lunedì 14 marzo 2016

Diario di un mese di libri... Febbraio 2016

Fonte: Etsy 

Libri comprati:
"The 100", (#1) Kass Morgan - Rizzoli Editore 

"Di questo amore non si deve sapere. La storia di Inessa e Lenin", Rotanna Armeni - Ponte alle Grazie (usato)
"Dictator", Robert Harris -  Mondadori Editore (usato)
"La verità su caso Rudolf Abel", James B. Donovan - Garzanti  (usato)
"Io odio John Updicke", Giordano Tedoldi - Fazi Editore (Reimanders)
"Alla ricerca del tempo perduto 1. Dalla parte di Swann", Marcel Proust - Mondadori Editore  (Reimanders)
"Diario in pubblico", Elio Vittorini - Bompiani Editore (usato)
"Café Julien", Dawn Powell - Fazi Editore (usato)
"La leggenda del trombettista bianco", Dorothy Baker - Fazi Editore  (usato)"Gente di Dublino", James Joyce - BUR  (Reimainders)
"Thomas Jay", Alessandra Libutti Fazi Editore  (usato)
"Come diventare buoni", Nick HornbyGuanda Editore (usato)
"Quota 122", Anne Holt Einaudi Editore  (usato)
"Monsierur Ibrahim e i fiori del Corano", Eric-Emmanuel Schmitt Edzioni E/O  (usato)


Libri regalati

"La straordinaria tristezza del leopardo delle nevi", Joca Reines Terron - caravan edizioni


Libri letti
"Armalade", Wilkie Collins - Fazi Editore
"I Cavalieri del Nord", Matteo Strukul- Multiplayer Edizioni (Finito a Marzo) 
"La svastica sul sole", Philip k. Dick- Nord Edizioni (In lettura) 
"Il Circolo di Pickwick", Charles Dickens - Adelphi edizioni (In lettura)


Oggi sono una persona sazia e appagata. Non perché sto scrivendo il mensile che uscirà domani - mi si spezza il cuore a vedere quanto poco io abbia letto questo mese! - ma perché, stamattina, accompagnata da Librangolo Acuto @mariadicuonzo sono stata in un posto dove, se non fosse stato per le due citate lettrici e Angela Cannucciari, non avrei mai pensato di entrare: Il mercatino. È un luogo spettacolare! Vi anticipo solo questo: sono tornata a casa con 15 libri (più uno che arriverà grazie a Maria che ne ha preso uno che ha già e io no!). Mettere me medesima in un posto così è come mettere Hannibal Lecter in mezzo ad un piazzale pieno di gente, digiuno e magari un po' assetato, e dirgli che non è il caso che si mangi chi lo circonda! Detto questo, anche questo mese, come potete vedere anche dall'elenco e dalla foto, non mi sono risparmiata ( Nella foto non tenete conto dei due libri in cima alla pila che non sono miei!)!





Il BookClub del Klamm si è riunito nuovamente a fine Febbraio e abbiamo discusso fra lasagne e cannelloni del libro che era stato scelto per la lettura e che io non ho nemmeno finito che è: "La svastica sul sole" (Philip K. Dick- Nord Edizioni). Diciamo che ho fatto un po' fatica a leggerlo, e infatti lo devo finire, perché effettivamente mi aspettavo veramente altro. Invece di un romanzo lineare, infatti, lo stile di Dick è decisamente scostante e anche un po' sconclusionato con tanti protagonisti collegati tra loro dalle vite personali che si tangono. In mezzo i Ching, gli esagrammi, Hitler che ha vinto la guerra ma sta in pensione e un mondo che vive al contrario. Al gruppo di lettura non l'ho trattato bene, ma cercherò di finirlo per poter dire la mia definitivamente.
Prossimo rendez-vous il 24 Aprile, sempre al Klam con cena non da vegetariani, qualora lo foste - e voleste intervenire - avvertiteci che ci organizziamo per non farvi rimanere digiuni - ci sono le patate alla pizzaiola però eh! -, e Signor Libro da commentare: "La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo" di Laurence Sterne. Definito spesso come "il lavoro capostipite del romanzo moderno", ha influenzato scrittori come James Joyce, Samuel Beckett, George Perec, Thomas Pyncon. E' un romanzo un po' strano, ha una strana punteggiatura e ha anche pagine con una sola riga scritta o completamente nere o anche marmorizzate. L'ho proposto io, visto che avevamo due mesi di tempo - complice la Pasqua- per leggerlo. L'ho in casa da parecchio e, come avveniva anche per Wallace a pagina 250 mi distraevo e passavo ad altro anche se, il libro, è veramente divertentissimo ma richiede attenzione. L'ho preso mentre cercavo un titolo invece contemporaneo scritto con il medesimo stile e, che poi dopo lunghe ricerche, ora è mio "La casa di foglie" di Mark Z. Danielewski - titolo peraltro, inspiegabilmente, non ristampato e quindi introvabilissimo - che anche lui attende di essere letto. V'ho stupito eh? Sapeste che chicche nasconde questa casa!

