Fonte: DonnaModerna |
Ci sono libri che adori dal primo rigo e altri che invece odi cordialmente magari fino alla fine. Nella mia casistica c'è una buona parte di libri che hanno ricevuto recensioni entusiaste, da parte mia, ma questo apprezzamento è dato a posteriori perché, per tutta la durata del libro, ho odiato ogni parola in maniera quasi viscerale. E' la magia della recensione, non fermarsi mai a dire solo "non mi piace!" ma sviscerare tutti i fattori e cercare di capire se è solo una questione di gusto o c'è anche dell'altro.
Ce ne sono altri, come ad esempio il Quebert di cui vi ho parlato venerdì, dove anche una lunga pausa di riflessione non ha sortito alcuna buona novella ma una cassazione convinta. In questo caso il libro è solo un testo a cui non riesco, per ora, ad affezionarmi. Magari fra qualche capitolo lo amerò...per ora non trovo una ragione perché sia stato scritto se non per fotografare un momento, nemmeno poi tanto particolare.
Speriamo migliori, per ora accontentatevi di questo assaggio e se lo trovate un po' bislacco nella sua esposizione, sappiate che è scritto tutto così, a quanto pare!
Buone letture,
Simona Scravaglieri
Uno
Mi chiamo Caterina mentre mio fratello attorciglia elastici alle cose nell'altra camera e mia madre chiama. E' freddo come di regola ogni mattino, sarebbe da cucirsi il piumone addosso ma me ne sto così, col pigiama solamente. Scendo dal letto, e sono ancora Caterina. Sento le cose là strette tra gli elastici staccarsi, immagino le infinità di nodi sciogliersi e la gioia del lieto fine. In cucina è appena più caldo, papà già da un pezzo è ai fornelli e il caffè macchia di un odore forte l'aria come un cane dalmata. Sulla tavola è pieno di cose che non mi appartengono, molte sono di mio padre. Ha gli abiti da lavoro con i segni dei pennelli e tutto il resto; Oscar siede già tutto sporco di latte e biscotti intorno alle labbra ha un naso rotondo come un bottone da cappotto, rosso come un pulsante da distruzione del mondo, e mi viene da spingerlo, e mi viene da dire pulisciti, non è un trogolo quello, ma ci rinuncio. Mia mamma scende le scale in vestaglia, impreca contro gli elastici, dice che mangiamo senza di lui che non può proprio lasciare. Mangiamo e siamo noi misura di tutte le cose, mangiamo e sembriamo noi una famiglia normale; le sedie sembrano solo più strette, le posate un po' piccole e nient'altro. E io sono ancora Caterina, e le cose sono le cose, o lo rimangono appena più che fuori di qui, oppure non ci si pensa, ecco tutto.
Questo pezzo è tratto da:
cate, io
Matteo Cellini
Fazi Editore, Ed 2013
Collana "Le strade"
Prezzo 16,00€
Mi sento un po' confusa...
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