venerdì 30 dicembre 2016

"Chi perde paga", Stephen King - La saga del fratello maggiore...

Fonte (immagine di sfondo): W-Dog-Net

Finiamo l'anno come lo abbiamo iniziato, ovvero con una recensione. Questa volta è inaspettato anche il giudizio sul libro perché con il primo di questa saga ero rimasta parecchio delusa e perché mi avevano detto che l'autore scrive sempre così e quindi forse, se partivo così decisa con un "no" motivato, non era un autore per me. Il libro di cui parliamo oggi, "Chi perde paga", smentisce un po' questa cosa perché, sebbene non sia una storia intramontabile, a me è piaciuto e anche un parecchio. Probabilmente mi è piaciuto di più non tanto per la storia quanto proprio per la struttura, simile al precedente, "MR. MERCEDES", e soprattutto perché ci sono meno lungaggini che ammazzano la tensione delle situazioni che, diciamocelo, sono cose che una si aspetta da un romanzo che fa l'occhiolino al genere thriller, no? 

Il tutto inizia nei lontani anni '70 quando un trio di malviventi irrompe nella casa di uno scrittore acclamato per lungo tempo e che ha deciso di ritirarsi dalla scene; Rothstein è divenuto famoso con la sua trilogia su Jimmy Gold e poi, ad un certo punto inspiegabilmente, si ritira a vita privata. I tre malviventi si trovano di fronte ad un uomo anziano che mano mano diventa meno impaurito, anzi quasi spavaldo, e che capisce che, almeno uno dei tre, non è lì per rapinarlo ma vuole qualcos'altro: è un fan, l'ennesimo fan. Morris, dal canto suo, non si aspetta che quello che verrà fuori da quell'incontro, ovvero che sarà una storia che dovrà aspettare trent'anni  per trovare una soluzione finale. Passano trent'anni e siamo ad un anno dalla strage di MR. Mercedes e mentre la vita sembra ripartire e Bill Hodges ha creato un nuovo lavoro che lo interessi, Jerome sia andato all'università e MR. Mercedes non sia più un problema, una famiglia vive momenti difficili. Il padre era lì il giorno in cui la Mercedes uccise una sacco di gente, cercava lavoro e la lunga malattia non gli permetterà per molto di trovarne un altro e lo stipendio della moglie non copre tutte le spese. Peter e sua sorella, si trovano ad essere trasferiti dal luogo dove sono sempre vissuti ad un quartiere decisamente più popolare ma anche risparmiando le discussioni non finiscono mai. Poi un giorno, mentre Peter passeggia sull'argine del fiume scopre un baule, in parte non più sotterrato, e, aprendolo, scopre un tesoro soldi e alcuni taccuini e cerca un modo per aiutare la propria famiglia senza venire scoperto.

In effetti più che una saga incentrata sull'assassino, che in questo volume rimane peraltro decisamente a margine - il tanto che basta per non far dimenticare che ci sia e che forse lo troveremo nel terzo volume-, sembra in pratica lo scontro fra i figli unici e i "fratelli maggiori". Tutti i figli unici sono dei repressi e poco sani di mente, sono solitari e sono generalmente ragazzi che hanno ricreato un mondo parallelo dove il gruppo da cui se sentono rifiutati è quello da distruggere. Anche in questo caso Morris è un figlio unico, di una famiglia in parte disastrata, con una madre perfetta che non perde occasione per mettere in evidenza i difetti del figlio. A far da contraltare all'oscuro mondo dei figli unici il solare mondo dei figli maggiori. Come avveniva per Jerome, Peter ha una sorella minore e, seppure le discussioni per un periodo abbiano fatto pensare alla possibile separazione dei genitori, la sua famiglia è più legata. I genitori rimangono comunque innamorati. Ecco, qui la storia perde un po' di verosimiglianza: i genitori di Peter, non si domandano più di tanto da dove arrivino i soldi, non si chiedono come stiano i figli e manco nulla sulle nuove passioni del figlio. L'unico maturo di quella casa è proprio Peter e intorno a lui ruota tutta la vicenda.

Le passioni dei ragazzi che hanno fratelli quindi sono sane mentre quelle dei figli unici divengono invece vere e proprie ossessioni in questo capitolo, le ossessioni del giovane MR. Mercedes che si contrappongono alla vita operosa di Jerome, ragazzo assennatissimo che per la sorella minore è anch'esso un padre. Ecco in questo, le due famiglie del primo capitolo e del secondo, si assomigliano decisamente tanto.    

La costruzione della storia è diversa dalla prima che era a blocchi di indagine e sembrava un vero e proprio giallo, in questo caso la storia dei due personaggi occupa la maggior parte del romanzo e solo all'ultimo viene fuori il momento di tensione vero e proprio che, seppur ci abbia provato -in particolare una scena nello scantinato, in cui l'ho un po' odiato perché non s'arrivava mai al punto!- stavolta non gli è riuscito di smorzare nei toni. Tutto sommato la storia scorre molto meglio della precedente anche perché una parte dei personaggi non hanno bisogno di spiegazioni e presentazioni e Hodges non si deve nascondere mentre fa le indagini, ma capisco bene perché gli amanti di King non abbiano apprezzato molto questo libro. Da un maestro dell'intreccio ci si aspetterebbe molto di più, invece la storia è decisamente molto poco articolata anche se ha comunque un ritmo deciso. Sempre da uno come King, se il vero King è quello di MR. Mercedes, ci si aspetterebbe uno sguardo più profondo nei pensieri del cattivo di turno, come succede con il protagonista del primo libro, cosa che in effetti qui decisamente manca. Morris che sembra che all'inizio prometta di farci entrare nei meandri delle proprie ossessioni, qui ad un certo punto, quasi scompare lasciando la spazio al ragazzino il cui ragionamento non è così all'altezza, data dalla giovane età ben rappresentata dall'autore, di quello che ci si aspetterebbe.

Quindi per me libro promosso mentre molti, che hanno già letto altri libri di King, l'hanno sicuramente se non bocciato almeno valutato come deludente. In una cosa è sicuramente riuscito: io ho comprato sotto natale quello che dovrebbe essere il capitolo finale dell'intera saga che si intitola "Fine turno" e devo ammettere di non vedere l'ora di vedere come va a finire.
Buone feste e buone letture,
Simona Scravaglieri

Chi perde paga
Stephen King
Sperling & Kupfer, ed. 2015
Traduzione a cura di Giovanni Arduino
Collana "Pandora"
Prezzo 19,90€



Fonte: LettureSconclusionate

martedì 27 dicembre 2016

"Raffles. Caccia al ladro", E. W. Hornung - La storia delle storie...

E.W.Hornburg
Fonte: Raffles the amateur cracksman


Oggi parliamo di un libro di cui vi avevo accennato qualche tempo fa, poco prima che il marasma degli eventi dicembrini mi assorbisse totalmente. "Raffles" il ladro gentiluomo di "Caccia al ladro" è un po' un antesignano di "Arsène Lupin" (che, pochi sanno, non nasce come manga con il quale è diventato famoso, ma dalla talentuosa mano di Maurice Leblanc). A Raffles sono preceduti altri ladri gentiluomini famosi tra cui il primo, di mia memoria, è "Robin Hood" che devo dire che non mi è mai stato un granché simpatico. 
Perché tutti questi riferimenti? Perché, nel tempo, la figura del "ladro gentiluomo" si è evoluta e se con Robin Hood era rappresentata da "quello che rubava i ricchi per dare ai poveri" nell'età vittoriana, quando vengono scritti questi racconti, il ladro "gentiluomo" lo è per istruzione ed estrazione sociale, per modi di porsi e soprattutto per non scendere mai a compromessi con il proprio patriottismo. In questo A. J. Raffles, e la serie di avventure narrate in "Caccia al ladro", sono decisamente esemplari del personaggio vittoriano per eccellenza.

