venerdì 31 dicembre 2010

"L'amante", Marguerite Duras - L'amore e' sempre uguale a se stesso..




E' un pensiero fisso. Quel pensiero fisso. Quello che si palesa quando ti accorgi di aver perduto, volutamente e di tua scelta, una cosa importante. In questo caso l'amore.
L'amore non ha età ed e' sempre uguale a se stesso ovunque esso si viva e ovunque gli amanti si trovino.

E in questo caso la storia si svolge con lo stesso turbinio che avviene nei pensieri di una mente inquieta. I ricordi affiorano in maniera non organizzata, i tempi non sono messi nella maniera cronologica in cui si sono svolti ma, si presentano, sovrapponendosi fra loro come una serie di foto che cadono a terra scompostamente accatastandosi una sull'altra.

Una giovane 15enne mentre attraversa il fiume Mekong per tornare a Saigon a scuola. E' una fortuna per le figlia di una maestra malata, depressa e sfortunata per sfuggire alla povertà e alle angherie dei due fratelli. Una famiglia disastrata e disgregata dal caldo e dalla morte interiore dei suoi componenti, fa da sfondo a questo amore, dove la solitudine e il male d'esistere sono omnipresenti e accompagnano la sempre triste ragazza fra le braccia del cinese troppo grande per lei ma talmente innamorato da non poter fare a meno di volerla per sé. Il piacere non è una scoperta ma è un ricerca di certezza, e' il tempo che trasforma il desiderio in amore. Ma questo amore nasce malato (passatemi il termine anche se la definizione malattia non e' la piu' pertinente), perché non legato ad affettività o desiderio evidente ma piuttosto alla necessità dell'annullamento. L'annullamento di cui si cerca di dare una definizione qui e' quella ansia di attutire il senso di oppressione.
E così la giovane quindicenne vede inizialmente lo svolgersi del suo amore da fuori in maniera totalmente annoiata non v'e' curiosità ma solo un velo persistente di apatia.
Da contorno ma a definire questo rapporto ora necessario ora desiderato c'e' un panorama statico fatto di umidità persistente e sete sdrucite un paio di scarpe in lamè, un panama rosa e un rossetto rosso. Il resto lo fa la fisicità dei due amanti e l'inadeguatezza di chi gli sta attorno ora sconvolto per lo scandalo ora profittatore dell'opportunità dello sfruttamento della situazione.

La ragazza partirà, ma l'amore rimarrà eterno, appunto, sempre uguale a se stesso. Vi consiglio di vedere anche il film, uscito in Italia con il titolo "L'amante cinese", nel mio blog lo trovate qua. Il film riorganizza i pensieri dell'autrice, per ovvi motivi, ma ne accentua altresi' il senso di estrema sensualità che pervade tutta la storia.

E con questo libro concludo l'anno augurandovi uno splendido 2011 pieno di grandi soddisfazioni e per chi li ama di bellissimi libri. Ringrazio quelli che mi seguono con pazienza e affetto nelle mie peregrinazioni. Buon anno nuovo!
Simona Scravaglieri

L'amante
Marguerite Duras
Feltrinelli Editore, ed 2005
Collana "Vintage"
Prezzo 10,00€


mercoledì 29 dicembre 2010

[dal libro che sto leggendo] "Il condominio"

"Sulla base della propria esperienza, Wilder si era convinto che l'appartamento in un grattacielo era una conchiglia troppo rigida per rappresentare il genere di casa che incoraggia l'attività, una casa diversa dal semplice posto dove si mangia e si dorme. Vivere in un grattacielo richiedeva un tipo particolare di comportamento: acquiescente, controllato, forse anche un pò folle. Qui uno psicotico starebbe benissimo [..]
[..] Ma quello che faceva più arrabbiare Wilder, della vita nel suo condominio, era il modo in cui un insieme apparentemente omogeneo di professionisti ad alto reddito si era strutturato in tre campi distinti e ostili. Le vecchie suddivisioni sociali, basate su potere, capitale ed egoismo, si erano riaffermate anche lì come in qualsiasi altro posto.
Di fatto il grattacielo si era già diviso nei tre gruppi sociali classici, la classe inferire, la classe media, la classe superiore. [..]
[..] (sta parlando della classe superiore) Erano loro che stabilivano il ritmo dell'edificio. Erano i loro reclami a venir accolti per primi ed erano sempre loro che, sottilmente, dominavano la vita del grattacielo: stabilivano quando i bambini potevano usare le piscine e il giardino pensile, fissavano menù del ristorante e i conti salati che tenevano lontani quasi tutti tranne loro. Ma sopratutto, erano loro a gestire il delicato rapporto di patronato che teneva in riga il livello medio, con la carota perennemente penzolante dell'amicizia e della approvazione.[..]
[..](sta parlando del livello medio) C'era, nei suoi compagni di piano, una latente faciloneria, l'inclinazione a tollerare un'eccessiva quantità di interferenze prima di radnarsi, semplicemente, e partire. In breve il loro istinto territoriale, in senso psicologico e sociale, si era atrofizzato al punto che oramai erano maturi per l'assoggettamento."


