mercoledì 3 febbraio 2016

[Dal libro che sto leggendo] Armadale


Fonte: Catalogo Fazi Editore


Si può creare una versione differente di un lavoro partendo da una base simile ad un libro completamente diverso? Si può, eccome! Nella recensione de "La donna in bianco" di venerdì vi parlavo della costruzione della storia partendo dalle dichiarazioni dei vari testimoni che ricostruivano tutta la trama incastrandosi come fossero anelli. Anche in questo caso si parte da una costruzione simile ma differente. In questo caso gli anelli, invece di incastrarsi come testimonianze che si completano sono costituite dalle vite dei vari protagonisti e girano attorno ad un unico cognome: Armadale.

1832 in un albergo di Wildbad in Germania stanno aspettando l'arrivo dei primi turisti di stagione. Ne devono arrivare due e di questi uno è veramente mal messo. Arriva prima il presuntuoso MR Neal che annuncia che l'altra famiglia attesa ha avuto dei problemi durante il tragitto e prega il dottore del paese di attenderli per aiutare il malato a riprendersi dal viaggio. MR Armadale non deve nemmeno parlare quando arriva. Al medico basta un'occhiata per capire la gravità della situazione; la moglie del malato è in lacrime perché sa già perfettamente in che condizioni è il marito e si preoccupa per se stessa e per il loro figlioletto Allan. Il giorno successivo, tutto ciò che non era umanamente intuibile al primo sguardo viene fuori. MR Armadale non sopravviverà per molto ma ha un'ultimo desiderio che può realizzare solo con l'altrui aiuto: deve finire di scrivere una lettera. Per la moglie la lettera è indirizzata ad una donna del passato e la cosa che la fa soffrire di più è che non è mai riuscita a contare per suo marito più di quanto pensi che la precedente riesca suo malgrado. La lettera ha un destinatario diverso da quello prescelto. L'orrore non si nasconde nel destinatario ma nel contenuto che Armadale si rifiuta di far conoscere alla donna; la lettera racconta fatti del passato che nessuno conosce e lascia una raccomandazione che ghiaccia chi la leggerà 20 anni dopo.

Quale sarà la raccomandazione? Che cosa nasconde la misteriosa lettera? Ora volete che ve lo dica proprio io? Non posso perché sono intorno a pagina 200 e me ne mancano ancora 608, ma non credo che ve lo dirò. Però una cosa la posso dire: anche questo si prospetta come un signor libro. Come potrete leggere dall'estratto di oggi, a Wilkie non mancano presenza di spirito e un po' d'ironia, quanto basta per rendere anche un tomo di 808 pagine leggero come uno di 200. Ne riparleremo in recensione e nel frattempo lasciatevi ammaliare da Armadale...
Buone letture,
Simona Scravaglieri

