venerdì 27 febbraio 2015

"Rumore bianco", Don DeLillo - Forse era meglio la tv di nonna...

Fonte: Impronta Unika

La definizione che più spesso si associa al rumore bianco è: fruscio che però abbassa i toni dei rumori circostanti e che ha anche una funzione rilassante. Si parla di persone che comprano macchine che producano rumori similari, ad esempio per rilassarsi e dormire meglio. Nel mio caso sono andata a cercare un emulatore di questo suono e l'ho trovato qui: Rumore bianco. Tenendo conto che io soffro di un'insonnia cronica, potrei utilizzarlo, come potrei usare anche il "Rumore bianco" di DeLillo, ma non perché mi ha rilassato leggerlo ma solo perché mi ha parecchio annoiata. Detto ciò, perché parliamo degli effetti del rumore bianco? Perché pare che pare che il bello di DeLillo sia proprio in questo, ovvero quello di riprodurre l'effetto del rumore bianco per 400 pagine in un romanzo. Effetto riuscito? Se uno lo guarda da un mero punto di vista scientifico sì, se lo si guarda da quello letterario assolutamente no.

Siamo in un'epoca imprecisata, o può anche essere che mi sia persa qualche data nel fiume di parole, ma si fa riferimento alla provincia Americana fatta di case allineate e con la giardinetta parcheggiata davanti casa. Nella cittadina in questione c'è un'Università in cui insegna Jack - corso di studi Hitleriani - che vive con la sua quinta (credo di aver tenuto bene i conti, al massimo è la quarta) moglie, anche lei reduce da un divorzio. I due vivono la vita di una famiglia allargata, molto più allargata di quanto possiate immaginare; in casa vivono 4 figli di cui una è la figlia di lui, un maschio e una femmina figli di lei e infine un amorevole pargolo che è figlio dell'attuale coppia. In più lui ha due figlie che vivono, si fa per dire, con le rispettive ex mogli. Situazione ingarbugliata? Ecco siatemi grati perché mi ci è voluto l'intero libro per capire chi era figlio di chi! Per tornare al punto della questione, ovvero alla trama, non c'è un elemento scatenante della storia ma questa comincia in un momento qualsiasi, rappresentando le vite di tutti i protagonisti e i loro rapporti con i pochi altri personaggi con cui interagiscono, finché un giorno non avviene un grosso incidente che genera una nube tossica e che costringe, cittadini, protagonisti e autore a cambiare i luoghi di narrazione. Come va a finire non ve lo racconterò ma posso dirvi che tra Babette (la moglie) e Jack c'è un sospeso, che non ha nulla a che fare con il disastro naturale e che diventa una storia nella storia.

Se prendiamo questo libro dal punto di vista scientifico, ovvero non tenendo per nulla in considerazione quello che c'è scritto come insieme di situazioni e persone che compongono una storia ci siamo, anche se non nelle tre grandi suddivisioni che DeLillo marca in parti, ci sono zone illuminate e piene di rumori che seguono ad altre caratterizzate da un rumore più basso e lieve che potrebbe sembrare quiete assoluta e invece è "attività minima". Se invece analizziamo dal punto di vista letterario è un po' un disastro. Principalmente perché, nelle zone di fruscio, ovvero nelle sfumature è comprensibile appieno solo da chi è vissuto in America, perché qua, nella cittadina di provincia che ospita l'università non sono descritte zone frenetiche e nemmeno i dialoghi più serrati riescono a rendere l'idea del frenetico, così come le riunioni al supermercato non portano quel senso di quiete che per l'immaginario collettivo americano da la certezza di avere la dispensa piena di inutili zozzerie gastronomiche. Per cui, se conosci bene le situazioni le intuisci, altrimenti non hai molti elementi per comprendere di cosa stia parlando.

Altro fattore negativo, si potrebbe definire "effetto ammucchiata", è quello che ci vuole un'arte sopraffina per gestire tanti personaggi, soprattutto quando parlano, ma non pare appartenere a DeLillo in questo romanzo. La difficoltà assoluta di capire chi sta parlando e chi controbatte o interrompe è una fatica che accompagna il lettore dall'inizio fino alla fine. Ed è veramente pesante continuare a riguardare i dialoghi e  controllare i presenti al dialogo, tant'è che grazie a questo caos il lettore, in questo caso la lettrice, si dimentica bellamente del rumore bianco o del frastuono cercando di ricomporre la sequenza degli interventi.
Ultimo degli aspetti negativi che ritengo opportuno elencare è questo amorfismo anafettivo e questa finta morbosità dei protagonisti.Lui e lei stanno insieme senza essere presenti l'uno all'altra, i figli si rapportano a loro come se dovessero rivolgersi ai responsabili di un campo estivo. Denise, la figlia di lei, pare avere 80 anni e la sua quasi coetanea sorellastra e figlia di lui vive in un mondo a parte, tant'è che anche DeLillo sembra dimenticarsene qui e lì se non quando fa l'appello per riunirli in un'unica stanza o macchina, o edificio. Non ci sono rapporti di sorta e l'esclamazione che DeLillo mette in bocca a non mi ricordo chi che "la famiglia è la culla dell'ignoranza" fa sembrare questa ricostruzione familiare dipinta apposta per rappresentare il concetto e non la realtà.

Poi ci sono gli ufo, i servizi segreti, le donne sfuggenti che sembrano Wonder Woman per la velocità di spostamento, c'è un tedesco che ammucchia e un giornalista sportivo che insegna in un corso che analizza gli incidenti stradali nella filmografia ma che vorrebbe fare un corso universitario su Elvis Presley: così vi ritroverete in un paio di pagine epiche e folli in cui Murray, il professore-giornalista sportivo, parla alla classe di Elvis e Jack gli fa eco facendo i paralleli con la vita di Hitler. Strano? Assolutamente no, asserve al rumore sfrenato che poco dopo diventa bianco, ma non per la storia bensì per Elvis e Hitler che si guardano perché non ne capiscono il nesso insieme ai lettori.
E qui viene quello che danneggia tutto l'effetto d'insieme, ovvero che non c'è un motivo per tenerlo insieme, ne un rumore bianco, rosa o marrone. Tanti concetti lasciati lì, tirati fuori giusto per dire qualcosa, ma abbandonati quasi subito dalla distrazione dei protagonisti e dello scrittore stesso per altri concetti che verrano subitaneamente abbandonati dopo essere stati enunciati o scritti.

