Fonte: PascoloVagante |
Oggi vi dirò cose che sono in contrasto con il consueto significato delle parole stesse. Questo libro rappresenta un ironico elogio di quanto possa essere affollata, a volte, la solitudine. Non è un libro noioso e ha anche un finale che nessuno si aspetterebbe e, quando lo chiuderete, sentirete la mancanza di quel vecchietto, che vuole essere percepito come un anaffettivo e bisbetico, che è Adelmo Farandola. Lui, il cane e il piede sapranno rimanere nelle vostre memorie grazie al particolare talento di Morandini di rendere leggeri anche i concetti difficili da affrontare come vecchiaia, demenza senile e, appunto, la solitudine. Ripeto difficile è annoiarsi come lo è il trattenere il sorriso, ma Adelmo, una volta conosciuto non lo lascerete più.
Adelmo Farandola vive in una baita vecchia e anche un po' diroccata, accanto ad una stalla che non ha più vacche. Lui ha scelto di vivere lì. Troppo complicato e rumoroso vivere fra la gente, che s'impiccia, che ha sempre qualcosa da dire o da suggerire! La gente di solito non pensa al "vivi e lascia vivere", ha bisogno di parlare e magari pretende di essere ospite a casa tua. Insomma, Adelmo vuole far da sé e rimanere nell'unico caos che concepisce: il silenzio della montagna intervallato dai rumori della natura che a questa appartiene. Si è comprato un grande pezzo di terra brulla proprio per questo motivo. Una volta l'anno, di solito prima che comincino le nevicate, Adelmo scende in paese per fare provviste e poi carica tutto in spalla e torna su certo che, questa tortura di dover parlare con la gente, non ricapiterà fino al prossimo anno. Ma quest'anno, nel bel mezzo della risalita, è comparso un cane che lo comincia a seguire. Non c'è verso di mandarlo via, il cane lo segue, prima a distanza - per schivare i sassi che Adelmo gli lancia-, poi un pochino più da vicino finché non arrivano insieme nella vecchia baita di Adelmo. "Dormirà sulla soglia!", pensa in maniera perentoria Adelmo. Le ultime parole famose! Non c'è cuore duro che non possa essere conquistato dell'amore incondizionato di un animale! Il cane prima è davanti alla porta fuori, poi dentro, successivamente vicino al fuoco e infine vicino al letto. Non sarà l'ultimo ad arrivare ma, questa parvenza di famiglia, alla fine rende Adelmo più attivo. Non deve pensare più solo a se stesso, ma non ha a carico nulla che non possa essere gestito. Ci vuole disciplina per entrambi. E intanto fuori dalla porta la neve comincia a cadere, sempre più fitta...
Vi ho già detto più di quel che volevo dirvi, anche se la parte succulenta non c'è (e che proprio con Morandini dovevo divenire brava? Giammai!) ma, per capire questo libro, dovete sbirciarlo, ovvero o date uno sguardo nel pezzo riportato nell'anteprima del mercoledì oppure ve lo andate a sbirciare il libreria. Vi assicuro che non lo metterete più giù. Il mix che lo rende speciale è una combinazione di scrittura e orchestrazione della storia che uniti insieme rendono la lettura scorrevole e leggera come se non steste leggendo un romanzo breve (sono circa 150 pagine) ma un racconto lungo. Il racconto lungo permette di avere lo spazio per la caratterizzazione dei personaggi e l'approfondimento delle situazioni senza dimenticare i punti cardine della storia, cosa che, nel romanzo - anche se breve -, un po' si perdono. Morandini, invece, tiene la storia in pugno e non si dilunga mai in melense descrizioni (tipiche dei romanzi ambientati in montagna) e nemmeno nella rappresentazione arricchita dei personaggi con ricami speciali tipo le descrizioni da venti righe della punta dello spillo. Come se fosse un racconto e nel pieno rispetto del personaggio principale la descrizione è realistica e mirata. La storia, l'ambiente, i personaggi sono perfetti castoni che si accoppiano facilmente e asservono il loro ruolo senza sbilanciarsi e invadere quelli altrui. Quindi l'unica ripetizione -che scandirà il ritmo della trama che sembra ricalcare i passi che si fanno mano mano pesanti mentre Adelmo si inerpica per la salita verso casa- sarà "Adelmo Farandola".
Ripetizione usata ad arte, che quando la sai fare come succede a Morandini è bellissima, che diventa ora frequente intercalare, come quando affretti il passo pensando che manca poco, e ora rada come quando ti assale la stanchezza e rallenti.
Adelmo è un uomo solo ed è anche anziano. Non vuole essere ferito e quindi per primo si difende isolandosi in un mondo che lo accetta perché è suo di diritto legale e notarile. Quella terra, lui l'ha comprata e non permette a nessuno di avvicinarvisi. È uno scudo facile da tenere su e quando vivi da solo, anche la solitudine è capace di giocarti brutti scherzi. Adelmo lo sa perfettamente e quindi ha impostato la sua vita in una routine sempre uguale, ora dopo ora, giorno dopo giorno e anno dopo anno. La sua vita ha il ritmo della natura, con la sua neve che lo blocca agli alpeggi, che sboccia e che risveglia gli animali da cacciare. In tutto questo il cane è un imprevisto non da poco e la routine, per tornare di nuovo tale, ha bisogno di qualche aggiustamento. Adelmo si lascia andare solo grazie al silenzio di un animale e forse questa sua debolezza è l'annuncio di qualcosa che cambia, che non è detto che sia meglio o sia peggio, ma cambia ed evolve in un uomo che fino ad allora aveva un'immagine di sé e della sua vita del tutto diversa.
Ma perché affollata? Perché in questa storia, nonostante non sia così evidente, grazie alla delicata penna morandiniana, ci sono un sacco di personaggi, anche se in fondo, Adelmo non sembra essere in compagnia di nessuno di loro. Lui non sa che una piccola apertura decreta poi che questa venga spalancata e, quando questo succede, Adelmo ancora ragiona come fosse da solo. Ma poi... non ve lo dico, dovete rimanere come me, come pesci lessi, a guardare la fine del libro e a dire "ma... ma... ma così non vale!"
Ma una cosa ve la posso dire sin da ora. Voi vivrete lo stesso percorso di Adelmo come lettori: inizierete leggendo divertiti, sarete un po' in ansia con le prime nevicate - anche se, in fondo è un personaggio e una storia eh! - e finirete con il rendervi conto di esservi fin troppo affezionati al personaggio per lasciarlo andare. È una cosa che succede anche ai migliori, quando lo scrittore ci sa fare e, l'autore in questione è dannatamente bravo!
Potrei dirvi "leggetelo che è bellissimo!" ma, mi limito a scrivervi, che non leggerlo sarebbe per voi un perdere una buona occasione per conoscere una buona "prova" di narrativa contemporanea.
La casa editrice in fondo non è nuova a queste belle sorprese visto che è la stessa de "La strage dei congiuntivi", quindi, fossi in voi, e dopo il libro di oggi sarete concordi con me, terrei d'occhio il loro catalogo. Ci darà grandi soddisfazioni, ne sono certa!
Buone letture,
Simona Scravaglieri
Neve, cane, piede
Claudio Morandini
Edizioni Exòrma, ed. 2015
Collana "Narrativa"
Prezzo 13,00€
Fonte: Una casa sull'albero |
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