mercoledì 30 aprile 2014

[Dal libro che sto leggendo] Quando i libri vanno in rete

Fonte: Pinterest


Sono stata un po' cattiva questa volta, lo ammetto! Ma lo faccio per chi si accosterà a questo bel saggio di Claudia Consoli, perché, il proseguio  di questa introduzione, è bello quanto l'inizio. Poi il saggio veste i panni del manuale per la comprensione delle dinamiche del web. Oramai siamo iscritti a social per qualsiasi cosa, i food-social, craft-social, quelli delle immagini come Pinterest, quelli dei blog "veloci" come Tumblr (che non so pronunciate e chiamo semplicemente "Iddu"!), poi Twitter, Facebook, Goodreads, Anobii e chi più ne ha più ne metta. Ma qual'è il reale destino delle idee che si celano dietro un libro, un messaggio scritto o una recensione al giorno d'oggi?

Per evitare la dispersione delle idee nel mondo della rete bisogna avere le idee chiare, obiettivi precisi e imporsi una disciplina. Non si può prescindere dall'immagine sociale che diamo e, come diceva la Sgarzi, in un suo saggio su Twitter anche "fare un retweet" una cosa che non si è letta equivale a mettere la firma in bianco di approvazione su qualcosa che non sappiamo che impatti potrà avere sulla percezione che gli altri hanno di noi e del nostro lavoro. Imparare ad usare i mezzi che si hanno a disposizione quindi è indispensabile!

Una cosa a favore di Claudia, è un libro che sto leggendo ora e non posso darvi un giudizio definitivo, è che per la prima volta si affronta un tema spinoso come quello del lit.blogger con intelligenza sociale. Il blogger che parla di libri non ha l'obiettivo delle vendite ma quello della condivisione delle idee e della generazione di confronti che arricchiscono sempre tutti.

Lo trovo interessante e lo segnalo ai blogger, editor, scrittori e lettori che passeranno di qui. Sarò sicuramente più puntuale nella recensione, come al mio solito.
Buone letture,
Simona Scravaglieri
C'era un tempo in cui le idee, nate nelle menti degli scrittori, vivevano sotto forma di fogli sparsi e sporchi d'inchiostro sulle loro scrivanie. Per mesi - a volte anni - attendevano immobili il giorno in cui finalmente sarebbero arrivate nelle mani di uno stampatore o di un editore che pazientemente avrebbe letto, corretto e sistemato.
Trasformate in segni tipografici e per sempre fissate su carta, le idee erano pronte a circolare; sapevano che il viaggio sarebbe stato lungo e imprevedibile e che avrebbe potuto condurle anche nell'angolo più remoto del mondo. Ma un'avventura più grande le aspettava: entrare nell'animo e nell'intelletto dei lettori più diversi sotto forma di libri. Appoggiati su un tavolo o adagiati su un morbido divano, sfogliati svogliatamente o ricoperti di note appassionate, regalati, prestati (o anche rubati!), trasportati dentro borse e cartelle stracolme o portati con cura sottobraccio, letti sotto le coperte alla luce fioca di una lampada da notte o nel caos diurno di una via cittadina... la loro vita insieme al lettore era oramai cominciata.
È arrivato, in seguito, un tempo in cui le idee vivono sotto forma di caratteri sulla pagina bianca di un programma di video scrittura. La loro esistenza si è fatta più frenetica: copiate, incollate, spostate, continuamente cancellate o modificate nel corpo, nel colore e nello stile... per le povere idee ogni giorno è una prova stressante, nella speranza che lo scrittore o l'editor non premano il tasto CANC. Una volta superato tutto questo, alcune idee vengono fissate su carta con inchiostro tradizionale, ad altre è destinato l'inchiostro elettronico. Nascerà comunque un libro. sembrerebbe finita qui, ma la parte più ardua del loro percorso deve ancora iniziare: devono andare in rete. 

Questo pezzo è tratto da:

Quando i libri vanno in rete
Claudia Consoli
Bibliografica Editrice, Ed. 2014
Collana "I libri di Wuz" 
Prezzo 9,90€

domenica 27 aprile 2014

L'ha detto... William Shakespeare

Fonte: Pinterest



Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni. 

 William Shakespeare


venerdì 25 aprile 2014

"Country Girl", Edna O'Brien - Ricordi di esiliati...