La serie fu iniziata nel 1898 in un periodo molto particolare della vita  di Hornung. La madre era morta da poco; il padre lo aveva perso dodici anni prima e da allora, Hornung, aveva dovuto cominciare a lavorare come giornalista e, nonostante la prosa di Raffles sia fresca e in alcuni punti estremamente ironica, poco prima l'autore aveva scritto un pezzo molto serio e particolare che analizzava il sistema di detenzione australiano e la strana "fascinazione" che la vita di alcuni detenuti esercitava sul pubblico. Successivamente alla morte della madre, Hornung e la moglie scendono in Italia dove soggiorneranno sei mesi rimanendo indovinate un po'? A Posillipo! (E.W.Hornung Biography Wikipedia.eng
Ecco qui i riferimenti da cui presumibilmente nasce Raffles; ce ne sono molti altri, tipo che Raffles impersonasse un detenuto in particolare o che si ispirasse ad Oscar Wilde e ad una donna che conosceva, ma quelli che vi ho elencato sembrano i più certi e decisivi.
Raffles, in uomo estremamente acculturato, posato e di buone maniere, intelligente e osservatore come lo è Sherlock, il personaggio più famoso del cognato Arthur Conan Doyle, e che come lui ha un secondo Bunny ,incaricato naturalmente di narrare le vicende per i posteri. In più, rispetto probabilmente all'eroe di A. C. Doyle, c'è la necessità di dare un segno visibile dell'aderenza dei racconti alla "Storia" ufficiale, in modo che il lettore potesse avere i riferimenti per ricordare fatti e avvenimenti successi in quel periodo come, ad esempio, il giubileo di diamante della regina.

In questo volume in particolare, che è il secondo della serie pubblicata da CasaSirio ma in effetti sarebbe il terzo volume della serie intitolato come "Mr. Maturin and Ham Common", il periodo degli avvenimenti va dal 1896 al 1900 e, mancano probabilmente rispetto all'originale due racconti che sono "The last world" e "Bunny and Teddy Gardland meet up again". L'ultimo, se ho ben capito è un racconto ambientato nel 1907 - Bunny dichiara di essere sulla quarantina mentre in uno dei capitoli iniziali dei libri precedenti, "Una vecchia fiamma", aveva dichiarato di avere trent'anni (The annotated A.J.Raffles)-. Tuttavia è importante notare che questa è forse la prima volta che la serie di Raffles viene pubblicata in Italia nella versione originale. Nelle ricerche che ho fatto, la serie di racconti di Hornung è stata pubblicata in raccolte e/o singoli racconti in versione modificata rispetto all'originale da Salani, Mondadori e altre due case editrici (Genova Libri) probabilmente per una questione di adattamento ai gusti letterari del periodo. 

Il libro si apre con il racconto di una passeggiata decisamente particolare di Bunny che ha ricevuto un telegramma da un parente non ben definito, ma di cui tiene a descrivere il trattamento ricevuto a seguito della sua precedente incarcerazione e successiva liberazione dopo aver scontato gli anni di condanna. Il parente lo invita ad andare presso una casa ad Albany e a sottoporsi ad un colloquio per il quale sembra avere le caratteristiche giuste. Potrà sicuramente trovare così un impiego onorabile che gli garantisca la giusta entrata e, per il pensiero di Bunny, che gli permetta di trovare l'ispirazione per poter scrivere. Una volta arrivato, viene indirizzato nella stanza del malato australiano e ricco di cui si cerca un "assistente sostituto infermiere" che possa far da compagno allo scorbutico e capriccioso malato che, fino ad oggi, non è riuscito a trovare nessuno di suo gradimento. 
È importante notare che questo storico incontro non si svolge con un Raffles camuffato per l'occasione, il nostro ladro sornione e irriverente, ha un solo particolare che lo distingue da quell'uomo di cui si ricordava Bunny: si è totalmente incanutito. È questo aspetto che, di racconto in racconto, lo rende saggio nel gestire i rapporti con una vecchia fiamma, che lo cela al mondo che lo ritiene morto, visto che è portato in giro - per volere del medico e delle apparenze di malato- in carrozzina rendendolo "invisibile" persino al guardiano della coppa fatta per il giubileo della regina, e che rende possibile l'inserimento anche di una storia di oltremare, che rispecchia in parte la letteratura partenopea, con l'epica della della donna innamorata e divisa fra due uomini e dello spettro della prima camorra, quella raccontata da Monnier nel suo saggio storico "La camorra" pubblicato più volte a partire dalla metà dell'ottocento e di cui la versione più diffusa è quella del 1865. In questi due racconti "La sorte di Faustina" e "Chi ride per ultimo", la figura del ladro gentiluomo si mischia con lo scugnizzo napoletano e diventa "un po' più italiano" e in alcuni punti anche decisamente più moderno nelle descrizioni di quanto non sia negli altri racconti.

Nel "Dal libro che sto leggendo", vi avevo detto che l'occhio mi si era sbarrato alla vista di termini che riconoscevo e che mai mi sarei aspettata di trovare in un libro marcatamente vittoriano, e che peraltro sembrava fare il verso alla serie di Arthur Conan Doyle, ed è una cosa normale per me che, agli inizi di questo blog facevo la distinzione fra ciò che era un "romanzo di camorra" e ciò che invece era un romanzo e basta. In quelle occasioni avevo sempre detto che, nel conoscere tanti scrittori e giornalisti nonché esponenti della cultura partenopea, avevo dedotto che il "citare la camorra" non era indicativo di un "romanzo denuncia" ma solo che la camorra fa parte della quotidianità come il bosco che ho ora davanti casa. Se io non descrivessi Rocca di Papa con il suo bosco e non dicessi che è una collina-quasi-montagna nessun'altra caratteristica la distinguerebbe da, che ne so, da Merate ridente paesino della Brianza in cui ho vissuto quattro anni della mia vita!
Ciò non toglie che la prosa di questi due racconti muta e diventa meno ironica e si lascia contaminare dal "pathos" tipico partenopeo e specie nel finale de "La sorte di Faustina" sembra di assistere alla classica tragedia d'amore e d'onore. Ed è altrettanto naturale che il finale di "Chi ride per ultimo" sia altrettanto eclatante e che il ladro gentiluomo si glori, questo lo farebbe sembrare meno gentiluomo ad un occhio meno attento, della sorte dei suoi inseguitori. Lo spirito della vendetta rispecchia quello tutto italiano di "lavare l'onta" che, può sembrare strano, ha poco a che vedere con il "duello per difendere l'onore" o per vendicare un torto. Non c'è rivalsa o superiorità c'è solo quel senso di giustizia, chiamiamola divina, che punisce i cattivi veri.

Tra le caratteristiche, l'altra che spicca più delle altre è questa voglia di Raffles ora di nascondersi e ora di veder riconosciuto il proprio lavoro. Secondo una visione più moderna, il ladro non dovrebbe ambire ad essere riconosciuto come tale, perchè questo metterebbe a repentaglio la sua libertà. In Raffles, invece, queste due anime convivono e sono inscindibili. A questo particolare si può associare un riferimento di gusto spiccatamente vittoriano. In effetti Raffles non fa "il verso a Sherlock", come avviene per le geniali e tortuose deduzioni o le osservazioni svelate a valle dello svolgimento delle situazioni che si susseguono, ma sono decisamente caratteristiche imprescindibili del personaggio, del "ladro gentiluomo" del periodo, individuato come un uomo di nobili origini, istruito e che non necessita di questo per vivere ma che lo vive come un hobby. In questo senso, il riconoscimento è la parte fondamentale per un uomo che ambisce a creare arte nella maniera più raffinata ed eclatante di un passatempo. È per questo che il personaggio di Hornung appare forse più leggero, decisamente più simpatico e perché molto spesso nella sua umanità fin troppo realistica, in alcune pagine sembra anche un po' troppo semplice da comprendere. Ma, attenzione, ricordate questo particolare: qui non siamo nel classico giallo in cui "il bene" combatte "il male". Qui, il male e il bene sono decisamente sorpassati; in questo caso ci troviamo dalla parte del ladro che, nell'accezione alla Robin Hood, non è nemmeno tanto gentiluomo perché non ruba per dare ad altri che a se stesso, ma che pretende che il vero senso dell'arte del furto sia togliere ai ricchi senza spargimenti di paure e di sangue. Il "far sparire" come una sorta di illusionista da circo, il rendere nascosto ciò che è manifesto sono le leve che muovono Raffles e sulle quali pretende, giustamente, il suo riconoscimento.

