Joël Dicker Fonte: Telegraph |
Ecco, per quanto ne ho detto in recensione, a posteriori io non andrei oltre il prologo, ma so che qualcuno di voi lo farà, per il gusto di vedere se ho ragione o no, ed è una cosa che accetto e stimo. Mi piace verificare quello che leggo e che si dice in giro perché questo mi da un metro di misura sui gusti delle persone che leggo e che frequento. In questo caso non temo smentita a meno che, come avevo scritto in una precedente versione della recensione, e che non è comparso in quella pubblicata, de "Il libro dei Baltimore" ovvero che non si usi la frase ammazza-conversazione del "a me piace così". Se "a me piace così" non è seguito da motivazioni il più possibile oggettive, chi la pronuncia, di solito fa una figura un po' barbina; è un po' come dire "questo è mio e l'ho deciso io!" come bambini viziati.
Ci sta che uno si faccia rapire da una storia anche se è mal scritta o mal congeniata nella trama, anche a me è successo più di una volta e una delle tante è proprio "L'amore bugiardo" in cui avrei sinceramente menato la Flynn per il finale da quattro soldi e sono passata sopra i vari cliché. Ma in quel caso l'idea di una costruzione così diversa dal consueto, la voce data ai due protagonisti che era così verosimile mi avevano fatto promuovere il libro anche se c'era anche lì molto da tagliare. Quindi non è che non capisco chi legge libri "tomici" per il gusto di leggerli. Quello che mi disturba è che "libro tomico sì" ma, e bisogna pretenderlo, con una storia ben fatta. Qui la trama non va, la scelta narrativa è confusionaria se non addirittura pessima, si utilizzano mezzi da scrittore principiante e l'importanza di leggere questa storia, come dice nel prologo, non rimane evidente nemmeno con la spiegazione finale.
È un romanzo che poteva essere un buon romanzo ma che è invece un ottimo spreco di carta e per una storia decisamente dimenticabile.
Peccato.
Buone letture,
Simona Scravaglieri
PrologoDomenica 24 ottobre 2004.Un mese prima della tragediaDomani, mio cugino Woody entrerà in carcere. Vi passerà i prossimi cinque anni della sua vita.Sulla strada che conduce all'aeroporto di Baltimore a Oak Park, il quartiere della sua infanzia dove sto andando a raggiungerlo per il suo ultimo giorno di libertà, lo immagino presentarsi davanti al cancello dell'imponente penitenziario di Chesire, nel Connecticut.Passo la giornata con lui, nella casa di zio Saul, dove siamo stati così felici. Ci sono anche Hillel e Alexandra, e insieme ricostituiamo per cinque ore il meraviglioso quartetto che siamo stati. In quel momento, non ho la minima idea dell'influenza che quella giornata avrà sulle nostre vite.Due giorni dopo, ricevo una telefonata di zio Saul."Marcus? Sono lo zio Saul.""Ciao, zio Saul. Come st..."Non mi lascia finire"Ascoltami bene, Marcus: devi venire a Baltimore. Senza fare domande. È successa una cosa grave."Riattacca . Io penso che sia caduta la linea e lo richiamo subito: non risponde. Dato che insisto, finisce per rispondere e mi dice tutto d'un fiato: "Vieni a Baltimore"Riattacca di nuovo.Se trovate questo libro, leggetelo per favore.Vorrei che qualcuno conoscesse la storia dei Goldman di Baltimore.
Questo pezzo è tratto da:
Il libro dei Baltimore
Joël Dicker
La nave di Teseo, ed (Mondolibri) 2017
Traduzione a cura di Vincenzo Vega
Prezzo (edizione La Nave di Teseo) 22,00€
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