venerdì 29 giugno 2012

"Il nome giusto", Sergio Garufi - Le regole della dissolvenza dell'anima...

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La morte è per molti la fine di tutto, per alcuni è il preludio ad un cambiamento di status e per altri ancora è l'inizio di un viaggio verso una terra promessa. Per tutti è comunque uno stato di annullamento, la persona cara che verrà a mancare, non ci sarà più quando ne avremo bisogno e non potremo confrontarci più con lei. In fondo quel che fa paura non è tanto il passaggio, ma il fatto di non essere ricordati. Nei secoli gli uomini hanno cercato di creare un modo per sopravvivere alla morte, per andare oltre quello che la natura ha deciso per noi unilateralmente e qui Sergio Garufi ci apre una finestra su quel che potrebbe essere. I punti cardine del romanzo sono quattro i tempi, gli affetti, gli sconosciuti e i libri e la storia inizia da una morte, quella del protagonista, che rimane ancorato, o meglio intrappolato, al presente attraverso i suoi amati libri che vengono ceduti in blocco ad una libreria dell'usato.

I "tempi" sono molti; alcuni sono "semplici presenti" ovvero quelli degli sconosciuti che acquistano i suoi libri, altri sono "presenti passati" quelli degli affetti, ma il tempo trainante è quello "che non c'è" perché non ci è dato di conoscerlo e perché nell'immaginario collettivo è quello dove la dissolvenza del corpo decreta per noi stessi anche quello dell'anima. Ed è proprio questo, il "dopo" che non è altro che lo stato presente del testo, che viene raccontato attraverso gli sguardi sui "presenti passati", che permettono al protagonista di analizzare le scelte che lo hanno portato fin là utilizzando i libri come sollecitazione. Al contempo i "tempi presenti" sono visti attraverso la vita che scorre davanti agli occhi di colui che con il mondo non può più fisicamente interagire dando all'autore la possibilità di farci percepire l'essenza dell'impotenza. Una carezza o un abbraccio o una semplice parola non sono più possibili in questo limbo e questo isolamento forzato si scontra con quello degli sconosciuti che acquistano i libri in quella libreria dell'usato creando storie secondarie e parallele che asservono al riesame che il personaggio principale fa del suo passato. Ora, tutto questo potrebbe sembrare estremamente complicato da leggere e, invece, si traduce in un testo estremamente scorrevole e piacevole con punte di elegiaco sentimento e momenti di ironia a volte amara e a volte tagliente che dimostrano che anche la cultura può rendersi appetibile a tutti.

Tra i cardini, come detto, ci sono anche i libri. Per chi è lettore, un libro, non rappresenta solo una storia ma anche il momento in cui è stato cercato, comperato e voluto. A volte è un incontro casuale, oppure ci si ricorda quell'attimo in cui è stato letto o quella particolare frase che ci ha colpito in un determinato momento della nostra vita e via dicendo. Sommariamente possiamo dire che la maggior parte dei lettori sono visceralmente attaccati non solo all'oggetto ma sopratutto alla sfera di significati aggiunti che quell'oggetto rappresenta. Quindi la formula qui diviene: "oggetto-ricordo" -> storia del ricordo -> confronto con il presente di chi ha acquistato quell'oggetto dove:


- l'oggetto ricordo è quello del presente della narrazione e quindi del limbo;

- la storia del ricordo e' raccontato al presente anche se è passato

- il confronto mette in relazione la vita passata del protagonista con quella degli avventori della libreria sottolineando le caratteristiche del protagonista stesso.

Ora, nonostante la perizia dell'autore nel selezionare e descrivere testi, quadri e via dicendo (e questo vi assicuro che è un aspetto imperdibile!) Sergio Garufi non appare mai didascalico. Mi spiego meglio, questo testo decreta le passioni dell'autore. Perchè c'e' un unico modo per non sembrare pedanti quando si parla di un libro, ovvero quando quel testo ci ha rapito l'anima. Ed è grazie a questo che, nonostante le spiegazioni e citazioni abbondino, e siano incastonate nella storia quasi fossero nate solo per comparire in questo libro, non si avverte la pesantezza di colui che è costretto a seguire le peregrinazioni di pensiero dell'autore o del suo protagonista, bensì si ha l'ansia e la speranza che la vicenda si risolva nel migliore dei modi e si gioisce perchè questo viaggio è reso, tramite le spiegazioni e le storie parallela, piacevole e imperdibile pagina dopo pagina. La grande cultura in campo artistico e letterario diviene così appetibile ad un pubblico che non necessariamente ha la medesima preparazione.

Questa storia è consigliata a tutti ma in particolare a chi ama i libri e vive la cultura non come mezzo di sfoggio di conoscenza ma come passione di ricerca e di conoscenza del mondo e della sfera umana. La conoscenza smette di essere sospesa fra le righe dei libri, di approccio solitamente scolastico o accademico, divenendo quel che è ovvero compagna di viaggio di una vita.

Se dovessi riallacciarmi con l'inizio di questa recensione potrei dire che la formula garufiana della morte si risolve nella conclusione che l''anima, non si dissolve nella morte ma sopravvive nell'amore di chi ci sopravvive. E questo lo sapevamo direte, ma il corollario lo conoscete?

"L'anima del lettore sopravvive fra le righe e l'inchiostro dei libri che ha amato e che lo hanno emozionato."

