mercoledì 2 maggio 2018

[Dal libro che sto leggendo] La Dora dei miei sogni #BlogNotesMaggio

Fonte: Milano Nera

Se avessi vinto alla lotteria una congrua somma mi piacerebbe destinare parte della mia vincita per acquistare cento copie di questo libro da regalare a perfetti sconosciuti, con come unico prerequisito, che abbiano l'aria di stare vivendo una pessima giornata. La solarità di questo libro, la gioia e la luce mai ebbero una trasposizione migliore su carta. È un libro così bello da leggere che ti fa sorridere persino davanti alla morte. Questa commedia noir riesce benissimo ad essere calzante anche se risponde a due generi potenzialmente antitetici e non ne leggevo una così bella ed entusiasmante dai tempi di "Mia suocera beve".

Sardonico, il nostro protagonista, ha incontrato Dora un giorno e non l'ha più lasciata. Dora ha riempito la sua vita e l'amore fra i due aumenta giorno dopo giorno. Sardonico è un assicuratore con un passato da attore di provincia, era anche bravo a dire suo, poi un incidente di percorso dovuto a voci maldicenti e lo ha costretto a cambiare lavoro. Ma si è reinventato benissimo. Ha anhe ideato una polizza vita di estremo successo la "VITA NATURALD URANTE". Non sta a me spiegarvi in cosa sussista la polizza, ma c'è un piccolo particolare che dovete sapere: piano piano, uno ad uno, tutti i primi sottoscrittori stanno morendo per mano della stessa persona che fa trovare i loro corpi con le teste rasate con sulla fronte aforismi di autori cari al nostro protagonista e, sulla nuca, squallide poesie. Come non bastasse, Dora insiste a che lui risolva la situazione.
Ah c'è un particolare: Dora e il suo amato stanno insieme, anzi si sono addirittura sposati, ma non vivono nello stesso mondo. 

Ma questo lo scoprirete leggendo il libro. Perché dopo questa lettura, a voce, davvero sentita del primo capitolo, fatta dalla bravissima Angela Cannucciari , voi sarete rapiti, al pari di me e lei, da questa singolare storia narrata con maestria ed eleganza da Massimo Torre. Ne riparleremo nella recensione comunque in maniera più dettagliata nella recensione. Nel frattempo, prima dei dati del libro vi inserisco il calendario di questa settimana per #BlogNotesMaggio:


Lunedì da Valentina La biblioteca di Babele 

Mercoledì mattina Nereia Librangoloacuto
Mercoledì pomeriggio Simona LettureSconclusionate
Giovedì mattina da Erica  La leggivendola
Giovedì pomeriggio da Daniela di Appunti di una lettrice
Venerdì alle 10:00 saremo da Angela Cannucciari 
Venerdì alle 13:00 da Francesca Gli amabili libri 
Venerdì alle 15:00 qui a LettureSconclusionate
Sabato mattina sul canale di Selvaggia
Sabato pomeriggio Paola Sabatini special guest qui a LettureSconclusionate
Domenica mattina da Barbara di Librinvaligia
Domenica pomeriggio da Giada di Dada who? 

Vi invito a seguire sui social tutti i blog e i canali per rimanere aggiornati e in aggiunta vi segnalo anche il blog di #blognotes libri, il Tè tostato di Laura Ganzetti Maria Di Cuonzo, Andrea di Un antidoto contro la solitudine e Diana di Non riesco a saziarmi di libri 




Questo pezzo è tratto da:

La Dora dei miei sogni 
Massimo Torre 
Giulio Perrone Editore, ed. 2018 
Collana: "Hinc" 
Prezzo 16.00 euro 

domenica 29 aprile 2018

#blognotesmaggio Viaggio, Sinonimo di libro. Praga, Sinonimo di Kafka

Fonte: Paola Sabatini
Per chi non gira da molto in queste pagine, oggi non sono io a scrivere ma Paola Sabatini che è una carissima amica da parecchi anni. Con lei condivido libri e passioni, lei ogni tanto mi regala qualche chicca e io cerco a mio modo di fare lo stesso (ma è talmente tanta la roba che ha letto che è difficilissimo stupirla!). Quindi oggi per #BlogNotesMaggio, è sempre un onore per me lasciare ben volentieri a lei questo spazio!
Buone letture,
Simona Scravaglieri