In sostanza e in conclusione, se dovessi dare un'immagine di questo libro, è un po' come il televisore antidiluviano che mi aveva donato la mia nonna paterna. Aveva due manopole, quella a destra accendeva e regolava il volume, quella a sinistra serviva per la sintonizzazione. Quando me ne fece dono erano i primi anni '80 e io andavo a letto ancora alle 20:00 per volere di mio padre. Accendevo con il volume al minimo e cominciava tutto lo show del riscaldamento: prima si vedevano le righe andare verso l'alto, poi verso il basso, poi verso sinistra, infine verso destra e dopo un attimo di coriandoli appariva l'immagine. Visto che per riscaldarsi ci metteva più di due ore, compariva sempre il Maurizio Costanzo Show che immancabilmente guardavo due minuti prima di addormentarmi definitivamente. Ecco questo libro è un po' come quel televisore, con l'unica differenza che il televisore qualcosa alla fine me la faceva vedere mentre con DeLillo sto ancora aspettando.

Inutile dire che non m'è piaciuto, ma confido di trovare un altro libro dello stesso scrittore che me lo faccia apprezzare come fanno altri lettori.
Buone letture,
Simona Scravaglieri


Rumore bianco

Don DeLillo 
Einaudi Editore, ed. 2005 
Collana "Einaudi tascabili. Scrittori" 
Prezzo 14,00€ 




mercoledì 25 febbraio 2015

[Dal libro che sto leggendo] Serpenti


Fonte: O glacê do bolo


È uno strano meccanismo quello che fa si che, due case editrici italiane riescano a farmi leggere autori sud-americani. Non lo nascondo, i miei precedenti approcci con questo mondo sono stati veramente un incubo. Invece, eccomi qui, a parlarvi di Serpenti, il romanzo breve di Daniel Krupa di cui oggi vi metto un piccolo assaggio. E' stato oggetto di una campagna stampa poco prima della fiera della piccola e media editoria e come di consueto io arrivo dopo tutti, ma oramai ci avete fatto l'abitudine giusto?

Cerchiamo di contestualizzare: siamo a La Plata e il nostro giovane protagonista ha deciso di fare un giro allo zoo accompagnato dalla sua ragazza. L'esperienza, come dice anche lui -nella parte di libro trascritta qui sotto-, Risveglia i ricordi di una vacanza fatta a Misiones nella casa natale di un amico, Polonio, e con un altro che si chiama Seco. E' una vacanza fatta da ragazzi, appena diciottenni forse, che sperano di fare così la grande avventura. Invece... Invece ve lo dovete leggere ecco.

Tenendo conto che è un libro che ho finito domenica, posso dire sinceramente che è un libro veramente piacevole da leggere. È sicuramente un po' contorto nel suo svolgimento perché il capitolo introduttivo "Zoo" va inteso come il motivo che spinge Fanta a ricordare quella particolare vacanza e contiene anche la risposta a cappello di tutta la storia. Quindi ho dovuto rileggerlo per poterla focalizzare. 

Sicuramente è un libro da leggere e sul quale mi dilungherò nella recensione (paura eh?!?),
frattanto vi lascio l'assaggio e i dati del libro in fondo al post.
Buone letture,
Simona Scravaglieri

P.s. : Caravan edizioni è pure riuscita a farmi leggere un libro in cui si parla di serpenti, nonostante io abbia il terrore puro di volatili, rettili e insetti vari!

ZOO 
Che ci faccio qua? si chiede Fanta sotto gli archi di ferro e cemento che decorano la galleria principale dello Zoo di La Plata.Non sta bene. Anzi, non ci sta proprio. Se qualcuno in questo momento gli si avvicinasse e gli chiedesse come si chiama, non saprebbe cosa rispondere: al massimo blatererebbe qualche scusa. I movimenti elettrizzati dei suoi occhi - celeste uno, grigio l'altro - la dicono lunga sullo stress emotivo che sta per spingerlo verso uno stato di paralisi assoluta, definitiva.Ansimante senza aver corso, si appoggia alla colonna intonacata a calce che gli macchia il giubbotto Uniform blu cobalto. È appena uscito dal serpentario, un luogo di svago nel quale aveva giurato di non rimettere piede dopo quella prima e ultima visita alla selva di Misiones, nel dicembre 1995.Un guardiano gli si accosta. Gli chiede se si sente bene. Fanta gli dice di sì. Il ipo lo guarda, alza le spalle, e torna alla garitta di fibra di vetro da dove tutela la sicurezza dei visitatori da possibili attacchi di animali o viceversa. Sarebbe stato complicato per Fanta spiegargli le ragioni della sua fobia per le vipere, che erroneamente credeva sotto controllo. Non riesce a pronunciare una sola parola. È lì fermo, teso, disarticolato. Non capisce come sia potuto finire in uno stanzone pieno di teche in cui sembrano dormire pezzi di rami che a un minimo movimento non ci avrebbero messo un secondo ad attorcigliarsi per assumere quella posizione difensiva che si trasforma di solito in un bieco attacco mortale.Cerca di capire perché è entrato in uno spazio in cui sa che la cosa migliore che potrà trovare è la porta d'uscita. Potrebbe spiegarselo con l'ambiguità del ricordo. Perché fino a pochi minuti prima, il suo ritorno alla Zoo - oltre a rappresentare un metodo sicuro per risvegliare la sua avversione per i rettili - non era altro che la semplice riproposizione di uno scenario che Fanta evocava quando qualcuno gli chiedeva qual era stato il posto più strano in cui aveva fatto sesso.