Il condominio
J.C. Ballard
Feltrinelli Edizioni, ed 2003
Collana "Universale economica Feltrinelli"
Prezzo 7,50€

domenica 26 dicembre 2010

L'ha detto... Lucio Wilson




Io sono la persona giusta al momento giusto. C'e' un problema? Lo risolvo. Non c'e'? Lo creo.

Lucio Wilson

venerdì 24 dicembre 2010

"Il libraio che imbrogliò l'Inghilterra", Roald Dahl - Bellissimo....





...ed esilarante!Surreale e al tempo stesso porta in luce con gran sarcasmo, le debolezze umane.Una scrittura fresca, scorrevole, forse la traduzione non le rende totalmente giustizia, ma e' un libro assolutamente da leggere. Si legge in pochissimo tempo ed e' uno di quei piccoli libri che li apri per dargli uno sguardo e in un batter d'occhio non ce la fai a smettere di leggere! E' un gioiello che non si può non avere nella propria libreria! mi e' arrivato stamani e nella pausa pranzo l'ho aperto letto e finito..bellissimo! Sono due racconti, il primo e' "Il libraio che imbroglio l'Inghilterra" e il secondo "Lo scrittore automatico". non si puo' accennare alle storie senza gia' definirle pienamente, percui, vi lascio la curiosita'..

Buon Natale e buone feste a tutti!
Simona Scravaglieri

Il libraio che imbrogliò l'Inghilterra.
Roald Dahl
Tea Editore, ed. 2008
Collana "Teadue"
Prezzo 6,50€

Questo e' il mio 100° post....altra occasione per la quale festeggiare!!;)


mercoledì 22 dicembre 2010

"Labirinto", Monica Lombardi - La dimensione del giallo contemporaneo



La difficoltà dei giallisti di oggi è forse quella di riuscire a catturare il lettore anche su una trama che non prevede colpi di scena all'americana e che, sopratutto, non segua le scie battute dai romanzi di successo ma che si ponga, attraverso una classica costruzione della storia come si conviene al genere cui appartiene, come un prodotto contemporaneo e quindi appetibile per i lettori di oggi.
In questo Monica riesce, secondo me, sempre nel suo intento non solo per l'abile scelta del luogo ove si svolgono gli omicidi e le modalità da cui partire ma anche con una serie di accortezze, delle quali, la principale è la costante presentazione dei dati dell'indagine che ci si appresta a seguire. In questo modo ci si sente partecipi della storia e si fanno ipotesi ad ogni dato su chi sarà l'assassino, perché.... c'è sempre un assassino!

Il titolo è azzeccatissimo perché Labirinto non è solo il sito attorno a cui tutto il giallo si svolge ma è anche il termine più corretto per descriverne la trama. Questo, è il secondo libro della saga di Mike Summer tenente alla Homicide Unit di Atlanta e, con "Scatole cinesi", lo avevamo lasciato li dove lo ritroviamo però, con l'ausilio della storia criminale che si svolge in questa seconda puntata, abbiamo la possibilità di conoscere qualcosa in più di questo uomo un pò finto burbero un pò personaggio di altri tempi. Si comincia con un efferato omicidio dove la vittima è stata sfigurata e soffocata; tra indagini sul campo e quelle informatiche in rete la storia scorre non senza colpi di scena. Il tenente non è un ispettore Colombo che punge con una serie di domande tutti coloro che gli capitino a tiro e nemmeno un Maigret che elucubra tutto il tempo dando la soluzione all'ultima scena. Mike Summer è un ispettore all'antica ma altrettanto contemporaneo e quindi dedito al gioco di squadra dalla quale, non solo riceve dedizione e professionalità, ma anche supporto all'indagine senza per questo sminuire il suo ruolo di attore principale. E ,in questa storia, l'autrice ha avuto il suo bel da fare con l'elevato numero di personaggi da caratterizzare e che collaborano all'indagine. Forse deve anche festeggiare una vittoria tutta particolare ovvero che tutti sono visibili, nella misura in cui intervengono nella storia, e contestualmente sono credibili. E' difficile trovare un giallo con così tanti personaggi tra indagati e indagatori e, nella mia piccola conoscenza del genere, gli unici che si avvicinano a questa fitta ragnatela sono due gialli di Agatha Christie "Il mistero di Hunter's Lodge" o anche "Il ballo in maschera" dove, vado a memoria, c'erano tanti "Presunti colpevoli". La differenza risiede nel fatto che però Agatha, nonostante Poirot fosse sempre o quasi accompagnato da uno o piu' aiutanti, non ha mai permesso al suo personaggio principale l'utilizzo della delega, come invece avviene nell'Unità Omicidi di Atlanta.

