domenica 13 marzo 2016

L'ha detto... Hermann Hesse

Fonte: Pour femme
Tutti sanno per esperienza che è facile innamorarsi, mentre amare veramente è bello ma difficile. Come tutti i veri valori, l'amore non si può acquistare. Il piacere si può acquistare, l'amore no.
Hermann Hesse

venerdì 11 marzo 2016

"The 100", Kass Morgan - Lo ricorderemo solo per il Terrestre che non c'è...

Fonte: Obsession


E che pensavate di scamparla? Assolutamente no! Lettura di Gennaio è stata una lettura voluta fino in fondo perché tra Dicembre e Gennaio ho visto tutte le stagioni della serie tv tradotte in italiano e, nonostante a Massimo - il mio caro amico di Milano che mi legge e non me lo dice - non sia piaciuta manco quella, io ho trovato l'impianto parecchio interessante. Il problema qui risiede nel fatto che serie tv e libro hanno poco a che vedere l'una con l'altra e di solito, esperienza insegna, la parte che si salva del libro nella serie è praticamente l'unica parte buona del libro e "The 100" non fa eccezione: hanno preso "spunto" dal contesto, qualche personaggio e la situazione iniziale e dopo ci hanno messo del loro. Presi così al netto della storia intera sarebbero anche ben fatti ma il problema è che quello che si salva qui è veramente poco. Il fatto di mandare sulla terra 100 esploratori non è malvagia il problema è che in fondo in questo libro non succede altro. Che poi io non ho capito una cosa, mi sfugge proprio: ma perché un'umanità post-apocalittica se la deve sempre prendere con i giovani? Adesso, con tutto il rispetto per le persone di una certa età, logica vorrebbe che fosse quella la parte che viene eliminata per prima. Lo so che vi state dicendo mentre mi leggete! "Eh ma sono la memoria storica!". Eh no! Qui casca l'asino! Nel post apocalittico di ultima generazione per i giovani, la generazione vetusta non ricorda nulla di ciò che è stato in precedenza, quindi a che pro tenerli lì? Almeno Hug Howey nella sua "trilogia del silo" - di cui mi devo ricordare di fare le recensioni come quelle di Hunger games -  era più democratico. Venivano buttati fuori dal silo in mezzo alle radiazioni coloro che dichiaravano di voler uscire. Mi sembra più plausibile. Insomma, l'equazione post apocalittico= riproduciti-che-ti-facciamo-fuori-i-figli non mi sembra poggiare su basi solide. Comunque parliamo di trama.

Siamo su una delle tre navi spaziali, tra loro collegate da dei ponti. Le navi ospitano quei cittadini che si sono salvati dalla catastrofe avvenuta nell'ultima guerra. Come ci siano arrivati lì, tipo i criteri di selezione - li aveva anche Noè!-, non è dato sapersi. Ci stanno e basta. Qui come prima sulla terra ci sono navi e navi: quelle dei ricchi che non si sa che fanno per esserlo ma lo sono, e quelle dei manutentori, che invece sono molto povere. All'interno della nave principale, l'Arcadia c'è anche il consiglio con il consigliere che è colui che decide su tutti e la prigione che ospita chi ha violato la legge. Nel presente della narrazione, la prigione è piena di giovani cui sono stati imputate azioni contro la legge che, in passato, venivano invece perdonate con un ammonimento. La cosa ancora più strana è che, visto che a 18 anni verranno riprocessati, e questo in passato poteva significare il perdono delle colpe, oggi il nuovo processo si conclude nello stesso modo, ovvero la condanna a morte dell'imputato cui viene fatta una iniezione letale e il cui corpo viene spedito nello spazio. Tutti sono lì per colpe più o meno gravi e c'è anche Clarke che nasconde un segreto, che potrei svelarvi ma non lo farò. Detto questo proprio all'inizio del libro, quando pensa di venire processata le viene comunicato che partirà in una astronave con altri cento per essere spedita sulla terra. Avranno dei bracciali che monitoreranno i loro parametri vitali e se si salveranno, e daranno l'opportunità anche a quelli che rimangono nello spazio di tornare sulla terra, le loro colpe saranno perdonate. Manco a dirlo, poco dopo sono tutti pronti per partire quando avviene una sparatoria e qualcuno entra di soppiatto nella navicella dei 100. E' il fratello di Victoria, che ha deciso di andare sulla terra con lei per proteggerla o per morire con lei. Ce la faranno i nostri eroi? Mi sa che dovranno aspettare il libro successivo...

