Fonte: Risparmio libro |
In quest'ultimo periodo mi sono capitati due libri di cui mi è difficile parlare uno è questo e l'altro è un romanzo giallo - anche se le motivazioni per le quali è complicato raccontarveli sono diametralmente opposte!-. In questo caso il problema è di gusto personale. Oggettivamente in questo libro c'è una storia, ci sono anche dei personaggi perfettamente caratterizzati, c'è anche un "lato oscuro" per ogni personaggio che viene a galla man mano nella storia.
E allora che c'è che non va? Lo so che ve lo state chiedendo! Troppe parole. Non è che proprio abbia "nevicato" a casa Sgambati e che quindi si descriva la capocchia di uno spillo con venti pagine, è diverso qui il problema. Nel pezzo di introduzione c'è un paragrafetto dedicato alle "cose che si sono dette"; ecco è tutto così. Ed è sfiancante, almeno per me, leggere tutte queste ripetizioni che mi ricordano un altro libro simile, solo come scelta narrativa, "Settanta acrilico, trenta lana" che mi aveva altresì costretta a lunghe sessioni di lettura quasi "forzata". Entrambi i libri presi al netto di questo particolare sono validi e, in questo caso, capisco perché MinimumFax abbia deciso di far entrare nella sua scuderia Stefano Sgambati. Testo e anche, in parte, lo stile narrativo ricordano quelli sperimentali di Mc Sweeney's dove la proposta estremamente eterogenea porta a stili simili a questo o diametralmente opposto come avviene ne "La famiglia White" di cui vi parlerò più in là.
Quando ho dovuto assegnare una valutazione a questo libro ho scelto di fare una votazione i più possibile oggettiva e infatti ha preso 4 stelline su 5. Confido infatti sul mio sesto senso, ho sentito più volte parlare Sgambati in relazione a questo libro e credo che il narratore di questo lavoro era così perché il lavoro stesso lo richiedeva e che nel prossimo sarà un nuovo e diverso Sgambati. È una caratteristica degli scrittori quella di essere sempre uguali e diversi ogni volta che si immergono in una storia. Attenderò il prossimo per capire se mi sbaglio oppure no.
Buone letture e buone ferie,
Simona Scravaglieri
1. LA CENA
Non ci potevamo credere.
Lo guardammo. Dentro agli occhi come se volessimo cercare il cervello. Era tutto vero.
Le cose vogliono essere dette. L'illusione che siamo stati noi a dirle crolla nel momento in cui esce di bocca, perfettamente autonome, cullate da una mano di ostetrica troppo sapiente per essere la nostra. Ci usano, sfruttano il nostro apparato fonatorio: solleticano la glottide, si arrampicano sul velo del palato, bussano sui denti, premono contro le labbra e si danno al mondo nella forma di lessemi. Le cose che si sono fatte dire si librano davanti alle nostre facce per farci sapere che oramai è tardi che non si può tornare indietro. È rassicurante questo fatto, almeno per uno come me che in vita sua ha sempre preferito farsi trasportare, piuttosto che trascinare. Le parole sono muscoli involontari e se sto camminando, adesso, a quest'ora, sperando che mia moglie, a casa, stia morendo di preoccupazione, be', è colpa loro.
Lo accogliemmo con una semplicità plastificata. Ci sentivamo a disagio perché mai , da quando eravamo sposati, avevamo accolto una persona "single" a cena. Questo fu, per me e mia moglie, il benvenuto alla "trasgressione". Un uomo molto più grande. con le mani tese nell'atto di porgerci un regalo, come è d'uso quando si viene accolti in casa altrui: una bottiglia di vino rosso, uno Shiraz del Casale del Giglio proveniente dal mio negozio. Prima risata d'ordinanza: il pacchetto gliel'avevo fatto io stesso il giorno prima e quella annotazione ovvia, tra esseri umani troppo adulti, diventò utilissima come antidoto al veleno da imbarazzo.
Questo pezzo è tratto da:
Gli eroi imperfetti
Stefano Sgambati
Minimum Fax Editore, Ed. 2014
Collana "Nichel"
Prezzo 15,00€
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