venerdì 31 gennaio 2014

"Bravi bambini", Tom Perrotta - Emozioni e implicazioni...




Tra le cose che mi piacciono di più di questo blog c'è  che esiste la possibilità di vedere le "parole chiave" con cui si arriva su queste pagine. A volte mi fanno parecchio sorridere, lo ammetto, e in particolare negli ultimi sei mesi. C'è quello/a che cerca informazioni su Silvia Avallone (è quasi un chiodo fisso!) - il suo ultimo libro in particolare - e che arriva da me con ricerche del tipo "trama libro Avallone" o "come finisce Marina Bellezza" e quando evidentemente si scoccia arriva con un bel "omicidio Marina Bellezza". Immagino la faccia di chi apre la pagina dedicata al libro in questione mentre si deve sorbire un mio sproloquio per poi scoprire che: non svelo il finale, non parlo di omicidi, e che la trama è ridotta all'osso per quel che serve a supportare a recensione!

Anche questo libro è molto ricercato e da me si arriva solo, almeno fino ad oggi, alla pagina del [Dal libro che sto leggendo]; è un lavoro che ho letto addirittura nel 2011 e di cui mi sono scordata di mettere la recensione così rimedio ora, in extremis, anche perché ho scoperto che ne hanno fatto, o ne stanno facendo, una trasposizione cinematografica e, secondo me, prima di vedere il film, per quanto bello possa essere, sarebbe bene conoscere prima il testo che è uno fra i più rappresentativi di Tom Perrotta.
Per chi non lo sapesse, Tom Perrotta è definito da svariati anni il "Nick Hornby" americano e, oltre che scrivere, collabora come sceneggiatore anche con la HBO per alcune serie televisive. Smarcato quello che è oggi, parliamo di quello che rappresentò anni fa; la triade di libri per i quali è diventato famoso sono "Intrigo scolastico" del 1998, "Bravi bambini" del 2004 e"L'insegnante di astinenza sessuale" del 2007. Ma è con l'ultimo che si fa conoscere e con la rilettura dei testi precedenti consolida il suo "status" di scrittore che ha meglio descritto l'America dei cambiamenti. E la questione interessante è data dal fatto che Perrotta non si mantiene su un tema fisso, ovvero scrive solo d'amore ma, visto che il tema dei cambiamenti culturali è così ampio, trova possibilità di espressione attraverso differenti trame.

In questo caso si parla di rapporti fra persone. Divorzio, solitudini, genitori single si incastrano in una panorama di periferia dove tutto è facciata. L'organizzazione di famiglie che ambiscono ad essere un'entità perfetta e per questo effimera, i gruppi di mamme che assomigliano a bande di bulli dove il capo decide chi è dentro e chi è fuori e, di conseguenza, bambini che vengono allevati con un rigido schema che rimarca quello della gerarchia delle madri. In questo piccolo pezzo di mondo, che sembra a sé stante, costruito sugli sguardi indagatori e sui pettegolezzi Sarah e Tood si incontrano. Lei madre quasi per caso e insoddisfatta della vita che conduce incontra lui che è l'unico padre casalingo del circondario. Uno sguardo all'altalena mentre i bimbi si dondolano felici, il desiderio che sembra irrealizzabile un invito che spezzi monotonie e solitudini, due chiacchiere liberatrici di silenzi forzati dalla convenienza ed ecco apparire una storia che si stacca dalle altre, sempre uguali e che vivono di routine prestabilite. Il caos che entra nell'ordine genera scompiglio e quindi i nostri due, dovranno gestire l'inizio del caos con l'aiuto dei propri figli, convincendosi che si incontrano per loro e negando a sé stessi che la realtà è ben differente.

Perché fa parte della triade dei magnifici di Perrotta? Semplicemente perché è, perdonate la ripetizione, semplice. E' una caratteristica perrottiana quella di non cercare artifici ma di usare le storie per rappresentare la Storia e le persone che hanno vissuto quegli anni. E' questo suo "realismo", quasi spoglio, che rende magnifiche le situazioni. Non elemosina l'attenzione del suo lettore, la storia procede come una proiezione cinematografica. Non serve soffermarsi sul tocco di due mani ma è necessario evidenziare le sensazioni che quel tocco genera; ma, attenzione, l'emozione raccontata in maniera a sé stante è normale trovarla nei libri, "l'emozione" di Perrotta è al contempo sensazione e implicazione. E' in questa bipolarità che si trova la magia del realismo americano letterario. Una azione implica sempre qualcosa, c'è l'esigenza - anche se non si è ricchi o figli di antiche famiglie altolocate - di apparire. Ogni epoca americana ha avuto linguaggi differenti per creare l'ideale da seguire e secondo il quale apparire, quindi il tocco di due mani assume implicazioni differenti a seconda proprio del periodo di cui si parla. 

