mercoledì 30 novembre 2011

Vi racconto la mia "Libinnovando" da infiltrata speciale...;)

immagine presa da qui

Quando una giornata inizia bene si vede dal mattino…nel mio caso si vedeva dal giorno prima (ho passato un esame!). Ben sapendo che sarei stata a Milano, mi sono iscritta ad un evento che si chiama “Librinnovando”, che è alla sua 4° edizione per seguire due seminari, uno “Marketing, il libro ed il valore del contenuto” e l’altro “Editoria Digitale & eBooks: la parola ai Books Blogger”. Chiaramente con il mio cronico incastro di appuntamenti, abbracci e visite, ho potuto seguire solo il primo, ma mi fa piacere condividere con voi questa esperienza perché secondo il mio punto di vista è un peccato che sia “frequentato” prettamente da addetti ai lavori per due motivi principali: il primo è perché è utilissimo vedere in faccia chi sta dietro la filiera editoriale e in secondo luogo è importante capire dove stiamo andando per comprendere le leve che agiscono sul cambiamento e non ritrovarci in un cimitero di elefanti che non sanno più trovare i servizi che avevano una volta.

Siamo in un momento di cambiamento, ma mica da oggi, da anni. Il problema è che il cambiamento che 50 anni fa si realizzava in 20 oggi si realizza in meno di 5 e quindi è nostro dovere essere coscienti di quello che succede per non rimanerne tagliati fuori. Ora sono avvezza alle presentazioni del “siamo tutti belli alti occhi chiari e siamo anche dei gran figoni!” quelli dove ti propinano un sacco di numeri per farti vedere che i risultati ci sono a forza, ma in questo caso, le presentazioni di esperienze del 2010-11 che ho visto non erano impostate in questo modo. Si partiva da un concetto di base abbastanza veritiero: la filiera produttiva che va dall’editore, e prima ancora dall’autore, fino al lettore non è più lineare ovvero non è più editore->libro->libreria->lettore. Grazie alle milioni di opportunità buone e cattive questo rapporto cambia in continuazione in base a milioni di fattori come le mode o in base ad una trasmissione fortunata o altro. Questo comporta che, per un editore come E/O di cui ultimamente mi è capitato di leggere le “peregrinazioni editoriali” che poi vi recensirò a parte, l’organizzazione del catalogo deve tenere conto anche di questi fattori per la sopravvivenza della casa stessa. In sostanza, vedendola più in generale, una delle motivazioni dei titoli spazzatura che popolano le nostre librerie di fiducia sono un po’ il risultato degli accordi fra librai che guardando al possibile guadagno e a domanda di mercato che richiede più titoli spazzatura rispetto a quelli che invece hanno un valore intrinseco e che non necessariamente sono da allocare nei “saggi” visti sempre come pesantissime e noiosissime modalità di “velato studio”.

C’e’ una parte della filiera del libro che ha ben presente che questo rapporto a lungo andare è deletereo, sia per gli autori e sia per il mercato e che in questi anni si sta provando su progetti sperimentali veramente interessanti onde poter proporre un’alternativa valida e di qualità ai propri utenti. Tra questi ci sono operatori del settore che conoscevo e altri che, ammetto, mi erano totalmente ignoti (d’altronde come diceva mia nonna “la vecchia avea cent’anni e sempre avea da imparare!”).
Tra quelli che conosco ci sono due librerie online specializzate nel mondo degli ebook che sono BookRepublic e Simplicissimus. Adesso non ho idea di quando sia nata Simplicissimus che conosco da quest’estate, ma BookRepublic credo di seguirla da quando è sbarcata su Facebook e mi è saltata all'occhio perché ha un modo di proporre il suo catalogo in una maniera che apprezzo molto. In più, nel tempo sono comparsi i “percorsi di lettura”, che non posso che approvare visto che anche io nel mio piccolo li ho da parecchio che danno ai lettori l’opportunità di proporre aggregazioni di libri uniti insieme da un obiettivo, un significato o un argomento. Quest’estate per esempio vi avevo segnalato che in concomitanza con il Festival “Le trame” era stata scelta una mia selezione di titoli sulle mafie e mi sembra che ogni settimana ancora oggi ne propongano di percorsi su suggerimento dei proprio affezionati. Altra proposta notevolmente intrigante di BookRepublic è anche il Bookpack ovvero un pacco di un certo numero di libri che può essere acquistato, fornendo all’utente un notevole risparmio, uniti anch’essi da un minimo comun denominatore.
Discorso differente per Simplicissimus che, non solo ha un libraio sempre online pronto a dare una mano agli sperduti navigatori, ma fornisce la possibilità di comperare o in acquisto secco (selezioni i titoli, li inserisco nel carrello,pago e scarico) ma anche di acquistare delle ricariche che permettono di usufruire o regalare un certo importo da spendere in ebooks.
Queste due librerie sono la migliore risposta tutta italiana al fenomeno Amazon e lo dico con orgoglio. Non c’e’ stata una volta che, all’occorrenza, non abbia avuto un aiuto e come diceva Ciccio Rigoli, libraio di Simplicissimus rispondendo ad una domanda sul confronto sul mercato con Amazon “La situazione è semplice, nel mondo degli ebooks, se Amazon ha 50.000 titoli anche io nella mia libreria li ho e anche BookRepublic li ha!” e continuava spiegando che la battaglia con le grandi oggi si combatte sul piano della qualità e dei servizi, della presenza e della risoluzione dei problemi e non in base ai titoli. E questo è un messaggio più che incoraggiante!

