venerdì 20 febbraio 2015

"La strage dei congiuntivi", Massimo Roscia - Una vera strage, consigliata per i "duri" di cuore...



Fonte: Kowapaolo

Se lo si leggesse in maniera usuale, ovvero mettendoci la propria esperienza e la propria preparazione - anche scolastica -, potrebbe sembrare un ampolloso, didascalico finto noir che, magari, ha trovato una formula, a tratti ironica, per descrivere le miserie culturali umane mettendole un po' alla berlina e condannandole, forse in maniera pesante, col fare del maestro bacchettone. Ma se per assurdo prendiamo in considerazione il lavoro in maniera non convenzionale, l'immagine cambia quasi totalmente e diventa più chiara: è una vera, grande strage.

Siamo in un tempo e in uno spazio non definiti per volere dell'autore. Si fa riferimento alla repubblica federale e si mettono nomi di fantasia che ricordano la multiculturalità americana, ma è anche vero che uno dei protagonisti parla con un difetto di pronuncia che ricorda le inflessioni dei dialetti del Sud d'Italia. Il problema non è la nazionalità della lingua che si difende ma il Linguaggio e la Cultura in generale; fra le note disseminate qui e lì nel libro, inventate o vere, ci sono moltissimi riferimenti di autori, sostanze, tragedie teatrali antiche e non, libri contemporanei e classici e personaggi storici che non appartengono all'Italia o all'America in particolare, ma alla Cultura mondiale. 

Quindi, i "cinque moschettieri" qui rappresentati che difendono la Lingua, la Grammatica, la Storia e la Cultura nel suo insieme, potrebbero agire nel medesimo modo e per lo stesso motivo ovunque nel mondo. I cinque dunque - un insegnante, un poliziotto, un orfano (che Roscia mi perdoni, ma non ho ben capito che faccia Cratete!), un bibliotecario e un analista sensoriale -, circondati da un'umanità che maltratta la Cultura giornalmente, mettono in atto inizialmente azioni di terrorismo di piccola entità per lavare l'offesa. Poi, e qui siamo nella narrazione vera e propria, complice un evento mondano di paese e un assessore ignorante che inneggia, o meglio vaneggia, alla Filosofia, mortificandola con frasi fatte e mal riferite, con un linguaggio pieno di errori, avviene l'irreparabile. L'evento scatenante  e la sua conseguenza, e in particolare quest'ultima, sono la più bassa forma di protesta culturale e il più grande atto di vendetta. L'assessore, colpevole di aver ucciso la lingua, la grammatica e la filosofia, viene trovato morto, le indagini sono in stallo ma lo scandalo è enorme e la massa ignorante vede, questa uccisione, come sola e pura violenza perché non ha elementi o rivendicazioni per capire cosa sia successo. 
E se già prima era partita la grande sconfitta della cultura, con le azioni di piccola entità, con l'omicidio la sua ecatombe diventa definitiva. Il resto della storia ve la dovete leggere da soli, ma vediamo perché ragionare per assurdo.

Se ragionassimo in maniera diretta, assumendo il fatto che si narra della rivincita, per conto della lingua, da parte di cinque facinorosi e intellettuali, questo non sarebbe un noir. Non lo sarebbe perché la strutturazione del racconto assomiglierebbe più ad un romanzo che inizia prima di una fine quasi certa, visto che la massa ignorante è, per stessa ammissione dell'autore, più numerosa rispetto ai sacerdoti della Cultura. Una lotta impari che culmina in una fine certa (non vi illudete è per me che l'ho letta, non per voi!).

Ma se ragioniamo in maniera non convenzionale il noir è servito. La Cultura è quel bagaglio di conoscenze che permettono all'uomo, attraverso l'apprendimento, di avere in mano gli strumenti per potersi rapportare con il mondo. Avere in mano gli strumenti per esprimere chi siamo e saperli utilizzare ci permette di cercare la ragione con civiltà e non con la violenza. I nostri cinque anti-eroi, diventano pertanto, nella loro battaglia, del tutto simili a quelli che combattono, proprio perpetrando atti di violenza e prevaricazione. Scenderete nell'inferno del dilemma di quale sia il mezzo giusto per contrastare tale violenza giornaliera, perché se da un lato la formazione non funziona e genera mostri come il futuro preannunciato della bimba - della quale vi ho scritto nel [Dal libro che sto leggendo] riferito a questo libro - dall'altro usare gli stessi mezzi dell'ignoranza diviene un modo per negare il valore stesso della Cultura.

