Fonte: SerenoRegis |
Questa è l'ultima versione che mi concedo di fare a commento del libro di cui parleremo oggi. Il problema è trovare il modo giusto per spiegare che la storia di cui parliamo non si ferma al suo aspetto divertente e ben scritto. La distopia immaginata da Malaguti ha anche un risvolto strutturato e complesso e mi ricorda distintamente parti di lavori di autori che leggo e che amo alla follia. C'è Ballard, Schmitt e Perrotta e sono tre scrittori in cui la distopia non è il primo genere che tu gli assoceresti. Così anche per Malaguti, cui un genere solo sta stretto, non sottolineare questo suo lato profondamente lucido di raccontare la deriva del nostro mondo attraverso un luogo fantastico, con la leggerezza quasi della fiaba, sarebbe un vero delitto. Ed è dannatamente difficile farlo, non solo per il rischio di spoiler ma anche per quello di andare fuori tema.
In un luogo, senza tempo e senza definizione, che sappiamo unicamente essere all'interno di una conca, sorge un paesino circondato dai campi. Data la struttura del luogo, quando arriva il diluvio è una grandissima disgrazia, perché se si ottura l'unica fognatura, il paese si allaga, le persone rischiano la vita, le provviste si perdono e via dicendo. Ed è proprio quel che succede all'inizio di questa storia: in una calda giornata prima cade una goccia, poi due e alla fine comincia a scendere il diluvio, che porta via case, persone e cose. Questa volta però è diverso perché l'acqua dopo giorni non accenna a voler diminuire, il sindaco è sparito e nessuno dei consiglieri sa cosa fare. Su indicazione del vecchio prete di paese viene sturata la fognatura e, ad acque ritirate, il risultato di questo disastro, oltre ai danni alle cose, porta con sé anche tre morti, di cui uno assassinato.
E mentre la popolazione cerca di ritrovare una parvenza di normalità, nell'ombra si muovono le indagini e si progettano pericolosi scherzi.
La struttura di questa storia è talmente semplice che solo un vero scrittore poteva narrarla così bene. La distopia, come ho già scritto nelle milioni di versioni di questa recensione, è quella situazione in cui parlare di qualcosa di fantastico o di un futuro possibile o impossibile, ti permette di sviscerare le crepe del tuo presente ed è molto probabilmente per questo motivo che io amo particolarmente questo genere. La situazione base è quella che la nostra società vive giornalmente: insiemi sparsi di persone divisi per nazionalità, regione e città vivono a titolo vario insieme. A seconda di quel che ci unisce diventiamo isole sempre più piccole o più grandi a seconda dell'età, del lavoro, del pensiero. Ci raggruppiamo come studenti o come lavoratori, o come semplici nuclei familiari che man mano diminuiscono dando vita a nuovi gruppi: insomma ci sono tantissimi insiemi.
Ma, da oramai un decennio a questa parte, internet ha preso piede ovunque e internet è un paese unico per tutti. Ha annullato le differenze, ma ci ha reso più soli e più vulnerabili, in un luogo virtuale in cui sentiamo di dover prendere una posizione su qualsiasi cosa.
La parte più pregiata di questo lavoro, sta nel descrivere le fasi in cui la civiltà perde il suo essere civile e quali siano, non tanto le conseguenze, ma le giustificazioni che ci diamo. Malaguti crea infatti la situazione perfetta in cui l'isolamento dal mondo fa si che questo luogo possa essere messo sotto stress senza alcuna via di uscita. Mette in campo anche una serie di fattori scatenanti: il diluvio, la morte di un bambino, l'omicidio, la scomparsa di un contadino. Gli ingredienti ci sono tutti, compresa l'immagine di una democrazia e di una dottrina ipocrita. Prende un gruppo di individui che vivono potenzialmente in pace - ognuno ha il suo lavoro, le sue faccende e questo permette una pace di facciata- e, in questa situazione "pacifica", aggiunge i fattori che potrebbero scatenare sommosse (senzatetto, prostitute, pedofilia, corruzione e via dicendo) e ci svela una cosa cui non facciamo caso: che se ben ci si pensa queste cose, quando la vita del singolo va bene e non è turbata nulla, nonostante eticamente ci dovrebbero far andare fuori dai gangheri diventano contesto.
Per far sì che questo contesto diventi stringente o che si punti il dito, bisogna portare singoli, gruppi familiari, società e democrazie sull'orlo di un precipizio dove non ci sono soldi, cibo, case. Lì e solo lì la civiltà svela di non essere cambiata dei tempi primitivi e diventa furia cieca. I ragazzini non sono più tali, i genitori porterebbero alla ghigliottina pure il vicino di casa, l'etica di ciò che è giusto e ciò che non lo è si modifica. Il senso di giustizia prevale sulla giustizia. Attenzione il senso di giustizia è visto come un sentimento individuale, la giustizia è qualcosa di oggettivo e che non guarda all'opportunità del singolo; la giustizia non è mai tale e uguale per tutti.
