politico e, come già fece Orwell ne "La fattoria degli animali", ogni rappresentante della scala gerarchica preso ad esempio rappresentativo della categoria cui appartiene non viene descritto per le sue qualità intrinseche ma attraverso i suoi difetti e le sue azioni che contribuiscono all'architettura della trama e allo svolgimento delle intenzioni dell'autore.

Quel che differisce dal racconto di Orwell è "l'intenzione". Qui, grazie ai tempi che sono passati, non e' piu' in discussione "l'ignoranza del popolo" ma il punto di partenza è il miglioramento e in particolare che in uno status che potremmo pensare come "un limbo dove tutti sono se stessi, indipendenti da fattori esteriori (famiglia e luogo di nascita e possibilità dettate dalla classe sociale cui si appartiene per nascita stessa - passatemi la ripetizione -)" abbiamo tutti le medesime possibilità di riuscita nel "cambiamento migliorativo delle nostre condizioni di partenza" e che l'appartenenza a questo o a quel ceto e' dato dalle risorse che abbiamo successivamente per nascita o che ci costruiamo intorno. Quindi "Il condominio" di Ballard analizza l'evoluzione del problema ovvero: avendo di partenza tutti le medesime possibilità tutti, oggi, vogliamo le medesime cose che il villaggio globale ci propone come indicatori di qualità di vita e come "status simbol" di chi, a nostro giudizio, non ha piu' nulla da desiderare. Il problema successivo è come arrivarci, non tenendo conto di quelle che sono le evidenti differenze di risorse di cui si dispone e, non meno importante, come arrivarci ovvero modellandosi su quella che, nel nostro immaginario, è la rappresentazione di quello cui ambiamo (questo significherebbe una perdita dei propri valori) oppure, mantenendo le proprie caratteristiche conservandole a rischio di non essere accettati nella mischia di coloro al cui ceto si ambisce di appartenere e sopratutto di apparire una "brutta copia" o una "macchietta" cui si associa il ben piu' fatidioso termine dispregiativo "arricchito"? Come al solito a Ballard, non interessa fornire delle risposte perche', darle, significherebbe probabilmente rendere meno universale lo scritto e aprire un dibattito, sulla condivisione o meno, di queste ultime spostando l'attenzione dall'assunto di base che invece questi 40 piani di edificio propongono in maniera quasi ossessiva.
Anche qui non credo che questo sia il mio ultimo Ballard, ma temo (per le mie finanze!), che proseguiro' nella lettura dei suoi numerosi scritti.

Nonostante sia stato un po' arduo finirlo e' un libro che consiglierei vivamente a chiunque.
Buona lettura e grazie Monica ;)

Nota: per completezza, per chi cercasse la recensione di Orwell cui faccio riferimento, è qui

Il condominio
J.C. Ballard
Feltrinelli editore, ed. 2003
Collana "Universale Economica Feltrinelli"
Prezzo 7,50€


mercoledì 19 gennaio 2011

"Caina", Davide Morganti - "Davide, si nu' Boss"




Potrebbe sembrare napoletano, ma non e' quella l'intenzione. E' un mero gioco di pronuncia. Bosch, soprannome che si e' dato Jeroen Anthoniszoon van Aken, in olandese, si pronuncia proprio "boss". Se decidete di acquistare questo romanzo e' questo che vi trovate davanti un Bosch dei tempi moderni.

Ma andiamo per gradi. E' un testo, scritto in maniera abbastanza forte, ma pieno di grandi e piccole massime. E' un po' come stare in teatro. Palcoscenico vuoto due sedie, di quelle povere con la seduta impagliata, ospitano ai due lati del palcoscenico due donne, una giovane e una più in là con gli anni. Al centro una finestra, da dove si intravedono la strada, le finestre dei palazzi adiacenti e lo scorrere del tempo con la luce che va e viene modulando il colore a seconda dell'orario. Sentite un leggero rumore di fondo, un vociare ora di mercato e ora di strada. Gente che parla e vive, come ogni giorno e come in ogni luogo. Ma nonostante sia al centro del palcoscenico, non e' altro che un ulteriore pubblico che attende quello che le due donne hanno da dirvi. Il vociare non viene solo da fuori. Le voci vi accompagnano nella rappresentazione ora facendosi piu' forti ora sommesse, quasi fossero un accompagnamento musicale. Le parole non sono altro che note, racconti secondari che servono per sottolineare ora questo e ora quel momento, ma non in virtu' del loro significato bensì solo per il suono che le caratterizza.