PROLOGO 

 I  
I viaggiatori 
Era l’apertura della stagione del 1832, alle terme di Wildbad. Le ombre della sera cominciavano a infittirsi sulla tranquilla cittadina tedesca e la diligenza era attesa da un momento all’altro. Sulla porta della locanda principale, ad aspettare l’arrivo dei primi ospiti dell’anno, erano riuniti i tre notabili di Wildbad e le rispettive mogli: il sindaco, in rappresentanza degli abitanti; il dottore, in rappresentanza delle acque; il locandiere, in rappresentanza del proprio esercizio. Oltre a questa cerchia ristretta, in piccoli gruppi sparpagliati qua e là sulla linda piazzetta antistante la locanda, si vedevano i cittadini comuni, talora mescolati con gli abitanti del contado che aspettavano pazienti la diligenza nel loro caratteristico costume tedesco: gli uomini in giacchetta nera corta, stretti calzoni al ginocchio e tricorno di castoro; le donne con i lunghi capelli biondi raccolti in una grossa treccia penzoloni lungo la schiena, e la gonna corta di lana che per modestia prevedeva la cintura all’altezza delle scapole. Tutto attorno al bordo esterno della folla così composta, distaccamenti volanti di bambini biondi e paffuti scorrazzavano di gran carriera senza mai fermarsi, mentre, misteriosamente in disparte rispetto al resto degli abitanti, i musicisti delle terme stavano riuniti in un cantuccio, aspettando che apparissero i primi ospiti per intonare il primo motivo della stagione in forma di serenata. La luce di una sera di maggio risplendeva ancora sulle cime delle grandi colline boscose che dall’alto vegliavano sulla città a destra e a sinistra; e la fresca brezza che arriva prima del tramonto spirava portando con sé un’intensa fragranza, colma dell’odore balsamico degli abeti della Foresta Nera. 
«Signor locandiere», disse la moglie del sindaco (chiamando il locandiere con il suo titolo), «aspetta ospiti stranieri per questo primo giorno della stagione?». 
«Signora sindachessa», replicò il locandiere (contraccambiando il complimento), «ne attendo due. Mi hanno scritto, l’uno per mano del proprio servitore, l’altro apparentemente di proprio pugno, per riservare le loro camere; e vengono entrambi dall’Inghilterra, credo, stando ai loro nomi. Se mi domanda di pronunciarli, la mia lingua esita; se mi domanda come sono scritti, eccoli lettera per lettera, primo e secondo in ordine di arrivo. Primo, un nobile straniero (dal titolo di Mister), che si presenta in otto lettere, A-r-m-a-d-a-l-e, e viaggia nella propria carrozza. Secondo, un nobile straniero (anch’egli Mister), che si presenta in quattro lettere, N-e-a-l, e arriva malato con la diligenza. Sua eccellenza di otto lettere mi scrive (tramite il suo servitore) in francese; sua eccellenza di quattro lettere mi scrive in tedesco. Le stanze di entrambi sono pronte. Altro non so». 
«Forse», suggerì la moglie del sindaco, «il signor dottore ha avuto notizie di questi illustri stranieri?». «Solamente di uno, signora sindachessa; ma non proprio dall’interessato in persona. Ho ricevuto un rapporto medico di sua eccellenza di otto lettere, e il suo sembra un brutto caso. Il Signore lo aiuti!». 
«La diligenza!», gridò un bambino ai bordi della folla. I musicisti imbracciarono gli strumenti, e sull’intera comunità cadde il silenzio. Da lontano, nei meandri della gola della foresta, il suono fievole dei campanelli dei cavalli si udì chiaro nella quiete della sera. Quale carrozza stava arrivando: quella privata con Mr Armadale o quella pubblica con Mr Neal? 
«Suonate, amici!», gridò il sindaco ai musicisti. «Carrozza o diligenza, ecco che arrivano i primi malati della stagione. Facciamoci trovare allegri». 
La banda suonò un vivace motivo di danza, e i bambini nella piazza si misero a ballare allegramente a tempo di musica. In quello stesso momento, gli adulti nei pressi dell’ingresso della locanda si fecero da parte e rivelarono la prima ombra di tristezza che calò sull’allegria e la bellezza della scena. Tra le due ali di persone, si fece avanti una piccola processione di robuste ragazze di campagna, ciascuna delle quali si tirava dietro una sedia a rotelle vuota; ciascuna in attesa (e nell’attesa lavorava a maglia) dei disgraziati paralitici che allora arrivavano a centinaia (e che arrivano a migliaia ora) alle terme di Wildbad per trovare sollievo. 
Mentre la banda suonava, mentre i bambini ballavano, mentre il brusio delle tante voci aumentava, mentre le giovani e robuste infermiere degli storpi in arrivo sferruzzavano imperscrutabili, nella moglie del sindaco si fece largo l’insaziabile curiosità di una donna verso le altre donne. Presa da parte la locandiera, le sussurrò una domanda su due piedi. 