Il panorama distopico di base, che è l'unica cosa  insieme all'inizio della storia e qualche personaggio, che la serie abbia in comune con il libro. Focalizziamo: dopo una grande guerra atomica, alcuni si sono salvati prendendo delle navicelle che hanno costituito, unendosi, una sorta di stazione spaziale autosufficiente. Hanno viveri ( per la maggior parte chimici), luce, acqua razionata vivono in piccoli alloggi. Tutti possono avere un solo figlio - altrimenti la nave si riempie e comunque così becchi tante famiglie insieme cui tentare di ammazzare i figli! - e alla morte di qualcuno i suoi averi ritornano alla collettività mentre il corpo viene lasciato andare nello spazio. La società è suddivisa in classi ma la Morgan ce ne da un solo accenno dividendo tutti in meccanici (poveri), ricchi ( che non si sa che fanno), militari e corpo politico. In questo suo approccio a me, personalmente, ricorda l'approccio distopico della Collins in cui il contesto si intravede raramente nelle fitte maglie di una trama che invece funziona e in questo caso, concentrata su Clarke e su una ragazza scappata dalla navicella di cui non è dato capire l'utilità, è lenta a decollare e a dare al lettore evidenti ragioni perché possa capire "il perché" sia stata scritta. Vi starete domandando: ma allora sulla terra cambia qualcosa fra i giovani? Assolutamente! Anche loro danno a Clarke, che ha seguito qualche tirocinio di medicina, un'importanza che lei non sembra nemmeno tenere in considerazione impegnata a soffrire e soffrire, ogni tanto ad essere nostalgica, e poi di nuovo soffrire. Ora, io capisco che ti hanno ucciso i genitori e il segreto, e il ragazzo che pensi ti abbia tradito, e che t'hanno messa in prigione e via dicendo ma ogni tanto cambia espressione sorella! Poi c'è il figlio del cancelliere che ora è "in" e ora "out" e infine c'è Bellamy, il famoso fratello di Octavia che con le sue conoscenze dei vecchi libri sembra almeno sapere dove si trova.

Ora giusto per capirci, hai vissuto tutta la vita sognando un futuro sulla terra, ora ci stai e passi il tempo a litigare o a stare a questionare sull'ovvio mentre potresti esplorare. Invece no, 20 giorni di campo, di cui peraltro si sa veramente poco, di ricerche di possibili casse e null'altro. E' vero che le situazioni che crea la Morgan sono da scuola elementare, ma un po' di verve non guasterebbe. Pure la figura di Octavia, che nella serie è decisamente presente, qui scompare completamente. Io non so che 17enni frequenta l'autrice, ma queste sono proprio smorte come anche i maschi non sono da meno. Così agli sceneggiatori della serie è toccato dare molto più di un ritocco e di caratterizzazioni dei personaggi che qui, manco a dirlo, non esistono proprio.
A questo aggiungiamoci una storia che "galleggia" talmente tanto da non essere nemmeno stata presa in considerazione dai citati sceneggiatori e riguarda una fanciulla, anche lei destinata alla partenza sulla navicella e che invece riesce a scappare in una maniera, diciamo, rocambolesca. Scrivo "diciamo" perché non è una scena molto chiara tant'è che sia sulla terra fra i commenti dei protagonisti che sulla navicella per bocca sua, l'autrice è costretta a spiegare facendo più volte riferimento a quel particolare momento. Lei si salva dalla partenza, si nasconde ma tutto quello che le succede non ha alcuna spiegazione e tantomeno collegamento plausibile per essere così tanto commentata.

Mi rendo conto che è la prima vola, da quando ho cominciato a leggere questa tipologia di libri che non è che non voglio farvi spoiler, ma che proprio non c'è nulla da spoilerare e infatti dei, distopici YA, letti questo è decisamente il più debole e forse dimenticabile. Lo ricorderemo solo per "Il terrestre" - e che ricordo! - che in questo libro non troverete ( lo troverete nel successivo che si chiama Day 21), che vi metterò nella foto a cappello del post. Decisamente non lo scorderete anche voi. Pensavo inizialmente di leggere tutta a serie e invece, credo che la mia avventura con The100 finirà qui... Veramente non sono ispirata da questa scrittrice. E' un peccato. Onore al merito alla traduttrice di questa storia per non essere morto anche lui di noia. Non è questione di traduzione ma proprio di storia che non c'è. Peccato.
Buone letture,
Simona Scravaglieri