Le due donne sono Vincenza e sua madre. Opposti uguali, che asservono alla legge di natura che vuole nelle donne un'amore ora interessato ora sanguigno come l'odio. Non sarebbe stata la stessa cosa se fosse stato un padre e un figlio. La vita dell'universo femminile e' ben diversa, l'uomo tende al branco quanto la donna tende alla supremazia. E' una legge di natura, per la conservazione della specie che essa produce. E questo Morganti ce l'ha ben presente, lasciando parlare madre e figlia in tempi distinti e poi non intervenendo quando le voci si sovrappongono. E quello che viene raccontato per stazioni prima "Via Lucis" poi "Via Crucis" e infine "Via Martis", non e' altro che un Vangelo diverso. Perche' se Vangelo significa "Lieto annunzio" qui la versione contemporanea narra solo l'elenco dei mali, gli amori malati e la degenerazione dell'umana natura. Il lieto lo dovete cercare voi traendo le conclusioni da quel che avete letto o chiudendo il libro e ritornando nella vostra quotidianità. Ed e' qui che il paragone con l'illustre e poco conosciuto Hieronymus Bosch è forse calzante nella misura in cui si accetta un tipo di rappresentazione della realtà amplificata nella sua degenerazione (vicina alla putrefazione dell'animo dicendola alla Morganti) come punto di partenza per analizzare il proprio quotidiano. Il paragone mi e' venuto in mente mentre leggevo un pezzo in particolare, la descrizione riveduta e corretta dell'ingresso all'inferno di Dante. Immagine descritta nei sogni di Vincenza intensa, vibrante e rabbiosa e quando la stessa cerca l'assassino di suo padre.




Questi sono due particolari del trittico "Il giardino delle delizie", dipinto quasi contemporaneamente al "Giudizio universale" della cappella Sistina (Bosh e Michelangelo sono vissuti in mondi differenti ma piu' o meno nello stesso periodo). Il libro d'arte che racchiudeva tutti i particolari di questo trittico era un libro proibito in casa (di solito erano messi in scaffali alti e a noi bimbi venivano lasciati i libri che potevamo leggere a portata di mano) ma questo testo io lo riuscivo sempre e comunque a guardare rimanendone ora stupita e ora ammirata. E ho sempre trovato che questo dipinto parlasse. Ho sempre sentito distintamente tutte le voci di coloro che concorrono, con la loro presenza, alla rappresentazione generale. In effetti, potrei dire che anche "Caina" e' un libro proibito. Perchè come avviene per Bosh, la rappresentazione e' diretta, asciutta e a volte anche offensiva. Amplifica quelli che noi definiremmo "vizietti" buttandoci in faccia, senza inutili giri di parole, l'annosa verità. Le certezze che si hanno non sono un valore assoluto e la vita puo' sempre fotterti prima che tu te ne possa accorgere. E anche qui le voci si sentono, reclamano un ruolo di primo piano che non gli viene pero' dato sino in fondo. Sono protagoniste solo nel ritmo.

Avevo cominciato questa recensione con l'intenzione di raccontarvi anche la trama e invece mi rendo conto che non lo faro'. Questo libro, seppur non breve, ha la parvenza di un racconto perche' la storia si racchiude nella cristallizzazione di un attimo. E se io mi mettessi a raccontare l'attimo, ammesso che io riesca a farlo, non sarebbe lo stesso attimo folgorante di Morganti.
Non è un libro forse per tutti ma non tanto per il linguaggio, quanto per il messaggio o il modo scelto per trasmetterlo ovvero la storia in sè.

Ringraziando la solita fatina della lettura che mi fa conoscere sempre cose nuove (anche questo, nonostante ne abbia tutta l'apparenza, non e' un libro di camorra e se vi dovete lamentare per questo rivolgetevi a lei!), mi auguro di avere la vostra vision su questo testo, in qualsiasi forma scegliate, perche' e' veramente un viaggio del tutto atipico. Non credo che sarà l'ultimo.