Fonte: Il Cortile dei lettori esiliati


E dire che nemmeno lei pensava che avrebbe mai scritto un'autobiografia! E, invece, questo libro dimostra quanto, a volte, una biografia può rendere, al lettore, il quadro di una vita che può, in tutto e per tutto, assomigliare ad un romanzo. Prima di tutto chi è Edna O'Brien? Non c'è da vergognarsi se non lo sapete - nemmeno io lo sapevo e ammetto la mia ignoranza! - è una scrittrice irlandese nata nel 1930 a Tuamgraney. Oltre ad essere vissuta per parecchio tempo in provincia, essere stata successivamente in un convento-collegio quando, alla maggiore età, arriva a Dublino si ritrova nello stesso mondo chiuso nel quale aveva vissuto, e dal quale aveva sperato di uscire, in precedenza le cui regole di vita, dei rapporti e delle convenzioni non appartengono alle usanze irlandesi ma erano dettate dalla dottrina cristiana imposta dalla Chiesa di Roma. E' in questo mondo ortodosso che, dopo alterne vicende che la vedranno sposarsi con uno scrittore che la cui carriera si è fermata, concepisce il suo primo romanzo "The Country Girls" che scrive a Londra, lontano da casa, nel 1960 e che le farà guadagnare la fama internazionale ma anche critiche e accuse feroci dalla sua sterra natia.

Come avviene per molte autobiografie similari di personaggi che, ufficialmente o ufficiosamente, vengono o si sentono esiliati Edna O'Brien - nel suo caso non c'è una vera e propria condanna all'esilio ma le lettere ingiuriose e la condanna pubblica la fa sentire come tale - ripercorre due tratti della sua vita che hanno in comune solo il punto di rottura. Questa "frattura" avviene in due momenti specifici della sua vita che la costringono senza casa, senza soldi, senza famiglia a ricominciare dall'inizio a ricostruire il suo mondo. Da una parte c'è la rottura con la famiglia che non vuole che lei sposi uno scrittore ricco ma già sposato, che per la convenzione cristiana non potrà mai essere considerato come divorziato, e dall'altra c'è la separazione il divorzio da quest'ultimo e la battaglia combattuta a suon di carte e accuse per riottenere la custodia dei figli. 

"The Country Girls" è il mezzo per farsi conoscere e per crearsi la propria identità all'interno del panorama culturale a cui vuole appartenere per indole ed è lo stesso mezzo che le procura le condanne da parte della sua patria che vede in questo lavoro solo un testo che mira ad offendere gli usi e costumi convenzionalmente accettati dagli irlandesi in deroga a quelli che sono i precetti papali seguiti pedissequamente. La sofferenza e il disallineamento di ogni certezza possono creare e distruggere ogni personalità e in questo caso la O'Brien guarda alla sua vita successiva con un misto di orgoglio e di stupore. Nella sua carriera ha incontrato molti personaggi famosi, ha avuto come confidenti scrittori affermati ed è stata amica di personaggi influenti ma questo non ha lenito la sofferenza del rifiuto. In più, nonostante, la legge divina irlandese l'ha condannata, il credo che l'ha rifiutata è quello che l'accompagna nei momenti più bui sia della sua vita che nella sofferenza per gli sconvolgimenti che anni addietro hanno portato alla luce le magagne del clero come, per esempio, i casi di pedofilia.
Non c'è condanna nelle sue parole, c'è solo un'amarezza, un misto di pietas cristiana e constatazione che chi ha puntato il dito non è poi così diverso da lei, per una terra che è sempre stata percorsa da eccessi di credo e di rifiuto, dove la religione era una divisione e non un modo di unire e dove, oltretutto la guerra combattuta era solo fra irlandesi. E, anche in questo caso, la O'Brien rende al lettore la contrapposizione fra la sua vita da esiliata e quella sconvolgente di Dublino e di tutta l'Irlanda.   

Scrivere questo percorso è un po' come fare i conti con se stessi c'è chi lo fa come elaborazione di un lutto personale (come Salamov nei suoi racconti di prigionia) c'è chi lo fa per comprendersi e capire il suo rapporto con il passato (come fa Christa Wolf ne "La città degli angeli") e poi c'è Edna che invece utilizza il suo elenco di cose fatte e persone conosciute  come un modo per riordinare i ricordi, per ricordarsi di quante volte si è reinventata e quante è caduta e quanti amici l'hanno lasciata con un ricordo indelebile di una mano tesa o di una confidenza o un suggerimento fatto al momento giusto.
Persone che sono rappresentative di un'epoca che va da circa la metà degli anni '60 al 2000 inoltrato che erano elementi rappresentativi di una nuova generazione quella dei media. Non si trattava più di troneggiare da fotografie patinate in pose artistiche in piume di struzzo, tutto cambiava ad un ritmo vertiginoso, venivano accantonati i vecchi musical,  e mantenersi sulla cresta dell'onda era una questione di visibilità e di scandali, a volte orchestrati ad hoc. E' il mondo che prepara a quello che viviamo oggi, fatto di eccessi, droga e solitudine quando si spengono i riflettori ed Edna riesce a restituire al lettore quadri precisi degli incontri di quegli anni.

