Stavolta libro finito e storia decisamente interessante. E' vero, a differenza di tutti gli Adelphi letti sinora, solo questo riporta un voto in meno rispetto il massimo e il motivo c'è: un leggero allungamento del finale che rovina l'effetto generale, ma il lavoro rimane valido.
Pure qui, come nel caso de "Il petalo cremisi e il bianco" la storia è un tantino diversa da come ve l'avevo raccontata nel diario di Settembre.
Questa storia viene raccontata come un memoir dell'ultimo periodo di lavoro di un medico specializzato in psichiatria criminale e che si trova a presentare il caso più tragico incontrato nella sua carriera, ovvero l'amore nato fra la moglie del vicedirettore e un paziente reo di aver ucciso la moglie e averla decapitata. Lui bello e dannato, lei bellissima e sola. Una miscela esplosiva che porta lei a fare scelte al limite della moralità e lui a nutrirsi della sua nuova musa.
Il bello di questo libro non sta nel finale, ma nel viaggio. È in scritto in una maniera scorrevole, ha un ottimo ritmo che non presenta momenti di stasi che tanto ci annoiano e ha la giusta dose di tensione nei momenti cardine della vicenda.
Un libro da leggere e conoscere che difficilmente dimenticherò.
Buone letture,
Simona Scravaglieri
I.
Le storie d'amore catastrofiche contraddistinte da ossessione sessuale so un mio interesse professionale ramai da molti anni. Si tratta di relazioni la cui durata e la cui intesità differiscono sensibilmente, ma che tendono ad attraversare fasi molto simili: riconoscimento, identificazione, organizzazione, struttura, complicazione, e così via. La storia di Stella Raphael è una delle più tristi che io conosca. Stella era una donna profondamente frustrata, che subì le prevedibili conseguenze di una lunga negazione e crollò di fronte a una tentazione improvvisa e soverchiante. Come se non bastasse, era una romantica. Traspose la sua esperienza con Edgar Stark sul piano del melodramma, facendone la storia di due amanti maledetti che sfidando il disprezzo del mondo in un nome di una grande passione. È stata una vicenda il cui corso ha distrutto quattro vite, eppure Stella, ammesso che abbia mai provato qualche rimorso, è rimasta fedele alle sue illusioni fino alla fine. Io ho cercato di aiutarla, ma lei mi ha tenuto lontano dalla verità finché non è stato troppo tardi. Non aveva scelta. Non poteva permettersi di lasciarmi vedere le cose come stavano: sarebbe stata a rovina delle poche, fragili strutture psichiche che le erano rimaste.
All'epoca dei fatti Stella era sposata con Max Raphael, uno psichiatra criminale; avevano un figlio di dieci anni, Charlie. Il padre di Stella, un diplomatico, era stato rovinato anni prima da uno scandalo, ma adesso sia lui che la moglie erano morti. Quando sposò Max, stella aveva sì e no vent'anni. Max era un uomo riservato, piuttosto malinconico, con buone doti di amministratore, ma debole, e senza fantasia. Fin dal nostro primo incontro capii che non era la persona adatta per una dona come Stella. Quando Max fece domanda per il posto da vicedirettore, lui e Stella vivevano a Londra. Ma x venne da noi per un colloquio; fece una buona impressione sul consiglio direttivo, e soprattutto sul direttore Jack Straffen. Nonostante il mio parere contrario, Jack gli offrì il posto, e qualche settimana dopo i Raphael arrivarono in ospedale. Era l'estate del 1959, e il Mental Health Act era appena diventato legge.
Anche se dio solo sa se non si è preso i miei anni migliori, questo è un posto spaventoso. È un istituto di massima sicurezza, una cittadella fortificata che sorge su un alto colle e domina la campagna circostante; fitte pinete a nord e a ovest, bassi acquitrini a sud. È costruito secondo il tipico schema lineare dell'architettura vittoriana, con bracci che si irradiano dai corpi principali in modo che tutti i padiglioni abbiano la vista libera sull'aperta campagna al di là del Muro. È un'architettura morale, che esprime regolarità, disciplina e organizzazione. Tutte le porte si aprono verso l'esterno, perché non si possano barricare, e tutte le finistre hanno le sbarre. Solo le terrazze digradanti, che scendono fino al muro ai piedi della collina e ricoperte di alberi, manti erbosi e aiuole fiorite, ingentiliscono e rendono in qualche misura più umana la tetra architettura carceraria.
La resisdenza del vicedirettore si trova a un centinaio di metri appena dal Cancello principale. È una grande casa scura di pietra grigia, uguale a quella dell'ospedale, un po' in disparte dalla strada interna e nascosta fra i pini. Costruita in un periodo in cui i medici arrivavano con famiglie numerose e almeno due domestici, era decisamente tropo grande per i Raphael. Prima del loro arrivo era rimasta vota per anni, e il giardino, abbandonato a se stesso, era inselvatichito. Con mia grande sorpresa Max si preoccupò immediatamente di risistemarlo. Fece pulire lo stagno sul retro della casa, ci rimise l'acqua e i pesci rossi, e potò le siepi di rododendro che correvano tutt'intorno al prato, facendole rifiorire.
I progetto che lo interessava di più, tuttavia, era il restauro della vecchia serra in fondo all'orto. Era una grande costruzione ornamentale del secolo scorso, che era servita per coltivare orchidee, gigli e altre delicate piante tropicali. A suo tempo era stata una struttura ariosa e imponente, ma all'arrivo si Max e Stella si trovava in un tale stato di abbandono che si era parlato di abbatterla. Quasi tutti i vetri erano rotti, e i pochi sopravvissuti erano coperti di polvere e ragnatele. La vernice si era scrostata, e in molti punti le parti in lego erano marcite e crepate. Dentro gli uccelli avevano fatto il nido, topi e ragni erano di casa, e tra le fessure del pavimento di pietra crescevano le erbacce..
Ma Max Raphael aveva la passione per il vittoriano, e l'architettura esotica della serra, coi suoi ghirigori di legno e vetro e gli slanciati archi romanici delle finestre, sembrava piacergli in modo particolare. Fortuna volle he tra i pazienti in semilibertà dell'ospedale 'era un uomo che sosteneva di poter restaurare la serra. Quell'uomo era lo scultore Edgar Stark.
Questo pezzo è tratto da:
Follia
Patrick McGarth
Adelphi, Ed. 2012
Traduzione a cura di Matteo Codignola
Collana "Gli adelphi"
Prezzo 12,00€
Per una serie di ragioni che capirai nei prossimi giorni, questo libro si inserisce perfettamente nelle letture del periodo. Mi sa che lo prendo (e lo leggo dopo l'11 però...)
RispondiEliminaNel caso ti serva te lo presto io, basta dirlo eh! Tanto ci vediamo! :D
Elimina