Questo pezzo è tratto da:

Serpenti
Daniel Krupa
Caravan Edizioni, Ed. 2009
Traduttore Vincenzo Barca
Collana "Bagaglio a mano"
Prezzo 9,50€ 

domenica 22 febbraio 2015

L'ha detto... Luca Ronconi


Fonte: Il mio regno

Ho sempre pensato che si sopravvive meglio se le direzioni non sono una sola ma diverse. 
 Luca Ronconi



venerdì 20 febbraio 2015

"La strage dei congiuntivi", Massimo Roscia - Una vera strage, consigliata per i "duri" di cuore...



Fonte: Kowapaolo

Se lo si leggesse in maniera usuale, ovvero mettendoci la propria esperienza e la propria preparazione - anche scolastica -, potrebbe sembrare un ampolloso, didascalico finto noir che, magari, ha trovato una formula, a tratti ironica, per descrivere le miserie culturali umane mettendole un po' alla berlina e condannandole, forse in maniera pesante, col fare del maestro bacchettone. Ma se per assurdo prendiamo in considerazione il lavoro in maniera non convenzionale, l'immagine cambia quasi totalmente e diventa più chiara: è una vera, grande strage.

Siamo in un tempo e in uno spazio non definiti per volere dell'autore. Si fa riferimento alla repubblica federale e si mettono nomi di fantasia che ricordano la multiculturalità americana, ma è anche vero che uno dei protagonisti parla con un difetto di pronuncia che ricorda le inflessioni dei dialetti del Sud d'Italia. Il problema non è la nazionalità della lingua che si difende ma il Linguaggio e la Cultura in generale; fra le note disseminate qui e lì nel libro, inventate o vere, ci sono moltissimi riferimenti di autori, sostanze, tragedie teatrali antiche e non, libri contemporanei e classici e personaggi storici che non appartengono all'Italia o all'America in particolare, ma alla Cultura mondiale. 

Quindi, i "cinque moschettieri" qui rappresentati che difendono la Lingua, la Grammatica, la Storia e la Cultura nel suo insieme, potrebbero agire nel medesimo modo e per lo stesso motivo ovunque nel mondo. I cinque dunque - un insegnante, un poliziotto, un orfano (che Roscia mi perdoni, ma non ho ben capito che faccia Cratete!), un bibliotecario e un analista sensoriale -, circondati da un'umanità che maltratta la Cultura giornalmente, mettono in atto inizialmente azioni di terrorismo di piccola entità per lavare l'offesa. Poi, e qui siamo nella narrazione vera e propria, complice un evento mondano di paese e un assessore ignorante che inneggia, o meglio vaneggia, alla Filosofia, mortificandola con frasi fatte e mal riferite, con un linguaggio pieno di errori, avviene l'irreparabile. L'evento scatenante  e la sua conseguenza, e in particolare quest'ultima, sono la più bassa forma di protesta culturale e il più grande atto di vendetta. L'assessore, colpevole di aver ucciso la lingua, la grammatica e la filosofia, viene trovato morto, le indagini sono in stallo ma lo scandalo è enorme e la massa ignorante vede, questa uccisione, come sola e pura violenza perché non ha elementi o rivendicazioni per capire cosa sia successo. 
E se già prima era partita la grande sconfitta della cultura, con le azioni di piccola entità, con l'omicidio la sua ecatombe diventa definitiva. Il resto della storia ve la dovete leggere da soli, ma vediamo perché ragionare per assurdo.

Se ragionassimo in maniera diretta, assumendo il fatto che si narra della rivincita, per conto della lingua, da parte di cinque facinorosi e intellettuali, questo non sarebbe un noir. Non lo sarebbe perché la strutturazione del racconto assomiglierebbe più ad un romanzo che inizia prima di una fine quasi certa, visto che la massa ignorante è, per stessa ammissione dell'autore, più numerosa rispetto ai sacerdoti della Cultura. Una lotta impari che culmina in una fine certa (non vi illudete è per me che l'ho letta, non per voi!).

Ma se ragioniamo in maniera non convenzionale il noir è servito. La Cultura è quel bagaglio di conoscenze che permettono all'uomo, attraverso l'apprendimento, di avere in mano gli strumenti per potersi rapportare con il mondo. Avere in mano gli strumenti per esprimere chi siamo e saperli utilizzare ci permette di cercare la ragione con civiltà e non con la violenza. I nostri cinque anti-eroi, diventano pertanto, nella loro battaglia, del tutto simili a quelli che combattono, proprio perpetrando atti di violenza e prevaricazione. Scenderete nell'inferno del dilemma di quale sia il mezzo giusto per contrastare tale violenza giornaliera, perché se da un lato la formazione non funziona e genera mostri come il futuro preannunciato della bimba - della quale vi ho scritto nel [Dal libro che sto leggendo] riferito a questo libro - dall'altro usare gli stessi mezzi dell'ignoranza diviene un modo per negare il valore stesso della Cultura.

Roscia mette anche il carico da cento su ogni personalità rendendo quelli che potrebbero apparire paladini come uomini frustrati, malati, farisei. Sono talmente avvolti dalla loro cultura da non riuscire a rapportarsi con gli altri da divenire disadattati. Quasi a dire che i due mondi che non hanno un sistema comunicativo comune sono come compartimenti stagni. Ma tra loro, quelli che dovrebbero essere i "buoni", si sanno riconoscere e così dagli iniziali tre vendicatori diventano poi cinque riuscendo a fare gruppo nonostante siano potenzialmente e caratterialmente quasi incompatibili. La loro cultura li rende soli perché concentrati sull'insegnamento di ciò che hanno più di caro: ma nonostante sia un valore comune è troppo ampio perché lo si possa abbracciare agevolmente nella sua totalità in maniera, per tutti, uguale. Il maestro predilige la grammatica, l'analista sensoriale la chimica, il laureato la giurisprudenza e via dicendo. A renderli uniti, ironicamente, è il compromesso, quello che non concedono al mondo a loro contrapposto.