Un mondo in divenire che viene trattato fin quasi ai nostri giorni ricostruito con una precisione quasi maniacale riportando date e persone e non solo i fatti. Non c'è solo Edna qua dentro, ma tutto il mondo che lei ha girato e che attorno a lei è vissuto. Il tutto raccontato in maniera abbastanza scorrevole, c'è solo un capitolo che ho trovato un po' pesante - ma solo per l'alto numero dei personaggi citati che in alcuni punti lo fa sembrare solo un'elenco di conoscenze - che secondo me vale proprio la pena di conoscere. Chiaramente, come detto sempre in casi del genere, non si può giudicare una vita bella o brutta che sia. Si può trarre insegnamento, ma non si può dire mi piace oppure no. Il racconto diventa non solo un modo per riordinare i ricordi ma per chi legge diventa un modo per conoscere qualcosa che ha sentito ma non vissuto approfonditamente. In fondo l'umanità evolve secondo le esperienze di chi ha preceduto ed è con questo spirito che bisogna prendere le finestre aperte sulle vite altrui specialmente se così ben narrate con dovizia di particolari. E dire che l'avevo preso per la strepitosa copertina! Mi toccherà leggere anche il best seller incriminato :) Per chi fosse interessato anche "The country girls" è stato pubblicato sempre da Elliot a Giugno 2013.

Buone letture,
Simona Scravaglieri


Country girl
Edna O'Brien
Elliot Edizioni, Ed. 2013
Collana "Antidoti"
Prezzo 18,50

Fonte: LettureSconclusionate



mercoledì 23 aprile 2014

[Dal libro che sto leggendo] Il nome della rosa... E' Rosa


Fonte: Quelle che...il tombolo


Su questo libro non vi dirò molto perché preferisco dargli lo spazio che si merita in una adeguata recensione. Però ci tengo ad anticiparvi che troverete nelle mie libreria che il voto dato è, in una valutazione da 1 a cinque, 1 stellina ma, in effetti, sarebbe invalutabile. Questa valutazione è data sì, anche da un gusto personale, ma anche da considerazioni pratiche su quale sia il limite, a volte, oltre il quale pensare bene a mettere su carta pensieri che, forse, erano divertenti nelle nostre fantasie ma che trascritte hanno tutta un'altra presa.

Il libro propone dieci "finali" successivi a quelli decisi dagli autori di capolavori del passato o best sellers contemporanei. Come al mio solito vi lascio comunque un assaggio, perché possiate, magari trovare ragioni per leggerlo e , forse, avere così motivi validi per confutare le mie tesi.

Buone letture,
Simona Scravaglieri


Canto di Natale
(Charles Dickens)

Ebeneezer tornò a casa col cuore ricolmo di gioia e lo stomaco strabordante di tacchino e torta di ribes. Che brava gente, quei Cratchilt! Ma che gusti di merda nell'abbinare le pietanze! Sì, decisamente il Natale più bello che il vecchio ricordasse. Il piccolino di famiglia era stato così buffo quando s'era avventato come un animale sulla torta al formaggio dicendo, a bocca piena, "ma chi cazzo l'aveva mai vista 'sta roba?!". E quante risate quando poi aveva vomitato tutto addosso a Ted, il cane anziano e trovatello che era morto pochi minuti dopo la mezzanotte, ucciso da una coscia di pollo, lui che aveva lo stomaco oramai abituato solo a polpette di segatura e erba prataiola.
Il calore della famiglia era una cosa che a Scrooge era mancata per tanto tempo. Per troppo tempo. E che Fred, il suo unico nipote, non era riuscito a risvegliare nonostante gli infiniti tentativi. Ebeneezer, nel tempo, era diventato un insopportabile brontolone, poco aveva fatto per debellare quell'alito importante che aveva reso tutto più difficile. Ma quella sera, qualcosa di unico, di magico, aveva sconvolto le vite di quella brava gente di Londra. Nulla sarebbe mai più tornato come prima.
E, lasciandosi il ponte del Tamigi alle sue spalle, Ebeneezer imboccò la via principale salutandola co un rutto di potenza e durata assolutamente considerevoli. L'aria fu travolta dal boato. La vecchia questuante, sdraiata sul sagrato della chiesa, ebbe un sussulto e, in lontananza, cominciarono ad abbaiare i cani. Tutto quel succo di mele faceva contrasto con il tonno al formaggio fuso e ora si riproponeva con una insistenza decisamente molesta. Sì ci voleva un digestivo, magari un liquore. E, superata la porta d'ingresso della sua splendida ed enorme dimora, Scrooge si adoperò.
Quindi anni addietro, in un baule chiuso in cantina, il vecchio aveva riposto tutti gli alcolici ereditati dal socio Jacob Marley. Quella cassa valeva una fortuna. Ma adesso erano finiti gli anni della micragna, dell'avidità compulsiva e cieca. Adesso era il tempo di basta. E un secondo, più sconvolgente, ruttone fece tremare la vetrinetta degli argenti e indusse Ebeneezer a rompere gli ultimi indugi. Ci voleva una lanterna illuminata per scendere nei sotterranei e un bicchiere capiente, da mescita. La sciarpa, però l'avrebbe tenuta.