The 100
Kass Morgan
Rizzoli Editore, ed. 2016
traduzione di M. C. Scotto di Santillo
Prezzo 16,90€




mercoledì 9 marzo 2016

[Dal libro che sto leggendo] Il Circolo Pickwick



Ohhhh la bellezza di questa rilettura mi sta rimettendo al mondo. Cominciamo con il dire che questo libro lo avevo letto la prima volta nel 1999 e, devo ammettere, che, all'epoca, non mi era particolarmente piaciuto. Il bello delle riletture risiede nell'insieme delle conoscenze che si accumulano con le letture successive di libri, magari diversissimi per genere o autore o altro, che ti permettono, anche nei modi più strani e contorti, di vedere ciò che hai già letto sotto una luce completamente nuova. Ecco, è quello che è successo  in quella rilettura fatta tenendo a mente di alcune osservazioni di Hornby di "Vita da lettore" e con l'esperienza delle letture di Gennaio (La signora in bianco) e Febbraio (Armadale) di Collins.

Siamo a Londra nel 1827 e in una sera, in una stanza occupata per la maggior parte da un grande tavolo, una serie di uomini stanno ascoltando completamente rapiti un anziano signore che sta esprimendo all'assemblea riunita la sua gioia per la nuova impresa che si sta per compiere. Il signore in questione è Mr. Pickwick, fondatore dell'omonimo circolo, che riunisce appassionati delle varie branche della cultura e dell'arte. Con lui, gli uomini che lo vorranno, potranno intraprendere viaggi che, volta per volta, li porteranno a studiare particolari comportamenti della società inglese, come per esempio quelli tenuti durante le elezioni o nelle manifestazioni pubbliche, prendendo appunti e relazionando il circolo delle evidenze venute fuori  durante l'osservazione. 

  Parliamo di un libro che, oggi, leggiamo in versione integrale ma che all'epoca del suo concepimento fu pubblicato per 20 mesi in fascicoli settimanali tra il  marzo 1836 e l'ottobre del 1837. Come succede per Collins, anche qui, una volta che sai cosa guardare, ci sono un sacco di piccoli spunti che ti svelano qualche segreto del successo della prima opera dickensiana. Le ripetizioni che a volte servono per dare un'aura un po' poetica e rimanere, lo spazio del racconto nella memoria del lettore "Goswell Street era ai suoi piedi; alla sua destra, a perdita d'occhio, si vedeva Goswell Street; Goswell Street si stendeva alla sua sinistra; e il lato opposto di Goswell Street si trovava al di là della strada", quelle che invece servono a dare ritmo "sbatté via con una manata gli occhiali di Mr. Pickwick, proseguì l'attacco con un pugno nel naso di Mr. Pickwick, un secondo punto nel petto di Mr. Pickwick, un terzo nell'occhio Mr. Pickwick, e un quarto, per amore di varietà, nello stomaco di Mr. Tupman, per spostarsi poi saltellando in mezzo alla strada, tornare sul marciapiede, e con un colpo finale togliere dal corpo di Mr. Winkle tutto il fiato di cui disponeva in quel momento: il tutto in una mezza dozzina di secondi". I giochi di parole che ogni tanto alleggeriscono la lettura rendendola divertente "Mr. Pickwick procedette nell'infilare se stesso dentro i suoi vestiti, e i suoi vestiti dentro la valigia" o che servono per "allungare un po' il brodo - che però non si rivelano così pesanti come uno penserebbe- o l'accenno ad oggetti la cui funzione verrà spiegata nel omento in cui questo si riveli risolutivo, le presentazioni di ogni personaggio, non tutti, che permettono all'autore di inserire nuove storie quasi fossero leggere divagazioni. 

 Ce ne sono però alcuni non presentati, volutamente, i cui tratti caratteristici ci vengono svelati volta per volta perché accompagnano l'allegra combriccola per alcuni tratti della storia lasciandola nelle mani del successivo personaggio chiave, permettendo una certa continuità della trama principale. Sembra quasi vi abbia fatto una recensione e invece non è così. Ricordo infatti di averlo letto ma, orrore orrore, confesso che non mi ricordo come finisce e sono curiosa di sapere se mi piacerà così tanto fino in fondo - cosa che saprete alla fine del mese se mi riesce di finirlo! -, e, quindi, quella di oggi, è solo un'anteprima del libro e della recensione, contenti? Tutti i tratti citati vengono dal pezzo che vi ho copiato a mano io.