A questo, in ultimo, mi preme segnalare un altro particolare del tutto anomalo per "i ladri" della storia ed è questo evidente patriottismo che spinge il ladro a diventar parte di una legione. La necessità impellente di dare il suo contributo alla causa del regno è un particolare che lo rende unico nel suo genere e che lo renderà sicuramente più amabile, al pubblico inglese che, sul finir dell'ottocento si ritrova a fare il tifo per lui.
Io non conoscevo affatto questo personaggio e sinceramente avevo il primo libro della serie, comprato sulla scia dell'entusiasmo de "La leggivendola" e che non avevo avuto il tempo materiale di leggere - lo so, devo mettermi sotto e cercare di smaltire l'enorme pregresso di libri - e invece grazie a Carla De Felice, di "Una Banda di Cefali" e all'ufficio stampa di CasaSirio mi sono fatta coinvolgere nel BlogTour relativo a questo libro di cui pubblico con enorme ritardo anche la recensione "storica", magari più pallosa di quelle che mi hanno preceduto, ma con l'intento di aiutare ad ambientarsi anche chi vi si avvicina come me per la prima volta. La prosa di questo libro è straordinariamente scorrevole, diventa lenta solo la necessità la imponga e in particolare nei racconti, chiamiamoli così, "partenopei" ma perché la scrittura si adegua con un mondo completamente avulso da quello inglese. Le battute si susseguono e il contrato fra Raffles e Bunny rende tutto più piacevole e da l'occasione a Raffles di spiegare ciò che non è stato anticipato o che è sfuggito al lettore.

Un libro sicuramente da leggere e in cui curiosare per vedere anche come l'Italia alla fine dell'ottocento veniva rappresentata oltre confine.
Buone letture,
Simona Scravaglieri 

Raffles
Caccia al ladro
E. W. Hornung
CasaSirio Editore, ed. 2016
Traduzione a cura di Chiara Bonsignore
Collana "Morti&Stramorti"
Prezzo 15,00€


giovedì 22 dicembre 2016

Più libri più libri 2016 e #blognotes - La fiera attraverso i libri...

Fonte (immagine di sfondo): Hither and thither
Eh lo so, sono in ritardo con il diario di Novembre ma, tranquilli, anche in questo caso vi annoierete molto poco perché in fiera non sono stata così parca come avrei  voluto e dovuto (e anche: una piccola parte di questi libri sono stati forniti dagli editori per i commenti a valle delle presentazioni che abbiamo commentato) e in parte perché dovevo ritirare un pacchetto di libri comprati a Novembre. Quindi, ripeto, non vi annoierete affatto. Avevo cercato di fare la brava e di inserirvi il resoconto del primo giorno, ma per quelli successivi il tutto è andato a farsi benedire in parte per cause esterne e in altra parte per stanchezza quindi riassumiamo qui cosa è stato "Più libri più liberi 2016". 

Quando Laura Ganzetti (Il tè tostato) mi ha chiesto di partecipare a #BlogNotesPL non ci ho pensato poi molto e ho aderito. Questa iniziativa la conoscevo grazie a Nereia (Librangolo Acuto) e Barbara (Libri in valigia) e avevo visto quanto l'anno scorso fossero stravolte ma anche decisamente soddisfatte. In cosa consiste? E' un progetto abbastanza semplice: dei blogger vengono riuniti sotto l'egida del progetto e si occupano di intervistare e partecipare agli eventi sotto un unico hastag che, nel caso specifico, era #BlogNotesPL. Questo permette a tutti, vicini e lontani, di seguire attraverso una diretta costante gli eventi, individuare il blogger che sta seguendo quello che reputa interessante e concentrarsi solo su quello. Così ci siamo divisi alcuni editori, non si poteva intervistarli tutti, ma alla fine tra quelli previsti e quelli che non rientravano nelle previsioni ne abbiamo raccontati davvero tanti.

I blogger e i loro rispettivi spazi sono: Andrea, unico maschio uscito anche indenne da un gruppo di donne, di Un antidoto contro la solitudine, Diana  di Non riesco a saziarmi di libri, Maria di Scratchbook, Barbara di Libri in valigia, io e la onwer del progetto Laura Ganzetti che oltre al Il tè tostato cura anche Blog Notes Libri.
Gli editori che mi erano stati assegnati erano:
In questa avventura per due giorni sono stata anche aiutata da Appunti di una lettrice che mi ha letteralmente sopportata e supportata non poco e che davvero si è rivelata preziosissima. Lo anticipo qui che la vincitrice della sfida dello smaltimento dei libri vecchi è lei che sul totale annuo ha totalizzato la percentuale maggiore di libri presi entro e non oltre dicembre 2015. Ora la sto convincendo a partecipare anche a quella del 2016! 

Ma torniamo a noi e  cominciamo subito con il dire che il libro, fra quelli che sarebbero stati oggetto di presentazioni, che avevo scelto non appartiene a queste case editrici ma è di Edizioni E/O ed è "Sottomissione volontaria" di cui la scorsa settimana avete visto la recensione. Ho avuto anche l'occasione di partecipare a due "colazioni con l'autore" organizzate da La nuova frontiera e ad una intervista riservata ai blogger  con Pascal Manoukian, l'autore di Derive.
Ma di questo parleremo in un post dedicato. Sono invece tornata a casa con una bella scorta di libri, 29 per la precisione quindi come al mio solito ve li raggruppo. Come ripeto ogni volta per i post, chiamiamoli di bookhaul, gli editori sono messi in ordine alfabetico e basta.