Anche quest’anno mi sono nuovamente imbucata nel meraviglioso e misterioso mondo delle bloggers e vloggers che, capitanate dalla Scrav di Letture sconclusionate di cui oggi sono ospite e che ringrazio, vi e ci terranno compagnia per un mese intero, con i loro consigli, suggerimenti, recensioni e critiche varie, attraverso video e post dedicati ai temi del #maggiodeilibri e al vasto mondo dei libri in generale.
Come sempre, anche quest’anno verso metà maggio, visiterò una capitale europea. Questa sarà la volta di Praga che per me (come per tanti) è sinonimo di Kafka, e siccome un viaggio, per essere vissuto meglio, dev’essere possibilmente preceduto da qualche lettura mirata, giusto per entrare nello spirito del luogo in cui ci stiamo recando ed anche per avere un’idea della città, della sua storia e dei suoi luoghi di maggior interesse e dei personaggi che l’hanno resa famosa, le mie letture preparatorie comprenderanno una guida, un saggio, un romanzo, una raccolta di racconti, e forse anche qualcos’altro.

Il percorso letterario che ho scelto comprenderà:

1) la lettura dell’irrinunciabile e preziosissima guida di Praga della Lonely Planet, perché ha il pregio di suggerire itinerari intelligenti e poco dispersivi, molto utili quando si ha poco tempo a disposizione, fornendo al contempo indicazioni essenziali sugli strumenti necessari per pianificare il viaggio, per visitare la città e coglierne la linfa vitale;

2) la lettura di uno storico pamphlet dell’allora dissidente Vaclav Havel, “Il potere dei senza potere”, drammaturgo ed attivista per i diritti umani, simbolo del dissenso contro l’oppressione del regime comunista di Mosca nonché fondatore di “Charta 77”, un manifesto e una serie di trame di rapporti tra intellettuali e uomini di cultura, che aiutò l’Occidente a conoscere cosa stava accadendo al di là della “cortina di ferro”. Dopo la caduta del Muro di Berlino e al termine della cosiddetta Rivoluzione di velluto, fu eletto primo Presidente della Repubblica Cecoslovacca e tale rimase anche quando questa divenne Repubblica Ceca, nel 1993, dopo la separazione dalla Slovacchia;

3) la rilettura di uno dei romanzi incompiuti e postumi di Franz Kafka, America, sulla scia di una lettura di gruppo proposta dagli Scratchreaders di Maria di Biase, un’opera che contiene quelle atmosfere pregne di sensi di colpa infondati e inevitabili che opprimono e caratterizzano l’intero mondo kafkiano;

4) una raccolta di racconti, sempre di Kafka, “La metamorfosi e altri racconti” perché è impossibile leggere Kafka senza pensare a uno dei suoi personaggi più noti, Gregor Samsa, colui che “destandosi un mattino da sogni inquieti, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto.”;

5) infine “Franz Kafka” di Max Brod, amico e biografo ufficiale dello scrittore praghese, colui grazie al quale oggi possiamo leggere i suoi romanzi, racconti, lettere e diari, avendo questi ignorato l’ordine ricevuto dal suo amico e autore in punto di morte: quello di bruciare ogni pagina da lui scritta.

È una lista monotematica, lo so, ma d’altro canto ho esordito scrivendo che per me Praga è sinonimo di Kafka, what else? Così, quando salirò sull’aereo, avvertirò forte la sensazione di andare a trovare un amico, oltre che di andare a scoprire una nuova città.
I libri arricchiscono sempre, questo non lo dico io, si sa.
Paola C. Sabatini 

L'elenco degli interventi di questa settimana:

Librangoloacuto che ha cominciato Lunedì
Selvaggia con il suo video Martedì mattina
Valentina de La biblioteca di Babele Martedì pomeriggio
Mercoledì eravamo qui a LettureSconclusionate
Giovedì mattina siamo stati a casa de La leggivendola
Giovedì pomeriggio da Daniela di Appunti di una lettrice
Venerdì mattina saremo da Angela Cannucciari 
Venerdì pomeriggio qui a LettureSconclusionate
Domenica pomeriggio con Paola Sabatini special guest qui a LettureSconclusionate

Vi invito a seguire sui social tutti i blog e i canali per rimanere aggiornati e in aggiunta vi segnalo anche il blog di #blognotes libri, il Tè tostato di Laura Ganzetti Maria Di Cuonzo, Andrea di Un antidoto contro la solitudine, Diana di Non riesco a saziarmi di libri, Dada who? Francesca de Gli amabili libri e ultima, ma solo in elenco, Barbara Porretta di Librinvaligia

venerdì 27 aprile 2018

"Artico nero", Matteo Meschiari e "Groenlandia- Manhattan", Chloé Cruchaudet - Cronache terribili ma bellissime...

