mercoledì 30 gennaio 2013

Sospensione temporanea

Mi sarebbe piaciuto avere una scorta di post per poter supplire a periodi come questo, come facevo in passato, e invece mi trovo a dovermi prendere una settimana di riposo causa malattia.
Buone letture e buona settimana,
Simona

Lei, bellissima gatta, è Mia trovatella salvata da mio fratello e
dalla sua ragazza da un cassonetto e adottata da
mia madre.
Fonte: LattureSconclusionate

domenica 27 gennaio 2013

L'ha detto....Ignazio Silone

Fonte: Wikipedia


Il destino è un'invenzione della gente fiacca e rassegnata.

Ignazio Silone


venerdì 25 gennaio 2013

"Atletico Minaccia Football Club", Marco Marsullo - L'importanza di sentirsi Mou...


Fonte: Cinque.it

Se questo libro fosse stato scritto da un americano il protagonista magari sarebbe stato un atleta, non l'allenatore. Probabilmente nella normale e, direi, scontata esigenza americana della rappresentazione "dell'autoaffermazione dell'individuo", sarebbe stato un romanzo di un novello Roky. Ma siccome siamo italiani (e per fortuna aggiungerei anche!), e visto che abbiamo l'opportunità di leggere un prolifico autore contemporaneo, giovane (vi lascio i riferimenti del blog in basso) e con uno sguardo abbastanza attento al "modus vivendi" italico degli ultimi anni, in questo libro Vanni Cascione desidera diventare l'allenatore per eccellenza e di fare la differenza dirigendo un gruppo disomogeneo, di possibili disadattati ed emarginati dal business dei campionati più alti, verso la vittoria nei campionati amatoriali del circuito delle periferie campane.

Legge n°1 della Lettrice Sconclusionata: La poesia che da il titolo a questo blog conclude: "Codesto solo oggi possiamo dirti: ciò che non siamo e ciò che non vogliamo". Ecco, io pensavo di sapere che non avrei mai letto qualcosa in cui fosse presente la parola "calcio" ma, Marsullo, è l'eccezione che conferma la regola!
Infatti non solo l'ho letto e ne ho riso, ma l'ho consigliato veramente a tutti come faccio anche con voi. Il punto è che non leggerete solo di uno sport ma soprattutto della sua componente principale e che, di solito, viene associata spesso solo alla religione ed è chiamata "Fede". La "Fede" è quella componente personale che ti fa credere in qualcosa che non c'è o che sai essere irraggiungibile, che ti spinge a alzarti ogni mattina e a cercare di portare a casa la tua giornata da vincitore. E' quella che ci fa sembrare anche le cose più grigie un po' più colorate e ci dice che possiamo andare oltre e fare la differenza. Ma come succede nella realtà, per vivere la favola, bisogna lavorare e impegnarsi, non basta soltanto desiderarla.

Legge n°2 della Lettrice Sconclusionata: Non si vive di solo calcio ma è anche vero che dalle proprie passioni deriva la nostra autodeterminazione come individui. 
Mou è l'ispiratore di questo  improbabile allenatore di calcio. Se il primo ha vinto tanti titoli ed è conosciuto da tutto il mondo, Vanni, il nostro eroe, può vantare al suo attivo solo una notevole quantità di esoneri dalla panchina. Da questo dislivello mostruoso nasce l'autoaffermazione di Vanni che si trova a vincere "se stesso e la fiducia", convinto invece di stare seguendo alla lettera  il proprio idolo, sia nel modo di vestire che in quello di approcciarsi al lavoro. In fondo, è così che ci piace la "favola italiana", meno legata a immagini irreali e dorate e piena delle tarantelle che ogni giorno caratterizzano la nostra vita di tutti i giorni. La favola italiana è un bene che non dura molto e che costa parecchio sudore, è meglio godersela fino in fondo. I nostri amici commenteranno quel che abbiamo fatto e saremo orgogliosi anche del minimo attimo di celebrità di cui potremo aver assaporato il momento.

Legge n°3 della Lettrice Sconclusionata: "La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita" diceva Forrest Gump protagonista dell'omonimo film, e probabilmente dopo questo libro potremmo aggiungere che " Non tutti scelgono la marca giusta, ma non è detto che quella più famosa sia la più buona". 
In effetti Vanni dimostra questo; non importa se non hai uno squadrone di milionari calciatori, l'importante è trovare il modo di vedere quello che hanno da offrire. Qui, vi capiterà di farci caso, non ci sono squadroni di serie A, calciatori di fama o grido ci sono solo leggeri riferimenti. C'è la gente comune, quella che ci rappresenta e che incontriamo ogni giorno, protagonista di una rinascita o rivincita volta a dimostrare che la favola può nascere anche dalle macerie di una squadra che conta un allenatore senza giocatori. 
Quasi a nicchiare che l'eccellenza c'è ed è ovunque , non solo nelle pagine patinate di una rivista di gossip, Marsullo con i suoi 26 anni suonati, e con l'estrema nonchalance che lo caratterizza da sempre, ci insegna questa grande lezione: che quello che vedete in tv, non è la nostra realtà, ma che proprio nella nostra realtà si nascondo le vittorie e il coraggio che certi media mai potranno raccontare, anche ri-filmando una vita reale.

Legge n° 5 della Lettrice Sconclusionata: "La semplicità rende i libri migliori di quelli che hanno bisogno di grandi macchinazioni". 
La grandezza di codesto autore sta proprio in questo: Marsullo è uno che dice pane pane e vino al vino. Non troverete macchinazioni o frasi ad effetto, nonché qualcuno che compare armato di tutto punto e con il coltellaccio in bocca. Non serve, ma non perché si parla di calcio, ma solo perché la storia crea un ritmo costante e ascensionale verso la fine senza bisogno di facili sotterfugi. Quel che è certo è che una morale così seria sarà raggiunta ridendo a crepapelle dei protagonisti di questa storia che a tratti sembrano anche un po' fantozziane caricature contemporanee; anche questa è una caratteristica di Marsullo che, figlio degli anni '80, riesce a sintetizzare quello che è stata la proposta televisiva degli anni successivi traducendola, aggiornata e rivista, in veste contemporanea senza perdere ne di autenticità e nemmeno di originalità.

Legge n° 6 della Lettrice Sconclusionata:"Ma dimenticarsi di dire di che libro si sta parlando o di accennare alla trama, in modo che la gente sappia che cosa eventualmente si appresta a leggere!".
Ah la trama non ve l'avevo accennata? Bene immaginate, una estate calda asfissiante in una località di mare campana chiamata Mondragone. Una televisione accesa, Mourinho che concede un'intervista e un uomo, seduto su una sedia che con il sudore diventerà una contemporanea versione della sindone, lo guarda pensando a quanto sarebbe bello essere come lui e contando le proprie sconfitte nei campionati per i quali è stato più volte esonerato. Una corsa sul lungomare, una telefonata e Vanni viene ingaggiato mentre in casa va in scena la parmigiana al funghetto della moglie Lina. Ma la squadra è tutta da fare, grazie ad un improbabile e trafficone Direttore Sportivo, il cui cognome - "Magia" - è già sinonimo del fatto che, quel che vorrebbe fare, sarà una parziale illusione . 

Per concludere:
- Leggere questo libro è stato divertente e facile anche per me che di calcio non me ne intendo.
- Il fatto che nascondesse una morale, non ha intaccato minimamente la leggerezza e la facilità con la quale Marco Marsullo racconta le sue storie.
- Chiudere questo libro è stato difficile perché è una storia cui t'affezioni proprio perché i protagonisti sono molto più vicini al modo di essere normale di tutti noi.
Il segreto della narrativa di Marsullo forse sta proprio nel trovare l'eccellenza nella vita degli ultimi e di presentare anche la più noiosa morale con un fare ironico e pungente che avrebbe fatto sorridere anche il più severo degli autori dei secoli passati. E la questione interessante è che, questo suo approccio leggero, non è lesivo e nemmeno fuori luogo, ma nel mix che viene creato, la questione della "morale della favola" calza veramente a pennello.
Nell'ultimo capitolo del campionato troverete anche un rimando a "La fattoria degli animali" Orwell, non so nemmeno se lui ci abbia pensato, ma contiene una rilettura della questione "delle leggi che variano" che, con Marsullo e non con l'arrabbiato scrittore inglese, vengono riproposte nel loro "valore assoluto" in una nuova forma che forse ci piace di più.
Non posso non aggiungere che chi non legge questo libro è un Sancerchionese!

Buone letture,
Simona Scravaglieri    

P.s. avevo scritto una recensione compunta delle mie, ma non era in tono con il libro, così stamattina l'ho riscritta di sana pianta.
P.p.s.: se vi state chiedendo il motivo per il quale ci sono tante regole, vi do una dritta: la soluzione la trovate nel libro!