A conferma di quel che ho detto la scorsa volta su "Scatole cinesi" la scrittrice non solo si pone con il piglio inglese svolgendo gli intrecci delle trame con dovizia di particolari che non sempre si colgono al volo (ma danno la possibilità al lettore di avere tutti gli strumenti per arrivare almeno vicini alla soluzione del caso) ma ha, anche, una particolare attenzione sulle sfumature dei gesti degli sguardi e delle emozioni. Sicché la storia personale del tenente Summer e quella principale scorrano contemporaneamente incrociandosi di tanto in tanto e rendendone partecipe il lettore in ogni attimo dell'inchiesta. Menzione speciale va per l'utilizzo della terminologia informatica che, essendo divenuta oramai di utilizzo comune, e' tanto semplice sia da utilizzare e sia da sbagliare e, in questo caso, e' perfetta sia nell'utilizzo che nelle precisissime note a margine sempre puntuali e chiare. Poirot infatti non da spiegazioni e non condivide i suoi sospetti e nemmeno cerca il confronto con i suoi collaboratori del momento. Nella Unità Omicidi di Atlanta avviene invece e il confronto stimola l'osservazione dei particolari da punti differenti aiutando il lettore nello scorrere della storia.

Il libro scorre velocemente come il primo, tanto che alla fine, ti rendi conto di averlo letto in un soffio e vorresti che la storia continuasse. Ma confido che Mike Summer non decida di andare in pensione e che ritorni presto con una nuova indagine che, manco a dirlo, saro' felicissima di leggere!
E ora vi sfido a trovare l'assassino prima di me...io l'ho scoperto all'ultimo...forse e' per questo che faccio un altro lavoro! ;)
Buone letture,
Simona

Labirinto
Monica Lombardi
Domino Edizioni, Ed. 2009
Collana "I Criptex"
Prezzo 15,00€




domenica 19 dicembre 2010

"Io per fortuna c'ho la camorra", Sergio Nazzaro-Intervista con Fazi Editore

Questo libro ce l'ho e lo sto leggendo. L'autore e' lo stesso di Mafiafrica di cui trovate la recensione a Giugno 2010.
E' molto bravo e non si trastulla nel genere romanzesco, ma e' molto piu' affine al genere d'inchiesta. Inizialmente mi ero fatta ingannare dal tono leggermente provocatorio del titolo di questo libro e l'avevo catalogato come uno di quelli che seguiva la scia. Poi mi sono informata sull'autore e ho comperato i suoi libri, in tema traffici criminali, che sono:
-Io per fortuna c'ho la camorra
-Dubay confidencial
-Mafiafrica
Ne ha scritti e curati altri, che pero' non sono proprio nelle mie corde e pertanto vi consiglio per onor di completezza ad andare sul suo sito: www.sergionazzaro.com
Buona visione.


In questo video:

Io, per fortuna c'ho la camorra
Sergio Nazzaro
Fazi Editore, ed 2007
Collana "I Tascabili"
Prezzo 9,50€

venerdì 17 dicembre 2010

"Quell'africana che non parla neanche bene l'italiano", Alberto Mossino - Inizi...e non riesci a lasciarlo finché non e' finito;)




Vi e' mai capitato di aprire un libro leggere le prime frasi e non lasciarlo più finché non lo avete finito? In passato mi succedeva spesso e volentieri quando frequentavo le mie librerie preferite, oggi invece, passando quasi tutto su ordini internet, non ho piu' la possibilità di vagliare quel che compro e quindi devo adeguarmi a quelle che sono le recensioni che leggo o le interviste all'autore che vengono fatte. Con questo libro, comperato a scatola quasi chiusa perche' ne avevo sentito parlare solo dall'editore (Terrelibere.org), è andata proprio cosi'.
L'ho infatti acquistato in una promozione che l'editore ha fatto agli inizi di Settembre sulla sua pagina fan, in formato ebook ma non ho avuto occasione di leggerlo fino alla famosa vacanza di Ottobre u.s. E anche lì, il libro, e' stato aperto per curiosità e prima " ok do solo uno sguardo alle prime righe" poi "va bene leggo qualche pagina" poi la curiosità di capire come va a finire... per farla breve due pomeriggi l'ho finito!