Caina
Davide Morganti
Fandango Editore, ed 2009
Collana "Galleria Fandango"
Prezzo 15,00€





domenica 16 gennaio 2011

"Fratelli coltelli", Giorgio Bocca per Feltrinelli Editore

Il libro e' uscito il 27 Ottobre 2010 e Giorgio Bocca e' anche stato ospite di "Che tempo che fa".
Il bello di quest'autore e che sembra avere sempre qualcosa da dire su tutto (Indipendentemente che sia giudicato intelligente o no) il brutto è che, in qualche caso, e' difficile seguire il corso dei suoi pensieri. E quindi sui libri di Bocca vi capiterà di sentire/leggere giudizi entusiasti e giudizi pessimi. Il problema e' che nella lettura a volte dovremmo andare oltre e non giudicare l'autore con un solo testo e nel caso specifico di libri ce ne sono parecchi da leggere!
Cmq questa e' una bella intervista e se la trovo vi metterò anche quella fatta da Fazio. Sotto, come di consueto i riferimenti del libro.




Fratelli Coltelli. 1943-2010 L'Italia che ho conosciuto
Giorgio Bocca
Feltrinelli Editore, Ed. 2010
Collana "Serie bianca"
Prezzo 19,00€

venerdì 14 gennaio 2011

"Strozzateci tutti", AA.VV. - La scoperta...


Eggià "la scoperta sta nel pensare a quello che gli altri non hanno pensato". Per far questo bisogna guardare le cose con altri occhi. E cosi' i coraggiosi 23, che prendono - come gruppo - il nome di "Strozzateci tutti" come segno di dissenso e di ribellione, agiscono in questo scritto una piccola grande rivoluzione. Guardare da altre prospettive, pensando a cose cui spesso non si arriva se non con i necessari strumenti di interpretazione della realtà. Potremmo definirla una "evoluzione" di gruppo ma, per chi segue abitualmente questi *irriducibili dell'informazione alternativa*, è probabilmente una tappa necessaria per permetterci di capire chi sono, quali sono i loro interessi e, cosa più importante, i loro obiettivi.

Iniziamo col dire che non è un libro per coloro che pensano di sapere già. Il "sapere già" è di per sé una grossa limitazione perchè difficilmente permette di prendere in considerazione altri punti di vista. Definizione snob? Probabilmente ma, a ben pensarci, estremamente pertinente perchè non troverete conferme in questi saggi e racconti, ma solo nuove domande. Quelle che ho appuntato io sono parecchie sparse qua e la fra le varie pagine, storie o prese di posizione. Il fattore vincente di questo lavoro collettivo e' che non abbandona il suo lettore, nemmeno per un attimo, e lo accompagna gradatamente oltre certe visioni standardizzate del mondo criminale. Le ”domande” non sono però legate a mancate spiegazioni ma solo ed esclusivamente alla necessità di approfondire punti di vista che di rado vengono presi in considerazione in ambienti in cui, questo tipo di approccio mirato a decostruire e analizzare un fenomeno per comprenderlo meglio, dovrebbe essere il principale interesse.
La selezione e l'organizzazione ideata da Marcello Ravveduto (che e' anche il curatore della raccolta) suddivide i contributi in "Mafie raccontate"(*vedi nota in fondo) e "Mafie interpretate" (come avviene nell'omonimo blog che vi inserisco in fondo per completezza). All'interno di questi due macro-blocchi ci sono delle micro-suddivisioni.

Si parte con una presentazione generale della contaminazione mafiosa. Bruno De Stefano, l'analizza snocciolando numeri e tipo di traffici a livello regionale e provinciale (concentrandosi in maniera particolare sulle condizioni che rendono un luogo appetibile per per un determinato genere di investimento o di interesse da parte di una organizzazione criminale rispetto ad un'altra), ripreso successivamente da Nello Trocchia (che non e' nuovo a questo tipo di analisi) che arriva ad inquadrare le varie realtà provinciali e comunali sottolineandone i casi di contaminazione e commistione fra interessi criminali e politici. Quello che De Stefano e Trocchia fanno non è altro che un un viaggio per l'Italia dei giorni nostri, non ancorato solo al mero elenco di numeri e di nomi, ma che, caso per caso, spiega quale sia l'attuale situazione del fenomeno mafioso (inteso nel senso più ampio del termine), quali siano gli interessi in gioco e come fino ad ora si sia sviluppato nel piu' totale silenzio.