66thand2nd

Fonte: LettureSconclusionate
"Bartali? Ma davvero davvero??"
Io già vi vedo star lì a sgranare gli occhi! Ebbene si, appena avrò finito di tagliare anche l'ultimo secondo silenzioso e quadrato la dimensione in modo tale che Youtube l'accetti, avrete la vostra intervista online. 66thand2nd, che prende il nome dalla strada in cui vivevano i futuri proprietari di questa casa di editrice, ha sempre avuto due grandi anime: quella della letteratura sperimentale e che non ti aspetti e quella sportiva. Quando li conobbi, stiamo parlando di 5 anni fa, venni rapita letteralmente da uno, credo, degli editori che mi raccontò della casa editrice di come lo sport può diventare letteratura e di come la letteratura possa raccontare lo sport e di come mettendoli insieme possono uscirne  esperimenti decisamente non convenzionali. Fu talmente convincente che, il loro, fu il mio secondo libro di una casa editrice di quella prima volta alla fiera della piccola editoria. Nell'intervista fatta a Michele Di Martino, che nella redazione si occupa della letteratura relativa allo sport, parlavo di questo libro e quando mi ha chiesto quale fosse non lo ricordavo. Alla fine l'ho trovato, letto a metà perché all'epoca non ero così preparata alle iperboli letterarie che conteneva, oggi ho sicuramente più esperienza, ed è "Il sogno di Walacek" dove insieme troviamo Paul Klee, la mezz'ala de il Servette Genìa Walacek, il nazismo e la letteratura futurista... capite? Io l'ho letto fino a metà e lo ricordo ancora, e stavolta credo che lo riprenderò per finirlo. Parlando di biografie invece era venuto fuori appunto Bartali che salvò un migliaio, se non vado errata, di vite, trasportando per il vescovo di Firenze che lo aveva sposato, documenti compromettenti nella canna della bicicletta quando andava ad allenarsi. Storia raccontata da due suore, che fu ripresa da autori canadesi e trascritta in questa biografia particolarissima "La strada del coraggio", trovata da uno dei proprietari di 66thand2nd  che si interessa che conosce particolarmente bene la  letteratura del Nord America e voluta fortemente in catalogo.
Derive, dentro questo blog di letteratura dedicata all'emigrazione ce n'è parecchia eppure è la prima volta che mi capita fra le mani un libro così particolare. I protagonisti di queste tre storie che si ritroveranno tutti e tre in Francia, vengono da mondi completamente diversi fra loro Bangladesh, Moldavia e Somalia e si ritrovano a partire per motivazioni diverse: fortuna, guerra, carestia. È la prima volta che però mi trovo di fronte ad una storia di emigrazione per colpa del comunismo. Oddio quest'estate ne avevamo parlato con Anna Funder ma l'immagine restituita è totalmente diversa da quella che ti aspetteresti. In quel caso si fugge nell'altra metà di Berlino che non è occupata dal blocco comunista, mentre qui si cerca fortuna in un mondo diverso per poter far fuggire tutta la famiglia da morte sicura per fame. Manoukian non vi risparmierà nulla, perchè nel suo mondo è convinto che lasciarvi guardare con i vostri occhi vi permetterà di capire a fondo quello che si lascia. Convinto sostenitore della mancanza di interventismo della comunità europea che ha lasciato Italia e Grecia da sole a gestire il dramma dei flussi migratori, Manoukian ci tiene a raccontarvi storie ambientate quando i flussi erano agli inizi, nel '92, per capire quali sono i meccanismi da cui vengono quelli di oggi.
"Tokyo transit" è invece un grosso punto di domanda. Non ho fatto in tempo a vedere la presentazione perché ero in ritardo però mi sono fatta attrarre dall'ultima frase della sinossi in cui si dice  prima che i protagonisti sono due italiani un po' scapestrati residenti a Tokyo che per vivere portano in giro business man in cerca di emozioni. In fono alla sinossi capeggia questa frase: "Perché i giapponesi, parafrasando Kafka, non sono altro che pensieri suicidi nella mente di Dio". Adesso ditemi se, sinceramente lo avresti lasciato là... eh? Ecco appunto.


Caravan

Lei, Mariana, non è nuova in questo blog. Di lei vi avevo parlato con "Quando parlavamo con i morti" e Dio solo sa, quante volte mi sono tornate in mente le donne ardenti! Che poi con Silvia, l'ufficio stampa di Caravan ne ridiamo, visto che è lei che mi ha fatto ricominciare a leggere autori sudamericani, ma devo dire che quel libro valeva ogni pagina scritta!
Nel caso di "Qualcuno cammina sulla tua tomba" invece stiamo in un contesto completamente diverso anche se, mi si perdoni, un tantino macabro. Gireremo per cimiteri e tombe per raccontare la storia di chi si riposa sotto varie lapidi. A questo libro tenevo particolarmente proprio per il grado di affezione all'autrice e ne parleremo non appena lo avrò letto!



Eris 

Casa editrice torinese, ci siamo a lungo studiati, anche perché condiviopno spesso e volentieri lo stand con Gorilla Sapiens e a Torino avevo confessato la mia ignoranza sul mondo delle grapich novel e loro mi avevano indirizzato verso alcuni recensori specializzati in materia. Una volta tornata a casa mi sono documentata e non sono certissima di quello che ne uscirà ma, nel frattempo, ho deciso di cominciare da un fumetto e da una graphic novel premiata al Comic-con di Napoli.
Stiamo parlando di "Rufolo" un fumetto estremamente irriverente che tra una battuta e l'altra accompagna il lettore in una serie di situazioni dove i personaggi "galleggiano" nelle pagine dove sono assenti i riquadri tipici del fumetto. E' una serie di storie a tinte forti e compatte come i colori utilizzati, che non sono mai sfumati, e che strappano sempre e comunque un sorriso al lettore.

Poi c'è "Il celestiale bibendum" che, come Rufolo", ho già letto incuriosita dalla storia. Siamo un mondo distopico dove la città di New York sur-la-Loire è il tempio di ogni eccesso. Le macchine fanno parte della vita dell'uomo comune che viene spinto al consumismo più sfrenato. Due forze si contrastano fra di loro e sono entrambe "malefiche" quella della congrega comunale, fatta di dotti e letterati, composti di informazioni e di statistiche sulla comunità e il diavolo. In mezzo il povero Diego, una foca sbarcata da poco in città e che viene scelta per il Nobel per l'amore, il premio assegnato per dare un esempio alla comunità e per renderla più docile. Ma non è così facile come sembra... ne parleremo in recensione. 

Challenger Che invece vedete ,nella foto in basso a destra, è un'anteprima di un romanzo che esce in primavera. Sì, avete capito bene, in primavera, quindi se poi è bello toccherà punzecchiare la casa editrice sulla pagina fan... magari anticipano l'uscita!


Exòrma

 Diciamo che ho un pochino barato, questi 5 titoli li avevo comprati a Novembre, con la promozione 5 libri per 30€, e che avevo chiesto di ritirare in fiera. In pratica ne ho pagati due e ne ho presi cinque e del gruppo quello che fortemente volevo è "Per oggi non mi tolgo la vita" (maledetta Exòrma e questi titoli acchiappa lettori!) di cui questa è la 5° copia perché le altre 4 sono andate, diciamo regalate, ad altrettante persone rimaste folgorate come me! È una storia che mi ricorda molto una fiaba, decisamente diversa ma che parlava di come la gente di oggi non si sappia più suicidare che si chiama "Il negozio dei suicidi", perché infatti il nostro protagonista sta cercando in tutti i modi, decisamente fallimentari, di suicidarsi e finisce per fare caustiche e divertenti considerazioni sull'industria farmaceutica e sulla categoria dei medici e via dicendo. Forse stavolta ce la farò a tenermelo e a leggerlo!
"Riassunto di fine giornata" è invece un'autobiografia serissima di Luciano Del Sette, giornalista sia per la carta stampata che per la radio e ha una sinossi estremamente seria, quindi ne riparleremo approfonditamente in recensione.
Mentre con "Infamia" andiamo nel Sud America  dove due storie, una di un ambasciatore che è in attesa di una operazione alla cataratta che lo faccia tornare a vedere e quella di un impiegato comunale, convergono nel momento in cui il primo cerca la verità sulla morte misteriosa della figlia e l'altro denuncia irregolarità nella gestione degli approvvigionamenti. Cosa li unisce? L'infamia che segue dalla loro ricerca della verità. Attraverso questi due mondi esclusi grazie alle menzogne, l'autrice esplora che sottile filo che divide verità e menzogna e come possa di colpo cambiare la vita di due onesti quando vengono messi al muro dalla disonestà.
"Scompenso" è invece una storia di un dolore diverso, è quello che ti prende quando la realtà che ti circonda è diversa da come la percepisci e di come il mondo cambia e sembra non appartenerti più. E' la storia di un disagio procurato da una malattia.
E dopo tutta questa roba impegnata, ma un bel mistero non ce lo vogliamo mettere? Ma sì, stie Umberto Eco, che recentemente ho odiato un tantino più di quanto me l'aspettassi per una raccolta di saggi di cui parleremo più in là, "Il mistero dei Cosmati" è ambientato tra il 1414 e il 1471 dove, a Braccio del poggio, dove un bel giorno si presenta Luc'Antonio dei Melini discendente della confraternita dei marmorari attiva da molti secoli a Roma e perseguitata da una scia di morti inspiegabili... e io so già che questo me lo finirò in un lampo...