Tra gli acquisti invece fatti, si può dire che ho completamente dato affidamento al mondo dell'usato con qualche "puntata" in quello dei Reimanders che questo mese  proponeva qualche occasione. Cominciamo con Proust. "Noooo... Ti leggi "Alla ricerca del tempo perduto" (Marcel Proust - Mondadori Editore)?!" Eh sì, l'avevo promesso ad una amica e quindi ho cominciato a comprare il primo salvo poi accorgermi che, porcaccia la miseriaccia, dell'edizione del 2012 della Mondadori il secondo volume pare che non esista. Non c'è in nessuno dei miei canali di recupero libri. Ora, sciuri editori, ma perché se una vostra saga va fuori produzione un numero, dei volumi che la compongono, è sempre introvabile? Ne avete stampate meno copie? Sono curiosa, se qualcuno riesce a sanare questa mia curiosità gliene sarò infinitamente grata. Ora. Paola chequandoapreunblogfamofesta e Klára di kslivovice  avevano espresso questo desiderio - Paola lo ha già letto, ma Klára no - e io mi ero accodata quando leggevamo insieme Wallace. Visto che ho trovato il primo, la lettura inizierà fra qualche settimana, credo alla fine di Marzo anche se, con i miei tempi, non credo riuscirò a star loro dietro, ma ci proverò. 

Secondo la Fatina della lettura sono letture da farsi almeno una volta nella vita, che poi uno rimanda visto che, "Alla Luce del tempo perduto", consta di ben sette libri di lunghezza varia. E' stata scritta e pubblicata fra il 1909 e il 1922, in pieno periodo che io adoro, ovvero quello che va dalla fine del periodo de l'affaire Dreyfus fino alla Parigi del trionfo delle arti e della cultura - mentre il romanzo si ferma alla prima guerra mondiale -. Fu anche protagonista di un errore di André Gide, il romanzo era stato già rifiutato nel 1912 da un editore Gaston Calmette - tra i quali lettori spuntava un altro nome famoso come Emile Zolà -, che lo rifiutò per la pubblicazione su la "Nouvelle Revue Française" - dove all'epoca ancora lavorava Adrienne Monnier - quando lo lesse per conto di Gallimard (allora uno dei proprietari della rivista) ed uscì in, possiamo dirlo, autopubblicazione a pagamento nel Febbraio del 1913 quando Proust propose all'editore Bernard Grasset di pagare lui stesso le spese di pubblicazione e di pubblicità. ALT! Autore a pagamento che passi di qui e ti sei fermato a leggere questa cosa, sappi che Proust prima di questa pubblicazione aveva già pubblicato regolarmente almeno altri tre romanzi, tre saggi e vari articoli e introduzioni. Quindi non siete sulla stessa barca!



Detto questo proseguiamo. A fine Gennaio avevo fatto un ordine e fra questi c'era un libro che ero veramente curiosa di leggere ed era "The 100", (#1) Kass Morgan - Rizzoli Editore e che, invece, si è rivelato un'immensa noia. Già vi sento con "E che ti aspettavi?". Sinceramente un po' di più, l'ho detto spesso che i sceneggiatori sono i salvatori della letteratura che aveva potenzialità ma che non sa utilizzarla appieno ma, in questo caso, la storia ricreata per la serie tv è decisamente più accattivante e ha più senso del libro. Serie (libro) che non continuerò di sicuro.

