domenica 17 aprile 2016

L'ha detto... Simone Weil

Fonte: Happiness only real when shared

Il senso di colpa si combatte solo con la pratica della virtù. 
 Simone Weil


venerdì 15 aprile 2016

"La passeggera", Daniela Frascati - Una catena tira l'altra...



Fonte: Royal Alberta Museum

Quando ve ne ho parlato nel [Dal libro che sto leggendo], vi ho detto che non saprei classificare questo libro e ascriverlo a nessun genere in particolare. Ho scritto anche che, per quando mi riguarda, questo è un noir di quelli che ti prendono talmente tanto da impedirti di lasciarli perdere finché non arrivi all'ultima pagina. Solo nei noir, infatti, non sai mai dove la storia ti porterà e, anche in questo, la fine non è affatto scontata. Ecco sappiate che Daniela Frascati vi stupirà e non poco. La bellezza di questo libro non si ferma solo alla storia ma è il connubio perfetto fra storia, struttura e narrazione; una trama fitta, ma che non sembra intricata quanto in realtà è, vi permette di sbirciare attraverso le sue maglie e di cercare di scoprire quali siano i passi successivi e che viene aiutata dalla scorrevolezza di una scrittura che non si crogiola in inutili descrizioni. Non vi racconta tutto, ve lo svela pian piano, ma non si fa scoprire nel trucco, congegnato per tenervi in tensione. Se dovessi fare un paragone questo libro è come quei marchingegni meccanici in cui devi trovare la combinazione giusta per aprirli: cominci che il punto è "capire che cosa c’è dentro la scatola" e ti trovi ad appassionarti al meccanismo che lo governa e alla soluzione per risolvere il rebus.

1914, a pochi giorni dell’inizio della grande guerra da Marsiglia sta salpando il piroscafo “Paradiso” diretto in America. A bordo le tre classi permettono alla società che arma il battello di mantenere uno standard alto per le prime due classi e un viaggio meno dignitoso per l’affollatissima terza sistemata nella stiva e che difficilmente vedrà la luce del sole prima di arrivare a destinazione. Ma, d'altronde, è una legge naturale del periodo, loro non hanno i soldi per permettersi il lusso del viaggio singolarmente ma sono tanti e stipandoli, in ragione della loro povertà, la compagnia avrà comunque il suo guadagno con un minimo disturbo. Tra i passeggeri di seconda figura una coppia che si distingue fra le altre per l'avvenente giovane donna che è accompagnata dal marito e dai suoi 5 figli  con al seguito la loro tata. C’è anche Aquilina che nessuno sa da dove sia spuntata, è sola, come avviene a molti ragazzini che vengono imbarcati perché abbiano una vita migliore ma, la nostra bimba, oltre ad essere piccola è, anzi sembra essere, incapace di parlare o proferire un qualsiasi suono e rifiuta ogni contatto non  cercando nemmeno di farsi capire a gesti. Aquilina ti guarda solo, non ti scruta o fa alcuna espressione particolare, lei ti guarda e, quando lo fa, capita che colui che viene guardato avverta strane sensazioni. In più, attorno ad Aquilina, vengono spesso trovate un sacco di piume di cui non si conosce l’origine. Dopo essere stata affidata a qualcuno che la guardi si scopre che Aquilina riesce ad interagire con una sola persona, ovvero la bella signora della seconda classe, che pare essere l'unica che riesca a capirla e alla quale la bimba pare essersi affezionata.

