"Verena's choice" di Saturno Buttò (2013) Fonte: Worldsocialforum |
Ci sono storie eterne e ce ne sono altre che avrei potuto fare a meno di conoscere come succede per il libro di cui vi parlo oggi. L'unico apporto alla mia vita di lettrice è stato sapere, quando lo avevo già in lettura che, forse, non era la prova migliore da cui iniziare e la profonda noia che mi ha avvolto dopo i primi capitoli quando, ad un certo punto, ho capito che l'andazzo generale non sarebbe cambiato fino all'ultima pagina.
Io ho un cattivo rapporto con la frase "forse per iniziare con questo autore questo non è il libro giusto" perché mi ricorda il periodo in cui lessi "Imperial Bedrooms" e lo stroncai - lo farei anche ora!- e per dar retta ad altri lessi dopo "Meno di zero" che fu esperienza altrettanto pessima.
Quindi, alla recensione di un libro bello come quello della scorsa settimana, in questa, ne segue una molto poco entusiastica. Il libro non è eterno, la storia non è incisiva, i personaggi sono sbiaditi e la narrazione è decisamente pesante. Sembra una brutta copia della Gee e di Del Amo e questo me l'ha resa ancora più antipatica.
La storia, narrata ovunque nella sinossi, è quella dell'ex responsabile del servizio reclami di un grande magazzino che, in preda ad una profonda depressione e solo come un cane perché lasciato da moglie e figlia, senza amici e con un cattivo rapporto con il padre, un giorno decide di partecipare ad un progetto di una ditta di spazzolini per denti ecologici, che prevede che quattro veicoli, guidati da altrettanti agenti, portino i loro spazzolini ai quattro lati più lontani dell'Inghilterra. Arriva il giorno "x" e Maxwell Sim è pronto, pieno di buone intenzioni e di programmi eppure non tutto va per il verso giusto: il libro, infatti, si apre con il ritrovamento del nostro protagonista nudo e ubriaco in una macchina ferma sotto un cumulo di neve in una stradina secondaria della sperduta provincia inglese.
Tutto qui? Ebbene sì, tutto quello che può essere rilevante è qui. Non c'è nemmeno una situazione in più o una in meno. La vita di Maxwell rispecchia completamente il tono di questo libro che tenta, in fondo alla storia, una chiusa a sorpresa che invece non ha nulla di sorprendente se non il "perché" si sia scelto di finire così. In mezzo un'infilata di situazioni che sembrerebbero poter smuovere la situazione in cui si è arenato Maxwell e che invece rimangono statiche ci sono le vecchie conoscenze che non diverranno nuove, i vecchi ricordi che non renderanno più vivibile il presente, ci sono incontri che non riallacceranno rapporti perduti e c'è il navigatore della macchina (che sembra non c'entri un bel nulla in tutto ciò ma per scoprire perché sta qui dovete leggervi il libro!).
In questo "avere una trama quasi inesistente e puntare sulle storie secondarie che si collegano alla vita del protagonista", Coe sembra prendere la strada di libri decisamente più belli e incisivi, a parer mio, come "Il sale" (Neo Edizioni) e "The White family" (Spartaco Edizioni). Probabilmente fallisce perché di solito, questo tipo di trame, si fonda su un nucleo compatto e sui rapporti stretti che hanno vissuto i protagonisti fra loro e che hanno decretato le persone che oggi, nel presente della narrazione, sono. Quindi, le storie secondarie parlano a due o più voci e, anche se non si concludono, hanno una parvenza di piccoli quadri rappresentativi della percezione del singolo protagonista di un comportamento o di una azione.
In questo "avere una trama quasi inesistente e puntare sulle storie secondarie che si collegano alla vita del protagonista", Coe sembra prendere la strada di libri decisamente più belli e incisivi, a parer mio, come "Il sale" (Neo Edizioni) e "The White family" (Spartaco Edizioni). Probabilmente fallisce perché di solito, questo tipo di trame, si fonda su un nucleo compatto e sui rapporti stretti che hanno vissuto i protagonisti fra loro e che hanno decretato le persone che oggi, nel presente della narrazione, sono. Quindi, le storie secondarie parlano a due o più voci e, anche se non si concludono, hanno una parvenza di piccoli quadri rappresentativi della percezione del singolo protagonista di un comportamento o di una azione.