Quindi se noi proseguissimo nel ragionamento questo noir sarebbe totalmente pessimista partendo dall'assunto che se la Cultura  scendesse in campo con gli stessi mezzi dell'ignoranza perderebbe e se provasse a farlo civilmente, perderebbe comunque. In effetti non è così, la vittoria della cultura qui si trova nella scrittura e non come concetto astratto ma proprio come forma narrativa propria dell'autore che ha tessuto le maglie di questa storia.

La vittoria sta nel fatto che Massimo Roscia riesca a scrivere un libro in un linguaggio forbito che sia leggibile da chiunque e che Exòma riesca ad inserire le note, vere o finte, in fondo alla pagina dove si trovano i corrispettivi argomenti o nomi che le richiedono e che, al contempo, si riesca a tessere questa storia con una marcata vena ironica. Non è solo l'ignoranza l'oggetto dello scherno dell'autore ma anche la maniacalità insita fra i farisei della Cultura che si ritrovano ora a litigare con sé stessi e ora ad essere sconfitti dalla tecnologia o dall'impotenza che viene dal sentire maltrattato un congiuntivo fino alle divertenti uscite degli illetterati.

Quindi, quando comprerete questo libro, lasciate perdere il senso di impotenza verso i milioni di riferimenti letterari messi ad arte nel testo, non vi lasciate scoraggiare dal primo attimo di smarrimento. Lasciate alle porte tutto questo e abbandonatevi nelle mani di un autore divertente e divertito che vi porterà a spasso fra i due schieramenti contrapposti certi che avrà un finale che non avrete preventivato perché avrete passato il tempo a sorridere delle varie vicende  personali dei protagonisti.

Scrivere un libro in un buon italiano, a tratti forbito, e far sorridere i propri lettori si può e Massimo Roscia lo ha, qui ben dimostrato. Chiaramente non è un libro per deboli di cuore! E voi, sarete abbastanza forti e pronti alla risata per poterlo leggere? Saprete trovare le note vere e quelle fasulle? Chissà...

Libro stupendo, scelto e voluto per leggerlo in compagnia di Nereia, Exlibris_2012 e Vale89 a cui si sono poi aggiunte MariaDiCuonzo e Glolibri1 che è stato tutto sommato un successo ma anche oggetto di qualche discussione. È e rimane un libro consigliatissimo.
Sperando che Roscia non mi fulmini per qualche strafalcione scritto,
vi auguro buone letture e buon fine settimana,
Simona Scravaglieri

La strage dei congiuntivi
Massimo Roscia
Exòrma edizioni, ed. 2014
Prezzo 15,50€


Fonte: LettureSconclusionate

mercoledì 18 febbraio 2015

[Dal libro che sto leggendo] Rumore bianco




Fonte: Crackweb



Oggi parliamo di un libro che "stavo leggendo" fino a Sabato e la cui recensione uscirà dopo la discussione del gruppo di lettura. Vi dico già che, per quanto mi riguarda, questo libro non è stato epico, ma nemmeno un libro promosso. Ha vinto le sue due stelline di incoraggiamento anche se in pagella sarebbe stato rimandato. Qualche amico mi ha anche detto che non è il "miglior DeLillo", ecco, diciamo che me lo auguro!

E' un pezzo di storia di una famiglia americana che presenta tutti i cliché del caso: sono tanti e sono una famiglia allargata, ci sono disastri epici o presunti tali, c'è un assaggio di mondo dello spionaggio (ma proprio a volo d'uccello), ci sono i supermercati, i fast food, i cibi calorici americani, la poca cultura e un sacco di discorsi che non vanno a parare da nessuna parte. Insomma di tutto si sa, ma mai approfonditamente. Ci sono le corna di qualcuno, e c'è anche una pistola. Morirà qualcuno? Ecco ve lo dovete scoprire da soli!

Non credo di riuscire a redigere una recensione diversa da quello che vi sto anticipando, ma mi prendo il tempo per prendere in considerazione i giudizi altrui per poter fissare i punti che mi interessa evidenziare.
Buone letture,
Simona Scravaglieri



