immagine presa da qui |
Di questo libro, quel che segue è solo l’inizio, ma in fondo non c’è molto altro. C’è chi osanna questo autore e chi, come me, ha ben chiaro perché non lo conosceva. Nel mio caso la spiegazione è molto semplice, è autoreferenziale ed è un tipo di scrittura che si limita ad essere diario di una vita vissuta solo per il sesso, le donne e il bere e, quasi dimenticavo, la droga. Non c’è altro. Non rispecchia un’epoca, perché si limita a descrivere solo quel che vede o pensa, ora offuscato dai fumi alcolici ora no, il protagonista e quindi la valenza di tali scritti, per il mio personale gusto lascia veramente il tempo che trova. Non è nemmeno catalogabile come “letteratura d’intrattenimento” perché io vi riporto solo il primo capitolo, dopo è una parabola discendente e termina come inizia con un nulla di fatto. E’ probabile che io, non sia oggettiva, e infatti questi miei pensieri sono denunciati come tali, ma da un autore mi aspetto che abbia qualcosa da dirmi, se così non è vuol dire che lo scritto è paritetico a quello che potrebbero far tutti narrando la propria giornata. Rimarrò sempre interessata alle ragioni di chi lo ammira perché, per me, rimangono un mistero...
Buone letture,
Simona
Arrivai a New Orleans sotto la pioggia alle cinque del mattino. Mi fermai alla stazione degli autobus per un po' la gente mi deprimeva tanto che presi a valigia, uscii nella pioggia e cominciai a camminare. Non sapevo dove fossero le pensioni, ove fosse il quartiere povero. Avevo una valigia di cartone che cadeva a pezzi. Una volta era stata nera ma il nero si era scrostato e sotto si vedeva il cartone giallo. Avevo cercato di rimediare spalmando di lucido nero il cartone scoperto. Ma mentre camminavo la pioggia lavava via il lucido mi feci due belle strisce nere sulle gambe dei pantaloni passano la valigia da una mano all’altra.Be’, era una città nuova, forse mi avrebbe portato fortuna.Smise di piovere e uscì il sole. Ero nel quartiere nero. Continuai a camminare lentamente.“Ehi, povero bianco!”Misi giù la valigia. C’era una mulatta seduta sui gradini della veranda. Dondolava lentamente le gambe. Non era niente male.“Ehi, ciao povero bianco!”“La vuoi un po’ di fica, povero bianco?”Non dissi niente. Restai lì a guardarla.Mi rideva in faccia. Teneva le gambe incrociate in alto e dondolava i piedi. Aveva un bel paio di gambe, portava i tacchi alti, dondolava i piedi e rideva. Presi la valigia e svoltai su per il vialetto. Vidi la tendina d una delle finestre alla mia sinistra spostarsi leggermente. Dietro c’era la faccia nera di un uomo. Assomigliava a Jersey Joe Wolcott. Indietreggiai lungo il vialetto fino al marciapiede. La risata della mulatta mi seguì giù per la strada.
Factotum
Chales Bukowsky
TEA Edizioni, ed. 2011
Collana “TEA Due”
Prezzo 8,00€
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