Hornby  sul "The Believer", in uno dei suoi pezzi mensili raccolti in "Shakespeare scriveva per soldi", scriveva di essere molto contento del paragone e conoscendo il lavoro di entrambi, almeno in parte, anche a me sembra azzeccato il parallelo. E' sicuramente per il suo stile narrativo e per quelle "emozione e implicazioni" che consiglio caldamente di leggere il libro prima di vedere il film. Per quanto la storia possa essere fedele al testo, queste sfumature difficilmente saranno evidenziate. Ora, se lo ricordo dopo 3 anni ancora in maniera così vivida e con un pizzico di nostalgia vuol dire proprio che m'è piaciuto!

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Bravi bambini
Tom Perrotta
BUR, ed 2007
Collana "24/7"
Prezzo 9,20€
Fonte: LettureSconclusionate




domenica 26 gennaio 2014

L'ha detto...Arthur Bloch





Nessuna pianificazione, per quanto attenta, potrà mai sostituire una bella botta di culo. 
[Legge di Dunn] 

 Arthur Bloch

venerdì 24 gennaio 2014

"Lettere di guerra", Jacques Vaché - L'elogio della parentesi...

Fonte: Balletto .net

Questo libro non ha parentesi, non si addiceva ad un mondo di surrealisti ma è una parentesi. Per spiegare questa affermazione devo fare una digressione - ma va?!?!-. Sebbene io mi dichiari orgogliosamente sconclusionata nelle letture - ed è vero che allungo la mano e prendo il primo libro che mi capita sottomano tra i "da leggere" disseminati nelle mie librerie - nei miei acquisti ci sono, a volte, delle logiche, anche un po' contorte e a volte perverse, che seguono binari ordinatamente prestabiliti. In parte sono dichiarati, come avviene nella pagina delle letture concatenate mentre in altre non hanno assunto, ancora, una forma tale da poter essere descritti agli altri senza che la questione appaia vaga e alquanto surreale. Questo libro segue un effettivo percorso che faccio da qualche tempo e che è iniziato all'incirca un paio di anni fa. I lavori che si inseriscono i questi percorsi diventano, per questo motivo, delle parentesi che aprono il cassetto della mia mente che raccoglie tutte le informazioni raccolte fino a quel momento e che si arricchirà dei dati raccolti con la nuova lettura.

Jacques Vaché muore giovane e non per la guerra ma per la sua insana passione per l'oppio. E' stato un dandy e uno dei primi surrealisti e le incompiute "Lettere di guerra ad Andrè Breton ed ad altri surrealisti", che si interrompono per la sua dipartita, sono un manifesto di un movimento che diverrà famoso per una frase detta da Apollinaire mentre commentava il lavoro, non di uno scrittore, ma di un famosissimo pittore: Pablo Picasso. L'anno è il 1917 e l'occasione è la messa in scena dell'opera "Parade" per la quale Pablo si offre di realizzare le scenografie e il sipario. All'interno dell'opera introduce anche due figure che non erano previste, due manager provenienti dalla metropoli, raffigurati come elaborazioni di grattaceli, decostruiti e riassemblati (vedi figura in calce alla recensione) in una forma che è sintesi e anticipazione dei suoi lavori cubisti e futuristi successivi. La formula da lui scelta non fu molto gradita al pubblico che la criticò aspramente finchè Apollinaire, uscendo dal teatro non la associò ad un temine che improvvisamente ebbe diffusione e ampio utilizzo: "surreale!". Ma come si incastrano fra loro Vaché e Picasso, così lontani e pure così vicini nelle intenzioni? Sono i passaggi  per Parigi e gli incontri casuali che intercorrono fra le loro conoscenze che li fanno appartenere per sempre, o solo per un periodo, ad un movimento di pensiero. La sequenza in questo caso può essere di due tipi: Vaché-> Apollinaire-> Picasso (di cui Apollinaire era una amico fraterno) o più lunga Vaché-> Breton->Cocteau-> Picasso anche se Breton e Picasso già si conoscevano dal 1900 quando lui arrivò a Parigi.