Roscia mette anche il carico da cento su ogni personalità rendendo quelli che potrebbero apparire paladini come uomini frustrati, malati, farisei. Sono talmente avvolti dalla loro cultura da non riuscire a rapportarsi con gli altri da divenire disadattati. Quasi a dire che i due mondi che non hanno un sistema comunicativo comune sono come compartimenti stagni. Ma tra loro, quelli che dovrebbero essere i "buoni", si sanno riconoscere e così dagli iniziali tre vendicatori diventano poi cinque riuscendo a fare gruppo nonostante siano potenzialmente e caratterialmente quasi incompatibili. La loro cultura li rende soli perché concentrati sull'insegnamento di ciò che hanno più di caro: ma nonostante sia un valore comune è troppo ampio perché lo si possa abbracciare agevolmente nella sua totalità in maniera, per tutti, uguale. Il maestro predilige la grammatica, l'analista sensoriale la chimica, il laureato la giurisprudenza e via dicendo. A renderli uniti, ironicamente, è il compromesso, quello che non concedono al mondo a loro contrapposto.

Quindi se noi proseguissimo nel ragionamento questo noir sarebbe totalmente pessimista partendo dall'assunto che se la Cultura  scendesse in campo con gli stessi mezzi dell'ignoranza perderebbe e se provasse a farlo civilmente, perderebbe comunque. In effetti non è così, la vittoria della cultura qui si trova nella scrittura e non come concetto astratto ma proprio come forma narrativa propria dell'autore che ha tessuto le maglie di questa storia.

La vittoria sta nel fatto che Massimo Roscia riesca a scrivere un libro in un linguaggio forbito che sia leggibile da chiunque e che Exòma riesca ad inserire le note, vere o finte, in fondo alla pagina dove si trovano i corrispettivi argomenti o nomi che le richiedono e che, al contempo, si riesca a tessere questa storia con una marcata vena ironica. Non è solo l'ignoranza l'oggetto dello scherno dell'autore ma anche la maniacalità insita fra i farisei della Cultura che si ritrovano ora a litigare con sé stessi e ora ad essere sconfitti dalla tecnologia o dall'impotenza che viene dal sentire maltrattato un congiuntivo fino alle divertenti uscite degli illetterati.

Quindi, quando comprerete questo libro, lasciate perdere il senso di impotenza verso i milioni di riferimenti letterari messi ad arte nel testo, non vi lasciate scoraggiare dal primo attimo di smarrimento. Lasciate alle porte tutto questo e abbandonatevi nelle mani di un autore divertente e divertito che vi porterà a spasso fra i due schieramenti contrapposti certi che avrà un finale che non avrete preventivato perché avrete passato il tempo a sorridere delle varie vicende  personali dei protagonisti.

Scrivere un libro in un buon italiano, a tratti forbito, e far sorridere i propri lettori si può e Massimo Roscia lo ha, qui ben dimostrato. Chiaramente non è un libro per deboli di cuore! E voi, sarete abbastanza forti e pronti alla risata per poterlo leggere? Saprete trovare le note vere e quelle fasulle? Chissà...

Libro stupendo, scelto e voluto per leggerlo in compagnia di Nereia, Exlibris_2012 e Vale89 a cui si sono poi aggiunte MariaDiCuonzo e Glolibri1 che è stato tutto sommato un successo ma anche oggetto di qualche discussione. È e rimane un libro consigliatissimo.
Sperando che Roscia non mi fulmini per qualche strafalcione scritto,
vi auguro buone letture e buon fine settimana,
Simona Scravaglieri

La strage dei congiuntivi
Massimo Roscia
Exòrma edizioni, ed. 2014
Prezzo 15,50€


Fonte: LettureSconclusionate

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