Di cose messe sul fuoco ce ne sono tante se ci aggiungete anche un misterioso omicidio, eppure tutta questa trama così intricata e tutti i personaggi - che sono veramente tanti! -, collegati fra loro a doppio filo non risultano poi, in lettura, così sconclusionati come sembrano (ed è per questo che io non faccio la scrittrice e Daniela sì!) ma nel corso dello scorrere delle pagine, il tutto, sembra cominciare ad avere un senso quasi da subito. La padronanza della scrittura permettono all'autrice di evitare descrizioni e spiegazioni inutili lasciando ai personaggi, che raccontano il loro punto di vista in prima persona, e alle situazioni chiave, disseminate per tutta la storia, il compito di accompagnare il lettore ad una soluzione per me sorprendente. 
Che poi, riflettendoci a posteriori, come una navigata giallista, gli indizi li aveva dati quasi tutti, ma il difficile è non lasciarsi affascinare da quelli che non c’entrano nulla. Vi ricordate quando parlavamo della struttura dei romanzi di Collins come “Armadale” e “La donna in bianco”? Ecco anche qui la struttura è segmentata e ogni "personaggio narratore" riprende il filo della storia o perché è presente nella situazione che si stava raccontando o per spiegare cose successe in passato; questo sistema ingegnoso con la Frascati si raffina ancora di più perché le varie parti non sono strettamente collegate fra di loro, come succedeva nei due romanzi citati, ma, a mano a mano, una serie di personaggi secondari diventa il raccordo o l'appiglio per questo o quel narratore, suggerendo un’informazione o un luogo o un’azione, che gli permette di introdurre un mistero o risolverne un altro. 

E il sistema, così congegnato, regge egregiamente anche quando il cambio di voce narrante potrebbe mettere in impasse l’autrice, come per esempio tra le riflessioni scritte di una cameriera intervallate con pensieri di un medico che le sta leggendo. Lei, donna a cui la vita ha insegnato presto a cavarsela da sola, e lui che invece ha studiato. Potrebbero risultare una dissonanza di concetti o linguaggio e, invece, non è così, una voce completa l'altra e porta avanti il nuovo mistero e via dicendo: una catena. 
Sono queste piccole astuzie, associate ad un ritmo in crescendo della trama, che non ti fanno rendere conto quanto velocemente si arrivi alla fine, perché si è impegnati nella narrazione e alla ricerca di un qualcosa che non è così ben stabilito come era prima delle Colonne d'Ercole.
A fare da contorno a tutto questo, e non sono fattori meno importanti perché ne garantiscono quell'aura di verosimiglianza c'è tutta un'architettura scenica che è curata nei minimi particolari. Gesti, bon ton, usanze, vestiti, mobilio e chi più ne ha più ne metta viene descritto e compone un tassello di una ricostruzione della vita del periodo che rende veramente l'atmosfera dei primi anni del '900. 

E sapete quale è la più grande difficoltà del descrive questo libro? Che siccome è
una catena di personaggi che con i loro interventi ricostruiscono una catena di misteri i quali, a loro volta, generano un concatenarsi di situazioni, capisco benissimo perché nel risvolto di questo libro la sinossi era alquanto misteriosa. Qualsiasi cosa io possa aggiungere oltre vi rovinerebbe il piacere di questa avventura, pertanto leggetelo, così almeno dopo posso finalmente fare spoiler senza aver paura di far rimanere male nessuno. 
Bello, bello, bello vi affascinerà!
Buone letture,
Simona Scravaglieri

La passeggera
Daniela Frascati
Scrittura & Scritture, Ed. 2015
Collana "Voci"
Prezzo 13,50€


Fonte: LettureSconclusionate

mercoledì 13 aprile 2016

[Dal libro che sto leggendo] Le opinioni e la vita di Tristram Shandy, gentiluomo


La settima ristampa del libro di L. Sterne
Fonte: Glasgow University Library

Oggi vi porto in un universo completamente diverso. Qui siamo nel 1700 inoltrato, 1759 per la precisione, eppure questo scritto è decisamente più moderno di quelli che solitamente si conoscono e riconoscono come classici. Sterne si diverte a dare un saggio della divagazione ai suoi lettori portandoli attraverso una storia raccontata in uno stile decisamente inconsueto. E se i suo successori, che ultimamente mi è capitato di leggere, usano presentare tutti i loro protagonisti inanellando le vite una nell'altra, Sterne invece, nel procedere della storia della nascita di Tristram Shandy, li ingloba uno ad uno in capitoli, a volte decisamente articolati ma anche molto corti, come quello che vi posto oggi.

