domenica 31 gennaio 2016

L'ha detto... Simone Weil

Fonte: @tuttostorico Twitterhttps://twitter.com/tuttostorico


La storia non è altro che una compilazione delle deposizioni fatte dagli assassini circa le loro vittime e sé stessi. 

 Simone Weil

venerdì 29 gennaio 2016

"La donna in bianco", Wilkie Collins - La mistificazione della verità...



Fonte: Necronomicon

Se mercoledì scorso, per il libro di Morandini, aveva ragione Silvia oggi la ragione è di Nick. Hornby. Quando a Settembre ho recuperato il libro che mi mancava di leggere, della sua raccolta di articoli del The Biliever (Una vita da lettore, Edizioni Guanda), devo ammettere di essere stata un po' scettica riguardo Wilkie Collins. Non è solo riguardo il "romanzo" in generale, quanto per la definizione di "il padre del poliziesco moderno". Ecco, non è facile pensare ad uno che è vissuto alla metà dell'Ottocento, che fra i suoi estimatori contava pure gente del calibro di Dickens e che potesse, a suo tempo, essere il creatore di una tendenza e di un genere così particolare. E, invece, non solo ci riesce egregiamente ma, con qualche escamotage messo ad arte, riesce ad essere anche particolarmente moderno nel suo stile. A suo vantaggio ci sono due fattori in questo caso: il primo è che scrive una storia a puntate per una rivista - e quindi non deve ricorrere alla prosa "sorvegliata e altolocata"- dall'altra una formula particolarmente felice.

Siamo in un periodo non ben specificato e la nostra storia si svolge fra Londra, il Cumberland e lo Hampishire. Tutto comincia una tranquilla notte di fine estate in cui un insegnante di disegno, che torna dalla casa della madre verso il suo appartamento londinese, si prende un bello spavento. In una strada apparentemente vuota, dal nulla, spunta una mano che gli tocca la spalla. Quando si volta, quella mano appartiene ad una misteriosa fanciulla vestita completamente di bianco. Ha bisogno di indicazioni e di compagnia per raggiungere il centro di Londra e, il nostro insegnante gentiluomo l'accompagna dove potrà prendere una carrozza che la porti sana e salva a destinazione. Facciamo un salto nel tempo. Siamo nel Cumberland e il nostro insegnante è lì perché assunto per rimettere a posto delle stampe di pittori famosi e far da insegnante di disegno alle due ragazze che vivono nella casa di Mr Fairy. Sono sorelle per madre e una delle due colpisce subito il nostro protagonista; non è solo la sua bellezza che attira la sua attenzione ma c'è anche altro... Una somiglianza... Laura, la ragazza in questione, è promessa ad un uomo, Sir Percy, da quando suo padre morì - è stato il suo ultimo desiderio -, eppure, l'arrivo di questo insegnante fa nascere in lei un sentimento che non può portare avanti. Sir Percy non sarà giovanissimo e nemmeno il massimo della simpatia ma, è suo dovere, rispettare il volere del padre anche se una lettera mette in dubbio la vera natura del suo promesso sposo e la sconvolge più di quanto ella avrebbe potuto pensare.

Per tutto il resto di quel che vi dirò, tenete presente che "La donna in bianco" è un romanzo uscito dalla fine dell'estate del 1859 fino al novembre del 1860 in puntate settimanali cosa che, è sia punto di forza che una possibile debacle. Perché permette, da un certo punto di vista, ampio margine d'azione all'autore che può permettersi di approfondire le varie situazioni contando sulla diluizione della formula di pubblicazione ma, dall'altro, deve tenere sempre in tensione il lettore perché possa continuare ad essere stimolato per attendere e leggere la puntata successiva. In questo caso ci viene incontro una considerazione che, nel libro di Hornby poc'anzi citato, Nick fa riguardo la narrativa di Dickens. Collins e Dickens capitano in mano a Hornby pressoché nello stesso mese e, da un confronto che ne viene fuori nei mesi successivi, il nostro autore sottolinea che la forza di Dickens nel Copperfield sta nel riuscire a creare migliaia di personaggi ognuno con la sua storia che si presentano come mini-romanzi o racconti. Quindi la trama, che altrimenti sarebbe lineare, si compone invece in questo caso attraverso i segmenti delle storie personali dei vari personaggi in cui il protagonista mano a mano incappa. La formula scelta da Collins è differente anche se molto simile. 

In questo caso, infatti, Wilkie dichiara da dove ha preso spunto per l'organizzazione del testo che viene redatto come fosse la raccolta delle trascrizioni delle deposizioni di un processo. La storia pertanto non ha una sola voce narrante ma diverse e, a questo, si aggiunge anche la caratterizzazione del tipo di narratore dal registro linguistico che viene volta per volta cambiato a seconda di chi depone la sua verità. È simile alla formula dickensiana perché anche qui la trama è composta da segmenti che si devono per forza intersecare ma, in questo caso, sono strettamente correlati uno con l'altro per la necessità di svolgere volta per volta il mistero. Tutto è come ci appare, la nostra realtà è il frutto della sintesi dei nostri sensi veicolati dalle nostre emozioni. Però non sempre quello che ci sembra reale e veritiero è così come noi lo vediamo. Le cose cambiano di prospettiva a seconda di quello che vediamo di ciò che ci accade intorno. Quindi il bello può essere bello solo nella parte che vediamo noi e il buono magari nasconde dei lati bui o una farsa. Collins partendo da assunti simili ricostruisce una vicenda, a tratti a tinte gotiche, che comprende rapimenti, morti sospette, nascondigli e una manipolazione della realtà magistrale e verosimile e ogni volta che, potenzialmente, la storia potrebbe arenarsi, l'autore, con estrema naturalezza, propone ai suoi lettori situazioni risolutive credibili.

Come ci riesce? Semplicemente incastrando una confessione con l'altra; confessione che non inizia mai dove finisce la precedente, come sembra succedere per Dickens, ma che, in maniera dichiarata o no, riprende quello che è stato dichiarato prima completando mano a mano i "momenti bui" della storia ancora non chiariti. A questo aggiungiamo la soluzione modernissima della mistificazione del delitto che si nutre di elementi che ancora oggi vengono usati nelle serie tv, nei thriller e polizieschi moderni. Quindi pensare a Collins come il padre del poliziesco moderno, in un romanzo dove la polizia non c'è, è possibile perché la struttura della trama segue le classiche fasi dell'indagine che oggi affidiamo ai nostri "investigatori letterali". A questo si aggiunge che, il fatto di far parlare tanti personaggi per raccontare la loro verità, aiuta la storia a presentare i personaggi nella loro totalità grazie alle percezioni personali dei singoli narratori. Quindi anche  la caratterizzazione dei personaggi viene costruita come la trama ricomponendola con le percezioni sulla loro natura di ogni narratore.

Nonostante le sue 700 e passa pagine, tutto il romanzo risulta scorrevole e avvincente al punto tale che ci sono dei momenti particolari in cui è difficile chiuderlo e pensare ad altro. La segmentazione dei resoconti garantisce una tensione costante che tiene il lettore sempre in attesa del colpo di scena successivo. E anche quando, ad un certo punto, sembra che l'autore non abbia voluto intraprendere la strada più semplice, lui riesce sempre a cavarsela proponendo una situazione imprevedibile che rende la sua precedente finta leggerezza un'azione dovuta alla visione d'insieme della storia. È un classico affascinante e accattivante che ho sempre avuto in casa da quando Fazi ha rimesso a nuovo le sue copertine, ma che non avevo aperto mai (anche perchè in questo caso l'ho aperto per vedere come iniziava e dopo un paio d'ore stavo già a pagina 100!), e che invece ho decisamente rivalutato - mi ha fatto addirittura venire voglia di rileggere Dickens! -. Quindi non mi sono persa l'ultima uscita di Fazi del 18 Gennaio di "Armedale" che ha un inizio decisamente accattivante e di cui spero di riuscirvi a parlare a Febbraio.