Sono lettere sulle quali non posso farvi un resoconto minuto per minuto per ovvi motivi - per me e per voi solo se le leggerete!- ma, posso dirvi, che sono scritte per risposta oppure per dare un'informazione anche se non richiesta, come succede solitamente alla normale corrispondenza. Hanno un minimo comun denominatore ovvero che sono scritte per essere letti, fruiti,se amati od odiati non importa, l'importante è aver stimolato, tintillato, scandalizzato il destinatario. Sono da intendersi come affreschi o quadri o anche rappresentazioni non come una comune corrispondenza. La risposta anche se richiesta per educazione, non serve, non è necessaria e potrebbe essere non letta o letta in ritardo. La testimonianza di questa sensazione viene da affermazioni al limite, iperboliche, come quella di una lettera in cui ad un certo punto scrive "sono contento di sapere che state male". Ebbene sì, lo era e probabilmente lo era affettuosamente non con cattiveria.

Con lo stesso spirito dandy con il quale sono state scritte, queste lettere devono essere lette. Ed è anche per questo che diventano una parentesi e hanno richiesto questa lunga spiegazione. Questo genere di lavori pretendono che il lettore tolga i panni che veste giornalmente e si rivesta con quelli dei periodi che vanno dal 1900 alla seconda guerra mondiale che furono quella grande fucina europea che generò le maggiori correnti artistiche del novecento in tutti i campi dalle arti all'ingegneria. Quello che siamo oggi proviene da quel periodo e quello che è la nostra decandenza come produzione da lasciare come testimone alle generazioni successive scaturisce dall'oblio che abbiamo riservato per periodi come questo che furono un vero e proprio laboratorio di sperimentazione di esperienze e di civiltà. Guardare al passato, immergersi come è richiesto in atmosfere così lontane e diverse dalle nostre, è un modo per rinascere da una parentesi che, come una macchina del tempo, ci porta a spasso nel tempo e ci fornisce linguaggi ancora innovativi per poter tirare fuori nuove  e successive evoluzioni per far nascere nuovi modi di guardare al nostro mondo e a quelli che verrano. E tutto questo con un solo, misero, paio di parentesi!  Inutile dire che ho adorato questo libretto e ho molto apprezzato la postfazione di Schifani.
Un altro gioiello del catalogo :Duepunti Edizioni.

Lettere di guerra
ad André Breton e ad altri surrealisti
Jacques Vaché
:Duepunti Edizioni, ed. 2005
Collana "Terrain Vaugue" 
Prezzo 6,00€

Fonte: LettureSconclusionate



mercoledì 22 gennaio 2014

[Dal libro che sto leggendo]Dove non si tocca


Fonte: Bebè Blog

E' "mattina" in tutti i sensi in questo pezzo di racconto. E' appena fatto giorno, il mondo si sveglia e tra i tanti che si preparano a uscire c'è anche una bimba che per la prima vola affronta l'ignoto fuori dalla casa in cui fino ad allora ha trovato il suo mondo. Questa è la storia di una dolce bambina che cresce nei tempi moderni dove non c'è più la sicurezza che un tempo si aveva nel crescere i propri figli.


Ci sono pericoli di ogni genere dai malintenzionati alle brutte situazioni in cui si incorre vivendo la vita come malanni, perdite e via dicendo. ma tutto questo fino ad oggi è sempre stato raccontato con la voce degli adulti, con i loro occhi e attraverso il proprio modo di vedere. Ma cosa succede se, chi racconta, lo fa con le parole di una bimba? Ne esce un quadro interessante. Forse meno smaliziato di quanto ci si aspetterebbe perchè l'autrice è stata brava a rimanere nei binari.



Leggendo questo lavoro accompagneremo questa bimba dal primo giorno di asilo fino alle medie; e per un pomeriggio, è una piccola storia che si legge agevolmente in un attimo, guarderemo al mondo come non facciamo più da tempo. 