Chi parla in prima persona è Tristram che trova l'occasione di scrivere la storia della sua vita e in particolare, almeno per ora che sono quasi a pagina duecento, della sua nascita. C'è una sorpresa finale, che chiaramente io non vi dirò, ma basti sapere che ogni personaggio intervento sin qui, dal matrimonio alle prime doglie della madre ha avuto il suo spazio compresa la levatrice e il parroco di paese nonché i fidati servitori del padre e dello zio.

Ne risulta uno scritto che spesso e volentieri sembra autogestito direttamente dai protagonisti, ma che è anche sorprendentemente ricco di umorismo e situazioni esilaranti. Come vi avevo detto nel Diario di Febbraio l'autore de "La casa di foglie" (Mark Z. Danielewski.) si è ispirato a questo libro per il proprio libro e continua tutt'ora con le opere successive come ad esempio "The Familar" la serie  (di 27 volumi!!!!) che negli ultimi anni lo sta portando periodicamente alla pubblicazione. E, in questo, ricorda molto la costruzione del libro di Sterne che, volume dopo volume - qui ce ne sono 9 - arricchisce la narrazione inserendo qui e lì esponenti della cultura che hanno accolto favorevolmente il suo Tristram.

Lettura un po' impegnativa ma decisamente bella e divertente e oggi vi lascio il primo capitolo.
Buone letture,
Simona Scravaglieri



CAPITOLO I 

Avrei voluto che mio padre e mia madre, o in verità entrambi, poiché entrambi erano tenuti a farlo, pensassero a quello che facevano quando mi hanno concepito; se avessero debitamente considerato quanto alta fosse la posta in gioco;⎯che non solo ne sarebbe derivata la procreazione di un Essere razionale, ma che molto probabilmente la felice conformazione e costituzione fisica del suo corpo, forse il suo ingegno e la struttura stessa della sua mente; ⎯ e per quanto potevano saperne, perfino la fortuna di tutta la sua famiglia avrebbero potuto essere condizionati dagli umori e dalle inclinazioni prevalenti del momento:⎯⎯Se avessero debitamente soppesato e riflettuto a tutto ciò, e agito di conseguenza,⎯⎯sono profondamente convinto che il posto da me occupato nel mondo sarebbe stato molto diverso, da quello in cui è probabile che il lettore mi veda.⎯Credetemi miei buoni amici, non si tratta di un fatto trascurabile come molti di voi potrebbero ritenerlo;⎯tutti avete, oso dire, sentito parlare degli spiriti vitali, di come vengano trasmessi dal padre al figlio e così via,⎯ e di parecchio altro al riguardo:⎯ebbene, potete credermi quando vi dico, che nove decidimi della saggezza o della stoltezza di un uomo, dei suoi successi o fallimenti in questo mondo dipendono dai loro moti e attività, e dai diversi indirizzi e direzioni verso cui li avviate; così che una volta messi in movimento, bene o male che sia, non si tratta di una faccenda da quattro soldi, -- partono schiamazzando per la tangente; e a forza di ripetere gli stessi passi, finiscono col tracciare una vera e propria strada, dritta e comoda come il viale del giardino, dalla quale, una volta che vi siano avvezzi, lo stesso Diavolo non riuscirebbe ad allontanarli.Scusate, mio caro, disse mia madre, non avete dimenticato di ricaricare l'orologio? ⎯⎯⎯Buon D⎯! esclamò mio padre, lasciandosi sfuggire un'imprecazione, ma avendo l'accortezza al tempo stesso di non alzare troppo la voce⎯⎯⎯.Quando mai una donna, dalla creazione del mondo ai giorni nostri, ha interrotto qualcuno con una domanda così sciocca? E che cosa stava dicendo vostro padre?⎯⎯⎯Niente, naturalmente.

Questo pezzo è tratto da:

La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo
Laurence Sterne
Mondadori Editore, ed. 2011
traduzione di Lidia Conetti
Collana "Oscar Mondadori"
Prezzo 11,00€

domenica 10 aprile 2016

L'ha detto... Luigi Pirandello



Fonte: Il Patrimonio culturale del meridione

Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti. 