Si prosegue con la presentazione delle nuove forme di contaminazione, con Pietro Nardiello che si pone come cuscinetto per il mini-blocco successivo. Parlare solo di nuova forma di contaminazione è riduttivo in questo caso, perché nell'interesse dell'autore di questo saggio c'e' un focus molto importante sui beni confiscati e dati solo in minima parte in gestione alle associazioni. Ma l'impegno civile è cosa fastidiosa, come e quanto chi racconta e lotta per cose che poco ci sono vicine. Pertanto istituzioni, giudizi personali (in termini di utilizzo dei beni) o gestionali (in merito all’assegnazione di fondi) di dubbia intelligenza fanno piu' danni di un gruppo di criminali "travestiti" da associazione. Il danno sociale che provoca il mancato utilizzo di beni confiscati che rimangono lì a marcire è paritetico, se non superiore, a quello che le mafie fanno fisicamente nella gestione illecita di territori, traffici e persone; questo perché nel mandare alla malora immobili e attività che rappresentano lo "status symbol" delle mafie, non si fa altro che sottolineare l'assenza di giustizia e di un possibile riscatto sociale e culturale di questi territori.

Il mini-blocco successivo è quello dedicato propriamente ai racconti. In questo blocco troviamo Giorgio Mottola e Alessandro Chetta, Claudio Papianni, Raffaella R. Ferrè, Gianni Solino che per me sono stati principalmente una grande scoperta. L'unico che avevo già avuto l'occasione di apprezzare è Mottola per un suo pezzo letto quest'estate. Invece ho scoperto che molti altri hanno in mano e nella penna, una grande capacità di raccontare fatti, situazioni o semplicemente storie per far capire determinati meccanismi. Qui si fondono le alternative di vita, nuove forme di aiuto, interpretazioni di segnali di quel che "si può fare o no" secondo "il volere delle mafie" e si rappresenta di quanto sia "semplice" - non mi viene un termine più adeguato- "scegliere". Si puo' scegliere la legalità o l'illegalità. Ma la scelta non e' sempre libera, come il termine dovrebbe sottintendere, e non sempre è facile percorrerla. Che si debba scegliere di partecipare ad una festa patronale o ad una manifestazione o di creare e accogliere una comunità di extracomunitari o di diventare uno della banda o altro, la scelta deve essere convinta e consapevole. Certo entrano in gioco molteplici fattori, mi si potrà controbattere, ma leggendo queste storie non sempre l'essere legati ad un determinato territorio implica che la scelta sia una sola. Il problema e' semmai l'interpretazione dei segnali di alternativa che abbiamo intorno che, ci sono, ma sono come muti che urlano, perchè il buon esempio, da che mondo e' mondo, vende poco a meno che non ci sia il morto ammazzato.

E veniamo al blocco conclusivo delle "Mafie raccontate". Qui troviamo Vincenzo Ammaliato e Sergio Nazzaro. Pare buffo che siano alla fine di un blocco cosi' intitolato e che invece nei loro pezzi si parli di "silenzi". Il primo esordisce con una sorta di nuova legge che c'e' ma non si dice "la morte violenta non e' uguale per tutti" se tu sei qualcuno, nel bene o nel male allora sarai raccontato con dovizia di particolari, immagini, servizi etc. Se non sei nessuno, sarà difficile anche ritrovare notizie in merito alla tua morte su internet (luogo dove di solito è possibile, almeno per l'occidente, trovare quasi tutto). Vincenzo si pone come un cicerone e racconta, portandoci in giro fra i paesi, di questa differenza con un'estrema semplicità. Lo seguiamo passo passo nella sua quotidianità fatta di lavoro (quello che paga le bollette) e di passione (ovvero la voglia di raccontare con pertinenza il "suo mondo al mondo") che teoricamente invece dovrebbe essere il suo principale lavoro. Quello che vive Vincenzo, infatti, e' comune a molti giornalisti dove la logica economica di gestione di un giornale non coincide con l'utilizzo costante di personale che abbia una conoscenza approfondita di un dato luogo e delle sue situazioni.
Discorso ripreso e approfondito da Nazzaro, non nuovo a questo tipo di riflessioni, ma, a mio personale giudizio, questa e' la sua versione piu' riuscita. Raccontare, ha un costo comunque, per il giornalista che lo fa e per il giornale che lo pubblica, per la stampa nel caso di un libro e il rischio di immetterlo sul mercato e trovarselo invenduto. Ma dove la logica economica finisce e inizia quella che potrebbe essere definita "censura"? Nella scelta editoriale. Che si tratti di un libro o di un articolo poco importa. Se si sceglie in base a logiche di mercato (chi legge e chi compra) e non secondo una disciplina che volga alla pluralità e competenza dell'informazione e se non si utilizza il fattore "rischio" l'informazione stessa non sarà mai libera e sopratutto completa.

