venerdì 29 gennaio 2016

"La donna in bianco", Wilkie Collins - La mistificazione della verità...



Fonte: Necronomicon

Se mercoledì scorso, per il libro di Morandini, aveva ragione Silvia oggi la ragione è di Nick. Hornby. Quando a Settembre ho recuperato il libro che mi mancava di leggere, della sua raccolta di articoli del The Biliever (Una vita da lettore, Edizioni Guanda), devo ammettere di essere stata un po' scettica riguardo Wilkie Collins. Non è solo riguardo il "romanzo" in generale, quanto per la definizione di "il padre del poliziesco moderno". Ecco, non è facile pensare ad uno che è vissuto alla metà dell'Ottocento, che fra i suoi estimatori contava pure gente del calibro di Dickens e che potesse, a suo tempo, essere il creatore di una tendenza e di un genere così particolare. E, invece, non solo ci riesce egregiamente ma, con qualche escamotage messo ad arte, riesce ad essere anche particolarmente moderno nel suo stile. A suo vantaggio ci sono due fattori in questo caso: il primo è che scrive una storia a puntate per una rivista - e quindi non deve ricorrere alla prosa "sorvegliata e altolocata"- dall'altra una formula particolarmente felice.

Siamo in un periodo non ben specificato e la nostra storia si svolge fra Londra, il Cumberland e lo Hampishire. Tutto comincia una tranquilla notte di fine estate in cui un insegnante di disegno, che torna dalla casa della madre verso il suo appartamento londinese, si prende un bello spavento. In una strada apparentemente vuota, dal nulla, spunta una mano che gli tocca la spalla. Quando si volta, quella mano appartiene ad una misteriosa fanciulla vestita completamente di bianco. Ha bisogno di indicazioni e di compagnia per raggiungere il centro di Londra e, il nostro insegnante gentiluomo l'accompagna dove potrà prendere una carrozza che la porti sana e salva a destinazione. Facciamo un salto nel tempo. Siamo nel Cumberland e il nostro insegnante è lì perché assunto per rimettere a posto delle stampe di pittori famosi e far da insegnante di disegno alle due ragazze che vivono nella casa di Mr Fairy. Sono sorelle per madre e una delle due colpisce subito il nostro protagonista; non è solo la sua bellezza che attira la sua attenzione ma c'è anche altro... Una somiglianza... Laura, la ragazza in questione, è promessa ad un uomo, Sir Percy, da quando suo padre morì - è stato il suo ultimo desiderio -, eppure, l'arrivo di questo insegnante fa nascere in lei un sentimento che non può portare avanti. Sir Percy non sarà giovanissimo e nemmeno il massimo della simpatia ma, è suo dovere, rispettare il volere del padre anche se una lettera mette in dubbio la vera natura del suo promesso sposo e la sconvolge più di quanto ella avrebbe potuto pensare.

Per tutto il resto di quel che vi dirò, tenete presente che "La donna in bianco" è un romanzo uscito dalla fine dell'estate del 1859 fino al novembre del 1860 in puntate settimanali cosa che, è sia punto di forza che una possibile debacle. Perché permette, da un certo punto di vista, ampio margine d'azione all'autore che può permettersi di approfondire le varie situazioni contando sulla diluizione della formula di pubblicazione ma, dall'altro, deve tenere sempre in tensione il lettore perché possa continuare ad essere stimolato per attendere e leggere la puntata successiva. In questo caso ci viene incontro una considerazione che, nel libro di Hornby poc'anzi citato, Nick fa riguardo la narrativa di Dickens. Collins e Dickens capitano in mano a Hornby pressoché nello stesso mese e, da un confronto che ne viene fuori nei mesi successivi, il nostro autore sottolinea che la forza di Dickens nel Copperfield sta nel riuscire a creare migliaia di personaggi ognuno con la sua storia che si presentano come mini-romanzi o racconti. Quindi la trama, che altrimenti sarebbe lineare, si compone invece in questo caso attraverso i segmenti delle storie personali dei vari personaggi in cui il protagonista mano a mano incappa. La formula scelta da Collins è differente anche se molto simile. 