 Luigi Pirandello


venerdì 8 aprile 2016

"Caterina fu gettata", Carlo Sperduti - Caro Carlo...



Fonte: Momene.it


E' inutile che vi menta, Caterina, fu gettata davvero. Ma un po' era anche colpa sua! Quello che invece è una certezza è che la scrittura di Sperduti mi ha un po' spiazzata, anche se lo stupore è stato per una piacevole scoperta. La storia è decisamente semplice mentre le descrizioni sono talmente accurate da arrivare a commentare fin nel minimo particolare ogni ambito, ogni azione e ogni personaggio della storia. Si potrebbe pensare che questo approccio potrebbe risultare pesante e invece non è così, probabilmente mitigato da una leggero humor e da una storia che ha uno svolgimento decisamente snello.

Caterina e Tommaso vivono una casa di pochi metri quadri e, non vi nascondo, che forse il capitolo dedicato alla descrizione della casa è forse più "grande" della casa stessa. C'è un mini corridoio che smista nelle poche stanze che la compongono: la cucina, il salotto/camera da letto e il bagno. Ma la casa che ha fatto si che i nostri due protagonisti riuscissero a gestire lo spazio, come nemmeno un progettista dell'Ikea riuscirebbe a farlo, ha la grande fortuna di avere uno spazio autonomo, dove accumulare l'eccedenza che in casa non permetterebbe l'agevole passaggio, che è "il soppalco". C'è anche una gatta "Gnaca" che vive da anni con Caterina e non sembra subire il passare del tempo; la Gnaca è sempre giovane e atletica e, se possibile, più capricciosa di quando era giovane. La Gnaca adora quel luogo sospeso ma si rifiuta di saltarci su e preferisce essere messa sopra direttamente dai suoi padroni. Comunque dopo anni di mestieri inventati o sbagliati Tommaso un giorno decide di dare una svolta alla sua vita. Caterina lavora da anni mantenendo entrambi quindi il modo più veloce per cambiare è agire su quello che ha, ovvero la casa, e su come la tiene e quindi mettendo ordine e pulendo tutti. Pulire, comporta buttare il superfluo, buttare il superfluo significa non guardarlo nemmeno, casomai ti venisse in mente di rimetterlo in discussione. Buttare è buttare, tanto se non lo usi non ti serve. Ma Caterina? Mica posso essere io a dirvelo!

Caro Carlo, 
ci sono due cose di cui penso di non essermi mai macchiata in questo spazio, da un lato il risultare una fan e dall'altro di scrivere con piaggeria per sollazzare l'ego di questo o quello scrittore. Io e te abbiamo discusso più volte su quello che non rappresenta "Caterina fu gettata" e su quello che oggi non sei più rispetto a ieri. Però, e qui permettimi di riprendermi un po' del potere del lettore che dice la sua, c'è da dire che la storia è decisamente gustosa, parte in sordina arriva ad un punto quasi morto e stupisce alla fine con la sua chiusa un po' paradossale. E per quanto mi riguarda questo libro mi ha dato l'opportunità di fare una considerazione alla quale non avevo mai pensato: si può creare e far crescere una storia, volutamente leggera e renderla anche divertente il tutto utilizzando un linguaggio decisamente formale come quello che hai adottato tu senza che però questa ne perda in termini di identità. E non è un complimento, ma è proprio una riflessione fatta e voluta visto che sto ancora riscrivendo questa recensione alle 15:21 del giorno in cui doveva uscire alle 08:30!

Ogni volta che parlo con te mi tocca rimettermi in discussione - e non è che la cosa non mi piaccia, solo che a ridosso dell'uscita di una recensione su un tuo libro produce effetti non sempre piacevoli perché poi ritardo le pubblicazioni! -. Ma stavolta sono certa di quello che dico. Ho detto e ribadisco: questo libro aveva le potenzialità per essere defenestrato, a me nono piacciono le mega-descrizioni minuziose anche dei granelli di polvere, eppure il tuo elencare fino ai piatti - a proposito mi sa che ti sei dimenticato i cucchiaini - le ho trovate deliziose perché, seppure l'elencare diventa noioso, nel tuo caso sei riuscito a farlo in maniera, non mi viene altro termine, "compatta" proprio come lo era la cucina di Caterina e Tommaso. E questo, permettimi, non è mica da tutti alla prima opera pubblicata e lo dico con la certezza di chi ne ha lette un po' di opere prime!