Il tag parla chiaro si parla di mafia nigeriana perché si toccano due dei capisaldi dell'economia di questa organizzazione la prostituzione e la droga. Con estrema chiarezza, viene spiegato quali donne vengono reclutate per finire sulle strade perché ci rimangono "spontaneamente" e il mondo che le circonda e che alcune volte modifica anche il loro modo di vedere e le loro aspettative di vita. Le "madam" che sostituiscono i classici "papponi" sono state anch'esse prostitute e quasi per un circolo vizioso, fanno alle loro lavoranti del sesso le stesse cose che a loro volta hanno vissuto sulla propria pelle. I blackboy, fidanzati squattrinati e perditempo, delle "madam", che campano a mo' di parassiti mantenuti dalle loro fidanzate e che per queste picchiano a dovere chi si ribella. I clienti che da sfruttatori diventano sfruttati innamorati. E i giri paralleli come la droga e il traffico di persone, nonche' i riti voodoo che tengono bloccate le donne sotto il gioco dello sfruttamento e sotto minaccia di maledizioni legate a credenze popolari e la religione che non si pone come una alternativa ma come quella "cosa" che da la parvenza di normalità a questo mondo un po' deviato. Pesantino eh? Sembra! Ma non e' cosi'!

La storia inizia con un racconto che potrei definire fantozziano. Provincia di Torino. Franco, giovane alla soglia dei trent'anni, si apparta con una prostituta nigeriana. Ma non soddisfatto del servizio e sopratutto vedendo che il prezzo pattuito aumenta, decide di riportarla dove l'ha prelevata. Poco distante nella strada adiacente avviene un incidente surreale: una macchina sportiva (presa in prestito da alcuni ragazzi da un autosalone con la scusa della prova per valutare un eventuale acquisto) lanciata alla massima potenza che improvvisamente si trova in mezzo alla strada un cavallo imbizzarrito che scappa e dall'altro lato una macchina che sopraggiunge, un secondo e l'incidente e' fatto! Cosa fare? Chiamare l'ambulanza e la polizia con il rischio che lo trovino accompagnato dalla prostituta impauritissima piu' per il pericolo del rimpatrio che per quello che e' successo o lasciare cosi' e andare via? Franco chiama la polizia, si nasconde per non farsi trovare e non fare trovare la ragazza e cominciano a parlare. Si fa tardi, non la puo' accompagnare in stazione e quindi decide per la cosa piu' naturale di questo mondo ovvero la ospita a casa sua. Nasce cosi' una bella amicizia che a tratti ha le parvenze di una storia d'amore e in altre quella dello sfruttamento sottile.

Perchè l'ho adorato. Perché e' talmente verosimile da sembrare veramente accaduto. Perche' questo Franco un po' sconfito e un po' peter pan dei poveri e a volte anche delinquente incarna in se stesso tutte le contraddizioni dell'italiana natura che ha bisogno di essere parte di qualcosa, di contestare e di lottare e delle volte, sconfitto, riesce sempre a trovare una via d'uscita. L'ho amato perche' Alberto Mossino ha dimostrato una particolare sensibilità nella descrizione di Jennifer dei suoi usi, credenze e anche emozioni che rendono il lettore partecipe della sua situazione. Il mondo che Mossino descrive non e' cosi' semplice da raccontare, perche' legato a tradizioni che noi difficilmente capiremmo, perche' lontane anni luce dalla nostra quotidianità. E questo e' un buon metodo per avvicinarsi a questo microcosmo fatto di colori (dei vestiti, delle spezie etc..) e di ombre (fatto di dolore, sfruttamento, nostalgia e paura). Da questo viene fuori un quadro disarmante anche di alcune delle organizzazioni a favore dell'integrazione razziale e che si occupano degli immigrati clandestini che affrontano con sorprendente superficialità le varie tradizioni dei paesi di provenienza delle ragazze che si propongono di aiutare.

E' veramente un testo interessante, che tra il serio e l'ironico ci porta in giro nella parte più oscura del mondo che vive all'interno di queste dinamiche che spesso non sono cosi' evidenti.

Quell'africana che non parla neanche bene l'italiano
Alberto Mossino
Terrelibere.org editore, ed. 2008
Collana "Fuori sincrono"
Prezzo 10,00€

Vi segnalo anche il link dell'editore sempre molto attento ai temi legati al mondo dell'immigrazione:
http://www.terrelibere.org/
e vi confermo che la transazione di acquisto e' stata semplice veloce e sicura. Quindi e' anche un venditore affidabile.


mercoledì 15 dicembre 2010

[Dal libro che sto leggendo] "L'ottava pergamena"




"Il difficile non sta nel dire addio, ma nel persuadersi a farlo. L'addio suggella il fatto compiuto, docile epilogo di una grande controversia emotiva, di una sfiancante battaglia interiore. Le forme di saluto, le frasi di commiato, i brevi abbracci consolatori, i patetici sguardi inteneriti, le strette di mano impersonali, sono strascichi sterili di una decisione ponderata e imprescindibile. Se non diciamo addio ma ci allontaniamo, il dolore non diventa meno atroce o meno insopportabile . Il tormento rimane e persiste, giacché il peso del logorio inconscio è in atto e ci squassa lo spirito, colpendoci vilmente la dove siamo più vulnerabili. [..]"