Fonte: Framepool

Mi sono lungamente interrogata su come parlare di questi due libri comprati in periodi diversi ma per motivi correlati. Il primo ad arrivare, a dicembre dello scorso anno fu "Artico nero", ad attirarmi la copertina - l'editore è uno di quelli da cui puoi comprare saggistica e narrativa anche ad occhi chiusi - e una sinossi che non lasciava trasparire poi più di tanto. Una lettura "meravigliosamente" "#mainagioia", come si usa dire, da questo libro non esce vivo nessuno, nemmeno per sbaglio. Ma attenzione, nonostante la cupezza che macchia i panorami bianchi di neve e di ghiaccio questo saggio è un crescendo che porta non solo a girare panorami oramai desolati dell'artico ma che trabocca alla fine in una poesia insperata che toccherà tutte le corde della nostra anima. Non è un libro perfetto nella sua costruzione, nemmeno affabile perché non ti accoglie con gentilezza, anzi è tutto l'opposto e in alcuni punti addirittura ti senti abbandonato da uno scrittore estremamente preciso nel snocciolarti numeri, nomi di tribù e situazioni che hanno generato la desertificazione, anche culturale, dell'artico dai popoli che per secoli hanno abitato quelle zone.

Meschiari non vi dirà con gentilezza perché si arriva a tanto perché il suo obiettivo non è quello. Il problema è che sono così lontane dalle cronache storiche a noi più note che è facilissimo dimenticarsene: hanno nomi strani di cui la pronuncia è incerta, abitavano zone remote che facciamo fatica ad individuare con una certa scioltezza e molte volte le azioni fatte su questi popoli sono lontane nel tempo e legate a fatti a noi non noti. Quindi invece di partire con una retorica che tocchi le punte più alte della, passatemi il termine, "lagna dell'annientamento" Meschiari sceglie i fatti. Elencati e snocciolati per le prime tribù. Metodi di annientamento, la perdita della cultura di questi popoli e il loro annientamento nell'inserimento sociale in luoghi e comunità a loro estranei senza tener conto dell'impatto fisico e psicologico ma tenendo ben presente il tipo di sfruttamento che si voleva fare di quelle terre. 

Dicevo, questo saggio è un crescendo, perché ad un certo punto senti che la partecipazione emotiva di chi scrive comincia a essere presente nelle pagine fino ad un punto culmine in cui l'autore stesso, mischiando la leggenda con i canti rituali delle popolazioni crea un'atmosfera tale in cui senti realmente e capisci empaticamente che cosa si perde nell'annientamento culturale di tribù che non abbiamo mai visto e né conosciuto e, confesso, è davvero difficile da spiegare a parole. Il senso generale è che la perdita non è solo della comunità che la vive ma di tutti e l'unico evento che abbia generato una sensazione simile che io conosco è l'11 Settembre. Se scavate nella vostra memoria emozionale di quegli attimi, quel vuoto e senso di bilico che avete sentito in quel momento, increduli di quel che vedevate, è una sensazione molto simile allo sgomento che dovremmo avere per l'annientamento culturale dei popoli minori che non solo nella civilizzazione perdono l'identità, da cui potremmo attingere per modificare i nostri limiti sociali, ma sopratutto l'impatto ecologico che questo ha. Prima di leggere questo libro ero particolarmente convinta che l'asserzione in un film molto famoso come "Matrix" fosse la migliore descrizione possibile della civiltà umana: in sostanza l'agente diceva la prigioniero che la comunità umana è un virus che infetta e distrugge ogni luogo che abita. E in effetti quello che vediamo, viviamo e su cui dibattiamo oggi è una questione molto simile.