Buone letture,

Simona Scravaglieri

Mattina 
Dove dormo sei vicina.
Sento il tuo odore nelle lenzuola la mattina.
I tuoi capelli mi piovono sulla testa. Sono la prima cosa che vedo, quando apro gli occhi.
I tuoi capelli attraversati dalla luce del mattino che batte sui vetri.
Allora mi aggrappo a te, trattengo il sonno in verticale, scivolo con la testa sulle tue clavicole, aggancio i tuoi fianchi con le cosce, spingo i talloni sul tuo sedere.
Tengo gli occhi chiusi mentre siamo in cucina.
Il fiato dei fornelli mi soffia sulle caviglie.
I biscotti scivolano nel latte e il tuo petto si alza e si abbassa come la marea.  
L’acqua è fredda, la sento dai piedi sino ai capelli.
Sento la tua voce calda contro l’orecchio, i muscoli delle braccia tesi, il sole che si alza sul davanzale.
Il borotalco mi fa il solletico tra le gambe.
Mi metti i calzini e mi infili i vestiti come carezze.
Mi depositi sul divano con il biberon caldo sul petto.
Lo tengo tra le labbra, senza succhiare. 
Appena sento le scarpe ai piedi capisco che il fuori è vicino.
Allora succede qualcosa, divento dura come un albero e la mia schiena si raddrizza e sono pronta a calpestare la terra.
Mi metti addosso un tessuto scivoloso con il cappuccio e sono tutta liscia e mi piace molto.
Mi tieni in braccio e chiudi la porta e prendiamo l’ascensore e fai tutto con una mano, sento il tuo braccio muoversi sotto di me.
Il tuo braccio che sa cosa fare.  
Fuori piove.
Stiamo sotto l’ombrello rosso e il tuo viso diventa rosso.
Da qui vedo solo un pezzo di marciapiede bagnato e il portone di casa che si allontana.
Tutto diventa più piccolo e mentre tu guardi avanti io guardo indietro.
Offro la mia schiena all’ignoto.


Questo pezzo è tratto da:

Dove non si tocca
Gaia Formenti
Et.Al. Edizioni, ed. 2013
Collana "Narrativa"
Prezzo 12,00€


domenica 19 gennaio 2014

L'ha detto...Stanislaw Jerzy Lec

Fonte: La buona strada



Anche quando viene chiusa la bocca, la domanda resta aperta. 
 Stanislaw Jerzy Lec



venerdì 17 gennaio 2014

Gideon a rapporto - J.J. Marric - Senza infamia ma sicuramente senza lode...


Fonte: Detective method

Non è il giallo del secolo, quello di cui vi parlo oggi, ma nemmeno del decennio in cui è stato scritto - è del 1960 (Inghilterra), pubblicato in Italia prima nel 1974 e ristampato 4 anni dopo -. I suoi limiti sono dati dal fatto che si sentono tutti i suoi anni e che, sopratutto è malamente uno di 21 libri che compongono la saga di Gideon. Jhon Creasey, che qui si firma J.J. Marric, è un autore prolifico sotto diversi pseudonimi e in questo caso, essendo la saga iniziata già dal 1955 - questo dovrebbe essere il 5°-, i personaggi non sono caratterizzati a dovere. Si scopre quasi alla fine il ruolo di Gideon, Ispettore capo della polizia di Scotland Yard, grazie ad uno dei confronti che si tiene fra lui e il procuratore. Gideon è affiancato da personale professionale con esperienza sul campo, cosa che non sempre avviene nei gialli contemporanei dove, per creare l'eroina viene demandato al protagonista l'onere di vivere in prima persona lo svolgersi delle indagini e la risoluzione del mistero, qui, invece, l'ispettore dirige la storia analizzando i casi attraverso i rapporti di chi li segue.

Non c'è un caso principale, bensì, probabilmente nell'obiettivo - ma potrebbe essere un effetto derivato e non voluto - di far sentire il caos che regna quando un ufficio segue più casi, ci sono parecchi delitti, e qui in particolare pare che non esista una "specializzazione", si parla infatti di furti d'auto o di pellicce, minacce, percosse e infedeltà e il caso "principale", che cerca di farsi spazio fra gli altri, è quello che riguarda un grande personaggio della city, Borgman, che diventa ricco sposando una ereditiera e che successivamente muore dopo una malattia dovuta ad un brutto incidente d'auto. C'è una confessione in punto di morte di chi sa, da un racconto altrui, che cosa è successo in realtà ma è difficile capire come sia successo e dimostrarlo! Riuscirà Gordon a risolvere il caso? Non ve lo dico! Mai fatto fino ad oggi, figuriamoci se comincio ora! 

Ora se la domanda che vi sovviene è: "Ma com'è che la lettrice sconclusionata è passata ai Gialli Mondadori?" la risposta più veloce è che partecipa ad una sfida, che non vincerà ovviamente mai, a chi legge in un anno più libri di questa collana. Non la vincerò per due motivi: non riesco a leggere sempre lo stesso genere - e questo blog ne è la testimonianza - e non ho alcuna intenzione di comprarmi i libri della collana attuale perché pare, da una ricerca che ho fatto, che siano disponibili solo in versione ebook e, sinceramente, non ho voglia di fare questo investimento in bit! Quindi leggerò quel che trovo nei tempi che riuscirò a dedicargli. In più libri come questo mi fanno anche un po' sorridere, nonostante una serissima indagine con una soluzione che possiamo reputare in fondo accettabile, ci sono particolari che ti ricordano anche le mode dei tempi andati. Quello più simpatico in assoluto è l'ansia dell'autore di specificare che Gideon è molto peloso: ci tiene veramente tanto! qui e lì lascia una descrizione che alla fine mi fa considerare quest'uomo come fosse un tappetino! Un'altra cosa divertente è data dalla traduzione - chi mi sopporta da tanto tempo sa perfettamente che ho la fissazione per queste cose - per cui, oltre ai soliti errori di composizione della pagina - pochi rispetto quel che circola oggi anche nei libri di altro livello! -, compare ad un certo punto la traduzione di quella che dovrebbe essere una macchina con la "marmitta truccata" tradotta come "Macchina con la marmitta in disordine". Ecco, ci ho riso per mezz'oretta buona!