Questo pezzo è tratto da:

Il nome della rosa...E' rosa
10 finali per 10 storie che sembravano già finite ma magari invece no
Roberto Corradi
Imprimatur Editore, ed 2014
Prezzo 14,50€



domenica 20 aprile 2014

L'ha detto...Michail Bakunin

Fonte: Pinterest





Il caffè, per esser buono, deve essere nero come la notte, dolce come l'amore e caldo come l'inferno. Michail Bakunin

venerdì 18 aprile 2014

"Morto a 3/4", Francesco Balletta - Aldilà e dintorni....

Fonte: Scaricabile


Ci sono modi e modi di pensare al tema della morte, si può concepire come un annullamento, come una trasformazione o, come avviene per la concezione cristiana, si può pensare alla morte come un semplice passaggio, da una vita temporale ad una spirituale. Nella concezione o cosmologia "ballettiana", il trapasso, non è definitivo, almeno non sempre, e, quando non lo è, tocca lavorare perché l'allocazione definitiva possa avvenire, prima o poi.

Questo perché il Maresciallo Domenico Campana, morto in servizio nell'esercizio, sì, delle proprie funzioni (mentre stava leggendo rapporti di un'indagine su un omicidio) assorto nella ricerca dell'elemento chiave - che svolge sempre la matassa dei casi, anche quelli più intricati-, trovavasi impedito a continuare la propria ricerca, almeno nei panni dell'arma terrena, perché in "evidente carenza d'aria" dovuta ad un genere di conforto, di uso comune, ma di pericolosità accertata solo a posteriori: un ossicino di pollo. E dire che quel veloce pasto, doveva avere una celestiale conclusione: un tiramisù, di una famosa pasticceria del luogo, doveva decretare la fine, gloriosa, di una giornata complicata e senza evidenti risultati d'indagine. Ma, il suddetto, trovatosi nell'aldià, scopriva che, per avere il lasciapassare per andare aldisù (fra i buoni) e non aldigiù (fra i cattivi), doveva, invece dello sperato riposo, lavorare almeno ad un ultimo caso - l'ennesimo perdindirindina - e che la sua posizione, di solito certa di "morto", era stata sospesa a 3/4.
Non che non lo fosse fisicamente, ma, per la rigida burocrazia dell'aldilà -fatta dal "sistema"-come lo definisce chi, aldilà, c'è andato prima di Campana-, è estremamente rigida. Poteva il Maresciallo Campana, dopo una vita passata a risolvere i mali terreni, per qualche guaio non precisato e di certo non di danno elevato, decidere di non risolvere un caso e finire aldigiù? Giammai! Dopotutto come premio di risultato c'è il lasciapassare per l'aldisù!

In sostanza è questa la storia che vi troverete di fronte che si svolge tridimensionalmente tra una barriera fra vivi e morti e fra santi e dannati. Quando mi è capitato questo libro fra le mani, mi sono trovata a dovermi confrontare con gli stili diversi dei libri, che avevo già in lettura e, devo ammettere, che l'ho trovato spettacolare. Come dissi nel [Dal libro che sto leggendo] non ci troviamo di fronte ad un solo scrittore ma ad uno sceneggiatore che, attraverso le parole non scrive solo un testo, ma deve inserirlo in un contesto e, come se stesse alla radio, far sì che i suoi ascoltatori/lettori vedano la scena svolgersi davanti ai loro occhi. Ecco, questo lavoro è fatto così: vi ritroverete circa sei pagine di pensieri, immagini, dispiaceri e contentezze di un uomo che sta morendo, poi sbircerete l'aldilà della frontiera italiana fra l'aldisù e l'aldigiù, scenderete con lui nell'aldiquà per scoprire chi è l'assassino o gli assassini (non sarò io a dirvelo!) del povero diavolo di cui Campana deve stabilire colpevolezza o santità. Il tutto avviene con un ritmo incalzante delle situazioni che il povero maresciallo, messo subito all'opera, senza tante spiegazioni, si trova a dover affrontare.

Un panorama possibile e plausibile in un contesto, come quello italiano, che vive e si alimenta di burocrazia che però nell'aldilà, almeno quello ballettiano, funziona decisamente meglio. Lo scenario, che ci dipinge Balletta, diventa così palpabile ma anche futuribile e scorre con il sorriso alla bocca fino quasi alle ultime pagine quando, con gesto da gran maestro riesce anche a commuovere la lettrice sconclusionata - che di solito non lo ammette volentieri - con una azione a sorpresa. 