Dal libro di Meschiari viene fuori che l'impatto sull'ecosistema è stato devastante, prima ancora dello sfruttamento vero e proprio, propio dallo spostamento di popolazione che in quei luoghi erano perfettamente inseriti nel ritmo della natura. Così come il sole sorge e tramonta, così l'uomo attraverso leggende e credenze spirituali si inseriva nel ciclo naturale in maniera completamente adeguata al posto che doveva ricoprire.
E' un libro terribile di devastazioni e di morte ed è al contempo immensamente bello e coinvolgente nel suo essere partecipe e sensibile alla perdita. Pure questo, come il libro di cui abbiamo parlato mercoledì è un libro che si svela nella sua totale bellezza solo verso gli ultimi capitoli, in parte per la partecipazione emotiva di un autore che parte saggista e ad un certo punto diventa narratore e in parte anche grazie al fatto che di alcune storie si ha più documentazione rispetto ad altre. Ma è un giro da fare, quasi da imporsi, per riscoprire l'umanità sommersa che abbiamo ma che la vita moderna ci porta a tralasciare a favore di altre cose, che da un certo punto di vista, sembrano immensamente futili.

Minik e i suoi compagni di viaggio
Fonte: Artic Encounters
Tra le storie di Meschiari c'è anche quella del popolo inuit e in particolare la storia di Minik, suo padre e altri quattro uomini che nel 1897 sbarcarono a New York. Avevano seguito il grande esploratore Robert Edwin Peary curiosi di scoprire il mondo da cui veniva. Il loro viaggio fu un viaggio di morte; estranei alle malattie delle civiltà nord americane, non resistettero all'impatto del clima e dei virus. Prima morirono gli adulti e molto dopo anche Minik che nel frattempo aveva toccato con mano l'impatto dell'annientamento culturale e della perdita di identità. Non era più un Inuit nonostante le sue radici fossero ben salde e non era nemmeno cittadino della nuova civiltà. Questa storia ce la racconta nel dettaglio, romanzandola per quanto si può, Chloé Cruchaudet utilizzando la formula della grapich novel e allegando in fondo, oltre alla bibliografia anche un buon numero di immagini originali dell'epoca. Disegni semplici, essenziali, colori mai netti accompagnano Minik da un mondo all'altro sottolineando lo stupore e lo sgomento di un ragazzino nel comprendere quale dicotomia stia vivendo. Sembra quasi di vedere le stesse immagini della civilizzazione cristiana forzata del Sud America. La lingua, il galateo, il vestiario, la cultura, il rapporti personali e pubblici, cessano di essere simboli di civiltà divenendo imposizioni implicite per essere accettati o ascoltati. E, in questo, non v'è nulla di civile.

Riguardo questa storia Chloé Cruchaudet, rimane per lo più neutra nello scambio di dialoghi e nel rapporto di Minik con chi incontra ma non riesce a non essere partecipe sottolineando i momenti cardine con una serie di immagini ferme spesso con viste prese da lontano o dall'alto sottolineando la partecipazione al continuo isolamento e perdita dell'anima di Minik. A questo fa eco la particolareggiata rappresentazione della società americana di fine '800, le fastose e caotiche strade, l'attenta rappresentazione non sono degli usi e costumi ma anche dei rapporti, fra uomini e donne, fra uomini e l'ignoto o la scoperta, e la totale leggerezza di esploratori come Perry che, alla ricerca della facile fortuna, distrussero non solo vite che considerava inferiori ma ignorò completamente la cultura che aveva di fronte trattandola come chiusura mentale di paese di provincia. La scoperta, l'importanza della stessa, nella realtà del tempo perde di peso alla morte degli esemplari viventi, nella contemporaneità invece perde di significato nell'ignoranza che limita l'osservazione a favore dello spettacolo da baraccone.
Anche questo è un libro davvero interessante da leggere e meglio se, come è avvenuto con me, lo si fa in combinata con Artico Nero.

Sono questi i libri che mi piacerebbe leggere sul tema della settimana del #maggiodeilibri e di #BlogNotesMaggio vertevano sull'HT de #VogliamoLeggere. Mi piacerebbe riuscire ad integrare facilmente le letture, ma non sempre è facile, vuoi perché dovrei conoscere tutti i cataloghi, cosa quanto mai complessa, e vuoi perché spesso a contributi di valore si affiancano spesso copie che cercano la vendita e non sono fatte per una lettura attenta e curiosa. In questo caso sono stata fortunata, da un lato con Exòrma e dall'altro Fandango, mi sono affidata a CE serie e che conosco da tempo per il loro catalogo di qualità.
L'unico e ultimo consiglio è solo di non lasciarvi irretire da come iniziano, ma di lasciare a questi due autori l'opportunità di conquistarvi con i loro resoconti, perché se è vero che spesso la realtà supera la fantasia è anche vero che le pagine della Storia, messe in mani capaci, riescono a superare per bellezza e partecipazione anche il romanzo più acclamato.
Buone letture,
Simona Scravaglieri