Un'altra caratteristica che mi ha fatto pensare al mio eterno dubbio di come si possa affermare che un libro in particolare debba essere considerato o no un "classico" è l'ingombrante presenza del telefono - che detta da una che, nella vita normale, lavora nel campo delle telecomunicazioni è un assurdo, lo so! -. Questo romanzo si svolge rasentando non i muri ma i telefoni,  stanno sempre al telefono e dovunque lo cercano. Pare che Gideon si sposti, anche per andare a vedere i luoghi di un delitto, solo se c'è un apparecchio telefonico nei paraggi. Un vero incubo! Ecco, riflettendo, sta anche in questo - non nel telefono ma nel concetto di annullamento del tempo - la differenza fra un libro qualunque e un classico intramontabile, ovvero nella costruzione di una trama fatta di situazioni "in cui la presenza  la mancanza di oggetti non facciano balzare all'occhio del lettore la loro continua persistenza o assenza". E forse questa potrebbe essere una tesi che potrei mettere in questa eterna ricerca di definizione di quello che, molto spesso, rimane indefinibile perché preso come concetto primitivo: il classico.

Lettura simpatica ma non eterna e che, probabilmente, facilmente dimenticherò di aver fatto.
Buone letture,
Simona Scravaglieri


Gideon a Rapporto 
(Titolo originale Gideon's Risk)
J.J.Marric
Mondadori Editore, ed. 1974 rist. 1978
Collana "I classici  del giallo "
Prezzo 900£

Fonte: LettureSconclusionate

mercoledì 15 gennaio 2014

[Dal libro che sto leggendo] The White family

Fonte: Wikipedia


Leggendo le pagine di questo libro mi sembra di essere tornata indietro di qualche mese, a quando leggevo "Il sale". Potremmo chiamarla: la risposta inglese a Del Amo. Il tema, per ora l'ho ancora il lettura, pare essere quello di raccontare l'uomo, i rapporti, gli amori attraverso i componenti di una famiglia, in questo caso allargata perché Thomas è un amico di uno dei figli ed è cresciuto più con Alfred e May - la moglie del guardiano del parco - che a casa sua. Poi sono cresciuti, i tempi cambiano il mondo e anche le persone.

Come in quel caso le pagine sono piene di immagini, riflessioni, caratterizzazioni dei personaggi attraverso le emozioni di chi li guarda e di come loro interagiscono nello spazio narrativo.
Un bellissimo libro di Maggie Gee trovato per caso in fiera a Roma in Dicembre,
Buone letture,
Simona Scravaglieri

