Nome: Sergio
Cognome: Nazzaro
Eta': 37 anni (credo)
Nato: in svizzera e poi come dice lui..emigrato al contrario arrivando a Mondragone.
Professione (secondo quel che dice lui): Lavoratore, scrittore e giornalista
Professione (secondo me): Scassapalle per giustizia
Adesso mi denuncia, pero' e' l'immagine piu' realitstica che mi sono fatta di lui. "Scassapalle per giustizia" perche' e' uno di coloro che non si sanno stare zitti, cui non garba affatto vedere cio' che non va e girarsi dall'altro lato. No, proprio non ci sta. Ma non è come faceva l'ormai famoso presidente della repubblica, dei tempi passati, che in televisione ci guardava e diceva "Io non ci sto!" riempiendoci di paroloni vacui. Sergio Nazzaro, nonostante il suo mestiere dovrebbero essere solo le parole, mette in atto questo suo moto di ribellione usando tutti i mezzi di comunicazione a disposizione del web.
Quando ho cominciato a seguirlo era un pullulare di partecipazioni, al blog contro gli editori che non rispettano le regole, ad Agoravox, al blog di Strozzateci Tutti e l'aggiornamento del suo personale blog piu' quello del gruppo su FB. E devo ammettere che nell'attimo in cui ho visto tutto quel che faceva ho pensato "o non ha un cavolo da fare o è un maniaco dell'organizzazione". Oggi, dopo circa sei mesi di osservazione posso dirvi che e' un ingegnere svizzero dell'organizzazione e un occhio molto attento sia verso canali di comunicazione ma anche nei rapporti con il suo pubblico.
Altra cosa che vi posso dire e' che ci sono due stadi differenti del Nazzaro parlare: quello arrabbiato e quello apparentemente tranquillo. Del primo te ne accorgi dal fatto che il ritmo della sua scrittura diventa come un fiume di parole che scorrono e si rincorrono vorticosamente come l'acqua a ridosso di una cascata. Quando e' arrabbiato non c'e' nulla da fare che seguire la corrente e aspettare di vedere dove ti vuole portare.
Lo stadio piu' insidioso e' quando è "apparentemente tranquillo" perchè con una ironia abbastanza caustica e con la precisione chirugica ti porta per mano nella sua realtà indicandoti con le parole, come si farebbe con un cieco, quello davanti a cui ti trovi. E quando ti e' capitato di sentirlo parlare, il tono della sua voce ti accompagna nella testa mentre leggi e, come avviene per "Mafiafrica", con tutta tranquillità ti descrive il corpo di un bimbo che galleggia nel Tamigi senza gambe e braccia e senza testa, come fosse una cosa che hai sempre avuto davanti agli occhi e non avessi mai realmente guardato. Te la indica e rimane li pronto a ricordarti tutto quello che fin'ora non hai voluto guardare ma che sta li davanti a te. Questo non avviene solo nei libri ma anche in alcuni pezzi visibili sia su Agoravox e sia sul suo blog.
In "Io, per fortuna c'ho la camorra" lo stile e' il secondo ovvero l'apparente tranquillità scandita dalle ore di una giornata. Solo che a Mondragone e alla provincia di Caserta 24 ore non bastano gliene servono 25 e secondo me sarebbe potuto andare tranquillamente avanti fino a 48.
Però l'immagine restituita di questo microcosmo è disarmante e conferma ancor di piu' che ogni forma di camorra e' uguale solo al luogo ove e' nata e dove gestisce gli affari criminali. Ogni forma di camorra ha delle sue regole legate al vissuto di chi comanda in quel luogo e regole comuni alle altre; regole comuni che organizzano i rapporti fra un gruppo criminale e l'altro. Tutto questo viene raccontato, non parlando sempre e specificatamente di "camorra" ma con la "normalità deviata" che essa genera e che vive chi ci deve stare per forza o solo per semplice affezione.