Atletico Minaccia Football Club
Marco Marsullo
Einaudi Editore, ed. 2013
Collana "Stile libero Big"
Prezzo 17,00€

Il blog è qui: Marco Marsullo

Fonte: LattureSconclusionate

mercoledì 23 gennaio 2013

[Dal libro che sto leggendo] Lo spazio narrante

Fonte: Gum Design


Nonostante io sia nemica giurata delle introduzioni, che solitamente consiglio di leggere alla fine di un libro, in questo caso, invece già la lettura di questo pezzo è parte del libro stesso. Un libro ripubblicato da et.Al. ed estremamente piacevole per chi ama queste tra scrittrici e per chi vuole approfondire la conoscenza del loro lavori. Come detto è un libro che si presenta nei modi tipici del periodo nel quale è stato scritto, ma non per questo non manca del fascino di una studiosa che ha amato i soggetti del suo studio.
Forse è questa la molla che dovrebbe spingere a leggerlo o forse solo sapendo di affrontare un libro che si presenta come una piacevole sfida, dopotutto, zia Jane l'avrebbe presa così!
Buone letture,
Simona Scravaglieri

La più semplice definizione che si possa dare di un' opera narrativa è forse quella proposta da Scholes e Kellogg: "Perché una composizione sia narrativa non occorre niente di più e niente di meno che una voce narrante e una narrazione". Ma non appena questi due elementi ci vengono dati, ecco che subito ne appare un altro: il destinatario della narrazione, l'ascoltatore; è il suo desiderio che evoca la storia. Senza la curiosità del re, non avremmo le mille e una storia di Shahrazad. Fra la voce narrante e il desiderio di ascoltare si stabilisce unna tensione, una distanza, in cui germina la storia.Questa tensione, questa distanza è la prima struttura spaziale - anche se si tratta di uno spazio puramente virtuale - dell'opera narrativa. Ma spesso questo spazio virtuale ha una sua rappresentazione narrativa: è la stanza in cui si trovano Shahrazad e il re, o è la villa nella campagna fiorentina dove si raccoglie, per sfuggire alla peste, la brigata del Decamerone. Solo quando e finché voce narrante e desiderio di ascoltare si trovano insieme in quella stanza o in quella villa le storie vengono narrate. Le storie però si svolgono in uno spazio che è esterno al luogo chiuso - letto, stanza o castello che sia - dove avviene la narrazione: esse ricostituiscono anzi quel mondo che è stato chiuso fuori. Così il mondo precluso dalla peste ricompare nelle novelle.
Il re e Shahrazad (come la brigata fiorentina) sono il centro di due spazi diversi: la stanza in cui si narra e il mondo narrato che la circonda con i propri confini magici e reali; in questo modo le storie disegnano l'orizzonte a cui la stanza ha chiuso ogni altro accesso. La narrazione si articola e si svolge proprio nella separazione e nella relazione fra questi due spazi.
La figura di un luogo chiuso dove si narra nasce dall'origine orale della narrazione: è l'immagine di quello spazio che stringe insieme la voce narrante e il suo ascoltatore. Come se, una volta compiuto il passaggio dalla cultura orale alla letteratura, la narrazione scritta si sentisse in dovere di raccontare non solo la storia, ma anche la narrazione della storia e di perpetuarne dentro di sé il luogo originario.
Man mano che l'origine orale della narrazione si allontana e si perde, e la scrittura diventa la forma naturale in cui si cala la storia, come come avviene nel romanzo, le sue figure nella stanza cominciano a muoversi più liberamente e a dissiparsi: il loro spazio si dilata fino a coincidere con lo spazio in cui le storie si svolgono (è il caso del castello di Sade, dove avvengono insieme storie e narrazione, e il mondo esterno è abolito), o fino a oltrepassarlo, così che il rapporto si rovescia e il gioco in cui la storia si svolge è a sua volta contenuto e racchiuso dentro allo spazio in cui si muovono narratore e ascoltatore.
Ma, quale che sia la configurazione, il gioco fra spazi distinti continua ad essere una dette strutture nascoste della narrazione.
Un esempio singolare di questo rapporto è, fra quelli studiati in questo libro, il romanzo di Emily Bronte.
In Wuthering Heights, 1a voce narrante, si distingue dalla voce dell'autore (diversamente dai romanzi di Jane Austen), fino a contraddirne lo stile, il pensiero e la comprensione degli eventi. Per di più, nel corso del romanzo, questa voce cambia, e nel momento in cui cambia (quando cioè passa dal primo narratore al secondo) produce dentro al romanzo il proprio ascoltatore, che, oltre al primo narratore è anche il trascrittore finale della storia; o meglio, come sempre avviene, è il desiderio del primo narratore di conoscere veramente (e trascrivere) la storia, che spinge il secondo a raccontare.
A questo punto, lo spazio in cui si svolgono gli eventi e quello in cui vengono narrati, sembrano coincidere: di fatto, ci accorgiamo che questo spazio è diviso in due luoghi, e che solo in uno di questi la storia viene raccontata, per la maggior parte del tempo. In tal modo vengono di nuovo distinti il luogo in cui la storia si svolge dal luogo in cui la storia si narra.
Queste riflessioni preliminari ai tre studi che qui si propongono, vogliono indicare qual è stata l'intenzione che li ha raccolti. Ho voluto cercare, per ciascuna delle tre opere, quale fosse il rapporto che unisce lo spazio narrativo alla narrazione, intendendo per spazio narrativo non solo il luogo in cui avvengono i fatti narrati, ma il luogo d'incontro fra voce narrante e desiderio di ascoltare; e il complesso gioco che s'instaura fra di essi.
Due preziose indicazioni per questo studio sono state le opere di Jurij Lotman e di Ludwig Binswanger. Il primo ha tradotto lo spazio narrativo in termini che permettono di liberarne la sottile struttura dalla figura del paesaggio in cui i personaggi si muovono. L'altro mi ha spinta a cercare per ognuna delle tre scrittrici esaminate, quel "progetto di mondo" che prende forma nello spazio narrativo della sua opera. Solo a questa luce, infatti, lo spazio narrativo acquista tutto il suo significato, ed è proprio l'affinità fra lo spazio narrativo e il "mondo" dell'autore che spiega la solidarietà fra la struttura del luogo in cui la narrazione si svolge e la struttura della narrazione stessa. Ed è ciò che pone lo spazio fra le voci narranti della storia.

Ginevra Bompiani, Roma 1978

Questo pezzo è tratto da:

Lo spazio narrante
Jane Austen, Emily Bronte, Sylvia Plath
Ginevra Bompiani
Et.Al. Edizioni, Ed 2012 (ristampa della precedente del 1978)
Prezzo 14,00€

domenica 20 gennaio 2013

L'ha detto... John Adams

Immagine presa da qui

La felicità della società è la fine del governo. 

 John Adams

venerdì 18 gennaio 2013

"Mozart", Paolina Leopardi - Come in un romanzo...

Fonte: Le pagine della mia vita


A volte capita di parlare di qualcuno, in particolare di un autore o di un libro, e di lasciare incuriosito chi ci presta ascolto. È dovuto spesso alla passione che ci si mette a colpire l'uditorio ma, a volte, gioca un ruolo fondamentale anche lo stile narrativo che si utilizza. Si può scegliere di riassumere una vita per date o per punti cardine della stessa o anche solo per i fatti che noi riteniamo importanti.
Ecco, in questo caso, questi fatti, marcati come "importanti", non lo sono propriamente tutti e, alcuni, assumono le fattezze di "amenità folkloristiche". Fatto sta che il "Mozart" che Paolina ci fa conoscere, rimarrà con me - e non solo con me - per parecchio proprio perché raccontato in questo stile informale e se fosse stato scritto nella forma che ci si aspetterebbe da una autobiografia, probabilmente sarebbe rimasto relegato nell'elenco infinito dei titoli, pari genere, associati alla vita di questo compositore geniale. Invece, lo stile narrativo scelto da Paolina è completamente diverso da quello che ci si aspetterebbe anche da una da una Leopardi.