Tra gli operatori del settore che non conoscevo ne cito tre in particolare che mi hanno colpito: QuintadiCopertina e Edizioni SEED nonché Springer Edizioni.. Per QuintadiCopertina, so perché non ci siamo incrociati; nascono come casa editrice digitale prettamente di Fantasy, genere con il quale ho pochissime frequentazioni, ma tra i progetti portati avanti quest’anno ce n’è uno di cui voglio assolutamente parlarvi ovvero la possibilità di “Abbonarsi ad un autore” ovvero hanno chiesto ai lettori di due autori di comprare un abbonamento valido per quattro libri che l’autore si sarebbe impegnato a scrivere in un determinato arco di tempo, ch se non erro è di un anno. La cosa interessante è che ne la casa editrice, ne l’autore e men che mai i lettori non sapevano di che cosa avrebbero parlato i libri in questione. Un atto di fiducia, verso una casa editrice e anche verso l’autore, nonché una macchina i controllo e di lavoro per il felice svolgimento del progetto, che prevedeva forum e messaggistica da e verso i lettori e da e verso l’autore mettendo spesso quest’ultimo in contatto proprio con i suoi utenti finali. Un intreccio satanico, penso solo a quanto lavoro d’incastri avranno dovuto fare, e secondo me una buona poposta anche da tenere presente per gli autori che amano intrattenere i rapporti, virtuali, con i propri fedeli e affezionati lettori.
Dall’altro lato le Edizioni SEED si occupano di un comparto di nicchia relegato nell’ambito scientifico-medico, ma portano avanti da un po’ e con successo la sinergia fra materiale cartaceo (libri e/o riviste) e documentazione aggiornata in rete. La proposta nel campo formativo e di aggiornamento è molto interessante e speriamo non rimanga relegata solo in questo campo.
Per le Edizioni Springer, casa nata tedesca adesso a partecipazione per lo più del Nord Europa ma non più prettamente germanica, quel che ricorderò credo per parecchio è la parola “sventramento” che ancora ora mi da i brividi. Questa casa editrice che ha un glorioso passato ha pazientemente raccolto tutti i libri precedentemente stampati, acquistandoli dal mercato antiquario o normale o recuperandoli da ex dipendenti in pensione o semplici collezionisti per portarli in non-mi-ricordo-quale-stato-dell’asia per “sventrarli” e scansionarli e salvarli così dall’oblio. Non vi nascondo che mentre parlava di queste cose nei miei occhi sono apparsi i milioni di titoli che ho visualizzato su Googlebooks e mi sono sentita un’assassina! E però fa riflettere il fatto che per serbare memoria si debba anche operare scelte poco popolari come questa.