L'ottava pergamena
Virginia Parisi
Edizioni Domino,ed 2007
Prezzo 16,00€

venerdì 10 dicembre 2010

"L'ottava pergamena", Virginia Parisi-Da non perdere...




Finalmente è stato risolto un enorme problema di tutti i gialli/thriller con soggetto storico nel mondo templare!
A parte pochi eletti che si sono imposti di non leggere e soprattutto non hanno amici che glieli abbiano mai regalati, quasi chiunque ha avuto in mano, almeno una volta, un libro che si proponga, attraverso una storia romanzata o in versione thriller, di punzecchiare il suo lettore proponendogli o propinandogli strane e, a volte, un po' surreali storie in merito al mondo templare e al misticismo che sembra avvolgerlo.
A me ne sono capitati più di uno e la maggior parte avevano una storia tutto sommato coinvolgente (anche se i riferimenti artistici bisognava spesso fare finta proprio di non prenderli in considerazione e lo stesso si dica per quelli letterari) e tutti derivati almeno "ufficialmente" dalla scia del "Codice da Vinci". "Ufficialmente" virgolettato perché, in effetti se ci si fa caso, molti dei testi che hanno più venduto sono antecedenti al best seller di Dan Brown ma, solo grazie a questo, tutti quelli precedenti hanno avuto una seconda possibilità. Quel che rimane di questi romanzi/gialli è che risulta facilissimo crearci su intrecci e complicatissime situazioni, ma non v'e' una conclusione che poi regga il confronto con tutta la storia sì da non risultare troppo fantasiosa oppure non credibile se non fiabesca.
Cosi' il lettore che tanto si e' impegnato a seguire le peregrinazioni storiche dello scrittore si ritrova con un pugno di mosche in mano pensando che in fondo i finali delle fiabe dei fratelli Grimm siano di gran lunga piu' credibili.

Questo discorso sembra non valere nel caso di Virginia Parisi che sembra aver trovato un modo per bilanciare questo oneroso scompenso. La storia si dipana fra l'Italia e la Francia e la protagonista, Mirea, e' l'ultima superstite di una casata di alto lignaggio che discende da un templare. Ma a quanto pare quel che e' sempre stato non è così come le è stato raccontato da suo nonno. E' appunto con la morte del nonno che si apre il racconto e con la richiesta della protagonista, in sede di lettura del testamento, di prendersi del tempo perché restia ad accettare l'eredità, ovvero prendere le redini di una azienda vinicola famosa che in fondo non sente sua. E questo è tutto quel che vi raccontero' della trama e per non rovinarvene la lettura, che consiglio caldamente, e perché quel che trovo interessante è la costruzione della storia. Solitamente, nella letteratura (e' un parolone perche' non si tratta di saggistica ma prendete questo perche' non trovo sinonimi!) in merito la costruzione delle storie e' quasi uguale per tutte:
-momento shock che di solito corrisponde nella morte di qualcuno vicino al protagonista
-intreccio, tutta una serie di personaggi che contribuiscono a vivacizzare la ricerca del protagonista ostacolandolo o aiutandolo
-finale rocambolesco che di solito si svolge nelle ultime 50 pagine dove tutto si chiude, molto spesso, in un colpo solo.
La storia di Virginia e' simile differendo per alcuni particolari che definirei pregevoli sia nell'intreccio e sia nel finale. Nell'intreccio, perché invece di passare il tempo ad ingarbugliare la storia con tutta una serie di riferimenti storici e affini la spiegazione viene data fluidamente e quindi quando arrivi al finale hai tutti gli elementi almeno per ponderare tutto quel che avviene. Il finale e' un non finale invece; si risolve, in maniera veloce ma non definitiva e lascia al lettore la possibilità di concludere quel "quid" che sembra mancare a modo suo. E qui sta la genialità della soluzione e purtroppo non posso dirvi di più.
Il tutto e' scritto in maniera scorrevole e piacevole creando una sacco di situazioni che mantengono l'attenzione viva per tutte le circa 250 pagine del libro.

Non e' un libro sdolcinato e nemmeno tedioso e tanto mento di quelli che vogliono a tutti costi convincerti che le teorie che propongono siano comunque da accettare o siano plausibili. Però e' un buon testo adatto a chi ama il genere templare, credibile e accattivante.
Se non vado errata e' il 4° libro che leggo della Domino Edizioni e mi sembra che questa casa editrice abbia buon occhio sulla scelta degli scrittori e credo che insieme agli altri libri che ho comperato mi toccherà aggiungere anche questo che, credo, sia un ottimo completamento del mio reparto "templare".

L'ottava pergamena
Virgina Parisi
Edizioni Domino,ed. 2007
Collana "Le pergamene"
Prezzo 16,00€



mercoledì 8 dicembre 2010

"Il negozio dei suidici", Jean Teulé - Una favola moderna..




