Rene Magritte Fonte: renemagritte.org |
Se si cerca un libro che abbia un forte impatto emotivo, che sia veloce da leggere e che risulti scorrevole, non melenso e con grandi temi, "Le notti blu", tutto sommato è il libro che corrisponde a questi requisiti. Sicuramente è una formula decisamente nuova fra le mie letture, è inutile i libri sapranno sempre stupirti con soluzioni nuove, ma il fatto di essere scorrevole nasconde un piccolo difetto: che è un libro che va letto tutto di seguito. La storia infatti è quasi scritta di getto ed buona parte della sua consistenza è data dalle emozioni e dal ritmo in costante crescendo. Quindi, interrompendola, si spezza quel mondo fondato sulla crisi di coppia spezzando l'incantesimo e quando riprendi in mano il libro è difficile rientrare nel mood. D'altra parte è scritta in maniera così scorrevole che si può leggere agilmente in un pomeriggio e l'impatto emotivo è così ben dosato che questo difetto, a libro finito, non pare così grande.
È una storia come tante della disgregazione di un coppia di coniugi che è sopravvissuta al figlio unico che, al momento dell'inizio della vicenda raccontata, è da qualche anno che si è suicidato. Si erano trasferiti prima che lui nascesse nella Grande Mela in cerca di fortuna. Poi il figlio, il lavoro, la scelta delle scuole giuste e la speranza di un futuro perfetto per il proprio pargolo. Speranze che si interrompono quando, in una vacanza in Italia lui si innamora e decide di non proseguire con il dottorato. Poi il matrimonio, anni che sembravano felici e, invece, un bel giorno a natale l'inspiegabile gesto di un ragazzo che sembrava vivere una storia perfetta ugualmente anche senza le facilitazioni americane. Dopo anni è arrivata la notizia di una lettera ritrovata dalla vedova che si ritrova a chiamare i suoceri al di là dell'oceano per chiedere delucidazioni. C'è una novità che lei non sapeva e che fa rimanere basiti pure i genitori di lui. Che fare?
Non è un libro perfetto, c'è qualcosa che stona. Marito e moglie sono decisamente anomali nei loro ruoli, specialmente pensando che stiamo parlando di un figlio unico maschio. Per cui ci ritroveremo un padre con quello che sembra "un forte istinto materno" e con una moglie che invece ne ha molto meno. Può essere verosimile, su questo siamo d'accordo, ma solo se presi singolarmente, nel momento in cui si confrontano, sebbene l'autrice abbia cercato di dare un senso al comportamento di lei e di lui, c'è sempre una nota stonata che li fa sembrare attori di ruoli invertiti. Ma la parte più interessante è poter osservare le fasi di disgregazione che sono già in atto in una coppia che si nutre di sospetti sull'inspiegabile morte di un figli che alla chiamata della nuora che li mette a parte di qualcosa che dimostra quanto poco ne sapessero del figlio. È un'ennesima morte lenta e logorante, ma cessa di essere un sentimento di coppia, almeno ad uno sguardo esterno rivelandosi in tutta la atrocità e distruzione. È in questo momento che, l'inversione dei ruoli segna un netto confine fra chi cerca ancora di capire e chi ha paura di capire.
Conoscere la verità è un'arma a doppio taglio e diventa ancora più paurosa se questa verità viene a galla dimostrandoti che, quel poco di cui eri certo non è più vero. Non conosci tuo figlio e quello che ha fatto, non sai quello che ha pensato o forse dell'oppressione che lo attanagliava e, il peggiore dei pensieri, lui non si è sentito libero di confidarsi con te. È un dubbio che scava a fondo, attaccando e contaminando ogni parte del tuo corpo e rendendo vano qualsiasi tentativo di rialzarsi, di cercare aiuto. È quel dubbio che ti impedisce di parlare perché ti senti colpevole, perché il confrontarsi potrebbe portare alla luce la distrazione che ti ha tolto un figlio per sempre e, al contempo, non riesci a comunicare con chi vivi, per orgoglio e per non sapere o non scaricare la colpa sull'altro. In questo momento la coppia vive un secondo lutto, dopo quello del suicidio del figlio, è un lutto che non porta ad un divorzio o una separazione effettiva ma metaforica. Ma il dubbio non porta solo la certezza di non aver saputo ma anche una speranza; e quella speranza non concede spazio all'ultima testimonianza di un passaggio in vita del loro figlio. Appartiene ad un altro mondo. Così da un lato c'è chi cerca la speranza e dall'altro chi invece preferisce coltivare l'ultima certezza.
Questa storia, nasce, cresce e si sviluppa così, su una trama che contrappone armonia e disarmonia creando la condizione perfetta per sentire tutte le emozioni del gruppo che deve affrontare una prova inaspettata ed è per questo che l'interruzione della lettura prolungata anche di 24 ore non rende l'idea dell'architettura emozionale non annullandola, ma stroncandola proprio. Il pregio sta tutto nell'aver preso una storia come tante e, al di là del passaggio delle vicende, aver affrontato questa via crucis che, tappa dopo tappa, porta in luce la fragilità delle emozioni del singolo e della coppia. Credo sia proprio per questa miriade di sentimenti contrastanti che questo libro mi sia piaciuto e lo consiglio a chi ama il rischio di libri simili che camminano sul filo del rasoio, fra arte e artificiosità. È un lavoro molto bello per le implicazioni che si porta dietro.
Buone letture,
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