Fonte: Sensanostra |
Ho trovato citato questo libello in una delle uscite de "La scuola del racconto" Pubblicata l'anno scorso e devo ammettere che pensavo che fosse un tomo. Invece quando mi è arrivato era un libello piccolo e compatto de "Il Mulino". Per contro leggerlo richiede in alcuni punti un deciso impegno perché non è scritto in maniera proprio colloquiale. ma in questo ho trovato un sacco di spunti che avevo già trovato, trattati in maniera un po' meno sintetica ne "Avviamento all'analisi de testo letterario" di Cesare Segre - che poi alle volte mi dico che dovrei rileggerlo visto che nel blog l'avrò citato centinaia di volte e non l'ho mai recensito -. In sostanza dove si rivela l'etica del lettore? nel suo approccio verso il testo letterario. Quanto più il rapporto fra lettore e autore collegato attraverso il testo è forte, tanto più il libro avrà buone speranze di essere preso in considerazione.
Perché "preso in considerazione" e non "piaciuto"? Perché nei misteriosi e magici meccanismi della lettura il libro cui noi siamo affezionati è quello che ci è più affine il che vuol dire che abbiamo letto e considerato quello che è il messaggio dell'autore e lo abbiamo fatto nostro. ma se ci fate caso, pure i libri che abbiamo odiato, se li abbiamo finiti e non abbiamo derogato alla regola di Pennac, ci rimangono vividi nella mente. Il meccanismo è lo stesso, noi pensiamo che sia la storia in sé ma, in effetti, intervengono gli stessi fattori che si presentano nel caso di un libro bello. La nostra voce interiore, quella che usiamo per leggere un libro non riesce ad interpretare bene il tono della storia e dei personaggi, la nostra esperienza rifiuta concetti e soluzioni, le evidenze del testo (significato/significante) prese in ultima considerazione non rispecchiano il nostro modo di vedere e quindi il testo viene automaticamente scartato.
Alla voce interiore che legge e interpreta per noi la storia si associa anche l'esperienza personale che ci permette di ricostruire visivamente le scene. Man mano che si legge questo esercizio è talmente meccanico che nemmeno ce ne accorgiamo più, eppure, l'insieme di voce, immagini e testo compongono un'unica e irripetibile proiezione di quel testo che non avverrà mai più perché se anche dovessimo ricominciare a libro finito, non solo la conoscenza del testo, ma anche il "presente del lettore" sarebbero diversi dal presente precedente. È un discorso che avevo iniziato con Segre e che avevo trovato decisamente interessante: una storia di presenti diversi: Autore che scrive-> una storia nel suo presente narrativo->che viene consegnata al lettore che legge un presente già passato di un autore che non è più nel presente narrativo in cui ha concepito la storia. No, dite, non è un concetto affascinante? A me fa visualizzare il significato de "il passare del tempo": come descrivere il tempo che passa se non attraverso il passaggio da concezione a lettura finale?
Non è tutto complicato, anche perché è troppo breve per esserlo, ma quando lo prenderete in mano, non lasciatevi spaventare dal primo concetto contorto che trovate e andate avanti. Questo vi permetterà di entrare nel mondo di Raimondi e di comprendere che a volte, l'etica del lettore, dovrebbe trascendere dal gusto personale e cercare di comprendere se, quello che non ci piace, non merita una considerazione in più rispetto l'abbandono definitivo e senza appello. So che per chi non mi conosce e non sa, può sembrare strano, ma buona parte dei libri che io reputo stratosfericamente belli e intensi sono quelli che ho odiato da pagina 80 fino alla fine e che solo dopo, quando ho preso in considerazione l'insieme, si sono rivelati, a me, al meglio del loro splendore. Con questo non dico, e né mai dirò che tutti i libri, sono bellissimi ma non mi negherò mai l'opportunità di finirli e di prenderli in considerazione nel loro insieme prima di dire che sono brutti. Per dire, oggi doveva uscire una stroncatura e invece vi ho risparmiato lasciandovi leggere di un bel saggio breve. Siete contenti, vero?
Ci sono un sacco di spunti di riflessione interessanti fra queste paginette e forse il linguaggio riflette l'esigenza di catturare tutta l'attenzione del lettore che deve diventare consapevole del processo mentale che si innesca nel momento in cui si legge. E, in questo, Raimondi è perfettamente riuscito a centrare l'obiettivo.
Buone letture,
Simona Scravaglieri
Un'etica del lettore
Ezio Raimondi
Il Mulino, ed. 2007
Collana "Voci"
Prezzo 7,00€
Fonte: LettureSconclusionate |
Quindi, in fondo, a me ha fatto schiferrimo Uno splendido disastro non solo cosciamente ma anche inconsciamente. Be', m'ha fatto schifo due volte allora. La prima volta oggettivamente, la seconda volta perché ne rifiuto il messaggio, il tono e tutto il resto.
RispondiEliminaBuono a sapersi. È un francamente me ne infischio al quadrato, allora.
In effetti no, tu per lo splendido disastro hai trovato delle ragioni oggettive. Non è sentimento ma è oggettivamente brutto e inutile. Raimondi fa riferimento a quelli che si limitano a dire che non è di loro gusto. :)
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