Nelle intenzioni dell'autrice sembra esserci da un lato l'ansia di raccontare ai propri lettori una vita eccezionale e di farla discendere da una famiglia unita che si spende per il talento dei propri figli. Dall'altro, quasi in forma maniacale, quella di trasmettere la passione che lei prova per questo personaggio che un po' mitizza. Così il giovane che, coraggiosamente gira l'Europa da una corte all'altra è, nella sua figura di paladino, mitigato dall'immagine del padre bloccato a casa dagli acciacchi della vecchiaia che, dopo aver letto i suoi resoconti dalle lettere, occhieggia quasi disperato -per non poterglieli portare- i pantaloni turchini del completo da esibizione che il figlio ha dimenticato a casa. La contrapposizione delle immagini fa sorridere e anche tanto; ma il punto è che Paolina vuole dare un suo contributo al genere e lo fa con una forma completamente nuova che unisce l'iniziale formazione base, avuta insieme al fratello, e la successiva - le donne, all'epoca non avevano grandissime opportunità di studiare oltre il minimo - fatta di letture, quasi di nascosto, dei romanzi. Non è un caso che, mentre si legge,al lettore venga in mente di paragonarla a Charlotte Bronte o ad altre scrittrici del periodo; questo avviene proprio perché il suo stile narrativo ricorda quelle regole di narrazione che appartengono al romanzo e meno alla saggistica. Alla narrazione aggiunge poi anche il proprio punto di vista. Così il padre di Mozart, da tutti conosciuto come avaro e sfruttatore, diventa un amorevole genitore che gioisce per le attenzioni, dei potenti, ai figli e che si premura che essi possano, un domani, potersi mantenere. In questo caso, non le si può contestare la scelta, perché mette, a commento di questo suo pensiero, una nota corposa ove riferisce anche diverse letture del comportamento di questo padre.

Ma c'è un punto dove la magia di Paolina diventa più incisiva ed è quando finalmente Mozart si costruisce una vita propria. Alcuni dicono che potrebbe a questo punto aver ricostruito una vita che desiderava e che relegata a Recanati non poteva avere. A me, piace pensare che invece l'eroe della musica, ad un certo punto si sia svestito dai panni del mito, divenendo uomo e diventando "altro" ovvero un compositore che attinge dalla propria esperienza personale creando lavori eterni proprio perché sentiti e vissuti fino all'ultima nota.
È un eroe diverso e più umano, che racconta agli uomini e alle donne del suo tempo i "fatti della vita" in forma di note e trasforma ciò di cui non è bello parlare in pubblico- l'amore passionale ad esempio - in un qualcosa che non solo sia accettabile ma anche eterno. Per lungo tempo, la formazione personale, era affidata alla formazione materna, allora ancora molto scarsa e riservata alle mere questioni di etichetta ed una giovane aveva pertanto come unica fonte di creazione di idee su "quegli argomenti" solo dai discorsi delle amiche, che Paolina non aveva quasi mai a portata di mano e nell'unico luogo dove invece di queste cose si parlava, i romanzi. 

Probabilmente è proprio sulla scia di queste possibili considerazioni che questa biografia non si pone al suo lettore come un classico panegirico accademico. E stupisce che le descrizioni dei luoghi siano così precise, nonostante ella da Recanati non si sia mai spostata, siano così accurate. Ma Paolina non si lascia cogliere impreparata, prima di mettere su carta, ha studiato e si è informata sulle mosse del suo eroe e sui luoghi da lui frequentati con le stesse modalità descritte nell'ottima introduzione a questo libro in cui si narra del suo grande dolore alla improvvisa scomparsa di una grande soprano del periodo, che non ha neppure avuto l'opportunità di sentire direttamente ma della quale, attraverso i resoconti richiesti a conoscenze dirette ed indirette, sa praticamente tutto. Ed è la stessa cosa che avviene per questo saggio, dove i vari tasselli vengono messi meticolosamente insieme per la ricostruzione del puzzle del quadro di una vita.
Per queste motivazioni, oggi, non vi propongo un lavoro che ostinatamente rifiuta di farsi leggere ma una storia che scivola serenamente verso la fine, con il suo essere a tratti divertente, in altri quasi avvincente e, infine e sopratutto, molto sentita. Che sia perché riflette ciò che Paolina avrebbe voluto per lei e il fratello o per altri motivi che vi ho sin qui riportato, in fondo, non incide nel libro che vi propongo perché, nel far sua questa storia, essa riesce anche a distaccarsene, quasi col cipiglio dello studioso, e solo in pochi punti compare con la sua sensibilità e con la sua femminilità. È trascritto in una forma piacevole e quando sarete alla fine un po' vi dispiacerà di chiudere il libro, lasciare questo Mozart e anche la diligente scrittrice che ve ne ha narrato le gesta.
Buone letture,
Simona Scravaglieri


Mozart
Paolina Leopardi
il notes magico Edizioni, ed. 2010
Collana "La biblioteca di Mercurio"
Prezzo 8,00€


Fonte: LettureSconclusionate



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Arriva...ma più tardi...

Fonte: Occhi sull'eterno

Per questioni personali il post odierno uscirà, ma nel pomeriggio.
Buone letture,
Simona Scravaglieri

mercoledì 16 gennaio 2013

[Dal libro che sto leggendo] Da Gorky a Pasternak. Conversazioni sulla letteratura sovietica.


Gustaw Herling
Fonte: WIZJA LOKALNA
Quella che vi presento oggi è una vera chicca, in linea con il mio essere desueta rispetto ai trend dei blog che parlano di libri. Questo è un testo del 1958 e alla fine di questo pezzo la domanda che sorgerà è "ma la settima??". Della settima morte di Massimo Gorki, come s'usava scrivere allora traducendo in italiano tutti i nomi stranieri, parleremo nella recensione. Ma nel frattempo vi lascio a gustare questo accenno di un tempo che fu, quando si scriveva di storia per diletto o per passione e non per vendere.
Per chi non conoscesse Herling, un piccolo sunto veloce scevro di date che sicuramente troverete in giro in siti specializzati. 
Herling, di nascita polacca, fu prigioniero nell'ultima guerra mondiale nei Gulag russi per gli stranieri. Uscitone quasi miracolosamente promise ai suoi compagni di scrivere di loro perché tale follia non andasse dimenticata. Per lungo tempo visse fra Spagna e Inghilterra scrivendo e lavorando per le stazioni radiotelevisive, ma in precedenza con il suo battaglione partecipò in Italia alla battaglia di Montecassino e fu lungamente ricoverato in un ospedale di Salerno. Nel suo peregrinare fra Inghilterra e Spagna sposa la sua giovane compagna con la quale condivide la sua scrittura oltre le origini di nascita. Lei muore e come in un brutto sogno Herling si trova solo e non ha più ragione di stare in Inghilterra e parte per la Spagna per stabilirvisi. E' lì che qualche anno dopo conobbe la famiglia  di Benedetto Croce e s'innamora di una delle due figlie, Lidia, che successivamente sposerà e da cui avrà due figli. Scriverà "Un mondo a parte" dedicato a quel periodo nero che fu la prigionia nei gulag, "Diario scritto di notte" pubblicato solo in Polonia come opera unica in sei volumi, mentre nel mondo fu pubblicato raccogliendo racconti e riflessioni in più raccolte di racconti come: Pale di Altare, Don Ildebrando e altri racconti, Ritratto veneziano e altri racconti e altri ancora.

Se siete curiosi di approfondire questo è il tag: Il sottile filo di Arianna...Herling

LE SETTE MORTI DI MASSIMO GORKI 
Alcuni mesi or sono è apparso sul « Mondo», un articolo di Aldo Garosci sul libro dell'Hernandez, nel quale il Garosci cita il giudizio di un giornalista francese che «l'histoire, décidement, ressemble de plus en plus à un roman policier ». Da questo, e dalla notizia pubblicata sulla « Literaturnaia Gazeta» del dicembre 1953, che « nell'Unione Sovietica mancano i, romanzi polizieschi tipo Conan Doyle» è nata l'idea del seguente racconto sulle sette morti di Massimo Gorki. 
CAPITOLO I
Morte numero uno. Gorki è morto nel 1936. La sua morte fu descritta come morte naturale, e la cerimonia funebre sfruttata al massimo come manifestazione del comunismo internazionale. Basti ricordare che Gide fu invitato a Mosca proprio in occasione di quél funerale e subito dopo iniziò il suo famoso Retour de l'URSS. La « Pravda» pubblicò allora il seguente comunicato: «Il Comitato Centrale del Partito e il Consiglio dei Commissari del Popolo annunciano con profondo dolore la morte del grande scrittore russo, geniale artista del linguaggio, amico devoto delle masse operaie, combattente per la vittoria del comunismo - compagno Alexey Maximovitch Gorki - che ha avuto luogo a Gorki presso Mosca il giorno 18 giugno 1936 ». Il «Bollettino medico sulla morte di A. M. Gorki », pubblicato il 20 giugno, informava che Gorki si ammalò ancora il primo giugno «di grippe, la quale si complicò in seguito a catarro delle vie respiratorie superiori, e della congestione catarrale dei polmoni. Il decorso della malattia era grave a causa" del cronico disturbo del cuore e delle vie sanguigne nei polmoni, in connessione col vecchio processo di TBC", e la morte avvenne" in seguito a paralisi del cuore e delle vie respiratorie " ». Il bollettino fu firmato dal ministro della sanità del Cremlino Chodorov, dai professori Pletnev, Lang, Konchalovski e Speranski, dal dottor Levin e dal professor Davidovski, che fece l'autopsia. 
Morte numero due. Due anni dopo, nel marzo 1938, cominciò l'ultimo processo di Mosca contro Bucharin e il suo blocco destro-trotzkista. Durante gli interrogatori pubblici l'ex capo della NKVD, Jagoda, fece la confessione sensazionale di aver assassinato Gorki. Dichiarò di averlo fatto in un modo veramente ingegnoso ed originale, ordinando cioè al segretario di Gorki, Kriutckov, di procurare a Gorki Un raffreddore, e a due dottori del Cremlino, Levin e Pletnev, di usare, nell'assistere il grande scrittore sovietico, un sistema sbagliato di cura. In seguito a questo piano Gorki avrebbe preso una polmonite e sarebbe morto. Il segretario di Jagoda, Bulanov, durante il processo fece una confessione molto importante: «Il professore Pletnev,il dottor Levin e il segretario di Gorki, Kriutckov, presero parte diretta nell'assassinio di A. M. Gorki. Io, ad esempio, testimoniai personalmente come Jagoda chiamasse di frequente Kriutckov ordinandogli di procurare a Gorki un raffreddore, di farlo ammalare in un modo o in un altro. Jagoda insisteva sul punto che lo stato dei polmoni di Gorki era tale che ogni malattia presa in seguito a un raffreddore avrebbe aumentato le possibilità della sua morte. Il resto sarebbe stato fatto da Pletnev e da Levin che avevano istruzioni in proposito ».

