mercoledì 19 gennaio 2011

"Caina", Davide Morganti - "Davide, si nu' Boss"




Potrebbe sembrare napoletano, ma non e' quella l'intenzione. E' un mero gioco di pronuncia. Bosch, soprannome che si e' dato Jeroen Anthoniszoon van Aken, in olandese, si pronuncia proprio "boss". Se decidete di acquistare questo romanzo e' questo che vi trovate davanti un Bosch dei tempi moderni.

Ma andiamo per gradi. E' un testo, scritto in maniera abbastanza forte, ma pieno di grandi e piccole massime. E' un po' come stare in teatro. Palcoscenico vuoto due sedie, di quelle povere con la seduta impagliata, ospitano ai due lati del palcoscenico due donne, una giovane e una più in là con gli anni. Al centro una finestra, da dove si intravedono la strada, le finestre dei palazzi adiacenti e lo scorrere del tempo con la luce che va e viene modulando il colore a seconda dell'orario. Sentite un leggero rumore di fondo, un vociare ora di mercato e ora di strada. Gente che parla e vive, come ogni giorno e come in ogni luogo. Ma nonostante sia al centro del palcoscenico, non e' altro che un ulteriore pubblico che attende quello che le due donne hanno da dirvi. Il vociare non viene solo da fuori. Le voci vi accompagnano nella rappresentazione ora facendosi piu' forti ora sommesse, quasi fossero un accompagnamento musicale. Le parole non sono altro che note, racconti secondari che servono per sottolineare ora questo e ora quel momento, ma non in virtu' del loro significato bensì solo per il suono che le caratterizza.

Le due donne sono Vincenza e sua madre. Opposti uguali, che asservono alla legge di natura che vuole nelle donne un'amore ora interessato ora sanguigno come l'odio. Non sarebbe stata la stessa cosa se fosse stato un padre e un figlio. La vita dell'universo femminile e' ben diversa, l'uomo tende al branco quanto la donna tende alla supremazia. E' una legge di natura, per la conservazione della specie che essa produce. E questo Morganti ce l'ha ben presente, lasciando parlare madre e figlia in tempi distinti e poi non intervenendo quando le voci si sovrappongono. E quello che viene raccontato per stazioni prima "Via Lucis" poi "Via Crucis" e infine "Via Martis", non e' altro che un Vangelo diverso. Perche' se Vangelo significa "Lieto annunzio" qui la versione contemporanea narra solo l'elenco dei mali, gli amori malati e la degenerazione dell'umana natura. Il lieto lo dovete cercare voi traendo le conclusioni da quel che avete letto o chiudendo il libro e ritornando nella vostra quotidianità. Ed e' qui che il paragone con l'illustre e poco conosciuto Hieronymus Bosch è forse calzante nella misura in cui si accetta un tipo di rappresentazione della realtà amplificata nella sua degenerazione (vicina alla putrefazione dell'animo dicendola alla Morganti) come punto di partenza per analizzare il proprio quotidiano. Il paragone mi e' venuto in mente mentre leggevo un pezzo in particolare, la descrizione riveduta e corretta dell'ingresso all'inferno di Dante. Immagine descritta nei sogni di Vincenza intensa, vibrante e rabbiosa e quando la stessa cerca l'assassino di suo padre.




Questi sono due particolari del trittico "Il giardino delle delizie", dipinto quasi contemporaneamente al "Giudizio universale" della cappella Sistina (Bosh e Michelangelo sono vissuti in mondi differenti ma piu' o meno nello stesso periodo). Il libro d'arte che racchiudeva tutti i particolari di questo trittico era un libro proibito in casa (di solito erano messi in scaffali alti e a noi bimbi venivano lasciati i libri che potevamo leggere a portata di mano) ma questo testo io lo riuscivo sempre e comunque a guardare rimanendone ora stupita e ora ammirata. E ho sempre trovato che questo dipinto parlasse. Ho sempre sentito distintamente tutte le voci di coloro che concorrono, con la loro presenza, alla rappresentazione generale. In effetti, potrei dire che anche "Caina" e' un libro proibito. Perchè come avviene per Bosh, la rappresentazione e' diretta, asciutta e a volte anche offensiva. Amplifica quelli che noi definiremmo "vizietti" buttandoci in faccia, senza inutili giri di parole, l'annosa verità. Le certezze che si hanno non sono un valore assoluto e la vita puo' sempre fotterti prima che tu te ne possa accorgere. E anche qui le voci si sentono, reclamano un ruolo di primo piano che non gli viene pero' dato sino in fondo. Sono protagoniste solo nel ritmo.

Avevo cominciato questa recensione con l'intenzione di raccontarvi anche la trama e invece mi rendo conto che non lo faro'. Questo libro, seppur non breve, ha la parvenza di un racconto perche' la storia si racchiude nella cristallizzazione di un attimo. E se io mi mettessi a raccontare l'attimo, ammesso che io riesca a farlo, non sarebbe lo stesso attimo folgorante di Morganti.
Non è un libro forse per tutti ma non tanto per il linguaggio, quanto per il messaggio o il modo scelto per trasmetterlo ovvero la storia in sè.

Ringraziando la solita fatina della lettura che mi fa conoscere sempre cose nuove (anche questo, nonostante ne abbia tutta l'apparenza, non e' un libro di camorra e se vi dovete lamentare per questo rivolgetevi a lei!), mi auguro di avere la vostra vision su questo testo, in qualsiasi forma scegliate, perche' e' veramente un viaggio del tutto atipico. Non credo che sarà l'ultimo.


Caina
Davide Morganti
Fandango Editore, ed 2009
Collana "Galleria Fandango"
Prezzo 15,00€





2 commenti:

  1. Mi hai veramente incuriosito e accetto la sfida: inserito nella lista dei prossimi acquisti! Quello che scrivi sui rapporti femminili è di una verità intensa.

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