Io fossi in voi uno sguardo lo darei a questo lavoro che si presenta come un classico e che invece riesce ad essere avvincente e mai noioso, poi fate voi... ma sono certa che non vi pentirete se deciderete di seguire il consiglio!
Consigliatissimo,
Simona Scravaglieri


La donna in bianco
Wilkie Collins
Fazi Editore, Ed. 2006
Traduzione di Stefano Tummolini
Collana "Le Porte"
Prezzo 18,50€



Fonte: Letture Sconclusionate




mercoledì 27 gennaio 2016

[Dal libro che sto leggendo] Neve, cane, piede

Fonte: Archivio iconografico del Verbano Cusio Ossola


Non ero propriamente scettica quando ho aperto questo libro, bensì incuriosita. Chi me lo ha dato mi ha detto "Leggilo, sono sicura che questo libro ti piacerà". Aveva dannatamente ragione! Silvia mi conosce bene e se mi mette un libro sotto il naso non è mai un caso è un libro scelto. 

Adelmo Farandola è un brontolone, taciturno e scontrosissimo eremita della montagna. Non vuole nessuno accanto a sé, vuole stare da solo con la natura e vuole godersi i suoi silenziosi spazi. EÈ uno di quei tanti anziani, un po' strani che ti guardano torvo mentre passi davanti casa loro mentre stai facendo le passeggiate in salita e incontri quelle baite isolate che sembrano disabitate e che non ti spieghi come qualcuno sia riuscito a costruire proprio lassù. Ecco, l'inverno che sta per vivere farà sì che, suo malgrado, Adelmo, nonostante tutta la sua buona volontà, non riesca a stare solo. A fargli compagnia, oltre alla consueta neve ci saranno un cane e forse un piede e il mistero che si porta dietro il piede.

Detta così sembra strana, eppure è una cosa decisamente pertinente e verosimile e se ve la spiegassi, forse non mi credereste. Pertanto fidatevi e date una sbirciata al pezzo che vi inserisco oggi. I misteri iniziano da qui... E poi, voglio proprio che mi diciate che non siete curiosi di leggerlo dopo questo assaggio! Eh!
Buone letture,
Simona Scravaglieri

UNO
Le prime avvisaglie dell’autunno spingono Adelmo Farandola a scendere in paese per fare provviste. La mattina, uscendo dalla baita, vede attorno alla malga l’erba dei prati intrisa di brina che stenta a sciogliersi. Venti gelidi insistono lungo il vallone, si insinuano fin tra le pareti della baita, sembrano battere alla porta, di giorno e di notte. Le nuvole si ingrossano, gravano sulle cose, e niente le sfilaccia più dalle pareti di roccia. 
 Giù in paese, allora, prima che sia troppo tardi e una nevicata renda difficoltoso il cammino.  
Adelmo Farandola cammina, zaino in spalla. Ha bisogno di carne secca, salsicce, vino e burro. Le patate che ha messo da parte basteranno per tutto l’inverno. Ora riposano nella stalla, al buio, accanto ai vecchi utensili dell’alpe, i bigonci, le cavezze, le zangole, le catene, le spazzole, e protendono i germogli pallidi come per fare il solletico. Le patate ci sono, le mele anche – cassette di mele che il freddo renderà ingrugnite, lasciandole però commestibili. Adelmo Farandola ama il gusto di quelle mele brutte, un gusto che gli allappa i denti, si afferra a lungo ai peli delle narici, e sa un po’ di carne, di quella carne frolla che si avanza dopo una caccia abbondante. Anche le mele ci sono, e basteranno per l’inverno. Salsicce ci vogliono, e vino. Vino e burro. Burro e sale. 
 Il vento lo piega da un lato, mentre scende al paese. La fatica lo sorprende, e lo fa quasi ridere il pensiero di quanto faticherà al ritorno, in salita, con quel vento. Il sentiero scivola giù per canaloni e pianori, e talora scompare tra le vecchie ceppaie sfatte, tra l’erba alta, o il pietrame in perenne movimento, ma l’uomo sa come non perdere  la strada. 
 Qui, a mezza costa, l’autunno colora i larici di un giallo scialbo. Non è l’autunno allegro e sfrontato del fondovalle, la tavolozza esasperata dei vigneti e dei boschi di ontani e castagni. Le foglie qui muoiono subito, si seccano subito sui rami, prima ancora di cadere. 
 In passato Adelmo Farandola si recava al paese più spesso, per ascoltare la banda nei giorni di festa solenne. Si nascondeva dietro i muri delle case, e lasciava che il suono della banda gli giungesse confuso. Ma aveva smesso presto di farlo, perché qualcuno lo aveva visto, gli era andato incontro con la mano tesa a stringere la sua, aveva cercato di scambiare due chiacchiere. Ora gli capita di scendere fino a metà della fascia di faggi, e di ascoltare le bande da lassù, ben protetto dalle foglie e dai tronchi. La musica sale indistinta, un pasticcio di colpi di grancassa, tube e stridori di clarini, oscillante nel vento, ma a lui basta questo, e a volte gli capita anche di riconoscere una melodia o l’altra, e gli viene addirittura voglia di canticchiarla, e allora lo fa, ma pianissimo, perché non vorrebbe essere scoperto da qualcuno che passa da quelle parti, pronto ad andargli incontro e a stringergli la mano e a non lasciargliela e a chiedergli cose che lui non sa, non si ricorda o non vuole sapere o non vuole dire. 
Dopo qualche minuto, però, anche la banda gli dà la nausea. Gli sembrano troppi, troppo accalcati, troppo rumorosi, troppo allegri. Allora sputa per terra, si gira, riprende l’erta verso casa, dicendosi che quella banda suona proprio male, che gli abitanti del paese sono tutti stupidi, e che la musica non serve a nulla. 
 Ma gli capita anche di sognarla, quella banda, e nel sogno sente suonare melodie bellissime, da musicisti perfettamente intonati. E senza paura si mette in coda alla banda, li segue e canta a voce spiegata quella musica che gli ricorderebbe antichi momenti di gioventù se avesse conservato quei ricordi per intero, balli con le ragazze, e soprattutto risse e lotte con gli altri pretendenti, lunghe chiacchierate con ragazze, fatte per lo più di silenzi e sospiri e singhiozzi da ubriaco. 
 Una vaga sensazione coglie Adelmo Farandola alle prime case del paese. Si guarda attorno, e tutto gli sembra meno estraneo di quanto gli accade di solito, quando torna a rifornirsi dopo mesi di solitudine sull’alpe. Prende sicuro la via principale, l’unica che possa dirsi via, e si dirige con una facilità che lo stupisce verso il negozio, l’unico che possa dirsi tale. La bottega si affaccia, con una vetrina ingombra di attrezzi impolverati e oggetti da regalo che la lunga esposizione al sole ha reso quasi incolori, sulla piazza della pieve, l’unica piazza che possa dirsi piazza. Lì si vende di tutto, alimentari e arnesi agricoli, biancheria e giornali, pure qualche ninnolo da donna. Adelmo Farandola entra, chinando naturalmente il capo all’ingresso, come si fa per timore quando si entra in chiesa, o come fa sempre lui per non sbattere contro il basso architrave della baita. 
 La donna del negozio lo guarda sorpresa, gli sorride. 
 – Buongiorno – gli dice, – lasci pure aperta la porta, grazie. 
 – Buongiorno a lei – dice Adelmo Farandola, con lentezza. 
 A non parlare per tanto tempo fatica a far uscire le frasi, e ogni parola gli sembra difficile come uno scioglilingua. Per distrazione, chiude dietro di sé la porta. 
– Dimenticato qualcosa? 
 – No, io... dovrei prendere cose.  
– Appunto, dico. Cose che si è dimenticato l’altra volta. L’altra volta, rimugina lui. 
 – La scorsa settimana, sì. Cos’era, martedì, mercoledì. Si ricorda lei? 
 – Io... io sono venuto a fare provviste. – Questo l’ho capito. Ma visto che è già venuto a fare provviste con quella stessa faccia la settimana scorsa, per l’inverno, io le sto chiedendo se per caso ha dimenticato qualcosa, e che cosa ha dimenticato l’altra volta di così importante, visto che non è proprio una passeggiata quella che deve fare per scendere fin qui, e poi risalire non ho mai capito bene dove. 
 La donna ha la lingua allenata alla chiacchiera. Adelmo Farandola invece, avvezzo ai silenzi di mesi, ha perso la capacità di ascoltare, oltre a quella di esprimersi. 
 – E visto che l’altra volta, insomma quel martedì o mercoledì della scorsa settimana lei, caro mio, si è caricato di un bel po’ di roba, mi chiedevo appunto che cosa mai avesse dimenticato. O è passato di qui solo per salutarmi? – ride la donna, una bella risata lunghissima che fa venire i brividi al povero Adelmo Farandola e la voglia di scappare dalla bottega senza comprare nulla. 
 – Io... non sono sceso dall’aprile scorso... – balbetta lui, invece, con grande sforzo. 
 – Ma se le dico che l’ho vista qui! Martedì o mercoledì! Mi prende in giro? 
 – No, io... 
 Entra un altro cliente, un vecchio del paese che una volta riparava attrezzi. Il campanello della porta fa sobbalzare Adelmo Farandola e gli fa fare un passo indietro, verso un angolo buio. Il vecchio annusa e ride. 
– Ti è andato a male qualcosa? – dice alla donna. 
 – Benito! – ride la donna al nuovo arrivato. 
– Il signor Adelmo vuole scherzare, e finge di non ricordarsi che è passato di qui la scorsa settimana a svuotarmi il negozio per l’inverno. 
Lascia pure aperta la porta, grazie. Il vecchio ride ancora, si passa le dita sui baffi ingrigiti, non dice nulla. 
 – Io non sono sceso da aprile – balbetta ancora Adelmo Farandola. Il vecchio ride e tace. 
 – Diglielo tu, Benito, che martedì o mercoledì il signore era qui, e mi ha saccheggiato il negozio. 
 – Eh, ti ho visto anch’io – ride il vecchio.
 – Ma dove? – Proprio qui fuori, per la strada. Carico come un mulo. 
 – Ecco, che le dicevo? – fa la donna, con aria di trionfo. 
– Ma il signor Adelmo qui ha sempre voglia di scherzare, fingeva di non ricordarsi. 
 Adelmo Farandola tace a sua volta. Non scherza mai, lui, non sa scherzare, non sa nemmeno cosa vuol dire scherzare, se mai gli venisse in mente di scherzare nessuno se ne accorgerebbe, perché non sa scherzare, e al massimo lo prenderebbero per scemo, come sta capitando adesso. 
 – Allora, che cosa vuole? – dice la donna, ora più sbrigativa, visto che è arrivato un altro cliente. 
– Ecco, io... Io...  – Lei, sì. 
– Io non mi ricordo esattamente che cosa ho preso l’altra volta... – Come non ricorda? Il vecchio ride per conto suo, di fronte alla smemoratezza del montanaro. – Non ricordo che cosa ho comprato... perché a me servirebbe del sale...
 – Ma se gliene ho dato tre pacchi! 
 – ...del burro... 
 – Tre chili! E che ci fa con tutto quel burro? 
 – ...del vino... 
 – Eh, quello non è mai abbastanza – ride il vecchio. 
 – Una damigiana non le basta? Quando l’ho vista partire carico di tutta quella roba ho pensato che non ce l’avrebbe mai fatta fin lassù! Ma come ci è riuscito, a proposito? – E poi, di nuovo ammiccando: – Non mi dirà che ha già finito quel ben di dio. Il vecchio ride, ride. 
– Il vino si finisce in fretta! – ride. 
 Basta, alla fine, per non partire di lì a mani vuote, Adelmo Farandola compra due bottiglioni di rosso e tre paia di calzettoni di lana. Paga con grosse banconote attorcigliate e bisunte, che la donna con un sospiro prende in mano. Ed esce, nel vento già invernale.