Tra gli stessi acquisti c'era anche  "Di questo amore non si deve sapere. La storia di Inessa e Lenin" (Rotanna Armeni - Ponte alle Grazie) e, vi giuro è un caso, lo scopro solo ora che sto riguardando gli appunti, tange con il periodo citato, poco fa, di Proust. Inessa, la protagonista di questo saggio romanzato è stata effettivamente non solo un'amante per Lenin ma molto di più. E' stata anche un'amica, una confidente e un riferimento con cui dividere le discussioni sull'interesse comune dei due di liberare la Russia dal dominio zarista e con cui parlare di interessi comuni riguardo l'arte, la letteratura e via dicendo. Indovinate quando e dove Lenin e Inessa si incontrano? A Parigi nel 1909! Ora, l'Armeni, in alcune interviste che ho letto, dichiara di essersi imbattuta per caso nella figura di Inessa di cui Stalin, all'epoca della morte di Lenin e conoscendo il suo testamento che lo dichiarava incapace di raccogliere il posto che lasciava vacante, voleva far uso per intaccare la reputazione del suo predecessore dichiarandone pubblicamente l'infedeltà alla moglie. Ecco, a me queste storie piacciono da morire e quindi manco mi sono posta il problema, poi è un Ponte alle Grazie e ha una copertina che reputo magnifica (vi bastano come giustificazioni?). 



Poi c'era il motivo per il quale ho fatto realmente l'ordine che è Robert Harris "Dictator" (Mondadori Editore) che quando mi è arrivato ho scoperto essere il terzo di una trilogia ( e te pareva!!) dedicata alla figura di Cicerone e questo è l'atto finale quando c'è il crollo della Repubblica Romana, la guerra civile e la successiva uccisione prima di Pompeo e poi di Cesare. Dei precedenti volumi Lustro #2 ( dove # sta per il numero del volume) e Imperium #1 che ho in versione ebook regalatomi da Maria cui erano stati dati dei segnalibri con un codice, che inserito nella sezione Kobo del sito, permettevano di scaricare dei libri gratis. Quindi per iniziare non alla rinfusa credo che inizierò dal primo e poi, se la fortuna mi assiste e trovo il secondo, proseguirò la lettura con ordine. 

Sempre nello stesso ordine c'era anche questo volume che Diego aveva proposto in un precedente BCKLamm  ed è:"La verità su caso Rudolf Abel" (James B. Donovan - Garzanti). Ora, qui c'è un chiaro riferimento al fatto che gli sceneggiatori de "Il ponte delle spie" abbiano preso lo spunto per il film da questo libro ma, e c'è un ma, c'è un altro libro che vanta questo stesso riferimento e che io ho in ebook (acquisto di Marzo) e si tratta di un libro nientepopòdimeno che di Adelphi! Il libro in questione si chiama "Il cacciatore capovolto. Il caso Abel." di Kirill Chenkin. Ora io non conoscevo il caso Dreyfus finché non ho letto "L'ufficiale e la spia" di Robert Harris - vedi che ritornano! - figuriamoci se conoscevo il caso di Rudolf Abel nato in Inghilterra nel 1903 e morto l'anno prima che io nascessi, ovvero il 1972, da madre russa e padre "tedesco di russia" dice Wikipedia che fu colui che si propose per lo scambio all'alba, su un ponte, con un pilota dell'areonautica americana, prigioniero di guerra, nel 1962. Questione da approfondire sia sul caso della sceneggiatura: a chi assomiglia più il film? E anche sulla storia: Chi me la spiega meglio la questione dello scambio? Ora, Donovan e Garzanti, non me ne vogliate ma forse mi fido un ciccin di più di Adelphi, così a naso, ma verificherò anche perché se non lo faccio, morirò sommersa dai libri!