«Ancora una parola, signora», disse la moglie del sindaco, «sui due stranieri che vengono dall’Inghilterra. Le loro lettere sono esplicite? Hanno delle signore con loro?». 
«Quello in diligenza, no», rispose la locandiera. «Ma quello nella carrozza privata, sì. Viene con un bambino, con una bambinaia, e...», concluse, «viene con una moglie». 
La moglie del sindaco si illuminò, la moglie del dottore (presente al colloquio) si illuminò, la locandiera annuì eloquentemente. Nelle menti di tutte e tre lo stesso pensiero prese vita nel medesimo momento: «Vedremo le ultime mode!». 
Un minuto dopo, ci fu un movimento improvviso nella folla e un coro di voci proclamò che i viaggiatori stavano arrivando. 
A questo punto il veicolo era ormai in vista e non ci fu più alcun dubbio. Era la diligenza quella che si avvicinava per la lunga strada che conduceva alla piazza, e fu la diligenza (appena verniciata di un giallo sfolgorante) a depositare i primi ospiti della stagione alla porta della locanda. Dei dieci viaggiatori emersi dallo scompartimento di mezzo e da quello posteriore della vettura (tutti provenienti da varie parti della Germania), tre furono portati fuori di peso e posti sulle sedie a rotelle per essere trasportati ai loro alloggi in città. Lo scompartimento anteriore conteneva solamente due passeggeri: Mr Neal e il servitore che viaggiava con lui. Sorretto da entrambi i lati, lo straniero (la cui malattia sembrò riguardare esclusivamente un piede menomato) riuscì a discendere gli scalini della carrozza con una certa facilità. Mentre si sistemava in piedi da solo con l’aiuto del bastone, lanciando più di un’occhiata paziente verso i musicisti che intonavano per lui il valzer di Der Freischutz , il suo aspetto raffreddò alquanto l’entusiasmo del piccolo circolo di amici riuniti per porgergli il benvenuto. Era un uomo magro, alto, serio, di mezz’età, con freddi occhi grigi e un lungo labbro superiore, con le sopracciglia sporgenti e gli zigomi alti, un uomo che era quel che sembrava: uno scozzese dalla testa ai piedi. 
«Dov’è il proprietario di questo albergo?», domandò, parlando tedesco con fluidità di espressione e distaccata freddezza di modi. «Mi chiami il dottore», continuò, quando il locandiere si fu presentato, «voglio vederlo immediatamente». 
«Sono già qui, signore», disse il dottore, facendo un passo avanti agli altri, «e i miei servigi sono a sua completa disposizione». 
«Grazie», rispose Mr Neal, guardandolo come di solito si guarda un cane che arriva al richiamo del nostro fischio. «Sarò lieto di avere un consulto con lei domani mattina alle dieci a proposito del mio caso. Per il momento la disturberò unicamente con un messaggio che ho preso l’impegno di riferire. Lungo la strada abbiamo superato una carrozza con un signore, un inglese credo, che sembrava seriamente malato. Una signora che viaggiava insieme a lui mi ha pregato di venire da lei non appena arrivato, per assicurare la sua assistenza professionale nel trasporto del paziente. Il loro corriere ha avuto un incidente ed è rimasto indietro lungo la strada, e loro sono costretti a viaggiare molto lentamente. Se si farà trovare qui tra un’ora, potrà riceverli in tempo. Questo è il messaggio. Chi è questo gentiluomo che appare così ansioso di parlarmi? Il sindaco? Se vuole vedere il mio passaporto, signore, il mio servitore glielo mostrerà. No? Desidera darmi il benvenuto e offrirmi i suoi servigi? Sono infinitamente lusingato. Se ha l’autorità per abbreviare l’esibizione della vostra banda cittadina, mi farebbe una gentilezza nell’esercitarla. Ho i nervi fragili e detesto la musica. Dov’è il locandiere? No, voglio vedere le mie stanze. Non ho bisogno del suo braccio, posso arrivare di sopra con l’aiuto del mio bastone. Signor sindaco e signor dottore, non c’è alcun bisogno che ci tratteniamo oltre. Vi auguro buona notte». 
Sindaco e dottore seguirono con lo sguardo lo scozzese mentre saliva claudicante le scale e scossero simultaneamente la testa in muta disapprovazione. Le signore, come al solito, si spinsero oltre ed espressero la propria opinione apertamente e con parole chiare. Il caso in questione (per quanto le riguardava) era il caso scandaloso di un uomo che le aveva oltrepassate senza degnarle nemmeno di uno sguardo. La moglie del sindaco attribuì un tale affronto unicamente all’innata ferocia di un selvaggio. La moglie del dottore espresse un giudizio ancor più duro e lo considerò come la conseguenza della connaturata brutalità di un maiale. 

Questo pezzo è tratto da:

Armadale
Wilkie Collins
Fazi Editore, Ed. 2016
Traduzione a cura di Alessandra Tubertini
Collana "Le strade"
Prezzo 18,50€



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