Ma ci vogliamo fermare qui? Ma no dai, ce n'è un altro. "Se Roma è fatta a scale"-e sì sappiate che sì, Roma è fatta a scale-, che è una raccolta di storie che tra salite e discese raccontano quartieri di Roma e vite. Nella quarta di copertina si trova questa frase emblematica: "Le scale mettono in comunicazione un sopra e un sotto, talvolta diversi, qualche volta lontani o addirittura opposti". Chissà se, Alessandro Mauro riuscirà a far affezionare anche me, pigra come sono, alle scale...













Gorilla Sapiens





E siamo a Gorilla Sapiens, casa editrice romana molto molto particolare che pubblica autori italiani che sanno giocare con la lingua italiana e con i generi. La cosa bella dei loro titoli è data dal fatto che spesso sono permeati da una profonda ironia anche quando demoliscono miti, vedi "il poeta maledetto" messo a confronto con l'impiegato, il valore della parola all'interno di un messaggio, che può essere modificata all'infinito dando per assonanze di suoni risultati del tutto differenti e via dicendo. Come dicevamo con Valentina, una delle tre editrici, spesso è difficile suggerire al lettore anche questa opportunità riflessa di leggere le storie che pubblicano, ma rimane il fatto che i loro autori, per la maggior parte scrittori di racconti, si divertono e si applicano un mondo nel creare nuovi mondi paradossali e surreali dove inserire i loro fantastici personaggi. Ed è comunque un gran piacere leggerli! 

Io li ho quasi tutti i Gorilla Sapiens quindi fra quelli che mi mancavano c'era proprio Marco Parlato - con "Racconti scelti per per pesciolini d'argento"- e questo, giusto perché abbiamo parlato fin'ora di racconti, è il suo secondo romanzo, di cui io dovrei leggere anche il primo che attende da un po' - ma ce la posso fare, alla fine mi impegno giuro!-. In questo caso un romanzo costruito a sovrapposizioni di storie. Il protagonista infatti è un videomaker freelance che passa la sua vista lavorativa e non a casa, che prima condivideva con Clara che se è andata. Ma perché? "Storie per pesciolini argentati" un viaggi semiserio alla scoperta di se stesso e del motivo per cui, un bel giorno, Clara se ne andò... e speriamo che si sappia il perché, altrimenti ci rimango male! Gorilla Sapiens è stata oggetto di uno straordinario successo l'8 Dicembre al caffè letterario dove i suoi autori si sono fatti apprezzare per i loro racconti. Ed è qualcosa di cui riparleremo nel prossimo post in merito.



La nuova frontiera



In questo caso quasi tutti i libri sono correlati alle "colazioni con l'autore" e nel caso specifico con Afonzo Cruz, in particolare per "La bambola Kokoscka", che scordatevi che io pronunci in pubblico perché è troppo contorto anche da scrivere, in cui due storie di persone decisamente diverse fra loro si incrociano: da un lato un giovane ebreo tedesco che si trova a doversi rifugiare nello scantinato di un negozio di uccelli, del proprietario di questo negozio e di una pittrice che attraversa la vita di entrambi e dall'altro lato uno scrittore che ha scritto un libro  "La bambola Kokoscka" in cui racconta la storia di un pittore e della sua bambola fatta ad imitazione della sua amata. Cruz, ci spiegava che comincia le sue storie sapendo l'inizio e la fine e che le aveva iniziate separatamente finché ad un certo punto si sono unite naturalmente. Con questo libro ha vinto nel 2012 il Premio dell'Unione Europea per la letteratura e, questo libro, non lo vedete fra i libri comprati fisicamente perché era finito, io l'ho in digitale, per cui non sfuggirete alla recensione mentre, quello che ho trovato -perché ad un certo punto m'è salita la curiosità-, è "Gesù beveva la birra" pubblicato sempre nel 2012 che, dice la quarta di copertina è quello che lo ha portato all'attenzione della critica. Ecco devo dirvi che a posteriori sono convinta che fosse destino perché questa, invece, è una storia che forse mi calza di più. Immaginate un paesino portoghese caratteristico dove un'anziana signora ha il desiderio da una vita di fare un viaggio in Terra Santa e tutto il paese si mobilita, con tutti i suoi cittadini decisamente particolari, per ricrearle la situazione a casa. Solo questo e il titolo valgono la spesa!
Sempre a colazione abbiamo incontrato un'altra scrittrice che non conoscevo, Valeria Luiselli, scrittrice messicana che vive fra Venezia e New York e che ha già un'esperienza di tutto rispetto, fra le testate per cui ha scritto c'è anche il New York Times. È in Italia per presentare l'ultimo libro pubblicato da La nuova frontiera, "La storia dei miei denti" anche questa, come in fondo tutte le storie di questa casa editrice, è decisamente particolare. Il protagonista è il miglio banditore di aste del mondo e si è inventato una rivoluzionaria asta allegorica fatta di storie più che di oggetti. L'oggetto in se sarebbe vuoto, come quelli nuovi, solo la storia che c'è dietro ne caratterizza non solo la necessità di averlo e soprattutto il valore. E questo a quanto pare Gustavo Sánchez Sánchez sembra averlo capito decisamente bene. L'autrice ci diceva che le sue storie sono un modo per indagare e per scavare, che nella sua scrittura trova il modo di ricreare un suo mondo e spesso segue più l'idea del personaggio che l'idea della storia. In una trama guardata e vissuta con i suoi personaggi come una fitta trama di tessuto lei si domanda sempre ad ogni incrocio di filo come questo o quel personaggio si comporterebbero in quella situazione. Il personaggio quindi cresce, nelle sue caratteristiche insieme alla storia e piano piano si definisce incrocio per incrocio. Ora, siccome prima dell'arrivo di Valeria ci stavamo confrontando sui suoi libri è uscito un altro titolo, che è il primo fra quelli scritti, se ho ben capito, anche se è il secondo in ordine di pubblicazione in Italia, sempre della Luiselli è "Carte False" che dalla descrizione in  quarta di copertina sembra ricalcare quasi perfettamente - me ne accorgo ora- quello che ci ha detto del suo approccio alla scrittura: "[...] quasi una sorta di peregrinazione letteraria, passeggiate che esplorano spazi reali e immaginari, riflessioni che scavano su ciò che le parole nascondono offrendo uno sguardo nuovo, insolito e irriverente sulle cose". Fidatevi, anche questo vale la pena... ma ne riparleremo quando l'avrò almeno in lettura.
Per l'ultimo ovvero "Panamericana" l'unico motivo è: ne sento parlare da Maggio e sono curiosa di rileggere Vanni Santoni e di scoprire come scrive Paolo Piccirillo, che conosco tramite le parole di un altro scrittore -fatevi gli affari vostri, tanto non ve lo dico!-, capire di cosa si parla quando si parla di Robert Arlt, vedere come scrivono Stassi e Igiaba Scego - e qualcuno dice che Scravaglieri è complicato eh!-. Insomma è un viaggio che ho voglia di fare e che da Maggio mi porto piazzato alla base della nuca tipo post-it con un bel "ehhhh però Panamericana la potevi prendere eh!". Post-it tolto, ecco!

