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Se fossimo ancora all'Accademia di Francia quando Chartier presentava il suo corso, ci saremmo trovati di fronte un uomo che pensava all'oggetto "libro" come un qualcosa di fisico che, cessato il suo lavoro di prima scrittura, lo scrittore lasciava - in quel momento parlava del Don Chisciotte - nelle mani di revisori e impaginatori che, per questioni di resa finale, facevano tagli che potevano influenzare anche il risultato finale del libro. Il libro, come spiegava Chartier, diventava non più del suo creatore bensì il risultato di una collaborazione di un'intera filiera produttiva; ma il "risultato" non era "aleatorio" bensì fisico. Occupava uno spazio, aveva una sua presenza grafica e oggettiva che, insieme al contenuto, contribuiva all'esperienza di lettura di coloro che vi si sarebbero avvicinati.
Sono passati anni da quel lontano 2006 e l'oggetto libro deve dividere il suo spazio con un qualcosa di immateriale come l'ebook, ma le maestranze, quelle che rendono possibile la magia della materializzazione delle storie esiste ancora, ma è diversa. Oggi, Alessandra Selmi attraverso "i dolori di un giovane editor" ci porta per mano dietro le quinte di un mondo che conosciamo solo in parte. Vediamo l'editore e i suoi collaboratori alle fiere e alle presentazioni dei libri, ma in pratica cosa fanno? Oggi si non taglia più in maniera indiscriminata un testo, anche perché oggi l'autore non è più quello di una volta. Il lavoro viene accettato e pubblicato, nelle case editrici serie, in base ai generi trattati dalla casa editrice e sopratutto della collana cui dovrà appartenere. Si deve riguardare fino allo sfinimento, cercando di assicurarsi che non vi siano errori, anche se, come anche Alessandra conferma c'è sempre un bastardissimo errore che si nasconde finché la stampa definitiva non è pronta per la distribuzione verso le librerie! Così l' "Ostia!", messo in bocca all'anziano di un paese sperduto della Provenza, fa sorridere quanto "l'aereo che apparecchia sulla pista d'atterraggio", ma bisogna tenere conto che sono errori che, in quattrocento o seicento e rotte pagine, possono sfuggire. Diverso il caso in cui si manda in stampa non revisionando il testo, allora sì che si può pensare ad un editor in vacanza perenne alle Maldive.
Ma quali sono i veri dolori dell'editor? Lo scrittore in primo luogo. Lo scrittore propone, un tempo timidamente oggi molto meno, nel momento in cui il suo lavoro viene accettato si trasforma e diventa il mostro dell'editor. Correggere, sintetizzare, verificare i contenuti o le eventuali copiature - citazioni, chiamiamole "libere citazioni" - diventa un lavoro improbo che comprende anche il processo in senso inverso - ovvero lo scrittore che corregge l'editor-. Per cui seguono lunghe discussioni su come mettere gli accenti, come riscrivere un concetto, le misteriose sparizioni di pezzi di scritto e le apparizioni di capitoli non previsti. Insomma l'editor è una persona che di propensione fa il pungiball dovendo tenere conto delle indicazioni di scuderia che vogliono un risultato e l'ego dello scrittore che vorrebbe ottenere un tomo degno della Treccani.
Poi c'è un risvolto che potremmo definire un'evoluzione del ruolo dell'editore. Entrambe le figure professionali iniziano la loro carriera perché amano leggere.
Ecco, quando poi, finalmente, la carriera comincia ad avere una sua parvenza di vera e propria esistenza, allora la questione cambia e non poco. La lettura è un piacere e come tale viene gestita nel tempo libero o per occupare i tempi morti. Nel caso di chi lavora nell'editoria non è più propriamente un piacere. Per l'editore dare "l'ok" ad un libro significa far quadrare i conti (prezzo del libro, di produzione, di distribuzione, licenze, diritti etc... etc...) per un editor significa esplorare mondi inesplorati che, non è detto, che gli importasse approfondire.
Così si passa dal romanzo storico al saggio sulle foche monache, per poi tornare all'approccio della rete o sui temi sociali finendo magari per far quadrare un saggio sull'economia. Questo perché da un lato non sempre si riesce a sopravvivere lavorando per un solo editore e, dall'altro, perché la selezione dei manoscritti è vitale e deve essere verificata prima e durante la lavorazione.
Veniamo al dunque: perché leggere questo libretto.
Per divertirsi: leggendo che molto spesso è più facile dire che si fa il killer di professione che spiegare a tua nonna in cosa consiste il tuo lavoro. Per avere la conferma che, fare il proprio lavoro con professionalità, non è una passeggiata e non sempre, nel caso dell'editor quasi mai, porta a soddisfazioni plateali ma che questa "soddisfazione" risiede nel vedere il tuo lavoro, condensato in un gruppo di pagine rilegate, materializzato in una vetrina di una libreria. Quel lavoro sarà un po' tuo e solo tu saprai quanto hai dovuto lavorare per far sì che fosse lì, amato o odiato dai lettori non importa.
Il mestiere dell'editor, come dice ad un certo punto è fatto di viaggi, da una presentazione all'altra, carichi di manoscritti da verificare e da testi da editare il tutto senza mai fermarsi. Se poi alla sera, prima di svenire a letto per la stanchezza, riesci a leggere una pagina di un libro che avevi scelto e comprato, per poterti concedere il lusso di leggere quello che vuoi tu, allora sarai riuscito a farti un vero regalo!
E allora la domanda è lecita:"E così vuoi lavorare nell'editoria?". È un mestiere da veri duri, che quando si guardano indietro avrebbero parecchio da raccontare e Alessandra ha fatto proprio questo!
Divertente fra serio e faceto il racconto di questa esperienza, che ancora continua, nel mondo editoriale si legge con grande facilità. Corredato di un piccolo vocabolario alla fine per comprendere i termini tecnici - non me n'ero accorta e ho passato un'ora a cercare di capire che cosa erano le "vedove"! -. E' stata veramente una lettura interessante.
Buone letture,
Simona Scravaglieri
E così vuoi lavorare nell'editoria
I dolori di un giovane editor
Alessandra Selmi
Editrice Bibliografica, ed. 2014
Collana "I libri di WUZ"
Prezzo 9,90€
Fonte: LettureSconclusionate |
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