1. Thomas 

Albion Park in un intenso mattino primaverile. Una pazza giornata di marzo, di ghiaccio e di fuoco. I piedi di Thomas battono il ritmo da tamburo sul viottolo. Ogni pelo, ogni setola sul suo mento è dritta. Una navicella spaziale di neuroni ardenti...
Lui fa il bibliotecario, sta andando al lavoro, semiaccecato dal sole, dal freddo e dai ricordi. Una volta veniva qua assieme a Darren, dopo la scuola (avevano sei, o forse sette anni, la prima volta che erano scappati dalle loro mamme?). E il padre di Darren, Alfred, era guardiano del parco...
Era, e lo è ancora. E' ancora al suo posto. C'è un che di epico in questo; quasi cinquant'anni di servizio... Alfred White che difende la fortezza.
Thomas sente qualcuno alzare la voce, un po' più in là.
Allora scorge Alfred dietro una fila di platani, una figura svelta con un pesante cappotto da militare, La sua coppola familiare, con la sottile frangia di capelli bianchi, a media distanza, vicino alle inappuntabili aiuole. E' l'unico pezzo di prato in cui non è consentito calpestare l'erba; uno dei compiti principali del custode è allontanare i trasgressori.
Thomas nota che la donna con cui Alfred sta parlando é nera. Ci sono due bambini; lei ne tiene uno per braccio.
"E' il mio lavoro, signora, sto facendo il mio lavoro...". La voce dell'autorità,quella dell'infanzia di Thomas.
"Aspetti un attimo. Sto cercando di dire...".
"Può spostarsi dall'erba, signora? Glielo chiedo gentilmente...".
"Quelli come lei non ascoltano mai!".
"Non deve gridare, signorina".
"Ma io non stavo gridando..."
"E poi finirete sopra i tulipani".
Ora la bambina comincia a piangere, un suono acuto che sembra arrivare da un regno infantile fatto di dolore e di perdite, lontanissimo da quelle delle liti degli adulti. La piccola cerca di trascinare la madre tirandola per un braccio. "Mamma, mamma, mamma, lo vedo!"
" Sta' zitta, Carly, sto parlando a quest'uomo!"
"Mamma, mamma, voglio...".
"STA' ZITTA!".
Dall'altro lato della donna, Alfred non si lascia sfuggire l'occasione. "Se tutti camminassero qyìua sopra, non rimarrebbe più l'erba".
Incalzata da entrambi, all'improvviso la donna crolla. "Vaffanculo! Ti dico che sei FUORI DI TESTA!".
Un uomo alto e nero si avvicina in fretta, con un pallone da basket viola, e si avvicina ad Alfred con fare minaccioso. Sembra come un minimo trenta centimetri più alto, e con sessanta centimetri di spalle in più. (Era davvero minaccioso? Si chiede dopo Thomas. Si può dire che volesse minacciarlo? No, era solo alto. E nero, naturalmente, anche questo conta).
"Qual è il problema?" domanda l'uomo, abbastanza gentile.
"Mi spiace, signore, ma non si gioca a pallone qua".
"Non stiamo giocando a pallone. Perchè Carly piange?" domanda alla moglie, che si è calmata un po'.
"L'ha fatta arrabbiare, l'ha fatta".
Lei indica Alfred. "Calrly ha perso l'aeroplano di Dwayne. Ed è convinta che si trova (aggiunta mia "trovi" ma non vi ho detto nulla!) nell'aiuola".
"Allora che problema hai amico?" domanda il padre accigliato, mentre sovrasta Alfred, "qual è il problema?"

Questo pezzo è tratto da:

The White Family
Maggie Gee
Edizioni Spartaco, ed. 2010
Collana "Dissensi"
Prezzo 16,50€

domenica 12 gennaio 2014

L'ha detto.... Lucio Anneo Seneca


Fonte: L'unidici


Dipenderai meno dal futuro se avrai in pugno il presente. 
 Lucio Anneo Seneca

mercoledì 8 gennaio 2014

[Dal libro che sto leggendo] Giallo di zucca


Fonte: Allevamento Silver Dog



Stavolta il libro di cui vi lascio un assaggio è un libro già letto a Dicembre scorso. Si tratta di Giallo di zucca ed è un romanzo con una punta di giallo. Le scorribande di Luchino, il fotografo, e Poirot, il cane, hanno come sfondo prima Milano e poi Ferrara e la sua umanità varia e magari anche un po' provinciale. Si è naturalmente portati a tifare per il povero Poirot che invece vive una vita da re coccolato da tutti sorte che non condivide con il suo padrone. Sullo sfondo, oltre a Ferrara c'è un delitto che, come si sa, in provincia fa più scalpore di uno scandalo politico nella lontana Roma.

Ve ne lascio un assaggio e vado a liberare il gatto che poco tollera che io stia al pc! 
Buone letture,
Simona Scravaglieri