Quindi, se Sergio Garufi ha ragione, nel caso in cui questa recensione vi convinca a comperare questo libro e quest'ultimo si riveli per voi ciò che è stato per me, allora sì, anche la mia anima sarà salvata.
Buone letture,
Simona


Il nome giusto
Sergio Garufi
Ponte alle Grazie Editore, ed. 2011
Collana "Romanzi"
Prezzo 16,00€






mercoledì 27 giugno 2012

[Dal libro che sto leggendo] Non mi ami ancora

Questo è un altro libro scelto dal gruppo di lettura romano e che non sono riuscita a discutere per impegni dell'ultimo minuto. A differenza di quello di Giugno, questo non mi è piaciuto moltissimo. La storia c'e' però rimane solo una storia e nulla più. E' inutile andare a cercare significati reconditi di solitudine, perchè le caratteristiche dei personaggi non sono affatto affrontate e la storia scorre al pari di uno di quei libri usa e getta che si leggono al mare quando hai finito di leggere quelli importanti.
Buone letture,
Simona

Si incontrano al museo per farla finita. Negli austeri saloni pieni di arte concettuale, soli di giovedì pomeriggio, Lucinda Hoekke e Matthew Plangent erano sicuri di poter parlare al riparo da ogni tentazione. E poi, il viaggio in macchina nei canyon delle piazze deserte del centro di Los Angeles aveva la giusta magnificenza e irrevocabilità. L'idea era smettere non di essere amici, o membri della stessa band, ma di esse amanti.

Lucinda lo vide per la prima volta. Matthew, un vegetariano alto e mal nutrito, era di una bellezza inconsapevole, una bellezza da cantante. Era vestito come per lavorare allo zoo o provare con la band, dolcevita nero, jeans e immacolati scarponi scamosciati da lavoro che, come sapeva Lucinda, riponeva nell'armadietto quando entrava nell'habitat degli animali. Doveva aver chiesto un permesso per il turno pomeridiano di assistente veterinario, o forse ara il suo giorno libero. Per quattro anni Lucinda aveva preparato il caffè e sparecchiato i tavoli al Coffee Chairs, ma si era licenziata il giorno prima, in base a quel programma di cambiamenti di cui faceva parte la rottura definitiva con Matthew. Per pagarsi l'affitto aveva accettato un'occupazione nella galleria del suo amico Falmouth Strand. Entrando nel museo Lucinda si era fermata davanti a due eroici pilastri di neon montati ai lati del vano di una porta, e vi aveva scorto soltanto un'altra versione di sé e di Matthew: separati, sigillati, rilucenti. Ora  vedendo Matthew, sentì che i sensi le si accendevano, l'equilibrio si spostava sulla punta dei piedi. Lui stava sbirciando con diffidenza un monitor installato su un frontone bianco, una specie di video arte. Forse per lui, come per lei, tutto quanto nel museo si riduceva a un'allegoria del loro dilemma. Sfinita dal vecchio richiamo della sua bellezza, dalla sua intensità trasandata, dai suoi arti snelli, Lucinda era pronta  per lasciare che Matthew e la sua allure se ne sloggiassero altrove.
Gli si mise accanto in silenzio, la peluria  sulle loro braccia si sollevò elettrizzata. vagarono per le sale come zombie, esitando a lungo davanti a un paio di palloni da basket che galleggiavano perfettamente sospesi al centro di una cisterna di acqua di vetro.
"Il problema è che l'abbiamo fatto tante di quelle volte che siamo diventati troppo bravi."
Lo sguardo di Matthew rimase fisso sulla cisterna. "Vuoi  dire che non c'e' niente da aggiungere."
"Si, ma anche che non ci crediamo davvero perchè siamo tornati insieme tante volte. Questa deve essere diversa dalle altre."
"Stavolta facciamo sul serio, Lucinda"
"D'altra parte, il vantaggio di tutte queste prove di rottura è che sappiamo di piacerci ancora, quindi non c'e' da temere di non riuscire a rimanere amici."

Questo pezzo è tratto da:

Non mi ami ancora
Jonathan Lethem
Il Saggiatore Editore, ed 2011
Collana "Tascabili"
Prezzo 9,00€

domenica 24 giugno 2012

L'ha detto... Voltaire


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Il dubbio è scomodo ma solo gli imbecilli non ne hanno.

Voltaire


venerdì 22 giugno 2012

"Colui che ritorna", Cetta De Luca - E' tutta una questione di tempi...


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Pare che quest'anno il mio filo conduttore sia il tempo, eppure non lo faccio apposta, non scelgo i libri appositamente per l'argomento (a meno che non siano quelli legati alle letture concatenate), ma probabilmente oggi faccio più caso a questo aspetto. In questo caso, è anche una dichiarazione chiara e distinta, ovvero il tempo è il vero protagonista di questa storia. Come detto in poche parole nella versione short di questa recensione nel [Dal libro che sto leggendo], la storia si dipana per "incastri temporali", c'e' un ieri e un oggi ben distinti. Da un lato un periodo medievale e dall'altro uno contemporaneo. Ci sono due coppie, due si sono ritrovati dopo anni di mancata frequentazione e due invece sono convinti di vivere la loro vita e di aver superato il primo fatale incontro. Ci sono due tipi di avvicinamento oggi è lei che rintraccia lui e nel passato è lui che pensa a lei. 

Ora, detta così, potrebbe sembrare che le due storie non abbiano molto in comune, e invece sono due mondi paralleli che fisicamente in comune hanno un "percorso", la via Francigena e qualche monumento sopravvissuto nel tempo, dall'altro ne hanno uno interiore, è un momento di introspezione, che permette anche al lettore non solo di capire chi sono ma anche quali siano le loro storie. Pertanto l'azione perde il suo ruolo  consueto da elemento trainante lasciandolo alla crescita interiore che arriverà a decretarne la conclusione. Sembra quasi accennare che quel che possono essere le nostre conferme, sono dovute non tanto a quanto "facciamo" bensì "in quanto siamo".  Ovvero che le scelte fatte non sono frutto di una decisione asettica, ma sono frutto della conoscenza interiore. 

In fondo non racconta  cose nuove, la questione è che, l'autrice, le affronta da un punto di vista del tutto inconsueto; i giovani del 400 non si amano, all'apparenza, e sono del tutto intenti a vivere la vita che sembra lunga e sconosciuta, mentre gli adulti che sono nella nostra contemporaneità vivono il loro incontro con quel misto di ansia e voglia di rallentare tipica di chi ha raggiunto un'età per cui non si ha voglia di sbagliare e rimettersi in gioco per una scappatella. 