All'acme della situazione creata, la folla vendicatrice e misfatti perpetrati spariscono in un attimo. La nostra società, come nei tempi antichi, soddisfatta la propria sete di vendetta e non si interroga su quel che è successo, la colpa è sempre di qualcun altro e perché il nostro senso di giustizia giustifica tutto. La distopia non deve fornire risposte, ma come in ogni disciplina del genere deve stimolare una riflessione, e Malaguti ci riesce perfettamente. Lo fa inquadrando bene la società nelle sue dinamiche sociali normali, come avrebbe fatto Ballard, crea delle quinte naturali e osserva in maniera quasi maniacale quel che succede nei punti cruciali, come Schmitt ne "La giostra del piacere" e infine, ma non per ultimo, distribuisce i suoi personaggi su un tavolo da gioco creando solo situazioni per seguire le loro scelte individuali e di gruppo come fa Tom Perrotta. Lo stile è divertente e il tono a volte ironico e in altre no, fornisce ulteriore movimento ad una storia già di suo ritmata. E', come avviene per tutti gli scrittori che Exòrma ha selezionato per questa particolarissima collana, una storia che puoi leggere a mo di favola oppure guardando ai significanti, rimane comunque, in entrambi i casi, un lavoro appagante anche se decisamente complesso da raccontare.
Buone letture,
Simona Scravaglieri
Dopo il diluvio
Leonardo Malaguti
Exòrma Edizioni, Ed. 2018
Collana "quisiscrivemale"
Prezzo 14,90€
La parte più pregiata di questo lavoro, sta nel descrivere le fasi in cui la civiltà perde il suo essere civile e quali siano, non tanto le conseguenze, ma le giustificazioni che ci diamo. Malaguti crea infatti la situazione perfetta in cui l'isolamento dal mondo fa si che questo luogo possa essere messo sotto stress senza alcuna via di uscita. Mette in campo anche una serie di fattori scatenanti: il diluvio, la morte di un bambino, l'omicidio, la scomparsa di un contadino. Gli ingredienti ci sono tutti, compresa l'immagine di una democrazia e di una dottrina ipocrita. Prende un gruppo di individui che vivono potenzialmente in pace - ognuno ha il suo lavoro, le sue faccende e questo permette una pace di facciata- e, in questa situazione "pacifica", aggiunge i fattori che potrebbero scatenare sommosse (senzatetto, prostitute, pedofilia, corruzione e via dicendo) e ci svela una cosa cui non facciamo caso: che se ben ci si pensa queste cose, quando la vita del singolo va bene e non è turbata nulla, nonostante eticamente ci dovrebbero far andare fuori dai gangheri diventano contesto.
Per far sì che questo contesto diventi stringente o che si punti il dito, bisogna portare singoli, gruppi familiari, società e democrazie sull'orlo di un precipizio dove non ci sono soldi, cibo, case. Lì e solo lì la civiltà svela di non essere cambiata dei tempi primitivi e diventa furia cieca. I ragazzini non sono più tali, i genitori porterebbero alla ghigliottina pure il vicino di casa, l'etica di ciò che è giusto e ciò che non lo è si modifica. Il senso di giustizia prevale sulla giustizia. Attenzione il senso di giustizia è visto come un sentimento individuale, la giustizia è qualcosa di oggettivo e che non guarda all'opportunità del singolo; la giustizia non è mai tale e uguale per tutti.
All'acme della situazione creata, la folla vendicatrice e misfatti perpetrati spariscono in un attimo. La nostra società, come nei tempi antichi, soddisfatta la propria sete di vendetta e non si interroga su quel che è successo, la colpa è sempre di qualcun altro e perché il nostro senso di giustizia giustifica tutto. La distopia non deve fornire risposte, ma come in ogni disciplina del genere deve stimolare una riflessione, e Malaguti ci riesce perfettamente. Lo fa inquadrando bene la società nelle sue dinamiche sociali normali, come avrebbe fatto Ballard, crea delle quinte naturali e osserva in maniera quasi maniacale quel che succede nei punti cruciali, come Schmitt ne "La giostra del piacere" e infine, ma non per ultimo, distribuisce i suoi personaggi su un tavolo da gioco creando solo situazioni per seguire le loro scelte individuali e di gruppo come fa Tom Perrotta. Lo stile è divertente e il tono a volte ironico e in altre no, fornisce ulteriore movimento ad una storia già di suo ritmata. E', come avviene per tutti gli scrittori che Exòrma ha selezionato per questa particolarissima collana, una storia che puoi leggere a mo di favola oppure guardando ai significanti, rimane comunque, in entrambi i casi, un lavoro appagante anche se decisamente complesso da raccontare.
Buone letture,
Simona Scravaglieri
Dopo il diluvio
Leonardo Malaguti
Exòrma Edizioni, Ed. 2018
Collana "quisiscrivemale"
Prezzo 14,90€
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