Viene descritto un mondo di persone che dorme poco, perché svegliato da spari e da bombe, che lavora in nero e sotto il suolo della strada, perché la normalità e' questa (e non il lavoro regolare che appartiene agli altri) e che nonostante tutto ciò guarda oltre la mole di soprusi e ingiustizie ed è una cosa che devono fare e non perché vogliono. In fondo tutto il problema sta qui. Quando ti capita di leggere libri o articoli su queste situazioni o di vedere documentari (se non hai vissuto qui) spesso ti domandi: ma perche' non denunciano? Perche' non mettono in atto rivolte? Perchè permettono tutto cio'? Allora sono conniventi!
In effetti non e' così facile sviscerare questo tema e sarà sempre particolarmente difficile individuare chi e' connivente da chi non lo e'. Per coloro che ci vivono non c'e' molta alternativa se io denuncio, fanno gli arresti e il giorno dopo me li ritrovo liberi sotto casa; se questo succedesse anche a noi giornalmente sarebbe un po' difficile confidare nella giustizia. E questa diffidenza c'e', a maggior ragione, quando a carico ho una famiglia figli compresi. Quindi o mi metto a fare , appunto, lo "scassapalle" in barba a chi oggi non mi condivide e mi toglie il saluto (ma se cambia qualcosa domani mi sarà grato) oppure penso alla mia famiglia e a fargli avere almeno un piatto di pasta alla sera e dei vestiti, nonchè i libri, e cerco di dare alla mia vita una parvenza di normalità cercando di guardare non allo schifo che ho di fronte ma al di là ad un mondo cui tanto mi piacerebbe appartenere. Non so se ho reso l'idea, ma in fondo il concetto mi sembra questo.
Grazie a questo libro abbiamo un punto di vista privilegiato; e' un po' come se ci permettesse di sbirciare dal buco della serratura un mondo che non ci appartiene il cui "Status quo" si modifica a seconda della situazione. Se arriva la TV o i giornali diventa una vetrina "Gomorriana" raccontata da gente che viene da fuori e che molto spesso non sa nemmeno di cosa sta parlando e quando tutti vanno via cadono i sipari e si ricomincia daccapo. La difficoltà di portare a casa la giornata, le telefonate di ricatto sotto forma di "protezione" o la richiesta di aiuto a "chi può" che ti mettono in condizione di contrarre debiti da strozzinaggio verso il "sistema" regnante, sono una realtà e non un film.
Questo si, e' un libro necessario, che non dovrebbe mancare all'appello delle nostre letture. Non importa se il nostro interesse e' sulla camorra o, la lettura, e' un semplice passatempo. Queste sono cose che non guardiamo magari fuori dalla nostra finestra, ma che dobbiamo avere presenti, per non essere più succubi di una moda, come quella imperante, e non sia piu' una cosa che si fa perche' c'e' questo o quello in tv che ci indica su cosa indignarci. Non deve esserci uno votato a dirci quel che dobbiamo guardare perche', oggi, potrebbe essere arso dal fuoco sacro della verità e, domani, cedere alle lusinghe del business o del marketing o anche, in virtu' del ruolo appioppatogli dal comune sentire, potrebbe non essere piu' in grado di restituirvi una immagine reale di quello che avviene in quel preciso momento. Bisogna imparare ad avere una coscienza selettiva, che confidi di meno nel sentimentalismo spicciolo o di compassione o anche all'indignazione dell'ultimo minuto, e per far cio' bisogna cercare punti di vista privilegiati che ci descrivano le dinamiche anche se esse sono in continua evoluzione e che ci spieghino come imparare a guardare.
Questo libro non è Gomorra. E' molto di piu'.
Io, per fortuna c'ho la camorra
Sergio Nazzaro
Fazi editore, ed 2007
Collana "I tascabili"
Prezzo 9,50€
Dimenticavo, se vi ho incuriosito anche un pò il blog di Sergio Nazzaro si trova qui: www.sergionazzaro.com
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