E il punto focale si fissa proprio qui, quattro vite diverse per età in cui il tempo per chi lo ha vissuto già (gli adulti) sembra tornare indietro per analizzare ciò che è stato si scontra con quelle dei giovani che, invece, hanno una vita davanti e non pensano a costruire un futuro lontano, bensì sono occupati a tamponare uno vicino. Pertanto se fisicamente le storie tangono sulla Via Francigena che diventa sinonimo del lento scorrere del tempo, psicologicamente si scontrano fra chi ha più esperienza e chi sta crescendo in un continuo scontro di desiderata e di ricerca dell'ignoto amore (che vi individua non solo nell'amore carnale ma anche in affetto o conferma o sicurezza) che rimanda ad un continuo gioco di specchi. 

Questo continuo confronto disegna la trama della storia in una maniera armoniosa, non trascurando di lasciare volutamente i propri lettori sfasati dal costante cambio di tempo e allo stesso tempo desiderosi di capire quale sia la connessione fra le due storie fino al  momento finale.
Il tutto viene raccontato con uno stile scorrevole e non necessariamente impegnativo in modo da presentare un tema decisamente complicato in un modo informale. E' questo stile fresco e non autocompiaciuto che alla fine convince in maniera decisiva e tenendo conto che, come vi avevo detto in precedenza, è un'opera prima sono convinta che ci siano le basi per scrivere anche altro. 

Buone letture,
Simona


Colui che ritorna 
Sed Cetta De Luca 
Edizioni Melody Records, ed. 2011 
Prezzo 15,00€






mercoledì 20 giugno 2012

[Dal libro che sto leggendo] Zagreb

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Oggi è proprio un assaggio, ma non volevo mettervi proprio l'inizio, ma l'intento è quello di assaporare l'amaro mondo raccontato da Arturo Robertazzi che è l'autore di questo libro. Come spesso mi capita di notare nei libri pubblicati negli ultimi tempi e che mi sono capitati fra le mani, ci sono due storie una di superficie, che è quella che può coincidere con l'atmosfera di questo pezzo, e una secondaria, un po' nascosta, che è quello "status" di quiete preesistente all'inizio della guerra che si intravede nei flash della coscienza del protagonista. Nonostante i conflitti sembrino cambiare le persone, queste, rimarranno se stesse attraverso i ricordi di quel che è stato. Il punto è decidere fra quello che si deve fare e quello che invece si vuole fare. Ma ce lo ridiremo nella recensione di questo libro,
Buone letture,
Simona

[...]

L'ultimo prigioniero aveva eseguito tutto alla perfezione. Era in piedi davanti a noi, gobbo, e dondolava come una scimmia. Indossava un vestito scuro, con camicia chiara e cravatta blu: qualcuno avrebbe potuto trovarlo elegante, se non fosse stato per quelle macchie rosse di sangue che comunque non stonavano con il colore della camicia. Tra il palco e il finestrone, il Comandante lo osservava incuriosito.

"Come ti sei vestito nonno?" gli chiese, lasciando trasparire ribrezzo per quel vecchio troppo elegante di fronte a quel plotone di esecuzione troppo poco ortodosso. "Allora quali sono le tue ultime parole?" aggiunge dopo aver atteso una risposta che non era arrivata.

E il nonno, forse confuso, forse spaventato o addirittura ignaro del suo immediato futuro, domandò: "Gentilmente, potrei avere un vestito nuovo?"
Scoppiammo a ridere come non ci capitava da tempo. Impassibile, il Comandante tirò tre profonde boccate dalla sigaretta e con un cenno della mano ci zittì. Raggiunto lo scopo, si voltò dalla parte del vecchio, e con tono accomodante disse: "Ma certo, nonno! I vestiti sono lì. Sono nuovi di zecca!" e indicò l'angolo a sinistra del palco che raccoglieva alcuni stracci appartenuti a loro. "Vai e serviti pure." Lui gli sorrise esibendo una dentatura tutt'altro che invidiabile e quando il Comandante ricambiò pensai per un attimo che un dio qualunque, si fosse materializzato sulla terra, che si fosse appropriato del corpo del Comandante e che magari avrebbe risparmiato il prigioniero. Ma l'ho già detto, non è mai capitata una cosa del genere. E infatti, quando il nonno ebbe superato anche l'ultimo gradino, il Comandante pronunciò le parole che io credevo fossero le più belle.
"Puntate! Mirate! Sparate!"
E noi puntammo, mirammo e sparammo.
[...]

Questo pezzo è tratto da:


Zagreb
Arturo Robertazzi
Aisara Edizioni, ed. 2011
Collana "Narrativa"
Prezzo 14,00

domenica 17 giugno 2012

Genov@ chiama l'Italia che legge e Quinta di copertina fa innovazione...

         
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Il mese di Giugno è stato per Genova un momento di riflessione serio sul mondo dell'editoria digitale. Quinta di copertina è una casa nata e cresciuta per il mercato digitale e dimostra di essere seriamente avanti rispetto gli operatori del settore che stanno, non sempre compostamente, cercando di mettersi a pari con le ultime tendenze. La cosa più semplice che mi verrebbe da dire è che sono "avanti" perchè non vivono il loro lavoro come una tendenza ma come una realtà. Sono quella casa editrice di cui vi ho parlato a Novembre del 2011, raccontadovi del primo incontro di Librinnovando cui avevo partecipato, che presentò fra le proprie proposte di offerta al cliente "L'abbonamento all'autore". Si trattava, anzi si tratta perchè lo fanno tutt'ora, di scegliere un autore per genere o stile letterario da loro proposto e stipulare un abbonamento di una durata di un anno, tempo nel quale l'autore si impegna con i suoi abbonati a produrre un certo numero di scritti e la casa editrice a pubblicarli e a fare da tramite fra chi scrive e chi legge.