Sicuramente è corretto inserire, come ha fatto De Agostini BookMe, questo libro fra i romanzi, ma nel mio modo di concepire, questo, è un vero e proprio giallo innovativo che rompe gli schemi dettati da una sempre ripetitiva classe di autori che fanno sempre le stesse proposte dimostrando che, un argomento così "noir", può essere anche narrato concedendosi qualche sorriso. Un lavoro che non ha sbavature nemmeno nelle più improbabili situazioni che ne potrebbero mettere in difficoltà la credibilità generale. Fino all'ultimo e nella situazione più strana Balletta ha la sua soluzione ad hoc, architettata e spiegata fino in fondo, che regge, insieme alle altre, una trama che è sempre scorrevole. E non incappa nemmeno nel classico errore dell'esordiente, ovvero l'essere presente, molte volte a sproposito, in bocca ai propri personaggi. Nonostante la narrazione avvenga in prima persona, Campana nemmeno si presenta completamente, ai suoi lettori, da solo. Per lui, come avviene per la morte di chi ci è più caro, parlano le azioni fatte in vita, e per Campana parlano i suoi colleghi e anche chi, dall'aldilà l'ha osservato e scelto per poterlo avere in servizio attivo alla frontiera fra buoni e cattivi. 

Un lavoro davvero imperdibile che, oltretutto, ha - stupite! - una fascetta che non finirà sbeffeggiata su "Fascetta nera", perché riflette perfettamente quel che c'è dentro e che dimostra di non avere bisogno della "frasetta a cavolo" di qualche "famoso personaggio" per dimostrare il suo valore. Dimostrazione perfettamente riuscita e che spero si possa al più presto ripetere.
Devo ammettere che mi piacerebbe poter nuovamente seguire Balletta e il suo maresciallo, in future avventure. Sicuramente questo è un esordio con il botto.
Buone letture,
Simona Scravaglieri

Morto a 3/4
Francesco Balletta
Bookme (De Agostini libri), ed. 2014
Prezzo 12,90€


In loving memory Emanuele, Ludovica e Marco



Fonte: LettureSconclusionate


mercoledì 16 aprile 2014

[Dal libro che sto leggendo] Passero sarai tu!

Oggi visto l'avvicinarsi di una festa importante come la Pasqua ho pensato di prenderla un po' alla leggera e provare a raccontarvi qualcosa che in effetti non è mai stato inserito in questo blog (un'annatona piena di novità eh?). "Passero sarai tu!" è una piccola raccolta di freddure che vedono come protagonisti un piccolo passero e suo padre. 

Il pargolo è molto più tagliente di quanto ci si aspetterebbe da un innocente passerotto ma, come dice Sergio Nazzaro in post-fazione i fumetti di Arkås sono da prendere un po' come un modo per guardare al nostro mondo attraverso le storie di altri.

Raccolta godibilissima e a tratti irriverente da leggere in un soffio e che fa parte di una raccolta più ampia, portata in Italia da Lavieri Edizioni. Un acquisto fatto al Romics di Roma un paio di settimane fa allo strabiliante stand della casa editrice (ma l'avevo adocchiato a Dicembre alla fiera della piccola e media editoria!). Ebbene, se volevate sapere che libro stavo leggendo...eccovi serviti! Domenica leggevo proprio questo!

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Fonte: Passero sarai tu!

Quest'immagine è tratta da:

Passero sarai tu!
Arkås
Lavieri Edizioni, ed. 2005
Collana "Voli radenti"
Prezzo 8,00€

domenica 13 aprile 2014

L'ha detto... Abraham Lincoln

Fonte: Pinterest

Il miglior modo per far abrogare una pessima legge consiste nel farla applicare rigorosamente. Abraham Lincoln



venerdì 11 aprile 2014

"Dio se la caverà", Alan Poloni - Questione di distanze....

Fonte: Il cannocchiale

Come detto nel [Dal libro che sto leggendo] di qualche settimana fa è un libro strano, "Dio se la caverà", perché sceglie una formula un po' complicata per svolgersi. Per un certo verso ricorda il "Se fossi fuoco arderei Firenze" di Vanni Santoni anche se, in questo caso, il tempo scorre in maniera chiara. Si parte con una serie di personaggi nel suo corso se ne aggiungono altri che scremeranno verso la fine, un po' come fosse una gara. Tutti quelli che supportano i racconti che mano a mano svolgono la trama non sono solo secondari, ma co-primari.
Quindi, come avviene per Vanni è difficile capire dove vada l'autore.

