Fonte: The Atlasphere |
Ho iniziato questo libro con la chiara intenzione di finirlo in un fine settimana. In parte perché la scorsa settimana, per diversa allocazione della sede di lavoro, ci avevo messo una vita ad andare e tornare dall'ufficio - quindi alla sera ero veramente distrutta! - in parte perché era da parecchio che non mi concedevo questo lusso. Per circa due giorni, fra giochi con i gatti, i pranzi, tazze di tè, caffè e chi più ne ha più ne metta, mi sono calata nella vita di un altro secolo e mi sono concessa il lusso di lasciarmi trasportare dalla storia raccontata senza orari e né impegni. È sempre una bella esperienza e in particolare in casi come questi, ovvero quando il tipo di scrittura e di costruzione della storia è dettato dalle mode dell'epoca. Se vi è capitato di leggere "Ritratto di signora" di Henry James, riconoscerete subito che è un romanzo concepito con il gusto della seconda metà dell'ottocento. Questo rientra per poco nella categoria, visto che è stato pubblicato nel 1855, ma è decisamente rappresentativo.
Margaret è prossima a rientrare a Helstone, dove abitano suo padre che è il canonico del paese, e la madre. Da quando aveva otto anni la madre l'ha spedita a Londra perché avesse l'opportunità di affinare le qualità che si addicono ad una signora e quindi è stata mandata a vivere a casa della zia Shaw con sua cugina Edith. Le due cugine non si assomigliano affatto, Edith bionda e Margaret mora, la prima è viziata e abituata ad essere trattata come una regina, è civettuola e superficiale mentre la seconda vive di riflesso come una dama di compagnia, preferisce il silenzio e l'osservazione e rifugge dalle occasioni mondane. Quando fa rientro a casa Margaret ha diciotto anni e, nel giro di un anno, la sua vita prende una strada del tutto inaspettata: tutta la famiglia si trasferisce a Milton a seguito della decisione di suo padre di abbandonare la Chiesa per i cambiamenti previsti dal nuovo vescovo. Milton non è quel luogo bucolico che Margaret si aspetta, qui le buone maniere vengono messe da parte in funzione della produzione e il luogo ha regole che lei non conosce e nemmeno capisce. A far da rappresentante della categoria degli industriali c'è un certo mister Torthon che è uno degli allievi del padre di Margaret che, nella nuova città, ha deciso di fare il precettore, dall'altro lato ci sono gli Higghins, famiglia operaia e impegnata nel sindacato dei lavoratori, e la nostra "eroina" ha una gran difficoltà a ricollocare queste nuove classi con evidenti e marcate divergenze nel panorama sicuro e rassicurante di una vita vissuta nel profondo rispetto della religione.
Questa, in sostanza, è la storia iniziale da cui ho tolto qualche sfumatura giusto per lasciare un po' di suspance - la sentite la suspance vero? - e devo ammettere che sulla carta non è affatto malvagia. Il problema è la profondità della visione dell'autrice su alcuni concetti. Paolachequandomettesuilblognonèmaitroppotardi mi ha fatto notare che in una delle recensioni di Goodreads si legge:
E l'Orgoglio e pregiudizio per i socialisti.Ecco, sembrerebbe, ma non è proprio così. Nella necessità di rappresentare un mondo in profonda mutazione che vede contrapposti il "Nord" operoso e che premia l'iniziativa del singolo e il "Sud" dove, la differenza di classe, è dettata dall'appartenenza, o no, all'alta borghesia o alla nobiltà, l'autrice per Milton si dilunga in lunghe discussioni su il punto di vista del padrone e su quello dell'operaio. Nord e Sud già senza tutto ciò avrebbero una grande differenza, il sud è ozioso e concentrato sull'effimera estetica, il nord invece è incapace di stare fermo e deve sempre superare anche se stesso. Ma questa differenza di rimando non basta alla Gaskell che prova a scendere ancora più nel particolare anche se rimane sempre in superficie.
Così quando il problema è capire quale sia la partecipazione del padrone alla vita dei suoi operai, ci si sente dire da Torthon giustamente che il rapporto padrone-operaio è limitato all'orario in cui quest'ultimo lavora per il padrone, mentre l'operaio per tutta risposta dice che il padrone, profittatore e arraffone, riduce gli stipendi perché vuole continuare a guadagnare di più sull'operaio e che quindi necessita uno sciopero.
Se questo paragrafo vi significa poco all'apparenza, sappiate che è l'esempio di come l'autrice approccia all'argomento socio-economico-politico dell'epoca! Eppure ad un certo punto, vi assicuro, ci sono pagine e pagine di queste declinazioni, ora dedicate alle visioni dei padrona e ora degli operai che però non si trovano mai a confronto e quindi più che un dialogo rappresentativo a distanza, con unici mezzi Margaret e suo padre che si muovo trasversalmente nelle due classi, viene fuori un "dialogo fa sordi" che poi declina in scelte e azioni di cui si intuisce solo la motivazione perché non solo non è spiegata ma nemmeno evidentemente correlata. I ricchi rimangono comunque ininfluenti e molto poco interessanti, tranne Torthon, la cugina e la zia comparse di cattivo gusto che ricordano una versione moderna e affettata della matrigna e di una delle sorellastre di Cenerentola e abbiamo qualche descrizione famigliare che ricorda quella famosa scena della Alcott con tutte le "Piccole donne" sedute vicino alla madre che legge la lettera del padre dal fronte.