Lindau

Casa editrice con la quale ho un rapporto di amore ed odio... Mi piacciono le loro edizioni ma per leggerle devo mettere gli occhiali perché i caratteri sono piccoli, l'interlinea è ridotta e io perdo spesso e volentieri il segno. O meglio, questo succedeva con Henry James con "A Londra" che io ho nella precedente edizione. Il libro preso è Jayber Crow di Wendell Berry che in nella prima parte di sinossi che si legge nella seconda di copertina ricorda decisamente "Winnesuburg, Ohio" di Anderson, ma nella seconda parte prende delle strade che nel libro andersoniano non vengono esplorate. È la storia di un barbiere di un piccolo paese in Kentucky che per una vita ha tagliato i capelli ai concittadini mentre ne raccoglieva le confidenze e questa storia si compone delle storie delle varie persone entrate con lui in contatto e attraversa dei periodi chiave della storia americana come la crsi del '29, la seconda guerra mondiale e il Vietnam. L'elogio della vita che fu e che con la frenesia odierna è andata perduta, secondo una recensione citata in quarta di copertina.


Las Vegas

Anche Las Vegas era una delle case editrici che dovevo intervistare e ho scoperto che, nonostante siano cinque anni che vengo a Più libri, li ho notati solo lo scorso anno, mentre prima non avevo mai visto i loro titoli. E invece loro, vivono e lottano con noi dal 2007, con testi decisamente fuori dagli schemi, tutti di autori italiani Io ho avuto l'opportunità di parlare con tre dei loro scrittori: Fulvio Gatti "I nerd salveranno il mondo", Cristina Brondoni "Dietro la scena del crimine" e Davide Bacchilega "Più piccolo è il paese e più grandi sono i peccati" e "I romagnoli ammazzano il mercoledì". Fulvio mi diceva che quando ha scoperto la collana "i Jolly" di Las Vegas aveva detto che avrebbe scritto un libro che ci sarebbe andato bene, e così è stato. Il suo libro è una riflessione incuriosita sui meccanismi di massa che hanno trasformato quel mondo oscuro, nascosto e ghettizzato dei nerd in una moda di tendenza. Se prima ci si ritrovava come "fornaretti" insieme con  qualcuno a parlare di Star Wars, la gente subito si distraeva... oggi invece sono di grande tendenza tanto che anche mio nipote di quattro anni ha chiesto la spada laser lo scorso anno a Natale. Ma i nerd salveranno il mondo? Secondo Fabio, a patto che si verifichino alcune condizioni... ma noi siamo pronti a farci salvare? Se mi devo fare le due girelle sulle orecchie, potrei doverci pensare qualche minutino in più... :)
Per Cristina invece situazione diversa: giornalista e criminologa analizza le scene del crimine letterario. E devo ammettere che mi sto mangiando le mani perché l'ultimo giorno volevo passare a comprarlo e invece non ho fatto in tempo, ma solo con questo pezzo nella sinossi questo è un libro assolutamente da leggere: "Perché morire può essere molto semplice, ma scoprire come e perché è una faccenda decisamente più complicata".
Invece nel caso di Davide e del suo "I romagnoli ammazzano al mercoledì" (abbiamo parlato solo di questo" ero decisamente più preparata. Questo perchè il libro l'ho da un paio di mesi o giù di lì. È arrivato poco prima che iniziassi la gara e quindi l'ho cominciato a leggere ma non terminato. Racconta di quattro scapestrati che vivono di sotterfugi e di piccole frodi. Un giorno decidono di alzare la posta senza tener conto delle conseguenze. Quello mi ha colpito, sarà perché è vicino alla mia età, ho chiesto a Davide perché quarantenni e lui mi ha detto che l'età è emblematica perché è quell'età in cui uno dovrebbe cominciare ad avere le idee chiare e un reale progetto e invece i suoi protagonisti sono decisamente indietro con questo percorso. Gli ho anche chiesto come reputa questa storia, se per lui è più un romanzo "nero" e lui ci ha pensato un po' e mi ha detto che non può essere una storia nera, ma decisamente ha un retrogusto amaro, anche perchè l'intenzione è quella di seguire i suoi personaggi nelle loro scelte e vedere sin dove si possono spingere. 

Minimum Fax

Ohhhhhh! Da Minimum Fax vi siete persi il mondo se non siete venuti in fiera. EÈ l'unica casa editrice che ogni anno attira sempre un sacco di curiosi e di fedelissimi lettori che attendono questa occasione per sbirciare nei libri e fare scorte per l'inverno! Ho preso "Americana" di Luca Briasco che già dalla descrizione promette bene: Americana ripercorre le tracce degli scrittori che hanno esplorato i territori del «grande romanzo americano». Lo stile, l'impaginazione, il testo sono quelli minimum, il contenuto sembra decisamente interessante e io sarò sicuramente "arida", come dice Pino de I fiori del peggio, magari nel decidere di raccontarvi le bellezze e le eventuali bruttezze di questo saggio sugli scrittori americani! È sempre un vero spettacolo starlo ad ascoltare e ogni tanto anche farlo alterare e lui signorilmente mi sopporta!





Nottetempo 

Anche Nottetempo, rientrava fra le case editrici che dovevo intervistare e, in questo caso anche da conoscere, perchè io ho un titolo preso parecchio tempo fa dopo una presentazione in una trasmissione di libri che andava in onda, non ricordo bene se il sabato o la domenica mattina su la7, e mi aveva particolarmente colpito per il raffinato gioco di parole del titolo "Chiusi dentro" di Maria Pace Ottieri dove Chiusi dentro sta contemporaneamente a significare una storia intima che riguarda la casa delle vacanze di famiglia che ad un certo punto si è trovata a dover completamente restaurare portando a galla i ricordi di famiglia a Chiusi e il mondo chiuso dentro della provincia toscana. Mi ha colpito davvero tanto se dal 2011 me lo ricordo così bene, me ne rendo conto solo ora! 
Io ho parlato con Carla, che è una donna eccezionale, lei parlava, io scrivevo e nel frattempo lei controllava i social è una donna che conosce a menadito la casa editrice e ha tutto il catalogo in mente e conosce ogni storia dietro ad ogni libro e nemmeno sapete questo quanto mi sia piaciuto! Essendo una casa editrice che avevo deciso di adottare per l'anno 2017 ho fatto la mia domanda classica "Quale è il libro in cui credevate e che avete deciso di pubblicare anche se sapevate che sarebbe stato difficile da commercializzare?" La risposta, sincera e schietta, è stata "Non è un libro ma un'autrice che si chiama Dubravka Ugrešić. E' una donna molto particolare sia come carattere che come scrittrice. Ma noi credevamo nel valore della sua opera e siamo andati oltre le sue "particolarità" e abbiamo pubblicato tre dei suoi libri perché valeva la pena di portarli in Italia e farli conoscere al pubblico italiano". Quando sono passata allo stand ho preso "Baba Jaga ha fatto l'uovo" Baba Jaga è una vecchia strega che vive in una capanna sospesa su due zampe di gallina e circondata da teschi umani. Ha una  una gamba d'osso  ed è protagonista di fiabe che vengono raccontate dal Montenegro fino alla Russia dove si dice che voli su un mortaio e mangi bambini. La storia parla di un viaggio di una scrittrice in Bulgaria dove va per ritrovare i ricordi della madre e dove incontra tre terribili vecchiette che si sono regalate una vacanza alla spa e una studiosa che sta ricostruendo la storia di Baba Jaga. Tutte queste figure che circondano la scrittrice sono lo spunto per una riflessione su vecchiaia e amore. Sempre fra le mie domande c'era anche: "Ma ad uno che non ama il Natale che cosa consiglieresti di regalare?" "Instanbul Instambul", di Burhan Sönmez, perchè è uno scritto decisamente diverso di climi natalizi che parla  di prigioni e solitudini". E che potevo lasciarlo lì? quattro uomini vengono incarcerati e rimangono lì per dieci giorni subendo interrogatori e torture e trascorrono il loro tempo, come in un moderno Decamerone a raccontarsi storie. Manco a dirlo l'avevo già comprato!
Avevamo parlato con Carla anche di Narrativa.it che è la collana "dei nuovi autori" diretta dalla poliedrica Chiara Valerio che non solo si occupa di selezionare le migliori proposte del momento ma affianca all'esordio anche quello del fotografo che firma la copertina. così per far giustizia ho anche un libro di questa collana ed è "Il grande animale" che racconta una storia decisamente importante e particolare. Francesco, il protagonista fa l'imbalsamatore per professione e grazie a questo suo lavoro ha imparato  molte cose riguardo alle perdite: che non c'è modo di scampare, che si può imparare il modo però di sopravvivergli. Un giorno Francesco perde il padre con il quale non ha mai avuto un buon rapporto e deve, in prima persona, imparare a sopravvivere trasformando il suo mestiere pratico in una serie di indicazioni per affrontare questo lutto. 