Il libro è diviso in tre sezioni. La prima che potremmo definire un grande antefatto, poi c'è uno status creato dall'antefatto e alla fine quello che potrebbe essere l'evoluzione finale della situazione. Da un lato ci sono due ragazzini uno dislessico, con una madre che cerca di aiutarlo negli studi, e dall'altro uno solitario, che ha una madre che lo sommerge di studi sulla filosofia. Madri che hanno la necessità non solo d proteggere i figli ma che, in loro, riversano tutte le ansie, i pensieri,i desideri che tengono nascosti nell'anima. Dall'altro c'è Timpano, scrittore che non ci sta a pensare di essere finito e non capisce come il valore del "talento" non sia più una questione di solo "talento" ma di "immagine multimediale", come avviene per il suo amico che si conquista la voce wikipediana.
Tre storie parallele che si incrociano solo in parte, sono i due ragazzini che si trovano insieme ad "aspettare le balene"e che poi si perdono di vista. Anche nella seconda sezione escono personaggi nuovi come l'avvocato chiamato da tutti Zio, uomo laureato ma solo e con la difficoltà di creare rapporti affettivi, e il suo amico Klaus che vive ingegnosamente alla giornata. Personaggi che per la loro "libertà", forse vissuta male ma sicuramente border-line, si contrappongono alla rigidità delle regole che dettano la vita di un direttore di istituto che è una via di mezzo fra un carcere minorile e un collegio. Nemmeno a dirlo i nostri due amanti delle balene si ritroveranno per alterne vicende, proprio in quel luogo.

La scrittura è scorrevole e, nella prima parte, è decisamente geniale. Ci sono delle descrizioni che sono veramente molto simili alla realtà e, infatti, lo scrittore in questione è un professore che, evidentemente conosce a menadito non solo il mondo dei ragazzi ma anche i loro rapporti con le famiglie. Questo suo Know-now ci accompagna praticamente per tutto il libro mentre vengono mano a mano presentati i casi: la difficoltà dell'apprendimento e l'incapacità della scuola di aiutare l'alunno, le frustrazioni di un genitore che si riversano su un figlio, la solitudine infantile e degli adulti, il valore dell'amicizia, il bullismo, il nostro rapporto con la rete e con gli scrittori, i rapporti deviati cui porta la solitudine interiore, il rapporto tra fede e laicità,  i trend della rete che modificano quelli della vita reale e infine la musica e la possibilità di fare del proprio difetto un punto di forza.

In tutto questo il nostro professore-scrittore entra a piè pari dicendo la sua senza mezzi termini non personalmente ma attraverso le situazioni create. Potremo non essere d'accordo, potremo pensare che forse sono troppi temi. Forse. Diciamo che, alla fine di questa - sudatissima e complicatissima - recensione posso dire tranquillamente che: è un libro che si fa valere sulla distanza.
 Mi spiego meglio. Appartiene a quella categoria di libri che prima di prendono, avviluppano, conquistano e seducono, poi cominciano a starti antipatici perché non vedi il possibile finale, o il motivo per cui sono scritti, per poi lasciarti alla fine con un bel punto di domanda. Poi dopo un po' che ci pensi, e per me è una pratica comune, il quadro generale riesce a sembrare meno sfuocato e comincia a chiarirsi. E a quel punto cambiamo anche noi.

Ha scelto una una formula molto coraggiosa per il suo esordio Poloni che viaggia su un delicato equilibri fra quel che conosciamo nella letteratura e quel che invece può intendersi come sperimentazione. A voi l'ardua sentenza!

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Dio se la Caverà
Alan Poloni
Neo Edizioni, ed. 2014
Collana "Dry"
Prezzo 15,00€



Fonte: LettureSconclusionate


mercoledì 9 aprile 2014

[Dal libro che sto leggendo] Ritratto veneziano e altri racconti

Fonte: WIZJA LOKALNA


La storia di questo e degli altri libri di Herling l'avevo già scritta molto tempo fa e la ripeto in estrema sintesi per coloro che si volessero calare nel magico mondo di Gustaw.
Herling scrive un unico libro che si chiama "Diario scritto di notte". In questo diario scrive e annota pensieri, racconti e riflessioni. Il diario, nella sua versione che consta di sei libri, esce in versione completa solo in Polonia. Per la restante parte del mondo i racconti vengono raggruppati in raccolte e pubblicate in libri diversi.

Fa parte della natura herlingiana descrivere questi panorami con un leggero retrogusto amaro che non è dato da pessimismo bensì dalla conoscenza da parte dello scrittore del lato del male che sta per raccontare al suo lettore. Attenzione "il male"  di cui parla non è pessimistica constatazione ma un modo per far riflettere i propri lettori e per far trarre loro le dovute constatazioni. Dopotutto, come diceva in una intervista resa alla tv polacca, lui era attaccato al ruolo dell'intellettuale che non giudicava ma che aveva da dire e in questo è sempre riuscito.