Secondo ordine e seconda infornata di libri. Questo ordine era partito con due libri che volevo assolutamente ovvero "La leggenda del trombettista bianco" (Dorothy Baker - Fazi Editore) e "Diario in pubblico" (Elio Vittorini - Bompiani Editore). Il primo lo volevo assolutamente perché mi sono innamorata della scrittura fresca e scorrevole della Baker, che è nata nel 1907 ed è morta nel 1968 (senza passare per Parigi però, stando alla biografia), e dei temi che tratta in maniera decisamente contemporanea. Sicuramente gioca a suo favore anche l'ottima traduzione faziana che, per entrambi i libri è a firma di Stefano Tummolini. Ora anche qui c'è un mistero, ma solo per me, ovvero è lo stesso traduttore di Stoner di cui invece non ho una grandissima opinione ( Stoner e Stoner rilettura) quindi, mi sorge il dubbio, che proprio la scrittura di Williams non sia nelle mie corde e che non sia colpa della traduzione. A Stefano va tutta la mia ammirazione per non esser morto di noia a tradurlo, Stoner! Ehh scusate, ma  quando ce vò, ce vò! Io grazie a Stoner ho in antipatia un vocabolo che mi piaceva da morire, "baluginare". In quel libro è un trionfo di "baluginii" di luci di lampioni e una volta anche di occhi, anche no, grazie!



Mentre per Vittorini la storia è un po' diversa e viene da un libro che, secondo me, prima o poi comprerete e leggerete per disperazione visto che ogni occasione è buona per nominarlo: "Mussolini censore" (Guido Bonsaver - Laterza editore). E - pensavate che me lo fossi dimenticato! - del libro che ci accoppio sempre ovvero "Siamo spiacenti. Controstoria della letteratura italiana attraverso i rifiuti" (Gian Carlo Ferretti - Bruno Mondadori Editore). La figura di Vittorini è cruciale per l'editoria che si va formando dal periodo fascista fin dopo, nel dopoguerra, ed Elio raccoglie quello che ha costruito nel periodo di passaggio fra la fine del fascismo - quando entrò in contrasto con il potere in essere prima culturalmente, aderendo a movimenti culturali antifascisti e poi partecipando alla Resistenza -,  e successivamente nell'Italia che andava ricostruita anche dal punto di vista culturale. Perché una ricostruzione culturale? Perché il fascismo fu la prima dittatura che usò, in maniera decisamente moderna - grazie anche alla Sarfatti di cui vi parlavo nel Diario di Gennaio -.e a tutto tondo, andando ad abbracciare sia la classe culturale e politica  e sia quella popolare. Questo libro, per stessa ammissione dell'autore quando fu pubblicato nel 1957, è un'autobiografia anomala perché mette insieme cronologicamente sia la vita del suo autore che i suoi scritti sparsi come introduzioni, saggi e articoli per giornali.



Per "Come diventare buoni" di Nick Hornby (Guanda Editore) non ho spiegazioni. Quando un libro suo è in giro, e io non ce l'ho, lo compro. Vale la stessa regola per Robert Harris, Tom Perrotta, Eric-Emmanuel Schmitt e anche per Dorothy Baker. Meno male che almeno una è morta altrimenti vado in bancarotta. È una storia molto in stile Hornby, occhio che è una ristampa oggi al mercatino c'erano almeno tre edizioni stampate in precedenza, in questo caso non di un incontro ma di una sorta di passaggio di "karma". Lei sposata con lui. Lei è buona e generosa e lui è noioso e sempre imbrociato. Lei un giorno lo tradisce e lui quel giorno decide di cambiare e diventare buono come lei. Poi arriva un'altra, ragazza credo, perché non si capisce bene dalla sinossi, e... lo sapremo quando l'avrò letto o, meglio, io lo saprò quando lo avrò letto e non so se ve lo dirò. Se fate i bravi, forse...

Detto ciò avevo comprato un Fazi editore e che fai non ci associ qualche altro loro titolo così si fanno compagnia nel pacco mentre arrivano a casa tua? Eddai su!


