mercoledì 12 novembre 2014

[Dal libro che sto leggendo] E così vuoi lavorare nell'editoria



Fonte: Pinterest

Se vi viene il sospetto che io stia leggendo tutta la collana diretta da Giulia Mozzato (I libri di WuZ), ebbene sì, avete ragione. E' un po' come per il libro del Corriere della Sera, sono saggi che aiutano anche i lettori a farsi un'idea. In sostanza spesso mi arrabbio quando trovo errori o se un libro mi sembra lavoro perso e quindi soldi buttati e via dicendo. Ma ve lo siete mai chiesti da dove vengono i libri?

Conoscete tutta quella serie di processi che ci sono fra lo scrittore che ha scritto (e pensa  che sia il libro capolavoro del secolo) e, come Claudia Consoli ci spiegava, "Quando i libri vanno in rete"? Spesso si pensa di conoscerli ma , nella realtà dei fatti, non sempre è ciò che sembra.
Quindi perché leggere questo libro? Probabilmente per cercare di capire un po' le dinamiche che muovono le scelte che poi ci sono, ma non possiamo scinderle dal lavoro originale, generando poi il prodotto che acquistiamo e leggiamo. Che ci piaccia o no non è il punto centrale. ma almenoper una volta potremo sbirciare dietro le quinte.

Oltretutto è anche molto divertente e quindi non vi annoierete di certo!
Buone letture,
Simona Scravaglieri


INTRODUZIONE
Del perché di questo libro

Sette anni fa avevo un lavoro normale, che piaceva molto a mia nonna. Ero assunta ( che aggettivo vintage!) a tempo indeterminato, in una azienda solida, a cinquecento metri da casa. Il gruppo era formato da belle persone, il clima era rilassato, si stava oggettivamente bene. Il lavoro, però, non mi piaceva: non sono il tipo giusto cui affidare un budget in Excel, non so neanche le tabelline.
Un giorno i si presentò l'opportunità di fare un'esperienza nel giornalismo: cercavano una didascalista per due testate di moda. Non serviva una persona preparata, ma semplicemente sveglia e non analfabeta. Non so le tabelline, ma analfabeta non sono. L'esperienza mi piacque, anzi mi galvanizzò. Finalmente facevo qualcosa che sentivo mio, anche se il giornalismo di moda non è proprio un ambiente per damine (avete presente Il diavolo veste Prada?).
Per circa un anno svolsi due lavori. Di giorno ero un'impiegata (quasi) modello,. Timbravo il io bel cartellino alle otto e trenta del mattino e uscivo alle cinque e mezza del pomeriggio. Qui cominciava la mia seconda vita: mi fiondavo in auto e guidavo come una pazza fino alla redazione, in centro a Milano, dove lavoravo alle mie didascalie fino a quando l'impresa di pulizie non mi cacciava fuori.
Fu un periodo molto stancante, ma anche stimolante, emozionante (e tanti altri begli aggettivi che finiscono in -ante). Giunse però il momento in cui mi resi conto di non essere né carne e né pesce: non ero un'impiegata, perché dentro non lo ero mai stata; e non ero una giornalista, perché mi ci dedicavo per troppo poco tempo e in modo saltuario.
Decisi quindi di votarmi a una sola delle due strade, quella dell'incertezza, del precariato (che si chiama free lance), delle cose che non sapevo fare.
pochi mesi dopo, sempre alla ricerca di nuove collaborazioni ed esperienze, iniziai a lavorare per una piccola  prestigiosa casa editrice di Milano. Cercavano un editor e, sebbene non avessi mai fatto l'editor, mi candidai, vendendo con molta abilità tutto quanto avevo imparato in redazione. Funzionò.
Messa così può sembrare che sia stata solo questione di fortuna - e, certo, una bella botta di... non guasta mai - ma avevo appreso parecchie cose lavorando per le testate di moda, molte delle quali non avevano nulla a che vedere con i refusi e l'impaginazione.
All'inizio della mia collaborazione la piccola e prestigiosa casa editrice per cui lavoravo pubblicava sei libri l'anno. Oggi sono più di venti, tra narrativa e saggistica.
Il mio primo libro (e test d'ingresso, credo) fu un saggio sulla storia delle Repubbliche del Plata. No sapevo nemmeno dove fossero le Repubbliche del Plata. Lo imparai, come imparai moltissime altre cose: leggendo e, soprattutto, sbagliando.
Dopo essere sopravvissuta alle Repubbliche del Plata, sono passata attraverso romanzi fantascientifici, raccolte di poesie, noir, saggi di storia diFisica nucleare, ricette di cucina, critica cinematografica, teatro, storia, ucronia, romanzi d'amore.
Negli anni ho attivato nuove collaborazioni con altre case editrici, come redattore, editor, correttore di bozze e con alcune testate come redattore.
Ho, in altre parole, svolto un percorso completo come ultima ruota del carro presso una testata di moda, a editor, passando attraverso l'ebbrezza dell'impaginazione, le presentazioni, la vendita dei volumi al banchetto. le fotocopie e il caffè. Tengo a precisare che, ancora oggi, faccio sia le fotocopie che il caffè. 
Questo libro parla della mia esperienza di editor, che presenta - com ho avuto modo di scoprire frequentando  i colleghi - aspetti tragicomici in comune con molti altri editor.
Ci troverete la persecuzione da manoscritto e l'ossessione da refuso, l'esordiente esuberante e lo scrittore saccente, l'errore dell'ultimo minuto e la fissa per le vedove, le telefonate infinite  le integrazioni via sms, l'arte del copia e incolla e la gioia dei ringraziamenti.
Tutti i tic del nostro mondo - spesso poco conosciuto, amato quanto inviso - su cui è bello, ogni tanto, farsi una risata.

Questo pezzo è tratto da:

E così vuoi lavorare nell'editoria
I dolori di un giovane editor
Alessandra Selmi
Editrice Bibliografica, ed. 2014
Collana "I libri di WUZ"
Prezzo 9,90€



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