Capitolo primo

Le station wagon arrivarono a mezzogiorno, lunga fila lucente che attraversò il settore occidentale del campus. In fila indiana girarono con cautela attorno alla scultura metallica in forma di I, color arancio, dirigendosi verso i dormitori. I tetti delle auto erano carichi di valigie assicurate con cura, piene di abiti leggeri e pesanti; scatole di coperte, scarponi e scarpe, cancelleria e libri, lenzuola, cuscini, trapunte; tappeti arrotolati e sacchi a pelo; biciclette, sci, zaini, selle inglesi e western, gommoni già gonfiati. A mano a mano che rallentavano fino a mettersi a passo d’uomo e infine fermarsi, saltavano fuori velocissimi gli studenti, che si precipitavano agli sportelli posteriori per cominciare a scaricare gli oggetti sistemati nell’interno: gli stereo, le radio, i personal computer; piccoli frigo e fornellini portatili; scatole di dischi e cassette; asciuga e arricciacapelli; racchette da tennis, palloni da calcio, mazze da hockey e da lacrosse, frecce e archi; sostanze illegali, pillole e strumenti anticoncezionali; junkfood ancora nei sacchetti della spesa: patatine all’aglio e alla cipolla, nachos , tortini di crema di arachidi, wafer e cracker, cicche alla frutta e popcorn caramellato; gazzose Dum- Dum, mentine Mystic.
È uno spettacolo cui assisto ogni settembre da ventun anni. Un evento infallibilmente superbo. Gli studenti si salutano a vicenda con grida comiche e fingendo improvvisi svenimenti. L’estate l’hanno avuta gravida di piaceri proibiti, come sempre. I genitori se ne stanno lí, abbagliati dal sole, accanto alle auto, vedendo immagini riflesse di se stessi in tutte le direzioni. Abbronzature coscienziose. Volti ben composti e gli sguardi carichi di ironia. Avvertono un senso di rinnovamento, un mutuo riconoscersi. Le donne briose e vigili, con snelle figure denotanti dieta, conoscono i nomi di tutti. I mariti, paghi di calcolare quanto tempo è passato, distaccati ma comprensivi, esperti nel ruolo di genitore: ne spira un qualcosa che denota una copertura assicurativa stratosferica. È tale congrega di station wagon, come tutto ciò che a tali genitori capita di fare nel corso dell’anno, a confermare loro, piú dei riti formali e delle leggi, come essi costituiscano un’accolta di persone dai pensieri uguali, dai valori simili, un popolo, una nazione. Lasciai l’ufficio e scesi dalla Hill verso la città. Vi sono case con torrette e verande a due piani, dove la gente sta seduta all’ombra di vecchissimi aceri. Vi sono revival greci e chiese gotiche. C’è un manicomio con un portico allungato, gli abbaini decorati e un tetto spioventissimo sormontato da un ornamento cruciforme in forma di ananas. Babette e io, con i figli nati dai nostri precedenti matrimoni, abitiamo in fondo a una strada tranquilla, in quella che un tempo era una zona di boschi con profonde gole. Oltre il cortile sul retro adesso passa un’autostrada, molto infossata rispetto a noi, cosí che di notte, quando ci sistemiamo nel nostro letto di ottone, lo scarso traffico scorre via, mormorio remoto e regolare che avvolge il nostro sonno, quasi un chiacchiericcio di anime morte ai margini di un sogno. Io sono preside del dipartimento di studi hitleriani presso il College- on- the- Hill. Sono stato io, nel marzo del ’68, a inventare gli studi hitleriani in America del nord. Era una giornata fredda e luminosa, con venti intermittenti da est. Quando feci balenare nel rettore l’idea che avremmo potuto edificare un intero dipartimento attorno alla vita e all’opera di Hitler, fu lesto a coglierne le possibilità. Il successo fu immediato ed elettrizzante. Il rettore divenne consigliere per Nixon, Ford e Carter prima di morire su uno skilift in Austria. All’incrocio tra la Quarta ed Elm Street le auto svoltano a sinistra verso il supermercato. Una poliziotta, accucciata in un veicolo in forma di scatolone, perlustra la zona in cerca di auto in divieto di parcheggio, di parchimetri violati, di bolli scaduti. Sui pali del telefono, per tutta la città, ci sono appiccicati casarecci cartelli riguardanti cani e gatti perduti, a volte redatti con calligrafia infantile.

Il pezzo è tratto da:

Rumore bianco
Don DeLillo
Einaudi Editore, ed.  2005
Collana "Einaudi tascabili. Scrittori"
Prezzo 14,00€ 


- Posted using BlogPress from my iPad

domenica 15 febbraio 2015

L'ha detto... Stephen Hawking



Fonte: Polvere di stelle



Per quanto difficile possa essere la vita, c'è sempre qualcosa che è possibile fare. Guardate le stelle invece dei vostri piedi. 
 Stephen Hawking


venerdì 13 febbraio 2015

"La fantastica storia dell'ottantunenne investito dal camioncino del latte ", J. B. Morrison - Finalmente un vecchietto simpatico...




Fonte: Wikipedia


Non sarà la storia del secolo ma è sicuramente un lavoro ben fatto. Se cercate qualcosa di epico non è questo il caso, ma è un libro altrettanto valido che racconta una vita verosimile, con sentimento e simpatia. Il tutto ben scritto e tradotto, con un buon ritmo e con una narrazione scorrevole. Insomma per passare un po' di tempo senza doversi troppo impegnare è il libro giusto.

Il protagonista è Frank che, al compimento del suo ottantesimo anno di età, viene investito da un camioncino del latte mentre sta rientrando a casa dal suo giro di spese giornaliere. Sua figlia abita in America e, preoccupata, decide di imporgli un'assistente domiciliare che lo vada a trovare, una volta a settimana, per verificare come stia e per dargli una mano a sbrigare le incombenze più pesanti. All'inizio la cosa non è ben accetta dopotutto un uomo abituato a vivere da solo in casa con il suo gatto Bibì, che si difende ogni giorno dall'assedio di gente che vuole vendergli qualcosa e che periodicamente ama andare a trovare il suo unico amico - uno che è stato un punk e che ora vive in una residenza per anziani - malato di sclerosi multipla, non vede di buon occhio un'infermiera che potrebbe cercare di metterlo in riga come un'istitutrice tedesca. 
Invece alla sua porta si presenta una giovane donna, Kelly Natale, per la quale da subito Frank nutre un misto di ammirazione e amore paterno. Da quel primo giorno, ogni martedì diventa un appuntamento speciale; intendiamoci, non si fa, quasi mai, qualcosa di speciale. La particolarità che lo rende così prezioso è la sola presenza e la settimana che serve a Frank per prepararsi alla successiva visita.

E' dotato anche di un bel finale e vedere muoversi fra le pagine e fra le strade di questo paesino a ridosso del mare, questo vecchietto e vederlo guardare il mondo che, alla pensione, aveva un po' abbandonato ti rende veramente partecipe dei sentimenti, sopiti, che lentamente riaffiorano mescolandosi con i ricordi di una vita vissuta. Come detto quando ve ne ho parlato la scorsa settimana  è molto meglio de "Il centenario che saltò dalla finestra e poi scomparve" perché qui, la storia c'è ed è unica, è scorrevole e credibile e il lettore si conquista con la semplicità e non con l'artificialità di sotterfugi mal descritti e altrettanto mal accostati fra loro.

Se cercate una bella lettura e non impegnativa questo è il libro che fa per voi!
Buone letture,
Simona Scravaglieri


La fantastica storia dell'ottantunenne investito dal camioncino del latte
J. B. Morrison
Corbaccio Editore, ed. 2014
Traduttore G. Arduino
Collana "Narratori Corbaccio"
Prezzo 14,90€




Fonte: Amazon

mercoledì 11 febbraio 2015

[Dal libro che sto leggendo] La strage dei congiuntivi

Fonte: Pinterest


Oggi, assaggio corto, ma è troppo divertente. Ieri, leggendolo, mi sono accorta che racchiude il senso del libro che sto leggendo. Libro, come detto in un post di Dicembre, che abbiamo scoperto per caso, grazie all'allettante comunicato stampa pre-presentazione, e  che sapevo di voler leggere visto che l'autore si presenta in maniera del tutto atipica. Detto fatto! Alla fine è stato inserito nelle #letturecondivise che, periodicamente, facciamo con le lettrici di twitter. Attualmente mentre le altre, lo hanno finito o sono in dirittura di arrivo, io sono ancora a metà ma già ho idea che questo lavoro difficilmente mi deluderà (leggere per due gruppi di lettura due libri diametralmente opposti è un po' complicato!).

