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“Ancora voglio scandagliare scrupolosamente le possibilità che forse ancora restano alla giustizia”.Durrenmatt, “Giustizia”
Comincia con questa frase, sotto il titolo, a mo' di dedica, questo delizioso raccontino ambientato in una Sicilia lontana nel tempo, quando ancora si scrivevano lettere e si chiamava dal telefono fisso.
Siamo a Palermo e la scena si svolge fra la città e la campagna nei dintorni, un un benestante diplomatico, discendente di una famiglia di alto lignaggio, torna a cercare dei documenti a lui cari nella casa di famiglia, nella sua terra natia. Frattanto si prepara la festa di San Giuseppe e nella centrale di polizia arriva una telefonata concitata del diplomatico che attesta di aver trovato una cosa che non lo convince. Il brigadiere riferisce al commissario la telefonata e viene invitato ad andare sul luogo il giorno successivo e lo stesso commissario comunica che non sarà reperibile perché in ferie.
Mi fermo qui, perchè il racconto è veramente piccino, sono solo 66 pagine e raccontare altro vi rovinerebbe il giallo. E’ un testo ricercato che nicchia a presenze che non dichiara, attività illecite e collusioni con le istituzioni e se non fosse Sciascia e se non fosse la Sicilia forse sarebbe passato inosservato o non compreso. Però questo autore, celebre per altri romanzi, ci tiene anche qui, in un piccolo spazio lungo quasi un respiro a solleticare il proprio lettore nella morale, sottolineando l’immensa superficialità delle istituzioni troppo impegnate a sbrodolarsi addosso paroloni e accuse e meno attente, o volutamente omertose, nei confronti del misfatto cui stanno assistendo.
Sciascia fa parte di quella categoria di scrittori che non hanno la necessità di dare troppe spiegazioni, ma possono benissimo lasciare intendere e rinunciare al linguaggio urlato e diretto, perché i propri personaggi nelle azioni parlano da soli. Vale la pena di buttarci un occhio.
Buone letture!
Una storia semplice
Leonardo Sciascia
Adelphi Editore, ed 2010
Collana “Piccola biblioteca Adelphi”
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