E arriviamo al blocco delle "Mafie intepretate". In questo blocco sono riuniti invece una serie di saggi di approfondimento sulle logiche dell'affermazione e della gestione mafiosa.

Storia- Giovanni Abbagnato, piu' che storia potremmo definirlo un corso stringato ma esaustivo della gestione della "cosa pubblica" - a statuto speciale - da parte di forze politiche che l'hanno consegnata nella mani di "cosa nostra" attraverso l'evoluzione di una politica sempre più orientata alla gestione "clientelare" che ne ha indebolito e devastato non solo la solvibilità, ma anche ha intaccato la percezione di quel che dovrebbe essere il significato de "la gestione del buon padre di famiglia" (definizione che si da quando si sottintende che la discrezionalità delle azioni messe in campo dovrebbero mirare al bene delle comunità di cui si e' al servizio). Raccontare una situazione cosi' complicata, a persone che non se ne occupano, non e' cosa facile ma, a quanto pare, questo non vale per Abbagnato che in 40 pagine circa riesce a condensare la politica degli ultimi decenni fino ad oggi quasi minuto per minuto con estrema dovizia di particolari.

Musica- Francesca Viscone. La creazione del consenso si puo' ottenere in vari modi. Uno di questo e' nella diffusione dei valori fondanti di una organizzazione attraverso i canali meno tradizionali, secondo una logica comune, che invece in passato sono stati gli unici utilizzati per la trasmissione del pensiero, della storia e delle tradizioni, ovvero le canzoni. Il caso cui si fa riferimento per partire e' quello del cd sulle musiche delle 'ndrine diffuso in Germania nel 2000. Ora non e' canticchiando una canzoncina che diverremo mafiosi ma inevitabilmente i messaggi che essa contiene modificheranno, anche se impercettibilmente, la percezione delle immagini che recepiamo quando ci vengono presentati determinati fatti criminali. Così la vedova non di fatto, ma d'onore, perche' il marito e' in carcere e non morto, sarà quella che ci farà pena e parzialmente ma inesorabilmente attenuerà il peso della colpa del marito. E' una cosa cui mai avrei pensato, in piu' trattata in un testo cosi' scorrevole da non trovare intoppi nemmeno nei testi delle canzoni che ha citato (stiamo parlando di calabrese!).

Riproduzione delle mafie - Francesco Piccinini. Questo si presenta come un racconto. Ha l'aspetto piu' di un noir anche se, quel che ci racconta, in fondo e' una storia vera. Si parte con un volo che sta atterrando a Parigi di sera e attraverso la descrizione del tragitto che percorre per arrivare a casa, l'autore ci narra la conquista della città francese da parte della camorra. La trasformazione che ha avuto il quartiere francese che ospita i migranti italiani e in particolare napoletani, che,loro malgrado si ritrovano sotto casa la parte di Napoli che avrebbero voluto volentieri lasciarsi alle spalle. Al di là del contenuto del racconto (il cui soggetto, non protagonista, e' un ex affiliato alle cosche che si e' dovuto rifugiare in Francia per salvarsi la vita) è la formula scelta per l'esposizione del tema che mi ha particolarmente colpita.

Cinema e tv- Andrea Meccia e Anna Bisogno. Meccia, l'avevo gia' letto in qualche pezzo, Anna Bisogno no, ma il loro pezzo e' molto interessante. Cinema e tv sono trattati separatamente ma con un fine comune ovvero valorizzare tutto quello che e' stato fatto in questi due mezzi di comunicazione per dare valore aggiunto alla diffusione dell'informazione sui protagonisti e le vittime del mondo delle mafie. E' un campo dove i contributi sono spesso prove di stile della "rappresentazione" visto che e' complicato fornire un prodotto che insieme riesca ad attirare l'attenzione del grande pubblico e a non essere recepito come un documentario noioso, il tutto nel lasso di tempo di una proiezione. Attraverso un percorso temporale che abbraccia la storia degli ultimi 30-20 anni degli eventi cinematografici (su piccolo e grande schermo) si analizzano i contributi, uno ad uno, e la loro validità dandone gli spunti corretti per andare oltre la solita retorica legata ai film del genere. Non essendo una appassionata del genere sia al cinema che in tv, riscuotere il mio interesse, vuol dire aver colpito nel segno!

