venerdì 4 maggio 2012

Librinnovando - Il passato innovativo...





Avrei voluto essere un'infiltrata ancora una volta e invece non mi è stato possibile. Non che proprio non si potesse fare, ma rispetto all'edizione milanese, c'erano molti meno addetti ai lavori e sicuramente l'aria che tirava era molto differente. Non vi racconterò "minuto per minuto"  ciò che è stato detto perché sarebbe cosa pedante e completamente inutile visto che c'e' chi ha già fatto questo lavoro come Christian Raimo su Minima Et Moralia e Tropico del Cancro (non mi è riuscito di capire chi abbia scritto il post se lo trovate inseritelo nei commenti che lo aggiorno!). Posso però dirvi ciò che ho pensato e ciò che ho visto.

A Novembre le premesse erano dettate un po' dal tipo di pubblico totalmente differente e popolato di addetti ai lavori, mentre in questa occasione romana alla domanda "Quanti di voi sono studenti universitari?" mi sono voltata e la maggior parte dei partecipanti avevano la mano alzata. Devo ammettere che sebbene fossi alquanto scettica, avendo letto il programma della giornata, il tutto alla fin dei conti mi è sembrato organizzato bene pensando al pubblico che ne sarebbe stato il destinatario. Certo, con un certo stupore ho appreso che parte di quel che è "Innovativo" oggi, è parte integrante del mio "passato" e questo mi ha lasciato un pochino senza parole.

Oilproject che è una piattaforma di formazione, basata sulle relazioni alla Social Network ovvero bastato su conoscenze e competenze che vengono scambiate fra utenti; fa parte del mio passato nemmeno tanto lontano quando, invece di fare formazione in maniera asincrona come avviene in questa piattaforma (perchè le lezioni sono sempre disponibili), facevo su una (perdonate la ripetizione) piattaforma similare lezioni sull' "Introduzione al mondo delle reti", tutti i mercoledì sera! L'ultimo anno di questa bella esperienza il corso durò come un anno scolastico, e i miei "allievi" erano diventati tutti amici e compagni di sventura (facevamo lezione dalle 9 di sera fino a mezzanotte inoltrata il cameratismo era una condizione necessaria...).

Marco Calvo e ma più precisamente Liber Liber furono il mio impegno in un periodo del 2000 (non sbaglio date! oggi è innovativa una cosa che c'e' da anni!). All'epoca stavano montando una biblioteca, se non vado errata in collaborazione con un'università e cercavano collaboratori occasionali per inserire stringhe nei vari testi perchè potessero essere attivi sulla piattaforma finale. Non arrivai per caso in queso sito, che è sempre vissuto di collaborazioni che si snodavano attorno ad un nocciolo duro costituito dai fondatori e da qualche collaboratore che nel tempo era divenuto parte integrante dello staff, ci ero arrivata perchè fruivo costantemente della loro biblioteca e perchè avevo letto un libro che mi aprì un mondo che stavo pian piano conoscendo da qualche anno: "Internet '98. Manuale di uso della rete". Chi lo scriveva all'epoca? Marco Calvo, Gino Roncaglia (anche lui relatore alla conferenza) e Fabio Ciotti. Il manuale, all'epoca era una vera novità e sopratutto l'unico, italiano e comprensibile anche ai non addetti ai lavori, che usciva periodicamente aggiornato per rimanere al passo con le evoluzioni della rete. Leggere e comprendere, all'epoca, quel che avveniva dopo che aver cliccato "Invia", spedendo una mail, era cosa assai rara. In quegli anni (quasi quasi mi sento vecchia!) ci si connetteva con un Modem e se si voleva andare in chat per distinguersi dalla schermata tutta uguale, bisognava imparare le stringhe Html per fare i caratteri grassettati o colorati e "Internet" era regno incontrastato degli smanettoni se sbagliavi a scrivere o non eri bravo a farti capire eri fuori, ti isolavano.