Morte numero tre. Durante la guerra fu pubblicata a Voronezh, nel 1940, una raccolta di articoli e di memorie in onore di Stalin. Il segretario privato di Stalin, Poskrebyscev, contribuì a questa mirabile antologia, insieme a B. Dvinsky, con un saggio intitolato Il maestro e l'amico dell'Umanità, nel quale egli ritornava, almeno in modo semi-ufficiale, alla versione della morte naturale di Gorki. Diciamo «almeno semi-ufficiale », perché è estremamente importante per la nostra indagine ricordare chi fosse il compagno Poskrebyscev. Nella scala di poteri del Cremlino egli non era soltanto un modesto segretario privato come i suoi uguali in Gran Bretagna o negli Stati Uniti. Egli era l'eminenza grigia dell'apparato politico sovietico, il capo dell'onnipotente segreteria privata di Stalin, l'anonimo ma nondimeno il vero alter ego di Stalin. E non è dunque da meravigliarsi se dopo la morte del «maestro ed amico dell'umanità» i suoi successori Malenkov, Beria e Molotov abbiano seguito per il suo servo fedele l'antico rito della concremazione, almeno politica. 
Morte numero quattro. Per la quarta versione della morte di Gorki dobbiamo esser grati a Herbert Morrison. Nel 1951 egli fu invitato, nella sua qualità di ministro degli affari esteri britannico, a scrivere un articolo sulla « Pravda », per dimostrare in tal modo l'assoluta libertà della stampa nella Russia, sovietica. L'articolo fu scritto, spedito e pubblicato; ma il suo autore compì una lieve scorrettezza verso le buone ,usanze giornalistiche: invitato a dimostrare dinanzi a tutto il mondo l'assoluta libertà di stampa nell'Unione Sovietica, egli adoperò invece le colonne della «Pravda» per condannarne l'assoluta mancanza di libertà. La direzione della «Pravda» aggiunse all'articolo una nota piena di indignazione nella quale leggiamo: «La libertà di parola non esiste in Russia per gli incorreggibili criminali, per gli agenti sovversivi, i terroristi e gli assassini inviati nel nostro paese dallo spionaggio straniero, dai gangsters che tentarono di uccidere Lenin, che uccisero Volodarsky, Uritsky e Kirov, che avvelenarono Gorki e Kuibyscev ».
Val la pena di notare che, malgrado la somiglianza sostanziale tra la morte n. 2 e la morte n. 4, c'è tra di loro una differenza abbastanza significativa: nel 1938 Gorki è stato assassinato con un espediente medico, nel 1951 invece è stato semplicemente avvelenato. Quanto agli esecutori, la differenza tra le due versioni non ci sembra essenziale: dopo tutto l'intero blocco bucharinista era  secondo la classica formula di Vyscinski un semplice strumento nelle mani dello spionaggio straniero. 
Morte numero cinque. L'anno in cui, grazie all'articolo di Morrison, abbiamo appreso la notizia dell'avvelenamento di Gorki fu anche l'anno nel quale venne celebrato il quindicesimo anniversario della sua morte. Neppure uno dei numerosi elogi commemorativi nella stampa sovietica accenna alle circostanze misteriose della morte dello scrittore. Che è un tacito ritorno alle morti numero 1 e 3.

Morte numero 6. La più recente edizione della Grande Enciclopedia Sovietica, la seconda edizione del 1952, in un lungo articolo su Gorki fa un breve accenno alla sua morte: «Il 18 giugno 1936 Gorki ci lasciò. Fu assassinato dai nemici del popolo dell'organizzazione destro-trotzkista, dagli agenti imperialisti contro i quali egli combatté con tanto coraggio. Poco prima, nel 1934, questi stessi avevano ucciso il figlio di Gorki, Maksim Peskov». Da un altro passo dello stesso articolo apprendiamo che durante la sua «ultima malattia» Gorki fu ancora in grado di leggere il progetto della nuova costituzione staliniana pubblicato nella « Pravda ».
La morte numero sei, riprende essenzialmente entrambi le versioni delle morti n. 2 e n. 4, con la sola differenza che non definisce più con esattezza se il colpo mortale gli fu inferto per mezzo di un raffreddore con complicazioni polmonari, o per mezzo dell'arsenico senza alcuna complicazione. Tuttavia, l'accenno all'ultima malattia di Gorki può essere o un delicato ritorno alla morte medica numero due, o un incauto lapsus di linguaggio sorto sotto l'influenza della concorrente linea delle morti n. 1, 3 e 5. La prima di queste possibilità sembra più plausibile, perché convalidata da quel che nello stesso anno, 1952, scrive la Russkaia Sovietskaia, Literatura di L.L Timofeiev, un manuale per l'ultima classe dei licei sovietici, autorizzato dal Ministero della Pubblica istruzione della RSFSR: «I sicari!I quali sono riusciti ad infiltrarsi nell'ambiente di Gorki, hanno gradualmente indotto Gorki ad una malattia mortale, che troncò la sua vita il 18 giugno 1936 ». 
Questo è tutto il materiale ufficiale di cui noi disponiamo nella nostra indagine poliziesca. È evidente che con un materiale cosÌ scarso, invece di porci la domanda: Chi ha ucciso Gorki? o: Fu Gorki ucciso?, è molto più prudente cercare di risolvere il problema: perché durante i 18 anni che sono trascorsi dalla morte di Gorki due versioni, completamente diverse, sulle circostanze della sua morte siano statè offerte al pubblico per ben sei volte. [...]

Questo pezzo è tratto da:

Da Gorki a Pasternak
Conversazioni sulla letteratura sovietica
Gustavo (Gustaw) Herling
Opere nuove Edizioni, ed. 1958

lunedì 14 gennaio 2013

Diario di un mese di libri... Dicembre 2012

Immagine segnalatami da una carissima amica Maria Angela
e scaricata dalla pagina fan su Facebook
"Il nostro sussidiario illustrato dell'Italia"

Libri comprati
"Wolfango dipinto di blu", Elvio Calderoni - Miraggi Editore
"Fenomenologia di Youporn", Stefano Sgambati - Miraggi Editore
"Passaggio di testimone", aa.vv. - Navarra Editore
"Il tempo è un bastardo", Jennifer Egan - Minimum Fax Editore
"Nato Casal di Principe", Amedeo Letizia e Paolo Zanuttini - Minimum Fax Editore
"Sofia si veste sempre di nero", Paolo Cognetti - Minimum Fax Editore
"Lo scrittore e l'altro", Carlo Liscano - Lavieri Editore
"Enigmi e Misteri", AA.VV. - Polillo Editore
"Grazie Jeeves", Pelham G. Wodehouse -Polillo Editore (regalo da fare)
"Quattro soli a motore", Nicola Pezzoli - Neo edizioni
"Eroine", Claude Cahun - :Duepunti Edizioni
"Tutti i ragni", Vanni Santoni - :Duepunti Edizioni
"Segnali che precederanno la fine del mondo", Yuri Herrera - Nuova Frontiera Edizioni