L'evento che qui vi raccomando caldamente di vedere, se interessati o semplicemente incuriositi dal tema, è il passo successivo di un'esperienza a il mio avviso vincente rappresentata da una casa editrice con una snella struttura organizzativa e che diventa una macchina da guerra sul mercato, non perchè si crogiola su quel che è vincente, ma che è sempre alla ricerca dell'idea nuova. Idea che può venire in confronti come questi organizzati in #Genov@Ebook che hanno messo insieme una serie di teste pensanti che si sono approcciate con semplicità e rigore a chi li ascoltava. Vi invito a osservare una cosa...sul tavolo, lo stile di chi parla, le decorazioni attorno. Non notate nulla? Ebbene sì, niente fronzoli o esibizioni pantagrueliche, perché il punto non è la spilletta o il loghetto, il punto è il digitale in tutte le sue forme espressive e la possibilità di gestire il digitale non come una mera alternativa alla cultura vigente, ma come un prodotto con valore aggiunto che fa veramente la differenza. Quindi bene gli Ebook, meglio se tanti ma solo se a questi si presta la stessa attenzione, cura e affezione e discernimento come avviene per la forma di lettura tradizionale. E questo mi sembra il primo messaggio sensato sull'argomento.


Chiaramente questo è il primo intervento per i successivi, tutti registrati come sono andati in onda in streaming, potete andare qui: BerioCafè  (linka direttamente al video successivo a quello inserito qui sotto e scorrendo la barra che trovate a destra partendo dal basso verso l'alto trovate la sequenza con cui sono stati schedulati e proposti i vari convegni)


Il sito di Quinta di copertina lo trovate qui: http://www.quintadicopertina.com/


Buona domenica e buone letture,
Simona

venerdì 15 giugno 2012

"La scarpa sul tetto", Vincent Delecroix - L'illusionismo contemporaneo sconfitto dal passato...

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Anche questo è un libro scelto da altri per me, e anche in questo caso è un libro "mancante" di una formula. Anzi volendo ci sarebbe pure, ma è la scelta di mettere tutti i racconti scritti da un solo autore che danneggia l'insieme. Perchè quando hai un tema e ti poni un obiettivo sfidante di mettere così tanti racconti in un libro unico, dopo un po', affrontando lo stesso tema, i racconti sembrano assomigliarsi tutti, come quando li leggi.

Facciamo il quadro. La struttura della trama è data da due fattori:
- La spiegazione del perchè ci sia una scarpa sul tetto;
- Coloro che raccontano che appartengono ad un unico palazzo, da cui la scarpa si vede.
In più ogni racconto, che cerca di essere diverso dagli altri, deve comunque dare un accenno o un rimando a uno o più racconti, precedenti e successivi, perchè colui che volta per volta narra, non deve dare riferimento diretto del posto di cui parla. Chiaramente questo vale per tutti, tranne per un racconto, che se anche forse non centrato nella lista dei titoli che segna il giro di boa, perchè dichiara il condominio parlante attraverso i vari racconti, quale spettatore. Nel tempo mi è capitato di vedere raccolte di racconti con un incipit unico di un oggetto o una situazione e non mi sono mai trovata "stretta" in queste situazioni; all'inizio non ne capivo il perchè poi, alla fine, riflettendoci a distanza di tempo mi sono resa conto di cosa non c'era, ovvero, il "Tempo" sia inteso come ritmo che come tempi tecnici per rendere la scrittura omogenea. Sebbene la scarpa possa sembrare l'espediente "ufficiale" trovato dall'autore per esplicitare la diversità di vedute dei condomini che inventano ognuno la propria storia, stando alla quarta di copertina perchè non tutti i racconti dichiarano le motivazioni per le quali sono scritti, alcuni parlano del fastidio derivante dal guardarla o anche lasciano il lettore intuire il fatto che stia lì sul tetto per motivazioni derivanti da azioni/sentimenti del protagonista di turno.

Solo due racconti "sono" in quanto correlati fra loro correttamente secondo quello che pare l'istinto principale, per il resto il perchè della scarpa sul tetto, rimane marginale soppresso dall'autocompiaciuto "modus narrativo" alla francese dell'autore.
La presenza di "tempi tecnici della narrazione" (che qui non c'e') è in questo tipo di scritti basilare, onde non far passare lo scritto come una raccolta racconti, di cui non si sapeva cosa fare, e che all'interno della trama avevano una scarpa o riferimenti a calzature, non necessariamente sui tetti, ma che potevano adito a pensare che così fosse. Quindi nel corso del libro ti capita ora di essere nel presente, poi di essere in un tempo "fiaba" poi in uno "tragedia" successivamente ritorni ad un presente o anche ad un passato recente, ma tutto senza soluzione di continuità. Persino l'autore sembra annoiarsi a parlare sempre dello stesso argomento per cui dal primo racconto fino all'ultimo ( primo e ultimo sono racconti che sembrano essere stati scritti uno di seguito all'altro e poi posti agli estremi del testo come apertura e chiusa della vicenda) è un riproporsi di situazioni diverse fra loro che man mano che vengono concepite denunciano la noia dell'autore stesso nel dover per forza avere come spunto proprio la stramaledettissima scarpa, tanto da sembrare velate, manco troppo, esplicitazioni di solitudine. Troppo facile, direi, raccontare la solitudine così in maniera così poco articolata descritta o sentita.
Non vi elencherò tutti i racconti perchè non ho nemmeno il libro sottomano (fortuna vostra!) e perchè sarebbe oltremodo pedante (convinzione mia!). Vi cito solo quelli che secondo me, per buoni o cattivi che siano, sono comunque riusciti a distinguersi.