Quindi immaginate la mia sorpresa nel trovarmi il mio passato non solo lì ma sopratutto marchiato come "Innovazione". Non che non lo sia, esperienze come queste hanno del rivoluzionario perchè si staccando da "concetti" fino ad oggi (e credo ancora per parecchio) immutabili, ovvero che per fare o apprendere un qualcosa ci sia un "ente predefinito e incontrastato". La scuola e l'università non sono più l'unico ente formativo e la formazione cessa di essere erogata solo in "aule fisiche" ma oltrepassa i muri dell'edificio passando per cavi di rame e arrivando nelle case anche le più lontane o anche le biblioteche si evolvono sull'offerta e oltre a dare la possibilità di consultazione e di presenza in un luogo fisico con oggetti fisici, i libri, ampliano le loro perimetralità -fino ad oggi costituite dal territorio di pertinenza (si solito la circoscrizione o il paese)- fornendo agli utenti del mondo reale zone dove poter reperire testi, audio e filmati cui, fisicamente, alcuni utenti non potrebbero accedere. Anche qui il mio passato torna prepotentemente, quando mio padre tornava dall'America alla fine degli anni ottanta raccontava a noi figli increduli che si stava sviluppando una tecnologia che permetteva agli utenti di guardare la tv e di interrompere quel che stavano vedendo, senza videoregistratori, per uscire. Al loro rientro bastava riaccendere e la programmazione sarebbe ripresa da dove era stata interrotta....non vi ricorda qualche cosa?

Come dico sempre, io sono stata molto fortunata, sono cresciuta a pane e doppini telefonici  e quindi l'innovazione non mi ha mai fatto "paura" semmai mi spaventa chi gestisce questo futuro e se è in grado di comprendere che il cambiamento non prevede la cancellazione del passato, bensì, una pacifica convivenza tra le due realtà. Per questo, per conto mio, l'intervento di Antonella Agnoli è stato oltre che soporifero (visto che per tre quarti del tempo ha letto quello che si era appuntata sull'ipad!) alquanto fuori contesto. La Agnoli dimentica che non siamo americani, dimentica altresì che in una nazione che si fonda sul suo passato recente e lontano, non si può cancellare come avviene in America che ha con lo stesso (il passato) un rapporto quasi rituale che si esprime in eventi, che comparati fra loro sembrano paradossi, che vanno dalla celebrazione del 4 luglio all'attesa del responso di una marmotta che possa prevedere quanto durerà l'inverno (per la cronaca quest'anno la marmotta s'e' alquanto sbagliata!). Quindi, dire che le biblioteche cui dobbiamo guardare sono quelle americane che hanno tolto i libri per fare spazio alle persone, mi sembra un assurdo e anche un non comprendere che un luogo che non ha libri ma persone non è una biblioteca ma un raduno! Un bibliotecario non può e non deve essere "facilitatore" (così li definisce lei!) perchè sono due mestieri diversi e una delle mission delle biblioteche non è "facilitare" l'accesso alla cultura, ma fornirlo! Per contro una biblioteca che non sia in rete, raggiungibile e consultabile da remoto, è una entità avulsa dal presente.