Neve, cane, piede
Claudio Morandini
Edizioni Exòrma , ed. 2015
Collana "Narrativa"
Prezzo 13,00€

domenica 24 gennaio 2016

L'ha detto... Oscar Wilde

Fonte: Zingarate


Ci sono molte cose che butteremmo via volentieri se non temessimo che qualcun altro le raccogliesse. 
 Oscar Wilde


venerdì 22 gennaio 2016

"Regina rossa", Victoria Aveyard - L'eroina secondo me...

Fonte: Il Post


Iniziando l'anno ero in cerca di qualcosa di "leggero e leggiadro" da leggere, che non mi impegnasse tanto. Quindi ho ripescato questo libro di cui avevo sentito commentare parecchio dagli vlogger americani e che è stato scritto da colei che è stata eletta "autore rivelazione Goodreads 2015". C'era anche il mio voto eh! Anche perché sono anni che voto e non ne azzecco uno nemmeno per caso! Quest'anno ce l'ho fatta! Ora, non fraintendetemi, il libro non è proprio malvagio, diciamo che, come tutti i libri dedicati ai ragazzi, gli autori e anche gli editori ci mettono poco "del loro" e quindi, mancando un po' di valore aggiunto che dovrebbe prevenire certi errori, probabilmente questi libri risultano non essere così ben fatti come invece meriterebbero di essere. A Victoria va riconosciuto di aver fatto comunque un ottimo lavoro rimescolando un po' di tutto quello che finora è uscito ed è piaciuto ai ragazzi: c'è Hunger Games, c'è una protagonista che assomiglia tanto a Tris - come carattere e come capelli a Catniss -, c'è un rimando leggero ad Harry Potter e, dopo qualche settimana che ci penso, credo che ci sia qualche rimando anche a Tolkien (La compagnia dell'anello) - in particolare per alcuni riferimenti agli stati che compongono la mappa politica del mondo creato dalla Aveyard -. Prima o poi Tolkien lo leggerò e vi farò sapere se ci ho visto giusto.

Siamo in un momento storico non ben precisato e il mondo è diviso in grandi stati. In uno di questi vive la nostra protagonista che si chiama Mare e che ha diciassette anni; il regime monarchico fa sì che la società si divida in due: da un lato gli aristocratici che hanno il sangue argenteo e dall'altro il popolo con il sangue rosso. Fra le varie leggi, che rimandano ad un periodo medievale - che però così non è -, ce n'è una che impone ai giovani di ambo i sessi che abbiano raggiunto il diciottesimo anno di età, e che non sia impiegati in assistentati o lavori stipendiati, di partire per la guerra. È per questo motivo che i tre fratelli maggiori di Mare sono in guerra mentre la sorella, che ha imparato il mestiere da sarta, allo stato di fatto mantiene tutta la famiglia come può. Mare arrotonda rubacchiando qui e lì. Il suo migliore amico però un giorno perde il suo datore di lavoro e quindi, essendo di poco più grande di lei, rischia di dover partire per la guerra e a Mare non rimane altro che rivolgersi al mercato nero e reperire, con il borseggio, l'esosa cifra richiesta dalla Guardia Scarlatta per farli sparire. Poi un furto svelato, un giovane strano e la vita di Mare prende una piega del tutto inaspettata...

Questa è, per sommi capi, la prima parte della storia, depurata di cose che fanno parte della trama ma che avrebbero reso il riassunto decisamente più pesante. In generale il mondo creato dalla Aveyard non è malvagio. Due classi sociali si contrappongono con armi differenti: da un lato c'è il popolo che ha il numero dalla sua e dall'altra gli aristocratici che sono, in alcuni casi tenutari di poteri magici. Fino al presente della storia ogni venerdì il popolo è costretto a partecipare alle gesta, ovvero a prendere parte ad uno show nel quale due argentei si fronteggiano mettendo in mostra i loro poteri sovrannaturali; grazie a questa continua dimostrazione di forza e al controllo continuo della popolazione viene garantito lo status quo. Per contro Mare, tra un capriccio e l'altro, si trova in mezzo a due fuochi: scopre un lato di sé che non conosceva, e che le può spianare la vita  ma contemporaneamente  fatica ad accettare la strada pi facile per le condizioni che questa implica e che le vengono imposte. In questo non solo non è coerente, ma è decisamente  avventata. Mi direte: "ma è un'eroina!". E io vi rispondo che c'è eroina ed eroina. L'eroe è quello che compie gesti epici, da ammirare: e fin qui siamo tutti d'accordo. Ma se l'eroe prima si erge alla difesa dei propri cari, poi li mette in pericolo ben sapendo che non ha tutta questa conoscenza per poterli difendere, e poi passa dieci righe a stare in pensiero, ecco... non sembra più tanto eroe ma un adolescente ribelle che non sa stare alle regole vecchie e nemmeno a quelle nuove.