Fonte: LettureSconclusionate


Prima dei riferimenti dei libri vi metto il calendario degli interventi previsti per #BlogNotesMaggio:


Librangoloacuto che ha cominciato Lunedì 

Selvaggia con il suo video Martedì mattina
Valentina de La biblioteca di Babele Martedì pomeriggio
Mercoledì eravamo qui a LettureSconclusionate
Giovedì mattina siamo stati a casa de La leggivendola
Giovedì pomeriggio da Daniela di Appunti di una lettrice
Venerdì mattina saremo da Angela Cannucciari 
Venerdì pomeriggio qui a LettureSconclusionate
Domenica sera chiudiamo la prima settimana con Paola Sabatini special guest qui a LettureSconclusionate

Vi invito a seguire sui social tutti i blog e i canali per rimanere aggiornati e in aggiunta vi segnalo anche il blog di #blognotes libri, il Tè tostato di Laura Ganzetti Maria Di Cuonzo, Andrea di Un antidoto contro la solitudine, Diana di Non riesco a saziarmi di libri, Dada who? Francesca de Gli amabili libri e ultima, ma solo in elenco, Barbara Porretta di Librinvaligia




Fonte: LettureSconclusionate

Artico nero
la lunga notte dei popoli dei ghiacci
Matteo Meschiari
Exòrma Edzioni, ed. 2016
Collana "Scritti traversi"
Prezzo 14,50€





Fonte: LettureSconclusionate








Groenlandia- Manhattan
Chloé Cruchaudet
 Fandango-Coconino Press, ed. 2010
Traduzione a cura di Donatella Pennisi Guibert
Collana "Coconino cult"
Prezzo 18,00€

mercoledì 25 aprile 2018

[Dal libro che sto leggendo] Miraggio 1938 #BlogNotesMaggio

Fonte: Iperborea

Il libro di oggi è un gran mistero. Lo volevo da quando ne ho parlato lo scorso anno in un pezzo scritto per una giornale online con cui ho collaborato perché mi piaceva l'immagine che regalava la sinossi che non lasciava trasparire poi molto della storia; posso dire anche che molta della mia attenzione per gli Iperborea da marzo, mi sembra, del 2017 in poi è funzionale al libro di cui vi sto parlando. Poi i casi della vita mi hanno portato ad acquistare altro in cartaceo, ma Miraggio 1938 stava lì in attesa di essere preso. Il suo momento in formato digitale è arrivato il mese scorso e ho trovato che questo libro abbia una strana alchimia ovvero è uno di quelle storie in cui sembra tutto un po' fermo anche se le cose succedono, è grigio come tutte quelle atmosfere nordiche dei film di genere dove il tempo è un po' come le persone sole all'apice della decisione finale. Nonostante quest'aura cupa tu, però, continui a leggerlo perché è piacevole il monologo che racconta le vicende. È come quegli attori che hanno una voce così bella che tu li staresti a sentire anche se ti leggessero la lista della spesa, ecco qui avviene la stessa cosa.

Devo dire che la sinossi e quello che ho letto io non si confanno una all'altro, mentre il titolo sì: Miraggio perché è la storia di due vite che scorrono in un deserto arido prebellico cercando di rimarginare ferite e solitudini di guerre interne precedenti. "1938" non è solo l'anno della promulgazione delle leggi razziali, ma anche l'anno in cui in uno stadio di Helsinki la presenza di una delegazione nazista fa sì che il vincitore di una corsa, ebreo, venga declassato ad ultimo della lista per una forma di "cortesia". La prima è la storia principale ovvero quella di Thune e della signora Wiik, lui avvocato della borghesia, lei, la segretaria, donna dal passato sconosciuto ma di classe più povera. È anche la storia di un gruppo di amici che si vedono periodicamente per discutere di attualità, per confrontarsi sui grandi temi. È anche la storia delle storie che noi non conosciamo dei movimenti e delle lotte del grande nord. Potremmo dire che è una storia che parla di solitudini anche se è decisamente affollata. La seconda? Un cameo storico che compare e che da nuova linfa per la seconda metà del libro...

