venerdì 1 settembre 2017

"La morte della farfalla", Piero Citati - Effetto farfalla...

Fonte: Indulgy

Mi sono interrogata più di una volta sul perché una biografia su due personaggi dagli eccessi nel bene e nel male dovesse intitolarsi "La morte della farfalla". I Fitzgerald nell'immaginario comune erano estremamente eccessivi, pesanti, opulenti, soli, conosciuti, invidiati. Erano tanto di tutto, con loro non c'erano mezze misure. Non era previsto che il mondo li vedesse tristi o corrucciati, tutta la loro vita doveva essere, agli occhi del mondo, scintillante. Quindi perché paragonare queste vite a quelle di una farfalla, essere per sua natura, il più semplice e bell'insetto che la natura, per quanto mi riguarda, abbia creato? E non cominciate a cercare esseri migliori delle farfalle e rimanete concentrati. Ci sono due motivi per quanto mi riguarda: il più semplice è che guardare ad una farfalla dai mille colori l'aggettivo che viene in mente di getto è "magnifico" e l'altro riguarda il detto sul battito delle ali della farfalla, lo avete mai sentito? "nella metafora della farfalla si immagina che un semplice movimento di molecole d'aria generato dal battito d'ali dell'insetto possa causare una catena di movimenti di altre molecole fino a scatenare un uragano" (Wikipedia). Si chiama "Effetto farfalla", ne parlò Turing, Bradbury e anche Lorenz.

Ecco, cosa ci potrà dire di nuovo Citati sulla vita dei Fitzgerald che non sia stato già detto, commentato, oggetto di chiacchiere e pettegolezzi che sino ad oggi perpetrano il mito di una coppia leggendaria e potente? Nulla se non invitarci a guardala da un punto di vista diverso, come l'effetto farfalla, ce la presenta non nella sua classica esplicitazione Francis nacque qui, studiò lì e via dicendo. Nelle mille mila prove di recensione fatte io lo raccontavo come il parlare di una vita per punti di svolta, ma in effetti non è propriamente corretto. L'effetto farfalla può sconvolgere il mondo provocando un uragano e, allo stesso modo, la vita dei Fitzgerald è stata costellata da effetti simili. Come quando lui la incontra e se ne innamora, come il primo capolavoro che decretò il suo successo, la vita in Francia, la nascita di una figlia e la perdita di stabilità emotiva di Zelda. Il balletto, l'ossessione che rivela la malattia, la separazione, il dolore e la lontananza mai troppa ma nemmeno poca, la solitudine che deriva dal non voler rivelare al mondo quello che accadeva. Le pagine scritte, la voglia di non perdere la posizione in vista guadagnata, il rientro in America, l'ospedale, la nuova compagna che rimarrà sempre una che non è Zelda.  

La vita dei Fitzgerald è un po' come quella dei Kennedy della letteratura, troppo in vista per poter nascondere tutto, troppo in vista per lasciar trapelare tutto. In mezzo una figlia che cresce nella disgregazione familiare e personale di entrambi i genitori. C'è la paura di perdere tutto, anche il talento nello scrivere e al contempo il bisogno di aver tutto come il talento per la danza. Non c'è nulla di luccicante nella biografia scritta da Citati. È più come un discorso fatto al tavolino di un caffè con un amico che ti racconta le ultime su una coppia di amici che non vedi da un po'. Non ti serve sapere da dove vengono o dove hanno studiato. Quello che interessa è sapere quello che hanno fatto per sommi capi e cosa ha portato alla loro scomparsa prematura. L'amico non ti racconterà di quello che ha scritto lui o lei, ti racconterà di dove sono stati, dei loro rapporti, di quello che segretamente lei ha confidato di desiderare e di quello che lui ha scoperto e gestito fino quasi alla rovina economica. Non ci impiegherà giorni per far questo, ma la conversazione si svolgerà in un paio d'ore, per chi legge velocemente e qualcuna in più per chi se lo centellina. La cosa certa è che è talmente piacevole il suo stile di scrittura da filare e non essere pesante nemmeno in punti cruciali dove di solito, i biografi classici, si soffermano all'infinito. Ricordo Pedullà che per farmi capire che "Caporetto ci regalò il Gadda scrittore" in "Carlo Emilio Gadda. Storia di un figlio buonoannulla" riscrisse la parola Caporetto fino allo sfinimento. Quel capitolo era la Caporetto di ogni lettore che non avesse abbastanza cocciutaggine dall'andare avanti.

La prosa di Citati, invece, si sofferma ma non eccede in pedanteria (sì, oggi è giornata in cui do il meglio di me sia con le teorie che con le parole... è colpa del libro sicuramente!), la sintesi, che lo rende un piccolo cameo, non rinuncia a fornire un quadro completo di queste due vite fortunate e al contempo dannate ma trova la giusta formula per poterle racchiudere in un racconto completo e armonico che sembra scritto in un battito di ali. Poi i Fitzgerald ci hanno lasciato, sopravvivendo a se stessi grazie al mito costruito grazie all'opera di Francis Scott ma soprattutto a quello che il gossip aveva creato attorno ai due chiacchieratissimi personaggi. Ci hanno lasciato fisicamente come tutte quelle farfalle che hanno ritmato la loro vita ponendoli sempre davanti a nuovi ostacoli da superare. Ma per farli rivivere basta riaprire il libro e iniziare nuovamente dalla prima pagina, certi che la magia si ripeta.

Veramente un lavoro eccezionale, difficilissimo da raccontare e facilissimo da leggere.
Se volete sbirciare fra le prime pagine vi rimando al [Dal libro che sto leggendo].
Buone letture,
Simona Scravaglieri


La morte della farfalla
Zelda e Francis Scott Fitzgerald
Piero Citati
Adelphi, ed. 2016
Collana "Gli Adelphi"
Prezzo 10,00€  


Fonte: LettureSconclusionate



3 commenti:

  1. Ok, lo confesso, l’avevo già adocchiato. E il tuo post conferma che sì, è un libro che potrebbe interessarmi.

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    1. No no, questo ti piace proprio... da retta a Simonuccia tua... :D

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