Detto questo, appunto epurando momentaneamente i capricci di Mare, la nostra protagonista di trova esattamente nel mezzo fra i due mondi e ha l'opportunità di fare delle considerazioni che sono anche decisamente giuste: 
- il mondo non è tutto bianco e nero e, se appartieni ad una fazione invece che l'altra, non è detto che tu sia cattivo o buono e che non abbia ricevuto un qualche torto;
- che tra  quello che pensiamo e quello che dobbiamo fare c'è differenza ma che, a volte, anche se, il nostro dovere non è propriamente il nostro piacere, le cose vanno fatte e affrontate con perizia, studio e anche coraggio;
- che l'ideale si può anche inseguire ma comporterà sempre un prezzo che non sempre siamo disposti a pagare.

E in questo mi sento di dire che "Red Queen" è sicuramente uno degli YA (Young Adult) forse più interessanti tra quei pochi che ho letto sin'ora. Certamente, ci sono ampie descrizioni dei vestiti delle dame - pare che se sei di sesso femminile e scrivi, non se ne possa fare a meno-, oppure per compiere un viaggio di mezza giornata su una barca ci mettiamo dieci pagine - è anche interessante trovare altri riferimenti ad Hunger Games ma una spuntatina io gliel'avrei data-, ma tutto sommato non  malvagio. C'è qualche elemento contestabile che è dato dalla gestione di coloro cui viene salvata la vita. Io già vi vedo con due occhi sbarrati così O.O! Eh sì, nel mondo degli argentei ci sono anche i curatori (io ne vorrei una casa!) alcuni riparano le ossa, altri il sangue e le ferite. Ora si da il caso - POTREBBE ESSERE UNO SPOILER quindi se non vuoi anticipazioni salta questo pezzo!- che ad un certo punto delle persone vengano uccise e, di queste, ne venga salvata solo una; successivamente anche qualcun altro si ferisce e viene salvato. Tutte le persone cui faccio riferimento sono state colpite con un proiettile in zone vitali. Eppure solo due, senza motivo si salvano in tempi diversi. Victoria, Victoria... Ma che mi combini?? Almeno inventati una scusa, che ne so: "quello non lo abbiamo salvato perché aveva una carie e quelli con le carie sono immuni ai curatori magici!". Insomma, capisco che, il pathos delle scene viene preservato ma così proprio non va, eh?! - FINE SPOILER lettore sei salvo!-.

Detto ciò qui dentro c'è un po' di tutto, il grande fratello costituito da coloro che leggono la mente, ci sono i poteri magici che permettono il contrapporsi delle varie fazioni aristocratiche e non e dei colpi di scena abbastanza verosimili. È comunque un lavoro scorrevole, ci ho messo due pomeriggi a finirlo, interessante e ha anche un buon ritmo. Successivamente a questo è uscito una sorta di prequel costituito da due racconti racchiusi in una raccolta intitolata "Cruel Crown" che è uscita il 5 Gennaio. A questo seguirà il secondo libro della serie (in uscita il 9 Febbraio) in lingua inglese che s'intitola " Glass Sword". Sicuramente è un libro che regalerei ai figli degli amici perché può essere un buon intrattenimento e presenta tanti spunti intelligenti di riflessione. Quindi se avete giovani amici lettori, questo è un titolo da tenere sicuramente in considerazione, speriamo che nel seguito ci siano meno elementi contestabili dal sano buon senso di un lettore  più attento.

Buone letture,
Simona Scravaglieri


La regina rossa
Victoria Aveyard
Mondadori Editore, ed. 2015
Traduzione di E. Cagliana
Collana "Chrysalide"
Prezzo 19,00€



Fonte: Epic Reads

mercoledì 20 gennaio 2016

[Dal libro che sto leggendo] Un'etica del lettore

Marilyn
Fonte: SodaPDF+

Oggi vi ripropongo un redivivo. Non che voglia ripetermi per forza, ma questo libro lo avevo iniziato l'anno scorso - o due anni fa, non ricordo bene - e poi lo avevo dovuto abbandonare perché sommersa dalle incombenze e, all'epoca, non sarei riuscita a dargli l'attenzione dovuta. Pertanto l'h accantonato sul comodino, nell'attesa di trovare la tranquillità di poterlo leggere. E quindi eccolo qui, la lettura della mia settimana è questa insieme ad un altro libretto di pari ingombro.

Io ed Ezio Raimondi ci comprendiamo magnificamente quando lui ad un certo punto scrive "quando leggiamo le parole di un testo le riempiamo della nostra esperienza", è una cosa che ho detto spesso qui ed è la spiegazione più plausibile del fatto che, lo stesso libro, letto da persone diverse dia effetti differenti.
E' un libello piccino, ma pieno di tanti spunti di riflessione che da lettore bisognerebbe sempre prendere in considerazione per conoscersi e migliorarsi.

Spero di parlarvene presto.
Buone letture,
Simona Scravaglieri



Dove siamo quando leggiamo? In quale tempo e in quale spazio ha propriamente luogo il singolare, fragile evento della lettura? Qual è lo statuto della nostra soggettività mentre sul libro, di frase in frase, si mobilitano insieme l'orecchio e lo sguardo, l'immaginazione e la voce?Una volta un grande scrittore del Novecento, Thomas Mann, ha raccontato una sua esperienza di lettura intrecciandola ad una esperienza di viaggio. Una traversata con Don Chischiotte, il «feuilleton» scritto da Mann nel 1934 dopo aver lasciato la Germania nazista, era appunto il diario della sua prima navigazione verso gli Stati Uniti d'America. Ma sin dall'inizio lo scrittore in esilio aveva preso la sua decisione: ad accompagnarlo in un «viaggio mondiale» doveva essere il «libro mondiale» di Cervantes; e in questo modo «l'avventura dello scriverlo» trovava il corrispettivo nell'avventura, per così dire sdoppiata, «rappresentata dal leggerlo» e dalla navigazione attraverso l'Atlantico, sulla base labile di un piroscafo nelle alterne congiunture della vita di bordo. D fatto, l'esperienza riflessa dei luoghi del Chisciotte e del suo epos intriso di humor si avvicendava o si confondeva di continuo con i luoghi del lettore, in una poltrona a tettuccio sopra coperta con lusso placcato della social hall, tra una conversazione sul tempo e il ricordo struggente della Germania perduta. Ma quando il lettore alzava gli occhi dal libro, ecco che il pathos comico del Chisciotte, con la sua vertiginosa alchimia di avvilimento e esaltazione, pareva riverberarsi nei luoghi circostanti e colorirne la percezione si trattasse di una partita a shuffle board o dei volenterosi sforzi artistici dell'orchestrina di bordo tra i segni grigi variamente dissimulati della Grande Depressione. Intanto, navigando in questo «oceano narrativo», il lettore entrava in contatto con il tempo nascosto ma operante della tradizione o della biblioteca del romanzo moderno, che l'autore in progress della saga di Giuseppe esplorava attraverso le parole di Cervantes per accordarla al proprio disegno inquieto di ritrovare e umanizzare il mito. E alla fine del viaggio, oltre che del libro, mentre tra la nebbia cominciava a profilarsi giganteschi grattacieli di Manhattan, nella mente del lettore il volto di Don Chisciotte poteva assumere dei tratti alteri ma insieme commoventi di Nietzsche, fra le speranze, le inquietudini, le illusioni di un'Europa turbata alla ricerca di un nuovo umanesimo e di se stessa.


Questo pezzo è tratto da:


Un'etica del lettore

Ezio Raimondi
Il mulino Editore, ed. 2007
Collana "Voci"
Prezzo 7,00€ 

domenica 17 gennaio 2016

L'ha detto... George Orwell

Fonte: Blue Labyrinths


La via più rapida per porre fine a una guerra è quella di perderla. 

 George Orwell

venerdì 15 gennaio 2016

"Che libro mi metto oggi?", Marta Elena Casanova - Coordinazione...

Fonte: Reading is sexy, Pinterest
Sono circa due anni che leggo i libri della collana di WUZ pubblicati da Editrice bibliografica e mi accorgo solo ora che alcuni colori della collana sono indicativi del tipo di libro che stai leggendo. Quelli rossi sono di intrattenimento letterario, quelli bianchi tecnici e bignami, quelli colorati, che non siano però rossi, sono quelli professionali. Chissà se ci ho preso. Comunque il libro di oggi ha la copertina prevalentemente rossa e, come fu per l'altro di Giulio Passerini (Nemici di penna), anche questo è un testo spassosissimo. Cominciamo con il dire che io e la moda non ci siamo mai stat troppo simpatici: io odio che lei cambi idea ogni folata di vento o ogni respiro e lei fa di tutto per proporsi in versioni sempre più assurde e costose. Per cui ci ignoriamo cortesemente e ogni tanto ci veniamo incontro quando lei soddisfa i miei parametri per i quali reputo le sue proposte accettabili. Nn sono mai stata un tipo da shopping per boutique e di certo questo libro non mi ha convinto a sottopormi a tali torture.