E' un noir - e ora capisco perché la presentazione che ho visto a "Più libri più liberi" non si accennava alla trama, perché sarebbe stato complicato non svelarne i meccanismi che regolano il sottile gioco di questa storia-, che vede due fazioni fra loro contrapposte: gli incattiviti e il mondo che li continua ad incattivire. Da un lato c'è l'amore per la lingua, la grammatica, la cultura "de li tempi antichi" o degli avi, dall'altra c'è il mondo moderno che preferisce inscatolare la cultura in un distributore di frasi fatte o artefatte e pure mal riferite. C'è un morto, l'assessore, che se non fosse stato ammazzato probabilmente lo avrei ucciso io, c'è anche un ispettore e anche una stampante... Adesso non ditemi che non siete curiosi eh? Se volete sapere del ruolo dell'ispettore, non della stampante - non lo sapessi ma lo so!-, ve lo dovete leggere! Ah, dimenticavo, c'è anche un bastone di legno d'olivo, che non è quello di Davide Mosca, ma tanto sò che a voi importa solo l'ispettore, giusto?

Io mi sto divertendo un mondo a leggerlo e lo consiglio caldamente e non vedo l'ora di recensirlo approfonditamente.
Se poi il pensiero della stampante...ops!...pardon!... dell'ispettore o dell'omicido non vi interessa... ma tanto non ci credo! :D
Buone letture,
Simona Scravaglieri

P.s.: Mi è d'obbligo sottolineare che la scelta del grassetto è mia ed è fatta per evidenziare le parole che nel testo sono in corsivo e che, invece, con questo carattere, che la scienza ha stabilito che a video si legge meglio, non sarebbero state altrettanto evidenti. 

[...] Vedo gli occhi  astiosi di un grassone che sta segretamente invidiando il mio posto nello scompartimento e soprattutto la comodità della poltrona; gli occhi preoccupati di un tipo losco che sta viaggiando senza biglietto e teme di essere scoperto da un momento all'altro; gli occhi bagnati dal pianto di una ragazza che si è appena separata dal suo innamorato ; gli occhi enormi, puri, curiosi, pieni di amore, di sole, di luna di una bambina.
Avrà sì e no sette anni. Viso minuto, nasino all'insù, frangetta, treccine annodate con due fiocchi color avorio su cui sono ricamati due ippopotami stilizzati. La bambina si avvicina al vetro fino a sfiorarlo con la fronte, inspira profondamente, alita sulla lastra spessa e, con ditino incerto, scrive la parola ciao. Fa tenerezza. Le sorrido. Quando si accorge che la sto osservando china lo sguardo timidamente e scappa via. La sensibilità dura solo qualche attimo, poi il mio cuore torna ad indurirsi come terreno argilloso dopo la pioggia, perché io so che cosa accadrà, perché io riesco a vedere nel suo futuro.
Povera bambina che oggi gioca con le bambole, divora quintali di caramelle di gelatina alla frutta e scrive ciao; e che domani darà il suo primo bacio al suo fidanzatino e, dopo averlo lasciato per un altro, gli dirà addio; e che poi diventerà donna e incontrerà l'unico grande vero amore della sua vita e non avrà scampo quando, dopo il primo appuntamento, sull'uscio di casa, con le spalle poggiate alla porta e la gambetta sollevata con fare malizioso, lo abbraccerà e, avvicinando le labbra umide e vogliose alle sue orecchie, gli sussurrerà con voce sensuale spero che posso rivederti presto. È così, mia cara bambina. Non puoi sfuggire al tuo destino. Sarai un'altra rozza assassina della grammatica, un altro nome da aggiungere alla nostra lista, un altro bersaglio, un'altra macchia da eliminare. Senza nessuna pietà.[...]
 

Questo pezzo è tratto da:

La strage dei congiuntivi
Massimo Roscia
Exòrma Edizioni, ed. 2014
Prezzo 15,50€ 

domenica 8 febbraio 2015

L'ha detto... Albert Einstein

Fonte: Meccanismo Complesso


Le tre regole di lavoro: 
1. Esci dalla confusione, trova semplicità. 
2. Dalla discordia, trova armonia. 
3. Nel pieno delle difficoltà risiede l'occasione favorevole. 

 Albert Einstein

venerdì 6 febbraio 2015

"La dama nera", Sally O' Reilly - Il divario tra oscuro e illuminato....

Fonte Vialepsius


Come avevo anticipato nella rubrica del [Dal libro che sto leggendo], questo libro è stata una vera rivelazione. Una delle caratteristiche che mi ha più colpito è che Storia e Invenzione si fondono in maniera così perfetta che è difficile distinguere dove finisce la prima e inizia la seconda. Altra caratteristica, non meno importante, è rappresentata dalla minuziosa ricostruzione storica, degli usi e costumi del periodo della Londra tra l'ultimo decennio del 1500 e il 1616. Il tutto è accompagnato da una scrittura scorrevole e da un ritmo altalenante - che non è inteso in maniera negativa- a sottolineare le fasi storiche narrate.