Salerno Editrice


Salerno è presente in questo blog grazie ad Andrea Santangelo e al suo bel "Operazione Compass", quindi quando mi hanno invitato a passare alla presentazione de "Il burattinaio dell'ultimo Zar" sulla figura di Grigorij Rasputin, non me lo sono fatta ripetere. Bella presentazione, anche decisamente divertita da parte di relatori e autore, con un pubblico attento e incuriosito, che ha percorso tutta la vita, non troppo lunga peraltro, e la figura di Rasputin attorno alla quale ci sono un sacco di miti e leggende da allora che ancora oggi sono oggetto di chiacchiere e sorrisi. Il fatto che fosse dotato, che avesse un certo ascendente non solo sui Romanov ma anche sulle donne, di chi lo prediligeva e lo amava  e via dicendo. A far da contraltare a questo c'è la realtà storica. In questo volume Marco Natalizi attinge dai documenti storici non trascurando alcuni aspetti che possono avallare o smitizzare questa misteriosa figura. Invece il volume su "Atatürk" è una vera e propria biografia della collana inaugurata da un po' di tempo che si chiama "I profili". Salerno editrice nasce come casa di saggistica prettamente filologica e di critica, ma mi dicevano che l'interesse per i titoli storici è talmente tanto che ad un certo punto, naturalmente ha virato e si è specializzata in saggistica storica. La biografia di cui vi dicevo poc'anzi è di Fabio L. Grassi e Devo ammettere che io nemmeno ricordavo chi fosse (me ignorantissima me!). Atatürk è il leader che contribuì alla modernizzazione della Turchia, morto nel 1938, era un abile diplomatico e un audace e astuto uomo politico, nonché un grande capo militare e un occidentalista convinto. Divenne famoso durante la prima guerra mondiale quando organizzò il movimento di ribellione contro lo smembramento della Turchia. Di sicuro, con questa spettacolare copertina, la sua faccia non me la scorderò più, ma sono infinitamente curiosa di leggere di quest'uomo che ha fatto tutte queste cose grandiosa.


Scrittura&scritture



E veniamo alle due belle donne di Scrittura & Scritture, io le adoro e loro mi sopportano, perché ogni anno da due, loro mi invitano a leggere alcuni titoli con quelle dolci espressioni da "Dai che ti piace!" e io rimango ammirata perché non solo mi piacciono i loro libri, ma li adoro proprio! Pure qui siamo in presenza di sola narrativa italiana e selezionata per la particolarità di temi e di approcci e quest'anno invece pensavo di averle fregate arrivando e dicend "Voglio il libro di Francesca!" (Francesca Battistella, "La bellezza non ti salverà") e loro mi hanno fregato portandomi da Napoli uno dei libri di cui Eliana aveva parlato ne "I vizi segreti dell'editore" che è "Il miniaturista". Lo hanno letto entrambe e volevano sapere che ne pensavo io (siamo sorelle di tendenze compulsive all'acquisto di libri per ogni occasione!) perché avevamo parlato delle tendenze contrastanti di giudizio che si erano create riguardo questo libro. Mentre Francesca Battistella è una simpaticissima e bravissima scrittrice che ho conosciuto con "Il messaggero all'alba" dove tra una risata e l'altra con le esternazioni dei suoi protagonisti mi ha fregata e mi ha piazzato una risoluzione di un giallo che proprio non mi aspettavo! Esce un nuovo libro di Francesca e non me lo prendo? Scherziamo? Sono andata diretta allo stand e l'ho preso e non vedo l'ora di avere qualche ora libera per immergermi nella scrittura elegante ma con ritmo. Anche questa volta un bel giallo che si svolge tra Novara e il Lago d'Orta dove una criminologa vuole andare a fondo alla sparizione di tre ragazze e deve scontrarsi non solo con la difficoltà del caso di cui si sa poco ma anche con le beghe amministrative e le direttive interne.




Questo è stato il mio più libri più liberi raccontato attraverso i libri, sarebbe andata anche peggio perchè l'ultimo giorno ero stremata a non sono riuscita a passare da Hacca, Lavieri ed E/O altrimenti la lista sarebbe ancora più lunga... pertanto ora non mi rimane che leggere a fare i resoconti delle mie letture... alcune peraltro già finite come detto per Eris Edizioni.

Buone letture,
Simona Scravaglieri

martedì 20 dicembre 2016

For Whom The Jingle Bell Tolls - Il natale delle riletture e dell'odio...


Toh! Un post sul natale della lettrice sconclusionata! ALT! Piano con le facili associazioni! Essendo facente parte del gruppo colorato e organizzato delle BookBloggerBlabbering ho scelto di aderire ad un calendario in versione "smart" di Natale scegliendo di parlare di letture non natalizie. In fondo vi metto i blog che hanno aderito perché possiate ritrovare gli articoli...e, ora, cominciamo che sennò si fa tardi e poi c'è traffico, non si trova posto e le librerie chiudono magari per l'ora di chiusura...

E siamo di nuovo a Natale, sembra ieri che scrivevo e mi organizzavo per l'altro! C'è gente che ama il natale alla follia, riempie casa di decorazioni di ogni genere, mentre io, con tutta la buona volontà, non riesco a trovare una striscia a led adattabile al grosso finestrone che ho a casa e che non servirebbe solo in periodo festivo ma per tutto l'anno! Dico, non è un'ingiustizia?! E poi parenti in visita che riempiono le scale condominiali di urla a tutte le ore, chiacchiere che si sentono attraverso i muri, gente che decora i terrazzi con improbabili colori che fanno a cazzotti con tutto, persino con lo stile del palazzo o che si accendono e si spengono con dei ritmi tali che sarebbero capaci di farti venire le convulsioni! Ecco, io non sono un animale da Natale oramai da qualche anno... per me il Natale è silenzio e coccole, quelle che mi faccio con i gatti, fatto di candele sul camino acceso, un bel libro, magari un bel classico e una bella tazza di tè.


Che poi se una dovesse andare a rileggere le storie di Natale pure lì qualcosa avrei da ridire. Perché in un mondo di tutti buoni, che cosa si potrebbe scrivere per fare arte? Saremmo tutti coinvolti da storie di sofferenze immaginarie e tristezze di poco conto e sapete che noia? E infatti, spesso e volentieri rileggo libri che mi sono piaciuti ma dove, spesso, il Natale è bandito, non perché io sia una cattiva persona, ma solo perché spesso trovo le storie legate a questo periodo estremamente stucchevoli. Tra le riletture di quest'anno ci saranno sicuramente "Storie di fantasmi per il dopocena" di cui vi ho parlato nella casella di ieri su "Impressions chosen from another time" di Ophelina dove l'ironia pungente di Jerome, prende in giro il nostro essere infinitamente creduloni quando di parla di superstizioni e di cose che non capiamo come i fantasmi.