Capitolo 1 
Giorno cani per colpa di un cane 
Come al solito ho i minuti contati.
Sono sulla china del ritardo, in bilico sull'esserlo seriamente e l'avere ancora un secondo per guardarmi attorno e decidere se ho fatto tutto e se posso uscire tranquillo.
Il cane è a letto, come su abitudine, credo non si alzi prima delle nove ma per saperlo dovrei comprare alla Chicco quelle assurde telecamerine spia- marmocchi.
Non mi pare il caso: se vedessi cosa combina Poirot in mia assenza , prenderei l'aspettativa pur di starmene a casa dal lavoro.
Poirot è il mio cane, un meraviglioso esemplare di pastore belga. Dico meraviglioso perché in foto viene bene, dal vivo è un'altra cosa. Ah, già, sono un fotografo.
Dovessi attaccare bottone direi che sono un cultore del glamour, ma sono in ritardo e vi dirò la verità. Fotografo cadaveri.
Per quanto possa sembravi una spiacevole attività, vi assicuro che è un mestiere né meglio né peggio di altri. Lavoro alla Scientifica e mi dico ogni giorno che questo, davvero, è un lavoro come tanti; me lo ripeto in automatico, è il mio antiemetico naturale.
Rapido controllo allo specchio, sono pettinato, rasato quanto basta, ho il giubbino addosso e il portafoglio in tasca. Prendo le chiavi e sto per uscire quando Poirot guaisce.
Odio quando il mio cane mi accenna qualcosa ma è troppo pigro per farsi intendere.
"Che c'è?", gli chiedo in modo sbrigativo avvicinandomi alla porta della camera da letto. Il cane mi guarda e poi nasconde il muso tra le zampe anteriori.
Forse voleva salutarmi, mi dico.
Prendo la porta al volo, oramai avviato verso la china del ritardo assoluto. Decido per l'ascensore, sono tre piani ma io sono notoriamente pigro.
Scendo nell'androne, apro la porta a vetri e salto di slancio i tre gradini che mi separano dal cortile, dal cancello e dalla fermata dell'autobus che sta sull'altra parte della strada.
Salto e clap, cado su una pozzanghera che, da sempre, si forma sullo zerbino di finta erba alla base della scalinata d'ingresso.
In quel momento capisco il guaito del cane, Mi guardo i piedi, sono in ciabatte.
Porca miseria, esclamo. No , veramente ho esclamato di peggio, ma lo lascio alla vostra immaginazione di lettori.
Risalgo in casa, stavolta facendo le scale, l'ascensore è fermo al quarto piano.
Entro e vedo il cane che mi squadra dal letto, la tv è accesa, Ah sì, il mio cane sa usare il telecomando. Non chiedetemi chi glielo ha insegnato, io non ne avrei mai avuto né il Tempo e né la pazienza.


Questo pezzo è tratto da:

Giallo di zucca
Gaia Conventi
Betelgeuse Editore, Ed. 2013
Collana "Orion"
Prezzo 14,00€

domenica 5 gennaio 2014

L'ha detto... Niccolò Machiavelli


Fonte: Origami di parole

Ognun vede quel che tu pari, pochi sentono quel che tu sei. 
 Niccolò Machiavelli

venerdì 3 gennaio 2014

"Moby Dick e altri racconti brevi", Alessandro Sesto - L'importanza del saper raccontare la letteratura...


Fonte: Pinterest

Vorrei iniziare con una cosa che mi è realmente successa. Per mesi, prima di trasferirmi, ho desiderato fino alla follia di poter vedere il canale SKYArte perché, nel suo palinsesto, c'era un programma di cui avevo sentito parlare il Boo(K)ista condotto da Davide Dileo. Non potevo modificare la mia parabola per ragioni che non sto a spiegarvi.  Non appena trasferita nella nuova casa ho fatto subito richiesta di aggiornamento della parabola esistente e mi è stato recapitato l'ambito decoder e, fatalità, la sera stessa andava in onda l'ennesima puntata  e quindi mi sono organizzata, impostando la sveglia (non vedendo spesso la tv mi dimentico che ci sono dei programmi registrati o programmati con l'allert!). Alle 20.00 ero comodamente seduta sul mio bel divano Chesterfield - vero, ottenuto facendo gli occhietti da Bamby a mia madre! - con tutto il necessario per seguire la trasmissione (telefonino per trovare i titoli interessanti e metterli nella wish-list, acqua, caffè e sigarette). Ero a posto, non avevo bisogno di altro. Inizia! Dopo la sigla il tipo autocompiaciuto scende le scale, gira per un finto corridoio, entra in una stanza cosparsa di libri (beato lui!) dice la frasetta di rito "Senza libri non si può stare" si siede su una finta poltrona antica Chesterfield ed esclama "Se non avete letto It, potete anche alzarvi e spegnere la TV". E' quello che ho fatto.

Il libro di cui parliamo oggi è di tutt'altro stampo e tono. Dal lato di colui che si siede a discorrere con voi, anzi noi, c'è Alessandro Sesto pargolo di cui, mi dolgo - e faccio ammenda promettendo di fargli quanto prima il terzo grado-, so poco e nulla ma posso dirvi ciò che traspare da quel che scrive. E' un lettore e già questo, per chi lo legge, è un bel vantaggio perché rispetta i canoni che noi vorremmo imposti ai nostri scrittori: 
- non ci prende come psicologi cui raccontare le proprie turbe; 
- ha veramente qualcosa da dirci; 
- scrive quel che pensa in una maniera diretta e senza fronzoli cui aggiunge anche un pizzico di ironia lasciandoci dei racconti piacevolissimi da leggere, che ci sorprendono perché, forse inconsciamente o nei meandri più nascosti della nostra intimità, qualche domanda/battuta/riflessione similare, probabilmente, l'abbiamo fatta pure noi. 