Iniziando da quelli che io giudico i peggiori:
il racconto che io chiamo "giro di boa" che cammina a braccetto con il Filottete sofocleo:
ammetto di essere incorsa in un errore di memoria, nel salotto letterario in cui abbiamo discusso, ho asserito che uno dei protagonisti aveva cambiato nome e invece non era così, i protagonisti ribattono con i nomi i protagonisti di questa tragedia. 
Nella tragedia: Filottete, soldato abbandonato su un'isola perchè feritosi in precedenza con il morso di un serprente e, reputato dai propri compagni di guerra come "noiosamente lamentoso", viene e abbandonato su un'isola.
Nel racconto: Filottete viene abbandonato su un tetto (sinonimo dell'isolamento dell'isola sofoclea, e a questo punto era meglio l'Isola di cemento di Ballard che almeno trasforma il surrealismo in ragione fondante del suo scritto alla Robinson Crosue!) dai compagni di rapina, in un precedente e non ben specificato momento è stato abbandonato dai suoi compagni perchè morso da un cane a guardia dell'oggetto della rapina e quindi reputato come un peso per la fuga dai tetti. Attenzione però non si fa riferimento ad appartamenti, quindi c'e' da capire come dal piano terra siano arrivati al tetto.
Nella tragedia: Netteolemo e Odisseo (Ulisse) tornano sull'isola, dopo anni di guerra scoprono attraverso un suggerimento divino che per vincerla hanno bisogno dell'arco e delle freccie di Filottete che ha ereditato da Eracle. Odisseo è proiettato al risultato, manda avanti il giovane per non rischiare di essere riconosciuto da Filottete, il piano prevede che Netteolemo sottragga o si faccia consegnare l'arco perchè si possa vincere la guerra ritornando al campo senza Filottete.
Nel racconto: penso che lo scopo sia similare anche se non dichiarato almeno apertamente, nel momento in cui Ulisse e Netteolemo vengono sorpresi sul tetto da Filottete è quest'ultimo a sottolineare di avere il fucile che è arma decisiva per futuri colpi. Netteolemo è un giovane che non sa starsi zitto e che sembra molto incosciente di quel che sta facendo, mentre Ulisse sembra uno sconfitto in partenza, visto che già dal primo atto viene coinvolto nella vicenda.
Potrei andare avanti per ore ma oltre a questo cercare di distaccarsi da un classico, cercando di fare la differenza con la situazione moderna in cui l'isola diventa un tetto e un arco diventa un fucile, il problema principale è che, a differenza di quel che succedeva nella tragedia classica dove il pubblico non veniva coinvolto (succedeva solo nelle commedie), in questo il pubblico è presente e dichiarato. Sinonimo di leggerezza? No, solo semplice e manco tanto  velato espediente letterario "Metto il pubblico, per dare alla storia una parvenza di senso, che in fondo non sembra avere".
Stessa cosa avviene per la versione moderna della Cenerentola.
Poi ci sono le storie che si distinguono per la confusione in cui incorrono i lettori, perchè è l'autore stesso che non sa dove sta andando, e fra questi spicca il racconto del rapporto fra cane e uno scrittore. In pratica si racconta dell'immedesimazione dello stesso (scrittore) nel proprio oggetto di scrittura, ovvero le tragedie greche (ma va?!?), e che lo portano ad uno stato di depressione talmente evidente e pesante, da essere abbandonato anche dal migliore amico dell'uomo.

Tra quelli promossi ci sono appunto il primo e l'ultimo, che sono stati sicuramente scritti di seguito, visto che non hanno la pedanteria annoiata che caratterizza gli altri. Nel primo una bimba, che si è alzata a notte fonda, racconta al padre, che si presenta come oppresso dalle incombenze quotidiane e per questo sembra aver perso la sensibilità e l'immaginazione, di aver visto un angelo su un tetto, ma ci tiene a specificare che quel che ha visto, non è un angelo classico bensì uno "angelo triste". Il fitto dialogo che si presenta al lettore fra padre e figlia restituisce bene l'immagine di questo rapporto in maniera realistica e alquanto sentita. L'ultimo racconto spiega per l'angelo era triste e quali sconvolgimenti passano per la mente di chi sta su un tetto con intenzioni tutt'altro che felici. I pensieri del possibile ultimo minuto di vita affiorano in maniera affollata a volte sovrapponendosi uno sull'altro, come è plausibile avvenga in quel momento in cui stai decidendo di mettere fine alla tua vita ma non sei convinto di aver chiuso tutte le pratiche. L'ansia di sparire dalla vita per passere oltre si scontra con il desiderio di essere ricordati. E' un'antitesi che sottolinea che nel voler morire si pensa così non solo di risolvere i proprio problemi, ma a volte, anche di selezionare virtualmente chi ci deve ricordare ed è un peccato che rispetto ad altri racconti precedenti, qui l'autore non si sia soffermato di più nell'approfondire il personaggio.

Probabilmente è un libro che da sola non avrei comperato. Restituisce l'illusione di avere uno scopo nella narrazione e invece la scarpa e la regola del "siamo tutti dello stesso stabile"  tolgono l'autore dall'empasse di avere un motivo che scateni la necessità di scrivere e unisce alle mancanze citate anche la solenne lentezza tipica degli scritti francesi, non pescando però quella caratteristica di voluta "prospettiva" che da un senso ad un modo di scrivere, anche introspettivo (molto francese), che ha tipicamente la necessità di scansione di un tempo lento di scrittura che sviscera significati primari e secondari. Nonostante io ami la letteratura francese questo si spinge un po' troppo al di là di ciò che, per me, è bene accetto. Chiaramente non è detto che la mia visione sia l'unica, e che non possa piacere come raccolta racconti o solo e puro esercizio di stile. Ma attenzione, qualunque sia il vostro gusto nelle scelte di letture, come avvenne per Stoner, siete sicuri che il presente libro vi piacerà per intero o solo perché ne ricorderete solo qualche parte che vi ha colpito nell'intimo? Ovvero basteranno pochi attimi a giustificarne la totalità? A voi l'ardua sentenza...

E adesso direte voi:"Ma Simò, se i gruppi di lettura ti fanno leggere solo libri che bocci non li frequentare!"
E io vi risponderò: "No! Un libro buono l'ho trovato!"
Chiaramente, prossimamente su questo blog che naviga fra le peregrinazioni letterarie della presente lettrice sconclusionata.