Certo è che i presupposti, da cui parte l'autrice, sono decisamente accattivanti. Per ogni giorno c'è una mise o un accessorio che ti fanno far pace con il mondo che ti ha costretto all'alzataccia dal letto e c'è anche un libro che ti può rendere la giornata meno pessima di quel che sembra. Libri e moda tutto sommato asservendo a necessità simili  possono essere coordinati. Non è un romanzo bensì una rassegna con relativo specchietto finale di cosa è IN e cosa è OUT e delle possibili variazioni di libri che si possono leggere coordinandoli al nostro stile. Si parte dall'immancabile "A colazione da Tiffany" per terminare alle tutine da super eroe (ancora rido come una matta per certe descrizioni!) passando per scarpe, cappelli e tipi di stoffe. Ogni piccolo capitolo è completo sia di descrizione dell'oggetto di moda e sia sul perché dell'abbinamento e ne esce un invito alla lettura decisamente accattivante. Ho anche scoperto dei libri di cui non sapevo l'esistenza e notato alcune caratteristiche di quelli che ho letto cui non avevo evidentemente dato la dovuta attenzione.

Pertanto, oltre ad essere divertente, è a suo modo decisamente interessante cogliere lo spunto di uno stile, un capo di abbigliamento o un accessorio scoprire che, anche se non ci facciamo così tanto caso, la moda è un fattore importante anche nelle storie. E vi sorprendere di quanto lo sia. In più, guardandola da punto di vista meramente pratico, non incorrete nei classici errori di moda che tanto hanno rese famose trasmissioni come quelle che venivano trasmesse dal famoso canale americano E!.
Quindi bando alle ciance e lasciatevi conquistare da questo bellissimo lavoro della Casanova e rassegnatevi, ho altri tre libri della stessa collana di cui parlarvi, ma non sono con la copertina rossa!

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Che libro mi metto oggi?
Marta Elena Casanova
Editrice Bibliografica, ed. 2014
Collana "I libri di Wuz"
Prezzo 9,90€

Fonte: LettureSconclusionate

mercoledì 13 gennaio 2016

[Dal libro che sto leggendo] La donna in bianco



Fonte: Mezzo Pieno

Se dovessi definire questo libro in breve potrei dire: strabiliante, scorrevole e decisamente interessante. Wilkie Collins è da parecchio che gira. È stato ristampato più e più volte da Fazi e io avevo una copia in ebook da parecchio tempo che attendeva di essere letta. Eppure c'è voluto il libro fisico e Hornby (Una vita da lettore, Nick Hornby - Guanda, trad. M. Bocchiola) per affrontare questo piccolo tomo di 783 pagine - ho provato un paio di volte a scriverlo a parole ma mi sembra di compilare un assegno, accontentatevi!-. Quel che mi frenava è che questa storia, seppur una di quelle che hanno consacrato Collins come il "padre del genere poliziesco odierno", è stata pubblicata per la prima volta a puntate sul settimanale di Dickens per circa un anno. 

Avevo già avuto un'esperienza, disastrosa allora, con un romanzo pubblicato a puntate su una rivista, questa volta contemporaneo (Miss S., Cathleen Schine - Mondadori Editore, trad. S. Bortolussi) e il problema era dato da fatto che, dovendo tenere in piedi l'attenzione del lettore per un numero di settimane ben precise, sembrava che l'autrice avesse molto allungato il brodo. Quindi da giallo, che doveva richiamare "I sette piccoli indiani", era divenuto un romanzo anche un po' noioso. Io sono circa a pagina 250, la formula scelta da Collins, almeno fino ad ora, è quello di far raccontare la storia dai vari testimoni, come se stessimo ascoltando un vero e proprio processo. Le descrizioni dei personaggi non sono dirette dall'autore ma da quello che è, momento per momento, il narratore e quindi anche se la sventurata Laura viene presentata tre volte non ci sono effettive ripetizioni, perché a raffigurarla ci sono persone diverse che la percepiscono tutte diversamente. E trovo questa soluzione veramente geniale.

Siamo in un Luglio di un anno non specificato e uno dei protagonisti di questa vicenda, colui che apre le danze, è il giovane maestro di disegno Walter Hartright, aiutato da suo amico il professor Pesca, trova lavoro in una casa fuori Londra come insegnante per due giovani ragazze. La sera prima di partire di ritorno da casa della madre e non sopportando il caldo decide di percorrere la strada più lunga visto che è anche quella più ariosa ma mentre supera un incrocio una mano pallida si poggia sulla spalla. Dopo essersi ripreso dallo spavento HartRight si volta e scopre che la mano che lo ha fatto sussultare è quella di una giovane donna completamente vestita di bianco. È agitata e cerca indicazioni per arrivare in centro e non sembra conoscere quei luoghi. Sembra stia fuggendo da qualcuno, ma chi?

Sto leggendo due libri contemporaneamente e sto anche soffrendo perché, invece, vorrei dedicarmi solo a questo che è incredibilmente scorrevole e accattivante. Questa è veramente una bella scoperta che vi raccomando di fare.
Buone letture,
Simona Scravaglieri