Tra le caratteristiche interessanti dei suoi racconti c'è la narrazione in prima persona, ovvero racconta come se fossero storie che ha vissuto, e la presenza di un libro, di solito veramente esistito che fa da sfondo e ogni tanto da contrasto alla trama che supporta. Un aneddoto che raccontava spesso è legato ad un racconto in cui parlava dell'ultima guerra bosniaca e in particolare di una ragazza violentata da criminali di guerra che era stata seppellita a Napoli. La storia era inventata ma ancora nel 1999, ne "Variazioni sulle tenebre - Conversazioni sul male" commenta dicendo che ancora gli scrivono per avere le indicazioni corrette per poter portare un fiore sulla tomba di quella giovane sfortunata.

Per entrare nel mondo herlinghiano basta solo lasciarsi trasportare dalle storie, in fondo Herling le ha sempre sapute raccontare bene e se non lo conoscete il consiglio è quello di rimediare anche se questo volume di cui parliamo oggi è praticamente introvabile.
Il mio è della biblioteca.
Buone letture,
Simona Scravaglieri

Ritratto Veneziano

Ho letto ieri sera tra i necrologi del "Corriere": " A Venezia, nella sua casa di Calle San Barnaba, * è deceduta all'età di 87 anni la Contessa Giuditta Terzan. Si è addormentata per sempre, in pace con Dio. Ne da notizia a Roma la sorella Giovanna Olindo. Si prega di non disturbare con condoglianze la sommessa dipartita della defunta". 
Ho notato casualmente il necrologio la sera, cercando i programmi della televisione. E non mi sono più mosso dalla poltrona. Come riaffluiscono all'improvviso i ricordi lontani? Per ciascuno  forse in maniera diversa, in me assumono la forma di una tempesta caotica e violenta. Soltanto stamattina, dopo una notte inquieta e senza sogni, i fatti, i volti, le date si sistemano al loro posto come i tasselli di un puzzle mentre si ricostruisce gradualmente l'immagine.
Nella primavera del 1846, a cavallo tra aprile e maggio, mi recai a Venezia per delle questioni importanti per me ( e per i miei superiori dell'ufficio militare di Roma). Prevedevo che il viaggio sarebbe durato al massimo due settimane e diedi a mia moglie questo termine di ritorno. Strada facendo, e per quelle medesime questioni, dovevo fermarmi brevemente a Firenze.
All'epoca era già possibile muoversi liberamente con treni e autobus a lungo percorso, ma noi uomini in divisa ci fidavamo soltanto dei trasporti militari. Il loro difetto in caso di fretta, ma il loro pregio in caso di tentazioni turistiche, erano le frequenti e lunghe fermate. La mia missione era urgente al punto da non poterla liberamente prolungare con qualsivoglia pretesto. La prima jeep (Americana) mi portò a Orvieto e là passai un pomeriggio e una notte, dopo essermi precedentemente accordato con un pullman inglese l'(una gita militare) per il successivo trasferimento a Firenze.
Rimpiango di non essere in grado di ricreare mi ricordi, dopo tanti anni!, il clima dei primi incontri con gli incantesimi italiani dell'architettura, della pittura e del paesaggio, di quelle scoperte di uno sguardo vergine, scoperte poi cancellate o trasformate dagli incontri successivi. Ricordo unicamente chi, in preda a stordimento e a tremito interiore, che nulla aveva in comune con l'emozione estetica, trascorsi molte ore, ora seduto ora inginocchiato, nel duomo,* soprattutto nella cappella del Giudizio Universale. Via era in ciò un qualcosa che alludeva alla purificazione dalla guerra e da tutte le esperienze degli ultimi sei anni, l'qualcosa che assomigliava a una muta preghiera di grazia. Strano che a Roma non mi avesse indotto ad atti del genere.
La sera mi ubriacai e di vino orvietano in una taverna accanto al Duomo, dopodiché, senza badare al freddo primaverile, passai la notte sulle panche di pietra sul lato opposto di piazza della cattedrale, E ogni risveglio mi saziava Emilia tormentato con il profilo un po' cancellato del frontone del Duomo, nella facciata simile nelle tenebre primaverili A un enorme organo di pietra.
A Firenze svegliare rapidamente le faccende mie personali E quelle affidatemi, gira intorno ai monumenti del centro e, in disposto dalla ressa di militari di turisti, fuggì sull'Arno. Là, da un rivenditore di libri in una botteguccia polverosa, comprai per due lire un volumone intitolato Album di ritratti.* E con quell'album nel tascapane mi ritrovai all'alba, dopo una notte passata presso persone raccomandatemi a Roma, al limitare della città in attesa di un'automobile diretta Venezia o dintorni. Si presentò un'occasione soltanto fino a Padova. A Padova mi imbatte in alcuni ufficiali polacchi di mia conoscenza in loro compagnia raggiunse Venezia intorno a mezzogiorno. Il comando militare della città, in una cavità canta Piazza San Marco, era già chiuso,  avrebbe riaperto in prima serata. Per un momento, rinunciando all'assegnazione, che mi era dovuta, di un alloggio, poi pronta bussare a uno qualsiasi tre pochi alberghi non requisiti. Tutti erano pretestuosamente completi; pretestuosamente, perché la verità si dipingeva nei malevoli sguardi dei portieri.
Feci quindi ritorno in piazza, Dove per un caso fortunato riesci a spedirmi all'unico tavolino libero di un caffè di fronte alla basilica. E dal tascapane tirai fuori il mio volumone. L'album di ritratti era un'evidente operazione commerciale degli anni 30 che neppure la mano dell'esperto curatore, uno storico dell'arte, riuscirà mascherare. Ma la scelta era ricca, le riproduzioni erano buoni elevati sui ritrattisti erano prese a prestito da biografie e monografie serie.
Nelle edizioni antologiche di questo tipo si cerca soprattutto di cogliere l'essenza del loro tema principale. Nel caso dell'album si trattava di presentare una gamma, possibilmente ampia, di sfumature nell'arte della ritrattistica. 