Buone letture,
Simona

La scarpa sul tetto
Vincent Delecroix
Excelsior 1881 Edizioni, ed 2010
Collana "Acquario"
Prezzo 14,50€




mercoledì 13 giugno 2012

[Dal libro che sto leggendo] "Winesburg, Ohio"


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Questo è uno dei migliori libri che mi sia capitato di leggere da un paio di mesi a questa parte, non che gli altri siano stati brutti, ma non erano questo. C'e' una vita, uno sconvolgimento interiore, l'incastro di vite e di umori che si fondono in un'unica sinfonia. E' un libro composto da una serie di voci, quelle di tutti i personaggi di questa cittadina dell'Ohio e al contempo è l'armonico racconto di una sola che ora sembra quella del suo autore e ora quella di un giornalista in erba.
L'ho finito proprio stasera (martedì 12/6) e, seppur avevo programmato un'altro post, ho preferito inserirvi questo.
Buone letture,
Simona

IL LIBRO DELLE CARICATURE

Lo scrittore, un vecchio signore con i baffi bianchi, ebbe qualche difficoltà ad andare a letto. le finestre della casa in cui viveva erano in alto e il vecchio voleva poter vedere gli alberi di fuori, svegliandosi al mattino. Un falegname era venuto a sistemare il letto in modo che fosse all'altezza della finestra.

Si fece un gran chiasso riguardo la faccenda. il falegname, che era stato soldato durante la guerra civile, entrò nella stanza dello scrittore e si sedette per parlare della costruzione di una piattaforma per levare il letto. Lo scrittore aveva dei sigari e il falegname fumò. 
Per un po' i due uomini parlarono dell'elevazione del letto e poi parlarono di altre cose. Il soldato iniziò a toccare l'argomento della guerra. In realtà fu proprio lo scrittore a condurlo su quell'argomento. Il falegname una volta era stato prigioniero nel carcere di Andersonville e aveva perso un fratello. Il fratello era morto di fame e ogni volta che il falegname toccava l'argomento piangeva. Egli, come lo scrittore, aveva i baffi bianchi e quando piangeva arricciava le labbra all'insù e i baffi saltellavano su e giù. Quel vecchio che piangeva con il sigaro in bocca era ridicolo. Il progetto che lo scrittore aveva per l'elevazione del suo letto fu dimenticato; il falegname, poi, fece a modo suo, e lo scrittore, che aveva superato la sessantina, dovette aiutarsi con una sedia quando andò a letto quella sera. 

Il libro da cui è tratto questo pezzo è:


Winesburg, Ohio
Sherwood Anderson
Dalai Editore, ed 2012
Collana "Classici tascabili"
Prezzo 7,90€ 

domenica 10 giugno 2012

L'ha detto... Tagore


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Il bambino chiama la mamma e domanda: "Da dove sono venuto? Dove mi hai raccolto?" 
La mamma ascolta, piange e sorride mentre stringe al petto il suo bambino. 
"Eri un desiderio dentro al cuore." 
 Tagore



venerdì 8 giugno 2012

Novità dalla rete - Metti una serata fra amici...

Aprile e parte di Maggio sono stati mesi un po' sperimentali, questo perché in deroga al mio modo di leggere (che a volte è anche umorale, visto che se non è il momento per un libro lo accantono per riprenderlo quando sarà il "quello giusto"), ho partecipato ad un paio di gruppi di lettura (quindi qualcun altro ha deciso alcuni dei libri che ho letto ultimamente!) e ho visto ad una serie di serate che si svolgono su SecondLife legate al gruppo di LibriamoTutti. Questo gruppo non si occupa di libri e di editoria digitale,ci sono anche dei corsi di generi differenti e quindi immaginatelo come un luogo virtuale di ritrovo.
Nella serata, che qui vi riporto, si parla generalmente di "libri del cuore" e sono stata invitata anche io a commentare uno dei miei preferiti (degli ultimi tempi, perchè altrimenti sarebbe dura stilare una classifica!). Come funziona? Si invia il libro che vorremmo presentare attraverso una form rispondendo a delle domande e si sceglie, tenendo conto della disponibilità di posti, la data in cui si vorrebbe partecipare e il gioco è fatto.
Il giorno dell'evento vengono pubblicati i dati relativi ai ritrovi su SecondLife o su LiveStream (per chi non ha SecondLife e vuole solo ascoltare o porre domande).
E voilà, ecco che si realizzano serate come questa che vi allego sotto e dove ci sono anche io:)
Il libro che ho portato è "Se fossi fuoco, arderei Firenze" di Vanni Santoni. 
Per cui buona visione, 
buone letture,
Simona (in questa serata individuabile come: Colette Clarity)


             
Watch live streaming video from libriamotutti at livestream.com


Il libro di cui si parla è:

Se fossi fuoco, arderei Firenze
Vanni Santoni
Laterza Edizioni, ed 2011
Collana "Contromano"
Prezzo 10,00€


mercoledì 6 giugno 2012

[Dal libro che sto leggendo] "Colui che ritorna"

Immagine presa da qui




Questa è una storia di incastri temporali. C'e' un presente che guarda ad un passato recente e un passato remoto che cresce creando un futuro possibile. Pertanto per non rovinarvi la sorpresa ho deciso di inserirvi solo le prime due pagine. E' un'opera prima, e come tale va affrontata. Non troverete colpi di scena particolarmente marcati e nemmeno colpi di favola che stonerebbero con il tema emozionale dell'autrice. Quel che troverete sono 4 personaggi impegnati fra le pagine del testo ad autodefinirsi per costruire attraverso le loro azioni presenti e passate un momento solo che poi è la chiave del libro e che pertanto non vi dirò.
Magari nella recensione sarò meno sibillina...chissà:)
Per il momento buone letture,
Simona



Matteo era nervoso e impaziente . Era sveglio dalle cinque del mattino, anzi, a dirla tutta non aveva dormito affatto. Tutta la tirata dal giorno prima, per mettere le cose a posto, lasciare tutto in ordine al ristorante per Luciana, la sua socia, che avrebbe retto da sola le redini della loro impresa fino al suo rientro. Era passato da sua madre e le aveva raccontato cosa aveva intenzione di fare. La signora Luisa, come lui a volte scherzosamente la chiamava, aveva preso con sé la figlia di Matteo quando lui si era separato e, a causa del suo lavoro, non riusciva ad accudire alla piccola Sara come avrebbe voluto e dovuto. Non fu una scelta facile, ma sicuramente la più giusta, considerando che sua moglie aveva deciso di trasferirsi negli USA per seguire la sua nuova fiamma.