Altro discorso dove ero veramente tentata di entrare è stato quello sul prezzo dei libri. Si è parlato di cartelli, autority (che per me che lavoro in una società di telecomunicazioni non è una novità) di Amazon, Apple e via dicendo. La diatriba di quanto sono cattivi i grandi la conosco e devo ammettere per me è alquanto perniciosa e a volte anche noiosa. Perchè, per quanto oggi si facciano liste (quella dei siti più aggressivi sulla rete, quelli del selfpublishing e via dicendo) queste hanno un profondo limite, quello di non spiegare il perchè una azienda può avere delle politiche invece che altre e cosa ha comportato nel tempo la sua persistenza sul mercato con determinate modalità di gestione della propria offerta. Amazon.com è nata alla fine degli anni '90 e quando scese sul mercato librario nessuno pensava sarebbe sopravvissuta, è sempre stata contrastata perchè "vendere un libro in rete" era una cosa improponibile all'epoca. Il libro andava sfogliato dagli utenti, andava anche presentato e via dicendo. E parimenti avvenne quando Amazon propose i libri digitali, altro coro di forti dissensi su una questione che oggi è invece marcata prepotentemente come "innovazione che rivoluzionerà il mercato". 
Un gruppo come quello di Amazon non è diventato grande perchè cavalcava solo le tecnologie, ma perchè nel tempo ha saputo rivoluzionare le regole di mercato, introducendo la possibilità di avere uno store sempre aperto, con disponibilità di testi anche fuori catalogo che venivano scambiati fra utenti (ed è quello che diventerà anche in Italia con il tempo e che è già realtà in Francia e Inghilterra dove gli store sono partiti molto prima che da noi). 
Per contro, come diceva Roncaglia, l'introduzione dell'ebook, di cui gli americani sono consapevoli che non sia un'evoluzione del libro, ma che è altro (e la copia digitale del cartaceo è solo una "possibilità minore" che asserve all'appetibilità del prodotto), non ha comportato che una diminuzione all'incirca del 10% su mercato dei libri fisici.
Ma c'è anche da tener presente che, in un lettore Amazon non è mai successo di *perdere dei libri* perchè Amazon stessa, anche quando non aveva la fantomatica *nuvola*, forniva senza problemi tutti i titoli anche se te li eri persi per strada con qualche aggiornamento. Cosa che in Italia non avviene se compro un Mondadori al di fuori di Ibook e Kindle Zone e so per esperienza personale che, al primo aggiornamento di software o passaggio da un Ipad all'altro, i miei ebook spariranno irrimediabilmente e non vi sarà alcuna possibilità di conservarli (prima che qualche benpensante sollevi il ditino, specifico che fu proprio Mondadori a prevedere un lettore a parte per i suoi libri che è disponibile sia per gli utenti Windows che Apple e che si chiama Bluefire, ricordo ancora quando nella pagina fan sollevai le mie perplessità nell'avere "n" lettori differenti per "n" editori che sceglievano la loro tecnologia non uniformandosi!). L'unico al di fuori dal mondo delle perturbazioni digitali (come chiamo io le nuvole!o Cloud) è e rimane UltimaBooks che mi permette di ri-scaricaricare gli ebook comperati, ma nel caso di Mondadori credo che non possa far molto visto che il DRM inserito non permette lo scarico di un ebook licenziato per un hardware su un altro supporto e non mi è mai stato chiaro il perchè. Quindi per la mia competenza sia Mondadori che Einaudi (che si sta attrezzando con DRM (si scriveranno così- odio gli acronimi!) sono titoli che non è affatto conveniente comperare in digitale (con l'ultimo aggiornamento dell'ipad mi sono spariti  circa 46€ di titoli Mondadori, a buon intenditore poche parole!). Ma ammetto che non mi piacciono anche i cloud che non si parlano, quindi l'impossibilità di fare il trasferimento da un supporto all'altro non fa per me, quindi i miei acquisti di Ibook e Kindle sono e rimarranno piuttosto limitati.

Ma il punto in cui ero veramente tentata di alzare la mano per esporre la mia visione, invece , era proprio sulla composizione del prezzo. Noiosa tutta l'elencazione di quello che * il povero editore* è costretto a fare per pubblicare e soprattutto vendere l'ebook.  Non sono così ottusa da rifiutare l'elenco dei componenti di una redazione ma ogni volta che mi si nomina "Traduttore" mi viene in mente quell' "Ostia" messo in bocca al contadino anziano francese che vive in uno paese perduto nella Provenza, quando mi si nomina "correggere le bozze" mi sovvengono i "condizionali sbagliati" o le sillabazioni per andare a capo fatte in maniera del tutto creativa o il famoso televisore buttato in spazzatura che miracolosamente è rimasto acceso in un attimo di teletrasporto (nello stesso paragrafo!). 