In più tra serio e faceto, intervallate dai racconti umoristici, trovate una serie di analisi, o forse sarebbe meglio dire "statistiche" sui libri che leggiamo, in buona parte sui classici. Trame, soggetti, "l'eroe", i finali delle storie vengono raggruppati e commentati con il sorriso, nostro, e lo stupore che a volte sembra davvero genuino, suo. Ed è forse questo tono, che poi se vi capiterà di vederlo presentare il suo lavoro troverete anche nella sua espressione mentre legge, che conquista il lettore. O almeno ha conquistato me. Se da un lato la statistica prende solo una piccola parte delle varie casualità - non è un'antologia di letteratura! - riesce comunque a colpire non solo per la semplicità con cui la presenta ma, anche, per l'impossibile accostamento con la vita reale e degli improbabili amici che rappresentano una delle quattro categorie in cui di volta in volta divide i casi.

E vi dirò, mi sono talmente piaciute queste analisi che forse ricorderò più quelle che i racconti dell'impossibile, amante del classico, Alessandro che cerca di applicare la regola "guardare al passato - in questo caso il classico - per vivere il futuro" in maniera ferrea, senza sconti. Quindi avete comunque due alternative acquistando questo libro: o lo prendete così come viene  e vi lasciate trasportare dal sorriso, consci che se lo leggerete in giro - per esempio in una metropolitana affollata come è successo a me - non potrete fare a meno di sbottare a ridere facendo girare l'intera carrozza a vedere chi è la matta di turno. Oppure ve lo gustate  lentamente, magari facendo mente locale sulle trame e sui libri citati, come ho fatto io, per cogliere in fallo l'autore della serie "si fa tutto per ridere o c'è un fondo di vera analisi?". Vi avevo anticipato che avrei detto la mia in tal senso, nell'assaggio del libro fatto qualche settimana fa nella rubrica [Dal libro che sto leggendo], e, anche se mi piacerebbe non svelare completamente il mio pensiero, devo ammettere che, per me, un fondo di vera e seria riflessione c'è.

E per me, questo libro, è un tramite per leggere altro e continuare a leggere tutto, senza nessuna regola o limitazione. E' un libro che ricorda ai lettori che si può leggere e ricordare quel che ci ha accompagnato per un pezzo di strada della nostra vita senza quella pesantezza che di solito associamo alle letture classiche. Se Sesto riesce a farlo con Dostoevskij anche noi possiamo farlo con il resto, l'importante è non prendersi troppo sul serio e lasciarsi guidare dagli autori godendosi solo il viaggio nelle vite inventate o vere delle storie che ci capitano fra le mani.

A cosa serve l'introduzione che ho fatto vi starete chiedendo. Orbene, con tutto il rispetto per il signor Delillo che conosco poco e che ho ascoltato solo per due puntate prima di abbandonare l'idea di seguirlo, se ci fosse un Sesto ad avere quei 5 minuti di trasmissione, forse ci sarebbero più lettori. Il talento di saper parlare di libri non risiede nell'oratoria ma nell'amore per questo insano e solitario passatempo. In fondo leggere deve essere un piacere e non una punizione.
Meditate gente e leggete, magari, proprio questo adorabile libello!

Buone letture e buon anno nuovo,
Simona Scravaglieri

Moby Dick e altri racconti brevi
Alessandro Sesto
Gorilla Sapiens Edizioni, Ed. 2013
Collana "Caramella acida"
Prezzo 12,90€


Fonte: LettureSconclusionate

mercoledì 1 gennaio 2014

Addio 2013....

E' stato un anno molto particolare, potrei dire "ricco di emozioni" ma non è il termine corretto. Ho ricevuto un'altra possibilità di vita, di vedere il mio 41esimo compleanno, ho lasciato la mia vecchia casa, ho conosciuto persone nuove, e una l'ho anche persa dopo poco, ed è arrivato un gattino che ha portato gioia nelle mie giornate. E' stato un anno grigio che bilanciava momenti bui con momenti belli e, sinceramente, spero di non riviverne più così.

Non ho molto da dire anche in questa occasione senza divenire retorica o pesante e quindi lascio spazio a questa bellissima canzone di Dalla augurandovi un 2014 bello, intenso, fatto di bei libri, belle storie e tanta, tantissima serenità.

Buone feste e buone letture,
Simona Scravaglieri

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