Psicologia- Corrado De Rosa Serena Giunta. Questo è il contributo che mi ha dato qualche problema di coscienza e non tanto di comprensione. Si parla di psicologia e piu' in particolare del tema della devastazione psicologica che colpisce chi decide di uscire dall'ambito del mondo mafioso pentendosi e quella delle comunità e delle vittime di mafia. Ma, non avendo preso mai preso in considerazione il possibile conflitto interiore che si vive prima di maturare tale decisione (mi riferisco al primo punto ovvero alla psicologia del pentito), questo pezzo mi ha decisamente spiazzata, nonostante al fin fine non posso non dire che probabilmente, guarderò a queste persone con occhi differenti. In fondo, però, quando si parla di mafiosi o camorristi si pensa a Riina o Sandokan, ma in effetti non si arriva a giustificare chi confessa perche' quel che ti ricordi sono sempre e solo i morti ammazzati. E' un saggio con il quale empaticamente puoi tentare di capire, ma che fa a pugni con un retaggio "vendicativo" radicato nel comune pensare che trae origine da tanti eventi luttuosi che hanno macchiato la storia italiana, con cui bisogna comunque fare i conti.

Evoluzione criminale - Massimiliano Amato
Il ruolo della donna nelle organizzazioni criminali - Antonella Migliaccio e Iolanda Napolitano
Il risultato della devastazione- Emiliano Di Marco e Carmen Pellegrino.
Questi pezzi li accorpo, anche se i temi sono differenti, si agganciano sempre alla storia e sono argomenti che difficilmente ho trovato trattati in giro.
Nel primo si fa riferimento sì all'evoluzione della camorra, ma non come storia criminale, bensi' come storia strettamente evolutiva del "fenomeno" criminale. Tre entità camorra, stato e imprenditori, che nel corso del tempo arrivano a confondersi in maniera tale che la partecipazione abbastanza definita nei perimetri di competenze di ieri e' diventata invece, oggi, un'unica entità dove i ruoli sfumano l'uno nell'altro. Potremmo sintetizzarlo come un aggiornamento della teoria di Sutherland.
Nel secondo invece si tratta del ruolo delle donne nella storia delle organizzazioni criminali, nel caso specifico nella camorra, confrontando i ruoli di ieri e di oggi. Ed e' interessante scoprire che non moltissimo sia cambiato; quel minimo cambiamento ha fatto sì che alla donna, laddove essa arrivi ai vertici, venga riconosciuto un ruolo chiave che non sempre e' commisurato alla dote criminale.
Il terzo e' un viaggio interessante nel mondo prettamente casertano. In circa 40 pagine sono riusciti a raccontare la storia criminale che ha distrutto tutto cio' che ha potuto avere sottomano. Morti, collusioni politiche e imprenditoriali hanno devastato non solo le vite di intere generazioni di uomini ma hanno anche lasciato in un posto, nato come rurale paradiso mediterraneo, una serie di segni indelebili che rimarranno lì anche in futuro a ricordare quale devastazione sia stata realizzata sotto gli occhi e nel generale disinteresse di tutti. L'evoluzione di questo scempio è stato amplificato nel momento in cui è divenuta terra promessa per gli immigrati. Questi luoghi sono definiti l'Africa d'Italia, se non vado errata, ma non e' la terra promessa che gli immigrati si aspettavano scendendo dalle barche col pezzo di carta con sopra scritto "Villa Literno".

La nuova "religione"- Marcello Ravveduto. Anche Ravveduto avevo avuto l'opportunità di leggerlo nel blog. Bel pezzo sul nuovo *credo collettivo*, nato sulla scia di eventi luttuosi che hanno acceso i riflettori sulla mafia, e di analisi sui linguaggi comunicazionali che devono stimolare l'impegno civico e civile dei cittadini. E interessante il confronto sociologico fra "l'impatto e le derivazioni della lotta antimafia e la religione" e colpisce ancor di piu' per il suo sottolineare, e io con lui concordo, che i familiari delle vittime di mafia, sopratutto quelli piu' conosciuti, rifiutano l'appellativo per i loro congiunti di eroi. L'eroe alla fine e' morto, ma l'esempio no.