Purtroppo, tornando al punto della questione, quel che non si dice è una cosa sola. Gli ebook si pagano tanto per un solo motivo, perchè gli editori non sanno cos'è il digitale. La tecnologia che tanto ci facilita la vita è foriera di una brutta novella: tanto più diviene semplice rendere disponibile un prodotto tanto meno persone servono alla catena produttiva.
La tecnologia infatti sostituisce le persone, anzi sarebbe più corretto dire le competenze, non c'e' nulla da fare e tante redazioni dovrebbero fare un sacco di tagli al personale. Come detto già in precedenza in altri post la moltiplicazione delle qualifiche "redattore" "editor" "traduttore" e via dicendo si ridurrebbe esponenzialmente introducendo nella filiera anche nuove competenze che fino ad oggi erano sconosciute o inutilizzate nel Core Business degli editori. E Quintadicopertina mi sembra un esempio valido da opporre ai carrozzoni dei grandi, piccoli e medi editori.
Se, e onore al merito per questo, non si vogliono fare determinati tagli, bisognerebbe operare una forte distinzione sulle proposte, tipo esordienti tutti a meno di 5€ e gli altri a prezzo variabile. Purtroppo i tempi delle vacche grasse sono finiti per tutti, fino ad oggi a contrapporsi alla visione del "In Italia non si legge" c'era quella dell'immenso, gigantesco e quasi infinito elenco degli editori italiani, che faceva esclamare a qualche lettore un po' più accorto "Ma se i libri non si vendono perchè tutti vogliono fare gli editori? E perchè ogni anno nascono tutte queste case editrici?". Oggi gli stipendi non aumentano e sopratutto ogni tassa aggiunta fa sì che un lettore decida che con 20€ ci fa la spesa e il libro se lo leggerà quando diverrà un fuoricatalogo, scontato magari al 50% o peggio, un usato.
Quindi pensare che un ebook a 15-20 e più euro possa vendere nel lungo periodo, è un'utopia bella e buona. Un libro fisico, lo puoi rivendere, condividere passando ad un amico e, perchè no, anche scambiare con un altro. Anzi quest'ultima opzione pare anche la più apprezzata; nel mio caso ho messo in vendita dei libri su Anobii e ricevo solo richieste di scambio! Ogni volta che oppongo queste osservazioni a chi è del campo mi vengono citati  tutti i fattori che concorrono alla formazione del prezzo e a me ritorna in mente quel che ho scritto sopra:tagli del personale e limitazione delle filiere tipo l'abolizione delle figure di raccordo per esempio fra editore e scrittore. E quindi riparte il circolo vizioso.
E' un discorso antipatico ma purtroppo l'innovazione, per esserlo totalmente, porta anche questo. Come nel tempo le centraliniste che vediamo nei vecchi film in bianco e nero, che collegavano un utenza all'altra, man mano sono sparite grazie alle innovazioni, anche questa lascerà sul campo tante figure professionali che nel tempo diverranno obsolete o non necessarie. E anche questa è una cosa che ho già visto.

Questa è stata la mia Librinnovando, probabilmente portatrice del messaggio che il passato non è così passato e che conferma che "il futuro si può gestire solo se si hanno le competenze e ci si rinnova continuamente per non rimanerne fuori".

L'ultimo intervento non l'ho visto, avevo da fare e sinceramente anche stando lì, dopo l'intera giornata, non l'avrei assorbito perchè ero molto stanca. Ma due ringraziamenti li voglio fare e sono fuori dal coro di quelli istituzionali. Voglio ringraziare Il Menocchio (l'ho conosciuto!!!! ed è bravo come sembra, quindi in tema con quel che ho detto sin ora, se non lo leggete siete out!) un giovane con la testa sulle spalle e con una discreta cultura che sa mettere insieme anche all'occorrenza letteratura e tecnologia (cosa alquanto rara credetemi!). Dall'altro lato i ragazzi di Pubzine tutti molto impegnati a rendere soft anche il più piccolo imprevisto. Devo ammettere che nonostante il fatto che ad un certo punto tutta questa pubblicità battente mi era venuta a noia, sono riusciti a rendere questo evento non una ripetizione del precedente appuntamento milanese, ma una "innovazione" coordinati da Luisa Capelli.

Vi lascio con uno degli spot realizzati da Luca Celea Gabriele che, come detto in un post pregresso, è parte della redazione di PubZine.
Buone letture, 
Simona


p.s. avevo detto che l'avrei tagliato...più di così non si può! Se siete arrivati fino qui, complimenti!;)) 



2 commenti:

  1. Io ci sono arrivata alla fine con grande interesse e una buona dose di invidia per la tua competenza in fatto di tecnologia e innovazione.
    Il tuo mi sembra uno sguardo lucido e analitico sul concetto stesso di Innovazione che merita grande attenzione.

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    Risposte
    1. Grazie mia cara:) La mia competenza tecnologica è sconclusionata come le mie letture. Amo ogni "cazzillo tecnologico" venga messo sul mercato, ma solo se sa fare più di tre cose! Pertanto per me il lettore puro e semplice è un apparato inutile,anche se "dicono" si veda meglio...;)
      Smk!

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