"Io odio John Updicke" (Giordano Tedoldi - Fazi Editore) era nei Reimanders perché lo stesso titolo è uscito recentemente (Gennaio) con MinimumFax e, visto che ho sentito un po' di persone parlarne anche se non mi è riuscito di andare alla presentazione, ho deciso di prenderlo. Oltretutto, perdonami MinimumFax, ma la copertina di Fazi, a me, piace di più. Sono otto storie  "dannate " dove secondo la sinossi "Miti e riti della contemporaneità [...] sondano paure e oscuri oggetti del desiderio di individui privi di equilibri e limiti.". Di primo acchito sono rimasta un po' perplessa, lo ammetto, poi mi sono detta che tentar non nuoce, ogni tanto bisogna rischiare un po' e quindi l'ho preso. Chissà se continuerò a perplimermi o mi piacerà... 

"Thomas Jay" (Alessandra Libutti Fazi Editore) e "Café Julien" (Dawn Powell - Fazi Editore) invece li avevo adocchiati da un po'. Il primo è un romanzo su uno scrittore di culto e dannato che racconta la sua vita in una cella e che cosa lo ha salvato, ovvero la letteratura e i libri. Il caso Thomas Jay è un caso che è stato al centro di un mistero e come dice in un intervista uno studioso "ci sono voluti sei anni e sei romanzi per sapere la sua vera identità". Thomas Jay era o è - non si è ben capito - un ergastolano. Conoscevo il titolo anche se non ne ricordavo il perché e l'ho scoperto ora, controllando per non scrivere strafalcioni, questo romanzo è stato finalista al Premio Calvino. Ma vi rimando alla pagina di Fazi dedicata a "Thomas Jay" per sbirciare il video realizzato che secondo me è decisamente interessante. Questo giro o sono nati o vissuti nello stesso periodo o nello stesso posto o sono dei "casi" me ne rendo conto solo ora!
Con "Café Julien"  invece andiamo nella New York degli anni quaranta in un bar frequentato dagli artisti. Un bar che è il centro di vite, caratteri, desideri, amori e ambizioni completamente differenti come sono i suoi frequentatori. È attorno a questo che ruota tutto il romanzo e la presentazione era così invitante da renderlo imperdibile.

Parlavamo più su di Schmitt? Eccolo qui! Con "Monsierur Ibrahim e i fiori del Corano", (Edizioni E/O). Libro vecchio e che io avevo bellamente snobbato pensando che fosse di una pesantezza senza pari - all'epoca all'attivo di questo editore avevo letto solo "L'eleganza del riccio" che prima non era piaciuta a mia madre, e ce ne vuole ve lo assicuro, e poi a me -, quindi non mi ero nemmeno posta il problema. Poi galeotta fu "La giostra del piacere" e, piano piano sto comprando tutto quello che trovo di lui in cartaceo. E' una storia delicata e dolce di un'amicizia che nasce in un quartiere ebreo di Parigi (lo so, lo so...) tra un arabo che ha una macelleria dove Momo, un ragazzino ebreo, va giornalmente a fare la spesa. Momo sta vivendo un'infanzia difficile accanto ad un padre sempre depresso e Monsieur Ibrahim sembra capire il ragazzo e ne diventa un po' il riferimento durante una fase particolare della sua crescita. Notare Schmitt ci mette 110 pagine la Tartt per una storia similare mille milioni! E ho detto tutto!

"Gente di Dublino" (James Joyce - BUR) è per l'abitudine che ho preso di un classico al mese. Di Joyce, orrore orrore, ho letto molto poco quindi, visto che anche lui era a Parigi, alla libreria "des amis des livres" della Monnier e a quella accanto di Sylvia Beach di Shakespeare&Co (ora vi potete lamentare...) mi sono detta che cominciare da qui non era così male, visto che questo è l'anno dei classici facciamolo fruttare.
"Quota 122" (Anne Holt Einaudi Editore ) ecco, qui proprio non ho spiegazioni. Ho sentito molto parlare della Holt e ho un precedente titolo, suo, di cui nemmeno ricordo il nome che dovevo leggere e ancora non l'ho nemmeno aperto. Mi era arrivato con uno scambio si Bookmooch. Vedremo.

