Fonte: Paul C. Brunson |
Questa è la storia di una mancata sòla. Lo scorso anno ho preso un buon numero di fregature, inconsapevolmente, ma le ho prese. Ma ho scoperto che fra sòla e libro brutto la differenza c'è, eccome. Il libro brutto è quello che ti lascia l'amaro in bocca, che ti fa pensare a tutti quei libri che avresti potuto comprarti e invece non l'hai fatto. Magari fra quei libri si nascondeva il quello che avresti adorato e invece no, tu hai comprato il libro brutto che non regaleresti nemmeno al tuo peggior nemico. La sòla invece è di solito il libello che voleva essere, ma proprioproprio tantotanto, un signor libro - tant'è che ci butta tutto dentro, poesia, epica, amore, dolore (a volte anche sofferenza indicibile) -, ma proprio non gli riesce bene. E il lettore se la ride.
Questa sembrava una sòla e invece, nonostante qualche sbavatura, è un buon libro. Attenzione è un tipo di libro destinato ad una ben definita categoria di lettori, ovvero per adolescenti. Ma si lascia leggere anche velocemente nonostante le sue 465 pagine. Lei Naskja non parla più, un giorno ha smesso e tutti aspettano il momento in cui ritornerà a farlo, lui Josh è un tipo introverso che ha un amico pasticcione e fighetto e che ha guadagnato il rispetto di un altro compagno, gay, quando lo ha difeso. Inizia l'anno scolastico e si ritrovano tutti nella stessa scuola, nelle stesse classi e infine a vivere anche nel raggio di pochi chilometri.
Ne riparleremo nella recensione ma già da ora posso dire che ha guadagnato un'abbondante sufficienza.
Buone letture,
Simona Scravaglieri
Odio la mia mano sinistra. Odio guardarla. Odio quando si blocca e trema, a ricordarmi che ho perso la mia identità. Ma la guardo comunque, perché mi ricorda anche che riuscirò a trovare chi mi ha portato via tutto. Ucciderò il ragazzo che mi ha uccisa, e lo farò con la mano sinistra.
1
Nastya Morire non è poi così male dopo la prima volta.
Lo so per esperienza.
La morte non mi spaventa più.
È tutto il resto a spaventarmi.
Agosto in Florida significa tre cose: caldo, umidità opprimente e scuola. Scuola. Sono più di due anni che non ci torno. A meno che uno non consideri scuola starsene seduti al tavolo della cucina a studiare da privatisti con la propria madre, e per me non lo è di certo. È venerdì. Il mio ultimo anno di liceo inizia lunedì, ma non mi sono ancora iscritta. Se non mi presento oggi, non avrò un orario lunedì mattina, e mi toccherà aspettare in ufficio finché non me lo daranno. Mi sa che preferisco evitare la pessima scena da film anni Ottanta in cui il primo giorno arrivo già in ritardo e tutti smettono di fare quello che stanno facendo per fissarmi. Anche se esiste di peggio nella vita, sarebbe comunque una seccatura.
Mia zia svolta nel parcheggio della Mill Creek Community High School con me al rimorchio. È una scuola come tutte le altre. Se non si considera il colore putrido delle pareti e il nome sulla targa, è uguale identica a quella dove andavo prima. Margot – mi ha fatto rinunciare a “zia” perché la fa sentire vecchia – abbassa il volume della radio che ha tenuto a palla per l’intera durata del viaggio. Per fortuna il tragitto è breve, perché i rumori forti mi danno fastidio. Non è il suono in sé, ma il volume alto. I suoni forti finiscono per inghiottire quelli deboli, e i suoni deboli sono quelli che fanno più paura. Ora posso farcela perché sono in macchina, e di solito in macchina mi sento al sicuro. Fuori è un altro discorso. Non mi sento mai al sicuro, fuori.
«Tua madre si aspetta una telefonata quando hai fatto qui» mi dice Margot. Mia madre si aspetta un sacco di cose che non otterrà mai. Nell’economia del tutto, una telefonata non è una pretesa esagerata, ma questo non significa che debba averla vinta per forza. «Cerca almeno di mandarle un messaggio. Quattro parole. Registrazione fatta. Tutto bene. Se poi ti senti particolarmente generosa, alla fine puoi anche aggiungerci una faccina sorridente.»
La osservo di traverso dal posto del passeggero. Margot è la sorella minore di mamma, una decina d’anni in meno. È l’opposto di lei quasi in tutto. Non le somiglia per niente, il che vuol dire che non somiglia neanche a me, visto che io sono la copia sputata di mia madre. Margot ha i capelli biondo sporco, gli occhi azzurri e un’abbronzatura costante che mantiene con facilità lavorando di notte e sonnecchiando di giorno a bordo piscina, anche se è infermiera e dovrebbe sapere che non fa bene alla pelle. Io ho un incarnato pallido, occhi castano scuro e capelli lunghi, mossi, quasi neri ma non proprio. Lei sembra uscita da una pubblicità della Coppertone. Io da una bara. Solo uno stupido potrebbe pensare che siamo parenti, anche se è una delle poche certezze che mi rimangono.
Ha ancora quel sorriso furbetto stampato in faccia, consapevole del fatto che, pur non avendomi convinta a tranquillizzare mia madre, è riuscita comunque a instillarmi un po’ di senso di colpa. Impossibile provare antipatia per Margot, anche mettendosi d’impegno, il che me la fa odiare un po’, perché io non sarò mai come lei. Mi ha accolto in casa sua non perché io non abbia altri posti dove andare, ma perché non resisterei da nessun’altra parte. Per sua fortuna, le tocca vedermi solo di sfuggita, perché una volta iniziata la scuola non saremo quasi mai a casa negli stessi orari.
Ma anche così, dubito che accollarsi una teenager cupa e musona sia il massimo dell’aspirazione per una single poco più che trentenne. Io non lo farei, ma d’altronde non sono un tipo generoso. Forse è per questo che scappo a gambe levate da tutti quelli che mi vogliono bene. Se potessi starmene da sola, lo farei. Ben volentieri. Lo preferirei, piuttosto che dover far finta di stare bene. Ma non ne ho la possibilità. Perciò mi accontento di stare con qualcuno che, almeno, non mi vuole così tanto bene. Sono grata a Margot, anche se non glielo dico. In verità, non le dico mai nulla. No, decisamente no.
Questo pezzo è tratto da:
Il tuo meraviglioso silenzio
Katja Millay
Mondadori Editore, ed. 2014
Traduttore L. Borgotallo
Collana "Chrysalide"
Prezzo 14,90€
- Posted using BlogPress from my iPad
Nessun commento:
Posta un commento