domenica 15 agosto 2010

[Dal libro che sto leggendo] Don ildebrando e altri racconti, Gustaw Herling - Racconto "Ferragosto. Racconto Romano"




[...]

Dal diario:

Annotazione del 6 Luglio 1972.
"Molti anni fa mi capito' di passare il Ferragosto, la festa che segna il culmine dell'estate per gli italiani, in uno squallido albergo romano. La citta' era deserta, faceva un caldo infernale. Giacevo nudo su un lettuccio zuppo di sudore, di tanto in tanto mi alzavo per mettere la testa sotto il rubinetto e per dare un'occhiata al pozzo buio del cortile. L'unico raro umore era il gemito dell'ascensore, quando un soldato di passaggio veniva per passare un'ora con una ragazza di Temini. Perfino l'amore, al di là della parete, era silenzioso e assonnato, senza grida e senza cigolii di molle. Oggi non sono piu' in grado di ricostruire il corso pirgo e caotico dei miei pensieri, ma ricordo che strisciavano avanti e indietro sul terreno degli anni pasati e che erano oppressi da una rabbia sempre piu' grande (secondo Kierkegaard questo e' l'aspetto principale della disperazione). Verso le sei di sera provai qualcosa che e' difficile definire: un buco nel tempo, il risucchio di una pompa dall'abisso. Stavo accanto alla finestra: fui strappato a quela torpore da una dolorosa fitta alle mani che tenevo strette convulsamente intorno al saliscendi delle persiane. Subito dopo, le strade risuonarono chiassose, la citta' torno' a vivere, nel palazzo accanto qualcuno cantava a squarciagola una canzone in voga. Durante il notiziario di mezzanotte la radio disse che alle sei della sera circa quattro persone si erano suicidate in diversi quartieri di Roma."

[...]

Il male di vivere potremmo definirlo.

Da Ferragosto. Racconto Romano
contenuto nella raccolta di racconti
Don Ildebrando e altri racconti
Gustaw Herling
Feltrinelli editore, ed.1999



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