Certo, Margaret è più grande, ma purtroppo dato il suo mutismo incipiente per buona parte del libro - che si nutre in gran parte dei suoi pensieri - e le sue uscite ben poco signorili e tolleranti se non con chi giudica essere inferiore e bisognoso, non è che aggiunga altri spunti di riflessione. Come avviene per Isabel Archer, la donna che ne viene fuori è una vera e propria "donna da salotto" talmente abituata a discorsi, appunto, da salotto da non riuscire a declinare gli spunti che vengano da una realtà cui non è abituata.
Pertanto la figura dell'eroina, come avviene per quella di Henry James, si perde in decisioni che asservono più la lunghezza della trama che la reale profilazione di un tipo di donna che sia interessante al punto tale che divenga un modello cui ispirarsi. L'effetto invece è quello contrario e destabilizzante, di una donna che appartiene al suo mondo e che non riesce ad andare oltre e il cui comportamento rimane superato. Sinceramente il dislivello rappresentato dalla presenza della, chiamiamola, riflessione sociale rispetto alla storia d'amore, fa presagire che ci sia una metafora in tutto questo, che per quanto mi riguarda non esiste o non è affatto evidente. Mentre, in Orgoglio e pregiudizio, è presente e anche ingombrante per essere da insegnamento alle generazioni future. Quindi va presa come una sola storia d'amore che riporta al suo interno "sprazzi di vita sociale" al pari di una cronaca.
Nonostante la Gaskell arrivi tardi alla scrittura e la Austen alla pubblicazione, la differenza è evidente. La Austen è attenta alla sintesi che evidenzia la metafora e se, per questioni di storia e di sottolineatura di qualche caricatura in particolare, deve sottostare alla regola del pettegolezzo lo fa sempre in maniera concisa e diretta. la scrittura è fresca e scorrevole e mai contorta, il romanzo deve essere appetibile a tutte, perché ogni donna sappia che dalla propria vita dovrebbe pretendere di più. La Gaskell per tutta risposta si adegua ad uno stile che raggiungerà a sua massima espressione con Henry James, frasi lunghe con miriadi di giri di parole, discorsi importanti inseriti in parti di testo senza una specifica ragione giusto per sottolineare la cultura o la visione di questo o quel personaggio e un'organizzazione della storia all'apparenza pretestuosa e con scelte quantomai singolari e discutibili.
Bella storia insomma, ma nulla di più. Non l'ho odiato, ma non non mi ha dato nulla di più. Diciamo che lo reputo come pura narrativa di intrattenimento né più e ne meno. Ho un altro libro della stessa autrice e confido che le mie perplessità rimangano solo su questo lavoro. Magari nel prossimo mi stupirà. E' comunque una lettura piacevole e se uno non va poi così per il sottile scorre anche velocemente.
Buone letture e buona fiera del libro che incomincia oggi, quattro Dicembre a Roma!
Ci leggeremo per gli aggiornamenti,
Simona Scravaglieri
Nord e Sud
Elisabeth Gaskell
Jo March Edizioni, Ed. 2011
Traduzione di Laura Pecoraro
Collana "Atlantide"
Prezzo 15,00€
Jo March Edizioni, Ed. 2011
Traduzione di Laura Pecoraro
Collana "Atlantide"
Prezzo 15,00€
Fonte: Letture Sconclusionate |
Concordo come sempre, ringrazio per la citazione e aggiungo che probabilmente il conflitto sociale non è ben delineato perché neanche l'autrice è stata in grado di distinguere tra ciò che un nuovo concetto di giustizia e di diritto stava facendo emergere nella coscienza della classe operaia e ciò che invece, per puro spirito cristiano, porta un credente a schierarsi dalla parte dei più deboli.
RispondiEliminaMr. Thorton però a me è piaciuto assai: concreto e determinato, padrone ma anche uomo di idee.
Dicono che gli altri libri siano più cupi e che non siano storie d'amore in senso romantico ma in senso tragico.
A la prossima.
Paola C. Sabatini
Sai quello che non mi è piaciuto di lui? La mancata verosimiglianza. Thoorton dice all'inizio che è rimasto da giovanissimo orfano di padre e che, quindi, è andato a lavorare presto. Uno che ha avuto poca formazione, se non come lavorante, non puó arrivare in poco ad esprimere concetti così filosofici. Per cui sembra un po' un fantoccio che parla per conto dell'autrice che, di quello che dice, pure lei ha capito molto poco!
EliminaSimo