Era l’ultimo giorno di luglio. La lunga estate calda volgeva al termine, e noi, stremati pellegrini del selciato di Londra, cominciavamo a pensare all’ombra delle nuvole sui campi di grano, e alle brezze d’autunno in riva al mare. 
Quanto a me, quel che restava dell’estate mi lasciava senza forze, senza allegria, e, a dire il vero, anche senza soldi. Nel corso di quell’anno non avevo amministrato i miei guadagni con la solita attenzione; e la mia prodigalità ora mi condannava a un autunno da trascorrere all’insegna del risparmio, dividendomi tra il villino di mia madre a Hampstead e il mio modesto appartamento in città. 
La sera, ricordo, era immobile e nuvolosa; l’aria di Londra era pesante più che mai, e il ronzio del traffico, che proveniva in lontananza dalla strada, pareva invece più debole del solito; quel po’ di vita che batteva timido dentro di me e il grande cuore della città che mi pulsava intorno sembravano affondare all’unisono, sempre più languidi, insieme al sole che calava all’orizzonte. Mi sollevai dal libro su cui, dimentico della lettura, stavo sognando, e lasciai il mio appartamento per andare incontro all’aria fredda della notte, nei sobborghi. Quella era infatti una delle due sere a settimana che avevo l’abitudine di trascorrere assieme a mia madre e mia sorella. Così mi diressi verso nord, in direzione di Hampstead. 
Alcuni avvenimenti, cui non ho ancora accennato, rendono a questo punto necessaria una precisazione da parte mia: a quel tempo mio padre era già morto da alcuni anni; e mia sorella Sarah e io eravamo gli unici sopravvissuti di una famiglia di cinque figli. Anche mio padre, come me, era stato insegnante di disegno. Aveva faticato molto, ed era riuscito a ottenere grandi soddisfazioni professionali; e il suo affetto, la sua ansia di provvedere al futuro di quanti dipendevano dal suo lavoro l’avevano indotto, fin dai primi anni di matrimonio, a investire in un’assicurazione sulla vita una parte dei suoi guadagni assai più consistente di quella che in genere un padre di famiglia ritiene necessario risparmiare a tale scopo. Grazie alla sua ammirevole prudenza e abnegazione mia madre e mia sorella, dopo la sua morte, poterono contare solo sui loro risparmi, senza dover chiedere aiuto a nessuno. Io ereditai la sua clientela, e potei dirmi davvero grato per le prospettive che mi si aprivano davanti alla mia giovane età. 
Il placido crepuscolo tremava ancora sulle creste più alte della brughiera, e sotto di me Londra pareva sprofondata in un golfo di tenebre nell’ombra di quella notte nuvolosa, quando arrivai davanti al cancello del villino di mia madre. Non avevo ancora suonato il campanello che la porta di casa si spalancò con violenza; al posto del cameriere comparve il mio caro amico italiano, il professor Pesca, che si precipitò gioiosamente a ricevermi, con la sua garrula parodia di un tipico benvenuto all’inglese. 
Per rendere giustizia al suo ruolo in questa vicenda e, mi sia concesso aggiungere, anche al mio, il professore merita l’onore di una presentazione formale. Un caso del destino aveva voluto che fosse proprio lui il punto di partenza della strana vicenda familiare che queste pagine hanno lo scopo di rivelare. 
Avevo incontrato per la prima volta il mio amico italiano in casa di una famiglia piuttosto in vista, dove egli insegnava la sua lingua e io il disegno. Tutto ciò che sapevo allora sulla sua storia personale era che un tempo aveva goduto di un certo prestigio presso l’Università di Padova; che aveva lasciato l’Italia per motivi politici (la natura dei quali egli si asteneva con chiunque dal rivelare); e che da molti anni s’era rispettabilmente sistemato a Londra come insegnante di lingue. 
Pur non essendo un vero e proprio nano –giacché era perfettamente proporzionato dalla testa ai piedi –Pesca era, credo, il più piccolo essere umano che io abbia mai incontrato fuori da una fiera. Già di per sé appariscente, a causa del suo aspetto fisico, egli si distingueva ulteriormente tra i ranghi e le file del genere umano per via dell’innocua eccentricità del suo carattere. Una sola idea sembrava dominare la sua vita: sentiva di dover dimostrare la sua gratitudine al paese che gli aveva offerto asilo e mezzi di sussistenza facendo tutto il possibile per trasformarsi in un perfetto gentiluomo inglese. Non contento di pagare il suo tributo alla nazione portando sempre sottobraccio un ombrello e indossando invariabilmente ghette e cappello bianco, il professore ambiva a diventare inglese anche nelle abitudini e negli svaghi, oltre che nell’aspetto fisico. Considerandoci del tutto eccezionali, come nazione, in virtù della nostra passione per l’esercizio fisico, quest’omettino dal cuore tanto ingenuo, ogni volta che ne aveva l’occasione, si votava con entusiasmo a tutti i nostri sport e passatempi inglesi: fermamente convinto di poter adottare l’intera varietà dei nostri svaghi nazionali con un semplice sforzo di volontà, proprio come aveva adottato le nostre ghette nazionali e il nostro nazional cappello bianco. 
L’avevo visto rischiare botte e lividi buttandosi alla cieca in una caccia alla volpe o in un campo di cricket; e poco dopo lo vidi rischiare la vita, sempre alla cieca, in mezzo al mare al largo di Brighton. 
C’eravamo incontrati lì per caso e stavamo facendo il bagno insieme. Se fossimo stati alle prese con qualche esercizio tipico della mia nazione avrei dovuto, naturalmente, tenerlo d’occhio con grande attenzione; ma poiché in genere, nell’acqua, gli stranieri sono in grado di badare a se stessi né più né meno di noi inglesi, non mi passò neppure per la testa che l’arte del nuoto potesse costituire semplicemente una variante in più sulla lista dei virili esercizi che il professore riteneva di poter apprendere all’impronta. Appena ci fummo entrambi allontanati dalla riva, vedendo che il mio amico non era più accanto a me, mi fermai, e mi guardai intorno per cercarlo. Con mio grande orrore e stupore, non vidi altro, tra la spiaggia e me, che due minuscole braccine bianche che lottavano per un istante sulla superficie dell’acqua, per poi sparire subito nel nulla. Quando mi tuffai sott’acqua per salvarlo, il poveretto giaceva buono buono sul fondo, raggomitolato in un avvallamento del greto, e mi parve di gran lunga più piccolo del solito. In quei pochi minuti che trascorsero mentre lo riportavo a riva, l’aria lo fece rinvenire, ed egli riuscì a salire i gradini del trampolino con il mio aiuto. Mentre a poco a poco recuperava le forze, lentamente tornò a farsi strada in lui lo splendido miraggio del nuoto. Non appena smise di battere i denti, e fu in grado di parlare, sorrise debolmente, e disse che doveva essersi trattato di un crampo. 
Quando si fu ripreso del tutto mi raggiunse sulla spiaggia, e la sua calda indole mediterranea spazzò via in un momento ogni britannico contegno. Mi travolse con le più selvagge manifestazioni d’affetto –esclamò entusiasta, con quel suo modo di fare esagerato, tipicamente italiano, che da quel momento la sua vita era a mia disposizione –e dichiarò che non sarebbe mai più stato felice finché non avesse trovato il modo di provarmi la sua gratitudine, rendendomi qualche servigio che non avrei più dimenticato fino alla fine dei miei giorni. 
Feci del mio meglio per arginare quel fiume di lacrime e proteste, insistendo nel voler considerare tutta quell’avventura soltanto come un buon argomento per qualche risata tra amici; e alla fine riuscii, come avevo immaginato, a ridimensionare l’eccessiva gratitudine di Pesca nei miei confronti. Mai avrei potuto pensare, allora –e anche dopo, quando la nostra piacevole vacanza volse al termine –che quell’opportunità di sdebitarsi, tanto ardentemente auspicata dal mio amico, si sarebbe presentata di lì a poco: che egli l’avrebbe afferrata all’istante; e che così facendo avrebbe convogliato l’intera corrente della mia esistenza verso un corso assolutamente nuovo, rendendomi quasi irriconoscibile a me stesso. 
Eppure così fu. Se non mi fossi tuffato a salvare il professor Pesca quando giaceva sott’acqua nel suo letto di ghiaia, con ogni probabilità non sarei mai stato coinvolto nella storia che queste pagine stanno per raccontare –e forse non avrei neppure sentito nominare quella donna che ha popolato ogni mio pensiero, che si è impossessata di tutte le mie energie e che ormai è diventata l’unica guida, e l’unico scopo, della mia esistenza.

Questo pezzo è tratto da:

La donna in bianco
Wilkie Collins
Fazi Editore, Ed. 2006
Traduzione di Stefano Tummolini
Collana "Le Porte"
Prezzo 18,50€


- Posted using BlogPress from my iPad

lunedì 11 gennaio 2016

Diario di un mese di libri... Dicembre 2015


Fonte: Decorating Files


Libri comprati:

"The LeftOvers. Svaniti nel nulla.", Tom Perrotta
- E/O Edizioni
"Comunism. Gli ultimi eretici dell'Impero", Valise Ernu - Hacca Edizioni
"La penultima città", Piero Calò - Las Vegas Edizioni 
"Attraversami", Christinan Mascheroni - Las Vegas Edizioni 
"Le prime quindici vite di Harry August", Claire North- NN Editore
"Panorama", Tommaso Pincio - NN Editore
"La melanconia di Clara", Anne Raeff - Spartaco edizioni
"More uxorio", Francesca Fiorletta - Zona Editore
"Il re della neve"Kerry Greenwood - Polillo Editore (da regalare)
"Il treno per la campagnaKerry Greenwood - Polillo Editore (da regalare)
"Morte di un marito", Kerry Greenwood - Polillo Editore (da regalare)
"Omicidio al giro" Paolo Foschi - E/O Edizioni (da regalare)
"Vita e destino", Vasilij Grossman - Adelphi Edizioni
"Isolario arabo medievale", Angelo Arioli - Adelphi Edizioni
"Sabbie mobili: l'arte di sopravvivereHenning Mankell- Marsilio Editore
"Rock Springs", Richard Ford - Feltrinelli Editore
"Non abitiamo più qui", Andre Dubus - Mattioli 1885 Editore
"Gli anni della leggerezza. La saga dei Cazalet", J. Elisabeth Howard - Fazi Editore 
"La regina rossa", Victoria Aveyard - Mondadori Editore


Libri regalati


"La fine", Salvatore Scibona - 
66thand2nd Edizioni
"I segreti di Heap House", Edward Carey - Bompiani editore
"I figli sono pezzi di cuore", Giorgia Lepore - E/O Edizioni
"In cammino con Stevenson. Viaggio nelle Cévennes", Tino Franza - Exòrma Editore 
"Caterina fu gettata", Carlo Sperduti - Intermezzi Editore
"I collezionisti", Biagio Biagini e Anna laura Cantone - Lavieri Editore
"La passeggera", Daniela Frascati - Scrittura&Scritture Editore
"Amori novecenteschi. Saggi su Cardarelli, Sbarbaro, Pavese, Bertolucci", Francesco Ricci - Zona Editore


