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Questa è una di quelle storie che è difficile far capire alla gente. Questo perchè, fomentati dall'ansia di sapere e di trovare il "mostro", mass media e la massa devono essere accontentati; da una parte c'è lo sgomento delle persone che vedono andare in frantumi il proprio microcosmo dove "i bambini non si toccano" e "la morte non è cosa da ragazzine"e, dall'altra, c'è il gruppo di giornalisti che vuole cavalcare lo scoop, quello che fa vendere e che può essere manipolato, per poterci scrivere su per mesi tanto poi se ci si sbaglia basta scrivere le scuse in fondo ad una pagina di cronaca, non la leggeranno ma dimenticheranno perché non se ne parla più. In mezzo un apparato inquisitorio e di giustizia che sente molto il risentimento popolare e per chiudere il caso e, forse, non toccare lo status quo, decide di condannare anche con prove contrastanti e non verificate oppure assenti tre giovani uomini pur di chiudere il caso.
È il 3 Luglio 1983. Io e Giuliana siamo coetanee, lei sapeva e aveva sentito e io invece vivevo in un mondo ovattato, giocavo con le bambole o con i nuovi amici dell'oratorio nella mia parentesi di vita brianzola. Giuliana, com'è ovvio, ne rimane colpita. Ma quelle domande non si perdono nel tempo e nei ricordi, ma riaffiorano ogni tanto, perché quella storia, ancora oggi a distanza di trent'anni, non è affatto chiara. Anche Nunzia e Barbara sono nostre coetanee, più Nunzia che Barbara, che all'epoca aveva 7 anni. Vengono ritrovate, dopo essere scomparse la sera prima, nel letto di un fiumiciattolo arido, uccise, semi-carbonizzate. E lasciano tutti senza parole perchè non era possibile violare la vita dei bambini e tantomeno ridurli così.
Ma qualcuno sa, ma non parla.
Partono le indagini ed ad un certo punto, forse anche troppo repentinamente, vengono individuati 3 ragazzi, quelli che la cronaca nera definirà, sbattendoli in prima pagina, come i " mostri di ponticelli". Il delitto non avviene al nord, bensì in un sud attaccato alle tradizioni, persino nella gestione dei clan ci sono cose che non si possono fare affatto. Ma questo non limita i folli. Anche i preti non si potevano toccare, eppure Don Diana venne giustiziato a sangue freddo da chi voleva scavalcare la gerarchia criminale troppo in fretta. Ma in questo caso c'è qualcosa che non va. Non tornano gli accertamenti fatti, i verbali sono lacunosi, gli eventi sono collegati a forza e senza nessun nesso logico. Quello che rimane, sono due giovani vite spezzate e il sospetto forte che non si sia voluto portare alla luce i veri colpevoli, rovinando la vita di tre ragazzi all'epoca ventenni che nemmeno conoscevano quella zona.
Alla vigilia della pronuncia in merito alla richiesta di revisione del caso, Giuliana Covella riporta carte, fatti, situazioni e protagonisti di questa storia, che puzza di ingiustizia e di dolore. Ce la racconta, anche se non è facile, con l'accortezza di chi non è in cerca di uno scoop ma solo di una risposta da dare a se stessa, quella ragazzina del 1983 e a tutte quelle che conoscevano o no quella storia. Perchè non ci sono motivi leciti e nemmeno illeciti per negare l'infanzia ai bambini e perché, rispetto a ieri, non siamo affatto cambiati, cerchiamo il mostro e ci adattiamo a quello che i giornali ci servono in pasto, senza andare oltre, senza documentarci, affidandoci al primo giornalista che lo fa senza scrupolo, tanto non sarà la sua vita ad essere condannata.
Anche Giuliana è una giornalista, ma il suo committente, la se stessa di ieri, non le permette di scendere a compromessi. I bambini non vogliono inganni, chiedono e domandano con gli occhi spalancati dallo stupore, pronti a prendere in considerazione quel che abbiamo da dir loro, quindi non occorre altro che un linguaggio semplice e onesto, che possa essere comprensibile e che possa preservare anche dal dolore fisico che ne deriverebbe nell'entrare troppo a fondo nei dettagli. Tradire la fiducia di un bambino, è creare una società futura malata che non può evolvere. Un libro non facile, ma da leggere. Un po' per rendere giustizia a queste due bimbe, dimenticate da chi non fa parte della stretta cerchia strettamente familiare. E' vero, la vita va avanti, ma questo non cancella l'ingiustizia di vite spezzate e nemmeno di quelle, forse, ingiustamente punite per non denunciare chi ha realmente commesso questo delitto e magari non solo questo.
Buone letture,
Simona
l'uomo nero ha gli occhi azzurri
la storia di Nunzia e Barbara
Giliana Covella
Guida Editore, ed. 2012
Collana "Focus"
Prezzo 11,00€
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