venerdì 4 febbraio 2011

"Ho Magalli in testa ma non riesco a dirlo", Marco Masullo - Cortometraggi d'autore...



Detta alla romana "Mo' il Magalli in testa ce l'ho anche io!". In effetti, non è facile raccontare cio' che ho finito di leggere qualche minuto fa e che mi ha accompagnato tutta la settimana. Iniziamo con il dire che e' una raccolta all'apparenza decisamente disomogenea di racconti e aggiungiamoci che l'autore, Marco Marsullo, e' anche decisamente giovane ma già in grado di districarsi con disinvoltura con le parole talmente tanto da restituirci la visione della società contemporanea con una serie di immagini decisamente realistiche. Potremmo definirlo un moderno cantastorie.
Certamente non entrerà in punta di piedi nel mondo delle vostre letture. La prima storia vi rimarrà negli occhi per parecchio - come è successo a me - se siete poco avvezzi al suo stile fatto di ritmi incalzanti che restituiscono l'impressione dello scorrere di immagini simili ai fotogrammi di un cortometraggio d'autore. E, come in ogni cortometraggio d'autore che si rispetti, non ci saranno sconti perché i tempi di uno stile così congegnato sono strettissimi e l'autore non ha tempo per abbellire le sue storie che escono una dietro l'altra forse perché, faccio appello alla citazione un libro a me caro*, le stesse "non gli stanno più dentro" e quindi hanno necessità di uscire allo scoperto. In questa raccolta c'e' tutto: odio, amore, abbandono, morte, tradimento, ironia e anche il classico tocco al cuore che non guasta mai. 

Se dovessi commentare storia per storia, staremmo qui per una intera giornata pertanto scelgo di darvi una panoramica di quelle che rileggero' facilmente e quelle che fatichero' a riguardare (che non significa assolutamente che siano brutte ma solo che mi hanno lasciato senza fiato perché sono un po' troppo forti).
Tra quelle che rileggero' ci sono:

"Come gli pareva a lui" una toccante lettera in cui, a dir la verità, mi sono un tantinello riconosciuta non nelle vesti di lei ma in quelle di lui. A dirla tutta non e' nemmeno una storia, ma una lettera, una di quelle che scrivi quando finalmente accetti di aver perso una persona e ti rendi conto che questa persona non ha mai mai fatto parte della tua vita, se non per la tua volontà di non lasciarla andare.
"Il primo (e ultimo) 30 della mia vita" di cui ancora mi devo capacitare che si possa comprimere una storia tanto bella in cosi' poche righe e stessa cosa avviene per "Maradona", "Meglio morire in macchina" e "Mentre camminavo per Posillipo". Sono tutte storie brevissime come dei piccoli flash e una, se non vado errata, si puo' leggere anche sul blog dell'autore che vi inserirò in coda al post. Ma se il racconto e' "l'ingrandimento di un frammento di storia", come ho letto da qualche parte su un manuale di scrittura creativa che sbirciavo in libreria in cerca di qualcosa da leggere, nel caso di Marsullo lo sviluppo del frammento si svolge in uno scatto fotografico o nel lasso di tempo di un cortometraggio; e questo fa capire che non servono tanti fronzoli per raccontare una sensazione o una situazione. Menzione speciale per "Voglio morire a rate" racconto di cui ho riso e poi, confesso, non ho scelto uno dei due possibili finali, ma li ho letti entrambi e ho preferito il secondo.

Tra quelli che avro' difficoltà a rileggere ci sono "Hotel Gomorra" "La sagra di Pezzan" e "Sei stato al Tokai?". Il primo per ragioni differenti dagli altri due. Non sarà facile rileggere "Hotel Gomorra" perche' nella descrizione di questo racconto Marco ha avuto una precisione da cecchino nella descrizione di qualsiasi particolare. Cosi' ogni colpo sparato, ogni frase sussurrata o fruscio ti rimbomba nell'orecchio e ogni rivolo di sudore o di sangue, a causa della sequenza di situazioni che caracollano fino ad un finale quasi certo, li vedi scorrere perche' il ritmo e' incalzante e ti trascina inesorabilmente fino all'ultima parola scritta con una palpabile ansia. E' uno di quei racconti che si sviluppano in un continuo crescendo fermandosi nell'attimo piu' alto e cristallizzandolo. Non necessitano della parola fine, ti lasciano li a decidere quale finale sperare per il protagonista che ti hanno abilmente fatto conoscere e per il quale empaticamente speri il meglio.
E' un racconto estremamente di pregio per queste sue particolari caratteristiche, a volte ricordano le sequenze televisive di qualche giallo, ma riescono, senza doversi proporre diversamente da come sono, a coinvolgerti in situazioni che svolte in altro modo, forse sarebbero state un passaggio nella tua vita di lettore e non sarebbero rimaste negli occhi, come e' successo a me!
Succede anche negli altri due di sentire lo scandire del ritmo delle situazioni che si avvicendano velocemente, ma il linguaggio cosi' diretto e la descrizione di contesti cosi' realistici (badate bene non ho scritto verosimili) mi hanno lasciato una sensazione di vuoto. Le situazioni descritte in questi due racconti, sono realistiche perché appartenenti ad una categoria di cronaca che purtroppo non sempre balza alla nostra attenzione. Ma l'interesse dell'autore non sembra stare nella descrizione dell'atto fine a stesso bensì nel far entrare il lettore nei panni di chi e' coinvolto nelle vicende vittima o no. Adrenalina, dolore, paura e noia, sono sentimenti che ogni essere umano può provare, ma difficilmente può portare queste emozioni al punto massimo quello che per i materiali di costruzione e' "il punto di rottura". Il punto di rottura si raggiunge all'apice delle situazioni nel bene e nel male e nel caso di Marsullo in tutti e tre i racconti di questa sezione avviene nel male. E il fatto che io dica appunto che avrò difficoltà a rileggerli è dovuto proprio alla capacità di farti immedesimare in chi compie o subisce l'atto fino al punto di rottura. Questo mondo è descritto con un piglio, come già detto televisivo o cinematografico, che pero' non prende spunto dal genere telefilm o affini ma proprio dalla realtà e dalla cronaca presentando una società deviata che, nell'indifferenza più totale, ha perso i suoi valori fondanti uno ad uno senza essere in grado di produrne di nuovi.

Nonostante vi sia una storia intitolata "Hotel Gomorra" anche questa non e' una raccolta di racconti (direi meno male!) di camorra. Quindi, avvicinandovi a questo libro e anche al blog a dirla tutta, lasciate i preconcetti fuori dalla porta e preparatevi ad entrare nel rutilante mondo di Marco Marsullo che potremmo paragonare ad un ottovolante. Un circo delle umane virtu' e dei vizi.
Non e' uno dei libri che potremmo definire "necessari" ma forse e' una di quelle raccolte che, almeno una volta nella vita, ci piacerebbe leggere giusto per sapere che cosa succede, di bello, fuori dal mondo dei nomi famosi. Anche in questo caso, questo, e' un incontro fortunato pilotato dalla fatina dei libri;)

Marco Marsullo, come vi dicevo sopra, ha un blog qui:http://marco-marsullo.blogspot.com

* Il libro cui faccio riferimento è "Inchiostro vivo" di Michel Franzoso. Al suo protagonista viene chiesto perché fa lo scrittore ed egli risponde "Perche' le storie non mi stanno piu' dentro!"

Ho Magalli in testa ma non riesco a dirlo
Marco Marsullo
Edizioni Noubs, ed. 2009
Collana Babele - Narrativa e poesia
Prezzo 15,00€



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