Ebook comprati
"Starter Kit per Blogger", Marco Freccero - 40 K Unofficial Editore
"Il giornalista fantasma", Carlo Felice Della Pasqua - 40 K Unofficial Editore
"Twitter, news e comunicazione", Barbara Sgarzi - 40 K Unofficial Editore
"Pinterest il potere delle immagini", Chiara del Ben - 40 K Unofficial Editore
"Elogio degli e-book", Mauro Sandrini - Homeless Book
"Social media marketing", Matteo Ruboli e Irene Iaccio - Editore Amazon
"Camper e altre storie", Marco Rinaldi - Editore Amazon
"La società dei dati", Vincenzo Cosenza - 40 K Unofficial Editore
"Vite da precari", aa.vv.- Castellovolante Editore (Gratis su Kindle store)
"Voi siete qui", Matteo Caccia e Tiziano Bonini - Narcissus Self publishing (Gratis su Kindle store)
"La donna in bianco. Libro primo", Wilkie Collins - Fazi Editore (Gratis su Kindle store)
"Il tempo della verità", Glenn Cooper - Casa Editrice Nord (Gratis su Kindle store)
"Per una cipolla di tropea", Alessandro Defilippi - Mondadori Editore (Gratis su Kindle store)
"Che casino, Kowlaski", Antonio Chiconi - Koi Press Editore (Gratis su Kindle store)
"Ti faccio un thriller", aa.vv. - Castellovolante Editore (Gratis su Kindle store)


Libri/Ebook letti:
"Starter Kit per Blogger", Marco Freccero - 40 K Unofficial Editore
"Il giornalista fantasma", Carlo Felice Della Pasqua - 40 K Unofficial Editore
"Twitter, news e comunicazione", Barbara Sgarzi - 40 K Unofficial Editore
"Pinterest il potere delle immagini", Chiara del Ben - 40 K Unofficial Editore
"Segnali che precederanno la fine del mondo", Yuri Herrera - Nuova Frontiera Edizioni
"I delitti di Praed Street", John Rhode - Polillo Editore
"Per una cipolla di Tropea",  Alessandro Defilippi - Mondadori Editore
"Che casino, Kowalsky",Antonio Chivoni - Koi Editore


E siamo al resoconto di Dicembre. La lista dei titoli comprati risente della Fiera della piccola e media editoria ("Più libri, più liberi") mentre quella degli ebook delle offerte che ho trovato su Amazon (molte, come potete vedere gratis, o sotto l'euro). Sono consapevole del fatto che molti storceranno la bocca, della serie "ecco la classica utente Amazon che rovina, trascurandole, le librerie e la libera circolazione degli ebook!" ma, a mia discolpa, vorrei specificare che non ho un Kindle bensì un Ipad (e giù con "cattiva utente Apple"- ma non vi sta bene nulla!) quindi avrei potuto comprarli ovunque al medesimo prezzo. In più, sul pad, ho caricato quindici emulatori per leggere vari formati di piattaforme diverse! Anzi, apriamo una piccola parentesi, dicendo che ultimamente, e sempre più spesso, si leggono pezzi (articoli, post etc.) in cui, parlando della chiusura di librerie storiche e di calo di vendite di libri, si sottolinea la colpa di Amazon e della sua vendita "massificata di ebook" - l'anno scorso erano i libri oggi sono gli ebook! - operata anche attraverso la diffusione del famoso Kindle. Urge ricordare a tutti coloro che si mettono la fascia dell'impegno quasi "civile e civico" su questa partita che, sebbene Amazon lo abbia venduto su vasta scala contando sulla cerchia dei suoi utenti, non è il Kindle il primo apparato comparso sul mercato italiano e che i primi e-reader che si sono visti in vendita in precedenza si trovavano, e ci sono ancora, sullo store de LaFeltrinelli a prezzi più o meno accessibili (mi sembra a 189€ circa). Al contempo, il primo software per leggere ebook, annunciato su vasta scala - ricordo ancora il giorno in cui si fece questa discussione sulla relativa pagina fan -, è di Mondadori e si chiamava, anzi si chiama visto che io ancora lo utilizzo, Bluefire (prevede anche che ci si iscriva su una sezione di Adobe Acrobat). 
Sembra una stupidaggine, ma leggendo detti articoli, vi renderete conto che vista così la cosa assume un che di grottesco. La Politkovskaja, in merito alla questione cecena, diceva, nel suo libro "Cecenia il disonore russo", che "lo strumento di dominazione sul popolo russo si basa sulla paura, c'e' necessità di creare l'immagine di qualcuno che è cattivo e pericoloso, per distrarre il popolo dalla imposizione del potere e dalla censura". Ecco, qui da noi, invece di questionare sul fatto che i libri costano troppo e che, grazie alla legge Levi, c'è un livellamento, quasi un cartello di prezzi imposti, che fa sì che le librerie - anche quelle che che oggi chiudono - siano dei bellissimi campi di copertine tutte a sconto fisso al 15% si trova sempre un nemico da indicare cosicché tutto il resto passi in secondo piano. Ma vi siete mai domandati che senso ha, avere a disposizione libri che escono già con la "pecetta" di sconto? Per contro i libri dei piccoli e medi editori rimangono, nelle stesse librerie, introvabili o mescolati insieme ad inutile ciarpame e quindi sempre difficili da reperire! 

Altro discorso che ha parzialmente occupato la rete a Dicembre, è quello iniziato a Librinnovando di Novembre: "Il ruolo del blogger". La cosa divertente, ma davvero spassosa, è che molti giornalisti non hanno ben chiaro che cosa sia un blog o un sito che si occupa di libri. E questo mi fa pensare alle ragioni di Carlo Felice Dalla Pasqua che ne "Il giornalista fantasma" sottolinea questa distanza fra la figura classica del giornalista di redazione che rimane arenata, molto meno spesso oggi per fortuna, a vecchie convinzioni mentre il mondo del precariato o freelance che, per ovvi motivi, vive e si alimenta sulla rete ed è sicuramente più aggiornato. Per il momento sembra, dai pezzi che sono stati scritti su qualche giornale, che la questione "Blogger cattivo e incompetente che cerca di fare il critico da pagina tre della cultura" sia un concetto al momento accantonato. Ma non lo è per motivi di riflessione e studio su quello che i blogger fanno o di accettazione di una nuova figura, ma solo perché, per chi lavora nel mondo del giornalismo standard, tale problema, per i motivi citati - ovvero "creazione del nemico"-, è superato relegandolo a diatriba in carico ai colleghi che si occupano di critica. E allora, di cosa hanno parlato? 
Tra i vari articoli capitati fra le mani (me li tengono da parte per potermi dire "Tieni guarda che dicono di voi!" quasi appartenessi ad una setta o razza diversa!) quello che ha attirato la mia attenzione è quello scritto su "Il giornale" da Pier Francesco Borgia: "Il blog il migliore piazzista di libri" . A parte "l'Oscar per la peggiore descrizione" che avrei dato al giornalista per la parentesi a spiegazione di cos'è "Finzioni"- che trascrivo "una sorta di giornale on line che si occupa prevalentemente di cultura" -, non si parla di contenuti di quel che si scrive ma solo di vendite. Il concetto deviato all'italiana è che se non lo fai per farti vedere (come dice anche Marco Freccero nel suo "Starter kit per Blogger", concetto in parte opinabile che prescinde dal valore base di internet ovvero la condivisione gratuita di contenuti) lo fai per vendere. Non ci sono altre possibilità. E pare che il "valore del blogger" non sia misurato in contenuti che propone, ma solo da valori che si possono inserire su un foglio Excel. Pertanto, passa quasi in secondo piano la questione che secondo me è di primaria importanza, ovvero l'interrogativo sull' "etica" riguardante la proposizione, ai propri lettori, non solo i libri "belli bellissimi" (leggi con voce stridula e leziosa) distinguendoli da quelli "brutti o bruttissimi". Quindi, in un incontro come quello che si è tenuto a "Più libri più liberi" - che non è la prima volta che affronta in seminari il tema di blog letterario-, l'Etica diventa secondaria, della serie "se nei Blog primi in classifica non si citano libri brutti perché lo dovrei fare io?", si bypassano anche tutta una serie di altre problematiche che si affacciano in questo mondo. Tra queste, la questione della distinzione fra blog che parlano di libri e quelli che "copiano e incollano sinossi"  e si celebra e ci si inchina al mito, di qualsiasi natura sia e qualsiasi siano i contenuti, che propone futilità nicchiando alla pratica del commento insipido del tipo "ma quanto sei bravo/a!! ti leggo sempre sempre sempre"(anche questo leggetelo con vocina stridula!) tralasciando la questione del generale appiattimento della proposta dei blogger che, sulla scia di quello che fanno i blog più in vista, è sempre più volta a ciò che c'è di famoso in circolazione e sempre più ignara di realtà più piccole (che dovrebbero essere punto centrale di una fiera della piccola e media editoria!) ma che, nel campo delle proposte letterarie, sono delle vere e proprie eccellenze.