A valle di queste proposte le cose che mi sono rimaste impresse piacevolmente sono la constatazione che il lettore non segue più i dictat degli “illustri critici” che calano dall’alto i loro “universali giudizi” ma che la democraticità della rete ha permesso di amplificare il passaparola e la proposizione da parte di utenti privati alla messa in onda, tramite gruppi e/o blog, di notizie molto più dettagliate sui “libri da comprare e che dettano moda”.
Questa cosa, non solo mi fa piacere (allora vuol dire che dall’altra parte della barricata un anelito di vita c’e’ ancora!) dall’altra mi ha fatto riflettere nel mio rientro più e più volte su una questione che mi sta a cuore e che fa parte anche del mio personale atteggiamento verso la redazione di questo mio piccolo spazio. Ma se loro sono pronti e attivi, noi siamo parimenti pronti? Se la centralità della proposta culturale sarà data dal rapporto libro-lettore, il lettore sarà finalmente in grado di rifiutarsi di comprare il titolo spazzatura? Pensando a questo ho pensato alle persone che negli ultimi anni mi è capitato di conoscere, non tutte, ma alcuni casi particolari li ho visti. Spesso e volentieri mi capita di sentire dire che “in Italia non si legge” eppure io vedo milioni di blog e forum in argomento e guardandomi attorno mi do una semplice risposta alla domanda “perché esiste letture sconclusionate”. Esiste perché mi ero stufata di definizioni “è carino”, “è brutto” “è un capolavoro!” e via dicendo, associate a quelle dei critici “E’ il lavoro del secolo!”, “mai la prosa aveva toccato tale intensità” e chi più ne ha più ne metta. Avevo bisogno di concretezza e di capire il perché e il per come un libro mi piaceva oppure no e di condividerlo con chi passava di qua. Ho conosciuto un sacco di gente che aveva come partito preso la lettura di “un certo numero di testi l’anno”, quasi si facesse una gara e poi alla richiesta di un approfondimento sul giudizio non era in grado nemmeno di ricordarsi le trame. In risposta a questi ho avuto la possibilità di frequentare anche persone differenti, che ogni libro lo vivono fino in fondo amandolo e odiandolo fino all’ultima riga. Il problema è che il numero di questi ultimi è veramente esiguo. E quindi, ritornando alle mie riflessioni, siamo pronti a “smettere di non leggere, leggendo?”.
Forse sì o forse no. Però è il caso che cogliamo l’opportunità anche noi lettori di cambiare il nostro rapporto con librai ed editori, che non significa chiamarli o scrivergli giornalmente, ma solo operare scelte consapevoli nella selezione dei libri che acquistiamo per noi o in regalo e soprattutto premiando anche la diversità per esempio libro/ebook e non rifiutando aprioristicamente la tecnologia e orecchiando alle voci che ci suggeriscono un nuovo modo di fare cultura. Cultura che non significa solo evolvere attraverso i nostri libri ma è anche sinonimo di passatempo e intrattenimento solo ed esclusivamente quando questo sia fatto con qualità. Se abbiamo smesso di ascoltare i critici, perché troppo legati mani e piedi al business delle grandi case editrici, se ci rifiutiamo di comprare libri vecchi o usati al prezzo di quelli nuovi, se individuiamo un titolo spazzatura anche a colpo d’occhio grazie anche ai ritorni di utenti che abbiano gusti simili ai nostri o del cui giudizio ci fidiamo, siamo anche maturi per fare un passo avanti verso il cambiamento consapevole anche noi. Tutto sta nel cominciare a leggere per piacere e voglia di andare oltre non limitandosi solo a seguire una mera sequenza di parole.

Questa è la mia “Librinnovando” vissuta da inconsapevole infiltrata, perché non facente parte della filiera del libro se non come utente finale, ma che è stata un’esperienza veramente illuminante e che spero di poter rivivere al più presto in maniera più “consapevole” la prossima volta che mi si proporrà l’occasione.
Buone letture,
Simona


Vi segnalo il pezzo scritto da una amica, Alessandra Pagani, che racconta di un altro aspetto importante di Librinnovando:



Il sito è qui
                              
Milano 25/11/2011

3 commenti:

  1. Grazie del tuo post. L'ho letto tutto d'un fiato e pur non avendo partecipato a librinnovando ma avendo visto lo streaming, concordo con te sull'emozione offerta.
    Sono d'accordo con te su una cosa in particolare, ovvero sulla centralità della lettura e del lettore nel futuro dell'editoria, in particolare quella digitale.
    Sono convinto, anche per il lavoro che giornalmente faccio come responsabile di youcanprint.it, che l'Editoria Digitale abbatterà il muro aristocratico che è esistito finora tra autore-editore-lettore. L'editore sopravviverà nella misura in cui saprà scegliere e raccontare con coerenza le "storie" e portarle ai lettori. Credo che librinnovando ha colto l'essenza profonda di questo cambiamento, riconoscendo al lettore il diritto di cittadinanza nell'olimpo dell'Editoriale. E' un po' come decretare (finalmente) l'epoca del consumismo di massa, anonimo, all'era del social reading.
    Grazie ancora per il tuo post.
    Buon lavoro

    Alessandro, @futurodeilibri

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  2. Esattamente la qualità non si costruisce sui lettori ma con i lettori; con atteggiamenti meno da "marketing da profumo" e più da "approccio a quadro d'arte" senza selezionare i propri riferimenti etichettandoli all'interno di un recinto di eletti. In questo mondo mi sembra ovvio che l'eletto non paga, ne il libro e ne tanto meno lo stipendio. La fiducia dei lettori non si compra solo non la firma, perché questa poi garantisce solo la schiavitù in deroga alle manie della firma stessa, ma con la trasparenza di scelta fatta per i lettori e con i lettori. E in questo mezzi come Facebook e Twitter sono solo una parte dell'ingranaggio e molto fanno i blog e i siti della casa editrice stessa.

    Però attenzione a non cadere nel "manierismo" questo perché come mi è capitato di notare qualche giorno dopo, l'ebook va benissimo, le case editrici anche solamente dedicate al mondo digitale pure, ma con cognizione di causa! Mi guardo intorno e vedo un sacco di entusiasti ed estasiati del mondo digitale che però prestano attenzione a tutta una serie di fattori limitanti.

    La crittografazione dei testi che pretende software di lettura differenti, l'obsolescenza veloce dei supporti hardware che sono sempre più costosi, i contratti poco chiari tipo Kindle o Itunes (pochi utenti sanno che acquistano dei libri che però non sono completamente loro!) fanno si che l'utente finale, se oggi guarda a questo mondo storcendo il naso domani lo farà ancora di più.

    E non di meno vanno adeguati i prezzi, non di tutti ma di molti. Per la mia competenza guardando in giro, ho quasi la certezza che chi si sta adeguando al digitale sta caricando il prezzo dell'upgrade sui lettori; così trovo libri che hanno lo stesso prezzo dell'ebook (annullandone la desiderabilità) e contro ogni logica di investimento che prevede che un'operazione di aggiornamento vada spalmata su più anni.

    Purtroppo in Italia queste logiche vanno tenute presente, altrimenti l'editoria non avrà mai una svolta, ma rimarrà un settore di nicchia in eterna crisi, arenato sul suo scoglio di roccia isolata in un mare di opportunità perse come è stato sino ad oggi.

    Quindi entusiasmo si ma con consapevolezza!

    Simona;)

    RispondiElimina
  3. Ciao Simona,
    grazie della tua risposta.
    Concordo molte delle cose che hai scritto in particolare le ragioni della "diversità" del mercato ebook italiano.
    Il costo elevato degli e-reader (escluso Kindle), gli odiosi DRM (non i social), il cartello delle grandi case editrici sul prezzo e in particolare quello delle novità, sono fattori che frenano notevolmente lo sviluppo della "lettura digitale".
    A questo però aggiungerei anche una difficoltà delle piccole e medie casa editrici ad affrontare il mercato. Un po' come accade per altri settori economici e industriali, l'italia sconta una certa mancanza di "competitività" editoriale (passatemi il termine). La conversione del catalogo avviene con lentezza, frenata da una naturale avversione ai cambiamenti, tipici di una certa cultura aziendale.
    Bisogna convincerci e convincere che "l'ebook non puzza", e che non si sta celebrando il funerale di nessuno ma siamo tutti inviati tutti ad una festa.
    Il lavoro di voi booksblogger è fondamentale poiché vi posizionate nel segmento vuoto tra editore/lettore nel quale potete contribuire a stimolare l'uno e ad appassionare l'altro.
    Continuate così...

    @futurodeilibri
    Alessandro :)

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