Siamo verso la fine del regno di Elisabetta I. A corte si muovono nobili e cortigiane e tra questi una giovane orfana, senza alcun lignaggio, ma che è stata presa sotto l'ala protettrice della contessa del Kent, che l'ha educata insegnandole a leggere e a scrivere. La giovane ragazza si chiama Aemila Bassano e non ci mette molto a farsi notare a corte divenendo poi la giovane amante del Lord Ciambellano, cui è affidata la cura delle arti e della cultura del regno, compreso anche il teatro. E' in quegli anni che un personaggio, molto più conosciuto di Aemilia Bassano, sta cercando di farsi strada nel mondo del teatro ed è William Shakespeare. Fin qui tutto corrispondente a verità storica, compreso il nome della compagnia cui Shakespeare si unisce fino al dettaglio di famosi attori e degli accattoni più rinomati di Londra. La fantasia parte proprio da questo presupposto: il Lord Ciambellano è il fattore comune fra questi due personaggi, e se davvero si fossero incontrati che cosa sarebbe successo? Se teniamo conto che le ricostruzioni storiche dipingono la protagonista come una donna di cultura, ma ancor più come caparbia - al punto da riuscire a far pubblicare i propri versi in un epoca in cui le donne, possono molto, ma non sono considerate "buone" per la scrittura-, la nostra Aemilia attraverso queste caratteristiche può, lontanamente, far pensare alla figura della Bisbetica domata. Will Shakespeare in quel periodo viveva a Londra da solo ed nel mondo descritto l'uomo deve comunque soddisfare i propri bisogni. Se i nobili hanno le cortigiane, l'uomo comune, seppur impegnato nell'alto campo dell'arte, trova rifugio e soddisfazione nel mondo che satellita attorno ai pub.

E' da questo punto che Sally O' Reilly comincia a connettere i fili di quelle sfumature che non sempre la Storia svela, un po' perché reputati non basilari per la conoscenza di un personaggio e un po' perché manca la certezza storica di quel che sia accaduto. Così Aemilia si incontra e si scontra con Shakespeare alla prima della sua "Bisbetica domata" e, offesa dalla storia narrata nell'opera teatrale, attacca il commediografo che, per tutta risposta, ne rimane affascinato, non tanto dalla sua bellezza fisica quanto da quella che viene da una donna che sa tenergli testa, anche su carta, con delle agguerritissime e argomentate lettere di fuoco.

Questo mondo complicato, fatto di arte sopraffina e ignoranza più bieca e dove questo divario non è presente solo nella cultura ma anche nella vita, opponendo ciò che vive a corte con ciò che vive fuori dalle stanze dei grandi palazzi, dove il lerciume delle strade fa da contraltare alla distaccata vita, lontana  dalle condizioni del popolo, di una corte che pensa solo al proprio divertimento, "La dama nera" si inserisce perfettamente adattando la storia inventata alla Storia vera utilizzandone con grande perizia i dettagli della vita del tempo per rendere verosimile quel che si narra. Dalle strade con i rivoli ai lati di letame, che a me ricordano i lavori di Leon Dacoste e in particolare "Il demone rosso"-, in cui i londinesi svuotano i propri pitali, alle credenze sulla stregoneria e le arti affini come l'astrologia, tutto viene raccontato minuziosamente senza far apparire il testo come una lezione storica. 

E a sottolineare questa voluta aderenza al periodo e ai personaggi, l'autrice struttura il suo romanzo con capitoli definiti "atti", in periodi che racchiudono un numero definito di atti - quasi gradi di una via crucis - che hanno ritmi molto diversi tra loro  come in particolare quello, bellissimo, riservato alla peste -, anche se il testo non è scritto come una commedia teatrale. Articolati e appassionati i confronti fra Aemilia e Will che testimoniano che, seppur lei fosse più matura dei tempi che viveva, i contrasti fra la strada più semplice e quella più complicata, ma molto più desiderabile, erano così forti da mettere in continua discussione il suo ruolo all'interno della società del tempo. Anche il rapporto fra il sacro e il profano, fra la vita e la morte sono altrettanto forti e testimoni di un'epoca che si alimentava di queste credenze per poter continuare a vivere nonostante tutto e tutti. Tempi bui insomma, ma anche tempi illuminati ed è questo rapporto fra buio e luce che rende questo romanzo sicuramente qualcosa di imperdibile e consigliatissimo.

Come ho sempre detto, la difficoltà di raccontare un libro che ti è piaciuto da morire è data dalla speranza di rendere a chi legge le recensioni l'esperienza di lettura non limitandosi solo all'entusiasmo personale, ma spero di aver reso l'idea e di avervi incuriosito un po'. Per quanto mi riguarda continuerò a consigliarlo a chiunque mi capiti a tiro come, peraltro, ho fatto fino ad oggi!
Buone letture,
Simona Scravaglieri


La dama nera
Sally O' Reilly
Sonzogno Editore, ed. 2014
Traduttore M. Magrì
Collana "Romanzi"
Prezzo 19,00€





giovedì 5 febbraio 2015

Arte tipografica 70 anni fra libri e stampe apre le porte al pubbblico il 7 Febbraio

Fonte: Napoli time


Ricevo e rigiro a anche a voi, l'invito mi è stato segnalato da mio fratello. E' un'iniziativa interessante per coloro che sono a Napoli e dintorni.

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Sabato 7 febbraio nelle officine dell’Arte tipografica nel cinquecentesco palazzo Marigliano, Angelo Rossi vi invita a visitare la sua antica tipografia. Tra l’odore di inchiostro ancora fresco, risme di carta che aspettavano di essere impresse e le antiche macchine da stampa, che nel corso dell’ultimo secolo hanno reso indelebile nella storia la voce di molti uomini illustri della cultura napoletana e non solo, sarà allestita un’esposizione di libri, frutto del lavoro di quelle stesse macchine. Si potranno acquistare libri antichi e rari, con particolari sconti, editi dall’ Arte tipografica, pubblicazioni sulla storia di Napoli, architettura, archeologia e storia dell’arte, temi che più di tutto hanno caratterizzato per oltre 70 anni la linea editoriale della casa editrice. Inoltre saranno esposti, con possibilità di acquisto, gli antichi mobili tipografici in legno,usurati per il tanto lavoro, utilizzati fino ai primi anni 50 e gelosamente conservati.