Mi rendo conto di essere "fuori dai giochi" perchè, come mi fanno notare dei cari amici, non commento libri di grido o lo faccio con ritardo, leggo editori che non tutti conoscono e libri che non sono nelle top ten delle classifiche e in più, se questo non bastasse, pubblico anche recensioni negative. Avrei potuto scegliere la strada più facile, ovvero quella di scrivere solo delle belle letture, ignorando completamente la pratica del citare quelli che invece, secondo me, non vanno ma se porto avanti questo spazio è perché qui metto tutto quello che in giro non trovo e avrei, invece, gradito leggere, ovvero, un punto di vista che cerca di essere onesto. E' anche vero che, per fortuna, le fregature che mi sono capitate in questo periodo sono molto meno di quelle che sembrino, nella mia media di 140 libri circa qui citati ci sono 12 libri cassati e un paio in cui si commenta magari gli errori evidenti di traduzione. Qualcuno mi ha fatto notare che questi libri appartengono quasi tutti a grandi case editrici e, a chi solleva la questione, rispondo che la cura che le piccole e medie case editrici mettono nei loro prodotti di nicchia restituisce di questi risultati: libri meno farlocchi e sicuramente più curati. Provare per credere, non ho paura di essere smentita. Chiaramente, se andiamo ad acquistare un "libro commerciale" (quelli che sono variazioni sul tema del momento)  e che segue la scia di mode è chiaro che quella che sarà la proposta di mercato non potrà tanto discostarsi dal tema vigente o l'orchestrazione della storia sarà l'ennesima variazione di quella che ha iniziato la serie realizzando vendite oltre l'insperato; per esempio i libri che derivano dal più famoso "50 sfumature di grigio" si assomiglieranno tutti.

La scelta di mettere su carta, seppur virtuale, quando un libro non va non è relativa ad una forma di cattiveria, anche se qualcuno ha detto che "quando leggo libri brutti, è un brutto giorno per il mondo intero!"- ebbene si, lo ammetto, questa cosa la vivo proprio male!- ma è una forma di rispetto e, che ci crediate o meno, lo è per chi legge - me e i libri - e per chi scrive. Per chi legge è rispetto è dato dal fatto che può, anzi mi piacerebbe, che scegliesse di verificare se il mio punto di vista corrisponde con il suo. Spesso avviene e i commenti di solito vengono fatti sul profilo FB, de visu o anche in piccoli messaggi privati - non importa come avviene ma l'importante è che ci sia confronto-. Trovo che questo sia costruttivo perché, se ci fate caso, le cose che si ricordano di più sono quelle brutte e rimangono nella nostra mente perché sono un momento di crescita (della serie se hai toccato il fuoco e ti sei fatto male hai imparato una cosa nuova: il fuoco brucia) e in questo caso per tutta la comunità di lettori. E, la stessa accortezza, va usata verso chi scrive. Non siamo editori e nemmeno critici. Se chi scrive ha perso tempo a narrare storie per i suoi lettori, rimanere in silenzio - se parli in continuazione di libri -, non è proprio la formula più educata di rispondere. E' difficile e tedioso scrivere di un libro non eccezionale o pessimo, anche perché devi avere delle motivazioni ben solide e la frase citata sopra - del cattivo giorno per il mondo - si riferisce al fatto che, una volta stabilito che c'è un problema, continuo a parlarne finché non sono convinta che non è una questione di gusto personale ma che sono, per quanto posso, il più obiettiva possibile. E così, chi quel giorno ha l'infelice idea di chiedere "Allora sconclusionata, che leggi?", viene sommerso da domande che cercano punti di vista che confermino o neghino ciò che mi frulla per la testa. Quindi, nonostante qualche malpensante la pensi diversamente, pubblicare un "no" è molto più complicato di quanto si pensi! In più, sempre più spesso mi capita di osservare che molti di quelli che dichiaratamente distinguono ciò che è buono da quel che è cattivo (leggilo come es: Eco buono e Volo cattivo) sono proprio quelli che si rifiutano di fare questo tipo di selezione pubblica. E allora mi domando, ma se nessuno dice mai nulla quel che c'è di negativo nella letteratura, critici compresi, come facciamo a fare questa distinzione? E su che basi? Sulla delega del tipo "qualcuno ha detto che Eco è bravo"? E come facciamo a trovare il "qualcuno giusto" che ci indichi questa divisione e su come muoverci indipendentemente per scegliere anche i libri che lui non conosce o che non ha citato? Se è vero quel che ho sentito dire una volta che porsi tante domande è indice di intelligenza  questo mese sono stata parecchio intelligente!

Seguendo la scia di questi pensieri, che hanno affollato il mio Dicembre, le mie letture riflettono in toto quelli che sono i temi che per me erano interessanti. La ricerca primaria era quella di capire se quello che penso di aver imparato, in tre anni e mezzo di pubblicazioni, era "accettabile" e leggendo Marco Freccero ne "Starter Kit per blogger", tutto sommato sono in linea anche se manca, e questo per me è un punto basilare, l'invito a colui che voglia provarsi con il mondo della rete, a selezionare una sua mission dalla quale non derogare a meno che, questa, non sia stata aggiornata con il tempo. Questo perché molti sono convinti che, essendo un blog una specie di diario di bordo della vita, lì ci si possa riversare tutti i loro pensieri. Ma la mancanza di una prevalenza fa sì che questi divengano grossi empori dove c'è tutto e in pratica non si parla di nulla in maniera approfondita. Il blog che si propone di parlare di libri e come tale vuole essere riconosciuto, deve offrire di più come punti di vista e spunti di riflessione altrimenti non ha senso andarli a cercare. E' per questo che il tag "Messaggi" che potremmo definire "divagazioni Off Topic" qui conta 32 post su 434 post pubblicati. Nonostante il libro di Freccero sia più lungo degli altri saggi che mi è capitato di leggere della collana 40K in alcuni punti avrebbe potuto insistere maggiormente. E' comunque una guida valida per chi inizia ora con un blog e sfata tutta una serie di "miti" che circolano su questo mondo.  
A questo ebook sono seguiti tutta una serie di manuali "short" - tanto "short"! - sempre di 40K. E' una loro formula a quanto pare (scoperta leggendo "Elogio degli ebook")  che per 0,99€ propone miniguide di vario genere per imparare le mosse di base per approcciarsi ai social e anche più in generale riguardo i temi caldi del momento. Libri più o meno interessanti che hanno l'unico difetto di essere un po' troppo short e di non avere anche una versione lunga per poter affrontare più minuziosamente argomenti, che per questioni di spazio, sono raccontati un po' "a volo d'uccello". Tra questi, quello che meno m'è piaciuto, ma si tratta di leggere sfumature, è quello su "Il giornalista fantasma" proprio perché quel tema meritava di partire con un approfondimento diverso e la formula "mini-guida" mortifica le motivazioni dell'autore che non trovano spazio per essere affrontate con la debita attenzione. Per gli altri due, "Pinterest e il potere delle immagini" e "Twitter, news e comunicazione" vale lo stesso discorso, interessanti, peccato che siano solo introduttivi al tema. Nel primo si affronta il mondo di Pinterest un social nuovo per il panorama italiano, che però pare essere focalizzato su temi ben specifici come quelli food, fashion e fotografia rispetto alla comunicazione classica. Questo social è frequentato dall'Italia da relativamente poco tempo, il vero boom c'è stato a Gennaio 2012, e lo scambio di opinioni è relegato al mero commento dell'immagine e rimanda ad un sito o ad un blog. Il punto è che per emergere qui bisogna selezionare due tipologie diverse di linguaggio uno strettamente visivo, ovvero selezionare immagini che facciano effetto, e contestualmente realizzare una descrizione che sia un insieme di tag perchè il Pin sia visibile in un mare di immagini. Lo chiamano il social delle donne, in effetti, è solo un luogo-vetrina dove però, mancando l'interazione, ci si va proprio a caccia di immagini come fareste in un motore di ricerca. Per quanto riguarda invece il libro su Twitter, invece, il tema è capire cos'è, almeno sulla carta, e quali siano le dinamiche. Da quel che viene scritto, dovrebbe essere una vetrina dove tutti i professionisti, in maggior parte giornalisti, creano una propria reputazione. Il problema è che leggi il libro e visualizzi la tua esperienza su Twitter e ti rendi conto che alcune cose sono superate o di importanza ridotta rispetto a quella che si racconta nell'ebook.  