Libri letti

"The LeftOvers. Svaniti nel nulla.", Tom Perrotta- E/O Edizioni
"Che libro mi metto oggi", Marta Elena Casanova - Editrice Bibliografica
"Il caravanserraglio", Francis Picabia - Edizioni Clichy (non ultimato)
"Gli anni della leggerezza. La saga dei Cazalet", J. Elisabeth Howard - Fazi Editore (Non ultimato)
"Quando le chitarre facevano l'amore", Lorenzo Mazzoni - Spartaco Editore (non ultimato)
"I fratelli Karamazov", Dostoevskij - Sansoni Editore (non ultimato)
"A spool of blue thread", Anne Tyler - Ballantine books (non ultimato)


Possiamo tranquillamente dire che, il blocco del lettore, ha contagiato anche me a Dicembre. Dopo anni che non mi succedeva, in questo mese ho letto veramente poco, ma talmente poco da spaventare quasi il mio amico Massimo che, da quando mi conosce, non mi aveva mai visto tanto stanca da stare un intero pomeriggio a vedere serie tv. Almeno con le serie ho fatto i compiti, volevo vedere se il lavoro di Perrotta, nella serie, rispecchiava quel capolavoro che è il libro che preso in fiera e ho finito in pochi giorni. Ecco, nonostante anche la serie si vede che è scritta da Perrotta, non è incisiva ed è molto diversa dal libro. Diciamo che è un altro punto di vista, ma è costruita più o meno nella stessa maniera del libro il che è sinonimo del fatto che la scrittura per la tv e quella per il solo panorama letterario possono incontrarsi e arricchirsi a vicenda. Quindi, leggendo The LeftOvers non avrete anticipazioni della serie TV e nemmeno risposte più esaurienti. Quindi vi consiglio di non tralasciare il libro per la serie e viceversa.

In questo mese c'è stata la Fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi di cui vi ho parlato in un post a parte. Tanti libri e tanti editori e, come detto in quell'occasione, il momento più importante è stato quello che ci ha visto incontrarci tra blogger e scambiare opinioni fra noi. È un momento in cui, anche non dicendolo, si tirano le somme di un anno, si valutano i pro e i contro di quello che si è fatto e di quello che si farà confrontandosi sulle tendenze in atto in rete e nell'editoria. Ma veniamo alla parte che più forse vi interessa: i libri.

Vi risparmio quelli di cui vi ho già ampiamente parlato nel post che vi ho linkato e che riguarda la manifestazione, aggiungendo quelli che invece ho preso a parte in altri momenti. E tra questi c'è "Il re della neve" di Kerry Greenwood che è il primo della serie di tre pubblicati da Polillo Editore. Come vi accennavo nel succitato post Kerry Greenwood è la creatrice del personaggio di Miss Fisher e dopo la messa in onda della serie, questi tre libri hanno cominciato a vendere bene. Ora, in fiera c'era solo il secondo e il terzo e visto che il primo non costava poi così tanto ho deciso di regalare a mia madre la serie completa. Tra gli altri regali c'è "Gli anni della leggerezza" della Howard che ho comprato per l'amico (quello del tarlo della Seminara vedi Diario di Novembre). Acquisto che troverete come fatto anche nel mese di Gennaio perché sì, mi sono arresa, leggere un libro così lungo e così articolato in Pdf è una vera, grande anzi grandissima rottura. La maggior parte delle app ereader non tengono il segno quando vai avanti o torni indietro oppure non inquadrano bene l'immagine con il risultato che lo schermo dell'ipad sembra il circolo giochi di "cerca l'impronta". Nun gliela posso fa... quindi mi sono arresa e l'ho ricomprato anche per me.
La saga si apre, come vi avevo accennato quando ho accettato il pdf, con l'imminente partenza di tre famiglie di tre fratelli che si apprestano a far ritorno a casa per le vacanze estive. Alcuni di loro non potranno rimanere perché devono tornare al lavoro, ma la trama si giova di ogni personaggio che trova il suo spazio per essere protagonista. La scusa e trama di superficie è incontrarsi, la vera trama però si compone delle esperienze e dei rapporti passati fra figli e madre e quelli fra le varie mogli o mariti. Quindi la trama è la composizione delle storie personali di tutti e visto che i personaggi sono veramente tanti è difficile  non dover risfogliare qualche pagina per rinfrescarsi la memoria!

Nello stesso giorno, nella libreria che mi sopporta, ovvero la Libreria Adeia di Grottaferrata, ho preso un altro regalo per mio fratello che, finalmente, ha scoperto che oltre a Camilleri c'è di più. Già li sento i patiti camilleriani che mugugnano, ma vi assicuro che il Foschi, Paolo autore di "Omicidio al Giro", ha sicuramente da dire la sua in merito di gialli e, in più cambia panorama. Una volta la Roma vince i mondiali (non sapete che goduria è stata regalarlo a lui che è Juventino!) stavolta è un omicidio al Giro d'Italia. Il protagonista è sempre lo stesso, Igor Attila, chiamato ad indagare nei casi sportivi poco chiari, e in fatto di ombre il Giro d'Italia è proprio perfetto. Ora si pone il problema che credo di averglieli regalato quasi tutti i libri scritti da Paolo quindi urge che ne faccia uscire un altro prima del 22 Settembre! Chiaramente vi sembra normale che io entri in libreria e non esca anche con qualcosina per me? Assolutamente no! Ho dato man libera alla libraria, che credo che in questo momento sarà invidiata dalla categoria, e le ho detto scegli due libri che ti sono piaciuti che li compro. Sono usciti due Adelphi Edizioni, dei quali del primo conosco l'autore anche se non l'ho letto e del secondo manco quello. Due titoli che mi erano proprio sfuggiti da quel catalogo!

"Vita e destino", se lo cercate sui vari store online è probabile che troviate il commento,  di Serena Vitale, tagliato un po' male, a mio avviso, perché ad un veloce sguardo il commento potrebbe essere sintetizzato con: "Piglia tutto quello che si dice o che sai sulla Russia fino ai Gulag e buttacelo dentro" ma, da quel che mi è capitato di sbirciare, non è proprio così. È da intendersi come una grande saga, costruita come quella della Howard dove però, visto il riferimento della Vitale a una "ottocentesca, toltosjana generosità", probabilmente l'elenco dei protagonisti è molto alto e, come avviene per "Gli anni della leggerezza", anche in questo caso si parte da uno spunto di trama di superficie, vagando negli anni e negli avvenimenti, si arriva forse fino agli anni '60 (quando i Gulag furono soppressi). In effetti a parte che il vagare dell'autore è più filosofico-storico non c'è scritto molto altro e quindi vi dirò nel dettaglio quando lo avrò letto. 

"Isolario arabo medievale" questo invece ha un nome che mai mi ricorderò, ma probabilmente è un libro che credo mi piacerà. È un viaggio nel mondo arabo attraverso il mondo arabo medievale attraverso le storie che seguono le rotte musulmane dell'epoca. Arte, cultura, commercio, conquista, vita, si fondo insieme e si rivela volta per volta nei resoconti dei vari luoghi che furono colonizzati e delle terre di origine. Bello no? In confronto a quello di Grossman è praticamente un libello da 341 pagine in confronto a che ne conta ben 827!

Questo è invece un ebook, "Sabbie mobili: l'arte di sopravvivere" di Henning Mankell pubblicato da Marsilio Editore, che ho preso in offerta lampo a 1,99€. È un testamento di un uomo e un intellettuale recentemente scomparso dopo una lunga malattia (tumore alla nuca e ad un polmone, è morto il 5 Ottobre 2015). Mankell è divenuto famoso per i suoi libri polizieschi, ma quando lo scorso anno gli è stato comunicato che aveva un tumore ha cominciato a compilare un diario online sul suo sito giornalmente e ha deciso di raccontare la realtà che ci circonda attraverso gli occhi di chi sta per andarsene. È un punto di vista diverso, quello di chi non ha nulla da perdere, ma che gli permette di evidenziare i punti deboli sui quali si poggia la vita di tutti. Non lo avreste lasciato andare anche voi, al mio posto!