Questo pezzo è tratto da: 


Ritratto Veneziano 
Gustaw Herling 
Feltrinelli editore, ed. 1995 
Collana "I narratori" 
Prezzo 30.000£

domenica 6 aprile 2014

L'ha detto... Baltasar Gracián

Fonte: Pinterest 

Bisogna adattarsi al presente, anche se ci pare meglio il passato. 
 Baltasar Gracián



mercoledì 2 aprile 2014

[Dal libro che sto leggendo] Morto a 3/4


Fonte: Bomba Carta


Da quando nacque questa rubrica, molto prima del blog, non ho mai citato una quarta di copertina ma oggi serviva eccome. Un'altra cosa anomala ho fatto leggendo questo libro: dopo aver divorato le prime pagine sono andata a guardare i dati relativi all'autore. Balletta è un esordiente per i romanzi ma scrive già per la televisione e questo suo know-how non solo è interessante ma si riversa armonicamente nella sua scrittura.

Divertente, scanzonato, esilarante è un romanzo che si lascia leggere veramente con piacere insperato e dopo un paio di capitoli diventerete, come me, fan sfegatati di Domenico Campana, morto a 3/4, di stanza alla polizia di frontiera italiana lassù, dove si decide se i decessi, strani o violenti, sono indotti o subiti e quindi se si va in paradiso o all'inferno.

Ne riparleremo nella recensione, ma è un libro che non si può non conoscere.
Per chi è a Roma, l'11 aprile alle 18.00 l'autore è alla libreria IBS ex Melbookstore. Per sicurezza controllate sulla pagina della sede IBS di Roma nella sezione eventi.
Buone letture e buone sane risate,
Simona Scravaglieri


CAPITOLO 1 
- SU E GIÚ - 
Mentre muore soffocato da un ossicino di pollo incastrato in gola, Domenico Campana, Comandante della stazione dei carabinieri di Pietracotta , pena che, tutto sommato, poteva andargli peggio. A ucciderlo, primo o poi, ci avrebbero pensato un colpo di pistola o di coltello del balordo di turno, un incidente normale nel bel mezzo di un inseguimento, per non parlare delle "varie ed eventuali" slegate dal mestiere di tutore dell'ordine: dai classici infarto e ictus, alla malattia terminale, diagnosticata sempre e comunque troppo tardi. No, Domenico non si rammarica per l'ossicino assassino, non ha rimpianti per quella fine ingloriosa, per gli anni ancora da vivere, ne per le cinquantasei primavere già passate. Al contrario, sa con assoluta certezza che nell'aldilà, o ovunque sia diretto, non gli mancheranno la divisa e l'Arma dei Carabinieri.
Sono anni che sogna una vita tranquilla, lontano da omicidi, furti, rapine, da violenza e avidità e dai loro parenti di ogni ordine e grado, tutti cittadini onorari del comune a nord- ovest di Roma dove, oramai da un lustro, il comandante conduce la sua stazione come può, cercando, al contempo, una via di fuga verso mete più riposanti.

Dalla quarta di copertina:

"La sua lettera di incarico, maresciallo"
Domenico trasale: "La mia che? Ma di che parli? Io sono morto!"
"Behm sì e no".
"In che senso?". Campana pronuncia la domanda a bassa voce, un sussurro di scoramento, il tono di chi non desidera la risposta più dell'estratto conto che dimostri come - e di quanto  è finito in rosso.
Ma la risposta arriva lo stesso.
"Nel senso che si morto a 3/4"
"...anche i morti, se vogliono, possono essere davvero stronzi".


Questo pezzo e la quarta di copertina sono presi da:

Morto a 3/4
Francesco Balletta
Bookme (De Agostini libri), ed. 2014
Prezzo 12,90€




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