Alicia Kozameh Fonte: Alciòn Editora |
Non è lunghissimo il passo che vi propongo oggi ma è la chiave del libro. "Non ci sono risposte per qualcosa che non si è vissuto". Non è facile spiegare questa storia, anche perché ancora oggi è una storia di cui si parla poco e se ne sa altrettanto poco, specie in Europa. Parliamo per del periodo dei desaparecidos. Sara rappresenta l'immagine della scrittrice. Sara è una di quelle fortunate che alla fine ritorna a casa. E' anche una donna. E da come si accenna nella postfazione del libro, i migliori resoconti di questa esperienza vengono proprio dalla sensibilità femminile, in grado di esplorare universi di parole e una pluralità di forme letterarie, che permettono di rendere le descrizioni di questo atroce sterminio tangibili ma leggibili. Il senso è quello che, colui che entra in contatto con queste storie deve poter accedere all'orrore senza esserne travolto. Deve poter ritornare con fiducia per ricordare e prevenire accompagnato da una mano materna, protettiva. Proprio come farebbe una madre, una donna.
E' un libro veramente interessante e sentito, di cui vi parlerò diffusamente nella relativa recensione, per ora mi limito a dirvi che sarebbe il caso di avere un titolo così nella propria biblioteca e magari sarebbe anche un titolo da conoscere e leggere, nonché regalare. Io l'ho veramente amato.
Buone letture e buon 1° Maggio,
Simona Scravaglieri
A mo' di ritorno
Sara sale, sale di corsa le scale e dal gradino più alto guarda giù, vede il cortile della casa dei suoi genitori. E' tutto un po' rigido e un po' sfuggente, sembra lì e svanisce. E' più facile trasformalo in qualcosa di decisamente illusorio: un circo. per esempio. Opta per questo nuovo spazio, con elefanti e cavallerizzi. Se li immagina, si domanda se mangeranno gerani o prenderanno il sole come faceva lei, tanti anni prima, proprio lì.Può darsi che questa volta la sua fuga non sia riuscita. Fuggire è complesso. Per quanto uno sia esperto nel campo, sai quante volte sbaglia. Scappare su per le scale significa affrontare l'incognita di come scendere. A ogni modo lei fugge, oramai impegnata a ispezionare tutte le cose, ma con poche certezze: anche il suo circo svanisce e quindi può solo posare lo sguardo sulle piastrelle, sul rubinetto che spunta dalla parete come una testa di vipera. Sul tubo di gomma.Si chiede quanti passi di sua made su quanti millimetri di pavimento avranno diminuito lo spessore delle piastrelle in quei tre anni e mezzo. Quanti insetti saranno penetrati nelle porosità del pavimento a forza di pensarci sopra, giorno dopo giorno. Saperlo sarebbe istruttivo. Chiedere, chiedere cosa? Perché mettersi a contare queste sciocchezze? La sola idea che si tratti di una cifra mi stanca. E poi non ci sono risposte per qualcosa che non si è mai vissuto.
Questo pezzo è tratto da:
Passi sotto l'acqua
Alicia Kozameh
Et.Al Edizioni, Ed. 2013
Collana "Narrativa"
Prezzo15,00€
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