Una tazza di tè in mano, un caldo plaid e la poltrona preferita. Forse questo e' il miglior modo di leggere questo libro dalle fattezze tanto delicate quando esilaranti. Non pensavo che sarei riuscita ad associare questi due aggettivi al medesimo libro, ma non si puo' fare altrimenti in questo caso.
"Il negozio dei suicidi" e' uno di quei racconti che non possono non passare come un piccolo flash nella vita di ognuno di noi, giusto per ricordarci che guardare le cose in una prospettiva differente non e' mai cosi' sbagliato.

La storia e' abbastanza semplice. Una coppia gestisce il negozio di famiglia, un negozio un po' particolare che si occupa di fornire gli stumenti corretti al popolo degli aspiranti suicidi. La questione è della massima importanza perche', al giorno d'oggi, non si sanno più fare certe cose perche' non ci si sa organizzare e spesso la gente si impegna a suicidarsi e si ritrova, invece che morta, menomata. Come ogni coppia che si rispetti hanno tre figli Vincent (come van Gogh), Marilyn (come la Monrooe) e Alan (come Alan Mathison Turing) e tutti i personaggi, cui i nomi dei pargoli si ispirano, sono morti suicidi. Chiaramente per rispettare il buon nome del negozio tutto deve avere un aspetto e un contegno estremamente di circostanza. Piccolo neo del sistema perfetto: il piccolo Alan nasce con il sorriso e l'ottimismo piu' incontenibile del mondo. E cosi' i poveri genitori , che tanto si impegnano a incupire il proprio figlio minore, ne passano di tutti i colori.

Non posso dirvi altro che vi capiterà si sghignazzare per tutto il libro, che non e' nemmeno eccezionalmente lungo, ragion per la quale non vi consiglio di leggerlo in luoghi pubblici perche' la gente finirebbe col fissarvi con una certa preoccupazione specie se riesce ad intravedere il titolo e la copertina del libro; poi vi posso dire che questo libro termina la sua divertente trama con una unica frase, semplice secca e per nulla banale. Ed e' la prima volta che vi posso dire che tale conclusione risicatissima, per la quale in altri frangenti probabilmente avrei presentato le mie rimostranze, ma in questo caso appare azzeccatissima e unica strada percorribile.

Questo e' uno dei libri che leggi una volta, e forse non rileggi piu', ma che adori pensare di avere a disposizione nella tua libreria. Un ottimo pensiero anche per un regalo.

P.s.: anche questo libro, come alcuni che man mano segnalerò, sono frutto di segnalazioni e in questo caso sono segnalazioni di una youtuber che io seguo assiduamente e che adoro...nome in codice "Darling". Grazie Fede!

Il negozio dei suicidi
Jean Teulé
Vertigo editore, ed. 2008
Collana "Approdi"
Prezzo 14,00€




domenica 5 dicembre 2010

Intervista a James Ellroy - "Il sangue è randagio"

Questa e' una bellissima intervista realizzata da Fabio Fazione a "Che tempo che fa" a James Ellroy Autore celebre del giallo con risvolti noir "Dalia Nera" e "I miei luoghi oscuri".
Assolutamente da non perdere! I libri li ho comperati e spero di poter mettere al piu' presto le recensioni in merito.







venerdì 3 dicembre 2010

[Dal libro che sto leggendo] "L'amante"







[..]La stessa differenza separa la signora e la ragazza col cappello dall'altra gente del posto. Entrambe guardano i viali del lungofiume, entrambe sono isolate, sole come regine. Il loro errore e' davanti agli occhi di tutti. Entrambe sono votate al discredito per la natura del corpo che hanno, accarezzato dagli amanti, baciato con le loro bocche, abbandonato all'infamia di un piacere che fa morire, si dice, morire di quella misteriosa morte che colpisce gi amanti senza amore. Di questo si tratta, di questo umore di morte.[..]



L'amante
Marguerite Duras
Feltrinelli Editore, ed. 2005
Collana "Vintage"
prezzo 10,00€



"La fattoria degli animali", George Orwell - Apologia del potere




Alcuni sostengono che le cose non accadano mai per caso. Potrei essere anche sommariamente d'accordo con questa tesi e, teoricamente, potrei dire che, a me, avviene con i libri e con le citazioni. In un momento come questo, dove la discussione politica e giornalistica e' all'apice della totale autodistruzione, a me è capitata in mano "La fattoria degli animali" di Orwell.

Non che rifugga dal contenzioso sull'ideologia ma trovo che, spesso, da un lato o all'altro, come sostiene Orwell, pur di portare l'acqua al mulino della nostra causa, si tralasci quel che di brutto c'e' o c'e' stato in passato. C'e' una sorta di corsa al proselitismo e da qualsiasi parte ci si trovi si deve far numero gli uni con gli altri, si deve per forza accettare tutte le tesi e non si deve mai dire "ma".