"Rock Springs", Richard Ford - Feltrinelli Editore. E qui arriviamo alle dolenti note e preciso che oggi (10.1.2016) io sono solo a pagina 54 di 180 circa. Intanto cominciamo con il dire che forse per la prima volta in vita mia posso dire che la traduzione di questo libro non mi piace; Ford è un contemporaneo e invece mi sembra che il testo tradotto appartenga ad un autore trapassato da parecchio. In più la traduzione stride con il minimalismo, forse eccessivo, di questi racconti che riproducono, per ora ne ho letti due, solo quadri e null'altro. Nel primo troviamo una coppia. Lui scapestrato, ex galeotto per una truffa e padre di una ragazzina e lei, la sua compagna, divorziata che ha perso anche i figli affidati al marito al quale racconta che il suo compagno è un assassino per evitare che si presenti in casa e si porti via tutti gli oggetti che contiene. Iniziano un viaggio per andare in Florida e la macchina si rompe a Rock Spring. E? Boh... C'è la descrizione della provincia americana, un accenno ai rapporti difficili a a vite dannate e nulla più. Questo è il libro scelto dal BCK (Book Club Klamm) per le letture di Dicembre per chi fosse curioso o avesse voglia di partecipare il BCK si riunirà nuovamente il 24 Gennaio 2016 alle ore 19:00 al Klamm

Altro GDL (Gruppo di lettura) cui non so se farò in tempo a partecipare anche se mi piacerebbe è quello che si tiene con Nadia Terranova, in centro a Roma (se riesco a capire dove vi aggiorno il post) e che si riunisce il 26 Gennaio. [AGGIORNAMENTO: L’incontro è il 21, libreria Altroquando. Maggiori informazioni sulle iniziative del gruppetto dei libri in testa qui: http://www.ilibrintesta.it/ ]. Il libro scelto da loro è praticamente un introvabile, che Santa Irene da Librangolo Acuto ha reperito per me "Non abitiamo più qui", Andre Dubus edito da Mattioli 1885. Ora, Andre Jules Dubus II, ha scritto una marea di libri e in questo caso il libro in questione è una raccolta di due racconti che affrontano i rapporti di coppia moderni. Le coppie qui rappresentate vivono la loro unione come una sconfitta e una limitazione oppure cercano consolazione in persone esterne alla coppia stessa. Non saprei dirvi nulla di più perché proprio non conoscevo questo autore.

Angolo saghe: in formato ebook,"La regina rossa" di Victoria Aveyard (Mondadori Editore) che ho anche letto e finito a Gennaio. Dopo mesi di cose un po' impegnative cercavo un po' di svago e, in più, per la prima volta nei 4 anni di Goodreads posso orgogliosamente dire di avere azzeccato almeno un vincitore di una delle categorie, di questo social dei lettori, votate annualmente dagli utenti di tutto il mondo. "The red queen", che ha avuto un battage pubblicitario senza pari in America da quest'estate grazie ai Vlogger e ai Blogger che hanno ricevuto l'anteprima e hanno generato fra i loro lettori per un paio di mesi un grande stato di attesa per questo titolo che è quest'anno si è aggiudicato il premio Autore rivelazione Goodreads. Piace tanto perché è un po' il rimaneggiamento di altre due saghe altrettanto fortunate che sono "Hunger games" e "Divergent"(Divergent, Insurgent, Allegiant): dalla prima ha rimaneggiato il panorama adattandolo ad un'epoca finta medievale e dalla seconda ha preso il carattere della protagonista. C'è anche un piccolo riferimento a Harry Potter per le questioni di sangue, ma tralasciamo. C'è sicuramente qualche falla, qualcuna anche un po' grossa, ma è un libro che si lascia leggere veramente con poco. Diciamo che non l'ho trovato eccezionale come gli altri, ma magari poi si riprende. Per ora mi sono aggiudicata anche il seguito, "Glass Sword", che credo che in italiano verrà tradotta "La spada di vetro". Quindi comunque ne riparleremo.

Sezione libri letti:

"The LeftOvers. Svaniti nel nulla." di  Tom Perrotta (E/O Edizioni), è inutile che io ridica che Perrotta è Perrotta, si compra e si deve leggere sempre! Nonostante l'argomento sia complicato da affrontare, riesce a rendere il suo lavoro scorrevole e accattivante. Anche qui siamo di fronte ad una narrativa asciutta e poco descrittiva ma, a differenza di Ford, è evidente il punto di osservazione dell'autore. Siamo a tre anni dal una giornata infausta, il 14 Ottore, sparirono in tutto il mondo milioni di persone. Il luogo dove Perrotta si ferma ad osservare i comportamenti di coloro che sono ancora vivi è Mapleton, una cittadina poco distante da New York. Nel presente della narrazione si sta organizzando la parate del ricordo di coloro che sono svaniti nel nulla. Negli anni trascorsi dal quel 14 ottobre, molte cose sono cambiate, le persone hanno gestito dolore e ricordo in maniera molto diversa gli uni dagli altri. Un libro veramente bello, non ho null'altro da aggiungere se non: leggetelo!

"Che libro mi metto oggi" di Marta Elena Casanova (Editrice Bibliografica). Era un libro che avevo da un po' in casa, lo avevo pure sbirciato, eppure di primo acchito pensavo mi calzasse male. Non sono una fan sfegatata della moda, mi piacciono alcune cose e altre no e odio quando i negozi offrono sempre cose tutte uguali. Odio chiamare il marrone chiaro "fango", faccio a cazzotti con gli occhiali da sole e anche quelli da vista perché mi danno fastidio. Quindi vedermi a leggere un libro del genere proprio non mi quadrava. E invece mi sono davvero divertita con questi accoppiamenti libri/abito/stile di vestirsi. Ho scoperto una serie di libri che non conoscevo, ho riso nella sezione "animalier" e in quella "tutine da eroe" e come al solito la Collana di Wuz di Editrice Bibliografica ha fatto segno. Se volete passare un paio di ore divertenti, è il libro giusto... ah, niente autoreggenti, casomai ve lo steste chiedendo! 

Detto ciò con questo mese si conclude la pace e incomincia la lotta verso la diminuzione della TBR (To-Be-Read per i meno avvezzi alle terminologie gggiovani) degli anni precedenti e quindi la sfida vedere schierati:

Librangolo Acuto con la quale questa sfida è nata;
Appunti di una lettrice che ha aderito praticamente da subito;
I Fiori del peggio chiamato amorevolmente Strokman (ha letto già quattro libri O.o);
@MariaDiCuonzo all'urlo di "non smetterò di svuotare le librerie!";
Libri in valigia che nemmeno aveva finito di leggere il iario di Novembre e già era pronta a dar battaglia;
Odor di gelsomino che è troppo dolce e carina, ma anche agguerrita;
Didda con la quale condividiamo la passione per le risate, tra un tomo e l'altro, con le sòle (la ragazza è una vera bella scoperta!);
e chiaramente Letture Sconclusionate!

La sfida

L'obiettivo è ridurre le giacenze di libri ed ebook che stazionano e ingombrano casa nell'attesa di essere letti. Quindi ogni partecipante leggerà normalmente durante l'anno sia libri nuovi, noi blogger non potremmo fare altrimenti, sia quelli vecchi. Al 31.12.2016 si tireranno le somme: sul totale dei libri letti ricaveremo la percentuale di quelli che appartengono alla categoria "ante 2016" e che avevamo già in casa entro il 31.12.2015. Chi avrà la percentuale più alta, riceverà un libro in regalo da tutti gli altri partecipanti. Chiaramente ci si aspetta da ogni partecipante onestà, ma tra noi ci conosciamo tutti e non c'è problema. Sentite lo sfogliare delle pagine?? Sono loro e stanno affilando le copertine, per cui lettori avvertiti, mezzi salvati! Magari, se potete, tenetevi al riparo da eventuali lanci di libri :D

Per la cronaca io ho già iniziato proprio con un libro di questo mese: La regina rossa e sto proseguendo con La donna in bianco di Wilkie Collins, Fazi Editore (diario di Agosto) e Rock Springs (Feltrinelli Editore)acquistato a Dicembre per il BCK.


E possiamo dire che anche questo mese vi siete salvati, se siete arrivati sin qui!
Felici? Con questa rubrica ci rileggiamo il mese prossimo.
Buone letture,
Simona Scravaglieri


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