Il libro di cui parliamo ora, invece, è una vera e propria sfida. Chi mi conosce sa che ho una sana antipatia per il mondo sudamericano dopo un autore che non vi dico, altrimenti Simona Baldelli mi mena, e Amado (che non mi ricordo sinceramente se anche questo sia un buon motivo per cazziarmi ma me la rischio!). È anche vero però che, da qualche anno a questa parte, complice l'amicizia con una forza della natura che risponde al nome di Silvia e a Marco Cassini con il suo tour per Cortázar di un paio di anni fa, questo spazio si è arricchito di altri tre titoli sudamericani che ho amato e che non mi hanno fatto venire voglia di menare a nessuno. Quindi quando mi è stato proposto questo e mi  stato fatto notare che è al limite del mio "perimetro felice" sono rimasta un po' sul chi va là. Ma visto che  la cattiva Caravan mi mette sempre questi titoli che mi fanno venire curiosità ho deciso di leggerlo perché voglio capire se mi posso spingere un po' più in là. "La straordinaria tristezza del leopardo delle nevi" (Joca Reines Terron - Caravan edizioni), ricorda come impianto quello di Café Julien e ci faccio caso solo ora che li ho commentati tutti - il Diario serve più a me che a voi spesso! - ,  che, in questo caso, il punto d'incontro in cui si ritrovano i protagonisti di questa storia, che in comune hanno questo luogo e la città dove vivono, è la gabbia dello zoo dove c'è il leopardo delle nevi. Diciamo che così non sembra male ne riparleremo in recensione o nel "Dal Libro".

E veniamo alle "Vergogne": questo mese ho letto solo due libri e mezzo. Sono una pessima persona, me lo sto dicendo da circa due settimane! Il problema, che non è una giustificazione, è che Armadale si è rivelato un tantino più complesso di quanto mi aspettassi e ha richiesto, in pratica, tutta la mia attenzione (ripagata eh! Erano anni che un autore dell'ottocento non mi prendeva così tanto!). C'è da aggiungere che, con la sòla presa con "The 100", non è che fossi così invogliata ad esplorare. Quando poi ho aperto Strukul (I cavalieri del Nord- Multiplayer Edizioni) la debacle è stata completa. La storia c'è, solo che c'è qualche problema di editing, ci sono delle situazioni che non reggono e che hanno seriamente minato la mia voglia di andare avanti per vedere come finiva il libro. C'è un'altra cosa, che veramente mi stupisce non sia stata riportata da alcun vlogger che abbia parlato di questo libro, ovvero che ci sono tre termini ripetuti talmente tante volte che ti viene voglia di regalare un vocabolario dei sinonimi e contrari sia all'editor che allo scrittore. Se ci fosse stata un minimo, e dico un minimo, di attenzione in più credo che, veramente, sarebbe potuto essere una svolta per la letteratura italiana di genere: la storia c'è, è anche evidente l'enorme ricerca fatta dall'autore, i personaggi ci sono, c'è l' "ammmmore" che tanto piace ai giovani, ci sono personaggi in cui si possano identificare e quindi sinceramente non capisco, proprio non ci riesco, questa mancata, dovuta, attenzione. Insomma, detta alla Strukul, questo mese è stato un tale "carnaio" che una "sventagliata" di dardi non sarebbe riuscita ad "arabescare la neve" così bene. E se, a questo punto, sulla vostra testa è comparsa una nuvoletta a mo' di fumetto con un bel "?", ecco, sappiate che in questo si condensano gli errori che mi hanno accompagnato questo mese e parte di marzo.