Questo intervento termina una antologia di 585 pagine scritte fitte fitte e cui seguono vagonate di riferimenti bibliografici, Url di siti e altre informazioni interessanti, citati qua e là negli interventi. Non e' una cosa che vi rimarrà impressa come l'aveste imparata a memoria, perche' non si pone come un vangelo e ne vuole esserlo. Quel che questi bravi *lavoratori* (prendo in prestito da Sergio Nazzaro questa definizione perche' non tutti sono scrittori o giornalisti) si propongono di fare è quello di presentare la nostra realtà con altri strumenti, che siano inerenti al loro lavoro principale o ad una loro passione poco importa, ma rimane un ottimo e valido compendio cui fare riferimento ogni volta che se ne senta l'esigenza. Quel che probabilmente vi rimarrà, almeno a me e' successo cosi', e' l'impressione di aver visto nascere un'era alternativa a quella imposta dal giornalismo imperante, fatta di professionalità e voglia di mettersi in gioco che traspare dai loro interventi e l'aver avuto la possibilità di affrontare temi spesso trascurati o non trattati con semplicità e competenza.

Non ho voluto raccontarvi nei minimi particolari ogni pezzo, per scelta voluta, come non troverete (chi mi legge abitualmente sa benissimo a cosa mi riferisco) particolari definizioni o metafore per commentarvi questo libro. La verità e' che il testo parla per sé stesso e non ha bisogno di alcuna introduzione. Si puo' selezionare i pezzi che si vuole subito approfondire e/o affrontarli in tempi differenti ma la raccolta avrà sempre una sua ragion d'esistere indipendentemente dal momento storico in cui la si legge; questo perchè gli argomenti presentati e la loro trattazione non sono il racconto quel che succede oggi, ma sono analisi e conclusioni, valide nel tempo, da cui partire per comprendere un fenomeno che, allo stato attuale, si presenta in un modo e domani evolverà in un altro. Ma come avviene nei problemi geometrici, la soluzione si trova se si conosce la teoria; ecco questa raccolta e' una buona teoria per provare ad comprendere i problemi di domani.

Vorrei anche informare chi mi legge che gli autori di questo libro hanno devoluto l'intero ricavato dei diritti d'autore ad un progetto particolarmente importante, ovvero la creazione di una redazione, in collaborazione con Agoravox, a Scampia. Anche se Scampia non e' fatta di sola camorra, questi baldanzosi 23 hanno deciso di creare l'opportunità di fare informazione con una redazione, proprio lì, nell'occhio del ciclone, a simboleggiare che nessuno puo' fermarla.

* c'e' un refuso, il blocco non si chiama "Mafie raccontate" bensì "Mafie quotidiane";)

Strozzateci Tutti
di Bruno De Stefano, Nello Trocchia, Pietro Nardiello, Alessandro Chetta, Giorgio Mottola, Claudio Papaianni, Raffaella R. Ferrè, Gianni Solino, Vincenzo Ammaliato, Sergio Nazzaro, Giovanni Abbagnato, Francesca Viscone, Francesco Piccinini, Andrea Meccia, Anna Bisogno, Corrado de Rosa, Serena Guinta, Massimiliano Amato, Antonella Migliaccio, Iolanda Napolitano, Emiliano Di Marco, Carmen Pellegrino e Marcello Ravveduto e introduzione di Marco Travaglio
Alberti editore, ed 2010
Prezzo 20,00€

E qui il blog dove potete leggere i loro interventi: Strozzateci Tutti

mercoledì 12 gennaio 2011

[Dal libro che sto leggendo] "Io, per fortuna c'ho la camorra"


E' veramente un bel libro che mi e' molto piaciuto ed eccovene un pezzetto e buon viaggio al sud! Cià;)

"Io, per fortuna c'ho la camorra. Non come a Milano e Bologna, dove oramai le coppiette vengono assalite e stuprate da immigrati clandestini. Qui da noi queste assurdità non accadono mai, perché per fortuna c'ho la camorra. Di guerra non se ne parla più, perché così hanno deciso i giornali a grande tiratura, Ma la guerra del golfo continua. Lo si comprende chiaramente dalle escrescenze di ogni giorno: scippi, rapine, furti, intimidazioni, rappresagli contro la polizia. Ma questo non fa notizia, soltanto se i "bravi ragazzi" ammazzano un parente di Dario fo, llora scatta il cordoglio. In fin dei conti un imprenditore del Nord che si oppone al furto della macchina ed è lasciato in coma all'ospedale, non è mica sintomo di una guerra in corso. I raid da migliaia di uomini, con elicotteri e altro, l'arresto di Di Lauro sono la risposta dello Stati. Ma per fortuna c'ho la camorra e allora si spara nel mucchio in mezzo alla strada. O si scatena la rissa contro la polizia, dopo un furto nelle strade di Napoli e relativo inseguimento. Chiarisco: il delinquente che pochi giorni giorni prima era stato arrestato viene subito rilasciato per aver patteggiato la pena. Patteggiare una pena è più facile che patteggiare un aumento di stipendio. Chissà cosa avranno pensato i poliziotti, sempre ad inseguire gli stessi personaggi: li arrestano, li rilasciano e loro sino sempre li a rincorrere gli stessi delinquenti. Forse crederanno di essere finiti in un loop infernale.[..]"