Vi segnalo due ebook gratis (che io segnalo che li ho presi sul Kindle Store, ma ExLibris, li ha presi su IBS a pari condizioni): il primo è "Per una cipolla di Tropea", estratto da "Giallo panettone" raccolta di gialli Mondadori (che, vista la limitata differenza di prezzo tra cartaceo ed ebook, vi consiglio di comprare su carta!), e poi "Che casino Kowalski" che, invece, è un libro che avevo già visto da qualche parte e che ha attirato la mia attenzione probabilmente per il titolo. Il primo è un giallo old-style, ambientato nella Genova del dopoguerra, che non cede alla classica linea di genere ma, nel suo riferirsi ad un'epoca oramai passata, trova soluzione in una, quantomai inaspettata situazione, che coinvolge il protagonista capo della sezione dei carabinieri locale. Dall'altro lato c'è invece una situazione diversa; Kowalski si dichiara al suo lettore come "uno che vende felicità", di che natura sia non si specifica si intuisce solo. Ci porta in Sud America per recuperare un carico perso e ci troviamo a scorrazzare sulle strade di Rio de Janeiro in compagnia di una bellissima ballerina che ama il rischio della guida e di un improbabile picchiatore gay che ama di meno tale rischio. Vi assicuro, che ne riderete a crepapelle!

Per quanto attiene le altre letture, cartacee, ho letto "Gli anni di nessuno" di Giuseppe Aloe, che non mi ha entusiasmato come gli altri e credo sia dovuto in parte alla storia e in parte a come è stato curato il libro, perché era pieno di errori stampa. La storia non è malvagia, ma il tema rimane sospeso e non c'è una vera a propria chiusura è un po' come girare attorno ad un discorso che non si vuole affrontare. E, questa mia sensazione, è un vero peccato perché - con questo libro, mi manca solo la prima pubblicazione di racconti che ha scritto per Giulio Perrone -  fino ad oggi non avevo avuto nulla da ridire in merito, anzi lo avevo consigliato a tutti. Oggi lo consiglio ancora, s'intende, ma riguardo questo libro non lo regalerei a cuor leggero, anzi non lo donerei affatto. E' la storia di uno scrittore che nella sua infanzia, è stato recluso in una stanza dal padre, che lo teneva prigioniero, perché lo reputava colpevole della morte di sua madre. Il padre e la madre erano la cosiddetta "coppia di innamorati" che si erano trovati e la morte di lei a causa del parto, aveva fatto crollare psicologicamente lui. Il dialogo, per la totalità del libro,   riflesso dei pensieri del protagonista che vede morire anche il tutore che dalla liberazione si occupa della sua riabilitazione, è lento e poco incisivo. Speriamo nel prossimo!

Invece il mese era iniziato bene, perchè, dopo "Storie dentro storie" della Astori (di cui vi ho parlato nel precedente resoconto di Novembre), ho letto anche il bellissimo "Refusi. Diario di un editore incorreggibile" scritto da Marco Cassini, uno dei responsabili di Minimum Fax che ho trovato decisamente illuminante. Si parla di un sogno, quello di fare l'editore ma non come "ente che vende i libri" ma come colui che mette in collegamento i buoni libri con buoni lettori. E questa la parte più bella e più utopistica di un libro che non ha bisogno di tanti commenti ma solo di essere letto e goduto per come si pone al suo lettore, ovvero con estrema onestà.
Infine, ma non meno importanti, due libri molto diversi fra loro "Segnali che precederanno la fine del mondo" in cui la "fine del mondo" non è quella che s'intende con i Maya bensì il trapasso, che sia fisico (leggi emigrare) o che sia spirituale non importa. Il percorso accidentato che è la vita, è un viaggio verso quel "confine" dove prima o poi tutti ci ritroveremo. Il problema non è il "passaggio" ma quello che è il bagaglio che ci portiamo dietro che è il fardello delle nostre esperienze e chi cerchiamo come riferimento nell'aldilà o oltre frontiera. La bellezza di questo romanzo sta proprio in quello di essere e non essere la rappresentazione ora fisica e ora spirituale del passaggio. E infatti il finale non è poi, a mio avviso così chiaro, come invece era riuscito ad essere invece per tutta la restante parte del libro ma, nonostante questo, rimane un libro gradevole con una formula interpretativa aperta, forse anche un po' di convenienza per l'autore, che però non stona con l'insieme.
E quindi arriviamo a "I Delitti di Praed Street". Bello, veramente bello. Ma non è un libro per tutti, infatti, vi capiterà di incontrare qualche commento sbigottito di chi sostiene di sentirsi "tradito" perché l'autore nicchia alla motivazione degli omicidi già dal terzo o il quarto capitolo. Questo libro è destinato più a quelli che non si arrovellano per cercare l'assassino ma sono più focalizzati sul metodo. Sette morti inspiegabili, tutte avvenute nella stessa strada, tutte diverse fra loro, cosa che farebbe pensare a mani diverse, ma tutte accomunate dal fatto che il giorno della morte tutte le vittime hanno ricevuto dei bottoni d'avorio con scritto in inchiostro rosso, un numero romano. Le vittime si conoscono o si conoscevano in tempi passati, ognuno ha preso la sua strada e gli interessi sono tutti differenti ma non è chiaro come possano essere collegati fra loro. E poi, come possono essere stati realizzati se all'apparenza si dimostrano come delitti perfetti e da chi? A voi la risoluzione del caso, io non ci sarei mai arrivata tranne ad una piccola sfumatura che però non è importante ai fini del resoconto finale. E come ho detto agli amici, grazie a questo libro il mio "consueto delitto di Natale" s'è consumato, dopotutto cosa c'è di più bello che uccidere (metaforicamente) nella notte più buona dell'anno?
Nulla!

Gli acquisti nemmeno li giustifico, non ci provo proprio. Se vado ad una fiera, sarebbe un vero delitto uscirne senza libri, quindi ho ceduto alla mia rinomata compulsività e spero di parlarvene al più presto. Sono però felice di acquistare libri dagli stessi editori che li mettono in circolazione, perché questo ti permette di vedere quale passione mettono nel loro lavoro. Vi auguro buona settimana e buon mese di Gennaio. Al prossimo resoconto!

Buone letture,
Simona Scravaglieri



Uno degli scaffali dei libri da leggere con alcuni
libri di questo mese e di quello precedente.
Immagine di LettureSconclusionate




domenica 13 gennaio 2013

#Leucò Il piacere di leggere e commentare un libro insieme...

Buona domenica! Oggi vi parlo di un progetto che cambierà parecchio il vostro modo di leggere un classico e, soprattutto, di parlarne.
Vi ricordate  quando vi avevo parlato di modi diversi di leggere un libro con il libro di Giovanna Astori? Ecco, il 14 di Gennaio sta per partire una sfida "titanica" che segue la scia di un progetto nato lo scorso anno e caldeggiato dalla Fondazione Cesare Pavese ovvero la riscrittura di "I dialoghi con Leucò" in Twitter. Ma andiamo per gradi, questa è la presentazione del progetto:


Il progetto dello scorso anno, di cui si parla nel video, io l'ho scoperto nelle fasi finali e non è stato facile seguirlo allora, quando quest'anno hanno annunciato, che sarebbe ripartito con un nuovo libro "Dialoghi con Leucò" ho aderito subito - basta organizzarsi per seguire l'hastag- e ho acquistato il libro.
Per chi non conoscesse Pavese e anche per chi lo conosce, vi posto questo video che è un insieme di ricordi di chi l'ha frequentato. 




Quindi cosa fare? Prendere il libro, in biblioteca o in libreria e cominciate a leggere senza porvi preconcetti o con il pensiero di dover essere interrogati ma solo con la voglia di partecipare ad una esperienza nuova e molto interessante.



Quindi, se non avete Twitter nessun problema potrete seguire quel che succede da chi sicuramente lo commenterà ovvero qui su LettureSconclusionate, sul blog di ExLibris e su quello di Ineziessenziali
Buona domenica e buone letture,
Simona Scravaglieri

venerdì 11 gennaio 2013

"Lo spazio narrante", Ginevra Bompiani - Tra mito e realtà...