Nel caso in questione questo non avviene: Maxwell non ha alcuna visione personale della situazione, ha un ricordo sfuocato di quello che ha vissuto e lo rivive con una decisa anaffettività e inerzia tale da rallentare il ritmo della storia e va a ricomporre un quadro della propria esistenza passata inconsistente. Quello che è oggi, non è quello che ha costruito nella sua vita, è un uomo frustrato e insoddisfatto che ha subito gli eventi, partecipandovi in maniera guidata. Ed è probabilmente questo il motivo perché ad alcuni piace, perché empaticamente si fa il tifo per lui. Il problema che si aggiunge poi è che, alla fine, la chiusura dell'intera vicenda è fuori contesto e sembra essere messa lì per "metterci una pezza"; da l'idea di un libro iniziato con un'idea che poi, scritta su carta, non è così eccezionale come è stata pensata e che, alla fine, ha bisogno di aiuto esterno per essere almeno portata a termine. Ottiene l'effetto contrario, oltretutto: se uno fino alla fine pensa che il vero messaggio in fondo non si nasconda nella trama di superficie e che invece sia nascosto nella metafora racchiusa dalla interra vicenda, con il finale che vi è stato appiccicato sopra si sente un po' preso in giro e l'insieme diviene un "divertissement" davvero poco gustoso e decisamente piatto. Prova ne è che se per la Gee e per Del Amo alla fine della lettura, a volte un po' snervante, la storia rimane con te per tutta la vita, questa invece è destinata a sbiadire presto, cancellata da letture successive, nel mio caso, in quel periodo, raramente entusiasmanti, e credo ci ricorderemo per la bella copertina o per i "terribili segreti" evidentemente dimenticabili.
I personaggi secondari, decisamente anglosassoni nelle loro peculiarità, sono interessanti e denotano una predilezione alla descrizione minuziosa del dettaglio e del carattere; il problema esce quando sono insieme. Le voci sovrapposte che si accavallano sono confusionarie, quelle che si intervallano in un discorso sono decisamente più armoniche, i momenti di silenzio non sono il forte dell'autore. Il resto rimane solo un fondale ad una vicenda, che non porta da nessuna parte, visto che anche i luoghi non vengono descritti dettagliatamente, e c'è sicuramente una ricerca di coinvolgimento del lettore all'emozione spicciola, quella tenerezza o quell'odio che viene istigato ma che non significa che poi, dietro, abbia una spiegazione. Parteggi e basta.
I personaggi secondari, decisamente anglosassoni nelle loro peculiarità, sono interessanti e denotano una predilezione alla descrizione minuziosa del dettaglio e del carattere; il problema esce quando sono insieme. Le voci sovrapposte che si accavallano sono confusionarie, quelle che si intervallano in un discorso sono decisamente più armoniche, i momenti di silenzio non sono il forte dell'autore. Il resto rimane solo un fondale ad una vicenda, che non porta da nessuna parte, visto che anche i luoghi non vengono descritti dettagliatamente, e c'è sicuramente una ricerca di coinvolgimento del lettore all'emozione spicciola, quella tenerezza o quell'odio che viene istigato ma che non significa che poi, dietro, abbia una spiegazione. Parteggi e basta.
La domanda è: se avessi letto altro di questo autore il mio giudizio su questo libro sarebbe differente? Per esperienza non credo, ma sono disposta a dare a Coe altre due possibilità (perché ho altri suoi due libri non è che tiro numeri a caso eh!) anche se non credo che questo libro lo rileggerei, anzi sono decisamente certa che posso fare a meno di approfondirlo ulteriormente perché non credo possa riservarmi altri e nuovi punti di vista in merito. Le riletture sono quelle che dedico a libri di cui intuisco le potenzialità e non o anche altri particolari rilevanti che me li fanno odiare oppure quelli che amo, per altri casi, tipo questo, preferisco andar oltre senza guardarmi indietro. E dire che questo libro l'ho cercato per lungo tempo e invece dovevo dar retta al destino che non me lo voleva far trovare!