Matteo adorava Sara, e mai avrebbe permesso che si allontanasse dall'Italia. Ma aveva avuto bisogno dell'aiuto della sua forte e generosa mamma, e lei gliene aveva dato tanto, tutto quello che, nonostante l'età, riusciva a dargli. Sara era cresciuta bene con l'aiuto di nonna Luisa e, ora che era grande e studiava all'università, poteva permettersi si stare più vicina al papà dandogli anche una mano con il ristorante.

- Ti va un caffè?-
- Tanto sarà il decimo che bevo oggi, uno in più cosa vuoi che mi faccia?-
- Sì, ma tu stai fuori di testa, figlio mio. Ma cos'è ora 'sta storia che te ne vai a Roma? E quando torni?-
- Martedì mattina per ora di pranzo sono di nuovo qui, puntuale all'apertura -
- E ti fai tutta questa tirata per star fuori un giorno? E a che ora parti? -
- Parto verso le 19.00 e dovrei arrivare a Roma per mezzanotte. Salsomaggiore/Roma non sono più di cinque ore di auto. E poi siamo in agosto e non c'e' gente in giro. -
- Ma che pazzia, che pazzia! Ci hai cinquanta anni suonati ormai, lo vuoi capire? Ma quando te la sistemi la testa dico io! -
- Lo devo fare mà. Non chiedermi perchè, visto che di preciso non lo so neanche io, ma devo incontrare questa persona, è il momento. -




Colui che ritorna
Sed C. De Luca
Edizioni Melody Records, ed. 2011
Prezzo 15,00€

martedì 5 giugno 2012

Buon compleanno!

Immagine presa da qui
Oggi questo piccolo spazio compie 2 anni,
il 412° post,
circa 130 recensioni,
circa un centinaio di commenti
un sacco di amici nuovi,
e tante vecchie conoscenze

Se questo piccolo spazio sopravvive, è soprattutto grazie a chi giornalmente mi incoraggia e mi legge, nonchè commenta e mi spinge ad andare avanti. Siete talmente tanti, che non saprei nemmeno da dove iniziare, pertanto farò l'unica scelta possibile, ovvero, dirvi solo:

Grazie 

Continuerò a fare quello che ho fatto fino ad oggi sempre con la medesima convinzione, che  scegliere di selezionare un buon libro si può, basta avere la debita informazione fatta senza secondi fini. Se una recensione è motivata, che promuova o bocci un testo è sempre una indicazione che non preclude alla scelta dell'acquisto se non perché il genere ci piace o no. Ho comprato libri definiti brutti o noiosi e li ho trovati spettacolari, ho letto libri che mi sembravano una noia infinita e poi, sedendomi a tavolino per redigere la recensione, mi sono accorta di quanta bellezza non era venuta fuori a "caldo" mentre pensavo di annoiarmi leggendoli. Quindi, è bene ascoltare i punti di vista ma quando sono motivati e sentiti ma, sempre, è bene decidere in autonomia. Non vi ringrazierò mai abbastanza delle segnalazioni che mi fate e continuerò ad accettare consigli.

E tanto per rimanere in tema e strappare a voi e a me stessa un sorriso in questi tempi affatto facili vi posto questa immagine di un anomino romano sul "Tempo che passa":

Immagine presa da qui


domenica 3 giugno 2012

LUCARIELLO - Munaciello d'o teatro

Lucariello è un artista molto conosciuto e apprezzato nel campo ma, nonostante questo, i suoi video girano poco sui canali come MTV o anche per nulla, come avviene in questo caso. La cosa sorprendente è che non è una fisima dell'artista bensì un rifiuto da parte di chi dovrebbe garantire la pluralità anche nell'offerta della musica. E dire che a parte l'utilizzo del dialetto napoletano in maniera soft, lo capisco anche io, non c'e' alcun motivo per non far conoscere questo bell'esempio di fare musica italiana. 
Che il problema sia che non ci sono donne desnude che sculettano? A volte mi nasce il dubbio che quel che è riconosciuta come musica per i giovani sia solo ed esclusivamente straniera e piena di immagini che rasentano la pornografia. 
Non sono bigotta, ma mi piacerebbe che questo genere di musica, che si distingue per non proporre generi commerciali non si fermasse ai confini regionali, perché non è vero che in Italia non si fanno cose nuove... ma solo che spesso le censurano alla fonte. 
Quindi questa domenica, Letture Sconclusionate, si regala e vi regala un piccolo attimo di musica.
Augurandovi buon ascolto e buona domenica nonché buone letture,
vi rimando a martedì con un post speciale:)
Simona


                      


Il brano è tratto dall'album:

I nuovi mille
Lucariello
Pubblicato nel 2011
Disponibile anche su Itunes qui: Lucariello - I nuovi mille
Prezzo Itunes 9,99€ Disponibili anche i brani singoli

Il suo sito: Lucariello.net


venerdì 1 giugno 2012

"Io, Nojoud, dieci anni, divorziata", Nojoud Ali - La saggezza delle donne...

Immagine presa da qui

La saggezza è un punto di vista sulle cose. 
Marcel Proust

Si pensa che la saggezza sia un qualcosa che si acquisisce in tarda età. E in effetti non è sempre così. Proust asseriva infatti, nell'aforisma sopra citato, che corrispondeva ad avere un punto di vista. Anche Nojoud potrebbe essere individuata come "saggia" e rientrerebbe nella categoria indicata da Proust, perché un punto di vista lo ha, anche a 10 anni, ed è stata talmente determinata da ottenere quello che voleva andando anche oltre, comprendendo che la sua storia avrebbe aiutato anche altre bambine, nonlesinando con nessuno il racconto delle sue peripezie.