In questo caso, infatti, Wilkie dichiara da dove ha preso spunto per l'organizzazione del testo che viene redatto come fosse la raccolta delle trascrizioni delle deposizioni di un processo. La storia pertanto non ha una sola voce narrante ma diverse e, a questo, si aggiunge anche la caratterizzazione del tipo di narratore dal registro linguistico che viene volta per volta cambiato a seconda di chi depone la sua verità. È simile alla formula dickensiana perché anche qui la trama è composta da segmenti che si devono per forza intersecare ma, in questo caso, sono strettamente correlati uno con l'altro per la necessità di svolgere volta per volta il mistero. Tutto è come ci appare, la nostra realtà è il frutto della sintesi dei nostri sensi veicolati dalle nostre emozioni. Però non sempre quello che ci sembra reale e veritiero è così come noi lo vediamo. Le cose cambiano di prospettiva a seconda di quello che vediamo di ciò che ci accade intorno. Quindi il bello può essere bello solo nella parte che vediamo noi e il buono magari nasconde dei lati bui o una farsa. Collins partendo da assunti simili ricostruisce una vicenda, a tratti a tinte gotiche, che comprende rapimenti, morti sospette, nascondigli e una manipolazione della realtà magistrale e verosimile e ogni volta che, potenzialmente, la storia potrebbe arenarsi, l'autore, con estrema naturalezza, propone ai suoi lettori situazioni risolutive credibili.

Come ci riesce? Semplicemente incastrando una confessione con l'altra; confessione che non inizia mai dove finisce la precedente, come sembra succedere per Dickens, ma che, in maniera dichiarata o no, riprende quello che è stato dichiarato prima completando mano a mano i "momenti bui" della storia ancora non chiariti. A questo aggiungiamo la soluzione modernissima della mistificazione del delitto che si nutre di elementi che ancora oggi vengono usati nelle serie tv, nei thriller e polizieschi moderni. Quindi pensare a Collins come il padre del poliziesco moderno, in un romanzo dove la polizia non c'è, è possibile perché la struttura della trama segue le classiche fasi dell'indagine che oggi affidiamo ai nostri "investigatori letterali". A questo si aggiunge che, il fatto di far parlare tanti personaggi per raccontare la loro verità, aiuta la storia a presentare i personaggi nella loro totalità grazie alle percezioni personali dei singoli narratori. Quindi anche  la caratterizzazione dei personaggi viene costruita come la trama ricomponendola con le percezioni sulla loro natura di ogni narratore.

Nonostante le sue 700 e passa pagine, tutto il romanzo risulta scorrevole e avvincente al punto tale che ci sono dei momenti particolari in cui è difficile chiuderlo e pensare ad altro. La segmentazione dei resoconti garantisce una tensione costante che tiene il lettore sempre in attesa del colpo di scena successivo. E anche quando, ad un certo punto, sembra che l'autore non abbia voluto intraprendere la strada più semplice, lui riesce sempre a cavarsela proponendo una situazione imprevedibile che rende la sua precedente finta leggerezza un'azione dovuta alla visione d'insieme della storia. È un classico affascinante e accattivante che ho sempre avuto in casa da quando Fazi ha rimesso a nuovo le sue copertine, ma che non avevo aperto mai (anche perchè in questo caso l'ho aperto per vedere come iniziava e dopo un paio d'ore stavo già a pagina 100!), e che invece ho decisamente rivalutato - mi ha fatto addirittura venire voglia di rileggere Dickens! -. Quindi non mi sono persa l'ultima uscita di Fazi del 18 Gennaio di "Armedale" che ha un inizio decisamente accattivante e di cui spero di riuscirvi a parlare a Febbraio.

Io fossi in voi uno sguardo lo darei a questo lavoro che si presenta come un classico e che invece riesce ad essere avvincente e mai noioso, poi fate voi... ma sono certa che non vi pentirete se deciderete di seguire il consiglio!
Consigliatissimo,
Simona Scravaglieri


La donna in bianco
Wilkie Collins
Fazi Editore, Ed. 2006
Traduzione di Stefano Tummolini
Collana "Le Porte"
Prezzo 18,50€



Fonte: Letture Sconclusionate




4 commenti:

  1. Vabbè, lo aggiungo a Il cardellino nella sfida "leggi almeno un tomo nel 2016 ché sennò non sta bene verso il 2015".

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    1. ahahahahahahahaah in effetti è un tometto... Però ti assicuro che non si sente affatto. Giuro!!
      E poi sì, tocca leggerlo nel 2016 un tomo del 2016, altrimenti si sentirà trascurato :D
      smk!

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    2. E infatti, guarda, vado subito a bruciare tutti i libri sotto le 500 pagine che ho in casa :P

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    3. Ma figurati... non ti conoscessi ma ti conosco! e so quanto ami tutti i tuoi libri... anche quelli sotto le 600 pagine (non 500) :D <3

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