  Aspettare è valsa la pena? Spero di sì!
  Buone letture,
  Simona Scravaglieri




CAPITOLO II


Primo giorno di viaggio e prima sera di avventure, con relative conseguenze.


Il sole puntualissimo di tutte le attività, era appena sorto e aveva appena incominciato a far luce sulla mattina del tredici maggio milleottocentoventisette, quando Mr. Samuel Pickwick sorse come un altro solo dai suoi sonni. spalancò la finestra della sua camera da letto e si affacciò a guardare il mondo sottostante. Goswell Street era ai suoi piedi; alla sua destra, a perdita d'occhio, si vedeva Goswell Street; Goswell Street si stendeva alla sua sinistra; e il lato opposto di Goswell Street si trovava al di là della strada. «Tali» pensò Mr. Pickwick « sono le ristrette vedute di quei filosofi che, paghi di osservare le cose situate di fronte a loro, non guardano alle verità che si nascondono dietro di esse. Sarebbe come anch'io mi accontentassi di guardare Goswell Street per sempre, senza mai compiere lo sforzo di penetrare nelle contrade sconosciute che la circondano da ogni parte». E data forma a questa bella riflessione, Mr. Pickwick procedette nell'infilare se stesso dentro i suoi vestiti, e i suoi vestiti dentro la valigia. Raramente i grandi uomini hanno cure eccessive per il proprio abbigliamento: le operazioni di rasatura, vestizione e deglutizione del caffè furono compiute rapidamente, e nel giro di un'ora Mr. Pickwick, con la valigia in mano, il cannocchiale nella tasca del cappotto e nel panciotto il libretto degli appunti, pronto a ricevere qualsiasi notizia degna di essere trascritta, era arrivato al posteggio delle carrozze di St. Martin-le-Grand.
- Carrozza! - disse Mr. Pickwick.
- Subito, signore - gridò uno strano esemplare della razza umana, con un giaccone di tela di sacco, un grembiule dello stesso tessuto, e un numero inciso su una piastra dello stesso tessuto, che sembrava uscito dal catalogo di una collezione di rarità. Era il custode del parcheggio.
- Ecco, signore. Avanti, prima carrozza! - E quando il cocchiere della prima carrozza fu tirato fuori dalla bettola dove era andato a fumarsi la prima pipa, Mr. Pickwick e la sua valigia furono caricati sulla prima vettura.
- Golden Cross - disse Mr. Pickwick.
- Ce n'è solo per uno scellino, Tommy - esclamò di malumore il vetturino per informazione del suo amico custode, mentre la carrozza si avviava.
- Quanti anni ha il cavallo, buon uomo? - chiese Mr. Pickwick, fregandosi il naso con lo scellino che aveva preparato per pagare.
- Quarantadue - rispose il vetturino, dandogli un'occhiata di sbieco.
- Come? - esclamò, Mr. Pickwick, già con la mano sul libretto degli appunti. Il vetturino ripeté la sua precedente affermazione. Mr. Pickwick guardò fissamente l'uomo in faccia, ma, vedendolo restare impassibile, prese subito nota del fatto.
- E quanto lo tenete attaccato ogni volta? - chiese Mr. Pickwick, desideroso di avere altre informazioni.
- Due o tre settimane - rispose l'uomo.
- Settimane? - disse Mr. Pickwick sbalordito; e il libretto degli appunti ricomparve.
- Lui vive a Pentoville: quella è casa sua, - continuò tranquillamente il vetturino - ma noi lo portiamo a casa di rado perché è troppo debole.
- Perché è troppo debole! - ripeté Mr. Pickwick senza capire.
- Sì, perché tutte le volte che lo stacchiamo dalla carrozza casca, - continuò il vetturino - ma quando è attaccato lo teniamo ben corto di briglia, lo bardiamo ben stretto fra le stanghe perché non possa cadere tanto facilmente; e poi abbiamo un paio di magnifiche ruote ben gradi, che, quando lui si muove, gli corrono dietro, e lui deve andare avanti; non potrebbe far diverso.