Solo Dickens con il suo "Il Circolo di Pickwick"( Adelphi edizioni) è riuscito a portarmi un po' di sana e allegra ironia e per me è stato un vero toccasana. L'ho iniziato sul finire di Febbraio perché è il classico del mese di Marzo ed è anche decisamente lungo e quindi ho cercato di portarmi avanti almeno un po'. Sì sta rivelando meglio di quel che ricordavo e ne riparleremo presto in recensione.
Augurandovi buone letture e augurandomi che non siate morti di noia e di inedia leggendo questo post vi saluto!
Buona settimana!
Simona Scravaglieri


P.S. dopo tutta questa sfacchinata io sto così (lui è Joyce per non lo conoscesse, il gatto che da piccolo miagolava senza virgole!):


Una foto pubblicata da @leggendolibri in data:



8 commenti:

  1. Vuoi dirmi che tu a casa hai "Casa di foglie"??????? Sono anni che lo cerco!!!!
    Vedrai la prossima volta che vengo a trovarti...potrebbe sparire...nella mia valigia ;D

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    1. c'è voluta una ricerca mirata ma sì, io ce l'ho e me lo tengo stretto!!:D Valigia? che valigia? Tu la prossima volta che vieni qui rimani per sempre con me e i tuoi nipoti non s'era detto così? :DDDD
      E poi devo portarti al mercatino... che vuoi perdertelo? Eh!
      Buon pomeriggio mia cara!
      Simo

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    2. Pensa, giusto perché anche io voglio farti un dispetto, Simona ce l'ha e io l'ho già letto. Tiè.

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    3. Ahahahahah ecco a posto! Ora verrà a cercarlo anche a casa tua! XDDD

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  2. La mancata gita al mercatino è un dolore che mi accompagnerà per un po’. Se poi penso al perché non son potuta venire, mi prende male.
    Detto ciò, questi post mi fanno venir voglia di iniziare la mia rubrica “diario di un mese di libri”.
    Un paio di osservazioni: andai alla presentazione di “Io odio John Updike” e mi passò la voglia di acquistare il libro. Attendo tua smentita, in modo da potermi ricredere e dare craniate alla parete.
    Ritanna Armeni l’ho puntata anch’io ma non ho ancora acquistato il libro (però, sì, ho visto che si trova usato e quasiquasi…).
    Della Straordinaria tristezza del leopardo delle nevi mi hanno parlato parecchio bene. Anche qui, si attendono conferme.
    No, mi spiace, La svastica sul sole l’ho mollato. Mi stavo torturando e visto che per le torture mi basta il lavoro, per i libri ho deciso che no grazie. Quando inizio a sbadigliare a ripetizione, chiudo.
    Con L. Sterne andrà meglio. Me lo sento.

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    1. Dai ci riandiamo il prossimo mese promesso!
      Guarda l'utilità del Diario è che a fare il punto di ciò che ho comprato mi stupisco di me stessa. Delle volte mi sembra di fare le cose senza pensarci e poi scopro che un senso lo avevano. Potrei dire che la mia mente viaggia veloce lasciandomi sempre ignara di quel che pensa :DDD
      Pr John Updike, ti farò sapere, sono davvero e realmente perplessa e anche per il libro di Caravan, oltretutto con queste belle copertine non si riesce a non aver voglia di ficcarci il naso dentro per vedere quello che c'è scritto. Per l'Armeni potrebbe rivelarsi una vera e bella sorpresa come succede spesso con Ponte alle Grazie. Per Dick che dire... non saprei, ancora non sono andata avanti ma lo farò ho troppi libri aperti e sinceramente questo lo volevo proprio finire per capire come finisce di trattare l'argomento. Ma vedrai che con Sterne è tutto un altro paio di maniche! :D
      p.s. lo sai che Dick è l'unico libro del BCK che Fabio ha finito? E' quello il reale problema di Dick! :DDDD

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  3. Finalmente riesco a leggerlo!!!
    Mi hai citata @-@ ohhhhhhhh che emozione, vedermi scritta la!
    La maggior parte dei titoli, naturalmente non l'ho letta, ma in wl ho "la svastica sul sole" di Dick. So solo che è il suo famoso. Ma sinceramente non sono più tanto sicura di volerlo provare... eheheheheh
    Ma tanto sono sicura che la mia curiosità vincerà su tutto!
    un bacione :D

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    Risposte
    1. Credo che a questo punto di Dick ne ripatleremo ad Aprile, sono alla fine di Marzo e ancora non l'ho riaperto! :D
      Certo che ti ho citata! Sono diventata pericolosa con questa storia de Il mercatino... Mi basta vederne uno per strada per pensare subito "Ci devo andare!" :D

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