Napoli, Via San Biagio dei Librai n. 39 - Palazzo Marigliano 
7 febbraio 2015, dalle ore 10 in poi.Potete cercare ulteriori aggiornamenti nella pagina dell'evento:
https://www.facebook.com/events/1687345171492277/?pnref=story


Arte Tipografica Sas di Angelo Rossi & C. Via San Biagio dei Librai n. 39 80138 Napoli Tel.: 0815517021 - 5517099 Fax.: 0815528651 arte.tipografica@alice.itwww.facebook.com/arte.tipografica

Fonte: Editori Regione Campania

mercoledì 4 febbraio 2015

[Dal libro che sto leggendo] La fantastica storia dell'ottantunenne investito dal camincino del latte

Gianni Strino "Il vecchio e il gatto"
Fonte: Fiumano fine art


Io lo chiamo "il libro dal titolo sintetico", ma in effetti, a quanto sembra fino adesso è anche divertente il contenuto. Ecco, se state cercando il romanzo del secolo, non è questo il caso, ma è un simpatico divertissement da leggere per passare il tempo. Frank ha ottantun anni, suppongo sia vedovo, perché vive da solo con un gatto Bibì e ha una figlia che si è trasferita in America.

Un giorno, mentre va a fare la spesa viene investito da un camioncino del latte e dopo il ricovero in ospedale la figlia gli impone di far entrare, una volta alla settimana, l'infermiera che ha ingaggiato per tenerlo d'occhio ed aiutarlo a gestire la casa. Manco a dirlo quest'infermiera giovane, che non sa parcheggiare e che ha una attenzione al paziente solamente professionale diventa l'unica "trasgressione professionale". Sapere che quel giorno a quell'ora lei si materializzerà alla porta è un po' come avere ospiti a casa e poter avere un dialogo che riguardi solo gli acciacchi e le smanie degli anziani.

Mi piace e lo trovo veramente divertente. Scritto in maniera scorrevole, con un buon ritmo e con delle uscite comiche l'ottantunenne Frank nel suo continuo battagliare con il mondo che pensa che il suo mondo interiore sia invecchiato come quello esteriore è un ottimo passatempo.
Sicuramente migliore de "Il centenario che saltò dalla finestra e poi scomparve".
Insomma ci sono vecchietti e vecchietti!
Buone letture,
Simona Scravaglieri





Prologo


Ho ottantun anni.
Forse la gente si aspetta che continui a ripeterlo.
Ooh, ma che carino. E quanti anni hai?
Ottantuno. Qualcosa del genere.
Magari senza aspettare che me lo chiedano, di tanto in tanto.
Ho ottantun anni.
Dichiarandolo orgoglioso alla prima occasione, come quando ne avevo cinque.
Forse dovrei mettermi una targhetta. Tipo quelle che si incollano sul davanti di un biglietto di auguri.
Un biglietto per l’ottantunesimo compleanno, a patto che ne esistano. In giro li venderanno? Magari per l’ottantesimo, ma l’ottantunesimo? Potrei appendere sopra la porta d’ingresso dei palloncini con 81 scritto sopra.
Peccato che probabilmente non ci sia un grande mercato neppure per quelli. Sarò costretto a ripeterlo.
Ho ottantun anni.
Entra. Siediti. Perché non usi un tono di superiorità, come quando ero un bambino? Verifica le mie facoltà mentali. Parlami con una voce infantile. Fammi riempire un modulo. Anzi, meglio, riempilo tu per me. Fammelo solo firmare. Probabilmente sono cieco come una talpa e non riesco a leggere le clausole in piccolo. Vendimi qualcosa che non mi serve. Guardati intorno alla ricerca di oggetti antichi e di valore. Fai un sopralluogo.



1

Nel giorno del suo ottantunesimo compleanno, Frank Derrick fu investito dal furgone del lattaio. Avrebbe preferito un buono per l’acquisto di un libro o un paio di gemelli per la camicia, ma è il pensiero che conta.
Il furgone viaggiava a una decina di chilometri all’ora quando il conducente perse il controllo di quella lumaca salendo sullo stretto marciapiede e fermandosi sul muretto di pietra di un giardino, con le ruote che galleggiavano nell’aria; casse di latte, bottiglie vuote, confezioni di panna e dozzine di uova schizzarono fuori dalla parte posteriore e atterrarono sul cemento.Il lattaio non solo aveva fatto scempio del prato di uno dei favoriti dell’imminente gara dei Borghi In Fiore, ma non era stato troppo gentile nemmeno con Frank, che era sotto il furgone. L’unica parte del corpo ancora visibile dall’esterno era il braccio destro, con il palmo rivolto verso l’alto a stringere il mezzo litro di latte che aveva appena comprato al minimarket. Proprio quello di cui c’era bisogno in quel momento: altro liquido bianco. Il camioncino incidentato, il braccio del pensionato che spuntava da sotto e la colata di prodotti caseari che si riversava nel canale di scolo a lato della strada sembravano l’inizio di una barzelletta in attesa di una conclusione divertente.
Frank fu ricoverato tre giorni in ospedale. Aveva una commozione cerebrale, un braccio rotto e una grave frattura di un metatarso del piede sinistro.
«Tipo quella dei giocatori di calcio», commentò il medico. «Lei come se la cava?»
«La mia carriera è finita da quando mi sono spezzato il metatarso.»
«Oh, be’. I rimedi casalinghi dovrebbero funzionare. Il RISO, per esempio.»
«RISO?»
«Esatto.»
«Non mi è mai piaciuto.»
«È un acronimo. Riposo. Istantaneo. Sollievo. Obbligato.»
«Un acronimo?»
«Sì.»
«Come quello per l’ictus?»
«Per l’appunto», continuò il medico. «Le darò un opuscolo informativo.»
Questo pezzo è tratto da:

La fantastica storia dell'ottantunenne investito dal camioncino del latte
J. B. Morrison
Corbaccio Editore, ed. 2014
Traduttore G. Arduino
Collana "Narratori Corbaccio"
Prezzo 14,90€

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domenica 1 febbraio 2015

L'ha detto...Ralph Waldo Emerson

Fonte: Il fatto quotidiano



Le tue azioni parlano così forte che non riesco a sentire quello che dici. 
 Ralph Waldo Emerson
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