Insieme a questo, un'altra rilettura interessante e divertente è sicuramente "Il circolo Pickwick" di Charles Dickens, riletto quest'anno dopo tanti anni e finalmente compreso. Nel mondo londinese nasce un circolo intitolato all'esimio professor Pickwick che si propone di studiare e sondare quelli che sono i comportamenti usuali della società inglese in alcune situazioni di vario genere. In particolare in questo periodo, dove tutti hanno un'opinione politica su tutto (referendum sì o no, e mi piace il premier, no io lo odio ma il ministro della cultura no... e via dicendo, basta aprire uno qualunque dei social per rendersene conto!) è particolarmente interessante leggere uno dei primi capitoli del romanzo in cui si parla del comportamento nel periodo delle elezioni. Trovo che sia straordinariamente attuale osservare quella contrapposizione di fazioni rispetto a quella che c'è oggi. 

E se poi volessimo andar oltre? Se la riflessione non si fermasse solo alla situazione contingente? Perché in fondo non è solo quello che contestiamo che fa di noi quello che siamo. Noi siamo l'insieme un un "tutto" generale, decisamente più ampio e forse più complesso. E allora per imparare a guardarci da fuori potremmo far ricorso a Cortázar e le immagini create dal suo Lucas che tra un racconto e l'altro ci porta a riflettere partendo dai suoi pesciolini dorati, inventati dal potere che vuole tenere buono il popolo fino al nostro rapporto con il mondo, magari dal letto di un'ospedale, passando per situazioni che sembrano paradossali ma in fondo sono molto più verosimili di quanto ci aspettiamo. Il libro è "Un certo Lucas". Una scrittura lucida, presente con un ritmo deciso e che quindi non annoia. Cambi di immagini repentine passando da un racconto ad un altro e con Julio e Lucas, vi assicuro che è difficile annoiarsi!

Ma poi perché limitarsi ad una visione generale se poi possiamo averne una più particolareggiata? E' di quest'anno, se non sbaglio, la messa in onda del film che si ispira al famosissimo "Il condominio" ballardiano. Se siamo decisamente temerari questa è sicuramente la lettura che fa per noi e soprattutto, se siamo abbastanza fortunati da avere condomini che leggono e che conoscono Ballard, vedendoci girare con il libro in mano, sapranno di dover stare decisamente attenti a non disturbarvi! Il concetto è che quando porti il mondo dentro uno spazio ristretto anche la più piccola rivolta sociale sembra una grande rivoluzione. Ma il rapporto di classe, la descrizione minuziosa di come ci comportiamo a seconda del gruppo sociale cui apparteniamo è talmente chiara e raffinata che solo lui ha potuto in tanto. Tanto che ho cominciato a vedere i primi tre minuti del famoso film per poi scegliere di non finire di guardarlo, perché non mi voglio rovinare il ricordo delle riletture fatte in passato.


Avevamo detto riletture eh? Rimaniamo in tema? Distopico, giallo, spy story e chi più ne ha più ne metta. E la cosa interessante è che sebbene diviso in tre grossi volumi, sebbene sia un genere ben definito a cui molti hanno detto - Ma, sai, io questo genere non lo leggo!- una volta iniziato nessuno è riuscito a smettere fino alla fine. E' una trilogia, non YA,  per adulti ed è chiamata "La trilogia del Silo". E' composta di tre volumi, Wool, Shift e Dust e crea dipendenza - infatti io aspetto il 2017 per il film di cui si parla da parecchio!
Attenzione, fra primo e secondo volume sembra ci sia una differenza abissale perché finito Wool vi aspetterete qualcosa che vi dovrete guadagnare in Shift che inizia anni prima rispetto al tempo presente che avete conosciuto.
Si chiama "La trilogia del Silo" perché siamo in un mondo distrutto dalla guerra atomica, dove solo una piccolissima porzione della popolazione si è salvata, sopravvivendo in un silo interrato. Non siamo molto lontani dal condominio ballardiano, in questo caso chi sta su è un impiegato o un amministrativo, al centro c'è il reparto tecnologico e in basso il popolo produttore. Ora mettiamo un gruppo di uomini un una struttura chiusa con 140 piani il cui unico mezzo di spostamento da un piano all'altro è una scala a chiocciola... cosa può succedere?  Non ve lo dico, perché dovete leggerlo ma, agli elementi che sono sicuramente un indizio, posso aggiungerne un altro. Wool si apre con una scena in cui lo sceriffo del silo chiede di chiamare il sindaco e dice di "voler uscire". Voler uscire significa dover indossare una tuta e avere in dotazione una serie di prodotti di pulizia, ma anche andare in contro alla morte perché la tuta si deteriora e quindi l'inquinamento acido non permetterà la respirazione e la persona morirà senza ombra di dubbio. Ma torniamo un pochino indietro: prodotti di pulizia? Sì, lo so che vi è caduto l'occhio su questa cosa! Ad ogni condannato ad uscire viene chiesto di pulire le lenti che permettono a chi sta all'interno di vedere il panorama fuori. Ma chi, condannato a morte, lo farebbe? Vi stupirà, tutti i condannati lo fanno anche se, prima dell'apertura delle porte, tutti dicano che non sarà così... a voi scoprire il perché!


Se poi invece il Natale sarà tranquillo, allora prendete una bella tazza di tè una coperta, accendete un paio di candele -che fanno sempre atmosfera- e lasciatevi l'opportunità di fare due sane risate alla faccia dei libri e degli scrittori. Perché in fondo noi i libri li leggiamo, ma non sempre sappiamo da dove vengono, e allora diamoci l'opportunità di ridere delle caustiche affermazioni dei vari scrittori nei confronti di quelli che per questioni di fama, giusta o no, erano considerati più bravi di loro... Un po' come Vidal  che, alla morte di Capote, diceva "è un'ottima cosa per la sua carriera!", così ci sono milioni di altre affermazioni di questo genere su cui e di cui ridere. Un po' perché se il Natale ci rende tutti un po' uguali, davanti agli immancabili cenoni e nelle case addobbate di lucette, anche gli scrittori sono umani e anche loro vivono le nostre stesse emozioni, anche l'invidia e la gelosia (vedi Easton Ellis vs Wallace!). Il libro è "Nemici di penna" ed è una delle tante chicche di Editrice Bibliografica!



Ridere degli scrittori e dei libri si può anche con la bellissima "Controstoria della letteratura italiana attraverso i rifiuti" di Gian Carlo Ferretti in "Siamo spiacenti" dove stiamo leggendo sì la storia dell'editoria -notare Ferretti non è proprio l'ultimo degli arrivati, ma il suo altro libro ufficiale e pubblicato da Einaudi sulla storia della letteratura è studiato all'università!-, ma in maniera diversa dal solito. Avrete l'opportunità di leggere di libri come non avete mai fatto. In un discorso decisamente scorrevole si parte dalla letteratura della fine del periodo fascista per arrivare ai giorni nostri (tra gli ultimi troverete Saviano e Camilleri) con un racconto pieno di spunti e di ironia... e anche della speranza, perché siamo a Natale e bisogna sempre sperare in qualcosa! E in questo caso Ferretti dice che, la storia insegna, che per i veri capolavori c'è sempre una provvidenza che prima o poi li porterà al grande pubblico. E' un titolo da non trascurare, mi ringrazierete!

Ecco, questa è una lista piccola piccola delle cose che si potrebbero leggere a Natale e che non sono "natalizie", quindi se, come per me, per voi questo è un periodo dove la lucetta non vi commuove ma il suo lampeggiare vi urta, anche un po' tanto, tranquilli un rimedio c'è... Focalizzate 1984 di Orwell-> fate il vostro momento d'odio focalizzandovi sulle lucette perché si fulmino-> aprite un libro che non sia sdolcinato e avrete un Natale decisamente diverso (cenone a parte perché credo che a quello non potremo sfuggire...).

Calendario FOR WHOM THE JINGLE BELL TOLLS, con tutti gli appuntamenti:

Buone letture e buone feste,
Simona Scravaglieri
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