Parliamo della storia presa nel suo insieme. Se fosse stata più contorta sarebbe risultata noiosa. Storia contorta richiede linguaggio semplice, storia semplice potrebbe anche avere un linguaggio contorto. Tu invece hai scelto un linguaggio formale che ricorda i tempi andati che - stranamente perché non ci avrei scommesso manco io! - funziona anche nei momenti più paradossali e, questo, è un altro punto di merito non indifferente e capisco perché, a distanza di anni, nel catalogo Intermezzi, ancora si possa trovare il tuo libro. E se anche uno lo prende come un divertissement o anche un esercizio di stile o solo come un bozzetto di un autore che si mette alla prova, comunque risulta credibile e apprezzabile. Sono felice che in fiera a Roma che Rachele mi abbia proposto questo libro invece di un altro e sono altrettanto contenta di aver conosciuto anche questo Sperduti e, difficilmente, ritratterei ciò che ho scritto. Qui trovo le ragioni per le quali non mi sarei dovuta stupire della bellissimo e fantasioso romanzo epistolare "Lo sturangoscia" che hai scritto a quattro mani con Predosin.

Qui trovo che questa tua folle mania di storpiare parole e concetti ha una ragione logica - a parte la spiegazione che hai dato a Librangolo Acuto ne "Lo zampino dell'autore"- e, sempre qui, riconosco e trovo quel raffinato lettore che ho scoperto al bookclub. È chiaro per leggere e apprezzare "Caterina fu gettata" bisogna conoscere un po' di letteratura contemporanea, avere il gusto delle storie un po' assurde e anche la flessibilità di lasciarsi portare dall'autore attraverso le maglie della storia. Ma sai che c'è? Con il tempo mi sono accorta che noi questo abbandono, questa resa l'abbiamo solo con gli autori patinati o anche con i classici e non la concediamo al contemporaneo trovato sul banco di un piccolo editore che magari conosciamo anche poco. Magari ci facciamo prendere dall'entusiasmo del momento e poi non riusciamo a perdonare il fatto di doverci applicare a capire. Ecco il pregio di questo libro sta in questo: è talmente semplice che non devo capirlo, è tutto lì.

Continuerò ad apprezzarlo questo libro e a sperare che tu, in un attimo di follia, non lo voglia riscrivere. Perché non lo sopporterei e non rileggerei la nuova versione. "Caterina fu gettata" è come era lo Sperduti di allora in quel momento, è bella così e non aggiungerei e ne toglierei nemmeno una virgola da quello che ho letto.

Avevo scritto un sacco di altre cose che non aggiungerò e se vi state domandando il perché dl cambio di registro di questa recensione è presto detto. Se ti capita di frequentare l'autore succede spesso che questo sia felice di parlare del suo scritto e di farsi sollazzare dai complimenti. Con Sperduti non avviene mai, pure quando dici che t'è piaciuto lui scava indaga ed è sempre molto critico riguardo quello che scrive e, questa, è una cosa che mi piace proprio perché mi devo sempre impegnare un pizzico in più per far valere le mie ragioni. Sono certa che la discussione su questo libro, con lui non sia finita, ma se avete voglia di provare un libro inconsueto, che si legge in un attimo, questo è il libro che fa per voi.
A me è piaciuto, voi potete scegliere di leggerlo e dare ragione a me o torto a lui (non ho resistito!). Parlare, discutere e a volte accapigliarsi su concetti come questi non può che renderci tutti migliori. 

Buone letture,
Simona Scravaglieri


Caterina fu gettata
Carlo Sperduti
Intermezzi editore, ed. 2011
Prezzo 10,00€



Fonte: LettureSconclusionate

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