Torniamo un po' indietro nel tempo, siamo nel 2008 e  nello Yemen, nazione che vorrebbe essere moderna ma a causa della forte povertà e del grande analfabetismo nonché delle tradizioni mai evolute secondo i tempi, non riesce ad uscire da un profondo stato di arretratezza. Povertà, ignoranza e cieca sottomissione a regole che non si comprendono ma che si seguono "perchè s'e' sempre fatto così" sono fattori sociali determinanti per la resistenza al nuovo; la società si spacca e da un lato ci sono coloro che si possono permettere tutto e quindi possono vedere al di là del muro della tradizione e dell'oscurantismo e quelli che non sanno nemmeno se domani mangeranno che si rifugiano in regole tramandate dai posteri quasi sperando che i tempi passati, che vengono individuati come migliori, ritornino presto a salvarli. E' qui che è nata e vive Nojoud. Una bimba come tante altre, gioca, vorrebbe studiare, le piace correre e anche guardare le vetrine. Vorrebbe anche andare a scuola, ma per le donne c'e' l'insensata regola che non serve che studino ma che si sposino. Non è detto che la tradizione non abbia nulla da insegnare, il problema è che se la tradizione viene supinamente riportata nel tempo da chi non conosce il "perché" determinati atteggiamenti sono stati seguiti nei secoli, la tradizione non ha ragione di esistere, anzi diventa altro. Così le donne diventano vittime dei loro mariti, che diventano aguzzini -perché s'e' sempre fatto così!- e imparano la lezione deviata, se ti sei sposata a 9 o 10 anni ed è tuo padre ad averti data in sposa, allora questo è giusto ed è la normalità.

Il punto di vista di Nojoud sulla questione è invece un altro:"Va bene che Maometto aveva delle mogli giovani, ma mio padre dovrebbe accorgersi che i tempi sono cambiati!". E così quando a 10 anni viene data in moglie ad un trentenne in cambio di una cospicua dote si ribella. Violentata, malmenata, quasi schiavizzata da marito e suocera, diventa grande prima del tempo. E le tessere del puzzle che cercano di far luce su quello che la sorella maggiore ha già passato prima di lei e che è tabù da non ricordare in famiglia, diventano improvvisamente chiare anche nella sua mente di bambina.
E tutto come detto si avvera e si ripete solo per ignoranza, che vede il gesto di svendere la propria figlia come un fatto di "onore per un uomo" o in quello di violentare una ragazzina come "il rispetto dei patti matrimoniali", per povertà perché avendo dei soldi in cambio si pensa che i figli maschi potranno fare matrimoni più favorevoli e per tradizione che tutto sembra giustificare semplicemente cambiando quasi solo il modo di leggere le regole. Ma Nojoud non ci sta, lei vuole andare a scuola, vuole diventare grande e vuole qualcosa di differente per la sua vita e così scappa, arriva a quello che per lei è l'unico luogo dove può aver ragione del suo punto di vista, il tribunale, e la fortuna la mette in mano a giudici che hanno una coscienza. Fortuna perché in paesi così retrogradi, non sempre lo stato ha voglia di contrastare lo stato di fatto, anzi a volte è più conveniente continuare a coltivare l'ignoranza. Nojoud vuole il divorzio che è parola quasi troppo grande per lei, non sa  esattamente che implica e nemmeno come l'otterrà ma, con la stessa caparbietà dei bambini che cercano di comprendere il mondo attraverso milioni di "perché" rivolti agli adulti, non si arrende e pretende la sua giustizia.

L'otterrà, ma la lezione di questa storia non sta nel come si risolve bensì in quello che genera, ovvero l'odio per il matrimonio e un'avversione preconfezionata verso quel gesto d'amore che spinge a due persone a congiungersi anche fisicamente. Sono solchi di dolore aperti nel suo intimo che non si rimargineranno mai, ma nonostante questo Nojoud, che sa che ci sono altre bambine nella sua stessa condizione, non si risparmia e ignorando il malcelato dissenso familiare e della comunità i cui vive continua ostinatamente a raccontare la sua storia a chiunque gliela chieda.

Leggere pertanto questo libro, per le donne, è non solo un gesto fatto per non dimenticare e per impedire che si ripeta ma è anche un gesto d'amore verso se stesse e per gli uomini una lezione impartita da una fanciulla che ha dimostrato più saggezza degli adulti che la circondano. Comprendere che non si è sole, per le donne che adulte o bambine vivono situazioni come queste di maltrattamenti e riduzione in schiavitù mentale o fisica, è cosa basilare perché il primo sintomo dello stato deviato in cui vivono, quando queste situazioni si creano, è proprio il silenzio e la discrezione malata, nonché l'isolamento. Quindi, pensare di leggere o regalare questo libro a chi sappiamo o pensiamo possa vivere in questa condizione può essere sempre una cosa buona. E se siamo fortunate tanto da non vivere in quelle condizioni possiamo, in queste righe, trovare la forza di capire che non serve poi molto per finire in condizioni similari e che per chi la vive non è sempre così facile parlarne. saremo altresì più consapevoli dalla fortuna che ci circonda e forse anche più felici di condividerla con chi ne ha di meno. 

E' una ristampa di Piemme di un'edizione precedente, non mi ricordo quale casa editrice precedente, ma è un libro da comprare, non in ebook qualora vi fosse un'edizione digitale; deve essere presente nella nostra libreria e l'immagine di copertina deve ricordare fisicamente alle donne che non siamo solo madri, sorelle, spose o amiche ma soprattutto esseri umani pensanti e che abbiamo dei sentimenti e soprattutto che possiamo anche fare la differenza, nonostante qualcuno a volte, per oscurantismo religioso o convinzione ignorante sostenga il contrario. E' così che la storia di Nojoud rimarrà nelle nostre menti e nei nostri cuori come monito di quanto dovremmo amarci da sole tutti i giorni solo per quello che siamo.

Buone letture,
Simona


Io, Nojoud, dieci anni, divorziata
Il riscatto di una bambina che ha sfidato la legge degli uomini
Nojoud Ali
Edizioni Piemme, ed 2010
Collana "Oro Piemme"
Prezzo 6,50€


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