Cosi' avviene anche alla "Fattoria degli animali" ex "Fattoria Padronale" dove, innamorati dalla visione del vecchio maiale saggio chiamato "il Generale" su un mondo migliore e piu' libero per tutti, gli animali si ribellino al giogo umano per riprendere pieno possesso della propria vita.
Quel che e' straordinariamente attuale, in questo racconto, e' la caratterizzazione della presa di potere. Ovvero il passaggio da schiavi alla ribellione ad una nuova forma di schiavitù ovvero quella autonoma dove si e' schiavi ma convinti di essere liberi.

Si potrebbe affrontare questo libro da piu' punti di vista i principali potrebbero essere suddivisi in due categorie o l'analisi della "presa di potere" oppure l'analisi del "valore della massa".

Se da un lato la presa del potere è ai giorni nostri alla mercé dell'informazione al contempo il valore della massa, in una società che è l'informazione stessa, continua ad avvicinarsi pericolosamente allo zero assoluto. Mi spiego meglio, se da situazioni di totalitarismo come quelle che hanno caratterizzato la prima metà del '900, dove non c'era libertà di parola e pensiero e quindi l'adesione era presa come stato di fatto, oggi, con l'avvento della tanto agognata democrazia, dalla meta' del '900 in poi, si assiste ad una anestetizzazione del valore di libertà di pensiero a favore non delle convinzioni dell'unita' che compone la massa ma dell'adesione di gruppo al pensiero altrui. E in effetti questa e' la nuova forma di schiavitù moderna: la delega.

Orwell, quindi, dà una sua descrizione della presa di potere alquanto attuale descrivendone i passaggi graduali, fatti di condivisione delle motivazioni della massa che decide di cambiare modello di vita e mano a mano va ad incidere nelle classi sociali che tendono a delegare, vuoi per ignoranza e vuoi per pigrizia, il proprio pensiero o i problemi comuni lasciandoli ad altri. Così se la tentazione di colui che detiene man mano più potere e' pericolosa ma al contempo vizio connaturato alla natura mortale dell'uomo, la delega arriva a detenere un valore maggiormente condannabile. E l'informazione ne diviene l'oscuro manipolatore ad esempio smussando il valore di una legge assoluta, che passa da "Nessun animale ucciderà un altro animale" a "Nessun animale ucciderà un altro animale senza motivo", adeguandola così alle necessità de momento. O anche lavorando e influendo sulla massa ritenuta più ignorante, per cultura o per povertà di pensiero, proponendo modelli che siano comprensibili e facilmente replicabili all'occorrenza, ripetitivi che rimangano ben impressi nella mente di coloro che devo portare il verbo come avviene con le pecore e il loro fastidioso ritornello "quattro gambe buono, due gambe cattivo!".
Questi modelli, però, oltre a non essere risolutivi per il potere cui devono asservirsi, perché chi appartiene a questa categoria non e' in grado di andare oltre la lezione insegnata e quindi può solo rumoreggiare ma non far nuovi proseliti, sono autodistruttivi nel momento in cui il potere vacilla perché, se e' facile il primo addestramento, l'inversione di marcia richiede motivazioni credibili e se, nella "Fattoria" basta il cantastorie del potere, oggi, nella situazione odierna, l'informazione che può contare sull'enorme volume di notizie condivise e condivisibili che fanno si che un articolo sia già vecchio prima di uscire e che al contempo sia "dimenticabile", deve comunque scontrarsi con chi dall'altro lato confida invece nella continua sobillazione delle masse con modelli più appetibili per accaparrarsi nuovi seguaci.

