mercoledì 9 novembre 2011

Del mondo delle librerie private e dintorni...

Immagine presa da qui


Siamo ciò che leggiamo oppure siamo in funzione di ciò che leggiamo? È una cosa che mi sono chiesta spesso, eppure non ho mai trovato la soluzione a questo dilemma che salta fuori ogni qual volta devo separarmi dai miei adorati libri. Di traslochi ne ho fatti a bizzeffe e mi sono trovata più volte nella condizione di doverli impacchettare e sapere che non li potrò vedere per qualche tempo. È proprio in quel momento che salta fuori il pensiero..."Ma forse a questo dovevo dare un'altra possibilità!" oppure "ma possibile che di questo non mi è rimasta altro che la trama?" e infine di qualcun altro "È talmente bello che quasi quasi me lo porto a via a me lo rileggo!".

Ora, se dovessi dar seguito all'ultima affermazione, mezza libreria me la dovrei portare dietro mentre l'altra metà, è costituita di un 10% di manuali, un 15% di libri di cui volentieri farei a meno e la restante parte di libri non letti oppure che sono stati letti ma di cui non sono convinta del significante o del risultato d'insieme. Alla fine di queste maratone compilo sempre la pila dei "dimenticabili" come li chiamo io, che non è detto che siano brutti, ma solo che per me hanno la consistenza nel tempo paragonabile ai Blu Harmony, ovvero dei libri usa e getta. Nulla da dire su chi legge questo genere di libri, anche perchè in circolazione nelle librerie vi posso assicurare che si vende di molto peggio al prezzo di veri e propri capolavori, quando almeno la narrativa da romantici da cioccolatino e grandi passioni, si vende per un prezzo adeguato al tipo di contenuto che fornisce! È una narrativa onesta, che non ti imbambola con sotterfugi come copertine o pubblicità che ti promettono ciò che non c'è. Quei libri sono riconoscibili come la vecchia collana dei gialli mondadori che individui subito all'interno di una libreria piena di libri e in pratica sono una certezza, non ti domandi nemmeno di che genere si tratti, la collana parla per sé.

Per cui, ritornando a bomba all'incipit di questo post, quando faccio queste grandi manovre, mi domando spesso se, come lettrice appassionata, sono in quanto "leggo" o è la lettura che influisce sul mio modo di essere. In fondo per me è anche una palestra, dico spesso che se non leggo per lunghi periodi "mi mancano le parole", ovvero mi sembra che il mio vocabolario si impoverisca, ma è altresì vero che il confrontarmi con le idee di altri, siano essere racchiuse nel significante di un apparente innocuo romanzo o inserite come conclusioni di un saggio mi permettono di mettere alla prova le mie convinzioni e verificarne ogni volta l'attendibilità. Quindi secondo queste convinzioni sembrerebbe che io sia così, in funzione di ciò che leggo. E allora mi sovviene un'altra domanda:"Sarà per questo che fatico tanto a separarmi dai miei libri?"

Forse, non è semplice affezione ma, anche, il pensiero recondito di perdere la mia elasticità mentale? Non saprei, non mi sono riuscita a dare una risposta. Quel che sò è che rispetto al passato, esco di casa e mi porto già una libreria - che sia online (ci sono milioni di "app" che danno la possibiltà di scaricare milioni di ebook gratuiti) o che siano ebook comperati - ho sempre dietro una quarantina di testi di tutti i generi, dal classico all'antico fino al contemporaneo e via dicendo. Testi che devo per forza anche conservare su supporti a parte perché, nel caso di cataclisma sul mio ipad, si devono poter salvare, visto che chi li vende te li tiene lì per un tempo limitato e quindi se li perdi li devi per forza presenvare in doppia copia (laddove possibile quindi i Mondadori sono esclusi dall'azione di salvataggio; un giorno con più tempo vi spiego il perché). 
Tali oggetti virtuali, però, non rispondono alle mie esigenze primarie:

1- non posso girarci liberamente leggendo, se giro per strada con l'ipad in mano, rischio di farmelo sottrarre dal primo malintenzionato;

2- per ricopiare le porzioni di testo è una vera impresa, i sistemi li riportano come segnalibri e sottolineano il testo ma non lo riportano nell'intestazione del segnalibro;

3- se prendo una fregatura non li posso rivendere potrei essere tacciata di non rispetti dei termini di contratto...quindi sono a rischio di fregature;

E infine, tanto per gradire, i prezzi sono a volte paritetici dei supporti cartacei...che invece le condizioni sopracitate le rispettano tutte.
Quindi è per questo che nonostante i 40 libri di bit, io ho questa viscerale dipendenza da libro cartaceo vecchio stampo?

Non saprei, so solamente che continuerò a comprare una maggioranza di libri cartacei e una minoranza di ebook ( il rapporto attualmente è di 9 a 1 e ultimamente grazie allo sciopero cominciato a settembre per il quale non compero più titoli nuovi ma solo usati tale rapporto si è ridefinito divemtando 9,99 a 0,01)  e non perchè non voglia dare spazio al nuovo che arriva, ma solo perchè l'utilità di questa tecnologia è pari "al nulla" (non è nemmeno ecologica perchè tira un mercato che richiede innovazione continua con tutti gli scarti elettronici ben più difficili, di un libro di carta, da riciclare).
E quindi continuerò a sentire l'immensa mancanza dei miei libri, quando devo stare da loro lontana, a sedermi sui miei amati divani a rimirare la mia libreria individuando e distinguendo da dorso a dorso tutti miei amati e continuando a domandarmi come tante pagine di carta possano far di me una persona migliore e creare questa dipendenza piacevole, giorno dopo giorno, come avviene da ormai più di trent'anni a questa parte...

E voi queste domande ve le ponete mai?
Mi scuso per la mancata uscita dei post uniche defezioni da un anno e mezzo circa a questa parte...farò in modo che si ripeta...
Buone letture,
Simona

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1 commento:

  1. E' da qualche mese che pondero seriamente l'acquisto di un e-book; non conosco nessuno che abbia fatto questa scelta e mi chiedo se convenga, anche in termini di costo-convenienza-salute degli occhi-praticità-altro.
    Credo che mi terrò il dubbio ancora per un bel pezzo...

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