È un libro lungo, in alcuni tratti stagnante, ma che si rivela nella sua straordinaria bellezza solo all'ultima parola e quindi questa via crucis bisogna farla tutta ben sapendo che il premio finale c'è. Ma di questo parleremo in recensione. 
Oggi in concomitanza dei festeggiamenti del Maggio dei Libri e per tutta la durata della manifestazione, invece di farvi sbirciare da soli, ho chiesto ad una persona bravissima di leggere per voi e quindi ascolterete il primo capitolo del libro dalla voce speciale di Angela Cannucciari, poi non dite che non vi voglio bene!

Vi segnalo i blog e i canali che si alterneranno per questa settimana, in collaborazione con #blognotesmaggio e del #maggiodeilibri (hastag che vi consiglio di seguire per rimanere informati e aggiornati):

Librangoloacuto che ha cominciato Lunedì 
Selvaggia con il suo video Martedì mattina
Valentina de La biblioteca di Babele Martedì pomeriggio
Il mercoledì eccoci qui!
Giovedì mattina siamo a casa de La leggivendola
Giovedì pomeriggio da Daniela da Appunti di una lettrice
Venerdì mattina tutti da Angela Cannucciari 
Venerdì pomeriggio qui a LettureSconclusionate
Domenica sera chiudiamo la prima settimana con Paola Sabatini special guest qui a LettureSconclusionate

Vi invito a seguire sui social tutti i blog e i canali per rimanere aggiornati e in aggiunta vi segnalo anche il blog di #blognotes libri, il Tè tostato di Laura Ganzetti Maria Di Cuonzo, Andrea di Un antidoto contro la solitudine, Diana di Non riesco a saziarmi di libri, Dada who? Francesca de Gli amabili libri e ultima, ma solo in elenco, Barbara Porretta di Librinvaligia
Perché tutta questa sbrodolata di gente Simò? Lo so che ve lo state chiedendo, ma il progetto Blognotes che seguo da un paio di anni mi ha insegnato una bella cosa, ovvero che si può fare rete fra blogger, vlogger e utenti che parlano di libri e che al contempo di può fare comunicazione editoriale in maniera differente. Si può parlare di una passione, in maniera amatoriale o no, puntando sulla qualità e non sul numero di libri che uno compra (anche perché molti di noi comprerebbero comunque tantissimi libri anche senza questi spazi!). Quindi questo diventa un modo per conoscere bella gente che fa della qualità un qualcosa a cui puntare per migliorarsi e innovarsi. Ed è bello che questo accada ed è altrettanto bello che Laura Ganzetti riesca a tenerci tutti insieme e mi piace condividere questa stupenda iniziativa con voi. 

Sotto al video nel post, tutti i riferimenti del libro di cui si parla e si legge oggi. 
Buone letture,
Simona Scravaglieri


Questo pezzo è tratto da: 

Miraggio 1938
Kjell Westö
Iperborea, ed. 2017
Traduzione a cura di Laura Gangemi
Collana "Narrativa"
Prezzo 18,50€

venerdì 20 aprile 2018

"American Window", Alissa Torres - L'importanza di spiegarsi...

Fonte: Angriest


Come dicevo qualche mese fa nel caso di PyongYang di Delisle, sono decisamente nuova nel mondo della grapich novel e mi muovo un po' con i piedi di piombo. In particolare perché, sebbene sarebbe infinitamente più facile scegliere storie leggere, io da un libro pretendo sempre che mi lasci qualcosa. E nonostante il fatto che, le tutte le storie lette sin qui, mi sia fatta guidare dai consigli di editori ed amici, in questo caso la scelta è stata proprio persona e, con "American Window",  mi sono resa conto in seguito di aver sottovalutato il tipo di messaggio che avrebbe potuto lasciare. Vuoi per la presentazione stringatissima del libro e vuoi per il tema, ero convinta che si parlasse dell'undici settembre come evento a sé stante e invece no, qui c'è tutt'altro. E non è un male, anzi, quello che ho trovato è decisamente più interessante di quel che pensavo ed è anche un bel messaggio di speranza, non solo per i sopravvissuti alle torri e ai familiari delle persone che hanno perso la vita in quella occasione, ma anche per chi, come me, questa cosa l'ha vista compiersi in televisione, quasi fosse una serie TV.

Questa è la storia di una donna e del suo piccolo che sta per nascere. Una mattina come tante, suo marito si alza per andare al lavoro. Lui è stato appena assunto, è un po' emozionato e anche un po' orgoglioso e sollevato di poter continuare a guadagnare in attesa che nasca il suo pargoletto. Lui esce e non tornerà mai più, perso fra le rovine di un disastro che ha gelato il mondo, cristallizzando l'attimo che ha modificato le vite di tutti. A lei non rimane nulla. Questa è la storia degli impatti di un evento del genere in una società civile e democratica basata su leggi e burocrazia ed è forse un suggerimento su come il nostro limite non stia solo nel prevenire eventi del genere ma, sopratutto, nella gestione degli effetti sulla vita di chi resta.