Fonte: Il libro delle ombre del signore oscuro

Mi capita spesso di leggere resoconti quantomai "fiabeschi" sulla vita e sul lavoro di Jane Austen e mi sono sempre chiesta come mai, dette leggende metropolitane o campestri , per le altre due protagoniste di questo studio - ovvero Emily Bronte e Sylva Plath-, non fossero mai state scritte. Alla fine di questo libro, finalmente mi sono data una risposta, che non so quanto sia definitiva, ma, al momento, basta a frenare l'istinto omicida che mi sale all'ennesimo resoconto di quanto "fosse romantica Jane Austen". Ora, solitamente non sono una snob - sono certa che non dovrei essere io a dirlo, ma datemi il tempo di finire la frase e capirete - ma non c'è nulla di peggio per uno scrittore di essere rappresentato come non era. E la "presa sul pubblico" che ti mette fra le scrittrici più conosciute e lette, ma per la motivazione sbagliata, probabilmente è meno desiderabile di non essere conosciute affatto. Purtroppo, la maggior parte dei resoconti cinguettanti e leziosi che ho visto in giro, sono l'equivalente della ripetuta mancata lettura di approfondimenti e di saggi, come questo di cui vi parlo oggi, che purtroppo sono dovuti all'errato pensare che basti solo leggere l'autore per capirlo e basti un "carino" come aggettivo caratterizzante per la descrizione di un libro. Ma possiamo dire, guardandola dal suo punto di vista, che Jane Austen è riuscita nel suo intento prendendo per il naso non solo le lettrici del suo tempo ma, travalicando il secolo, anche quelle dei giorni nostri.

La questione sta proprio in questo è probabilmente riconducibile al modo in cui ha vissuto la sua vita che è paragonabile al modello di lettura che si può applicare ai suoi scritti. Prendiamo il più famoso "Orgoglio e pregiudizio" si può leggere in due maniere differenti: o solo la trama di superficie e quindi seguire due donne intelligenti e tre civettuole, un padre amorevole, due uomini attraenti - di cui uno più scontroso - e infine le immancabili amiche e sorelle di questi ultimi - ora impiccione e ora silenti - e per ultimo il cattivo. Ci sono feste e, con un intreccio quantomai semplice quasi da favola - ci suggerisce la Bompiani -, queste persone entrano in contatto e in scontro fra loro. Si innamorano e si odiano, si attraggono e si respingono, mostrandosi ora per quel che sono e ora per come vorrebbero apparire e, alla fine, tutti trovano una definitiva collocazione nello "spazio narrante" definito dall'autrice. In pratica una collocazione nel "casellario della società per bene". Qui si potrebbe chiudere il libro e archiviarlo con quel fare sognante di chi ha letto una bella storia e se l'è goduta fino in fondo. Ed è sempre qui che la maggior parte dei resoconti delle amanti del genere si fermano.Ma se riprendiamo in mano il libro e riflettiamo su quello che abbiamo letto, il romanzo improvvisamente perderà la sua aura rosea e, ad uno sguardo più attento, scopriremo la trama di fondo. Se all'inizio c'erano donne distinte quelle brave e rette e quelle civettuole, scopriremo che alla fine tutte hanno rispettato le regole di convenienza dettate dal periodo, anche se ci sono arrivate per strade più o meno onorevoli. Quindi l'intelligenza - qui rappresentata come paritetico del saper stare in società e non come la intendiamo solitamente noi- non le ha salvate, al massimo si può dire che l'intelligenza ha fatto sì che sposassero uomini più ricchi. Vedremo altresì che tutte hanno avuto bisogno di aiuto decisivo di quegli uomini che vengono, in alcune parti del romanzo, relegati a ruoli di gregari. E fin qui mi fermavo io, dando a Zia Jane il ruolo di colei che "descrive il mondo che vive e che in parte anche subisce, trascrivendolo ora con feroce ironia e ora con sarcasmo e trasponendolo, nel "presente" in cui si svolgevano i fatti narrati, indietro nel tempo onde commentare ma non entrare in scontro diretto con le regole di convenienza del momento in cui si trovava a vivere". Così forniva al suo pubblico familiare e amicale quel che ci si sarebbe aspettato da una scrittrice che si è formata in casa e che, probabilmente, è entrata in contatto con tutta quella narrativa che ha fatto sognare le fanciulle del suo tempo; ma al contempo, non scendeva a compromessi con sè stessa divertendosi a rappresentare persone fatti e tutta la cultura di quel periodo per quel che era: una serie di regole che mettevano al sicuro questo mondo dal caos che avrebbe generato l'incertezza della mancanza totale di ordine. 

Ed è da qui che Ginevra Bompiani parte raccontandoci prima di Jane poi di Emily e infine con Sylvia. In fondo, tutte e tre le scrittrici che prende in analisi, hanno in comune principalmente l'analisi e il rifiuto, passatemi il termine anche se non è il più corretto, più o meno evidente del loro presente. E infatti l'autrice di questo brillante saggio non le ha scelte e accostate a caso. Ci sono più fili conduttori in questo testo. Uno è dichiarato "Lo spazio narrante" che è da intendersi come luogo fisico dove le vicende sono narrate. Che sia un romanzo o una poesia, il luogo sottolinea le intenzioni dell'autrice che scrive. Così i paesaggi austeniani ricordano la realtà, ma sono sempre più piccoli di quel che sarebbero dovuti essere, perché fanno parte del labirinto che costituisce l'architettura su cui poggia la storia. Le due case su cui fa perno "Cime tempestose" della Bronte invece sottolineano la dualità tra bene e male, tra realtà e mito, tra la convenienza di un mondo di regole che non si vede ma di cui si sente l'eco e l'impeto che è solitamente appartenente natura dell'uomo che genera il caos. E infine, lo spazio narrante della Plath che rispecchia la lotta che la sua autrice fa nella vita. Da una parte una donna che si ammansisce al mondo che vive e al quale ubbidisce in maniera quasi paranoica, soprattutto dopo il tentativo di suicidio cui sopravvive. Il suo spazio è altro, ed è uno spazio popolato da visione e morte, da sofferenze per il dolore del mondo che scuote anche chi scrive e che diventa tangibile. La naturalità di esso non basta ad eliminarlo dal mondo finché la sua comprensione non è piena. Pertanto lo spazio narrante non è fisico e statico ma proiezione e in evoluzione fino al punto in cui la sua rappresentazione non sia così chiara da renderne in maniera univoca l'immagine. 

Ci sono altre direzioni in cui ci si può muovere in questo libro, vedendolo ad esempio come un crescendo di questo spazio narrante: prima rappresentato solo nella scrittura ma diviso dal mondo reale (Austen), poi parte della vita dell'autrice ma segregato in casa e ridotto alla conoscenza - e condivisione - di pochissime persone (Bronte) e infine vissuto pubblicamente e giornalmente nella dualità del vivere come si conviene ma urlando tra le righe la propria ribellione (Plath). Pertanto è semplice comprendere perché sulle altre due tali leggende, cui accennavo all'inizio, non si possano raccontare ovvero perché la loro vita non è così "romantica", secondo l'accezione di coloro che seguono il genere romance, e riconducibile a ciò che è "convenzionalmente accettabile". La qual cosa potrebbe fa pensare che le altre due scrittrici hanno vissuto fino in fondo il loro rifiuto di una realtà che non condividevano - addirittura la Plath vedeva questo mondo come eterno e immutabile non prevedendone una evoluzione o un cambiamento-, ma in fondo tutte riescono a trovare un modo per parlare della loro visione del mondo e la Austen riesce, rispetto alle altre, a non entrare in collisione con il mondo che rappresenta rimanendo distinta rispetto quello che è il romanzo narrato.

Leggendo questo libro mi si è è venuta in mente questa poesia, famosa perchè citata in un film "L'attimo fuggente" in cui il professore Keathon citava Withman spiegando ai suoi allievi la necessità della poesia, e della narrativa aggiungerei io:

Oh me, oh vita! 


Oh me, oh vita! 
Domande come queste mi perseguitano, 
infiniti cortei d'infedeli, 
città gremite di stolti, 
che vi è di nuovo in tutto questo, 
oh me, oh vita!

 Risposta 

 Che tu sei qui, 
che la vita esiste e l'identità. 
Che il potente spettacolo della vita continui 
e che tu puoi contribuire con un verso. 

Tutte hanno scritto del mondo di stolti, e di infedeli alla ragione della naturalità dell'azione e del vivere in deroga alla convenzione rigida e artefatta e, alla fine, tutte loro hanno aggiunto un verso a al potente spettacolo della vita. 

A quanto detto posso aggiungere solo che è un libro scritto da una studiosa che ha apprezzato e studiato queste donne per anni e diretto probabilmente a chi le ama parimenti. Non è un libro complicato ma in alcune parti richiede attenzione alla riflessione. E' scritto in maniera chiara ed è pieno di riferimenti. Va sicuramente letto con calma per poterlo apprezzare in pieno, ma è sicuramente un lavoro da conoscere. E chissà che anche voi troviate nuovi fili conduttori in questa lettura che io non ho visto. 
Buone letture, 
Simona Scravaglieri


Lo spazio narrante
Jane Austen, Emily Bronte, Sylvia Plath
Ginevra Bompiani
Et.Al. Edizioni, Ed 2012 (ristampa della precedente del 1978)
Prezzo 14,00€


                                                


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