Mr. Pickwick registrò ogni parola di questa spiegazione nel suo libricino, con l'idea di riferirla al Circolo come un esempio della vitalità dei cavalli in situazioni particolarmente difficili. Aveva appena terminato di scrivere quando arrivarono a Golden Cross. Il vetturino saltò giù e Mr. Pickwick uscì. Mr. Tupman, Mr. Snodgrass e Mr. Winkle, che stavano aspettando ansiosamente l'arrivo del loro illustre capo, gli si affollarono intorno per salutarlo.
- Ecco uno scellino- disse Mr. Pickwick, allungando la moneta al vetturino.
Ma quale fu lo stupore di quel dotto quando l'imprevedibile personaggio gettò la moneta sul marciapiede e chiese con espressioni molto colorite che gli fosse concesso il piacere di pagarsi a cazzotti.
- Siete matto - disse Mr. Snodgrass .
- O ubriaco - disse Mr. Winkle.
- Sotto!- gridava il vetturino, mulinando i pugni col il ritmo di un orologio - Sotto! Tutti e quattro!
- Qui si ride! - gridò una mezza dozzina di cocchieri di piazza - Forza, Sam... - e fecero cerchio intorno al gruppo, contenti e soddisfatti.
- Cosa c'è che non va, Sam? - chiese uno di quei gentiluomini in maniche di camicia di tela nera. - Cosa c'è? - rispose il vetturino
- Chiedigli che cosa se ne fa del mio numero.
- Io non me ne faccio niente - disse stupito Mr. Pickwick.
- Ma ci credete, - continuò il vetturino rivolgendosi alla folla - ci credete che una spia possa andarsene in giro nella carrozza di un galantuomo, non solo per prendergli il numero, ma per segnarsi ogni parola che dice, se non basta.
Una luce si aprì davanti agli occhi di Mr. Pickwick: si trattava del suo libricino di appunti.
- L'ha fatto davvero? - chiese un altro vetturino.
- Sì, - rispose il primo - e poi, per accusarmi di percosse, fa venir qui tre testimoni a guardare. Ma gliela faccio pagare, dovesse costarmi sei mesi. Sotto! - e il vetturino scaraventò il suo cappello per terra con temerario disprezzo della sua stessa proprietà privata, sbatté via con una manata gli occhiali di Mr. Pickwick, proseguì l'attacco con un pugno nel naso di Mr. Pickwick, un secondo punto nel petto di Mr. Pickwick, un terzo nell'occhio Mr. Pickwick, e un quarto, per amore di varietà, nello stomaco di Mr. Tupman, per spostarsi poi saltellando in mezzo alla strada, tornare sul marciapiede, e con un colpo finale togliere dal corpo di Mr. Winkle tutto il fiato di cui disponeva in quel momento: il tutto in una mezza dozzina di secondi.
- Non c'è una guardia? - disse Mr. Snodgrass.
- Metteteli sotto la pompa - suggerì un venditore di frittelle.
- Non la passerete liscia - ansimò Mr. Pickwick.
- Spie! - urlò la folla.
- Sotto! - gridò ancora il vetturino, che aveva continuato a mulinare i pugni senza interruzione tutto il tempo. Il resto della banda era rimasto spettatore della scena, ma quando l'idea che i Pickwickiani si fu diffusa a sufficienza, tutti cominciarono a discutere con notevole interesse la convenienza di appoggiare la proposta del turbolento venditore di frittelle; e non si può prevedere quali atti di violenza alle persone avrebbero potuto commettere, se la baruffa non fosse stata inaspettatamente risolta dall'intervento di un nuovo venuto.


Questo pezzo è tratto da:
Il Circolo Pickwick
Charles Dickens
Adelphi, Ed. 1997
Traduttore Ludovico Terzi
Collana "gli Adelphi"
Prezzo 16,00€

Arriva, ma in ritardo...

Fonte: Golden Path Guide

Lo so che non avrei scuse, visto che ho l'opportunità di programmare i post, ma sono cinque giorni che tra presentazioni, pranzi, riunioni e riunioni di condominio non ho il tempo materiale di mettermi nemmeno a copiare un testo manualmente. Quindi il post esce , ma arriverà in ritardo. 
I'm sorry,
Simona Scravaglieri

domenica 6 marzo 2016

L'ha detto... William Makepeace Thackeray

Scatto di Francesca Rossi
Fonte: Foto Community

La novità ha un fascino a cui difficilmente possiamo resistere. 

 William Makepeace Thackeray

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