Se mi chiedessero perché consiglio questo libro me verrebbe da dire: "per imparare a vivere". Ero sinceramente convinta che, dopo le prime battute relative ai fatti come li abbiamo vissuti anche noi, ci sarebbe stato del profondo dolore e una rinascita. Non è esattamente così quel che qui è raccontato, infatti, il tragitto da percorrere dallo sgomento alla rinascita è una continua via crucis. L'evento in sé è eccezionale, e questo lo sappiamo e lo comprendiamo tutti; l'impossibilità di ritrovare fisicamente i nostri cari da un cumulo di macerie, come dicevo in un pezzo scritto per un calendario natalizio di Impressions chosen from another time, è complesso da elaborare: sai che non tornerà, ma il fatto di non averlo seppellito fa scattare quel meccanismo perverso del "E se fosse ancora vivo?". A questo fattore si sommano la consueta impossibilità di capire cosa fare, solitamente in ospedale trovi qualcuno che ti guida, ma la macchina di psicologi, e le associazioni di supporto, messa in piedi dallo stato americano non era pronta a gestire un evento di così grande impatto.

Ne viene fuori un quadro disastroso, fatto di depressione e di ricerca di riconoscimento dello status del morto: che era appena assunto, quindi per qualcuno non merita di avere alcun rimborso, che era straniero, e quindi senza diritti e chi più ne ha più ne metta, etc. È una storia volutamente lenta, proprio a simboleggiare la fatica dell'affrontare tutto questo senza delegare e senza riuscire a spiegarsi. Spiegarsi qui è una parola importante perché duale: 
- spiegarsi, come raccontarsi e auto fornirsi delle ragioni sul perché tutto questo sia successo;
- spiegarsi con gli altri, che nonostante riconoscano l'evento eccezionale si aspettano che la ripresa sia commisurata a quelle che hanno visto per eventi di portata inferiore.
La questione ancora più si complica quando queste due situazioni si soprappongono gelando nell'immobilismo chi li vive e portando la percezione del suo blocco, come opportunismo, come è avvenuto un anno dopo. Da un lato c'è l'esigenza della politica di creare un linguaggio funzionale che dia rassicurazioni ai cittadini su quello che si sta facendo e dall'altro questo messaggio troppo rassicurante non rivela i bachi del sistema e chi rimane invischiato diventa uno che naturalmente viene individuato come un perditempo.

Diciamo che quando pensate ad "American Window" dovete pensare ad un libro che racconta di un amore spezzato, di uno nato e è anche una storia di protesta lasciata a futura memoria, nella speranza che nessuno possa più concepire di peggio, a chi ne avesse bisogno. E in questo colpisce nel segno, a distanza di tre mesi dalla lettura, non solo ricordo perfettamente quello che ho pensato sfogliandolo, ma anche quello che mi sarebbe piaciuto sapere in più da Alissa, riguardo la sua autobiografia in immagini, come ad esempio, perché questo stile e non un altro. 
Il libro infatti in alcuni punti presenta tavole bicolori e in altre è completamente in bianco e nero, lo stile dei disegni di Sungyoon Choi non è "asiatico", la distribuzione nelle tavole sembra - a me che ci capisco poi poco quindi non prendetelo per oro colato - americana. Comprendo la differenza del tipo di tavole "bianco/nero/" e colore a sottolineare momenti emozionali diversi, concordo sul fatto che questo tipo di fumetto rende perfettamente "l'aria americana della storia".

Mi è proprio piaciuto, l'ho letto in un paio d'ore e non cambierà la vostra idea o percezione dell'evento in sé e nemmeno delle persone che ancora oggi ne gestiscono gli effetti. Forse nello sguardo a questi problemi ci sarà meno pietismo e più comprensione o meglio una predisposizione ad ascoltarsi e anche a spiegarsi. 
Buone letture,
Simona Scravaglieri

American Window
Alissa Torres
Rizzoli Lizard, ed. 2011
Traduzione a cura di Anna Aglietti
Prezzo 18,90€

Fonte: LettureSconclusionate


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...