Buone letture,
Buongiorno Simona,
RispondiEliminasono Eva una tua nuova lettrice.
Ho letto con interesse questa tua disamina di un libro che ha lasciato in effetti perplessa anche me, tanto che, nonostante fossi arrivata a più di due terzi, alla fine ho deciso di sospenderne la lettura. Prima di tutto, mi ha stupito il non trovare affatto, tra queste pagine, l'autore che avevo tanto amato, ad esempio in "La famiglia Winshaw" ma soprattutto in "La pioggia prima che cada" (la cosa buffissima è che se si guardano le recensioni di Coe su Amazon sono tutte dello stesso tono: "il libro X non mi è piaciuto, ma che strano eppure i libri Y e Z li avevo amati tanto", con X Y e Z sempre diversi e ciclicamente citati).
In secondo luogo, mi ha sconcertato la dicotomia netta tra le varie parti della storia, in particolare l'intermezzo della lunga descrizione della traversata fallita (con la lenta ma inesorabile caduta nella pazzia dell'eroe imbroglione) mi aveva affascinato anche stilisticamente, mentre tutto il resto mi sembrava di una noia imbarazzante.
Non saprei, sono davvero dubbiosa, penso che aspetterò un po' (ci sono molte altre letture in lista per me) e poi forse ridarò una chance a questo che secondo me rimane comunque un grande autore inglese contemporaneo (con tutto quello che significa ogni singola parola di questa definizione).
Ciao da Eva
Intanto benvenuta Eva!
EliminaConcordo pienamente con te, è un libro proprio nato male. Anche io ho "La famiglia Winshaw" e mi sembra "La casa del sonno" e li ho fra quelli da leggere (anche la mia lista è un po' infinita!). Posso dire che questo libro mi ha fatto decisamente arrabbiare perché aveva veramente le carte come storia per fare la differenza: l'antieroe per eccellenza, la voglia di riscatto, il viaggio come introspezione e via dicendo. Anche le metafore di fondo che si sarebbero potute tirar fuori erano davvero tante. Invece, non ti svelo il finale però, la chiusura vanifica qualsiasi speranza di trovare comunque un senso. Ed è un vero peccato.
Probabilmente le recensioni sono così, lo ridico io non ho letto altro, perché l'autore prova generi diversi e quindi è facile che un libro piaccia e gli altri no. Diciamo che questo stile di organizzazione delle storie non gli si confà, quindi speriamo per i libri successivi speriamo si sia buttato in imprese migliori. Però è un'osservazione che non avevo fatto questa sulle recensioni e la trovo decisamente interessante. Solitamente mi trovo a frequentare tutte persone che amano Coe "a prescindere", cosa che a me non riesce di fare con nessun autore, nemmeno con quelli che amo alla follia.
Buona giornata, spero di rileggerti presto,
Simona
Di Coe ho letto due libri che ho considerato "meh" e uno carino, ma che non sposta niente nel mondo della letteratura mondiale. Questo qui ce l'ho, comprato credo a 2 euro da qualche parte e penso che se dovessi leggere un altro libro "meh" di Coe, rivaluterei il tempo speso a cercare di trovare un suo libro bello. Magari proverò con La famiglia Winshaw che mi hanno detto tutti essere molto bello. Sarà vero? Mi piacerà? I misteri.
RispondiElimina"La famiglia Winshaw" ce l'ho anche io e ho anche "la casa del sonno". Il problema è che me lo hanno sempre spacciato come uno che bisognava conoscere, c'è gente che aspetta le sue uscite facendo il countdown e, siccome non sono proprio delle sprovvedute, mi immaginavo una cosa diversa, o almeno costruita in maniera tale che, magari non vai d'accordo con lo stile di scrittura, però la trama, si significati e i significanti di ci sono e hanno un certo peso. Invece persino sto terribile segreto sembra una quisquilia con quella chiusura... Per cui la scrittura "epica" se c'è si annulla perché asservita ad una trama insignificante. Un vero peccato! Ciao bella! <3
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