Io, per fortuna c'ho la camorra
Sergio Nazzaro
Fazi editore, ed 2007
Collana "I tascabili"
Prezzo 9,50€

domenica 9 gennaio 2011

L'ha detto... Giorgio Gaber




«C'è una fine per tutto e non è detto che sia sempre la morte.»

Giorgio Gaber

venerdì 7 gennaio 2011

"Sottotraccia", Massimo Cassani- Un buon lavoro





Un bel giallo e ben svolto. Non e' stato un amore a prima vista con il commissario Micuzzi anche perche', inizialmente, ho avuto non poche difficoltà a riconoscere i vari personaggi che dopo il prologo si sono presentati tutti insieme. Poi ad un certo punto, presa confidenza con tutto il gruppo, il giallo si e' svolto come ci si aspetterebbe da un libro appartenente a questo genere.

L'attenzione ai particolari mi ricorda molto i gialli francesi che solitamente non svelano mai molti indizi soffermandosi invece nella descrizione dei luoghi, delle vite dei personaggi distraendo cosi' l'attenzione del lettore. La formula di chiusura e' invece molto più inglese sullo stile Poirot o sherlock Holmes.

E' stata una lettura molto interessante e credo che probabilmente acquisterò il seguito giusto per vedere di nuovo il commissario in azione. Mi sembra si chiami "Pioggia battente".

Sottotraccia
Massimo Cassani
Sironi Editore, Ed 2008
Prezzo 16,00€


mercoledì 5 gennaio 2011

"La giusta Felicità", Samanta Catastini - Un po' troppo per me...




...forse avrei dovuto pensare che essendo una lettrice assidua di Jane Asten qualsiasi testo facesse riferimento al periodo che va dal 700 all'800 mi sarebbe sembrato falsato.

La storia e' perfettamente in linea con la narrativa del periodo, intenta a descrivere gli interessi leziosi e civettuoli di donne nate per maritarsi, evento per il quale, si preparano tutta una vita. Eppure il personaggio di Emma non riesce a sollevarsi dall'immagine della ragazzina capricciosa (Jane non aveva mezze misure o descriveva dal punto di vista dei personaggi vuoti o da quello dei personaggi che riteneva piu' saggi, unica eccezione Northangher Abbey che non ebbe pari fortuna degli altri romanzi) nonostante la si dipinga come colei che e' piu' interessata alla cultura dalla quale non sembra aver appreso lezioni.

Non e' un cattivo lavoro anzi ,per chi ama il genere, puo' essere un ottimo passatempo quello che io cambierei sono soltanto due cose il racconto in prima persona di Emma e il particolare della Divina Commedia che sostituirei con altri libri inglesi.

La giusta Felicità.
Samanta Catastini
& MyBook Editore,Ed. 2009
Collana "Narrativa"
Prezzo 12,00€


domenica 2 gennaio 2011

Caro Amico ti scrivo....

Inizio quest'anno con questa canzone di Dalla che io adoro



Buone feste!
Simona Scravaglieri

sabato 1 gennaio 2011

[Film]Freedom Writers. di The Freedom Writers, Zlata Filipovic, and Erin Gruwell

Freedom Writers è un film del 2007 diretto da Richard LaGravenese, tratto dal libro The Freedom Writers Diary: How a Teacher and 150 Teens Used Writing to Change Themselves and the World Around Them, che racconta la storia vera dell'insegnante Erin Gruwell e della sua classe di studenti problematici di un liceo californiano.
È uscito nelle sale cinematografiche statunitensi il 5 gennaio 2007, mentre in Italia è stato distribuito direttamente per il mercato home video.

Questo film, postato oggi e' un augurio per tutti, di leggere e scrivere storie di qualità e di saper andare oltre le parole!
Buon anno a tutti!
Simona
:)




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