Quel che Orwell non affronta, ma a cui nemmeno accenna è una soluzione o anche una riflessione su che cosa sia meglio, il totalitarismo o la democrazia? Quando e come agire sulla forma di democrazia perché essa nella sua naturale evoluzione non divenga un totalitarismo travestito da repubblica? Dove riconoscere la voce contrastante che porti però ad una evoluzione e non sia solo forma di trasporto da una forma di schiavitù all'altra? L'adesione ad un movimento deve per forza essere assoluta e asservita o è sempre necessario mantenere la propria identità anche quando questa potrebbe andare a scapito dell'obiettivo finale e far vacillare il potere stesso? E' meglio una legislazione con valore assoluto che commetterà comunque qualche ingiustizia? Oppure una più aperta, smussata nei suoi valori assoluti, ma che lascia spazio alla natura "furba" dell'uomo che profitta di ogni occasione gli venga a portata di mano?
Sono concetti che vengono aperti ma non svolti in questo racconto. Si prendono come dato di fatto e non si va oltre ed e' in questo adeguamento a favore della storia che Orwell commette un errore.
In questo racconto infatti esistono tre categorie di personaggi "più uno" della vita moderna: i furbi (individuati dall'intelligenza) il popolo (individuato dall'ignoranza intesa come non conoscenza o fatica di apprendimento) l'informazione che fa da congiunzione ai due mondi.
Nella vita reale un valore così assoluto non esiste. Non tutti coloro che hanno la conoscenza sono liberi dal proselitismo strisciante e succube ed e' altresì vero che nel popolo non tutti sono asserviti. C'è anche una sostanziosa fetta di appartenenti a quel "più uno" che nel racconto e' ironicamente rappresentato dall'asino che impara, che sa, conosce, vede e ricorda ma se anche asseconda, non totalmente, il potere imposto ne registra al contempo i movimenti e gli errori, nonché le fandonie ma rifiuta di divenire forza di contrasto. Si potrebbe pensare anche qui in un atto di pigrizia. Ma, in effetti, e' solo un metodo attuato molti, con pensieri discordanti dalla massa di evitare il confronto teorico quando si sa bene che la massa asservita o la tendenza che ti circonda e' satura di informazioni pre-confezionate e si rischia di sentirsi ripetere a domande o riflessioni più e più volte con la stessa nenia come avviene con le pecore "quattro gambe buono, due gambe cattivo!".

Altro aspetto vincente di questo racconto e' rappresentato dalla descrizione del ruolo dell'informazione. Quella che utilizza la buona oratoria per distorcere, modificare anche il comune ricordo. E mentre al nostri giorni, l'informazione sembra dover essere battente e urlata nella "Fattoria" basta che sia diffusa. Non importa che essa sia compresa appieno, anzi questa e' la condizione auspicata, perché se non siamo padroni di quel che ci dicono, domani, quel che abbiamo mancato di capire oggi, avrà un'altra forma o altri significati che ci si fa notare forse nella volta precedente non avevamo afferrato. Oggi, invece, l'oratoria e' andata a farsi benedire e anche la scrittura ha lasciato il passo all'urlato e al mero attacco, tralasciando il fatto che l'obiettivo del giornalista non dovrebbe essere chi sta attaccando, ma chi legge.

Era un libro che, all'epoca avevo marchiato come noioso, ma che con il tempo l'esperienza e forse anche l'attualità presente sui giornali, riviste,tv, radio e libri ha assunto significati nuovi.
Buone letture,
Simona


La fattoria degli animali
George Orwell
Mondadori Editore, Ed 2010
Collana "Classici Moderni"
Prezzo 8,50€



mercoledì 1 dicembre 2010

[dal libro che sto leggendo] "Le pale di altare"- racconto "La torre"


Il racconto da cui e' tratto questo estratto è "La torre" ambientato ad Aosta. Il personaggio che si sta descrivendo e' l'unico e ultimo lebbroso(veramente vissuto ad Aosta e si chiama Pietro Bernardo Guasco), cui la comunità dona una torre (che ancora oggi c'e' e' quella della foto ed e' per questo motivo viene chiamata "la torre del lebbroso") che recinta per permettergli di vivere in pace ma in estrema solitudine. E' uno degli esempi di descrizione delle battaglie interiori dell'animo umano di questo autore.

[..]
Quell'eremo divenne quasi la sua proprietà. Cedeva a volte all'illusione di una confusa reminiscenza: gli pareva di aver trascorso li la sua età felice, il cui ricordo, col trascorrer degli anni era impallidito nella memoria. Era sopratutto la vista dei monti lontani, che si confondevano con la linea dell'orizzonte, ad agire sulla sua immaginazione. A somiglianza del futuro, le visioni lontane risvegliavano in lui la speranza; il suo cuore tormentato tendeva a credere nell'esistenza di un paese sconosciuto, nel quale avrebbe potuto infine gustare appieno quella felicià che ora presentiva soltanto nelle sue contemplazioni vespertine; un istinto misterioso faceva il resto: la speranza diveniva possibilità.
Gli occorreva senza dubbio un grande sforzo dello spirito a non farsi sopraffare dalla disperazione, dopo essersi riconciliato con la sorte.
Avrebbe mentito, se avesse detto che non aveva mai conosciuto altro sentimento che la rassegnazione. Non era giunto alla rinuncia di sé che raggiungono alcuni anacoreti. Non s'era ancora compiuto in lui il supremo olocausto di tutti i sentimenti umani. La sua vita si svolgeva in lotte incessanti, e neppure la religione era sempre in grado di arrestare il corso delle sue fantasticherie: a dispetto della volontà, l'immaginazione lo sospingeva a volte verso un oceano di chimerici desideri, che dispiegavano dinnanzi ai suoi occhi una fantastica immagine del mondo sconosciuto. [..]


Pale di altare
Gustaw Herling
Silva Editore, Ed 1960
Prezzo originale non pervenuto, io l'ho pagato 15,00€
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